NFT: impatto ambientale e altri aspetti da considerare

In questi anni il fenomeno NFT è stato veramente molto rilevante. È legato alla tecnologia blockchain la quale, come sappiamo, è la madre delle criptovalute.

Grazie agli NFT viene creato un nuovo titolo di proprietà virtuale che riguarda da vicino oggetti da collezione sia digitali che reali. 

Infatti, non a caso una delle categorie più interessata in maniera concreta agli NFT è proprio quella degli appassionati di arte, la quale ha voluto approfondire l’argomento imparando in primo luogo come comprare NFT.

Sugli NFT tuttavia si è molto discusso per il loro impatto ambientale. Questo aspetto viene considerato problematico: ed ecco perché gli esperti hanno cercato diverse soluzioni e approcci con lo scopo di dare agli NFT un equilibrio significativo dal punto di vista energetico ed ambientale sia nel presente che nel futuro.

Molte persone si chiedono come si evolverà la tendenza di quelli che vengono definiti NFT verdi, cioè rispettosi dell’ambiente. 

Come tutto è cambiato

Gli NFT sono asset che vengono gestiti attraverso una rete blockchain: l’impatto ambientale che ha la loro creazione è legato soprattutto alla blockchain e all’algoritmo di consenso che essa usa per gestirli.

Però per fortuna il passaggio di Ethereum, che ricordiamo essere la blockchain principale utilizzata per gli NFT, all’algoritmo di consenso Proof of Stake, ha ridotto in maniera significativa il costo della loro creazione e commercio in termini energetici.

Questo particolare ha cambiato le carte in tavola nel senso che ormai l’affermazione che il mondo degli NFT sia dannoso per l’ambiente è esagerata proprio per questo cambiamento.

Per comprendere meglio la questione ci basti pensare che nella versione di Ethereum basata su PoW l’impronta stimata di un NFT era stimata in circa 38 kg di CO2, che equivale, prendendo come unità di misura l’impronta di carbonio, a circa 82,648 transazioni VISA.

Invece con il passaggio a PoS una singola transazione emette 0,02 kg di anidride carbonica pari a circa 44 transazioni Visa. La differenza è notevole e fa ben sperare per il futuro.

Differenze tra NFT e criptovalute

Bisogna ricordare ancora una volta che gli NFT, così come Ethereum, Bitcoin e tante altre criptovalute si basano sulla tecnologia blockchain.

Gli NFT sono però diversi dalle altre criptovalute le quali possono essere scambiate tra di loro, mentre i non-fungible token sono unici e sono da considerare come un’opera d’arte originale che non può essere riprodotta.

Un NFT inoltre può essere considerato una fonte di guadagno ma soprattutto uno strumento di marketing da parte delle aziende le quali spesso decidono di utilizzarli  anche come bonus innovativi.

Di sicuro nel corso del tempo gli NFT sono diventati sempre più accessibili a un grande numero di persone e molto probabilmente lo saranno sempre di più in futuro, soprattutto grazie alla nascita recente dei giochi.

Proprio per questo motivo l’aspetto relativo all’impatto ambientale ed energetico degli NFT non può essere sottovalutato.

Tassazione delle criptovalute: quali norme si applicano?

Le criptovalute, tra cui la più conosciuta è il bitcoin, sono entrate nel mondo degli investimenti nel 2009 e dal quel momento i sistemi fiscali dei vari Paesi del mondo cercano di capire come tassare i proventi di questa tipologia di investimenti. Ora vedremo le direttive dell’Agenzia delle Entrate inerente la tassazione delle criptovalute in Italia.

Tassazione delle criptovalute: inquadramento degli intermediari

Nonostante siano passati molti anni dall’introduzione delle criptovalute, in Italia non esiste una normativa peculiare per la tassazione delle criptovalute, le varie commissioni tributarie e l’Agenzia delle Entrate nel tempo hanno dato dei punti di riferimento. Il primo atto da tenere presente è la Risoluzione 72/E/2016 dell’Agenzia delle Entrate.

Cosa sono le criptovalute

Nella Risoluzione la prima cosa importante è la definizione delle criptovalute che sono definite “monete alternative” a quelle tradizionali aventi corso legale ed emesse da un’autorità monetaria. L’Agenzia delle Entrate delinea anche brevemente le caratteristiche di questa tipologia di moneta, o meglio i meccanismi di funzionamento, si tratta infatti di una moneta non avente corso legale che può essere utilizzata per lo scambio di beni e servizi, ma sono le parti a determinarne il valore di scambio delle monete perché appunto non è un “autorità” ufficiale a determinare il valore di scambio. Trattasi infine di una moneta digitale, non ha un struttura fisica e viene detenuta in portafogli digitali definiti wallet.

Tassazione attività di intermediazione

La prima cosa sottolineato dall’Agenzia delle Entrate che l’attività di intermediazione inerente le criptovalute deve essere considerata come prestazione di servizi a titolo oneroso, quindi tali operazioni svolte in modo professionale costituiscono attività rilevante ai fini Iva. L’attività degli intermediari consiste nel cambio di valuta tradizionale contro unità della valuta virtuale «bitcoin» e viceversa.

Le commissioni degli intermediari trattenute in queste operazioni rappresentano la differenza tra l’importo corrisposto dal cliente che intende acquistare o vendere Bitcoin e la migliore quotazione reperita dalla società stessa sul mercato e di conseguenza a questo importo deve essere applicato l’articolo 10, comma 1, n.3 del DPR 633 del 1972 che delinea le esenzioni dall’applicazione Iva per le operazioni relative a “valute estere aventi corso legale e a crediti in valute estere, eccettuati i biglietti e le monete da collezione e comprese le operazioni di copertura dei rischi di cambio“. Inoltre l’attività è rilevante ai fini Ires e Irap.

