Polizia di Stato e Pubbliche amministrazioni, nuove assunzioni con il decreto Pa

Dal decreto Pa approvato dal Governo emergono importanti novità nel settore delle assunzioni in Pubblica amministrazione, non cambiano solo i concorsi con procedure più snelle, ma ci sono anche importanti novità per quanto riguarda le assunzioni. I settori interessati sono numerosi e tra questi anche la Polizia di Stato.

Assunzioni Forze dell’ordine

Il decreto Pa va incontro alle esigenze di chi vorrebbe lavorare nel corpo della Polizia di Stato, infatti è prevista l’assunzione di un contingente massimo di 302 unità con scorrimento della graduatoria del bando Polizia di Stato del 2022. Si tratta di idonei non vincitori che ora sono ripescati e possono quindi iniziare a lavorare. Per l’Arma dei carabinieri c’è l’assunzione straordinaria di ulteriori 371 unità. Per quanto riguarda invece la Guardia di Finanza le ulteriori assunzioni rispetto alle previsioni iniziali autorizzate con il decreto PA sono di 289 unità che dovranno essere collocate nella componente specialistica Anti Terrorismo e Pronto Impiego del Corpo della guardia di finanza.

Assunzioni semplificate in Pubblica Amministrazione anche senza concorso

La Pubblica amministrazione affronta una fase difficile a causa della mancanza di personale, ecco perché oltre ad essere previsti concorsi snelli e senza la prova orale per i prossimi 3 anni, ci sono ulteriori semplificazioni.

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Ulteriori 3.000 assunzioni sono previste nell’ambito della Pubblica Amministrazione, in questo caso le nuove risorse saranno concentrate soprattutto nei piani di realizzazione del Pnrr. Non si tratterà solo di nuovi concorsi, infatti è prevista la stabilizzazione di personale assunto a tempo determinato che abbia maturato almeno 36 mesi di servizio e che abbia avuto una valutazione positiva del servizio fornito.

Infine, le Pubbliche amministrazioni fino al 31 dicembre 2026 potranno assumere con contratto di apprendistato giovani laureati. Inoltre in seguito ad apposite convenzioni potranno assumere studenti di età inferiore a 24 anni con contratti di formazione e lavoro. I nuovi “arrivati” dovranno essere assunti nell’area funzionari.

Le PA possono stipulare questi contratti nel limite del 10% delle loro facoltà assunzionali. Sempre nei limiti delle facoltà assunzionali delle PA, questi contratti potranno essere trasformati in contratti a tempo indeterminato in seguito a valutazione positiva del servizio prestato e a condizione che i candidati abbiano i requisiti per coprire il ruolo.

Ultime norme

Il decreto Pa interviene sulle norme per l’assunzione dei disabili. In particolare all’interno della quota riservata dalla normativa vigente all’assunzione obbligatoria di soggetti rientranti nelle categorie protette, si individuano particolari categorie di soggetti difficili da collocare nel mondo del lavoro per i quali si crea una sorta di corsia preferenziale.

Per i comuni con meno di 15.000 abitanti viene confermata la possibilità di chiedere l’utilizzo di dipendenti di altre amministrazioni.

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Lavoratori agricoli: governo al lavoro per dare maggiori tutele

Il Governo vara il piano antisommerso volto a dare una vita dignitosa ai lavoratori agricoli cercando di contrastare l’annoso problema del caporalato e dello sfruttamento dei braccianti.

Lavoratori agricoli: formazione per gli operatori dei Centri per l’Impiego

Il Ministero del Lavoro con il decreto ministeriale 28 del 2023 va ad integrare il piano nazionale di lotta al lavoro sommerso del triennio 2023/2025. L’obiettivo è produrre linee guida che possano servire a contrastare lo sfruttamento dei lavoratori in nel settore agricolo, particolarmente rilevante nell’economia italiana e che vede, soprattutto al Sud Italia, condizioni di lavoro lesive della dignità umana. Nel nuovo piano del Ministero vi è l’obiettivo di dare un alloggio a ogni lavoratore straniero impegnato nel settore dell’agricoltura.

Il piano prevede interventi di formazione e informazione per gli operatori dei Centri per l’Impiego in modo che siano in grado di far fronte alle peculiarità di questo settore favorendo l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Implementando i servizi, i lavoratori agricoli possono più facilmente avere contratti di lavoro regolari ed evitare il lavoro sommerso, caratterizzato anche da insediamenti abusivi dopo le persone sono in condizioni disumane, ai limiti della schiavitù.

