Cessione del credito Superbonus: Ruffini, le banche hanno ancora capienza

Il Superbonus continua ad essere un nodo cruciale per il Governo e nella giornata del 2 marzo 2023, nell’audizione alla Camera, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha sottolineato che le banche hanno ancora capienza fiscale.

Crediti incagliati Superbonus: le banche hanno ancora capienza fiscale

Le norme per il Superbonus sono cambiate. Difficilmente si tornerà indietro, ma ci sono problemi pregressi da risolvere in particolare sui crediti incagliati, cioè sui crediti vantati dai contribuenti che non hanno sufficiente capienza fiscale e che quindi intendono cederli ad altri soggetti e in particolare a banche.

Le imprese edili e i fornitori sono infatti quasi del tutto esclusi dalla cessione del credito e dallo sconto in fattura visto che hanno in breve tempo esaurito la loro capienza fiscale e non hanno sufficiente liquidità per sostenere il peso delle cessioni del credito vantate dai proprietari degli immobili ristrutturati/da ristrutturare.

Di conseguenza gli unici soggetti che possono effettivamente fornire una soluzione sono le banche e le compagnie di assicurazione che però sono piuttosto restie a continuare queste operazioni, sebbene per loro la cessione rappresenti un vantaggio economico visto che non pagano i crediti al 100%. Le perplessità delle banche sono determinate soprattutto dalla necessità di effettuare serrati controlli sui lavori eseguiti e dalle possibili ricadute in caso di truffe, questo nonostante siano alleggerite le responsabilità a loro carico.

Ernesto Maria Ruffini: banche e assicurazioni possono ancora effettuare la cessione del credito

Ernesto Maria Ruffini nell’audizione alla Commissione Bilancio della Camera ha sottolineato che tra banche e assicurazioni per il 2023 vi è la possibilità di assorbire cessioni del credito per 17,4 miliardi. I dati derivano dall’esame dei modelli F24 del 2022, quando le banche hanno versato 20,4 miliardi di euro di tributi e contributi, trattasi di versamenti che devono ritenersi ricorrenti, di conseguenza si ipotizza una capacità simile anche per il 2023.

Le banche nel 2022 hanno portato in compensazione solo 3,7 miliardi di euro e considerando le rate che hanno a disposizione per il 2023, cioè 9,5 miliardi di euro, restano a carico delle sole banche ulteriori 7,2 miliardi di euro di potenziali cessioni del credito. Naturalmente è difficile anche per i cedenti individuare le banche disponibili a comprare i crediti. Utilizzando lo stesso sistema di calcolo, sottolinea il Direttore, è stata calcolata una capienza per le compagnie di assicurazione pari a 10,2 miliardi di euro su base annua.

Con la stessa metodologia di calcolo, secondo Ernesto Maria Ruffini si può ipotizzare capacità di cessione per le banche pari a 6,9 miliardi di euro dal 2024 al 2026 e addirittura 15 miliardi per ciascun anno dal 2027 al 2031.

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Cessione del credito, alcuni sono esclusi dalla stretta

La cessione del credito rientra tra i provvedimenti presi da questo Governo per dare una stretta al superbonus. Ma alcuni credito sono esclusi dalla stretta.

Cessione del credito, ancora stretta sul bonus

La cessione del credito è sempre stata una delle soluzioni, insieme allo sconto in fattura, per far fronte ai bonus edilizi. Il governo con il decreto-legge n.11 del 17 febbraio 2023 ha bloccato la cessione dei crediti e lo sconto in fattura per tutti i bonus legati al superbonus, ecobonus e sismabonus. Si ricorda che precedentemente ha ridotto anche il superbonus dal 110% al 90%. Del resto il nuovo Governo, già dalla campagna elettorale, aveva dichiarato il suo mancato consenso nei confronti di queste misure.

La scelta, secondo il Ministro dell’economia Giorgetti, è senza dubbio una scelta coraggiosa. Ma si deve intervenire subito per cercare di risolvere i disastri per le imprese e le famiglie che il superbonus ha creato. Come ad esempio i 19 miliardi di crediti che non sono ancora stati ceduti e che riempiono i cassetti fiscali delle aziende che si occupano di edilizia.