Tassazione criptovalute: quali imposte pagano gli investitori?

Per quanto invece riguarda la tassazione dei proventi da parte degli investitori, la normativa arriva soprattutto dalla giurisprudenza, ma di fatto è ormai consolidata. Le criptovalute secondo l’interpretazione giurisprudenziale prevalente rientrano nell’articolo 67, c ter del Tuir, quindi come cessione a titolo oneroso di valute estere. La disciplina applicabile in questo caso è l’articolo 68 del Tuir che si occupa della tassazione delle plusvalenze nella misura della differenza tra il costo di acquisto della valuta ed il valore della vendita ottenuto nell’anno. Affinché sia operata la tassazione occorre che il valore investito superi euro di 51.645,69 per almeno sette giorni lavorativi continui nel periodo d’imposta. In questo caso la tassazione è al 26% sui proventi dell’attività.

Per l’attività di staking, che prevede la ricompensa per la semplice detenzione di monete virtuali (quindi senza scambio) l’Agenzia delle Entrate ha previsto con la risposta a Interpello n. 433 del 24 agosto 2022 che debba trovare applicazione l’articolo 44 del Tuir comma 1 lettera h. Anche in questo caso si è di fronte a redditi da capitale e di conseguenza viene applicata la tassazione al 26%. Ricordiamo che in caso di perdite è possibile utilizzare lo zainetto fiscale.

Modalità operative per la dichiarazione dei proventi da investimenti in criptovalute

Per quanto riguarda invece le modalità operative, occorre ricordare che se l’investitore opera attraverso un intermediario avente sede in Italia, è questi ad occuparsi di effettuare le ritenute e versarle come imposte in qualità di sostituto. Quindi i proventi dell’attività saranno percepiti al netto, le imposte versate dal sostituto dovranno essere dichiarate e potrebbero esservi eventuali rimborsi. L’intermediario annualmente provvederà ad inviare all’investitore il prospetto delle imposte versate (proprio come il datore di lavoro consegna il CU).

Leggi anche: Le criptovalute devono essere inserite nella dichiarazione dei redditi?

Nel caso in cui l’intermediario attraverso cui si opera non abbia sede fiscale in Italia, non saranno applicate ritenute all’investitore italiano che però dovrà dichiarare gli investimenti nel quadro RW della dichiarazione.

Criptovalute e bitcoin: la Banca d’Italia mette in guardia dai rischi

Negli ultimi mesi abbiamo visto una costante perdita di valore per il bitcoin e le altre monete virtuali, questo ha indotto la Banca d’Italia a rendere nota un’informativa sulle cripto-attività, la stessa è diretta agli operatori e a coloro che hanno deciso di investire nelle monete virtuali.

Il documento della Banca d’Italia sul Bitcoin

Il bitcoin e le altre valute digitali, come Ethereum, fino a qualche mese fa erano considerate uno strumento sicuro per poter fare investimenti e soprattutto guadagni, ma negli ultimi mesi sono in tanti a registrare perdite. Le criptovalute hanno avuto successo perché spesso presentate come un mondo parallelo, e spesso antagonista, dove rifugiarsi per evitare gli scarsi guadagni legati all’economia reale. Hanno attirato una grande fetta di investitori spesso sfiduciati dagli investimenti tradizionali e hanno rappresentato una sorta di sostitutivo rispetto al trading che ha perso rispetto al boom degli anni passati.

Il documento della Banca d’Italia mira a fornire chiarimenti sulle opportunità offerte da questo strumento, ma anche sui rischi che vi sono connessi. Senza trascurare le norme applicate e quelle proposte.

Bitcoin: continua la discesa dei prezzi. Avviata l’indagine per insider trading

Cosa contiene il documento della Banca d’Italia sulle criptovalute?

Il documento si compone di 5 parti. La prima parte può essere considerata generale e va a definire l’ambito di applicazione delle tecnologie decentralizzate e cerca di definire il funzionamento della crittografia e del blockchain. Il secondo paragrafo mette a disposizione una panoramica sulle norme applicabili al settore e sulle proposte di legge presentate.

Tra le proposte vi è anche un rafforzamento dei controlli applicati a questo settore. In questo capitolo viene sottolineato che in capo ai VASP (Virtual Asset Service Provider) vige l’obbligo di verificare, conservare i dati e le comunicazionin anche relativi a operazioni sospette. Inoltre per gli stessi soggetti c’è l’obbligo di iscrizione nella sezione speciale del registro dei cambiavalute, operativa dal 16 maggio 2022, tenuto presso l’Organismo Agenti e Mediatori.

Il terzo capitolo punta invece sugli obblighi informativi vigenti in capo agli intermediari e sottolinea il fatto che le informazioni fornite agli investitori devono essere il più possibile trasparenti, chiare e dettagliate in modo che ci possano essere investimenti consapevoli. Il quarto capitolo punta soprattutto sui rischi connessi a questo settore. Infine, il quinto punta sulla sicurezza in particolare sul monitoraggio da parte delle varie autorità centrali bancarie, quindi Banca d’Italia, sull’andamento del mercato e sulle cripto-attività al fine di valutarne i rischi anche connessi alla stabilità finanziaria e sul corretto funzionamento sul sistema dei pagamenti.

Leggi anche: Le criptovalute devono essere inserite nella dichiarazione dei redditi?

Quali sono le cripto-attività sicure? I consigli

L’intero documento è improntato a una certa tutela e mira a far in modo che gli investitori siano consapevoli dei rischi. Sono definite cripto-attività quelle che hanno ad oggetto “ rappresentazioni digitali di valore o di diritti”, tali attività possono essere detenute, trasferite e memorizzate elettronicamente. Gli scambi possono essere da utente a utente oppure attraverso la presenza di intermediari.

