Agenzia delle entrate: carte di credito e conto corrente nel mirino

Ed alla fine anche il Garante della privacy ha dato l’ok. Da marzo l’Agenzia delle Entrate partirà con l’incrocio dei dati sul conto corrente e sulle carte di credito e debito a caccia di evasori fiscali.

Dopo l’ok del Garante della Privacy diventa strumento prioritario l’accesso a queste banche dati, tanto per l’Agenzia delle Entrate che per la Guardia di Finanza.

La classifica dei contribuenti, su cosa si basa partendo da conto corrente e carte di credito

Con le banche dati si potrà monitorare anche il conto corrente di un contribuente e le sue carte di credito.

In questo modo si arriva a stilare una graduatoria di contribuenti classificati in base al rischio in materia di presunta evasione fiscale.

Grazie a particolari algoritmi, si arriverà a questa classifica che sarà operativa da marzo.

A dire il vero la struttura di questa nuova arma in mano agli organi di controllo avrà due liste, due classifiche ben argomentate grazie alle quali si avvieranno i controlli.

La banca dati di analisi

Come si legge sulle pagine del Messaggero, la prima di queste due “graduatorie” metterà in fila i contribuenti è definita di analisi.

Questo data base servirà va determinare se e come una determinata area di contribuenti presenta rischi dal punto di vista dell’evasione fiscale. E il conto corrente insieme alla carta di credito è tra i dati che possono aiutare nei controlli.

La lista di controllo

 

La seconda area di questo strumento appena autorizzato pure dal Garante della privacy è definito di controllo.

E nasce dal precedente elenco, quello atto a determinare il rischio per determinate platee.

In pratica, partendo dalla prima lista si passa alla seconda. Il contribuente che finisce, secondo queste banche dati, in una area considerata a rischio, finiranno nel mirino del Fisco. L’Agenzia delle Entrate in questo caso potrà adoperare due strade, non necessariamente distinte una dall’altra. SI potrà spingere il contribuente ad un adempimento spontaneo mediante le lettere di compliance, oppure si partirà con le attività di controllo (o tutte e due le vie, prima l’adempimento spontaneo e poi i controlli).

Dal punto di vista dei dati sensibili, a proteggere i contribuenti viene imposto  l’anonimato fino a quando scatta il vero e proprio controllo effettivo. Inoltre, solo per lo spaccato delle spese sanitarie, essendo argomento spinoso proprio dal punti di vista della privacy, il Garante ha deciso di imporre agli organismi di controllo la dichiarazione di quali banche dati utilizzeranno.

Le spese sanitarie sono oggetto delicato dal punto di vista della privacy perché pur se aggregate nelle banche dati, i rischi di far trapelare informazioni sensibili dal punto di vista sanitario restano elevate.

Pignoramento conto corrente cointestato: quanti soldi si rischiano?

Il pignoramento del conto corrente è una delle misure principali con cui il Concessionario alla riscossione può arrivare a pretendere il pagamento per un balzello arretrato che un contribuente ha a suo carico nei confronti di un Ente o una Amministrazione pubblica.
Infatti la stessa Amministrazione o lo stesso Ente, una volta che danno mandato ad Agenzia delle Entrate Riscossione di provvedere a farsi pagare dai contribuenti, autorizzano quest’ultima ad utilizzare le azioni coercitive che ha a disposizione. Tra queste appunto, il pignoramento del conto corrente.
Ma cosa succede se viene pignorato il conto corrente e cosa accade se questo conto corrente è cointestato come spesso accade tra coniugi o tra familiari? Vediamo cosa dice la legge e cosa occorre sapere in materia.

Conto corrente pignorato, quando accade?

Il conto corrente come qualsiasi altra proprietà di un soggetto indebitato può finire nelle mire dei soggetti adibiti a riscuotere un credito vantato. I pratica, anche il conto corrente non è immune dal rischio di un pignoramento.
Il pignoramento altro non è che un blocco all’utilizzo di questo strumento bancario con cui moltissimi contribuenti hanno a che fare. Strumento dove i contribuenti riscuotono stipendio, pensione e magari dove pagano bollette, effettuano bonifici e così via. Il pignoramento blocca il conto, congela i soldi o parte di essi che sono presenti sul conto stesso, per poi passare al trasferimento di questi averi al creditore.

Pignoramento possible sia per debiti verso privati che per atti del concessionario alla riscossione

Il pignoramento del conto corrente può sopraggiungere tanto per debiti verso un Ente pubblico che per debiti tra privati. Quindi, sia per non aver pagato le tasse, le imposte o le multe, quanto per debito verso un privato e di qualsiasi natura.

In pratica per qualsiasi tipologia di debito di un soggetto verso un altro soggetto. In questo caso si parla di soggetto terzo. Come lo è un creditore che si interpone in materia di pignoramento, tra debitore e banca presso cui è aperto il rapporto di conto corrente.

Il titolo esecutivo sempre necessario

Il creditore se privato deve avere in mano un titolo esecutivo per procedere col pignoramento. Un Ente Pubblico per il tramite dei servizi dei concessionari alla riscossione ha mano più libera.
Quando parliamo di un titolo esecutivo per dare luogo al pignoramento, ci riferiamo ai casi di sentenze, atti giudiziari o decreti ingiuntivi.
Non è possibile procedere con il pignoramento del conto corrente senza un titolo esecutivo. Un titolo che viene ammesso solo dopo un particolare iter e non semplicemente per non aver pagato il bollo auto per esempio.

