Congedo di paternità e congedi parentali: cosa cambia dal 13 agosto

Il decreto legislativo 105 del 30 giugno 2022 entra a pieno regime e vi sono novità per quanto riguarda i congedi parentali. Ecco cosa cambia per il congedo di paternità dal 13 agosto.

Congedo di paternità obbligatorio: cosa cambia?

La novità più importante è l’introduzione del congedo di paternità obbligatorio che sostituisce il congedo obbligatorio che era stato introdotto in via sperimentale dalla legge 92 del 2012, poi stabilizzato dall’articolo 1, comma 134 della legge di bilancio 2022 e che riguardava solo il settore privato e non il settore pubblico. Con il decreto legislativo 105 del 30 giugno 2022, invece l’applicazione riguarda tutti i lavoratori del settore pubblico e del settore privato.

Il congedo di paternità obbligatorio ha la durata di 10 giorni che possono essere fruiti anche in modo frazionato, ma non ad ore. Lo stesso può essere fruito da due mesi antecedenti la nascita fino a 5 mesi successivi rispetto all’evento. Il congedo può essere fruito anche in caso di morte perinatale. In caso di parto plurimo il periodo viene raddoppiato.

Trattandosi di un congedo obbligatorio il lavoratore è tenuto a fruirne e naturalmente il datore di lavoro non può rifiutarsi di concederlo.

Per i giorni fruiti il lavoratore riceve il 100% della retribuzione. Tale congedo è fruibile anche in simultanea con il congedo di maternità.

Per poter fruire del congedo di paternità obbligatorio, il lavoratore deve comunicare al datore di lavoro con almeno 5 giorni di anticipo i giorni in cui intende avvalersi del congedo. Si tratta però come precisato dall’INPS con il messaggio del 4 agosto 2022 n° 3066 di una modalità provvisoria, infatti a breve sarà disponibile la piattaforma sul sito INPS per effettuare online la procedura.

Il congedo parentale per madri e padri

Tra le novità introdotte vi sono anche modifiche al congedo parentale fruibile fino al compimento del 12° anno di vita del bambino. La nuova disciplina prevede che la madre possa fruire di un periodo di congedo parentale della durata di tre mesi. Il padre allo stesso modo può fruire di 3 mesi di congedo parentale.

Sono poi disponibili ulteriori tre mesi di congedo parentale che possono essere fruiti in modo alternativo tra i due genitori. La madre può fruire complessivamente di un periodo massimo di congedo di 6 mesi. Nel caso in cui il padre fruisca di un periodo di congedo frazionato o continuato di almeno 3 mesi, i mesi complessivamente fruibili da lui sono elevati a 7 mesi. Il genitore solo può ottenere fino a 11 mesi di congedo parentale

Per il periodo di congedo parentale è riconosciuta un’indennità pari al 30% della retribuzione ordinaria. La retribuzione del 30% spetta per 9 mesi, solo nel caso in cui reddito individuale sia inferiore a 2,5 volte rispetto al trattamento minimo di pensione, si avrà diritto alla corresponsione del 30% per tutta la durata.
La durata massima per i due genitori è di 10 mesi, elevabili a 11 solo nel caso in cui il padre fruisca di almeno 3 mesi di congedo parentale.

Il diritto al congedo parentale viene riconosciuto dalla nascita del bambino per il figlio naturale e dall’ingresso in famiglia per i figli adottivi e affidati.

I lavoratori autonomi hanno invece diritto a 3 mesi di congedo parentale fruibili nel primo anno di vita del bambino.

Per conoscere i dettagli scarica il Messaggio_numero_3066_del_04-08-2022 

Congedo di paternità: a breve sarà esteso anche ai dipendenti pubblici

La legge di bilancio 2022 ha esteso fino a 10 giorni il congedo di paternità autonomo (cioè non alternativo a quello della madre) per i lavoratori del settore privato. Sono in molti a chiedersi se il Governo abbia intenzione di procedere a un’estensione simile anche per i dipendenti pubblici e proprio per questo è stata promossa un’interrogazione parlamentare avente ad oggetto l’estensione del congedo di paternità anche per i lavoratori del settore pubblico.

Cos’è il congedo di paternità autonomo?

Il congedo di paternità autonomo per i lavoratori del settore privato è previsto dalla legge 92 del 2012 ed è stato esteso con la legge di bilancio 2022 fino a 10 giorni. Inizialmente il congedo di paternità  aveva un carattere provvisorio e sperimentale per il triennio 2013-2015. La misura prevedeva una sola giornata di congedo obbligatorio per il padre, a cui si univano ulteriori due giorni facoltativi e da utilizzare in alternativa rispetto alla madre. Con il tempo si è provveduto a estendere tale diritto temporalmente fino a 10 giorni e si tratta di una misura diventata strutturale.