Il mercato delle cripto-attività viene diviso in due parti. Da un lato ci sono le attività che hanno comunque alla base un asset reale, ad esempio una valuta, dall’altro ci sono le attività di investimento che non hanno alcuna connessione con la realtà economica defintite unbacked crypto-assets”,  l’esempio di tale tipologia di attività sono proprio i bitcoin.

Naturalmente la Banca d’Italia nel documento sottolinea come gli investimenti della prima tipologia siano più sicuri e più facili da gestire. Tra l’altro la Banca d’Italia sottolinea che l’informativa di trasmettere agli investitori deve appunto contenere anche tale indicazione e cioè che l’attività è scoraggiata dalla Banca d’Italia. L’investitore da questa indicazione dovrebbe evincere che trattasi di un’attività particolarmente rischiosa. Ribadisce che le cripto-attività costituiscono strumenti molto rischiosi e speculativi e che non possono essere utilizzati come strumenti di scambio o di pagamento. Esorta tutti a prestare attenzione in particolare nei confronti di coloro che praticano pubblicità ingannevole anche attraverso social media e influencer.

Bitcoin: continua la discesa dei prezzi. Avviata indagine per insider trading

Crolla ancora il valore del bitcoin, la criptovaluta più conosciuta al mondo e nel frattempo partono indagini della SEC per un possibile caso di insider trading.

Bitcoin: non si arresta il ribasso: sfiorati i 20.000 dollari

Ne avevamo precedentemente parlato nel mese di maggio, quando il valore del bitcoin scese sotto i 33.000 dollari e a poco più di un mese è doveroso registrare che il calo del valore del bitcoin non accenna a fermarsi e naturalmente non c’è neanche un lieve rialzo, anzi. Nella giornata del 16 giugno si registra un nuovo record con il raggiungimento della soglia psicologica di 20.000 dollari, registrando così una perdita superiore a un terzo in un mese.

Per capire la gravità della situazione basti pensare che un anno fa il valore del bitcoin ha raggiunto il suo massimo livello a 72.000 dollari. Chi ha comprato i bitcoin all’inizio della loro “uscita” sicuramente può ancora avere un guadagno, ma chi ha investito negli ultimi due anni può davvero avere perdite molto gravose. Naturalmente questo provoca ansia negli investitori, soprattutto i meno esperti che avevano creduto di poter facilmente diventare ricchi comprando una moneta alternativa. Non va meglio per le altre criptovalute meno famose rispetto al bitcoin ma che comunque hanno generato molto interesse da parte degli investitori. L’ansia a sua volta porta fretta nel liberarsi e di conseguenza una disponibilità notevole di bitcoin che porta nuovi ribassi. Come un cane che si morde la coda.

Elon Musk e Bill Gates: dichiarazioni che fanno oscillare il mercato delle criptovalute

Non ha aiutato la risalita delle criptovalute Elon Musk con le dichiarazioni dei mesi scorsi, quando ha affermato di voler permettere l’acquisto delle auto Tesla con criptovalute. D’altronde lui dichiara di detenerne migliaia e le persone sono molto attratte dal suo successo.  Naturalmente non tutti i “grandi” del mondo sono così magnanimi con il mondo delle criptovalute, ad esempio è di contrario avviso Bill Gates magnate di Microsoft, il quale dichiara che il fenomeno delle criptovalute è “basato al 100% sulla teoria degli sciocchi“. Sembra che proprio le dichiarazioni di questi due personaggi stiano contribuendo alle oscillazioni, chi non ha esperienza tende infatti ad affidarsi alle azioni compiute dai big.

A parte detrattori e sostenitori, le perdite con la moneta virtuale attualmente sono molte e ancora nessuno ha realmente capito i potenziali sviluppi futuri e molti potrebbero trovarsi con carta straccia.

Le perdite sulle criptovalute non riguardano solo il bitcoin, ma anche Ethereum e Terra-Luna che hanno ribassi più contenuti ma comunque importanti.

Un’ulteriore preoccupazione è data dal fatto che nei giorni passati quantità elevate di bitcoin sono state trasferite dagli investitori sulle piattaforme di trading, segno che c’è desiderio di vendere, questo naturalmente potrebbe portare a nuovi ribassi.

SEC: sono necessarie indagini per insider trading per exchange criptovalute e bitcoin

In questo panorama incerto si inseriscono due nuovi fatti, cioè l’aumento dei tassi di interesse da parte della FED ( corrispondente americano della nostra BCE). Il primo dal 1994 e pari a 0,75 punti, il secondo fatto è la notizia che la SEC, Securities and Exchange Commission , corrispondente alla nostra Consob, avrebbe intenzione di aprire un’indagine inerente proprio il bitcoin per insider trading.

L’insider trading è una pratica scorretta che consiste nel fatto che operatori del mercato, a conoscenza di informazioni non ancora rese note al pubblico, intervengono nel mercato con acquisti o vendite al fine di alterare l’andamento o comunque avere dei guadagni. In Italia, ma non solo, questa pratica costituisce reato. La notizia dell’indagine è dovuta al fatto che, secondo quanto ipotizza o sospetta la SEC, le aziende del settore non tutelino in modo adeguato gli investitori.

Le attività di indagine poste in essere riguardano diversi exchange (operatori di scambi) di criptovalute che, secondo secondo le evidenze che stanno emergendo, sembra non abbiano tutelato, attraverso la loro vigilanza in modo corretto gli investitori. Il caso su cui si stanno concentrando le attività investigative muovono da alcune accuse di insider per l’acquisto grandi quantità di token al fine di portare il prezzo degli stessi ad aumentare, ma questo prima di rendere noto al pubblico che i token sarebbero stati collocati sul mercato, andando così ad alterare le contrattazioni sul mercato.

Dalle notizie che emergono nelle ultime ore sembra anche che Gary Gensler, presidente della SEC, abbia invitato alcun exchange a effettuare la registrazione presso le autorità di regolamentazione per evitare di essere puniti per la vendita di token non registrati.

