Superbonus e crediti incagliati: cosa succede ora?

Il Superbonus mette in apprensione molti italiani, soprattutto coloro che hanno già iniziato i lavori e rischiano di dover pagare di propria tasca gli interventi, sebbene avessero fatto affidamento sulla misura introdotta dal Governo Conte e voluta dal M5S. Da quanto emerso ieri c’è però la volontà di uscire dall’empasse e risolvere il problema dei crediti incagliati. Ecco le ipotesi allo studio.

Superbonus: i numeri della legge che consentiva di ristrutturare gratis

Con il decreto 11 del 16 febbraio 2023 il Governo ha provveduto a bloccare la cessione del credito e dello sconto in fattura per le operazioni per le quali entro il 16 febbraio 2023 non sia intervenuta la Cila (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata) e per i lavori in condominio anche la delibera di assemblea.

Lo stop dello sconto in fattura non riguarda solo il Superbonus, ma anche tutti i bonus edilizi in vigore che potranno però continuare ad ottenere le agevolazioni con lo sconto Irpef a rate.

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Nelle ultime ore sono in forte apprensione i proprietari di case e le imprese edili, le seconde mettono in rilievo soprattutto la necessità di dover licenziare migliaia di lavoratori e il rischio di fallimento per circa 25.000 imprese del settore edile. La perdita dei posti di lavoro ammonterebbe a circa 100.000 unità. In questo momento vi è la certezza dello stop alla cessione dei crediti futuri. Molta apprensione vi è invece per la sorte di quelli che già sono esistenti, si parla di circa 15 miliardi di crediti incagliati. L’obiettivo dello stop alla cessione dei crediti futuri è proprio quello di favorire lo “smaltimento” di quelli pre-esistenti.

I proprietari invece scontano il blocco della cessione dei crediti maturati. Resta che, in base a quanto dichiarato dal Governo, il Superbonus avrebbe generato 9 miliardi di debito pubblico che pesa per circa 2.000 euro su ogni italiano, compresi i neonati. Il totale del debito pubblico italiano ammonta invece a 2.700 miliardi di euro.

Crediti incagliati: cartolarizzazione o uso del modello F24

Per aiutare tutte le parti a superare il problema, nella giornata del 20 febbraio 2023 vi è stato un incontro tra il Governo, l’ABI (Associazione bancari) e i costruttori dell’Ance, Cassa Depositi e Prestiti, Sace (Servizi Assicurativi e Creditizi per le Imprese). L’obiettivo è evitare il completo blocco anche dei cantieri già avviati e tra le soluzioni che sembrano essere maggiormente apprezzate e condivise tra le parti l’ipotesi dell’utilizzo del modello F24 per “scontare” i crediti vantati.

Tra le ipotesi allo studio vi è un intervento di Cassa Depositi e Prestiti, partecipata dallo Stato, che dovrebbe intervenire con una cartolarizzazione dei crediti, a questa ipoetesi sta lavorando soprattutto Forza Italia con l’aiuto del Mef ( Ministero dell’Economia e delle Finanze). La stessa ipotesi sembra però residuale.

L’intervento di Sace invece sembra confermare l’ipotesi di un aumento delle garanzie pubbliche sui crediti incagliati.

Resta infine l’ipotesi più plausibile, cioè utilizzare i crediti incagliati con il modello F24. Si tratta del modello utilizzato per il pagamento della maggior parte dei tributi e di conseguenza i crediti maturati potrebbero essere usati in compensazionee quindi smaltiti in questo modo.

 

Agricoltura: in arrivo contributi per le imprese con la legge di bilancio 2023

La legge di bilancio 2023 al fine di aiutare le imprese impegnate in agricoltura, pesca e acquacoltura, istituisce il “Fondo per l’innovazione in agricoltura“. Ecco cosa prevede.

Fondo per l’innovazione in agricoltura

L’agricoltura è uno dei settori che in Italia ha maggiori difficoltà a fornire ai lavoratori redditi adeguati e proprio per questo nel tempo sono state previste misure specifiche per questo settore supportate anche dai programmi dell’Unione Europea. L’obiettivo è lo sviluppo rurale il recupero di terreni incolti, ma anche rendere le coltivazioni più produttive attraverso l’uso di nuove tecnologie che possono rendere più agevole in lavoro.

