Bonus distribuzione giornali: arriva il via libera dell’Unione Europea

Il decreto Sostegni Bis all’articolo 67 commi da 1 a 6 ha previsto un sostegno in favore delle imprese editrici per la distribuzione dei giornali nei piccoli centri. Con la decisione C (2022) la Commissione Europea ha dato l’autorizzazione alla concessione del bonus distribuzione giornali e di conseguenza sarà possibile presentare istanza.

Cos’è il Bonus distribuzione giornali

L’aiuto previsto nel decreto Sostegni Bis è diretto alle case editrici che attraverso contratti di filiera hanno garantito durante il periodo di emergenza Covid la capillarità e sostenibilità della distribuzione di periodici e quotidiani nei piccoli comuni e nei comuni che hanno un solo punto di distribuzione di giornali.

L’articolo 67 del decreto Sostegni Bis prevede un credito di imposta pari al 30% della spesa sostenuta nel 2020 per la distribuzione delle testate e compresa la spesa per il trasporto dai poli di stampa ai centri di distribuzione.

In base al comma 3 il contributo in oggetto non è cumulabile con il contributo diretto alle imprese editrici di quotidiani e periodici ed è utilizzabile solo in compensazione.

Quando presentare la domanda per il Bonus distribuzione giornali?

Le domande per poter ottenere il bonus distribuzione giornali potranno essere inoltrate dalle ore 10:00 del 14 ottobre 2022 alle ore 23:59 del 14 novembre 2022 attraverso la piattaforma impresainungiorno.gov.it

Per poter presentare l’istanza è necessario:

  • avere sede legale nello spazio economico europeo;
  • residenza fiscale in Italia o presenza di una stabile organizzazione sul territorio nazionale;
  • avere un codice di classificazione Ateco 58, in particolare 58.13 (edizione di quotidiani) e 58.14 (edizione di riviste e periodici);
  • avere stipulato accordi di filiera per la distribuzione dei giornali.

Il contributo può essere utilizzato esclusivamente in compensazione con l’uso del modello F24. In base alle indicazioni fornite, trascorsi 30 giorni dalla data di scadenza per la presentazione delle istanze per accedere al contributo, il dipartimento dell’Agenzia delle Entrate pubblica l’elenco dei beneficiari e le somme che sono riconosciute e da quel momento le stesse potranno essere portate in compensazione. Ancora non è noto il codice tributo. Nel caso in cui le risorse stanziate non siano sufficienti a coprire l’ammontare delle richieste regolari inoltrate, ci sarà una riduzione proporzionale del contributo.

 

Coltivazione della lavanda: costi e guadagni della nuova agricoltura

L’olio di lavanda è molto ricercato da coloro che amano soluzioni naturali a problemi frequenti, infatti ha proprietà sedative, antinfiammatorie, antisettiche e antibatteriche, recenti studi inoltre sembrano confermare anche proprietà antitumorali. Insieme a tali proprietà ha anche un odore particolarmente gradevole e proprio per questo viene utilizzato nell’industria farmaceutica, cosmetica e nella produzione di detersivi e profumi. Naturalmente la domanda di lavanda è particolarmente alta e il suo prezzo sicuramente è interessante. Già questi sono i primi buoni motivi per avviare una coltivazione di lavanda.

Avviare un’azienda agricola per la coltivazione della lavanda

La prima cosa da sottolineare prima approcciarsi agli aspetti pratici della coltivazione di lavanda è che siamo nel settore dell’agricoltura e questo vuol dire avere benefici fiscali, come l’esenzione dall’IRAP, la possibilità di accedere ad agevolazioni varie. Può essere utile a tale proposito leggere gli articoli:

Banche delle terre agricole: uno strumento per trovare terreni incolti

Agricoltura: credito di imposta per chi acquista macchinari

Naturalmente è possibile creare una nuova azienda agricola specializzata in tale coltivazione, ma anche semplicemente convertire un’azienda già esistente destinando tutto il terreno, o una porzione, alla coltivazione della lavanda. In questo secondo caso molti oneri burocratici sono già stati espletati, ad esempio l’apertura della partita IVA, posizione INPS e INAIL.

