Aziende: velocizzati i pagamenti delle pubbliche amministrazioni

Per le aziende che lavorano per la Pubblica Amministrazione i tempi per i pagamenti sono spesso troppo lunghi, al punto che molte imprese pur vantando crediti importanti rischiano fallimenti a causa della mancanza di liquidità. Il Governo tenta ora di arginare questo fenomeno ormai diventato ingestibile introducendo norme che puniscono i dirigenti che ritardano i pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni. Ecco cosa prevede la nuova disciplina.

Premi di risultato: potrebbero saltare in caso di ritardi nei pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni

Il Governo ha presentato emendamenti al decreto legge Pnrr-Ter, tra quelli particolarmente interessanti vi è quello che disciplina i premi di risultato per i dirigenti della Pubblica Amministrazione.

I premi di risultato sono una quota aggiuntiva alla retribuzione riconosciuta ai dipendenti nel caso in cui si siano distinti per le loro prestazioni sul lavoro e quindi per il raggiungimento di obiettivi, per un incremento di produttività, insomma quando è palese una certa efficienza dell’operato del dipendente.

I premi di risultato possono essere riconosciuti sia nel lavoro nel settore privato, sia nel settore pubblico. Spesso però in quest’ultimo non sempre sono chiari gli elementi utilizzati nella valutazione dell’operato del dipendente. In particolare, visto che la PA deve essere trasparente, vengono resi noti i motivi che portano al riconoscimento del premio di risultato, ma di fatto il cittadino difficilmente può controllare se effettivamente tale efficienza vi sia stata. Sono ora invece individuati degli elementi negativi che impediscono il riconoscimento dei premi di risultato.

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Niente premi di risultato ai dipendenti che ritardano i pagamenti della PA alle aziende

In particolare l’emendamento presentato dal Governo al decreto legge Pnrr-Ter prevede che in caso di ritardi nel pagamento delle imprese che operano per la pubblica Amministrazione, al dirigente non possono essere riconosciuti i premi di risultato.

Si inseriscono quindi nella scheda di valutazione per determinare il diritto al premio di risultato anche i tempi necessari al pagamento dei creditori. Ricordiamo che il decreto legge Pnrr-ter è ora all’esame della Commissione Bilancio del Senato. Dopo questa fase dovrà passare la voto del Senato, previsto per mercoledì 12 aprile, e poi alla Camera. La conversione deve avvenire entro il 25 aprile 2023.

Le aziende cercano oltre un milione di lavoratori in questi settori

Nuove opportunità si presentano a chi è alla ricerca di un nuovo lavoro, infatti sono stati resi noti i dati di Anpal sulle aziende che stanno cercando personale. I posti disponibili per il 2023 sono oltre 1 milione e dislocati in vari settori.

Anpal: le aziende non trovano lavoratori. Oltre 500.000 assunzioni nel solo mese di gennaio 2023

Da una ricerca condotta da Anpal ( Agenzia nazionale politiche attive lavoro)  e Unioncamere emerge che le imprese che cercano lavoratori sono davvero numerose, rispetto al 2022 i posti disponibili sono aumentati di oltre il 10%. I dati rilevati fanno emergere che nel solo mese di gennaio potrebbero esservi 504.000 assunzioni che, nel primo trimestre del 2023 dovrebbero arrivare a oltre un milione. La domanda si pone allo stesso livello pre-covid facendo ben sperare per l’economia di tutto il Paese.

I settori in cui vi è una maggiore richiesta di lavoratori sono “tradizionali”, infatti le aziende sono alla ricerca di oltre 10.000 unità nel settore turismo. Vi sono richieste elevate anche nei servizi operativi di supporto ad aziende e persone, infine 7.000 unità di personale sono richieste nei servizi alla persona, ad esempio assistenza ai disabili.

Mancanza di personale: cosa lamentano le aziende?

Le aziende lamentano anche difficoltà nel reperire personale, soprattutto nei settori dirigenziali e nella ricerca di operai specializzati.

Molte assunzioni sono previste nel settore dell’industria, a trainare la domanda di personale è il settore metallurgico, ma anche edilizia, in cui sono previste 51.000 assunzioni.

Purtroppo le aziende lamentano difficoltà a trovare i profili professionali richiesti, sottolineano che per molti profili non hanno candidati mentre in altri profili i candidati hanno una formazione non adeguata rispetto alle richieste delle stesse aziende.