Criptovalute, dal 2023 si cambia: segnalazioni al Fisco in arrivo e giacenze medie diverse

Il Fisco amplia gli adempimenti e si mette al passo con i tempi. Anche le criptovalute meritano attenzione. E così, come riporta il sito Italia Oggi, dal prossimo primo gennaio vanno evidenziati tutti i rapporti finanziari tenuti in valori differenti da quelli correnti. Una novità assoluta che deriva da comunicazione ufficiale di Ernesto Maria Ruffini, numero uno dell’Agenzia delle Entrate. Un cambio di rotta che nasce dalle nuove esigenze provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa E Resilienza (Pnnr).

Cosa cambia per le criptovalute dal primo gennaio 2022

Dal prossimo primo gennaio 2023, tutte le informazioni sui rapporti finanziari tenuti, oltre che in  criptovalute, anche in metalli preziosi o altro parametro di valutazione, devono finire nelle canoniche  comunicazioni mensili all’anagrafe tributaria. In pratica, anche le criptovalute diventano elementi che vanno necessariamente segnalati al Fisco.

Criptovalute ma non solo, perché le segnalazioni devono riguardare anche qualsiasi altra valuta differente da quella in corso legale. Quindi, anche i metalli preziosi, gli asset finanziari e così via, devono trovare collocazione presso la banca dati dell’anagrafe tributaria. Tra le novità anche un diverso modo di arrivare alla giacenza media di conti correnti e rapporti finanziari. SI ampliano gli adempimenti per gli operatori finanziari, con un profondo restyling delle scadenze e dei termini di invio delle comunicazioni periodiche di questi soggetti.

Il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate punto per punto

È del 23 maggio appena trascorso il provvedimento del numero uno dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. Il Pnnr prima citato impone una rivisitazione votata alla maggiore qualità, delle informazioni che devono finire in quello che viene definito Archivio dei rapporti finanziari. E le novità introdotte dal Fisco vanno proprio in questa direzione praticamente obbligata per via dei soldi del Recovery Plan.

Nulla di nuovo però, perché è da fine 2021 che il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) aveva aperto a queste novità. Infatti grazie ad una dettagliata relazione del Ministero, il governo è riuscito ad anticipare gli obbiettivi strategici nel breve periodo. Il tutto con un maggiore scambio di informazioni tra banche dati dell’anagrafe tributaria e archivio dei rapporti finanziari.

E così che si è arrivati al nuovo obbligo in capo agli operatori finanziari sulle criptovalute, sulle transazioni in metalli preziosi e è per qualsiasi altro genere di valuta sia fisica che virtuale.

Altre novità del provvedimento, oltre alle criptovalute

Sempre a decorrere dal primo  gennaio 2023, cambia il modo di calcolo e di intendere la giacenza media annua del rapporto finanziario. Si deve dare sostanza, come scrivono sul quotidiano prima citato, all’importo medio delle somme a credito del cliente in un dato periodo ragguagliato ad un anno. Ciò significa che il calcolo dell’importo medio delle somme a credito di un cliente verrà fuori dalla divisione delle somme attive presenti sui conti, per i giorni dell’anno solare per intero, e non solo per i giorni in cui il rapporto è aperto. Un cambiamento drastico e radicale, che va nella direzione di facilitare il compito dell’Agenzia delle Entrate ed essere più specifica nella definizione della giacenza media.

Nuovi codici e nuove scadenze, ecco altre novità sostanziali dalla Entrate

Inoltre, oltre ai nuovi codici analitici relativi alle transazioni e ai rapporti in valuta diversa da quella corrente, il provvedimento delle Entrate apre all’utilizzo di nuovi codici sui servizi di pagamento. “Nuovi codici identificativi analitici da utilizzare al posto dell’attuale codice generico definito 99-altro rapporto”. Cambia anche la data entro cui provvedere alle comunicazioni. Considerando i festivi, la comunicazione deve essere effettuata entro l’ultimo giorno del mese successivo, se lavorativo. E slitta alla fine del mese di febbraio dell’anno successivo la scadenza della comunicazione annuale oggi fissata al 15 de mese di febbraio.

Bitcoin: continua la discesa dei prezzi. Cosa succede?

Gli investitori in criptovalute e in particolare nella più conosciuta Bitcoin, a cui segue Ether, sono sono preoccupati, infatti continua la discesa del prezzo della moneta virtuale più conosciuta al mondo, sotto i 33.000 dollari, e gli analisti stanno cercando di spiegare il motivo ed evitare vendite in massa che porterebbero ulteriori cali.

Bitcoin: le ragioni del successo

Il Bitcoin è sempre stato visto come una grossa opportunità da parte di molti investitori, da parte di altri è invece stato guardato con sospetto. Di fatto per anni c’è stata una costante crescita del valore di questa moneta determinata da un lato dall’elevata domanda e bassa disponibilità, infatti nessuno, a meno che non avesse bisogno di liquidità, cedeva la moneta virtuale più conosciuta al mondo in una fase di forte crescita, dall’altro lato dal fatto che molti volti noti dello spettacolo hanno dichiarato di possederne.

La crescita era determinata anche dal fatto che gli investimenti tradizionali erano poco convenienti a causa del basso costo del denaro determinato dalle politiche espansive della FED e della BCE che per anni hanno mantenuto basso il costo del denaro. A un tratto le cose però sono cambiate e questo ha generato un certo panico tra gli investitori, in particolare quelli meno esperti che sono anche i più numerosi. Si tratta di coloro che non analizzano i mercati ma seguono le azioni altrui.

Perché il bitcoin perde valore?