I crediti esclusi dalla stretta

A partire dal 17 febbraio le nuove spese per i lavori agevolati possono essere solo recuperate attraverso la detrazione Irpef. Quindi è possibile scaricare le spese con la classica detrazione in 10 anni. Insomma si ritorna indietro al vecchio metodo . Il decreto legge prevede una clausole di salvaguardia per gli interventi avviati prima del 17 febbraio 2023. Quindi tutti coloro che stanno già facendo lavori di ristrutturazione e quindi hanno già presentato la Cilas e ottenuto il titolo abitativo o avviato i lavori possono continuare a optare anche lo sconto in fattura o la cessione del credito.

Dalla stretta sono esclusi anche altri crediti e sono:

  • il credito super-ace;
  • i crediti energia e gas per il terzo trimestre 2022;
  • il bonus chef;
  • i crediti per l’acquisto di carburanti dei settori agricolo e della pesca per il quarto trimestre 2022;
  • il bonus digitalizzazione per le agenzie di viaggio e tour operator;
  • il bous carburante dei settori agricolo e della pesca per il primo trimestre 2023.

Chi può fare ancora la cessione?

Come già detto la cessione del credito è stata bloccata, ma ci sono ancora alcuni casi che possono utilizzarla. E’ il caso delle unità unifamiliari con ingresso autonomo che entro il 16 febbraio 2023 hanno presentato la cilas o richiesto il titolo abitativo. Mentre i condomini oltre al titolo abitativo devono avere ottenuto la delibera assembleare. Anche per gli altri bonus come l’ecobonus, il bonus ristrutturazioni, il sismabonus ed il bonus barriere architettoniche occorre aver fatto richiesta o iniziati i lavori entro il 16 febbraio 2023.

 

Superbonus 2023 per efficientamento energetico: il quadro attuale

Il Superbonus per l’efficientamento energetico è stato introdotto con il decreto legge 34 del 2020. Da quel momento ha subito molte modifiche tendenti, da un lato a dare un quadro uniforme della disciplina (vista la lacunosità di quella iniziale) e dall’altro ad evitare truffe. Attualmente la disciplina del Superbonus 2023 ha subito modifiche con la legge di bilancio 2023 e con il decreto Aiuti Quater. Ecco il quadro di insieme finale attualmente in vigore per le diverse tipologie di immobili.

Superbonus 2023 per immobili unifamiliari

La prima novità importante riguarda gli immobili unifamiliari, in base alle recenti modifiche in alcuni limitati casi potranno continuare ad usufruire del Superbonus 110%. La prima cosa da fare è individuare quali sono gli immobili unifamiliari, si tratta di: edifici unifamiliari e unità immobiliari funzionalmente indipendenti site in edifici plurifamiliari, cioè villette e appartamenti in palazzina aventi però ingresso autonomo.

In questo caso sarà possibile usufruire del Superbonus 110% per le spese sostenute fino al 31 marzo 2023, ma solo nel caso in cui al 30 settembre 2022 siano stati effettuati il 30% dei lavori (ricordiamo che nel 30% possono essere ricompresi anche lavori non rientranti nelle detrazioni).

Questa tipologia di immobile potrà inoltre usufruire del Superbonus 90% per i lavori eseguiti a partire dal 1° gennaio 2023.

Tali immobili potranno però usufruire delle detrazioni ora viste solo nel caso in cui il beneficiario ( titolare di un diritto di proprietà o diritto reale di godimento) abbia un reddito dichiarato inferiore a 15.000 euro, calcolati con il criterio del quoziente familiare e l’immobile sia adibito ad abitazione principale.

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Superbonus 2023 per gli edifici condominiali

Il Superbonus 110% ha avuto conferma anche per gli edifici condominiali ma solo in limitati casi, cioè:

  • l’approvazione dei lavori da parte dell’assemblea condominiale sia intervenuta prima del 18 novembre 2022 (nel caso in cui la nomina dell’amministratore non sia obbligatoria, condomini fino ad 8 unità immobiliari, la data deve essere attestata in una dichiarazione sostitutiva resa dal condomino che ha presieduto l’assemblea in cui vi è stata la deliberazione);
  • Cila presentata entro il 31 dicembre 2022;
  • resta il Superbonus 110% anche nel caso in cui la deliberazione dell’assembloea sia intervenuta tra il 19 e il 24 novembre 2022 e con presentazione della Cila al 25 novembre 2022.