Alloggi per i braccianti agricoli: i Comuni al centro

Nel contrasto agli insediamenti abusivi si pone particolare attenzione agli enti locali che devono effettuare controlli sul territorio per evitare l’abusivismo e il diffondersi di baraccopoli in cui sono costretti i lavoratori agricoli. Naturalmente sono gli enti di prossimità, cioè i Comuni, a poter meglio svolgere il controllo del territorio.

Le amministrazioni locali sono inoltre coinvolte nel reperimento di alloggi che possano essere utilizzati da chi lavora nei campi, in particolare gli stagionali che nella maggior parte dei casi sono stranieri.

Infine, già nel secondo trimestre del 2023 dovrebbe essere attivo un gruppo di lavoro volto a delineare le nuove linee guida per la tutela dei lavoratori agricoli.

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Ismea Più Impresa: agevolazioni in agricoltura per giovani e donne

Agricoltura: esonero contributivo 2023 per coltivatori diretti e Iap

Stralcio delle cartelle esattoriali: come sapere se il proprio Comune ha aderito?

Con la legge di Bilancio 2023 si è provveduto alla cancellazione delle mini cartelle esattoriali affidate all’agente di riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. La disciplina prevede però la possibilità per i Comuni di non aderire a tale stralcio, la non adesione doveva però essere comunicata all’Agenzia delle Entrate dai comuni, entro il 31 gennaio 2023. Ecco come scoprire se le proprie cartelle esattoriali emesse dai comuni rientrano nella rottamazione quater.

Stralcio delle cartelle esattoriali dei comuni fino a 1.000 euro

La legge di Bilancio 2023, come sottolineato, prevede la possibilità per gli enti diversi rispetto alle amministrazioni statali, le agenzie fiscali e gli enti previdenziali di scegliere se aderire o meno alla rottamazione quater o stralcio delle cartelle esattoriali di importo fino a 1.000 euro. Particolare attenzione destano quindi le cartelle esattoriali dei comuni, ad esempio quelle comprendenti sanzioni per violazioni al codice della strada, Tari e Imu. Per questa tipologia, la legge di bilancio ha stabilito che d’ufficio sono eliminate le sanzioni applicate e gli interessi, compresi quelli di mora, ma per le somme con voce “capitale” (l’imposta base), le spese di riscossione e notifica è necessaria una deliberazione da parte del Comune.

Entrano quindi in gioco i comuni che, entro il 31 gennaio 2023 dovevano inviare all’Agenzia delle Entrate la comunicazione circa la volontà di non aderire allo stralcio delle cartelle esattoriali di importo fino a 1.000 euro. Per i comuni che non hanno provveduto, vi è quindi la cancellazione automatica delle cartelle esattoriali e i contribuenti dal 31 marzo 2023 potranno verificare sul sito dell’Agenzia delle Entrate se vi sono carichi pendenti.

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Come posso sapere se il mio Comune ha aderito allo stralcio delle cartelle esattoriali?

Per coloro che invece vorrebbero sapere già da ora se il proprio Comune ha aderito vi è la possibilità di affidarsi agli organi di stampa, ad esempio i comuni di Milano, Roma, Firenze, Piacenza, Verona e Bari hanno già reso noto di non aver aderito. In alternativa è consigliato controllare il sito internet del proprio Comune di riferimento per verificare attraverso l’albo pretorio cosa ha stabilito. Ha aderito ad esempio il comune di Napoli, quindi i cittadini di Napoli che hanno carichi pendenti con l’amministrazione con cartelle esattoriali di valore fino a 1000 euro affidate all’agente di riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015, potranno non pagare.

Tra gli atti da controllare ci sono le delibere del Consiglio Comunale e/o delibera di Giunta. I comuni infatti stanno andando in ordine sparso. Sul sito del comune di Milano si legge: Per l’Amministrazione comunale “i provvedimenti di sanatoria simili a quelli introdotti” dall’ultima finanziaria, si legge nella delibera da sottoporre all’esame del Consiglio comunale, “disincentivano i comportamenti virtuosi e contrastano con il principio di equità nei confronti dei cittadini, la stragrande maggioranza dei quali adempie ai propri obblighi di contribuzione al sostenimento della spesa pubblica, sia per ciò che concerne la fiscalità generale che dal punto di vista delle entrate di tipo extratributario.

