Assegno unico per i figli, da oggi iniziano i pagamenti per 2 milioni di famiglie

Al via i pagamenti dell’assegno unico per i figli a favore di oltre due milioni di famiglie italiane. I pagamenti avverranno a partire dalla giornata di oggi, 15 marzo, fino a lunedì 21 marzo 2022. Il contributo dell’Inps a favore delle famiglie con figli a carico arriva a pochi giorni dall’emissione delle prime buste paga in versione “light”. Ovvero snellite delle vecchie detrazioni e degli assegni ai nuclei familiari.

Assegno unico per i figli, chi riceverà i pagamenti a partire da oggi, 15 marzo 2022?

I pagamenti dell’Inps degli assegni unici per i figli andranno a vantaggio delle famiglie che hanno presentato domanda entro il 28 febbraio scorso. In totale, a inoltrare l’istanza entro la fine del mese di febbraio sono state 3,04 milioni di famiglie italiane. I primi due milioni di assegni in arrivo fanno capo alle famiglie che hanno inoltrato la domanda al momento dell’apertura di gennaio. I pagamenti si concluderanno entro la fine di marzo, purché le pratiche siano accolte dall’Inps.

Come verificare il pagamento dell’assegno unico per i figli?

Il pagamento da parte dell’Inps dell’assegno unico per i figli si può verificare dalla propria area personale del portale dell’Istituto previdenziale. Più nel dettaglio, il portale riporta l’esito della domanda (l’accoglimento della pratica) e se sia stato disposto il pagamento. Le prime domande inoltrate nel mese di gennaio 2022 dell’assegno unico sono state messe in pagamento nella scorsa settimana. Pertanto, proprio in questi giorni sarà possibile verificare il pagamento avvenuto e l’accredito sul proprio conto corrente indicato nell’istanza. Bisogna considerare che la data di valuta è stata posticipata di tre o quattro giorni rispetto al giorno del bonifico.

Assegno unico per i figli, la soddisfazione per la riforma del ministro per la Famiglia e le Pari opportunità

Soddisfatto il ministro per la Famiglie e per le Pari Opportunità, Elena Bonetti. “Da oggi le famiglie italiane con figli a carico inizieranno a ricevere sul proprio conto corrente gli importi dell’assegno unico e universale – ha detto il ministro – È un giorno importante, che segna concretamente un nuovo passo e ridisegna il paradigma delle scelte nelle politiche familiari. Sono grata a tutti coloro che in questi mesi hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto che investe nei giovani e riattiva, come indicato più volte dal Presidente Draghi, quel gusto del futuro necessario all’Italia per ripartire”.

Assegno unico per i figli, cosa deve fare chi non ha presentato ancora la domanda?

Per tutte le famiglie che non abbiano ancora presentato la domanda per l’assegno unico per i figli c’è tempo fino al 30 giugno 2022. Questa data è importante per non perdere gli arretrati per i mesi da marzo in poi. Chi presenterà domanda a partire dal 1° luglio prossimo, riceverà l’accredito del solo mese di presentazione dell’istanza senza gli arretrati.

Presentazione domanda Inps assegno unico per i figli, cosa avviene se si invia in ritardo?

Chi ha già presentato domanda a partire dal 1° marzo 2022 e per le famiglie che la presenteranno successivamente c’è da attendere che l’Inps concluda tutte le verifiche dell’istruttoria. L’Istituto previdenziale chiarisce che la messa in pagamento degli assegni avviene entro i 60 giorni successivi dal giorno dell’invio della domanda.

Quali sono le risposte dell’Inps sulle domande dell’assegno unico per i figli?

La fase dell’istruttoria e di verifica successiva alla presentazione della domanda all’Inps per l’assegno unico per i figli può avere diversi esiti. L’Inps, infatti, può accogliere la pratica e metterla, dunque, in pagamento. Diversamente, l’istanza può essere “respinta”, “decaduta”, “rinunciata” o “in evidenza alla sede”. In quest’ultimo caso, la pratica presenta delle problematiche e necessita di documentazione integrativa per essere accolta. Il contribuente visualizza la domanda “in evidenza al cittadino” proprio perché c’è necessità di integrare la documentazione.

Cosa avviene se la domanda dell’assegno unico per i figli non viene accolta?

L’Inps prevede che varie domande delle famiglie dell’assegno unico per i figli possano non essere accolte al primo invio. Il rischio è tanto più elevato quanto più le famiglie abbiano provveduto a inviare l’istanza senza l’ausilio dei patronati (il 56% del totale delle richieste). Ma l’Istituto previdenziale assicura che le domande che risultino difformi o incomplete verranno gestite velocemente comunicando alle famiglie le informazioni che vanno corrette o integrate ai fini del pagamento dell’assegno.