Deve essere fruito nei primi 5 mesi di vita del bambino. L’obiettivo è favorire il ritorno al lavoro delle madri lavoratrici attraverso una sorta di distribuzione dei carichi familiari. I 10 giorni possono essere anche non consecutivi, ma sono obbligatori, cioè il dipendente deve obbligatoriamente usufruirne. Il diritto può essere fatto valere anche in caso di adozione e affidamento, in questo caso i giorni devono essere fruiti nei primi 5 mesi dall’ingresso del bambino in famiglia. L’obbligo ha lo scopo di evitare che i datori di lavoro possano in un qualche modo ostacolare la fruizione degli stessi.

É prevista l’estensione del congedo di paternità ai dipendenti pubblici?

Naturalmente i lavoratori del settore pubblico chiedono di essere parificati e quindi di poter usufruire anche loro del congedo di paternità autonomo e obbligatorio, oltre che esteso a 10 giorni. Proprio per questo c’è stata la presentazione di un’interrogazione parlamentare da parte della Deputata Vincenza Bruna Bossio. Alla stessa ha risposto la Sottesegretaria per il lavoro e le politiche sociali Tiziana Nisini. Si ribadisce che c’è l’intenzione in breve tempo di parificare la situazione dei dipendenti del settore pubblico e privato andando così a riconoscere anche ai dipendenti pubblici il diritto di fruire del congedo di paternità di 10 giorni da utilizzare nell’arco dei primi 5 mesi di vita del bambino.

La Sottosegretaria Nisini ha sottolineato che vi è l’intenzione di procedere attraverso un provvedimento di recepimento della normativa europea che parifica la posizione dei dipendenti del settore privato e pubblico. Si tratta quindi di una via piuttosto breve e che consente in poco tempo e senza ostacoli di raggiungere l’obiettivo.

Quali sono i passi da compiere per ottenere il congedo di paternità per i dipendenti pubblici?

La Sottosegretario Nisini nella risposta all’interrogazione parlamentare ha spiegato i successivi passi:

il Ministero del Lavoro ha già realizzato uno schema di decreto per il recepimento della direttiva europea 2019/1158, con il recepimento si andrà ad intervenire sul decreto legge 151 del 2001 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità”. In questo modo si potrà quindi intervenire in modo generale sulle disposizioni relative al congedo di paternità. All’interno del decreto sarà inserito un articolo che disciplina il congedo di paternità autonomo e la disciplina potrà essere applicata senza distinzioni tra dipendenti del settore privato e dipendenti del settore pubblico.

A questo punto le modifiche dovranno essere recepite da tutte le Amministrazioni e saranno operative in favore di tutti i lavoratori, quindi anche di quelli del settore pubblico. La Sottosegretario ha precisato che il provvedimento avrà un contenuto anche maggiormente favorevole rispetto a quello previsto dalla disciplina dell’Unione Europea.

Per conoscere gli strumenti di tutela della paternità è possibile approfondire con:

Congedi per padri lavoratori e tutela paternità: la disciplina

Maternità e paternità per lavoratori dello spettacolo: circolare INPS 182/21

Congedo paternità: come funziona per i dipendenti e gli autonomi

Il congedo paternità è stato oggetto di discussione nella legge di Bilancio 2021. Ecco tutte le novità della Circolare n. 42/2021 con attenzione a chi spetta e come richiederlo.

Il congedo paternità: cos’è e chi può richiederlo?

Spesso quando si parla di congedo dal lavoro per motivi familiari, pensiamo sempre alla figura dalla madre. Ma in realtà già la Costituzione ha sempre garantito parità di trattamento tra i lavoratori e le lavoratrici, in questo tema particolare. Il congedo paternità è il diritto ad astenersi dal lavoro per tutto il periodo di maternità. Ma anche per la parte residua che sarebbe spettata alla lavoratrice nei casi di:

  • morte;
  • grave infermità;
  • abbandono o affidamento del bimbo al padre.

Il lavoratore padre ha anche il diritto di godere di un congedo di paternità obbligatorio. E’ un diritto che spetta indipendentemente dalla presenza o meno della madre.

Il congedo paternità: quando è obbligatorio?

In merito al congedo paternità la legge di Bilancio 2021 ha introdotto alcune modifiche. L’articolo 1, comma 363, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021) ha stabilito le condizioni per il congedo obbligatorio per i padri lavoratori dipendenti. In particolare la durata del congedo obbligatorio è aumentata. Da sette a dieci giorni da fruire, anche in via non continuativa. Tuttavia sono giorni che possono essere richiesti entro i cinque mesi di vita o dall’ingesso in famiglia o in Italia del minore, nel caso di adorazione o affidamento.