Il comune di Napoli ha aderito con delibera di Giunta, mentre il comune di Agrigento per la non adesione ha preferito la delibera del Consiglio Comunale su proposta della Giunta.

Stralcio delle cartelle esattoriali: slitta il termine e non le comprenderà tutte

La corsa all’approvazione della legge di bilancio 2023 continua e cambiano le ultime regole, in particolare cambia lo stralcio delle cartelle esattoriali o meglio della rottamazione quater.

Slitta di 3 mesi lo stralcio delle cartelle esattoriali

In breve lo stralcio delle cartelle esattoriali prevedeva la cancellazione automatica dal 1° gennaio 2023 di tutte le cartelle esattoriali, di importo fino a 1.000 euro, affidate all’agente di riscossione dal 1° gennaio 2000 e al 31 dicembre 2015. La norma è stata oggetto di un emendamento governativo che per sua natura sarà sicuramente approvato. L’emendamento prevede in primo luogo che lo stralcio automatico sia rimandato di tre mesi, quindi ci sarà dal 31 marzo 2023. Nel frattempo l’Agenzia Entrate e Riscossione invierà agli enti interessati l’elenco delle quote annullate di cui sarà comunque sospesa la riscossione.

I Comuni potranno scegliere se aderire allo stralcio delle cartelle esattoriali

A cosa servono questi tre mesi? Molto probabilmente a chiarire alcuni dubbi e dare tempo agli enti locali per decidere cosa fare. Nella formulazione iniziale infatti era previsto l’annullamento anche delle cartelle aventi ad oggetto multe e sanzioni amministrative le cui entrate erano a carico dei Comuni.

Proprio questi attraverso l’Anci hanno manifestato il loro scontento visto che la norma avrebbe compromesso le loro entrate. È stata quindi data loro la possibilità di decidere se applicare o meno lo stralcio delle cartelle esattoriali. Tra le cartelle esattoriali che potrebbero non rientrare nella rottamazione quater vi sono sono quelle emesse in seguito a violazioni al codice della strada. I contribuenti dovranno quindi attendere altri 3 mesi per capire se dovranno ancora pagare le multe.

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Comuni e stralcio delle cartelle esattoriali a rischio. Cosa succede?

Brutte notizie per le persone che hanno ricevuto cartelle esattoriali per multe e sanzioni di competenza dei  Comuni, questi infatti non sono propensi a far applicare  lo stralcio per le cartelle esattoriali fino a 1000 euro previsto nella legge di bilancio 2022. E deve essere sottolineato che l’ultima parola spetta a loro.

La pace fiscale non piace ai Comuni: potrebbe saltare saldo e stralcio per importi fino a 1000 euro

La legge di bilancio 2023, all’articolo 46 ( prima formulazione 45), prevede lo stralcio delle cartelle esattoriali affidate agli agenti di riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015 e che abbiano importo inferiore a 1.000 euro. Lo stesso sarà automatico dal 1° gennaio 2023 o altra data nel caso in cui non si riuscirà nell’impresa dell’approvazioe della legge di bilancio entro il 31 dicembre 2022. I Comuni hanno però lamentato che applicando questa misura le loro entrate potrebbero drasticamente diminuire, ciò anche considerando che nella maggior parte dei casi gli importi dovuti ai Comuni sono di entità inferiore ai 1.000 euro e potrebbero quindi cadere entrate da Imu e multe per violazioni al codice della strada.

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A lanciare l’allarme è l’Anci ( Associazione nazionale comuni italiani) che ha reso nota la decisione dei Comuni di non adottare la misura, cioè lo stralcio delle cartelle per importi inferiori a 1.000 euro. I Comuni potrebbero cambiare idea solo a fronte della destinazione di ulteriori risorse da parte dello Stato. Attualmente una tale soluzione sembra improbabile visto che le risorse disponibili non sono molte.

Saldo e stralcio cartelle esattoriali: i Comuni potrebbero avere attività bloccate da passivo elevato

Il problema è anche di tipo pratico, a parte il fatto che si tratta di enti di prossimità che devono far fronte a bisogni eterogenei dei cittadini e affrontare molte situazioni di difficoltà, deve essere anche considerato che le entrate da riscuotere sono iscritte tra i residui attivi anche quando non sono riscosse, con lo stralcio automatico delle cartelle esattoriali di importo inferiore a 1.000 euro, dovrebbero invece essere cancellate e di conseguenza potrebbero crearsi veri e propri buchi nelle casse dei Comuni con una crescita del passivo che precluderebbero molte possibilità, tra cui il turn over.