In base al Borsino delle professioni ( strumento messo a disposizione online dai centri per l’impiego) le maggiori difficoltà sono presenti nella ricerca di figure dirigenziali, segue la ricerca di operai specializzati con una differenza tra offerta e domanda di lavoro pari al 61,9%, tecnici, conduttori di impianti ( ne mancano il 49%).

A sorpresa, nonostante l’elevato numero di laureati che fanno fatica a trovare un lavoro che sia in linea con la loro formazione, le imprese fanno fatica a trovare addetti a professioni intellettuali, scientifiche e con elevata specializzazione, in questo caso restano scoperte il 47,5% delle posizioni. Infine, mancano professionisti qualificati nelle attività commerciali e nei servizi.

Dai dati emerge che un’azienda che ha bisogno di assumere impiega circa 4 mesi a trovare personale.

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Disparità uomo-donna: le imprese che possono assumere risparmiando

Ci sono casi in cui le aziende possono assumere risparmiando sui contributi, tra questi vi sono le assunzioni in settori in cui le donne sono sottorappresentate, vi è quindi una disparità uomo-donna.

Disparità uomo-donna: le assunzioni incentivate

Il comma 11 dell’articolo 4 della legge n. 92/2012 prevede una riduzione del 50% dei contributi a carico del datore di lavoro che assume donne di ogni età con professione o di un settore economico caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera almeno del 25% la disparità media uomo-donna e prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi.

Proprio per questo motivo ogni anno con decreto interministeriale si provvede ad elencare i settori e le professioni dove le donne sono sotto rappresentate e per le quali si può quindi ricevere lo sgravio contributivo ora visto. Il decreto interministeriale 327 per il 2023 è stato pubblicato il giorno 16 novembre 2022. Di seguito andiamo quindi a vedere le imprese di quali settori possono avere lo sgravio contributivo assumendo donne nel 2023. Si tratta dei settori:

  • agricoltura;
  • industria (costruzioni, Industria estrattiva, acqua e gestione rifiuti, industria manifatturiera ed energetica);

  • servizi (Trasporto e magazzinaggio, Informazione e comunicazione, Servizi generali della PA).

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Le professioni con disparità uomo-donna con assunzioni incentivate

Naturalmente questi settori comprendono diverse specializzazioni, risulta quindi necessario integrare i settori con le specifiche professioni richieste. Si tratta di:

  • ufficiali delle forze armate, in questo caso solo l’1,7% è rappresentato da donne;
  • conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento;

  • artigiani ed operai metalmeccanici specializzati e installatori e manutentori di attrezzature elettriche ed elettroniche;

  • conduttori di impianti industriali;

  • sergenti, sovrintendenti e marescialli delle forze armate rappresentati solo per il 2,5% da donne;

  • artigiani ed operai metalmeccanici specializzati e installatori e manutentori di attrezzature elettriche ed elettroniche;

  • operai specializzati in agricoltura, zootecnia, pesca e caccia;

  • conduttori di impianti industriali;

  • membri dei corpi legislativi e di governo, dirigenti ed equiparati dell’amministrazione pubblica, nella magistratura, nei servizi di sanità, istruzione e ricerca e nelle organizzazioni di interesse nazionale e sovranazionale;

  • professioni tecniche in campo scientifico, ingegneristico e della produzione;

  • ingegneri, architetti e professioni assimilate;

  • amministratori di grandi aziende;

  • specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali;

  • artigiani e operai specializzati della meccanica di precisione, dell’artigianato artistico, della stampa ed assimilati;

  • professioni non qualificate nell’agricoltura nella manutenzione del verde, nell’allevamento, nella silvicoltura e nella pesca;

  • operai semiqualificati di macchinari fissi per la lavorazione in serie e operai addetti al montaggio;

  • responsabili di piccole aziende;

  • operatori di macchinari fissi in agricoltura e nella industria alimentare.

Cosa si intende per goodwill per un’azienda

Ogni impresa presente e operante sul mercato ha un valore intangibile che va sotto il nome di goodwill. Si tratta, nello specifico, del cosiddetto avviamento d’azienda che è originario quando questo valore intangibile viene creato e generato internamente.

Mentre si parlerà di avviamento d’azienda derivativo quando questo è riconducibile ad attività che sono state acquisite. Chiarito cosa si intende per goodwill per un’impresa, vediamo di chiarire e di approfondire pure tutti i principali aspetti che sono legati proprio all’avviamento d’azienda.