Va anche detto che esistono limiti al pignoramento di un conto corrente, perché con il pignoramento questo conto diventa inutilizzabile. Ci sono limiti di importo alle cifre che possono essere pignorate su un conto. Ma ci sono anche limiti nel pignorare un conto che serve ad un contribuente, per esempio, per prendere lo stipendio o la pensione.

Il pignoramento del conto corrente, le regole a cui prestare attenzione

In pratica, il pignoramento del conto corrente non può avvenire se questo arreca un danno evidente al debitore. Un danno economico che potrebbe far peggiorare la sua situazione patrimoniale ancora di più di quanto è già derelitta. Va comunque detto che in caso di contribuente indebitato con più conti correnti, il pignoramento in genere scatta su tutti i rapporti.
Va anche detto che se sul conto ci sono più soldi di quanti il creditore avanza dal debitore, viene pignorato solo una parte del conto, quella a soddisfacimento del credito vantato.

Pignoramento del conto corrente e tutela del cointestatario che risulta estraneo al debito

Se il creditore è il terzo come prima citato, quando si parla di pignoramento presso terzi è proprio la fattispecie di situazione relativa al conto corrente. In pratica il creditore chiede alla banca di rientrare del credito tramite un doppio passaggio. Prima il pignoramento e poi il trasferimento del denaro. In questo caso la banca è il soggetto terzo tra debitore e creditore.
Ma se il conto corrente è cointestato e l’altro intestatario non ha nulla a che vedere con il debito, le procedure cambiano. La legge tutela infatti il cointestatario, ma fino ad un certo punto.

Il Codice di Procedura Civile

Va precisato che l’istituto di credito dove c’è il conto corrente è autorizzato a bloccare il conto fino al soddisfacimento del creditore, a prescindere che l’altro cointestatario sia estraneo al debito. Lo specifica l’articolo n° 599 del Codice di Procedura Civile.
Possono essere pignorati i beni indivisi anche quando tutti i comproprietari non sono obbligati verso il creditore, questo ciò che specifica il comma 1 dell’articolo del Codice di Procedura Civile prima citato.
Per capire come funzionano i rapporti tra i titolari del conto, soprattutto quando si verifica un pignoramento conto cointestato, bisogna fare riferimento a due differenti articoli.

Cosa dice il Codice Civile

In tutela del cointestatario estraneo al debito però, arriva l’articolo n° 1298 del Codice Civile che specifica come un creditore non può pignorare tutto ciò che è depositato su un conto corrente ma può aggredire la sola quota del debitore. Poi, sempre lo stesso Codice Civile, ma all’articolo n° 1854 sottolinea che il credito si presume ripartito pro quota tra i cointestatari del conto. Sarà poi il cointestatario eventualmente estraneo a tutto a farsi risarcire dall’altro intestatario del conto, cioè il vero e proprio debitore.

Conto corrente cointestato,alcune precisazioni in materia di pignoramento

In materia di conto corrente cointestato le regole sono assai confuse e particolari. Ci possono essere accordi tra le parti che prevedono una percentuale maggiore in capo ad uno dei due cointestatari riguardo alle somme depositate. Ogni caso è a se stante in materia pignoramento dei conti correnti cointestati. Basti pensare per esempio al caso del deposito su conto corrente effettuato da uno dei due correntisti.
Se si appura che è stato solo uno a depositare i soldi, la legge prevede che le somme depositate siano tutte del soggetto che ha versato. È evidente che il pignoramento può essere inficiato dal fatto che sia il soggetto estraneo al debito ad aver versato tutto ciò che c’è sul conto cointestato.

Come aprire un conto corrente online

Per aprire un conto corrente è necessario sapere che ci sono molteplici opportunità e diverse banche che offrono diverse opzioni. In questa rapida guida, andremo a vedere in maniera essenziale, come aprire un conto corrente online.

Conto corrente, di cosa si tratta

Prima di approfondire la questione su come aprire un conto corrente online, vediamo nello specifico di cosa si tratta quando si parla di conto corrente.

Sostanzialmente, il conto corrente non è altro che uno strumento tecnico bancario che indica generalmente il deposito di denaro da parte del titolare/possessore del conto, comunemente detto correntista, all’interno dell’istituto di credito, e che consente l’utilizzo di moneta bancaria, del cosiddetto denaro.

Quindi uno strumento di tracciabilità del proprio denaro e che permette e agevola le transazioni dei pagamenti e del ricevimento di denaro.

Nello specifico, possiamo dire che un conto corrente presenta notevoli vantaggi:

  • i soldi che sono depositati sul conto sono al sicuro, praticamente impossibile che vengano rubati;
  • tramite le domiciliazioni bancarie è possibile pagare direttamente le utenze senza doversi recare ogni volta allo sportello, in quanto il prelievo avviene automaticamente;
  • è possibile avere accreditato direttamente sul conto il proprio stipendio o pensione;
  • consente di effettuare pagamenti mediante bonifico;
  • consente di pagare mediante carte di credito collegate direttamente al conto corrente;
  • può essere gestito anche da casa tramite il proprio computer, grazie ai servizi di home banking oppure comodamente con lo smartphone utilizzando le app necessarie.

Ma come creare un conto corrente direttamente online?

Conto corrente online, come aprirne uno

Vediamo, attraverso alcuni necessari passaggi, come aprire un conto corrente online.

Innanzitutto, il primo passaggio da fare per aprire un conto corrente online è di iscriverti al sito della banca presso cui si vuole aprire il conto.

Per effettuare l’iscrizione sarà necessario un nome utente, una password e un proprio indirizzo email. Queste credenziali saranno utili per poi accedere alle funzionalità che vi permetteranno di poter aprire il conto corrente online.