Escluse queste opzioni, per i lavori di efficientamento energetico effettuati dai condomini, si può ottenere il Superbonus 90%.

Il quadro per la cessione del credito

Ricordiamo, infine, che per quanto riguarda la cessione del credito continua ad essere possibile la cessione alle imprese costruttrici, ai fornitori e agli istituti di intermediazione finanziaria. Tali soggetti possono a loro volta effettuare altre due cessioni, ma solo in favore di  soggetti “vigilati”, vale a dire banche e intermediari finanziari iscritti all’albo, società appartenenti a un gruppo bancario iscritto all’albo, imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia. Mentre alle banche e alle società appartenenti a un gruppo bancario è sempre consentita la cessione del credito a correntisti che non siano persone fisiche e quindi a società, professionisti e titolari di partita Iva.

Per chi ha un vecchio immobile è bene ricordare che questo è il momento giusto per una ristrutturazione con efficientamento energetico, infatti, nonostante la riduzione delle detrazioni fiscali spettanti, a breve, con l’entrata in vigore della direttiva UE sulle case green potrebbero essere costretti ad effettuare i lavori.

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Crediti incagliati Superbonus 110%: arriva l’operazione di Banca Intesa

Buone notizie per chi ha dei crediti incagliati con il Superbonus 110%, mentre la partita della proroga per la presentazione della Cilas è ancora aperta, in quanto gli emendamenti presentati ancora non sono caduti, il gruppo Intesa San Paolo ha reso noto che sono stati sbloccati 1,3 miliardi di euro di crediti di imposta, la più grande operazione finora compiuta in questo settore e che permetterà a molti proprietari di casa restati bloccati di ripartire con i lavori.

Perché ci sono crediti incagliati per il Superbonus?

Per capire l’importanza di questa operazione è bene fare una piccola premessa. Il Superbonus prevede la possibilità di riscattare gli importi dei lavoro eseguiti tramite crediti di imposta, cioè compensazione con le tasse da versare. Per evitare i problemi legati all’incapienza fiscale dei proprietari (cioè le tasse non bastano a coprire gli importi dei lavori), la normativa prevede la possibilità di cessione dei crediti a imprese, fornitori e infine banche (queste a loro volta possono cedere i crediti).

Di fatto imprese e fornitori già dopo poco dall’introduzione hanno esaurito la loro capienza fiscale e di conseguenza sono rimaste le banche che, da un lato hanno quasi esaurito la loro capienza fiscale e dall’altro hanno dovuto far fronte alle tante modifiche legislative e soprattutto all’introduzione di nuove responsabilità inerenti le “truffe” che purtroppo nel settore abbondano. L’insieme di questi fattori, semplicisticamente spiegati, ha portato alla nascita dei crediti incagliati e molti cantieri già avviati ormai bloccati.

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I dettagli dell’operazione Banca Intesa San Paolo per i crediti incagliati

Il comunicato di  Banca Intesa naturalmente non svela tutti i dettagli della importante operazione, ma di fatto rende noto ciò che più interessa ai proprietari che hanno crediti Superbonus incagliati. La banca Intesa San Paolo ha provveduto alla cessione dei crediti per 1,3 miliardi di euro a Ludoil Energy, impresa impegnata nel settore dell’energia, infrastrutture ed economia circolare.

La cessione riguarda esclusivamente i crediti di imposta acquistati dalle banche dal mese di maggio 2022 e aventi il codice univoco rilasciato dall’Agenzia delle Entrate. Questa cessione riapre il mercato dei crediti e quindi consentirà alle imprese di ampliare la loro capacità fiscale, di fatto è come se liberasse risorse pari a 1,3 miliardi di euro. Intesa San Paolo ha sottolineato che nello sblocco dei crediti incagliati darà la priorità ai propri clienti.