Dall’Anci arriva la proposta di stanziare 80 milioni di euro per ottenere  la pace fiscale da parte dei Comuni, questi andrebbero a coprire solo una parte delle perdite perché le stesse sono state stimate in 300 milioni di euro.

Dall’Anci arriva anche un altro allarme, siccome saranno i Comuni in autonomia a stabilire se approvare o meno lo stralcio, potrebbe capitare che i Comuni più vicini al voto potrebbero provare comunque ad aderire, mentre gli altri no. Si creerebbero quindi situazioni diverse nelle varie zone d’Italia.

Reddito di sussistenza o reddito di cittadinanza? Differenze

Prende sempre più quota l’ipotesi di una modifica al reddito di cittadinanza che dovrebbe essere sostituito dal reddito di sussistenza. Ecco quali sono le ipotesi allo studio.

Dal reddito di cittadinanza al reddito di sussistenza

Terminata la fase in cui tutte le potenziali riforme promesse dal centro-destra erano nebulose, si profila quello che potrebbe essere il reale cambiamento anche del reddito di cittadinanza. Ricordiamo che dall’Unione Europea è arrivato il monito a tutti gli Stati Membri a rafforzare i sistemi di tutela in favore delle persone in stato di bisogno.

La prima cosa che probabilmente sarà fatta è cambiare il nome, non si chiamerà più reddito di cittadinanza, ma reddito di sussistenza e fa ipotizzare una riduzione della platea degli aventi diritto che dovrebbero essere solo coloro che si trovano in un reale stato di bisogno.  Tale riduzione è stata d’altronde già annunciata e riguarderà probabilmente 660.000 percettori.

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Non sarà però questo l’unico cambiamento in atto, infatti si ipotizza una struttura del tutto nuova che andrà a potenziare soprattutto la fase di ricerca attiva del lavoro.

Come sarà il reddito di sussistenza

La prima cosa da sottolineare è che probabilmente l’erogazione non sarà più gestita dall’Inps, ma da Comuni perché sono gli enti di prossimità, cioè quelli che sono maggiormente in grado di percepire i reali bisogni e le reali difficoltà delle famiglie. Va in questa direzione anche la mancata proroga del contratto dei navigator.

In secondo luogo il reddito di sussistenza sarà diretto esclusivamente alle famiglie in cui non sia presente un membro in grado di essere attivo nel mondo del lavoro. Si ritorna quindi all’ipotesi di erogazione in favore di disabili, anziani con pensione al di sotto della soglia di povertà. Sembra inoltre che non sarà fatto mancare il sussidio alle famiglie in cui siano presenti bambini piccoli, ma questa ipotesi è ancora allo studio, infatti c’è anche l’intenzione di potenziare l’Assegno Unico e Universale e quindi questa misura potrebbe in un certo senso sostituire il reddito di sussistenza per queste famiglie, a tutela dei minori.

Le novità però non sembrano finire qui, infatti, al fine di inserire nel mondo del lavoro coloro che dovrebbero non percepire più il reddito di cittadinanza si ipotizza un rafforzamento delle misure in favore delle imprese che assumono i percettori di reddito di cittadinanza. In realtà tali misure già esistono.

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Terzo mandato per sindaci dei comuni fino a 5000 abitanti, arriva il via libera

E’ in atto una piccola rivoluzione per i comuni fino a 5.000 abitanti, infatti già dalle prossime amministrative del 12 giugno il sindaco potrà candidarsi per il terzo mandato consecutivo.

Via libera definititvo del Senato al terzo mandato per i comuni fino a 5.000 abitanti

Si tratta di una riforma da sempre auspicata dai piccoli comuni che hanno anche organizzato negli anni diverse manifestazioni volte a raggiungere questo obiettivo. Il Disegno di Legge era già stato approvato dalla Camera dei Deputati con una larga maggioranza ed è passato al Senato senza che qui fossero apportate modifiche con una maggioranza di 190 voti a favore, nessun contrario e 23 astenuti.

Il provvedimento si compone di tre articoli. Il primo dispone l’inconferibilità di incarichi amministrativi di vertici in enti privati a controllo pubblico in caso di condanna per reati contro la Pubblica Amministrazione.