Una volta effettuata l’iscrizione al sito della banca, si avrà accesso in maniera qualificata e si potranno scegliere i servizi che si preferiscono. Poiché a noi interessa l’apertura di un conto corrente, si dovrà selezionare il tipo di conto che si preferisce.

Di sicuro ve ne saranno di diverse classificazioni, dal conto corrente base a quelli con maggiori funzionalità e di diverse tipologie di benefici e costi. Quindi sarà necessario scegliere quello più adatto alle proprie esigenze ed apprestarsi alla visione del contratto.

Come aderire al contratto per aprire un conto corrente online

Di norma, una volta accettato e aderito al contratto, ci verrà chiesto un meccanismo di riconoscimento univoco che, di solito, è costituito da un codice che ci viene inviato sul proprio numero di cellulare.

Una sorta di password temporanea che occorre inserire nel portale quando verrà richiesta, come riconoscimento. Questo tipo di procedura sostituisce la firma che, normalmente, apporremmo in banca in presenza del direttore o del funzionario addetto.

In alcuni casi, la banca richiede un consenso attraverso webcam, o con riconoscimento facciale o con riconoscimento vocale. Per questa ipotesi occorrerà seguire le indicazioni che appaiono sulla schermata e registrare, vocalmente, quanto ci viene richiesto.

In ultimo, ma non ultimo, dopo aver aderito alle condizioni contrattuali mediante gli strumenti sopra indicati, sarà richiesto di inviare i propri documenti alla banca. Si tratta della carta d’identità e del codice fiscale (tessera sanitaria). Per farlo, esistono sostanzialmente due modi:

  • scansionarli e caricarli come file separati;
  • con il proprio smartphone, inquadrarli e lasciare che la pagina internet a ciò adibita dalla banca “catturi” l’immagine con la fotocamera. Una modalità simile al riconoscimento del QR code.

Una volta conclusa la procedura, occorre attendere la conferma formale da parte della banca. Quando essa avrà verificato la regolarità della documentazione trasmessa, dell’assenso fornito mediante uno degli strumenti sopra indicati e di ogni altro aspetto, comunicherà, via email o altro canale scelto, l’apertura ufficiale del conto corrente.

Dunque, questo è quanto di più utile e necessario da sapere in merito, su come aprire un conto corrente online.

Leggi anche: Come aprire un conto corrente a costo zero

Come aprire un conto corrente postale

Cosa fare per poter aprire un conto corrente postale? Ecco i semplici passi, spiegati in modo essenziale, per vedere come aprire un conto corrente postale. Scopriamolo assieme di seguito.

Conto corrente postale, cosa è

Come aprire un conto corrente postale? Tantissimi si pongono questa domanda.

Ma, innanzitutto, cosa si intende quando si parla di conto corrente postale?

La risposta a tale quesito è molto semplice. Il conto corrente postale è un prodotto, in un certo senso innovativo, offerto da Poste Italiane che si pone in netta concorrenza con il noto conto corrente bancario.
Il conto corrente delle Poste si chiama BancoPosta e sembrerebbe essere il conto corrente più diffuso nel nostro paese.

Dunque, per aprire il conto BancoPosta si dovranno seguire dei semplici passaggi, naturalmente in primo luogo recarsi presso un qualsiasi ufficio postale. Si dovrà necessariamente portare con sé il proprio documento di riconoscimento ed il proprio codice fiscale.

Il conto BancoPosta si compone di differenti opzioni, ovvero quella start, medium e start giovani e lo si potrà aprire anche mediante l’app BancoPosta che si può scaricare in modo semplice e gratuito. Andiamo, di seguito a vedere ulteriori informazioni ed opzioni da conoscere in merito alla apertura di un conto corrente postale.

Conto corrente postale, cos’altro c’è da sapere

Stando a quanto detto poco sopra, offriamo un riepilogo approfondito della questione su come aprire un conto corrente postale.

Dunque, come detto, per poter aprire un conto BancoPosta ci si dovrà recare presso un ufficio postale muniti di carta di identità e di codice fiscale.

Per ottenere e sottoscrivere una tra le opzioni start, medium e giovani si potrà usare anche l’applicazione BancoPosta. La prima opzione sarà disponibile per chi ha meno di 30 anni, potrà essere intestato ad una sola persona e ha un costo di 2 euro che si possono azzerare del tutto. Questo perché si ridurrà di 1 euro con accredito stipendio e sempre di 1 euro se si avrà una carta Postepay Evolution.

Quanto al costo del canone, per l’opzione Start sarà invece di 6 euro ma si potrà ridurre fino a 3 euro al mese. Esattamente di 1 euro se si accrediterà stipendio/pensione sul conto e di 2 euro se si manterrà giacenza media uguale o superiore a tremila euro.

Per quanto riguarda, invece l’opzione Medium il costo del canone sarà di 7 euro che si potranno ridurre fino a 3 euro seguendo gli stessi passaggi di quello Start. Troviamo in ultimo il conto Plus il cui costo sarà di 9 euro al mese. Anche nel caso in questione si potrà ottenere una riduzione di 3 euro totali se si accrediterà stipendio o pensione (di 1 euro) e se si terrà giacenza media mensile uguale o superiore a 3000 euro (di 2 euro).

Conto base di Poste italiane, come aprirlo

In ultimo, ma non ultimo, andiamo in breve a vedere come aprire un conto base di poste italiane.

Vediamo come rispondere al quesito come aprire un conto corrente postale base?