Cos’è per definizione la goodwill o avviamento d’impresa

Come valore intangibile, la goodwill o avviamento aziendale non è altro che il risultato di una differenza. Una differenza che in genere è positiva, e che è data dal valore in eccesso che emerge tra il valore di mercato di un’impresa, e la somma delle attività e delle passività.

Ma ci sono casi in corrispondenza dei quali la goodwill è negativa. E questo emerge, per esempio, quando un’azienda viene ceduta ad un valore che è inferiore a quello che è dato dalla somma delle sue attività e delle sue passività.

In quali casi emerge la goodwill come valore intangibile di un’azienda

La goodwill come valore intangibile di un’azienda emerge quando c’è un’operazione di cessione. In tal caso l’acquirente per rilevare l’impresa dovrà sborsare un maggior costo che è dato proprio dal valore attribuito all’avviamento aziendale. Nel quale può rientrare, prima di tutto, il valore del marchio, ma anche i brevetti, le relazioni con i dipendenti e con i fornitori, nonché la base di clienti che è stata acquisita.

In più, in base a quelli che sono i principi della contabilità internazionale, la goodwill a bilancio non può essere soggetta ad ammortamento, ma annualmente il valore dell’avviamento può essere comunque rivisto e corretto in presenza di cambiamenti.

Quali riferimenti per la goodwill nell’ordinamento giuridico italiano

Nell’ordinamento giuridico italiano non c’è nel codice civile un riferimento esplicito relativo all’avviamento. Ed è per questo che, come sopra accennato, il valore di avviamento emerge per un’impresa italiana quando si effettuano le operazioni di trasferimento, in tutto o in parte, delle quote societarie. Trattandosi di un valore intangibile e soggettivo, di conseguenza, le operazioni di cessione di un’azienda possono avvenire pure attraverso una sopravvalutazione del suo valore di avviamento. Il che comporterà per l’acquirente, nella fattispecie, l’assunzione di maggiori costi.

Come funzionano le operazioni aziendali di fusione e acquisizione

Tra le operazioni che sono più comuni e più frequenti, e che portano ad una variazione sostanziale dell’assetto societario, ci sono quelle che rientrano nella sigla ‘M&A’ che sta per ‘Mergers and Acquisitions‘. Ovverosia si tratta delle operazioni aziendali di fusione e di acquisizione che permettono a due o più imprese di consolidarsi e di espandersi in mercati ed in settori economici di riferimento che spesso sono sia complementari, sia sempre più competitivi. Vediamo allora, nel dettaglio, di spiegare che cos’è una fusione e che cos’è invece un’operazione di acquisizione, ed anche di definire e di fissare quali sono le differenze.

Cos’è un’acquisizione e cos’è invece un’operazione di fusione

Nel dettaglio, un’operazione societaria di acquisizione non è altro che un passaggio di proprietà. Con la società acquirente che rileva le quote societarie di un’altra impresa. Quest’ultima, inoltre, viene incorporata dalla società acquirente che diventa, in tutto e per tutto, proprietaria di tutti gli asset dell’azienda acquisita. Includendo pure i marchi e gli eventuali brevetti.

L’operazione di fusione, invece, è l’unione tra due società che è finalizzata a creare una nuova entità. Precisamente, una nuova azienda che, dalla combinazione degli asset, è più grande e, di conseguenza, è anche più forte e più competitiva sul mercato relativo ai settori economici in cui opera.

Come avvengono le operazioni aziendali di fusione e di acquisizione in termini dimensionali

In linea generale, possiamo inoltre dire che l’operazione di acquisizione avviene tra società di dimensioni diverse. Con un’impresa più grande o molto più grande che in genere acquisisce la società più piccola. Mentre le operazioni di fusione spesso avvengono tra società che hanno all’incirca la stessa dimensione. In tal caso si parlerà infatti di operazione di fusione alla pari tra le due aziende.

Pur tuttavia, al netto delle dimensioni delle imprese in gioco, nell’ambito di un’operazione di fusione un’azienda rispetto all’altra può far spesso leva su un maggior potere contrattuale. Per esempio, un’azienda in salute che si fonde con un’azienda che, pure avendo magari dimensioni simili, è invece in qualche modo in difficoltà.

Per esempio, in quanto al momento della fusione ha perso importanti quote di mercato nel settore economico in cui opera. Oppure ha fatto registrare di recente degli indicatori economici e finanziari in peggioramento.