Il secondo articolo si occupa invece del controllo di gestione ed esclude i comuni con meno di 5.000 abitanti all’obbligo di porlo in essere. Il controllo di gestione è una procedura di controllo volta a verificare l’attuazione degli obiettivi programmati e a controllare l’efficacia e l’efficienza delle misure adottate dalle varie amministrazioni al fine di raggiungere i predetti obiettivi.

Via libera al terzo mandato, piccola rivoluzione per i comuni tra 3.000 e 5.000 abitanti

Infine, c’è l’articolo 3 che è quello più importante. Questo prevede la possibilità per il sindaco che abbia già sostenuto due mandati consecutivi di potersi candidare per il terzo mandato consecutivo. L’incandidabilità scatta con il raggiungimento di 5.000 abitanti. In passato il limite del numero di abitanti era di 3.000 quindi per i comuni con meno di 3.000 abitanti era possibile candidarsi per il terzo mandato elettorale, mentre nei comuni che superavano tale soglia scattava l’incandidabilità. Questa non era definitiva, ma serviva solo ad interrompere la continuità.

Le nuove norme entreranno in vigore già dalla prossima tornata elettorale del 12 giugno in cui saranno impegnati 982 comuni . In Val D’aosta si voterà il 15 maggio mentre in Trentino Alto Adige il 29 maggio. Nella stessa data ci sarà anche il voto per i 5 referendum approvati, quindi le urne saranno in realtà aperte in tutta Italia.

Deve anche essere sottolineato che si sta lavorando a un disegno di legge delega per la riforma del TUEL, Testo Unico Enti Locali. Tra le proposte inserite in questa riforma c’è anche l’innalzamento della soglia del numero di abitanti per incandidabilità al terzo mandato fino a 15.000 abitanti. Questo implica che nei comuni fino a 15.000 abitanti il sindaco uscente potrà ricandidarsi per il terzo mandato consecutivo.

Qual è l’indennità di mandato del sindaco?

Molti si chiedono quanto guadagna un sindaco, scopriremo ora tutti gli importi erogati. Ricordiamo anche che la legge di bilancio 2022 ha apportato importanti novità nel calcolo dell’indennità per i sindaci. La stessa è ora parametrata a quella prevista per i presidenti delle regioni a statuto ordinario. Naturalmente è prevista una proporzione rispetto al numero di abitanti, quindi i sindaci delle città metropolitane riceveranno il 100% dell’indennità che ammonta a 13.800 euro. Per gli altri sono previste percentuali in base alla popolazione:

  • più di 100.000 abitanti: 80% dell’indennità del presidente di regione: pari a 11.040 €;
  • fino a 100.000 abitanti: 70% pari a 9.660 €;
  • oltre 540.000 abitanti: 45% pari a 6.210 €;
  • da 30.001 abitanti fino a 50.000 abitanti: 35% pari a 4.830 €;
  • da 10.001 abitanti a 30.000 abitanti: 30% pari a 4.140 €;
  • da 5.001 a 10.000 abitanti: 29% pari a 4.002 €;
  • da 3.001 a 5.000 abitanti: 22% pari a 3.036 €;
  • fino a 3.000 abitanti: 16% pari a 2.208 €.

Le nuove regole per il reddito di cittadinanza: cosa cambia per i percettori

I percettori del Reddito di Cittadinanza (RdC) devono abituarsi a nuove regole, piccoli ritocchi intervenuti con la legge di bilancio 2022 che inserisce dei correttivi volti a evitare che i furbetti del reddito di cittadinanza possano continuare a percepirlo senza averne diritto.

Rifinanziato il Reddito di Cittadinanza per il 2022

Per i detrattori di questa discussa  misura di sostegno ci sono cattive notizie, infatti, nonostante siano stati scoperti numerosi illeciti, viene confermato anche per il 2022 e viene confermato anche l’importo complessivo, infatti il fondo anche per il 2022 sarà di 8,6 miliardi di euro (un miliardo di finanziamenti aggiuntivi), questo anche per far fronte al numero crescente di richieste, sintomo che la ripresa economica cammina in modo non equo per i vari settori e gradi di istruzione.

Nuove regole per il Reddito di Cittadinanza: maggior controlli al momento della richiesta

Naturalmente la scoperta di numerosi furbetti ha richiesto l’applicazione di correttivi e gli stessi sono di diversa natura. I primi cambiamenti si hanno al momento della richiesta, infatti sono stati rafforzati i controlli.