La legge di bilancio 2023 all’articolo 77 istituisce il fondo per l’innovazione in agricoltura. Lo stesso ha una dotazione di 75 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025. Il fondo per l’innovazione in agricoltura sarà a disposizione delle imprese agricole attraverso contributi a fondo perduto, crediti di imposta, agevolazioni per la richiesta di prestiti finalizzati all’introduzione in azienda di tecnologie 4.0 che possono aumentare la produttività dell’azienda agricola stessa.

Agricoltura: dopo la legge di bilancio 2023, arrivano gli aiuti con i decreti attuativi

L’articolo 77 stabilisce che, al fine di distribuire/ utilizzare il Fondo saranno emanati decreti da parte del Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze e della Conferenza permanente per i rapporti Stato- Regioni e province autonome di Trento e Bolzano in cui saranno definiti criteri e modalità di attuazione del fondo.

Il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste potrà sottoscrivere convenzioni con Ismea e Cassa Depositi e Prestiti al fine di attuare la norma.

Naturalmente le aziende agricole potranno accedere al Fondo per l’innovazione solo in seguito alla emanazione dei decreti attuativi per le singole misure e molto probabilmente saranno previste condizioni di accesso che possano aiutare a distribuire le risorse in modo equo e mirato.

Truffa Superbonus 110%: disposto il sequestro dei crediti presso gli intermediari finanziari

La Corte di Cassazione, terza sezione penale, ha depositato 5 sentenze contro altrettanti istituti di credito con rigetto delle istanze di dissequestro delle somme derivanti da truffe Superbonus 110%. Ecco cosa è successo.

Sequestro dei crediti ceduti per 5 intermediari finanziari

La vicenda ha visto il perpetrarsi di diverse truffe di valore ingente ai danni dello Stato nella realizzazione dei lavori del Superbonus 110%. Il valore della truffa era di un milione di euro. Nel corso dell’indagine per associazione a delinquere finalizzata a truffa, evasione fiscale e falso, si effettua il sequestro preventivo dei crediti di imposta maturati dal beneficiario e ceduti all’intermediario finanziario. Questi hanno proposto ricorso avverso il provvedimento e si è quindi arrivati alle sentenze. Le pronunce sono come detto 5:

  • 40865 nei confronti di Banco Desio;
  • 40866 contro Illimity Bank;
  • 40867 sentenza emessa contro Poste Italiane;
  • 40868 Groupama Assicurazioni;
  • 40869 Cassa Depositi e Prestiti.

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Superbonus 110% perché c’è il sequestro delle somme presso gli intermediari finanziari?

Nelle varie procedure i richiedenti avevano ricevuto i benefici previsti dal decreto 34 del 2020 con riconoscimento quindi dei crediti a fronte di lavori eseguiti per l’efficientamento energetico degli edifici, quindi il Superbonus. Come risaputo, la normativa prevede la possibilità di utilizzare i crediti di imposta maturati compensandoli con il proprio debito fiscale, oppure di cedere i crediti.

La disciplina della cessione dei crediti nel tempo è stata molto irrigidita. Con la circolare 23 del 2022 dell’Agenzia delle Entrate si introduce per la prima volta la responsabilità in solido in caso di truffa Superbonus tra il beneficiario e il cessionario. La responsabilità in solido si esclude nel momento in cui il cessionario dimostra di aver adottato tutti gli accorgimenti necessari al fine di verificare che effettivamente i lavori sono stati eseguiti e che vi è coerenza tra le somme dichiarate e i lavori effettuati. In un secondo momento la responsabilità in solido ha avuto una rivisitazione, ma confermata nei casi di dolo o colpa grave da parte del cessionario.

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Truffa Superbonus: le somme restano sotto sequestro cautelare

Ora arrivano le prime pronunce in merito. Nei casi in oggetto quindi, ipotizzate le truffe, i crediti di imposta già ceduti sono stati sottoposti a sequestro a scopo cautelare prima di poter essere utilizzati dal cessionario stesso. Gli intermediari hanno quindi chiesto il dissequestro delle stesse somme, ma questo in tutti i 5 casi la Corte di Cassazione ha ritenuto di doverli confermare. Nel caso in cui quindi ci arrivasse a condanne definitive per truffa ai danni dello Stato, le somme sarebbero introitate nuovamente dallo Stato.