Aziende, formazione, istruzione: il successo degli ITS Academy

Il termine ITS Academy letteralmente vuol dire Accademia Istituti Tecnici Superiori. Si tratta di una misura sperimentale che ora grazie ai fondi del PNRR avrà maggiore stabilità, questo grazie all’approvazione del Parlamento il 12 luglio 2022 della riforma degli ITS. Rappresentano l’unione tra la scuola e le aziende e in questi anni hanno riscosso un certo successo con abbattimento dei livelli di disoccupazione e della dispersione scolastica.

Cosa sono gli ITS Academy e chi può accedere

Gli ITS Academy sono un percorso di formazione a cui si può accedere dopo le scuole superiori, una sorta di alternativa all’università, prevede un forte coinvolgimento delle aziende presenti sul territorio che, attraverso gli ITS Academy, possono trovare personale specializzato e formato sui loro bisogni.

Il percorso rientra nel quadro europeo delle qualifiche (European Qualification Framework – EQF):

  • di quinto livello con durata biennale ( 4 semestri) e 1800 ore di formazione;
  • di sesto livello con durata triennale, suddivisione in sei semestri e 3000 ore di formazione.

Il percorso di formazione prevede che il 60% del monte ore di formazione sia gestito da docenti provenienti dal mondo del lavoro. Il 35% del monte orario complessivo dovrà essere formato da stage e tirocini presso aziende.

Un altro punto di forza della normativa è la previsione che per avviare un ITS Academy siano presenti sul territorio una o più imprese legate al settore oggetto del percorso formativo. La normativa prevede anche la presenza di università.

Come sarà reclutato il personale docente?

Per questa tipologia di istituto cambia anche la modalità di reclutamento del personale docente. Ecco perché può essere un’opportunità per molte persone anche al fine di trovare un nuovo lavoro. Docenti e ricercatori dovranno essere almeno per il 50% soggetti provenienti dal mondo del lavoro, compresi enti di ricerca, che abbiano una specifica esperienza professionale di almeno 3 anni in settori produttivi riferibili al settore tecnologico oggetto del corso ITS Academy. Potranno essere assunti esperti nel settore di arte spettacolo sempre con esperienza, naturalmente in percorsi di studio attinenti.

Tax credit per chi effettua erogazioni liberali in favore di ITS Academy

Coloro che decidono di effettuare erogazioni liberali in favore delle fondazioni ITS Academy è previsto un credito di imposta pari al 30% dell’importo oggetto di erogazione. Se però la donazione viene effettuata in favore di fondazioni ITS Academy costituite in province in cui il livello di disoccupazione è più elevato rispetto alla media, il credito di imposta arriva al 60%. Naturalmente il versamento deve essere effettuato con strumenti tracciabili.

I settori interessati e i risultati della fase sperimentale

A un anno dal termine del percorso formativo l’80% degli studenti trova un’occupazione, ma soprattutto ha un lavoro gratificante e a elevata specializzazione. Nel solo 2021 con 5.280 diplomati 4.218 hanno trovato una stabile occupazione, nonostante le restrizioni dovute alla pandemia.

I settori in cui sono attivi gli istituti tecnici superiori sono:

  • mobilità sostenibile;
  • nuove tecnologie della vita;
  • nuove tecnologie per il Made in Italy;
  • efficienza energetica;
  • tecnologie dell’informazione e della comunicazione,
  • tecnologie innovative per il patrimonio culturale e attività connesse.

Nei percorsi formativi viene posta particolare attenzione a temi molto caldi negli ultimi anni, come la sicurezza digitale e la transizione ecologica. Si può notare che l’offerta formativa è strettamente connessa al raggiungimento degli obiettivi del PNRR.

Il percorso di studio prevede formazione teorica, laboratorio, pratica, tirocini aziendali. A differenza degli altri percorsi formativi, qui le aziende sono coinvolte in misura massiccia. Proprio questo è il segreto del successo degli ITS Academy che attualmente sono ancora poco conosciuti, anche se man mano in tutta Italia si stanno inaugurando nuovi percorsi di studio. Le aziende possono trovare personale altamente qualificato che di fatto le aiuta nella crescita, i ragazzi possono invece avere occupazione di elevato livello e questo perché viene superato il gap che da sempre attanaglia l’Italia tra scuole e aziende.

ITS Academy: mancano ancora 17 decreti attuativi

In questo percorso è previsto che le aziende possano anche economicamente supportare la formazione. Si è già detto che gli ITS Academy negli ultimi anni hanno lavorato come una sorta di laboratorio sperimentale, ora è però arrivata la legge istitutiva che mira quindi a rendere questi istituti parte strutturale del sistema formativo italiano.