Dunque, innanzitutto recandosi presso un ufficio postale. L’opzione standard per aprire il conto avrà un canone annuo di 30 euro, mentre quello per i pensionati avrà un costo pari a zero euro. Quindi, se siete pensionati avrete un conto base a titolo gratuito.

Nella versione standard, invece il canone è gratuito anche per chi ha un Isee inferiore a 11.600 euro ed inoltre non verrà applicata l’imposta di bollo. Il conto di base per pensionati, invece, sarà gratuito solo per chi avrà un importo lordo annuo di 18 mila euro.

Questo, dunque è quanto di più necessario ed utile da sapere se volete aprire un conto corrente postale in poche semplici mosse.

Bonifico: esiste un importo massimo, ecco qual è

Chi ha il denaro liquido sul conto corrente ha la possibilità di far uso dei propri soldi come vuole in qualsiasi momento. Non solo operando in filiale, ma anche utilizzando la liquidità per le operazioni effettuate online con il servizio di home banking. Per esempio, il correntista bancario o postale può in qualsiasi momento disporre bonifici in uscita ed anche istantanei. Ma detto questo, per i bonifici ai sensi di legge esiste un importo massimo da rispettare? Vediamo di fare chiarezza al riguardo.

Qual è l’importo massimo per un bonifico bancario o postale?

Riguardo a qual è l’importo massimo per un bonifico bancario o postale, la prima cosa da dire è che in Italia non c’è un limite che è imposto ai sensi di legge. Quindi, sulla carta, un correntista può effettuare un bonifico per qualsiasi importo e comunque limitatamente al saldo che è presente sul conto.

Pur tuttavia, per i bonifici, sono in genere le banche a fissare dei limiti, e quindi un importo massimo. E questo anche per ragioni di sicurezza. Generalmente le banche italiane, proprio per gli importi dei bonifici, fissano degli importi massimi giornalieri. Con il correntista che, inoltre, può anche abbassare questo limite dalla propria area riservata. Quindi, comodamente online con il servizio di home banking.

Esempio di massimali giornalieri per i bonifici Italia e per quelli verso l’estero

Giusto a titolo di esempio, banche italiane come il Credem – Credito Emiliano, permettono ai clienti, come sopra accennato, di personalizzare i limiti per i bonifici dalla propria area riservata dell’home banking.

Inoltre, i correntisti Credem, per i bonifici Italia, possono effettuare bonifici in uscita fino ad un massimo cumulativo giornaliero di 25.000 euro. Limite che è fissato pure per i bonifici verso l’estero. In tal caso, inoltre, per i bonifici estero c’è pure un limite per una singola disposizione di bonifico che è fissato a 5.000 euro.

Come aprire un conto corrente a costo zero

Oggi come oggi, aprire un conto corrente è un’operazione sempre più comune, ma molti si chiedono come aprire un conto corrente a costo zero? Scopriamo le modalità più economiche e vantaggiose per aprire un conto corrente.

Conto corrente, di cosa si tratta

Innanzitutto, partiamo col definire un conto corrente, ponendo alla base della questione il significato del conto corrente.

Il conto corrente bancario (ma anche quello postale) rende più semplice la gestione del denaro: il cliente deposita il proprio denaro, la banca (o la posta) lo custodisce e offre una serie di servizi, quali accredito dello stipendio o della pensione, pagamenti, incassi, bonifici, domiciliazione delle bollette, carta di debito, carta di credito, assegni.

Quindi non è altro che un sistema di gestione e mantenimento del proprio danaro, in entrata ed in uscita.

Ma come crearne uno a costo zero? Scopriamolo nei prossimi paragrafi.

Conto corrente a costo zero

Talvolta la gestione del conto corrente comporta delle spese o delle tassazioni. Come individuare, quindi quei conti bancari più vantaggiosi o addirittura a costo zero?

I conti corrente sulle quali sono depositate giacenze molto elevate sono sempre più spesso caratterizzati da tassi negativi che provocano l’erosione di quanto posseduto.

Va detto che possedere un conto corrente prevede inoltre:

  • il pagamento del canone mensile di gestione;
  • il pagamento dell’imposta di bollo, che va a cambiare in relazione al fatto che il correntista sia una persona fisica o una persona giuridica.

A questo bisogna aggiungere che vi sono i costi delle commissioni previste sulle singole operazioni bancarie (solitamente 1 euro o 2 euro dovute ai prelievi o ai trasferimenti di denaro), che variano a seconda dell’istituto di credito. Per riuscire a risparmiare su tali voci di spesa, la soluzione consiste nell’attivazione di un conto corrente zero spese.

Per riuscire ad individuare un conto corrente che possa consentire, quindi, di risparmiare davvero sulla base mensile e su quella annuale, è consigliabile di effettuare un’analisi comparativa dei conti correnti zero spese, che di solito coincidono con i conti correnti online.

Quali sono nello specifico gli elementi sui quali sarà possibile risparmiare? Si tratta in particolare di questi elementi di seguito:

  • il costo del canone mensile, che è azzerato o azzerabile in presenza di determinate condizioni;
  • il costo di imposta di bollo, gratuita in molti casi;
  • i costi di operazioni quali bonifici o prelievi presso gli ATM di altre banche.

Per comparare le migliori opzioni, sarà necessario svolgere una attenta equiparazione tra i vari istituti di credito, prevalentemente quelli che offrono un conto corrente online e valutare, quindi quale di esso, in base ai servizi e i costi, sarà più vantaggioso.