Quale tutela per gli intermediari finanziari? Questi potrebbero sempre rivalersi sul cedente/beneficiario, ma non è detto, soprattutto se trattasi di somme elevate, che riescano a recuperare il mal torto.

Proprio il rischio connesso alla responsabilità in solido ha portato di fatto le banche a stringere la cinghia e a non accettare facilmente la cessione dei crediti da Superbonus 110% richiedendo le foto al fine di dimostrare i lavori eseguiti. Addirittura la società Deloitte che cura la parte burocratica per diversi intermediari ha richiesto l’asseverazione dei lavori non semplicemente con le foto, ma anche attraverso dei video.

Buoni fruttiferi postali: in arrivo rialzo dei tassi di interesse?

Stai pensando di sottoscrivere buoni fruttiferi postali? In questo caso ti conviene aspettare perché presto potrebbe esservi un aumento dei tassi di interesse e quindi rendimenti più alti.

Cassa Depositi e Prestiti aumenterà i tassi di interesse sui buoni fruttiferi postali?

Chi in questi anni ha scelto investimenti a basso rischio o senza rischi, sa bene che gli stessi hanno purtroppo dato dei rendimenti inesistenti. Questo è dovuto al basso costo del denaro determinato dalla politica monetaria europea. Ora però le cose stanno per cambiare e nei prossimi mesi dovrebbero esserci gustose novità per chi ha dei risparmi e vuole investirli senza rischi e quindi preferisce conti depositi e buoni fruttiferi postali. Proprio per questo secondo strumento molto amato dagli italiani sarebbero infatti in arrivo novità.

Attualmente il rendimento dei buoni fruttiferi postali è sotto l’1%, se a ciò si aggiunge che i rendimenti hanno una tassazione del 12,50% e che per depositi superiori a 5.000 euro si applica l’imposta di bollo, diventa davvero molto difficile fare affidamento su questi strumenti. Secondo però le indiscrezioni trapelate sembra che Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti stiano studiano un aumento del tasso di interesse dell’1% o addirittura qualcosa i più. Molto probabile che si procederà a modulare i tassi in base al periodo di detenzione. Sebbene si tratti di tassi molto lontani da quelli degli anni Ottanta, comunque è un cambio di tendenza rispetto agli anni trascorsi che hanno visto un forte disincentivo agli investimenti a basso rischio.

La politica monetaria europea è rialzo dei tassi di interesse dei buoni fruttiferi postali

L’aumento del costo del denaro va nella direzione della normalizzazione della politica monetaria attuata dalla BCE, questa ha annunciato un aumento del costo di 0,25% a luglio, attualmente il costo del denaro è a -50%. A settembre ci sarà un nuovo aumento il cui ammontare sarà determinato dal modo in cui i mercati reagiscono tenendo in considerazione anche l’inflazione.

Il cambio della politica monetaria europea annunciata, prevede lo stop anche al quantitative easing, cioè acquisto del debito pubblico dei Paesi Membri, si è sentito finora maggiormente sui tassi di interesse praticati sui mutui.

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Si sente invece a rilento negli investimenti dei piccoli risparmiatori. La manovra di CDP che dovrebbe nel giro di pochi giorni aumentare i tassi di interesse sui buoni fruttiferi Postali, potrebbe segnare il cambio di tendenza.

Ricordiamo che per ora non vi è nulla di certo, solo indiscrezioni che però sembrano essere molto affidabili.

Superbonus 110%: 5 miliardi di crediti bloccati nel cassetto fiscale

La sottosegretaria al MEF, Ministero dell’economia e delle finanze, Maria Cecilia Guerra, nel corso delle interrogazioni alle Commissioni Finanze del Senato ha reso noto che nel cassetto fiscale dell’Agenzia delle Entrate sono presenti 5 miliardi di crediti. Ecco perché.