Assegno Unico: allarme INPS mancano il 70% delle domande

Mancano pochi giorni per inoltrare la domanda per l’Assegno Unico e Universale e riceverlo nel mese di marzo (primo mese utile), ma secondo i dati resi noti dall’INPS mancano oltre 5 milioni di domande, circa il 70% di quelle attese. Presentando la domanda dopo il 28 febbraio si riceverà l’Assegno Unico nel mese successivo a quello della presentazione.

Domande inoltrate per l’Assegno Unico, mancano oltre 5 milioni di contribuenti

Nel mese di gennaio, il primo in cui era possibile inoltrare la domanda per accedere all’Assegno Unico, le domande presentate sono state oltre un milione. Per il mese di febbraio c’erano migliori attese, infatti si pensava che l’inoltro delle domande potesse avere un picco. Così non è stato. L’INPS ha reso noto che al 18 febbraio, a 10 giorni dalla scadenza prevista per ottenere l’Assegno Unico a metà marzo 2022, cioè il primo pagamento, le domande presentate sono solo 2,2 milioni. L’INPS ha invece calcolato una platea di 7,5 milioni di beneficiari.

Cosa succede se la domanda per l’Assegno Unico viene presentata in ritardo?

Occorre ricordare che se la domanda viene presentata entro il mese di giugno 2022 si potranno ricevere gli arretrati da marzo. Di conseguenza non si perdono somme, ma è evidente che non si potrà ricevere l’importo previsto già nel mese di marzo e, viste le difficoltà che gli italiani stanno affrontando, sembra abbastanza strano che le domande siano così poche.

E’ bene ricordare che l’istanza può essere presentata sul sito dell’INPS, oppure recandosi presso un patronato. L’INPS ha reso noto che la maggior parte delle famiglie che hanno già presentato l’istanza, lo ha fatto online in modo autonomo, solo ¼ delle stesse sono state presentate con intermediari (patronati). Questo vuol dire che la procedura è abbastanza semplice.

E’ possibile proporre la domanda anche senza ISEE, in questo caso si ricevono gli importi minimi e presentando l’ISEE entro il mese di giugno si potranno recuperare le eventuali maggiori somme a cui si ha diritto. Coloro che presenteranno la domanda dal 1° luglio, non potranno ricevere gli arretrati, inoltre presentando l’ISEE dopo il primo luglio non si riceveranno gli arretrati delle maggiori somme a cui si avrebbe diritto presentando fin da ora l’ISEE.

La domanda può essere presentata anche da lavoratori autonomi e partite IVA, inoltre per i figli maggiorenni che hanno meno di 21 anni e seguono un percorso di studio o formazione, possono presentare autonomamente la domanda e ricevere gli importi sul conto corrente personale, quindi non nel conto dei genitori.

L’Assegno Unico per figli a carico può essere richiesto dal settimo mese di gravidanza. Per i nati entro il 28 febbraio è possibile accedere al Bonus Mamma Domani

Come proporre la domanda per l’Assegno Unico

Per proporre la domanda sul sito INPS è necessario collegarsi al sito www.inps.it  e accedere con le proprie credenziali. Occorre avere un codice SPID, oppure CIE o CNS. Una volta effettuato l’accesso, è necessario andare alla Voce “Assegno Unico e Universale” e compilare i moduli con i propri dati anagrafici e quelli del nucleo familiare. Si allega l’ISEE se lo stesso è già disponibile si può procedere anche con la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica). E’ necessario indicare il codice IBAN su cui saranno versati gli importi direttamente dall’INPS. In alternativa, è  presentare domanda contattando il numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o 06 164.164 (da rete mobile a pagamento)

Per avere tutte le informazioni necessarie per presentare la domanda leggi gli approfondimenti:

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Famiglie in difficoltà, alcuni consigli per risparmiare

Le famiglie in difficoltà sono sempre di più a causa, a causa dell’aumento generale dei prezzi. Alcuni consigli per risparmiare possono essere utili.

Famiglie in difficoltà, mangiare risparmiando

Le famiglie in difficoltà aumentano sempre più. Purtroppo non esiste una ricetta univoca per risparmiare, ma alcuni consigli che possono essere utili. Pochi centesimi messi da parte ogni giorno, ma che a fine mese possono fare davvero la differenza. Soprattutto quando si ha un numero di componenti familiari elevato e spesso occorre fare i conti con il caro bollette.

Un primo consiglio è quello di mangiare risparmiando. Quindi prestare attenzione alle offerte dei supermercati sotto casa. Comprare sotto casa può essere la scelta migliore, soprattutto perché l’uso dei piedi non ha bisogno di nessun combustibile. Quindi benzina che rimane nel serbatoio ed un pò di attività fisica a volte permette di prendere farmaci inutili perché legati alla vita sedentaria. Fidelizzarsi ai negozianti sotto casa permette a volte di accedere a promozioni, sconti, regali che a volte per fretta non si notano neanche.