Cosa è cambiato in questi mesi? E’ difficile stabilire cosa ha realmente portato alla crisi del Bitcoin, di fatto neanche gli analisti sono concrodi e riescono a trovare un’unica ragione. Il mondo reale e il mondo virtuale non sono mai del tutto distanti, infatti è cambiato il panorama economico e di conseguenza questo ha generato una serie di reazioni a catena. Sono aumentati i prezzi al consumo e l’inflazione ha generato una crescente diminuzione di investimenti in Bitcoin da parte di persone che hanno bisogno di liquidità e che comunque hanno timore di investire (ricordiamo che con il Bitcoin si può investire anche nel mercato dei derivati, non si tratta quindi di uno strumento riservato a chi ha patrimoni medio-grandi).

A questo si è unita la decisione dei giorni scorsi della FED di aumentare di mezzo punto il costo del denaro e questa decisione sembra essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso perché è proprio da questo momento che la discesa del prezzo del Bitcoin e delle altre monete virtuali, criptovalute, come Ether, è stata inesorabile.

Negli ultimi 15 giorni la perdita è stata del 15%. Rispetto a un anno fa la perdita è addirittura del 50%, basti pensare che ora la quotazione è a meno di 33.000 dollari, mentre un anno fa ha sfiorato i 72 mila dollari.

Dai record del 2021 alle perdite di questi giorni

Ricordiamo che il 2021 per il Bitcoin è stato un anno da record e infatti la moneta virtuale ha praticamente raddoppiato il suo valore. A trainare il valore del Bitcoin sono stati i titoli tecnologici racchiusi nell’indice Nasdaq ed è proprio questo che sta facendo registrare perdite notevoli in questi giorni e sta trainando anche il Bitcoin e le altre criptovalute.

Non manca chi ritiene che la diminuzione del valore del Bitcoin sia legato anche ad eventi più “quotidiani”, secondo alcuni analisti molte persone che durante la pandemia avevano investito i loro risparmi, ora cercano di liquidarli perché di fatto si può tornare a viaggiare, a vivere una vita “normale”.

Cosa conviene fare?

Viste le tante variabili in gioco non è facile determinare cosa fare in questa situazione. Il mercato probabilmente ritroverà il suo equilibrio, ma su quali livelli di valore del Bitcoin non è dato sapere. Sicuramente il Bitcoin viene definito un investimento ad alto rischio e di conseguenza c’è il rischio di elevati guadagni ma anche di perdite, solo che molti investitori non lo avevano tenuto in conto. Solitamente quando i mercati sono caratterizzati da elevato nervosismo non conviene molto muoversi, cioè vendere, infatti nel lungo periodo potrebbe esservi una nuova salita dei prezzi.

Chi aveva iniziato i suoi investimenti prima del rialzo del 2021 oggi vendendo potrebbe avere ancora dei guadagni importanti e giustamente molti sono tentati. Il fatto che sul mercato, trascinati dalla paura, ci siano molti Bitcoin disponibili porta ancora di più una diminuzione dei prezzi. La volatilità del Bitcoin d’altronde è nota, nel giorni scorsi è bastata una dichiarazione del magnate Elon Musk a portare un rialzo, infatti il proprietario di Tesla non solo ha dichiarato di possedere Bitcoin, ma ha anche dichiarato che presto accetterà questa moneta per il pagamento delle sue Tesla.

Deve essere ricordato che qualunque sia la scelta, è necessario dichiarare gli investimenti eseguiti in Bitcoin e monete virtuali. Per saperne di più leggi la guida: Le criptovalute devono essere inserite nella dichiarazione dei redditi?

Inoltre eventuali perdite (minusvalenze) possono essere inserite nello zainetto fiscale, scopri cos’è nell’articolo

Zainetto fiscale: cos’è e quali vantaggi porta a chi fa investimenti finanziari

Le criptovalute devono essere inserite nella dichiarazione dei redditi?

Le criptovalute sono monete digitali di cui ormai si sente parlare quotidianamente e tra chi ritiene che siano una truffa e chi invece ritiene siano un investimento molto remunerativo, in pochi si chiedono: Ma le criptovalute devono essere indicate nella dichiarazione dei redditi? Ecco la risposta.

Le criptovalute devono essere indicate nella dichiarazione dei redditi?

Le criptovalute, tra cui la più conosciuta è il bitcoin, sono monete virtuali sottratte al controllo da parte delle banche centrali, si tratta di una sorta di realtà parallela e virtuale che di fatto ha generato molti guadagni e si sa che i guadagni sono sempre tassati. Naturalmente per tassarli è necessario che gli stessi siano dichiarati.

Le criptovalute devono essere dichiarate ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 167 del 1990. L’articolo in oggetto stabilisce che le persone fisiche, gli enti non commerciali e le società semplici ed equiparate residenti in Italia e che nel periodo di imposta detengono investimenti o attività finanziarie all’estero suscettibili di produrre redditi imponibili  devono dichiararli nella dichiarazione dei redditi. Deve essere sottolineato che la dichiarazione deve essere fatta anche nel caso in cui tali investimenti non abbiano prodotto guadaghni, in questo caso naturalmente non vi sarà tassazione ma sussiste l’obbligo di dichiarare e ciò anche in virtù della lettera dell’articolo 4 citato che parla di “attività finanziarie all’estero suscettibili di produrre redditi imponibili“.

Le attività devono essere dichiarate nel riquadro RW della dichiarazione dei redditi. Trattandosi di redditi diversi è possibile anche compensare eventuali perdite con lo strumento dello zainetto fiscale. Eventuali guadagni prodotti sono tassati al 26%.

Per avere maggiori informazioni sullo zainetto fiscale, leggi la guida: Zainetto fiscale: cos’è e quali vantaggi porta a chi fa investimenti finanziari

Cosa rischia chi non dichiara criptovalute?