Sappiamo bene che il Governo ha già dichiarato che in merito al Superbonus l’obiettivo principale non è tanto prorogare i termini per la presentazione della Cilas da parte dei condomini, quanto far fronte alle difficoltà che stanno affrontando imprese con i lavori bloccati a causa dei crediti incagliati e questa operazione va proprio in tale direzione. L’obiettivo è anche evitare che i crediti fiscali siano considerati debito pubblico con tutte le conseguenze che ne deriverebbero per il Paese. Deve però essere ricordato che, nonostante questa cessione rappresenti una boccata d’aria, il mercato è comunque saturo perché le banche sono al limite della capienza dei crediti fiscali.

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Superbonus 110: cessione del credito in 10 anni per i cessionari

Arrivano nuove modifiche al decreto Aiuti Quater e ora c’è la possibilità per i cessionari del credito di imposta di “riscuotere” la cessione del credito acquisita in 10 rate annuali e non in 4-5 come in precedenza. Ecco cosa cambia.

Cessione del credito in 10 anni per il Superbonus 110%

Il Superbonus 110% continua a mettere in difficoltà il Governo che, dopo aver riportato il credito riconosciuto a fronte della realizzazione di lavori trainanti e trainati al 90% per tutti coloro che non consegnano la Cilas entro il 25 novembre, ora sta pensando a come aiutare coloro che si sono ritrovati con i crediti bloccati in quanto non trovano un cessionario.

In base alle ultime dichiarazioni dovrebbe esserci una modifica alla legge 34 del 2020 istitutiva del Superbonus 110%. In seguito a questa modifica la cessione del credito o lo sconto in fattura disposti in favore dei soggetti di cui all’articolo 121, comma 1, lettere a) e b), del medesimo decreto legge n. 34 del 2020, possono essere ripartite in quote annuali, di pari importo, fino a 10 anni, su richiesta del cessionario. Le disposizioni attuali prevedono che la detrazione per gli interventi che danno diritto al superbonus sia ripartita in 5 quote annuali, ma a partire dal 1° gennaio 2022 le quote sono state ridotte a 4.

Questa norma troverebbe applicazione per le operazioni di cessione o sconto in fattura perfezionatesi entro il 10 novembre 2022 e quindi non per il futuro. L’obiettivo è proprio quello di sbloccare le operazioni già ammesse e che non trovano copertura attraverso la cessione del credito. Con questa disposizione le imprese e le banche avranno più tempo per scontare i crediti maturati attraverso le loro imposte e di conseguenza dovrebbero più facilmente concedere tale beneficio. Le modalità attuative del provvedimento dovrebbero poi essere rese note dall’Agenzia delle Entrate con separato provvedimento.

Cessione del credito in 10 anni: le banche potrebbero ridurre le quote riconosciute

C’è però da dire che recuperare le somme in 10 anni per banche e imprese comunque costituisce un fardello da portarsi dietro e può portare problemi di liquidità, ecco perché con molta probabilità i soggetti che eserciteranno tale opzione potrebbero far scontare questa scelta ai proprietari/cedenti. Questo avverrebbe attraverso il riconoscimento di una percentuale di credito inferiore rispetto a quella finora riconosciuta.

Nel frattempo ricordiamo che sia Poste Italiane, sia Banca Intesa hanno per ora bloccato le operazioni di cessione del credito in seguito alle sentenze che hanno bloccato il dissequestro delle cessioni.

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Cessione del credito Superbonus 110%: serve il video dei lavori

Il Superbonus non smette di stupire e tra coloro che sono impegnati nella cessione del credito c’è chi chiede il video comprovante lo stato di avanzamento dei lavori.