Le legge di bilancio 2022, in attesa di una convenzione tra l’INPS, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministero della Giustizia per lo scambio integrale dei dati riguardanti la posizione economica e patrimoniale (mobiliare e immobiliare, tra cui beni detenuti all’estero), l’INPS deve trasmettere al Ministero della Giustizia l’elenco del percettori del Reddito di Cittadinanza in modo da verificare se costoro negli ultimi 10 anni risultino condannati con sentenza passata in giudicato per un reato connesso alla percezione del reddito stesso, in particolare abbiano presentato false attestazioni, dichiarazioni e documenti falsi oppure, abbiano omesso la comunicazione inerente una modifica delle condizioni economiche che di fatto avrebbe portato a una revisione del reddito di cittadinanza o alla sua revoca ( articolo 7 decreto legge 4 del 2019 convertito con legge 26 del 2019).

Cosa succede in caso di rifiuto di offerte di lavoro

Oltre ai maggiori controlli sono previste anche delle “sanzioni” per coloro che rifiutano una congrua offerta di lavoro.

La legge di bilancio 2022 prevede che a seguito del primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua, dal mese successivo vi è una riduzione dell’importo del Reddito di Cittadinanza percepito di 5 euro ogni mese. Si tratta quindi di una riduzione progressiva degli importi anche chiamata decalage.

La riduzione quindi va a intaccare l’ammontare percepito solo per i lavoratori occupabili, mentre per coloro che non sono occupabili non vi sono modifiche. Non è prevista la riduzione anche nel caso in cui nel nucleo familiare siano presenti:

  • minori di tre anni;
  • persone non autosufficienti;
  • soggetti con disabilità grave.

Un altro limite alla riduzione è rappresentato dal totale percepito, infatti non sarà possibile ridurre l’importo erogato in favore di coloro che percepiscono fino a 300 euro. L’importo non potrà quindi mai scendere sotto i 300 euro.

Nel caso in cui il percettore rifiuti due offerte di lavoro congrue, vi è invece la sospensione del reddito di cittadinanza (in passato erano 3 offerte).

L’insieme di queste misure si inserisce all’interno del programma GOL, Garanzia Occupabilità Lavoratori, che prevede, tra le altre misure, anche il potenziamento dei Centri per l’Impiego.

Per saperne di più delle diverse iniziative presenti all’interno del programma GOL, leggi l’articolo: Cos’è il programma GOL: Garanzia Occupabilità Lavoratori

Nuove regole del Reddito di Cittadinanza: al Centro per l’Impiego almeno una volta al mese

Piccoli cambiamenti ci sono anche per quanto riguarda il Patti per il lavoro e per l’inclusione sociale, infatti questi devono obbligatoriamente prevedere la somministrazione di corsi di formazione e la partecipazione a colloqui di lavoro in presenza. In questa ottica si perde il diritto al reddito di cittadinanza anche nel caso in cui non ci si presenti (se non per giustificato motivo) almeno con cadenza mensile al Centro per l’Impiego di riferimento.

Cambia la proposta di lavoro congrua

L’ultima novità riguarda il concetto di “proposta di lavoro congrua” infatti deve intendersi un’offerta anche con contratto a tempo determinato, part time, lavoro in somministrazione con un contratto di almeno 3 mesi e fino a 80 km di distanza (prima erano 100 km), resta invece il requisito della raggiungibilità con mezzi pubblici in 100 minuti. Infine, se il contratto offerto è stabile non sono previsti limiti territoriali, quindi deve essere accettata anche una proposta di lavoro a una distanza superiore di 80 km.

Le seconda proposta di lavoro deve essere accettata ovunque si trovi per non avere la sospensione del posto di lavoro (se il contratto proposto è a tempo indeterminato).

Il ruolo dei Comuni e delle agenzie per il lavoro

Nel caso in cui il percettore di Reddito di Cittadinanza inizi una sua attività (autoimprenditorialità, lavoro autonomo, attività di impresa, partecipazione in società) la comunicazione all’INPS non deve più essere fatta entro 30 giorni dall’inizio della nuova attività, ma già dal giorno precedente all’inizio dell’attività.

Con le nuove regole per il Reddito di Cittadinanza vi sono nuovo impegni anche per i Comuni, questi infatti sono tenuti a impegnare almeno 1/3 dei percettori  in progetti utili alla collettività.