Si attendono però 17 decreti attuativi che aiuteranno a rendere il percorso sempre più comune in Italia, nel frattempo è comunque possibile iscriversi. Naturalmente le vicissitudini che sta affrontando ora il Governo rallenteranno questo percorso che probabilmente sarà rimandato al 2023. Tra i decreti attesi, ad esempio, c’è quello per la tabella delle equipollenze che dovrà essere redatta dal Ministero dell’istruzione e della Ricerca ed è essenziale per il riconoscimento del titolo in caso di partecipazione a concorsi per i quali sia richiesta la laurea o un titolo ulteriore rispetto al diploma di scuola secondaria superiore.

Nuove istituzioni di ITS Academy

Per chi vuole conoscere meglio gli ITS Academy si può fare riferimento ai percorsi di studio già nati, ad esempio a Rieti nella giornata del 20 luglio 2022 è nata la Fondazione ITS Academy Logistica 4.0 che comprende 18 soci fondatori tra cui l’Università La Sapienza, la Provincia di Rieti, molte aziende e scuole proprio a significare l’elevato grado di cooperazione che si crea tra tutti i soggetti coinvolti nel percorso formativo.

I percorsi previsti a Rieti e attivabili in base al numero di iscrizioni pervenute, saranno denominati:

  • “Tecnico Superiore per la Mobilità delle Persone e delle Merci”;
  • “Tecnico Superiore per la Produzione e Manutenzione dei Mezzi e delle Infrastrutture di Trasporto”;
  • infine, “Tecnico Superiore per l’Infomobilità e le Infrastrutture Logistiche”.

Cosa sono le economie di scala e perché sono vantaggiose per le aziende

Le aziende, periodicamente, al fine di mantenere un adeguato livello di redditività hanno bisogno di tagliare i costi. E nel farlo in genere ci sono tanti potenziali e possibili soluzioni. Al riguardo, quando è possibile, le aziende riescono a calmierare i costi, con benefici per gli utili futuri, attraverso le cosiddette economie di scala. Vediamo allora, nel dettaglio, quando un’economia si definisce di scala, e quali sono, di conseguenza, tutti i vantaggi che in merito un’impresa può andare a sfruttare.

Cos’è un’economia di scala e come si ottiene

Per definizione, l’economia di scala è un fenomeno che porta l’azienda ad essere più efficiente grazie alla riduzione dei costi, permettendo inoltre di vendere più prodotti o servizi generando un conseguente aumento dei ricavi.

Per l’impresa, quindi, l’economia di scala porta sempre ad un aumento dei margini di guadagno. Cosa che può avvenire attraverso gli investimenti, oppure con operazioni di trasformazione societaria. Ovverosia, per esempio, attraverso operazioni di fusione o di acquisizione. Ma anche attraverso una riorganizzazione societaria e, quindi, per linee interne.

Esempi di economie di scala attraverso investimenti in infrastrutture materiali e immateriali

Per esempio, attraverso gli investimenti, molte imprese beneficiano di economie di scala che sono derivanti dall’ammodernamento di attrezzature e di macchinari. Il che porta a rientrare dall’investimento effettuato in tempi relativamente brevi. Non solo attraverso una maggiore produzione, ma anche attraverso, spesso, un forte miglioramento della qualità dei prodotti che possono essere messi in commercio. Avere macchinari moderni ed efficienti, infatti, significa abbassare il costo unitario di un singolo prodotto, e di produrre di più andando a ridurre le inefficienze davvero al minimo.

Gli investimenti per ottenere le economie di scala, inoltre, possono essere anche immateriali. Per esempio, un’azienda che investe rinnovando il proprio portale di e-commerce o adottando dei  software evoluti che garantiscono efficienza e sicurezza ai propri sistemi informatici.

Quando mettere in atto e quando sfruttare al massimo le economie di scala

In genere le economie di scala si sfruttano quando la domanda dei beni o dei servizi proposti al mercato è elevata. E quindi c’è bisogno, al fine di massimizzare i profitti, di dover produrre sempre alla massima capacità. Quindi, nello stesso tempo, per investire al fine di avvantaggiarsi delle economie di scala la fluttuazione della domanda, in ogni caso, può essere anche un fattore di rischio.