Nuove misure per una cessione del credito sicura

L’Agenzia delle Entrate, in seguito a numerose frodi, con la Circolare 23/E/2022 ha previsto la responsabilità in solido tra il beneficiario del bonus 110% e i soggetti che operano la cessione del credito. Successivamente il Governo ha provveduto a semplificare le procedure prevedendo la responsabilità in solido solo in caso di dolo o colpa grave. Questo alleggerimento della responsabilità non trova applicazione nel caso in cui il cessionario sia una banca o un istituto di credito in genere. Proprio per questo tali soggetti prima di addivenire alla cessione del credito pongono molta attenzione e vi è una società, Deloitte, che addirittura richiede dei video della durata massima di 5 minuti in cui possano desumersi i lavori eseguiti e quindi lo Stato di Avanzamento dei Lavori (SAL).

La novità potrebbe essere anche ben accetta, ma siamo ormai agli sgoccioli, infatti il 30 settembre è la data ultima per le villette unifamiliari per dimostrare di aver portato a termine almeno il 30% dei lavori. In caso contrario si decade dalle agevolazioni, sebbene le stesse siano già state riconosciute.

Cessione del credito: le banche iniziano a chiedere i video dei lavori

Deloitte a molti forse dice poco, ma in realtà si tratta della società che gestisce la cessione dei crediti per conto di Intesa San Paolo. La società ha precisato che si tratta di una misura utile al contrasto alle frodi in attuazione delle disposizioni contenute nella circolare 23 dell’Agenzia delle Entrate. Deloitte sottolinea che è noto che l’Agenzia delle Entrate sta effettuando controlli sul 60%-80% dei bonus concessi e quindi c’è un’elevata probabilità che le frodi siano scoperte e che di conseguenza sia applicata la norma che prevede la responsabilità solidale tra cessionario e beneficiario. La maggior parte degli istituti di credito chiede le foto del SAL, ma Deloitte vuole maggiori prove.

Deloitte afferma che è evidente che un breve video inerente lo stato dei lavori proveniente dall’asseveratore possa costituire per l’Agenzia delle Entrate una prova inconfutabile del SAL, cioè dello Stato di Avanzamento dei Lavori, e rappresenta una tutela erariale e della collettività.

Come deve essere realizzato il video per la cessione del credito del Superbonus 110%?

In base alle indicazioni fornite da Deloitte il video deve riprendere il volto dell’asseveratore e l’immobile oggetto dell’intervento, è necessario inquadrare il cartellone che deve essere esposto sul cantiere e che indica tutti i dati relativi ai lavori, deve essere inquadrato il numero civico e il contesto urbanistico.

Nel video dovranno essere citati gli importi spesi e gli interventi asseverati inquadrando gli stessi, ad esempio se il tetto è stato rifatto deve essere inquadrato il tetto, se il cappotto termico è stato montato deve essere inquadrato e via discorrendo.

Naturalmente non sono mancate critiche perché questo tipo di asseverazione, come sottolinea Rete Professioni Tecniche, non ha alcun appiglio normativo. Resta il fatto che trattasi di una scelta dell’istituto finanziario che può decidere quali certezze richiedere al beneficiario prima di accettare la cessione. Inoltre si tratta di una pratica che potrebbe presto essere richiesta anche da altri istituti.

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Superbonus 110%: come sbloccare la cessione del credito

Il Superbonus 110% vede oggi molti cantieri bloccati, la causa principale sono le nuove norme, indicate soprattutto nella circolare 23/E/2022 dell’Agenzia delle Entrate che rendono difficile optare per la cessione del credito. Vediamo come provare a sbloccare i fondi.

Superbonus 110%: cantieri bloccati a causa della responsabilità in solido del cessionario

La circolare 23/E/2022 dell’Agenzia delle Entrate prevede la responsabilità in solido tra il beneficiario e il cessionario del credito di imposta nel caso di lavori dichiarati e non eseguiti. Ciò ha indotto gli intermediari finanziari, come banche e Poste Italiane a porre particolare attenzione prima di acquistare i crediti del Superbonus 110% da parte dei beneficiari.

La circolare infatti sottolinea che ci sono elementi da considerare particolarmente rilevanti al fine di rilevare tentativi di frode e a cui porre attenzione, tra questi vi sono i lavori dichiarati, ma non effettuati e il non rispetto dei tempi previsti. Ricordiamo che il 30 settembre scade il termine per l’esecuzione del 30% dei lavori da parte dei proprietari di immobili unifamiliari. Sono sintomo di tentativi di frode anche l’incongruenza tra il valore dell’immobile e il valore dei lavori per i quali si chiede la cessione del credito.