Alcuni di questi sono, ad esempio, il conto corrente Unicredit, quello ING e il conto corrente a zero spese di Widiba, ovviamente ciascuno di essi ha diversi tempi limite di durata della gratuità del conto, di vantaggi o svantaggi sui bonifici SEPA, di differenze di prelievo gratuito o meno dagli sportelli di prelievo ATM. Condizioni che vanno valutate singolarmente, ma avallate comunque da un costo zero inerente alla apertura del conto.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito alle possibilità di aprire un conto corrente a zero spese, non vi resta che procedere con le dovute comparazioni per scegliere l’ istituto di credito più vantaggioso per le vostre esigenze.

Apertura di credito in conto corrente: cos’è, quanto costa e cosa c’è da sapere

L’apertura di credito in conto corrente consiste in un fido concesso dalla banca fino a un importo massimo prestabilito. Lo strumento, chiamato anche “scoperto di conto”, può essere a tempo determinato o indeterminato. Si tratta, essenzialmente, di una forma di credito che il correntista può utilizzare nei momenti in cui abbia bisogno di liquidità. Si può verificare, infatti, per il ritardo nell’avere dei pagamenti, oppure in periodi in cui si sommano più scadenze. Ma anche per una generica necessità momentanea di denaro.

Apertura credito in conto corrente, come funziona e quando è sconsigliata

È importante premettere che l’apertura di credito in conto corrente consiste in uno strumento utilizzabile per necessità momentanee di denaro. Al correntista è pertanto sconsigliato di utilizzare questa formula per finanziare delle attività in modo permanente. In questo caso il costo sarebbe sicuramente elevato, molto di più rispetto ad altri strumenti di finanziamento. Per ottenere il fido il richiedente deve avere un conto corrente. Su questo strumento di credito la banca chiede delle commissioni e il pagamento degli interessi. Il tasso di interesse applicato dalla banca è riportato nel contratto con il quale si è aperto il conto corrente stesso. Inoltre, il tasso di interesse viene applicato sulle somme effettivamente utilizzate.

Chi può chiedere l’apertura di credito in conto corrente?

Per ottenere l’apertura di credito in conto corrente è necessario che il cliente della banca non sia stato protestato e non abbia pagato in ritardo le rate di altri finanziamenti. Inoltre, la richiesta deve avvenire per un importo che sia proporzionale alle capacità di rimborso da parte del cliente stesso. Per dimostrare la “capacità di rimborso” è necessario presentare un reddito documentabile o una fidejussione. Inoltre, a garanzia del credito ottenuto, sono possibili le formule:

  • garanzia personale di un terzo;
  • polizza assicurativa o pegno;
  • ipoteca sui beni reali.

Chiedere più volte l’apertura del credito in conto corrente: quando la banca dice ‘sì’

Nel momento in cui si restituisce tutta la somma ottenuta dall’apertura di credito in conto corrente è possibile ottenere altre linee di credito. Tuttavia, con le nuove formule proposte dalle banche, è possibile utilizzare lo stesso credito ottenuto anche per importi parziali, andando a ricostituire il credito man mano che si pagano le rate.

Quanto costa l’apertura del credito in conto corrente?

Sull’apertura di credito in conto corrente il costo principale è costituito per buona parte dagli interessi passivi sull’importo utilizzato. Oltre agli interessi a debito, la banca applica una commissione che la ricompensa del servizio offerto e dalla messa a disposizione della linea di credito della quale il cliente può in ogni momento disporre. La commissione che prende la banca è calcolata sull’ammontare del credito e sulla durata del finanziamento. Di solito viene comunicata dalla banca ma non può superare lo 0,5% dell’importo del fido per trimestre. Nel caso in cui il cliente provveda all’estinzione anticipata del debito, la commissione deve essere restituita per la parte non maturata.

Costo dell’apertura di credito in conto corrente e flessibilità di utilizzo

In genere, il costo dell’apertura del credito in conto corrente può ricalcare quello del Tasso annuo effettivo globale (Taeg). Questo tasso comprende il costo del finanziamento che dipende dalla somma messa a disposizione dalla banca, dal tasso di interesse e dalla commissione applicata. Rispetto ad altre formule di finanziamento, il Taeg può essere più elevato. Questo dipende dal fatto che il finanziamento concesso mediante l’apertura di credito in conto corrente sia estremamente flessibile. Il cliente ha la possibilità di utilizzare tutta o una parte del credito a sua disposizione e, per ogni utilizzo del credito all’interno dell’importo del fido, non c’è bisogno che presenti ulteriori domande.

Rischi nell’apertura di credito in conto corrente: pagare le rate, interessi e commissioni

Quali rischi si possono correre con l’apertura di credito in conto corrente? Innanzitutto, è necessario controllare sempre i rimborsi effettuati per non incorrere in ulteriori costi. Dunque, è consigliabile dare un’occhiata sempre alla situazione della linea di credito prima di effettuare nuove operazioni a debito. Nel caso in cui il correntista utilizzi una somma maggiore del fido concesso (sconfinamento) può essere prevista l’applicazione della Commissione di Istruttoria Veloce (Civ). In questo caso, la banca recupera i costi mediamente sostenuti per l’attività di istruttoria.

Si può chiedere l’apertura di credito in conto corrente se si hanno già in corso altri finanziamenti?

Quando si chiede alla banca l’apertura di credito in conto corrente si prende un impegno in quanto si tratta di un finanziamento. Dunque, la richiesta del fido comporta il rimborso delle rate, oltre all’applicazione degli interessi e delle commissioni. Chi ha già dei finanziamenti potrebbe non riceverne ulteriori. Infatti, i finanziamenti vengono registrati su diverse banche dati relativi al credito, tra le quali la Centrale dei rischi della Banca d’Italia.