Alternanza Scuola- Lavoro: come possono registrarsi le aziende

L’Alternanza Scuola-Lavoro, il cui nome con la legge di bilancio 2020 è in realtà stato cambiato in “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”  è stata introdotta dalla manovra denominata La Buona Scuola (legge 107 del 2015) e prevede che i ragazzi impegnati nell’ultimo triennio delle scuole superiori di secondo grado svolgano un periodo di “lavoro” in azienda. Vedremo ora le aziende come possono essere inserite in questo percorso formativo.

Chi può iscriversi nel Registro Nazionale Dell’Alternanza Scuola -Lavoro?

La legge 107 del 2015 prevede che i ragazzi svolgano un periodo presso un’azienda al fine di affinare le competenze acquisite a scuola e avere un primo impatto con il mondo del lavoro. Gli studenti possono scegliere tra varie aziende che comunque sono afferenti rispetto al piano di studi, ma le aziende come possono proporsi per offrire il servizio?

Per loro è attiva la piattaforma del Ministero dell’Istruzione con il Registro Nazionale dell’Alternanza Scuola-Lavoro. Si tratta di una vera e propria banca dati. Possono inoltrare la loro proposta:

  • Enti pubblici e privati;
  • professionisti;
  • organizzazioni;
  • aziende;
  • enti del terzo settore;
  • ordini professionali;
  • istituti pubblici e privati operanti nei settori del patrimonio e delle attività culturali, artistiche e musicali, nonché con enti che svolgono attività afferenti al patrimonio ambientale o con enti di promozione sportiva riconosciuta dal CONI.

La registrazione avviene al portale https://scuolalavoro.registroimprese.it/rasl/home

Naturalmente tutti i soggetti coinvolti hanno degli obblighi e tra questi anche la struttura ospitante che deve essere in regola con le norme sulla sicurezza previste dal decreto legislativo 81 del 2008. Inoltre devono assicurare la presenza di un tutor che possa seguire il percorso di crescita personale e professionale degli studenti. Il numero dei tutor dipende dal livello di rischio dell’azienda. Di conseguenza devono assicurare un numero di tutor:

  • 1 tutor ogni 5 studenti per i settori ad alto rischio;
  • per i settori a medio rischio 1 tutor ogni 8 studenti ;
  • 1 tutor ogni 12 studenti per i settori a basso rischio.

Ecco come le aziende possono iscriversi nel Registro Nazionale dell’Alternanza Scuola – Lavoro

La struttura ospitante nell’iscrizione al Registro Nazionale dell’Alternanza Scuola – Lavoro deve indicare il numero massimo di studenti che può ospitare.

Spetterà all’Ufficio Scolastico verificare che siano rispettate tutte le norme previste e che di conseguenza la struttura ospitante rispetti le norme su sicurezza e igiene sul luogo di lavoro, predisponga un sistema di accoglienza che offra anche un corso di formazione sulle norme di sicurezza sul luogo di lavoro al momento dell’ingresso in azienda e sarà tenuto al pagamento delle varie assicurazioni tra cui quella INAIL.

L’iscrizione al Registro per l’alternanza Scuola – lavoro è totalmente gratuita. Il progetto formativo presentato deve contenere l’indicazione :

  • del numero massimo di studenti che è possibile accogliere;
  • dei periodi dell’anno in cui è possibile ospitare gli studenti;
  • l’indicazione del tipo di percorso formativo e professionale che si vuole offrire.

L’articolo 33 della legge 107 del 2015, stabilisce il numero di ore previsto, lo stesso è stato oggetto di modifica con la legge di bilancio 2020. Attualmente le ore previste sono:

  • 210 ore per coloro che frequentano scuole professionali;
  • 150 ore per chi frequenta istituti tecnici;
  • 90 ore per gli studenti dei licei.

Sebbene ci sia l’abitudine di chiamare il progetto Alternanza Scuola-Lavoro, con la stessa legge di bilancio si è provveduto a cambiare il nome, ora è Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”.

Al termine del percorso l’ente ospitante dovrà certificare le competenze acquisite dallo studente all’interno del progetto di Alternanza Scuola-Lavoro.

Per conoscere gli obblighi per la sicurezza ricadenti sui vari soggetti coinvolti, leggi la guida Alternanza Scuola Lavoro e obblighi delle aziende in materia di sicurezza

Bonus cultura 18app: come registrare la propria azienda?

18App è il programma, non una App, che riserva ai diciottenni la possibilità di ricevere il bonus cultura del valore di 500 euro da utilizzare negli esercizi, fisici e online, convenzionati. Se sei un’azienda e vuoi offrire i tuoi servizi attraverso 18App, ecco come fare.