Deve essere sottolineato che ad oggi sono numerose le persone che sottovalutano l’obbligo dichiarativo e di fatto rischiano pesanti sanzioni. La normativa stabilisce che chi non dichiara strumenti finanziari detenuti all’estero rischia una sanzione dal 3% al 15% del valore detenuto. Se gli strumenti finanziari sono detenuti in Paesi facenti parte delle black list la sanzione è più elevata e va dal 6% al 30%. Se la moneta virtuale genera un reddito annuale superiore a 50.000 euro, il rischio è che ci sia una condanna alla reclusione.

Per conoscere i Paesi facenti parte della black list, leggi l’articolo: Fiscalità privilegiata: I Paesi della Black List e della White List

Registro degli operatori in criptovalute

Le attività di controllo della Guardia di Finanza sulle criptovalute sono già in corso e saranno intensificate nei prossimi mesi e questo perché le attività di investimento in tali settori ricadono nel contrasto ai fenomeni di riciclaggio. Tale attività riceverà inoltre il supporto del Registro degli Operatori in criptovalute istituito in Italia nel 2022 e che entrerà a tutti gli effetti in vigore dal 18 maggio.

Per effetto della nuova normativa gli operatori che intendono offrire in Italia i servizi relativi all’utilizzo di moneta virtuale o che intendono operare online anche in Italia devono iscriversi nella sezione speciale del Registro dei Cambiavalute tenuto presso l’OAM (Organismo degli Agenti e Mediatori). L’OAM è tenuto a collaborare con il Ministero delle Finanze, le autorità di vigilanza del settore, con la direzione nazionale Antimafia e antiterrorismo, con le forze di polizia e con tutti i soggetti che intervengono nella repressione dei reati fornendo loro informazioni.

 
 




NFT cosa sono, come usarli e come guadagnare online

Gli NFT risultano essere sempre più apprezzati nel mondo del digitale. Vi spieghiamo cosa sono e come si utilizzano in questa breve guida.

NFT cosa sono?

NFT è l’acronimo delle parole inglesi non fungible token. Tradotto in italiano vuol dire Gettone digitale non fungibile o anche non riproducibile. E’ il fatto che non sia fungibile ad dargli un prezzo unico. In altre parole non replicabile e confondibile con altri simili. Pertanto ogni NFT ha un valore economico.

Come tutto ciò che ha un valore economico, spesso è scambiabile. Pertanto nasce il suo relativo mercato, e quello degli NFT sembra davvero abbastanza florido. Tuttavia gli NFT possono essere usati per qualsiasi bene che sia digitale. Ne sono esempio una foto, un articolo, un testo, una Gid che non ha sopra la firma dell’autore e che nessuno può dire che non sia originale.

La differenza tra un NFT ed un Bitcoin

Un bitcoin è un bene fungibile, perché può essere sostituito da un altro. Mentre un NFT è diverso da un altro e quindi è unico. Non può essere quindi scambiato con un altro, perché non ha le stesse caratteristiche. In altre parole sono pezzi unici e non possono essere neanche replicabili.

Il perché è semplice, il bitcoin rientra comune quelle criptovalute o valute digitali, mentre un NFT è più un prodotto digitale creato direttamente su internet. Un pezzo unico appunto, nella marea di file che possono essere presente sul mare di internet e delle sue applicazioni. Infine i token delle criptovalute che hanno un proprio registro, come Bitcoin, vengono chiamati “coin”, mentre le monete che vengono emesse sui registri di altre criptovalute vengono per l’appunto chiamati solo token. 

Come funzionano gli NFT

Gli NFT hanno comunque bisogno di un blockchain. Si tratta di un registro digitale condiviso e immutabile dove venogono memorizzate le transazioni di dati. Ma si facilità così anche la tracciabilità dei beni in una rete commerciale. Pertanto la blockchain è indispensabile per il funzionamento, la trasparenza e la veridicità di un NFT.

Dunque si genera una catena informatica che registra gli scambi virtuali attribuendo un codice inalterabile. Pertanto, rappresenta un modo molto sicuro e protetto. Per questo motivo sta trovano molta apllicazione in vari ambiti come le banche, le amministrazioni pubbliche. ma anche l’Arte online. Infatti è nata la crypto art. Cioè la creazione di opere musicali, artistiche, univoche che vengono vendute in via telematica.

Perché una persona dovrebbe essere attratta da questo mondo?

E’ una domanda lecita da porsi e la risposta è più facile di quello che si pensa. Chi compra un NFT acquista l’opera che ad esse è legato. Infatti l’opera non deve essere per forza un pezzo unico, ma l’autore può fare una serie di tiratura limitata; ma ciascuno sarà unico in quanto legato alla sua chiave crittografata. Questa sequenza viene poi compressa in una più corta, detta hash, seguendo un processo comunemente noto come hashing. 

Pertanto è l’unicità in se ad attrarre, come tutte le cose uniche nella vita reale. Più qualcosa è unico, più ci sono persone, spesso disposte ad acquistarlo. Ma attenzione, per acquistare un NFT un potenziale investitore dovrà possedere delle criptovalute. E anche di avvalersi di una blockchain, solitamente quella di Ethereum, sebbene il mercato sia in espansione e conti anche realtà come Flow Blockchain – dove sono stati venduti gli NFT dell’NBA. Ma sono molti i campi in cui sono usati, quindi sono molte le probabilità di investimento anche all’asta dove si possono fare ottimi affari.

Crypto Smart: la piattaforma per investire in criptovalute tutta italiana

Tutti abbiamo sentito parlare di criptovalute e bitcoin e quasi tutti siamo stati tentati almeno una volta di fare un investimento per provare a guadagnare, ma la prospettiva di affidare a società di cui non si sa nulla i nostri risparmi è sicuramente un deterrente. Ora per chi vuole provare, c’è la piattaforma tutta italiana Crypto Smart.