Perché scegliere la coltivazione della lavanda

Fatta questa premessa, proviamo a capire perché una coltivazione di lavanda può essere una soluzione ottimale. In primo luogo si tratta di una pianta che, oltre ad essere esteticamente molto gradevole e profumata, è molto resistente, ha sicuramente bisogno di una buona esposizione al sole, deve essere protetta da gelate di particolare intensità e ha bisogno di irrigazione nei periodi più secchi, ma di fatto in Italia può essere coltivata in quasi tutte le zone.

Ritornando indietro, la lavanda si è detto è esteticamente molto gradevole, proprio per questo attira molto anche i turisti e sono numerosi gli agriturismi che cercano di sfruttare anche tale caratteristica per rendere la coltivazione ancora più remunerativa. Ricordiamo che l’agriturismo ha la stessa tassazione di favore dell’azienda agricola tradizionale.

Per saperne di più leggi l’articolo: Tassazione delle aziende agricole: il regime delle imposte sul reddito

Costi da sostenere

La lavanda, una volta piantumata, è in grado di produrre per diversi anni ( la durata dipende dalla varietà, il lavandinino ha una durata di 7-9 anni, mentre la lavanda fino a 12 anni) questo vuol dire che il costo iniziale dell’investimento può essere rilevante, ma viene ben ammortizzato nel tempo, inoltre non ha bisogno di particolari cure, il consiglio è di concimarla una volta l’anno ad aprile. Il costo iniziale per piantumare un ettaro di terreno è di 5.000 euro a cui si devono aggiungere costi relativi al personale, ma sempre se vi è l’intenzione di non farlo da soli, certo costa fatica ma può essere un modo per risparmiare.

Un buon risparmio ci può essere nel caso in cui invece di piantare le piantine, si procede con i semi, ma la coltivazione con semi richiede molta attenzione per riuscire a dare fiori. Per chi vuole piantare i semi l’autunno è il periodo migliore, mentre per le piantine è meglio attendere la primavera. La raccolta avviene nei mesi di luglio e agosto, in questo periodo, grazie al caldo, i fiori hanno una maggiore produzione di oli essenziali.

Per coloro che vogliono dare alla propria lavanda un valore aggiunto la soluzione è la certificazione biologica, che può rappresentare un ulteriore costo, ma è ben ammortizzato.

Naturalmente questi costi sono relativi a terreni di proprietà, se non se ne ha uno disponibile occorre procedere alla locazione dei terreni.

Quanto si guadagna con una coltivazione di lavanda?

Dal punto di vista della remunerazione deve essere sottolineato che un campo di lavanda da 1 ettaro produce circa 800 kg di lavanda essiccata e circa 100 kg di olio essenziale di lavanda (la varietà “lavandino” è la più produttiva). I produttori possono inoltre diversificare la vendita, ad esempio si può scegliere anche di vendere i fiori all’ingrosso per fiorai. Per chi ha una particolare passione, l’azienda agricola può essere affiancata all’attività di trasformazione dei prodotti e di conseguenza, invece di vendere i fiori secchi o freschi si possono realizzare gli estratti e gli oli profumati, insomma si può scegliere tra diverse tipologie di attività e in ogni casa i guadagni sono abbastanza buoni.

Si calcola che un ettaro di lavanda può portare un ricavo netto di circa 40.000 euro l’anno. Anche in questo caso i contratti di filiera possono dare ottimi riscontri per chi vuole fin da subito essere sicuro di riuscire a vendere la propria lavanda.

Contratti di filiera del grano duro e contributi pubblici del Mipaaf

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf) attraverso il finanziamento dei fondi per le filiere del grano duro incentiva i produttori di grano, questi per poter ottenere le erogazioni devono però stipulare contratti di filiera. Ecco come funzionano.