Chi può aderire al bonus cultura?

La prima cosa da sottolineare è che le aziende possono aderire al programma 18App per il bonus cultura ai maggiorenni se possono offrire prodotti culturali che rientrano in quelli ammissibili. Di conseguenza possono aderire le attività che si occupano di vendita di prodotti culturali tra cui:

  •  libri, audiolibri
  • biglietti per rappresentazioni teatrali, cinematografiche, spettacoli musicali e altri spettacoli dal vivo;
  • biglietti per musei, parchi archeologici, parchi naturali, mostre, eventi culturali, gallerie,
  • corsi di musica, lingue, teatro;
  • musica registrata;
  • prodotti di editoria;
  • abbonamenti a quotidiani, periodici, riviste in formato cartaceo o digitale.

Le attività vengono comunque identificate attraverso un codice ATECO, questo implica che se il codice ATECO non è tra quelli previsti per poter aderire, comunque la proposta viene rifiutata. É possibile registrarsi anche nel caso in cui il codice primario non sia corrispondente alle attività viste, ma si ha un codice ATECO secondario ricompreso tra quelli che possono offrire servizi con il Bonus Cultura 18app.

Aziende: come registrarsi al servizio 18app e mettere a disposizione i propri prodotti

Per poter aderire all’iniziativa è necessario avere presso il proprio negozio una cassa connessa a internet e un dispositivo digitale come smartphone, PC o tablet. Questi sono necessari per poter validare i buoni utilizzati dai beneficiari del bonus cultura.

Gli esercenti possono registrarsi al sito https://www.18app.italia.it/#!/ le registrazioni sono aperte dal 17 marzo al 31 agosto 2022. Per registrarsi è necessario avere un codice di identificazione digitale, cioè SPID o CIE. Oltre ai dati anagrafici è necessario registrare:

  • l’indirizzo di posta elettronica;
  • l’eventuale sito web;
  • il recapito telefonico ( si tratta di un dato non obbligatorio);
  • la tipologia di esercizio presso il quale è possibile accedere ai servizi, cioè fisico, online o entrambi;
  • gli ambiti dei beni che vengono messi a disposizioni;
  • tutti gli esercizi della propria rete.

Questi dati sono utili anche per la geo-localizzazione degli esercizi commerciali che rende più semplice per i 18enni individuare gli esercizi presso i quali usufruire dei beni.

Come utilizzare il bonus cultura

In fase di registrazione viene fornito un codice esercente che sarà necessario per validare gli acquisti fatti con il bonus cultura. Il buono deve essere convalidato contemporaneamente all’acquisto, non è possibile compiere l’operazione in un secondo momento, quindi nel caso in cui per qualche motivo il servizio è bloccato, è necessario attendere.

L’esercente deve prestare attenzione ai soggetti a cui riconosce il bonus cultura, infatti è autorizzato a chiedere un documento di riconoscimento per verificare che sia l’effettivo titolare del buono generato, questo è infatti personale. Essendo un servizio ad uso personale, l’esercente deve verificare anche che gli acquisti siano solo a uso personale, ad esempio se il titolare vuole acquistare due biglietti per lo stesso spettacolo, non può farlo.

Nel caso in cui si palesino problemi tecnici è possibile chiamare il numero verde 800.991.199 o il numero 06.6723.2177 i numeri sono attivi dal lunedì al venerdì, dalle ore 9:15 alle ore 16:30. In alternativa è possibile scrivere all’indirizzo di posta elettronica numeroverde@beniculturali.it

Ricordiamo che la fatturazione deve avvenire con fatturazione elettronica e sistema di interscambio. Questo implica che se sei in regime forfetario e non utilizzi la fatturazione elettronica, per offrire servizi con il bonus cultura devi comunque utilizzare un sistema per la fatturazione elettronica che è sempre obbligatoria nei rapporti con la Pubblica Amministrazione.

Se temi i costi del servizio di fatturazione elettronica, scopri come risparmiare con: Fattura elettronica forfetari gratis: come avere il servizio

Per maggiori informazioni su oneri che ricadono sugli esercenti e modalità operative, leggi la Guida del Ministero

Collocamento obbligatorio dei disabili: entra in vigore la nuova banca dati

Con il decreto ministeriale 29 dicembre 2021 firmato dal ministro del Lavoro Orlando, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 febbraio 2022, prende il via il nuovo sistema per il collocamento obbligatorio dei disabili realizzato attraverso una banca dati che metterà in connessione tutti i soggetti che intervengono nell’assunzione.