Quali informazioni ottenere prima di chiedere l’apertura di credito in conto corrente?

Trattandosi di una linea di credito che ha dei costi e che va rimborsata, il consiglio è quello di utilizzare l’apertura di credito solo per le situazioni nelle quali si ha davvero bisogno di liquidità. Sono sconsigliati, pertanto, i pagamenti ordinari. Si può tuttavia fare un confronto sui costi e sulle condizioni applicate dalle banche sulle aperture di credito in conto corrente. In particolare, è utile leggere tutte le condizioni applicate sui fogli informativi. Se la richiesta viene fatta alla propria banca, le informazioni sono reperibili nel foglio informativo del conto corrente. Se delle informazioni non sono chiare, la banca è tenuta a fornirle prima che il cliente firmi qualsiasi contratto di finanziamento.

Apertura conto corrente: a cosa stare attenti per scegliere quello migliore?

L’apertura di un conto corrente può rappresentare un’operazione complessa nella valutazione di tutte le condizioni applicate dagli istituti bancari ai clienti. La scelta del conto corrente, pertanto, dovrà tener presente di molte variabili. Innanzitutto le operazioni che si fanno con il conto corrente e i relativi costi. Può essere d’aiuto la scelta di un conto corrente base. Ma anche l’eventuale concessione del fido può risultare un fattore determinante nella scelta del conto corrente.

Tipi di conto corrente: meglio uno con operazioni pagate separatamente o il tutto compreso?

Uno dei fattori che si prende in considerazione nella scelta del conto corrente è proprio il tipo di conto che la banca propone al cliente. Nel caso di conto corrente ordinario, ogni operazione fatta dal cliente viene pagata separatamente. Accanto al conto ordinario, si può optare per una soluzione nella quale tutta una serie di operazioni è compresa nel canone.

Conti correnti a costo fisso o fino a un certo numero di operazioni

Si tratta di un costo fisso da sostenere a prescindere dal numero di operazioni effettuate. Una possibile variante è quella di un conto corrente con un numero massimo di operazioni comprese. Quelle in eccesso vengono addebitate separatamente.

Apertura conto corrente: verificare i costi in base al numero e alle tipologie di operazioni che si intende fare

Le varie situazioni nelle quali può venire a trovarsi il cliente nei rapporti con la banca e, nello specifico, nella gestione del conto corrente, richiedono un’attenta analisi dunque delle condizioni e anche del tipo e del numero delle operazioni che si intende effettuare sul conto corrente. E sulle operazioni, è necessario farsi un’idea precisa dei costi e di quanto verrà a pesare la gestione del conto corrente sul proprio bilancio personale.

Informativa prima di aprire un conto corrente

In ogni caso, qualunque sia la direzione della scelta nell’apertura di un conto corrente, è importante che il cliente legga attentamente l’informativa che deve essere fornita dalla banca prima della sottoscrizione del cliente stesso. Nell’informativa, di particolare importanza assume la lettura del tasso di interesse, di qualunque altro prezzo e di tutte le condizioni applicate al conto corrente. Ciò è previsto dal Testo unico bancario (Tub) all’articolo 117: la ragione della norma è proprio nella trasparenza che deve essere garantita al cliente, oltre alla chiarezza delle condizioni.

Condizioni contrattuali e prezzi dei servizi del conto corrente: quando nulla è dovuto dal cliente?

La salvaguardia del cliente nell’apertura e nella gestione del conto corrente viene garantita dal considerare nulle le clausole contrattuali che prevedono prezzi, condizioni e tassi più sfavorevoli rispetto a quanto era stato pubblicizzato. Dalla mancanza di chiarezza e di trasparenza possono nascere conseguenze pesanti per la banca. Infatti, se la banca non indica in maniera chiara e specifica tutte le condizioni contrattuali e i prezzi praticati sui servizi a favore del cliente, nulla è dovuto da quest’ultimo.

Apertura conto corrente: l’Indicatore dei costi complessivi (Icc) per farsi un’idea dei costi

Nella scelta del miglior conto corrente da parte del cliente, può risultare di grande aiuto l’Indicatore dei costi complessivi (Icc). Si tratta di un foglio informativo che la banca consegna al cliente nel quale sono riportate le stime dei costi complessivi del conto corrente sulle operazioni che si presume il cliente possa svolgere nell’arco dell’anno.

Servizi aggiuntivi legati all’apertura del conto corrente

La chiarezza e la trasparenza delle condizioni applicate al conto corrente devono essere garantite anche per i servizi aggiuntivi richiesti dal cliente. Si tratta, ad esempio, di cassette di sicurezza, di servizi legati alla gestione del risparmio oppure di assicurazioni. Tutti questi servizi potrebbero rientrare nel pacchetto proposto per l’apertura del conto corrente. Ma se non rientrano vanno pagati separatamente.

Il conto corrente base: cos’è e come funziona

Una tipologia da prendere in considerazione tra le varie opzioni di apertura di un conto corrente è il conto base. Si tratta di una modalità prevista dal decreto del ministero delle Finanze numero 70 del 2018 che stabilisce la possibilità di apertura di un conto corrente che abbia un unico canone annuo da pagare. Nel canone sono comprese tutte le spese, le commissioni e gli oneri rientranti in un numero determinato di operazioni.

Chi può aprire un conto corrente base a condizioni vantaggiose?

Il conto corrente base a condizioni vantaggiose può essere aperto dalle fasce più svantaggiate della popolazione. Si tratta di correntisti che abbiano un Isee annuo che non superi gli 11600 euro o i pensionati con reddito lordo di 18000 euro all’anno.