Come funziona il cassetto fiscale

I bonus edilizi, tra cui il Superbonus 110%, consentono ora di ottenere i benefici fiscali anche attraverso la cessione del credito. In passato le agevolazioni avevano una ripartizione in diverse quote annuali di cui poteva avvalersi solo il beneficiario. Ad esempio il proprietario dell’immobile ristrutturato poteva portare in detrazione il 50% delle spese e gli importi avevano la forma di detrazione Irpef in 10 rate.

Oggi tutto è cambiato, infatti è possibile avvalersi dello sconto in fattura oppure cedere il credito a intermediari come le banche. Sono però state limitate fortemente le cessioni multiple. Una volta ceduto il credito all’impresa o alla banca, questi soggetti possono usarlo in compensazione con il loro debito fiscale. I crediti in attesa di accettazione da parte del cessionario, quindi nella fase di analisi delle richieste di cessione del credito restano nel cassetto fiscale.

Perché sono aumentati gli importi presenti nel cassetto fiscale dell’AdE?

Con il passare dei mesi emerge un abuso di questi strumenti e in particolare per quanto riguarda il Superbonus 110% definito dagli stessi esponenti di Governo come una delle truffe più eclatanti della storia d’Italia. Di conseguenza in corso il governo ha provveduto a modificare le norme attraverso misure anti-frode e si è provveduto ad aumentare i controlli. Tutto ciò ha generato confusione e blocchi anche da parte degli intermediari che, raggiunto l’ammontare del loro debito fiscale, non accettano più crediti e comunque prestano particolare attenzione nell’accettazione delle richieste di cessione del credito.

Da questo è derivato che nel cassetto fiscale dell’Agenzia delle Entrate è cresciuto l’ammontare dei fondi disponibili.

In base ai dati dichiarati in audizione da Maria Cecilia Guerra al 19 maggio 2022 risultano in accettazione più di 5 miliardi di euro. Di questi 4 miliardi di crediti sono riferibili ad opzioni di prima cessione e sconto in fattura, 1,1 miliardi sono riferibili a cessioni successive. Inoltre 3,6 miliardi corrispondono a crediti per il Superbonus, mentre 1,5 miliardi si riferiscono a bonus edilizi ordinari.

Secondo il senatore Fenu, firmatario dell’interrogazione parlamentare, il numero elevato di opzioni riguarderebbe soprattutto gli sconti in fattura. Di conseguenza sono crediti maturati dalle imprese che si fa fatica a monetizzare attraverso le banche. Ricordiamo ad esempio che Cassa Depositi e Prestiti ha chiuso da mesi la sua piattaforma di cessione del credito, le banche di piccole dimensioni sono in difficoltà e non accettano tali crediti e le altre sono molto caute per non ritrovarsi crediti che potrebbero diventare carta straccia in seguito ai controlli. Le banche stanno comunque dando la priorità alle cessioni più vecchie.

Superbonus e cessione del credito: Cassa depositi e prestiti riapre la piattaforma

Dopo la sospensione di inizio anno, Cassa depositi e prestiti, Cdp, (società per azioni controllata dal ministero dell’Economia) riapre la piattaforma per la cessione del credito Superbonus 110% e non solo.

Nuove opportunità per le imprese: riapre la piattaforma per la cessione del credito di Cassa depositi e prestiti

Tradizionalmente i bonus edilizi possono essere recuperati attraverso detrazione fiscale, in 5 o 10 anni. Tale soluzione ha diversi inconvenienti, cioè la possibilità di recuperare le somme in molti anni, la difficoltà a recuperare tutto il credito maturato in caso di incapienza del proprio debito fiscale.

Proprio per questo negli ultimi anni i bonus per l’edilizia hanno cambiato volto e consentono di ottenere lo sconto in fattura del credito maturato, in questo caso chi ha venduto i prodotti, oppure chi ha eseguito i lavori, l’impresa edile, potrà recuperare tramite il suo credito fiscale, in alternativa potrà cedere il credito anche ad enti come banche e intermediari finanziari. Generalmente le banche accettano i crediti di imposta fino alla capienza del loro debito fiscale.