Chi c’è dietro Crypto Smart

Crypto Smart è una piattaforma tutta italiana, nata a febbraio 2021 da un’idea di:

  • Alessandro Frizzoni, laureato in Statistica all’Università degli studi di Perugia e in informatica all’Università dell’Essex, tra le esperienze vanta la fondazione di Ariadsl che è riuscita ad aggiudicarsi all’asta le frequenze Wimax che consentono la diffusione di internet in zone non particolarmente semplici da raggiungere. Inoltre ha ricoperto il ruolo di Amministratore Delegato e CTO di Go Internet;
  • Alessandro Ronchi, laureato a Siena in Scienze Bancarie, ha condiviso con Alessandro Frizzoni l’esperienza con Ariadsl. Ha ricoperto anche il ruolo di CFO di Go Internet, portando la società alla quotazione su AIM di Borsa Italiana;
  • Claudio Baldassarri, laureato in ingegneria meccanica;
  • Massimo Zamporlini, laureato in Economia e Commercio con esperienza nell’amministrazione di impresa e gestione dei capitali;
  • Alice Ubaldi, laureata in Accounting & Finance presso la Cass Business School di Londra, si occupa prevalentemente di finanza aziendale.

Tutta la sicurezza della normativa italiana a tutela degli investitori

I fondatori hanno investito i loro soldi, insomma dietro non ci sono banche italiane o estere, in questo progetto e di conseguenza il loro obiettivo è portarlo al successo. La società ha sede in Italia, a Perugia, quindi si applicano le severe regole della legge italiana in materia di investimenti, trasparenza e tutela. Questa è sicuramente una garanzia per chi vuole provare un nuovo modo di guadagnare, vuole vedere crescere i propri risparmi e diversificare il portafoglio. Finora infatti gli investimenti in bitcoin e criptovalute sono stati effettuati con società Off Shore, con sede all’estero, nella maggior parte dei casi paradisi fiscali che di conseguenza hanno una normativa che non prevede scambio di informazioni con l’Italia.

Tutto questo costituisce un rischio per chi vuole investire e che rischia di ritrovarsi con le tasche vuote senza neanche sapere a chi ha affidato i soldi. Crypto Smart invece ha profilo rassicurante, infatti, sono noti i nomi dei proprietari, si applica la legge italiana e dell’Unione Europea, è una società registrata e autorizzata a operare su questi mercati.

Cos’è Crypto Smart e come funziona

Cos’è Crypto Smart? Si tratta di uno strumento da gestire tramite smartphone o PC che consente di acquistare, depositare, vendere Bitcoin, Ethereum, criptomonete, token e asset digitali. Questa è la proposta attuale rilevata oggi dal sito Crypto Smart ma si attende una implementazione degli strumenti messi a disposizione dei clienti.

Aprire un conto con Crypto Smart è semplice e veloce, infatti basta registrarsi sulla piattaforma, occorre disporre di un indirizzo e-mail e indicare una password, quindi si procede con l’identificazione, nel pieno rispetto della normativa sulla privacy italiana. Ora il conto è attivo, è necessario però effettuare un bonifico per caricare il proprio wallet, si potrà scegliere la valuta con cui operare e per il bonifico viene fornito un IBAN da Crypto Smart, alla voce “causale” è necessario inserire il proprio codice univoco fornito dalla piattaforma. In questo modo tutto diventa più semplice. E’ altrettanto facile prelevare, infatti occorre inoltrare una richiesta indicando la somma che si vuole prelevare e la valuta, infine deve essere indicato un codice IBAN per l’accredito delle somme richieste.

Cosa si può fare con Crypto Smart

L’apertura del conto è totalmente gratuita e in ogni momento è possibile controllare i propri fondi, convertirli in criptovalute e riconvertirli in euro quando lo si desidera. La piattaforma è integrabile con i maggiori e-commerce tra cui woocommerce, shopify, drupal, magento, prestashop e sicuramente questo rappresenta un modo per convertire immediatamente i propri guadagni.

Inoltre la piattaforma consente di depositare sul proprio conto anche valute digitali acquistate presso altri exchange, dettaglio non da poco perché in un certo senso consente di mettere al sicuro in un sistema italiano i guadagni maturati su altre piattaforme.

Chi decide di aprire un proprio conto è completamente autonomo, non subisce pressioni per investire, tanto meno viene indotto a compiere azioni rischiose. Naturalmente per poter avere dei guadagni è necessario avere una buona passione per la finanza e in particolare per le cryptovalute.

Le commissioni

Ti starai chiedendo: se l’apertura del conto non prevede spese con cosa guadagna Crypto Smart?, Semplice, ci sono delle commissioni applicate alle transazioni, l’ammontare delle commissioni dipende dai valori movimentati e si parte dallo 0,2% per investimenti fino a 100.000 euro, cioè di una certa importanza, la successiva fascia prevede l’applicazione di una commissione dello 0,1% e poi man mano le stesse diminuiscono, si riduce la percentuale della commissione, ma aumenta l’importo sul quale si calcola e quindi comunque “aumenta” la commissione sulla singola operazione. L’ammontare è comunque più basso rispetto a quello generalmente applicato.

Chi decide di investire con la piattaforma Crypto Smart potrà inoltre avere a disposizione un efficiente sistema di assistenza attivo dalle ore 7:00 alle ore 23:33.

Infine, per chi ha spiccato interesse per il mondo della finanza, empatia e voglia di mettersi in gioco c’è la possibilità di inviare il proprio curriculum e collaborare con Crypto Smart.

Dal punto di vista pratico, la grafica di Crypto Smart è essenziale, quasi spartana, ma proprio per questo semplice da usare anche per chi ha la passione della finanza ma poca dimestichezza con gli strumenti digitali. Il consiglio in ogni caso è quello di agire con prudenza, fare investimenti che siano alla propria portata, diversificare il portafoglio evitando così rischi inutili.