Conto corrente, concessione del fido e saldo ‘in rosso’

Altro parametro da valutare nella scelta del conto corrente è quello della concessione del fido. Si tratta, in altre parole, della possibilità che il correntista possa andare “in rosso”. Il saldo negativo, normalmente, può essere concesso entro determinati limiti. È indispensabile verificare ex ante quali siano le condizioni per il fido concesso dalla banca. Può capitare, infatti, che lo “sforamento” del saldo possa essere piuttosto costoso, anche se più semplice da gestire rispetto alla concessione di un prestito.

Quanto si può prelevare in contanti al mese?

Lo Stato Italiano è sempre più deciso a limitare l’utilizzo del contante, ma se esistono dei limiti anche per un prelievo cash effettuato mensilmente dal proprio conto corrente postale o bancario?

Quando si parla di contante, si deve tenere conto di una doppia normativa, la prima è fiscale e la seconda riguarda l’antiriciclaggio, una misura presa per contrastare la criminalità.

Se ci soffermiamo ai prelievi effettuati sul conto da professionisti o persone fisiche, l’Agenzia delle Entrate non entra nel merito dell’operazione, quindi, non chiede giustificazioni sui motivi che hanno indotto i soggetti in questione al prelievo. La legge non prevede alcun controllo fiscale nonostante il prelievo possa essere cospicuo, né un successivo accertamento da parte del Fisco.

Ma se il discorso cade sulla normativa penale, la situazione cambia, in quanto vige il principio di combattere la criminalità. In tal senso, quanti contanti si possono prelevare in un mese senza essere segnalati? Prima di approfondire l’argomento, è d’obbligo fare una premessa, ossia, che nel caso di versamenti sul proprio conto bancario o postale, essi sono sempre tracciati e vanno anche giustificati.

Le regole sull’uso del contante

Attualmente, esiste un limite allo scambio di contanti tra soggetti diversi a prescindere dalla giustificazione del trasferimento, in cui possono rientrarci la vendita, la donazione, un prestito e similari. Nell’ambito della stessa operazione il limite è fissato a 1.999,99 euro, ma è bene tenere presente che dal 1° gennaio 2022, la soglia minima scende a 999,99 euro.

Se qualcuno, come è successo in passato prima dei nuovi limiti allargati nuovamente dal governo Renzi, volesse frazionare lo scambio in più rate per aggirare il divieto, sappia che non è più consentito, salvo che per i contratti che prevedono pagamenti rateizzati oppure quando lo si può desumere dalla prassi commerciale (pagamento per stato avanzamento lavori…).

Chi aggira il divieto, che sia una parte o all’altra è passibile di una multa che parte dai 1.000 euro, ma che può arrivare anche a 50.000 euro. Tuttavia, si parla di scambi tra soggetti diversi, in quanto le medesime regole non sono applicabili alle operazioni relative il conto corrente.

Alla fine dei conti, l’ufficio postale e la banca hanno il compito di custodire il denaro del correntista, motivo per cui è possibile prelevare anche più di 2.000 euro dal proprio conto corrente, purché tale denaro non debba venire consegnato allo stesso soggetto.

Quanti contanti si possono prelevare in un mese?

Tornando al quesito iniziale, non esiste un limite a livello fiscale, ma solo a livello di antiriciclaggio. In questo senso, il correntista non può prelevare più di 10.000 euro in un mese, altrimenti la banca o chi per essa è costretta a chiedere il motivo per cui viene effettuato un prelievo totale di tale entità. Il divieto, tuttavia non è perentorio. Infatti, la banca può limitarsi solo ad annotare e a effettuare la segnalazione, ma non può opporsi categoricamente al prelievo complessivo.

La cosa non è però nemmeno così semplice. Nel caso di uno o più prelievi effettuati dal correntista nell’arco dello stesso mese per un importo uguale o superiore ai 10.000 euro, la filiale della banca è tenuta a fare la segnalazione alla direzione centrale, la quale deciderà se informare l’unità di informazione finanziaria. In tal caso, si parla di segnalazione di operazione sospette, sdrammatizzando, direi che l’acronimo S.o.s. è alquanto appropriato.

Una volta entrata in gioco la Uif (unità di informazione finanziaria), valuterà a sua volta se sia il caso di inoltrare la segnalazione alla Procura della Repubblica, che solo in estrema ratio deciderà se avviare le indagini.

A questo punto, se non ci sono motivazioni particolari e si percorre la strada delle legalità, non si vede perché prelevare oltre 10.000 euro al mese.

Esistono limiti di prelievo giornalieri?

Non ci sono limiti massimi di prelievo quotidiani, a meno che non si superino i “famosi” 10.000 euro nell’arco di un giorno. Tra l’altro, se si parla di bancomat, spesso i limiti di prelievo giornalieri stabiliti con le Poste italiane o con le banche sono decisamente minori.

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Prelievo dal conto corrente del defunto: è ammesso?

Quando un congiunto viene meno è necessario regolare i vari rapporti patrimoniali dello stesso. Di fatto nell’immediato può essere necessario avere delle somme disponibili per far fronte a spese immediate, ad esempio quelle funebri che sono rilevanti. In questi casi la prima cosa che fanno il coniuge/convivente e i figli o altri parenti stretti, è tentare un prelievo dal conto del defunto per far fronte a tali oneri, ma il prelievo dal conto corrente del defunto è ammesso?

Prelievo dal conto del defunto: non si può fare

Alla domanda:  il prelievo dal conto corrente del defunto è ammesso? La risposta più semplice è no, ma di fatto, la banca non è tenuta a informarsi sulle condizioni di salute del suo correntista e, fino a quando non riceve la comunicazione di decesso del correntista, non interviene sul blocco del conto.