La disciplina è stata molte volte rivista in questi anni per evitare cessioni multiple che hanno dato adito a molte truffe. D’altronde lo stesso Presidente del Consiglio Mario Draghi negli ultimi mesi ha più volte detto che il Superbonus 110% è la più grande truffa della storia d’Italia. Tra gli intermediari che consentono di cedere il credito vi è Cassa depositi e prestiti che però nei mesi scorsi ha chiuso la piattaforma per la cessione del credito al fine di effettuare dei controlli, viste le numerose truffe emerse e il costante aggiornamento normativo che ha creato non poche difficoltà. Nel frattempo è continuata l’evasione delle pratiche già inserite in piattaforma. Da qualche giorno ci sono però delle novità.

Annuncio di Cassa depositi e prestiti: a breve la riapertura della piattaforma per la cessione del credito

Cassa depositi e prestiti sta inviando in questi giorni a banche e confidi una comunicazione in cui rende noto che è prossima alla riapertura della piattaforma per la cessione dei crediti in favore delle imprese. La cessione sarà effettuata al 91,5%, corrispondente al 100,6% del valore nominale per il Superbonus 110% e all’83,5% del valore nominale per gli altri bonus previsti dalla normativa italiana.

In base alle nuove normative, Cassa depositi e prestiti non è autorizzata all’acquisto di crediti per cessioni successive alla prima. Di conseguenza potrà acquistare solo crediti da imprese in prima cessione e attraverso sconto in fattura esercitato dal beneficiario della detrazione.

Dal 1° maggio deve inoltre essere segnalata l’eliminazione della possibilità di cessione parziale del credito, quindi si potranno cedere a Cassa Depositi e prestiti solo i crediti nella loro totalità.

In caso di Superbonus al 110% la cessione sarà possibile sia a lavori conclusi sia per singoli Sal (stato avanzamento lavori) mentre in caso di altri bonus casa, la cessione potrà avvenire solo a lavori conclusi.

Importi riconosciuti per la cessione del credito

Si è anche detto che cambiano gli importi, per le cessioni relative al Superbonus 110% la cessione si avrà sul valore nominale del 95% a questa deve essere sottratta una percentuale di 1,5% che sarà il compenso dell’intermediario. Questo implica che colui che effettua la cessione, impresa, del credito maturato non otterrà il 110% ma il 93,5%.

Per gli altri bonus vigenti, ad esempio il bonus ristrutturazioni al 50% oppure l’ecobonus al 65%, la cessione sarà effettuata all’85%, su quanto ovviamente maturato, ad esempio per un bonus ristrutturazione al 50% i cui lavori sono costati 20.000 euro, il credito dovrebbe corrispondere a 10.000 euro e con Cassa depositi e prestiti in caso di cessione si ottiene l’85% e a questa quota deve essere sottratto un ulteriore 1,5% di commissione, si ottiene quindi un rimborso finale dell’83,5%.

Occorre sottolineare che Cdp ancora non ha reso nota la data della riapertura della piattaforma per la cessione del credito.

Libretti postali dormienti: partono le chiusure di Poste Italiane. Che fare?

Poste Italiane ha iniziato la chiusura dei libretti postali dormienti, ma qual è la procedura adottata, chi è interessato, come evitare che ciò accada e quali sono le prossime date previste per la chiusura dei conti?

Quali sono i libretti postali dormienti?

I libretti di risparmio postale sono un metodo di risparmio e di investimento sicuro, i tassi di interesse sono molto bassi, negli ultimi anni praticamente quasi nulli, allo stesso tempo le somme depositate e maturate sono garantite dallo Stato attraverso Cassa Depositi e Prestiti. Proprio a causa del basso tasso di interesse le somme sono considerate al pari del denaro liquido e non investimenti e di conseguenza sono sottoposte a imposta di bollo come il conto corrente.

Sono molte però le persone che dimenticano anche di avere questi strumenti e per Poste Italiane mantenerli in vita rappresenta un onere. Proprio per questo si è stabilita la chiusura dei conti dormienti. La prima cosa da capire è quali rapporti rientrano in tale categoria. Si tratta di libretti di risparmio postale “non movimentati dal titolare da più di 10 anni, non sottoposti a procedimenti o blocchi operativi che ne impediscano la movimentazione delle somme e che abbiano un saldo superiore a 100 euro.” Questa la definizione data proprio da Poste Italiane.