Tra i soggetti coinvolti vi sono anche le agenzie per il lavoro che possono svolgere attività di mediazione in favore dei percettori di RdC con l’obbligo di comunicare subito, e non oltre entro 5 giorni, all’ANPAL e al centro per l’impiego il rifiuto di un’offerta congrua.

Accordo Anci-Invitalia per la gestione delle risorse del PNRR

Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) approvato e finanziato dall’Unione Europea per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia prevede la partecipazione di diversi attori istituzionali a vari livelli, quindi livello centrale e periferico, o meglio locale. Tra i vari attori importanti ci sono sicuramente i Comuni a cui sarà diretta una parte dei fondi. A livello locale può però essere necessario trovare competenze e capacità per una corretta gestione e per evitare che i fondi finiscano in mille rivoli senza raggiungere gli obiettivi previsti. Per evitare tale effetto, è stato concluso un accordo tra Anci-Invitalia per la gestione del PNRR.

Il ruolo di Comuni e Città Metropolitane nella gestione del PNRR

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede la partecipazione di vari enti e naturalmente tra questi non potevano mancare i Comuni e le Città Metropolitane che operano a più stretto contatto con i cittadini e quindi le loro attività più di tutte incidono sulla qualità della vita attraverso la corretta gestione dei servizi pubblici. Tali enti quindi sono chiamati a occuparsi di rigenerazione urbana, sviluppo delle reti al fine di rendere l’Italia sempre più digitale, efficiente, pronta a nuove sfide.

Sono chiamati ad occuparsi anche di nuovi impianti e servizi pubblici che possano rendere la vita dei cittadini più semplice. Naturalmente i comuni per poter partecipare hanno bisogno di presentare dei progetti e la redazione di questi non sempre è facile, soprattutto per le entità più piccole che possono avere carenza di personale qualificato, soprattutto se lo stessoha preso servizio qualche decennio fa. Di certo il blocco del turn over non ha favorito il ricambio generazionale.

Accordo ANCI-Invitalia per la gestione del PNRR

Per migliorare la ‘capacity building’ degli enti e redigere piani sostenibili, efficienti, di qualità e veloci c’è quindi stato l’accordo tra L’ANCI, Associazioni Nazionale Comuni Italiani, presieduta dal sindaco di Bari Antonio Decaro e Invitalia, rappresentata da Domenico Arcuri, si tratta dell’Agenzia Italiana per l’attrazione di investimenti che lavora in sintonia con il Ministero dell’Economia e gestisce i vari programmi di aiuto per lo  sviluppo di aziende di piccole, medie e grandi dimensioni.

Il protocollo sottoscritto tra le parti ha una durata di 5 anni e mira ad accelerare la realizzazione degli interventi ricadenti nel PNRR e gestiti a livello comunale. Invitalia metterà a disposizione supporto tecnico e operativo a Città e Comuni e ricoprirà il ruolo di Centrale di Committenza attraverso un percorso standard con procedura ad evidenza pubblica per l’affidamento dei lavori necessari a realizzare le varie opere. L’obiettivo è gestire con celerità e soprattutto trasparenza la gestione degli appalti dei lavori evitando le lungaggini che si creerebbero se ogni comune interessato dovesse mettere a punto un proprio piano per l’affidamento dei lavori.

Via libera ai Comuni per la tassa sugli immobili

E’ arrivato il via libera per i Comuni, che potranno aumentare la tassazione degli immobili fino all’8 per mille, purché le risorse ottenute vengano impiegate a beneficio delle famiglie e delle fasce più deboli.

Lo prevede un emendamento che il Governo ha incluso nel decreto Enti locali, ora in commissione Bilancio al Senato.
Con questo emendamento, i Comuni potranno incrementare le aliquote oltre i massimi attuali ma esclusivamente per concedere detrazioni alle famiglie e ai ceti più deboli.

Si tratta, comunque, di una percentuale inferiore all’1 per mille chiesto dai Comuni.
Con l’aliquota massima, la Tasi potrebbe passare dall’attuale 2,5 al 3,3 per mille, mentre Tasi e Imu sugli altri immobili residenziali, dal 10,6 per mille complessivo, potranno essere elevate fino all’11,4 per mille.

Secondo le stime dell’esecutivo si prevede un costo di 1,8 miliardi che non comporterà un aumento complessivo della pressione fiscale.

Le nuove norme sulla Tasi non erano state inserite nel Dl Milleproroghe ma rinviate appunto al provvedimento sull’Imu in scadenza a fine gennaio.

Vera MORETTI