Il congedo facoltativo: un giorno in più

La legge di Bilancio 2021 ha prorogato la possibilità per il padre lavoratore dipendente di fruire di un ulteriore giorno di congedo facoltativo. Ma questo è possibile solo previo accordo con la madre e in sua sostituzione, in relazione al periodo di astensione obbligatoria della donna.

Chi può richiedere il congedo paternità?

Sono tenuti a presentare domanda all’Istituto solamente i lavoratori per i quali il pagamento delle indennità è erogato dall’INPS. Mentre nel caso in cui le indennità sono anticipate dal datore di lavoro, i lavoratori devono comunicare in forma scritta al proprio datore di lavoro, la fruizione del congedo. Tuttavia in quest’ultimo caso, il datore di lavoro comunica all’INPS le giornate di congedo fruite. Durante il congedo il papà ha diritto a ricevere in busta paga il 100% dell’intera retribuzione. È quindi obbligo del datore di lavoro anticipare in busta paga tali somme per poi compensarle nel mod. F24 con i contributi dovuti all’INPS.

Il congedo in caso di morte perinatale

Il congedo viene di solito richiesto alla nascita del bambino. Ma può succedere che sopraggiunga la morte perinatale del piccolo. Cioè il periodo compreso tra l’inizio della 28° settimana di gravidanza e i primi sette giorni di vita del minore. Pertanto, essendo un periodo difficile, la tutela deve essere garantita anche in caso di morte perinatale avvenuta nei primi dieci giorni di vita. Di conseguenza il congedo può essere fruito, sempre entro i cinque mesi successivi alla nascita del figlio, anche nel caso di:

1) figlio nato morto dal primo giorno della 28° settimana di gestazione (il periodo di cinque mesi entro cui fruire dei giorni di congedo decorre dalla nascita del figlio che in queste situazioni coincide anche con la data di decesso);

2) decesso del figlio nei dieci giorni di vita dello stesso (compreso il giorno della nascita). Il periodo di cinque mesi entro cui fruire dei giorni di congedo decorre comunque dalla nascita del figlio e non dalla data di decesso.

Dalla tutela restano pertanto esclusi i padri i cui figli (nati, adottati o affidati) siano deceduti successivamente al decimo giorno di vita (il giorno della nascita è compreso nel computo).

Come funziona nel caso di lavoratori autonomi?

Il congedo di paternità autonomi è un periodo di astensione da lavoro retribuito che corrisponde all’80% dell’importo giornaliero fissato in base al tipo di attività che si svolge. Anche in questo caso, il congedo di paternità viene richiesto per nascita di un nuovo figlio, affido o adozione di un minore. Il congedo spetta ai lavoratori autonomi che hanno i seguenti requisiti:

  • i lavoratori autonomi nel caso in cui avvenga il decesso, la grave malattia, o l’abbandono del figlio alle cure esclusive del padre;
  • i lavoratori padri autonomi di commercio, artigiano, coltivatore diretto, mezzadro, IAP, pescatore a patto che la coniuge sia lavoratrice dipendente o autonoma nelle stesse categorie appena elencate;
  • l’iscrizione del padre lavoratore autonomo alla gestione separata INPS o una delle altre gestioni previste dall’istituto nazionale di previdenza sociale;
  • la regolarità del pagamento dei contributi.

Congedo paternità: quanto dura per i lavoratori autonomi?

Se il padre lavoratore autonomo ha tutti i requisiti fin ora elecanti, il periodo di astensione di lavoro è pari a:

  • tre mesi successivi al parto, se la madre è lavoratrice autonoma;
  • tre mesi successivi al parto, pù gli eventuali giorni di congedo di maternità antecedenti al parto e che non sono stati usufruiti dalla madre lavoratrice dipendente.

Il lavoratore autonomo può chiedere il congedo paternità direttamente all’INPS attraverso il modello SR01. Il modello può essere inviato sia tramite mail, raccomandata con ricevuta di ritorno o presso uno degli sportelli dell’ente.

Congedo paternità 2021: novità Legge di Bilancio

Con la Legge di Bilancio 2021, aumentano i giorni del congedo di paternità obbligatorio che passano a dieci. In precedenza, il congedo per il padre lavoratore dipendente privato era stato introdotto in forma sperimentale dalla Legge 28//06/2012, n. 92, per gli anni 2013-2015, con l’obiettivo di puntellare la funzione di genitore e agevolare la sostenibilità dei tempi di vita e di lavoro. Il tutto, entro cinque mesi dalla nascita, adozione o affidamento del figlio.