Procedura per la disattivazione dei libretti postali dormienti

La disattivazione dei libretti postali dormienti non è automatica, infatti il singolo intestatario che è in possesso di un libretto di risparmio dormiente almeno 180 prima della chiusura dello stesso riceve una comunicazione. Nei successivi 180 giorni può effettuare un’operazione sul libretto oppure inviare una comunicazione all’indirizzo del mittente in cui manifesta la volontà di non chiudere il rapporto.

Se l’utente non si attiva nei termini visti, le somme residue presenti sul libretto saranno devolute al fondo gestito da Consap, istituito ai sensi dell’art. 1, comma 343, della legge n. 266/2005 e disciplinato dal Regolamento di cui al D.P.R. 22 giugno 2007 n. 116 . Le somme devolute al fondo gestito da Consap sono recuperabili, ma in questo caso il risparmiatore deve fare apposita istanza appunto al fondo.

Dove trovo l’elenco dei libretti postali dormienti?

Non ricordi se hai un conto dormiente? In questo caso all’indirizzo https://buonielibretti.poste.it/prodotti/libretti-dormienti.html puoi trovare l’elenco dei libretti postali dormienti e quindi provvedere a chiuderlo chiedendo la liquidazione delle somme oppure a compiere un’operazione prima ancora di ricevere la comunicazione da Poste Italiane.

Negli elenchi divisi per data sono indicati l’ufficio postale emittente e il numero del libretto, per ragioni di privacy non sono indicati i nomi. Certamente per la persona interessata potrebbe essere difficile ritrovare il proprio libretto di risparmio postale, magari è rimasto in qualche scatolone del nonno.

Gli ultimi elenchi pubblicati riguardano chiusure attuate dal 20 ottobre 2022, il penultimo elenco le chiusure al 21 giugno 2022. Gli elenchi precedenti riguardano conti già chiusi.

Buoni Fruttiferi Postali: Inammissibilità class action, i motivi

Rese note le motivazioni che hanno spinto il Tribunale di Roma a dichiarare inammissibile la class action contro Poste Italiane intentata da Federconsumatori a tutela dei risparmiatorim che hanno sottoscritto Buoni Fruttiferi Postali emessi tra il 1° luglio 1986 e il 31 ottobre 1995 con indicazione “serie Q”. Ecco i chiarimenti sulla inammissibilità della class action.

Inammissibilità class action contro Poste Italiane: arrivano le motivazioni

Il giorno 13 gennaio 2022 è stata depositata l’ordinanza di inammissibilità della class action contro Poste Italiane intentata da Federconsumatori a tutela dei risparmiatori che hanno visto calcolare le imposte sui loro Buoni Fruttiferi Postali con il metodo della capitalizzazione annuale degli interessi e non con la capitalizzazione al momento della riscossione. Questo metodo di calcolo infatti è particolarmente svantaggioso per i risparmiatori e soprattutto ha già avuto la censura del Tribunale di Bergamo con la sentenza 1390 del 2020.

Nelle scorse ore sono state rese note le motivazioni per le quali la sedicesima sezione del Tribunale di Roma ha ritenuto inammissibile la class action andando così a deludere gli oltre 5.000 risparmiatori che avevano già manifestato la pre-adesione alla procedura.

Disciplina della class action posteriore rispetto all’emissione dei Buoni

Il primo motivo è strettamente temporale. In Italia la class action, cioè la possibilità di intentare un’azione legale a tutela di una “classe” di soggetti che vogliono tutelare “diritti individuabili omogenei” è entrata in vigore nel 2009, ma come ha fatto rilevare Poste Italiane che naturalmente ha cercato di far valere le proprie ragioni, l’emissione dei Buoni Fruttiferi Postali della serie Q è antecedente rispetto all’entrata in vigore di questa disciplina.

Federconsumatori, invece ritiene che l’azione sia ammissibile perché il torto sarebbe emerso non al momento dell’emissione, ma al momento della riscossione dei Buoni.

L’azione doveva essere intentata contro Cassa Depositi e Prestiti e il Ministero dell’Economia e delle Finanze

La seconda motivazione riguarda la necessità di integrare il contraddittorio, infatti l’azione non doveva essere presentata solo contro Poste Italiane, ma anche contro il Ministero dell’Economia e delle Finanze e contro Cassa Depositi e Prestiti che hanno emessi i Buoni oggetto di controversia.