D’altronde, la comunicazione deve essere effettuata dagli eredi anche tramite PEC, attraverso una raccomandata con ricevuta di ritorno o di persona, ma di certo non è il primo pensiero degli stessi, tranne nel caso in cui sospettino delle attività di prelievo poco consone e quindi si premurino di comunicare alla banca il decesso.

In caso di morte di un congiunto non si possono fare operazioni al bancomat dal suo conto

In caso di morte di un correntista si possono verificare diverse ipotesi, cercheremo di delineare le più comuni. Certamente può essere difficile fare dei prelievi dal conto corrente del defunto direttamente in banca, tranne nel caso in cui si tratti di un soggetto cointestatario del conto oppure con delega, ma di fatto per chi conosce il PIN fare dei prelievi all’esterno tramite bancomat è un’operazione davvero facile e può invece essere difficile risalire in seguito a chi in effetti ha operato sul conto, in questo caso si è però di fronte a un reato. D’altronde è abitudine comune condividere il PIN con il coniuge e in molti casi anche con i figli.

La Corte di Cassazione, sezione penale, con la sentenza 20678/2017 ha sottolineato che per un figlio non cointestatario del conto del genitore, effettuare prelievi al bancomat con la carta del genitore è reato, ma c’è un esimente nel caso in cui si dimostri che in realtà era stato il genitore a fornire la carta e i codici per il prelievo e per questa ragione il soggetto riteneva di poter operare in tal senso.

In caso di morte questo comportamento deve essere considerato scorretto infatti la pratica consona è avvisare la banca, che blocca il conto tranne i pagamenti costanti, ad esempio nel caso in cui sul conto ci sia la domiciliazione delle utenze. Il conto deve essere bloccato anche nei confronti del cointestatario e di chi ha delega di firma. Si aprono quindi le pratiche successorie, mentre generalmente la banca autorizza il pagamento esclusivamente delle spese funebri.

Cosa succede se dopo la morte e prima della comunicazione alla banca vengono prelevate delle somme?

La prima cosa da sottolineare è che eventuali prelievi non espongono la banca al rischio di dover restituire le somme, anche perché qualunque erede poteva comunicare il decesso alla banca (Corte di Cassazione ordinanza n. 7682/21 del 19.03.2021). Si può però agire nei confronti di chi ha prelevato le somme e fare quindi in modo che le stesse ricadano nell’eredità. Le azioni possono essere esercitate anche nei confronti del cointestatario che abbia svuotato il conto. Su questo punto occorre precisare che se il soggetto che preleva ha anche la qualità di erede, l’aver prelevato esclude la possibilità che in seguito possa rinunciare all’eredità e quindi dovrà anche pagare i debiti del defunto.

Se vuoi saperne di più sulla rinuncia all’eredità leggi l’articolo: rinuncia all’eredità: caratteristiche limiti e procedura

In tutti questi casi è possibile agire in sede civile per far imputare le somme prelevate all’eredità e quindi procedere alla divisione della stessa. Inoltre nel caso in cui si ritenga che il conto sia stato svuotato con dolo e quindi con il preciso intento di danneggiare gli altri coeredi, è possibile presentare anche querela e quindi far aprire un procedimento penale per appropriazione indebita, la querela deve essere presentata entro 3 mesi dalla conoscenza dei fatti.

Conto cointestato: cosa succede?

Nel caso in cui il conto sia a firma congiunta, il cointestatario non potrà operare su esso. Il conto cointestato con firma disgiunta sicuramente crea qualche imbarazzo al momento del decesso, la prima cosa da sottolineare è che in questi casi si ritiene che ogni soggetto intestatario del conto sia proprietario di una quota di uguale misura, quindi in caso di due intestatari ciascuno è proprietario al 50%, ma la firma disgiunta consente a ciascuno dei due di operare anche sull’intero conto, ecco perché il cointestatario potrebbe svuotare il conto prima di comunicare il decesso. Il conto può comunque essere bloccato, basta la comunicazione alla banca della morte di uno dei cointestatari effettuata da parte di uno dei coeredi, in seguito possono essere compiute operazioni sul conto solo se autorizzate da tutti i coeredi.

Certamente questo può creare dei problemi al cointestatario, facciamo il caso di due coniugi con conto cointestato e firma disgiunta su cui viene si accredita la pensione. Sulle somme giacenti entrambi i contestatari sono proprietari al 50%, quindi solo il 50% deve essere diviso tra i coeredi e tra questi vi è proprio il coniuge, ma di fatto la banca in seguito alla comunicazione del decesso in via cautelativa può bloccare il conto e il cointestatario potrebbe avere difficoltà anche a riscuotere la propria pensione.

Coeredi possono rivalersi su chi ha effettuato i prelievi anche se cointestatario?

I coeredi possono comunque recuperare le somme riscosse dopo la morte, ma solo la quota inerente il defunto, quindi il 50% se sono due intestatari, mentre non possono recuperare le somme prelevate nell’imminenza della morte, tranne nel caso in cui riescano a dimostrare che in realtà il soggetto era privo di capacità di intendere e di volere oppure se le somme sono confluite su un altro conto. In questo secondo caso è possibile dimostrare che vi sia un intento fraudolento.

Nel caso in cui gli eredi vogliano ricostruire i movimenti effettuati sul conto del defunto, devono semplicemente farne richiesta alla banca che non può rifiutare.Per ottenere il rendiconto è necessario presentare un atto notorio da cui emerge la qualità di erede e il certificato di morte.