La nuova banca dati per il collocamento obbligatorio dei disabili

La nuova banca dati è uno strumento informatico che metterà in connessione datori di lavoro pubblici e privati, ANPAL, INAIL, INPS, Ministero del Lavoro, Regioni e Province e permetterà di accedere ad agevolazioni, domanda e offerta di lavoro, convenzioni e alle varie comunicazioni obbligatorie. Il decreto del Ministro Orlando ha reso operativo l’art. 8, comma 2, del d.Lgs. 14 settembre 2015, n. 151 che ha l’obiettivo di “razionalizzare la raccolta sistematica dei dati disponibili sul collocamento mirato“, semplificare gli adempimenti e rafforzare i sistemi di controllo.

Il decreto chiarisce quali informazioni dovranno essere contenute all’interno della banca dati, chi sono i soggetti tenuti a comunicarle e le modalità di accesso alla banca dati. Tra i soggetti che avranno nel nuovo sistema maggiori obblighi ci sono sicuramente le aziende.

Dati che devono comunicare le aziende

Tra gli obblighi di comunicazione previsti per le aziende, vi sono i dati inerenti gli adeguamenti predisposti all’interno dello spazio di lavoro per il collocamento dei disabili, ad esempio ascensori o altri sistemi volti ad abbattere le barriere architettoniche, postazioni di lavoro e simili. Inoltre devono essere inserite le informazioni sui disabili già assunti in azienda. Le informazioni da immettere sono:

  • dati anagrafici dei disabili assunti;
  • data di assunzione, se il contratto è a tempo determinato deve essere indicata anche la data di scadenza del contratto;
  • tipologia di contratto (full time, part time…);
  • qualifica professionale;
  • trattamento economico e normativo applicato.

Le aziende devono inoltre comunicare se:

  • sono sospese dall’obbligo di assumere disabili in quanto è stata espletata la richiesta di integrazione salariale oppure è in corso una procedura di mobilità o concorsuale;
  • sono state esonerate dall’obbligo di assumere disabili in quanto ne hanno fatto richiesta e pagato i relativi oneri;
  • infine, devono comunicare se hanno firmato convenzioni di integrazione.

Informazioni inserite nella banca dati per il collocamento dei disabili da soggetti diversi dalle aziende

Ulteriori informazioni devono essere comunicate da altri soggetti, in particolare gli uffici competenti devono inviare le schede dei singoli lavoratori, il prospetto deve contenere indicazioni su capacità del lavoratore  grado di disabilità e natura, competenze e inclinazioni.

In questo caso si tratta dei dati inerenti le graduatorie delle persone disabili che sono in attesa di una collocazione lavorativa detenute dai Centri per l’Impiego.

Obblighi di comunicazione sono previsti a carico dell’INPS e dell’INAIL.

L’INPS deve inserire le informazioni inerenti le agevolazioni a cui possono accedere le aziende che assumono disabili. Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano inseriscono i dati inerenti le agevolazioni concesse a livello locale.

L’INAIL deve invece inserire informazioni inerenti gli interventi in materia di reinserimento nel mondo del lavoro.

Infine, tra i dati devono essere inseriti:

  • gli elenchi dei percettori di sostegno al reddito;
  • banche dati centrali e territoriali contenenti gli elenchi previsti dalla legge 92 del 2012, articolo 4 comma 151, cioè aggiornate con esperienze formative seguite nel tempo;
  • devono essere inserite le informazioni degli studenti e laureati in materie tecniche e scientifiche.

L’insieme di tutti questi dati deve essere fruibile, nel rispetto della privacy e a fini statistici, anche alle amministrazioni competenti. La compresenza di tutte queste informazioni in una sola banca dati che consente interoperabilità di tutti i soggetti coinvolti dovrebbe favorire il collocamento mirato. Di conseguenza aiutare le persone disabili a trovare più facilmente una collocazione che sia in linea con le esigenze e le caratteristiche del singolo disabile. Dovrebbe inoltre rendere più semplici i controlli sulle aziende tenute ad assumere disabili e invece non lo fanno.

Per conoscere quando scatta l’obbligo di assunzione disabili, leggi la guida: Assunzione come categoria protetta: caratteristiche e informazioni

Per approfondimenti: Assunzione disabili: dal 2022 aumentano sanzioni per le aziende