L’Agenzia delle Entrate richiede quindi ai potenziali beneficiari di porre particolare attenzione alle operazioni di acquisto, infatti nel caso in cui dai controlli dovessero emergere delle anomalie il cessionario sarà ritenuto responsabile in solido con il beneficiario e quindi potrebbe non ottenere il rimborso del credito di imposta. Si chiede all’intermediario di effettuare verifiche sullo stato dei lavori e di documentare le stesse anche attraverso rilievi fotografici. All’intermediario si chiede di adottare la specifica diligenza professionale nel valutare le cessione del credito inerente il Superbonus 110%.

Cantiere bloccato? Ecco come sbloccare la cessione del credito Superbonus 110%

Fatta questa lunga premessa, appare evidente che per poter sbloccare i lavori e velocizzare le operazioni di cessioni del credito è opportuno per il potenziale beneficiario effettuare rilievi fotografici costanti fin da prima dell’inizio dei lavori in modo da dimostrare lo stato iniziale dell’immobile e in seguito ulteriori rilievi fotografici che dimostrino l’avanzamento dei lavori eseguiti. In questo modo anche per l’intermediario finanziario a cui si vuole cedere il credito sarà più semplice stipulare l’atto senza timore di non riuscire a ottenere il riconoscimento del credito di imposta.

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Superbonus: conversione DL Aiuti via libera alla cessione dei crediti ai correntisti

Nella conversione del decreto Aiuti già votata alla Camera c’è un’importante novità per la cessione dei crediti: le banche potranno a loro volta cedere i crediti alle partita Iva. Ecco cosa cambia.

Superbonus 110%: nel conversione al decreto Aiuti arriva il via libera alla quarta cessione

Buone notizie per coloro che hanno iniziato i lavori per il Superbonus ma hanno i crediti bloccati, infatti arriva un emendamento al decreto legge Aiuti che consente di sbloccare i fondi. Abbiamo visto in un precedente articolo che l’Agenzia delle Entrate ha riferito che ci sono 5 miliardi di euro bloccati nel cassetto fiscale. Allo stesso tempo abbiamo visto che i fondi disponibili per il superbonus 110% sono ormai esauriti. Al fine di sbloccare questa situazione, nel decreto Aiuti che deve ora superare il passaggio al Senato, che sembra però inevitabile, è prevista la possibilità per le banche di cedere ulteriormente i crediti.

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Cessione dei crediti del Superbonus anche ai correntisti

Si tratta dell’ennesima modifica al meccanismo della cessione del credito, infatti la normativa attualmente in vigore prevede che nel momento in cui il beneficiario chiede lo sconto in fattura, oppure cede il credito all’impresa che si occupa dei lavori, questi soggetti possono utilizzare tale credito di imposta per scontare le proprie tasse, oppure possono cedere alle banche o intermediari finanziari.

Con la normativa ora in vigore non ci possono essere ulteriori cessioni. Questo ha però destabilizzato il panorama perché le banche, dopo aver scontato i debiti fiscali che loro stessi hanno maturato, hanno smesso di accettare la cessione del credito, si parla di incapienza fiscale. Tra le piattaforme bloccate vi sono quelle di Poste Italiane, ma anche di moltre altre banche come Unicredit e Intesa.

La norma prevista nel decreto Aiuti mira a sbloccare tale situazione, infatti è prevista la possibilità per le banche e gli intermediari finanziari di cedere ulteriormente i crediti, ma solo a clienti con partita Iva. È  espressamente esclusa la possibilità di cedere i crediti a consumatori quindi correntisti senza partiva Iva.

Il decreto Aiuti prevede che questa norma trovi applicazione retroattiva, quindi sarà possibile optare per la ulteriore cessione del credito da parte di banche e intermediari finanziari per cessioni o sconti in fattura comunicate all’Agenzia delle Entrate prima della data di entrata in vigore della legge di conversione del dl Aiuti.