Fondi MIPAAF per i contratti di filiera

Il grano è una delle materie prime più importanti per l’Italia infatti siamo produttori di pasta e allo stesso tempo ne siamo grandi consumatori, a ciò deve aggiungersi che la pasta è uno dei prodotti più esportati dall’Italia. Di conseguenza la materia prima rappresentata dal grano costituisce un’importante risorsa, sebbene l’Italia non sia a sua volta autonoma, infatti una parte della produzione è basata sull’importazione soprattutto dal Canada. Proprio la bassa produzione del 2021 legata a eventi climatici avversi in Canada ha portato a una vistosa impennata dei prezzi.

Il Ministero, attraverso i fondi Mipaaf per i contratti di filiera grano duro, intende da un lato migliorare la qualità del prodotto attraverso l’uso esclusivo di sementi certificate e dall’altro si pone l’obiettivo di aiutare i produttori con erogazioni. Per il triennio 2020-2022 sono stati stanziati 30 milioni di euro a cui si aggiungono 10 milioni di euro avanzati dalle campagne precedenti. Tali fondi negli anni passati sono stati essenziali per sostenere il settore e in particolare i coltivatori che devono affrontare costi spesso elevati.

La normativa prevede contributi dell’importo massimo di 100 euro a ettaro di terreno coltivato a grano duro per una quantità di terreno massimo che può accedere al beneficio di 50 ettari per beneficiario.

Tale aiuto rientra negli aiuti de minimis e di conseguenza è previsto il limite massimo di 20.000 nell’arco del triennio, naturalmente devono essere sommati gli altri aiuti.

Per una disamina esaustiva sugli aiuti de minimis, puoi leggere la guida: aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli.

Cosa sono i contratti di filiera del grano duro

I contratti di filiera del grano duro sono accordi stipulati tra produttori e le imprese di trasformazione del grano duro (pastifici) finalizzati a favorire la programmazione degli approvvigionamenti, ciò è molto importante soprattutto in questo periodo in cui le scorte di grano stanno terminando e i prezzi stanno aumentando a dismisura, inoltre tali contratti sono finalizzati anche a mantenere un’elevata qualità del prodotto. Il contratto può essere sottoscritto da produttori singoli o da consorzi. Per poter accedere al beneficio il contratto di filiera deve essere sottoscritto per almeno tre anni.

Le domande devono essere presentate tramite AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura), per poter partecipare è necessario presentare il contratto di filiera, inoltre è necessaria la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà inerente gli aiuti de minimis già ricevuti.

Previsioni per la produzione dell’anno 2022

Naturalmente oltre a ricevere i contributi, si riceve anche il pagamento degli importi relativi al prodotto e stabiliti in base al contratto stipulato tra le parti. Su questo punto però non mancano dubbi, infatti le quotazioni dei pastifici, sebbene siano aumentate (330 – 350 euro a tonnellata per il 2022, rispetto a 270 euro della campagna 2021), sono più basse rispetto ai valori e alle quotazioni attuali della materia prima, le stesse oscillano intorno a 500 euro a tonnellata di prodotto.

L’aumento proposto dai pastifici è quasi irrisorio considerando l’aumento delle spese per i carburanti che andrebbe ad erodere proprio tali maggiori importi. Questo vuol dire che per i coltivatori potrebbe essere più conveniente vendere il grano con contratti standard e non con i contratti di filiera. Naturalmente le valutazioni da fare sono molteplici, infatti con una ripresa della produzione, i prezzi al termine della campagna 2022 potrebbero anche risultare più bassi, un primo raffreddamento dei prezzi si è già verificato.

Per il 2022 comunque è previsto un incremento della superficie coltivata del 5% e la stessa è concentrata soprattutto nel Nord Italia, zona dove le rese sono comunque maggiori. Tra i produttori importanti occorre ricordare anche la Puglia e la Sicilia.

E’ bene ricordare che chi si occupa di agricoltura ci sono ulteriori agevolazioni ad esempio:

Il credito per il Mezzogiorno per l’agricoltura: come funziona

Esenzione IRAP in agricoltura: come funziona

Banche delle terre agricole: uno strumento per trovare terreni incolti