I “ricorrenti” non sono consumatori ma investitori

La terza motivazione addotta è basata sul fatto che la class action è un’azione legale collettiva generalmente riservata ai consumatori e infatti questa procedura fino al maggio 2021 non era disciplinata nel Codice di Procedura Civile, ma all’interno del Codice dei Consumatori. Il caso che però qui interessa non ha ad oggetto comportamenti lesivi dei diritti del consumatore, ma di investitori.

Di conseguenza anche Federconsumatori non è soggetto idoneo a tutelare gli interessi dei risparmiatori.

A ben vedere si tratta di motivi ostativi di tipo procedurale, d’altronde il giudice in questa fase non può entrare nel merito delle questioni. Da parte sua Federconsumatori ha già reso noto che intende proporre ricorso avverso tale decisione. Per i risparmiatori resta comunque la possibilità di procedere autonomamente a tutela dei loro diritti facendo riferimento alle sentenze già emesse e tra queste appunto la 1390 del 2022 pronunciata dal Tribunale di Bergamo. Per saperne di più leggi l’articolo: Tassazione Buoni Fruttiferi Postali: la decisione del Tribunale di Bergamo 

e l’articolo: Buoni Fruttiferi Postali: perché ci sono controversie sulla serie Q/P

Buoni fruttiferi postali per minori: sono convenienti?

L’università, la scuola, il master, un’attività, una casa: genitori e parenti in genere vogliono sempre dare il massimo ai piccoli di casa e proprio per questo spesso pensano fin dalla tenera età a investimenti per il loro futuro. Tra gli strumenti apprezzati ci sono sicuramente i buoni fruttiferi postali per minori, ma di cosa si tratta e cosa sono?

Cosa sono i buoni fruttiferi postali per minori?

I Buoni Fruttiferi per minori sono uno strumento di investimento a cui gli italiani hanno dimostrato di essere molto affezionati, anche se in passato sicuramente lo erano di più. A molte famiglie negli anni Ottanta e Novanta hanno consentito di creare dei veri tesoretti e proprio per questo hanno costituito regali per nascite, battesimi, comunioni, festività varie e cerimonie. Oggi non hanno lo stesso successo del passato soprattutto perché i tassi di interesse sono molto bassi, ma le persone dimostrano di esservi ancora molto affezionate, proprio per questo continuano a comprarli.

Oggi i Buoni Fruttiferi per minori possono essere sottoscritti in favore di tutti i minori da 0 a 16 anni e 6 mesi, li emette Cassa Depositi e Prestiti e sono collocati sul mercato da Poste Italiane. Possono avere tagli a partire da 50 euro e multipli. Il buono fruttifero per minori può essere sottoscritto senza alcun onere e senza dover avere altri prodotti finanziari, quindi non occorre avere un conto corrente o un libretto di risparmio postale.

Come sono calcolati gli interessi sui buoni per minori?

Il tasso di interesse che si matura dipende da quanto tempo manca al minore per il compimento del diciottesimo anno di vita. In particolare, prima si sottoscrive il buono e maggiori saranno gli interessi che possono maturare. L’interesse massimo è del 2,50%, ma per ottenerlo è necessario sottoscrivere il buono alla nascita e poi riscuoterlo al compimento del diciottesimo anno di vita del ragazzo. Più passa il tempo e minori sono i tassi di interesse maturati. Ad esempio se stipulo oggi un buono per un neonato del valore di 500 euro, al compimento del diciottesimo anno di età avrà un rimborso di 742,05 euro.

Se invece sottoscrivo oggi un buono fruttifero per minori dello stesso valore, ma per un bambino di due anni di età, potrà riscuotere 739, 26 euro. Si può notare che la differenza è poca. Se invece il bambino ha 4 anni, quindi è nato nel 2017, gli importi maturati saranno 659,15 euro. Man mano gli importi quindi diminuiscono anche perché si riduce il termine temporale di investimento. Gli importi che abbiamo visto sono netti. Deve essere ricordato che sugli interessi maturati si dovrà pagare un’imposta pari al 12,50%, inoltre nel caso in cui il valore superi i 5.000 euro, sarà necessario versare l’imposta di bollo.