Imprese energivore: dal 7 luglio domande per cessione del credito. Modello

In questi mesi sono molte le misure di aiuto alle imprese che si avvicendano e mirano ad aiutare le imprese ad affrontare le difficoltà economiche legate agli aumenti soprattutto della spesa energetica, cercando così anche di evitare rincari a pioggia su tutti i prodotti che comunque richiedono un costo energetico per la loro produzione. Tra le attività destinatarie di aiuti ci sono le imprese energivore cioè ad elevato consumo energetico che possono sfruttare anche la cessione del credito di imposta maturato.

Imprese energivore: quali sono e quando possono avvalersi della cessione del credito di imposta?

Nel decreto Sostegni Ter, al fine di aiutare le imprese energivore a far fronte all’aumento dei costi energetici, è stato previsto il credito di imposta da utilizzare in compensazione per far fronte a “debiti” fiscali.  Sono considerate imprese energivore quelle che hanno un consumo medio di energia, calcolato nel periodo di riferimento, pari ad almeno 1 Gwh/anno, mentre sono escluse dalle agevolazioni le imprese che manifestano delle difficoltà.

Affinché le imprese energivore possano ottenere il credito di imposta, è necessario che siano iscritte nell’elenco della CSEA ( cassa per i servizi energetici e ambientali) che comprende le imprese ad elevato consumo energetico, infine l’impresa deve dimostrare di aver subito un incremento di oltre il 30% dei costi medi per kilowattora, al netto delle imposte e di eventuali sussidi nei trimestri di riferimento.

Il contributo che si può ottenere sotto forma di credito di imposta è pari al 20% delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2022 e al 25% per il secondo trimestre 2022.

Fatta questa precisazione, occorre sottolineare che il decreto legge 21 del 2022 (articoli 3, 4, 9 e 18 ) e l’articolo 15.1 del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4 hanno previsto la possibilità di cessione di tali crediti ad altri soggetti.

Modello e istruzioni dell’Agenzia delle Entrate per cessione del credito imprese energivore

L’Agenzia delle Entrate con provvedimento del 30 giugno 2022 ha approvato il modello e le istruzioni per poter accedere alla cessione del credito. Le istanze potranno essere presentate telematicamente dal soggetto che appone il visto di conformità, se lo stesso è richiesto, oppure dall’impresa cedente ( o suo intermediario) a partire dal giorno 7 luglio 2022 e fino al 21 dicembre 2022.

Il modello che è possibile scaricare in fondo all’articolo insieme alle istruzioni per la compilazione può essere utilizzato per la cessione del seguenti crediti di imposta:

  • Codice 7720credito d’imposta a favore delle imprese energivore (primo trimestre 2022), di cui all’articolo 15 del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4;
  • Codice 7721 – credito d’imposta a favore delle imprese energivore (secondo trimestre 2022), di cui all’articolo 4 del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17;
  • Codice 7722 – credito d’imposta a favore delle imprese a forte consumo di gas naturale (primo trimestre 2022), di cui all’articolo 15.1 del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4;
  • Codice 7723 – credito d’imposta a favore delle imprese a forte consumo gas naturale (secondo trimestre 2022), di cui all’articolo 5 del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17;
  • Codice 7724 – credito d’imposta a favore delle imprese non energivore (secondo trimestre 2022), di cui all’articolo 3 del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21;
  • Codice 7725 – credito d’imposta a favore delle imprese diverse da quelle a forte consumo gas naturale (secondo trimestre 2022), di cui all’articolo 4 del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21;
  • Codice 7726 – credito d’imposta per l’acquisto di carburanti per l’esercizio dell’attività agricola e della pesca (primo trimestre 2022), di cui all’articolo 18 del decreto-legge 1° marzo 2022 n.17.

Deve essere ricordato che il credito può essere ceduto solo per intero e la cessione deve essere tracciabile.

Modelli da scaricare

Modello cessione del credito imprese energivore

Istruzioni modello cessione del credito imprese energivore

Leggi anche Bonus locazioni imprese turistiche: domande dall’11 luglio. Modello

 

Superbonus e cessione del credito: Cassa depositi e prestiti riapre la piattaforma

Dopo la sospensione di inizio anno, Cassa depositi e prestiti, Cdp, (società per azioni controllata dal ministero dell’Economia) riapre la piattaforma per la cessione del credito Superbonus 110% e non solo.