Criptovalute e tassazione: come si inseriscono nella dichiarazione dei redditi?

Il mondo delle criptovalute ha preso piede anche in Italia da diversi anni, con un giro d’affari cresciuto in modo esponenziale. Il bitcoin è la criptovaluta più conosciuta, soprattutto per le sue “pazze” oscillazione con riferimento al valore nei mercati. E’ sufficiente pensare che il 14 aprile 2021 veniva scambiato a un massimo di giornata di 64.862 euro e dopo appena tre mesi circa (23 giugno) a 28.843 euro. Stiamo parlando di un crollo della quotazione del 55% circa, qualcosa di inimmaginabile in qualsiasi mercato controllato. Ma c’è di più, perché in poche ore, questa criptovaluta è stata capace di subire oscillazioni anche del 30%.

Premesso ciò, non tutte le criptovalute subiscono oscillazione di tale entità percentuale nell’arco di un determinato periodo, ma è altrettanto vero che si tratta pur sempre di un vero e proprio mercato di scommesse privo di ogni controllo. Detto ciò, c’è da dire che rispetto ad altri tipi di investimenti, il mondo della tassazione è molto complicato, ma cercheremo di fare quanto più chiarezza possibile.

La normativa fiscale sulle criptovalute

Fino a poco tempo fa, la normativa fiscale sulle criptovalute non si mai basata su una fonte univoca, nessuna legge ben specifica approvata dal Parlamento, ma solo opinioni espresse dall’Agenzia delle Entrate e sentenze emesse da tribunali. Il tutto, ha provocato un vero e proprio caos, visto le troppe e diverse interpretazioni, soprattutto online, che hanno creato confusione e incertezza sulla tasse da pagare anche per i piccoli investitori. Chi compra e vende criptovalute non conosce nemmeno gli obblighi da rispettare e quindi, non sa se si trova in una posizione di irregolarità nei confronti del Fisco.

Criptovalute: tassazione e dichiarazioni dei redditi

Finalmente (non è mai troppo tardi), il MeF nelle ultime settimane ha chiesto all’Agenzia delle Entrate si intensificare i controllo sui possessori delle criptovalute, bitcoin compresi, al fine di fare più chiarezza sulla situazione fiscale.

E’ bene evidenziare che i controlli sulle transazioni delle criptovalute possono essere effettuati solo su coloro che le hanno effettuate all’interno di piattaforme di scambio, avvalendosi dei cosiddetti exchange, siti che consentono di operare scambi di denaro corrente in criptovalute.

Il problema si verifica quando le piattaforma utilizzate online dai piccoli investitori e non solo, sono straniere e non assolvono agli adempimenti di legge rispetto alla comunicazione degli scambi all’Agenzia delle Entrate. Ciononostante, chi possiede Bitcoin o altre valute digitali, deve comunque ottemperare agli obblighi dichiarativi.

Come funziona la tassazione e gli obblighi verso il Fisco

Con riferimento all’investitore che risiede fiscalmente in Italia, il primo obbligo rispetto alle criptovalute è quello di dicharazione. L’Agenzia delle Entrate deve essere informata sul valore del proprio portafoglio in criptovalute tramite la dichiarazione dei redditi.

Ma esiste anche un secondo obbligo riguardante le eventuali plusvalenze realizzate tramite le transazioni effettuate di valute digitali. A tal proposito, il contribuente è tenuto a farne la dichiarazione e a pagare l’aliquota relativa.

Quando un portafoglio in criptovalute è superiore a 51.645 euro per un lasso temporale superiore ai sette giorni, l’aliquota da applicare sul guadagno è pari al 26%. Scendendo sotto la soglia appena citata, resta l’obbligo di introdurre gli investimenti effettuati in criptovaluta all’interno del quadro RW della dichiarazione dei redditi.

E’ necessario sottolineare che si è tenuti all’indicazione di dichiarazione solo se le valute virtuali sono detenute in un wallet con residenza fiscale all’estero. Invece, la denuncia non è necessaria se la detenzione di criptovalute avviene privatamente o utilizzando un portafoglio elettronico privato.

Perché in Italia no?

In altri importanti Paesi europei, Regno Unito compreso, ma anche negli Stati Uniti esistono delle specifiche leggi in materia, mentre in Italia è stata fatta la discutibile scelta di estendere l’imposizione fiscale sulle valute estere alle criptovalute. A complicare la situazione fiscale è il fatto dovuto al possesso di criptovalute utilizzate come investimento piuttosto che come moneta.

Un altro grave problema è rappresentato dalla tracciabilità delle transazioni, infatti, il MeF ha richiesto di effettuare maggiori controlli agli organi di controllo. Tuttavia, se le operazioni non vengono scambiate in una banca tradizionale, tutto si complica. Come già ribadito, quando le transazioni vengono compiute sulle piattaforme di scambio, l’anonimato degli intestatari è quasi garantito.

Di fatto, persiste l’obbligo di dichiarazione attraverso la compilazione del quadro RW del modello unico persone fisiche, ma in realtà non esiste nemmeno una vera e propria sanzione per chi non lo fa. Per tutto quanto detto fino ad ora, non resta che legiferare in modo specifico in materia di criptovalute.

Criptovalute nascoste

La definizione del termine ci viene incontro, cripto significa rendere qualcosa nascosto tramite un codice o una chiave informatica, mentre valuta indica uno strumento di cambio di valore. La detenzione delle valute virtuali avviene esclusivamente del wallet (protafoglio digitale) in quanto non esistono in forma fisica. Tra l’altro, le criptovalute non hanno corso legale e vivono in u mercato non regolamentato. E’ proprio quest’ultima peculiarità a determinare, spesso, una volatilità esagerata nelle quotazioni che non può che rendere le criptovalute strumenti speculativi.

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