Congedo di paternità 2021: il passaggio a dieci giorni

Inizialmente, la norma prevedeva che il padre lavoratore dovesse astenersi dal lavoro per un giorno, con la facoltà di fruire di altri due giorni di congedo che potevano essere anche consecutivi, sempre in accordo con la madre per prenderne il posto in relazione al periodo di astensione obbligatoria della stessa.

Il congedo di paternità obbligatorio passò a due giorni per gli anni 2016 e 2017, ma per quest’ultimo anno, i giorni di congedo facoltativo furono azzerati. Negli ultimi quattro anni, la durata del congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente è stato sempre aumentato (quattro giorni nel 2018, cinque nel 2018, sette nel 2020 e infine, dieci nel 2021). Invece, il congedo facoltativo è sempre rimasto pari a un giorno.

La Legge n. 178 del 30 dicembre 2020, riconosce il congedo di paternità obbligatorio ma anche facoltativo, nel caso di morte del feto o del neonato dalle 28 settimane di gravidanza fino alla prima settimana di vita.

Congedo paternità 2021: le precisazioni INPS

La circolare INPS n. 42 dell’11 marzo 2021 precisa che, i giorni di congedo obbligatorio restano sette per le nascite, adozioni o affidamenti avvenuti nell’anno 2020, anche se ricadenti nei primi mesi del 2021.

Inoltre, per quanto concerne il caso di morte perinatale, sentito il parere del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, la durata del beneficio che parte dalla 28° settimana di gravidanza, viene estesa dai sette ai primi dieci giorni di vita del figlio.

Congedo di paternità: presentazione della domanda

Le modalità di presentazione della domanda per la richiesta di congedo di paternità obbligatorio 2021 restano uguali a quelle del 2020 che si rifanno a quanto precisato dalla circolare INPS n. 40/2013.

I padri lavoratori dipendenti devono fare domanda all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, solo nel caso i pagamenti dell’indennità sono erogati direttamente dall’ente suddetto. Diversamente, se le indennità sono anticipate dal datore di lavoro, i lavori in questione devono comunicare in forma scritta al proprio datore di lavoro la fruizione del congedo, quindi, non c’è la necessità di presentare domanda all’INPS. In quest’ultimo caso è il datore di lavoro a comunicare all’ente le giornate di congedo di cui ha usufruito il padre lavoratore, attraverso il flusso Uniemens.

Durante il congedo, il padre lavoratore ha diritto di ricevere in busta paga il 100% dell’intera retribuzione. Tale congedo rappresenta un diritto autonomo ed è aggiuntivo a quella spettante la madre e spetta anche nel caso quest’ultima, rinuncia al suo congedo obbligatorio.

Nel caso di richiesta di congedo del giorno facoltativo spettante il padre lavoratore dipendente, egli deve allegare (in forma scritta) la dichiarazione della madre di rinuncia al giorno di congedo di maternità spettante. La dichiarazione deve essere presentata anche al datore di lavoro della madre. Tale sostituzione è possibile solo nell’ultimo giorno di congedo obbligatorio della madre.

Il congedo di paternità, che sia obbligatorio o facoltativo è operativo solo per i dipendenti privati. I padri lavoratori dipendenti pubblici attendono che l’applicazione sia normata e approvata dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione che, dovrà individuare ambiti, modalità e tempi.

Congedo di paternità per gli autonomi, il messaggio Inps

Il congedo di paternità è uno strumento preziosissimo ma la cui diffusione e il cui utilizzo, in Italia, sono ancora piuttosto limitati. Che sia per ragioni culturali o strettamente produttive, l’istituto del congedo di paternità ha ancora molte potenzialità inespresse, specialmente per i lavoratori autonomi.

Ecco perché è molto importante il recente messaggio con il quale l’Inps ha fornito informazioni e chiarimenti sulla richiesta di congedo di paternità da parte dei lavoratori autonomi.

Nel messaggio si chiarisce che l’applicazione presente sul sito Inps Servizi Online per l’invio telematico delle domande di maternità offre ora la possibilità di acquisire anche le domande di congedo di paternità presentate dal padre lavoratore autonomo, ai sensi della circolare 128 del 11/07/2016.

La normativa fa riferimento al decreto legislativo 80/2015, che ha introdotto a favore dei lavoratori autonomi un’indennità di paternità, con maggiori periodi di tutela in caso di adozione o affidamento di un minore.

Si tratta di tutele previste in via sperimentale per il 2015, ma estese anche agli anni successivi per effetto del d.lgs. 148/2015.