Nuove opportunità per le imprese: riapre la piattaforma per la cessione del credito di Cassa depositi e prestiti

Tradizionalmente i bonus edilizi possono essere recuperati attraverso detrazione fiscale, in 5 o 10 anni. Tale soluzione ha diversi inconvenienti, cioè la possibilità di recuperare le somme in molti anni, la difficoltà a recuperare tutto il credito maturato in caso di incapienza del proprio debito fiscale.

Proprio per questo negli ultimi anni i bonus per l’edilizia hanno cambiato volto e consentono di ottenere lo sconto in fattura del credito maturato, in questo caso chi ha venduto i prodotti, oppure chi ha eseguito i lavori, l’impresa edile, potrà recuperare tramite il suo credito fiscale, in alternativa potrà cedere il credito anche ad enti come banche e intermediari finanziari. Generalmente le banche accettano i crediti di imposta fino alla capienza del loro debito fiscale.

La disciplina è stata molte volte rivista in questi anni per evitare cessioni multiple che hanno dato adito a molte truffe. D’altronde lo stesso Presidente del Consiglio Mario Draghi negli ultimi mesi ha più volte detto che il Superbonus 110% è la più grande truffa della storia d’Italia. Tra gli intermediari che consentono di cedere il credito vi è Cassa depositi e prestiti che però nei mesi scorsi ha chiuso la piattaforma per la cessione del credito al fine di effettuare dei controlli, viste le numerose truffe emerse e il costante aggiornamento normativo che ha creato non poche difficoltà. Nel frattempo è continuata l’evasione delle pratiche già inserite in piattaforma. Da qualche giorno ci sono però delle novità.

Annuncio di Cassa depositi e prestiti: a breve la riapertura della piattaforma per la cessione del credito

Cassa depositi e prestiti sta inviando in questi giorni a banche e confidi una comunicazione in cui rende noto che è prossima alla riapertura della piattaforma per la cessione dei crediti in favore delle imprese. La cessione sarà effettuata al 91,5%, corrispondente al 100,6% del valore nominale per il Superbonus 110% e all’83,5% del valore nominale per gli altri bonus previsti dalla normativa italiana.

In base alle nuove normative, Cassa depositi e prestiti non è autorizzata all’acquisto di crediti per cessioni successive alla prima. Di conseguenza potrà acquistare solo crediti da imprese in prima cessione e attraverso sconto in fattura esercitato dal beneficiario della detrazione.

Dal 1° maggio deve inoltre essere segnalata l’eliminazione della possibilità di cessione parziale del credito, quindi si potranno cedere a Cassa Depositi e prestiti solo i crediti nella loro totalità.

In caso di Superbonus al 110% la cessione sarà possibile sia a lavori conclusi sia per singoli Sal (stato avanzamento lavori) mentre in caso di altri bonus casa, la cessione potrà avvenire solo a lavori conclusi.

Importi riconosciuti per la cessione del credito

Si è anche detto che cambiano gli importi, per le cessioni relative al Superbonus 110% la cessione si avrà sul valore nominale del 95% a questa deve essere sottratta una percentuale di 1,5% che sarà il compenso dell’intermediario. Questo implica che colui che effettua la cessione, impresa, del credito maturato non otterrà il 110% ma il 93,5%.

Per gli altri bonus vigenti, ad esempio il bonus ristrutturazioni al 50% oppure l’ecobonus al 65%, la cessione sarà effettuata all’85%, su quanto ovviamente maturato, ad esempio per un bonus ristrutturazione al 50% i cui lavori sono costati 20.000 euro, il credito dovrebbe corrispondere a 10.000 euro e con Cassa depositi e prestiti in caso di cessione si ottiene l’85% e a questa quota deve essere sottratto un ulteriore 1,5% di commissione, si ottiene quindi un rimborso finale dell’83,5%.

Occorre sottolineare che Cdp ancora non ha reso nota la data della riapertura della piattaforma per la cessione del credito.