I buoni fruttiferi postali per minori possono essere riscossi anche prima, ma naturalmente vi è una perdita netta di interessi, inoltre sarà necessario avere un’autorizzazione del giudice tutelare che darà la stessa solo nel caso in cui ritenga che la riscossione in anticipo risponda a un’esigenza del minore.

Documenti necessari

Per poter sottoscrivere un buono fruttifero per minori è necessario avere con sé:

  • il certificato di nascita del minore (in alternativa il passaporto o la carta di identità) e il suo codice fiscale o tessera sanitaria;
  • codice fiscale del richiedente (genitore, nonno o chiunque voglia fare questo regalo);
  • carta di identità o altro documento di riconoscimento in corso di validità del richiedente.

I buoni fruttiferi postali per minori possono essere sottoscritti presso un qualunque ufficio postale oppure da web o App in questo caso è però necessario avere il Libretto Minori. Può essere sottoscritto un buono cartaceo o dematerializzato, in caso di buoni dematerializzati sarà possibile anche la riscossione per frazioni e non dell’interno montante, ma il taglio minimo di riscossione è 50 euro.

Conviene sottoscrivere buoni fruttiferi postali per minori?

La domanda non è affatto ovvia, infatti i tassi di interesse risultano essere bassi, ma di fatto sono più alti rispetto a tante altre forme di investimento e tra quelle i buoni ordinari di Poste Italiane (1,33% lordo e 0,81% netto) e di conseguenza se l’opzione è scegliere tra questi due strumenti, sicuramente conviene di più stipulare i buoni fruttiferi per minori.

Attualmente il panorama degli investimenti è  variegato, infatti si possono acquistare azioni ( da non intestare a minori) che potrebbero avere rendimenti migliori, ma a questi corrisponde comunque un rischio di perdita più elevato, mentre i buoni sono garantiti dallo Stato, di fatto il capitale e piccoli interessi non si perdono. Tra le note positive vi è il fatto che si possono sottoscrivere anche tagli molto piccoli, questo vuol dire che anche il nonno che un mese riesce a risparmiare 50 euro sulla pensione può contribuire a creare un fondo che potrà essere utile in futuro per i più piccoli.

Un’ultima informazione è necessaria: in passato vi era l’abitudine di acquistare buoni postali e intestarli a un minore e a un maggiorenne. Dal 5 ottobre 2003 questa pratica è vietata e di conseguenza l’unica strada per intestare i buoni ai minori, è scegliere questi prodotti postali.

Se vuoi saperne di più sulla disciplina dei buoni fruttiferi postali cointestati leggi l’articolo: Buoni fruttiferi postali cointestati: cosa succede in caso di morte

Nuovi finanziamenti per le zone colpite dal sisma in Centro Italia

Cassa depositi e prestiti ha comunicato che il Consiglio di Amministrazione ha deciso di destinare un nuovo plafond di 560 milioni di euro ai territori che si trovano nel Centro Italia, e precisamente nei territori colpiti dagli eventi sismici a cominciare dal 24 agosto 2016.
Dopo, dunque, il Plafond Sisma Centro Italia, che era stato varato a fine 2016, e che aveva messo a disposizione di imprese e famiglie le risorse necessarie per la ricostruzione di abitazioni e aziende danneggiate, per un totale di 4 miliardi di euro, si aggiunge ora una nuova misura.

Una nota proveniente da CDP specifica: “Dal 2009 CDP ha stanziato circa 20 miliardi a beneficio delle comunità colpite da eventi calamitosi. Più della metà, cioè 12 miliardi sono stati destinati per la ricostruzione e la ripresa delle attività economiche in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto a seguito del sisma 2012 che causò 20 morti; 2 miliardi per ricostruire le abitazioni danneggiate o distrutte dal sisma in Abruzzo nel 2009 con 309 vittime; 90 milioni di euro per la concessione di finanziamenti agevolati a favore dei comuni della Sardegna colpiti dall’alluvione del 2013; 1,5 miliardi per numerosi contesti emergenziali verificatisi a partire dal 2013 su tutto il territorio nazionale e circa 4 miliardi per la ricostruzione privata nei territori del Centro Italia colpiti dagli eventi sismici dall’agosto 2016 che hanno causato 209 morti”.

Vera MORETTI