Mercati rionali ed acquisti in grandi quantità

Altro modo per spendere meno mangiando è quello di cominciare a frequentare i mercatini rionali o locali dove c’è la possibilità di comprare frutta e verdure a prezzi più convenienti del supermercato. Vanno modo in voga i famosi mercati a KM zero e si può passare dal venditore al consumatore eliminando i costi di filiera. Sulla qualità e freschezza del prodotto si è già detto tutto. Spesso questi mercati sono la mattina, anche di domenica, quindi potrebbe essere una buona scusa per fare una passeggiata e fare attività fisica.

Spesso riunirsi con più famiglie e comprare insieme può essere conveniente, ed ecco perché. Se più famiglie comprano insieme possono portare a casa quantitativi maggiore, con meno spese, perché di solito più alto è il quanitativo, più basso è il prezzo di vendita. E’ una tecnica usata da molti condomini e sta riscuotendo anche successo. Una volta comprata la spesa al mercato viene suddivisa e conviene a tutti. Anche perché magari si istaura un rapporto di amicizia con il vicino, potrebbe essere utile un domani.

Rivolgersi al  mercato dell’uso invece che comprare il nuovo

Altro modo di mettere da parte qualche soldino per arrivare a fine mese è comprare l’usato invece che il nuovo. Sono nate molte app che permettono di vendere un vestito non può indossato, ma anche componenti di arredo, direttamente nella community. Alcune app permetto anche il semplice scambio. Ma molte famiglie di amici, vicini di casa, parenti utilizzano i social per scambiare prodotti per bambini come lettini, sdraiette, scalda biberon che si utilizzano solo per pochi mesi.

E’ anche possibile vendere il superfluo, che a volte affolla le case senza alcun motivo. Ci sono anche molti collezionisti che cercano dei prodotti in giro per tutto il mondo. Anche in questo caso i social permettono di fare buoni affari, se nelle giuste piattaforme. Fare regali in modo ragionato, e per i più creativi magari realizzati a mano. Un regalo pensato a volte permette di comprare qualcosa realmente gradito e non basarsi solo sulla cifra spesa.

L’arte del riciclo può essere divertente

L’arte del riciclo può riservare molte sorprese. Riutilizzare le bottiglie del vetro, piuttosto che continuare a comprare quelle in plastica. Inoltre in molte città è possibile acquistare l’acqua a la spina, basta posizionare la bottiglia sotto l’erogatore ed il gioco è fatto. Non solo, ci sono anche tanti negozi che offrono detersivi alla spina, ma anche legumi, cereali. Non solo si risparmia nei soldi per l’acquisto delle confezioni, ma ne ringrazia anche l’ambiente.

Riciclare scatoli, vetro, plastica può riservare anche dei piacevoli giochi da fare per i bambini. Ad esempio una semplice bottiglia di vetro di passata di pomodoro vuoto, può diventare una scatola per conservare bottoni, legumi, penne e tanto altro. I bambini a volte adorano colorare, attaccare carte e nastrini.

Famiglie in difficoltà, ridurre le spese fisse

Altre spese da eliminare sono quelle fisse. La più semplice è quella di eliminare i vizi inutili come fumo e alcool. Anche la palestra può essere eliminata come spesa, e sostituirla con lunghe passeggiate, utilizzo di bici, pattini  magari all’aperto. Mettere da parte la macchina quando non c’è bisogno può essere molto salutare. Leasing, garage sotterraneo, assistenza, tasse, assicurazione, carburante, spese di parcheggio… per molti genitori l’automobile è e rimane una voce importante del bilancio familiare.

Per abbassare le spese fisse è anche possibile prestare attenzione gli sprechi come l’acqua e la luce. Chiudere il rubinetto quando ci si lava i denti, spegnere la consolle di videogiochi e passare ad un buon libro, sono tutte piccole abitudini quotidiane che possono far guadagnare qualche soldino in tasca in più a fine mese.

Passare alle buone abitudini

Un’altra bella idee e simpatica è quella di creare un piccolo orto in balcone, o per i più fortunati, nei giardini. Riuscire a piantare qualche ortaggio, coltivarlo in casa e poi cucinarlo, è un’esperienza molto divertente. A volte sembra più semplice del previsto e per chi ha poco spazio, piantina qualche pianta aromatica permette condire i propri cibi con poche mosse. E cucinare in casa, in generale, è sempre più conveniente.

Altri brevi consigli: evitare di fare debiti, perché del resto prima o poi vanno pagati, e a volte con gli interessi. Inoltre approfittare degli sconti fa si che si possono portare a casa capi d’abbigliamento, elettrodomestici a ottimi prezzi, basta stare attenti a ciò che propone il mercato. Infine fare attività fisica all’aperto non fa mai male. E poi magari mentre si è al parco, al lungomare si possono fare anche degli ottimi incontri.

Anche nelle vacanze, spesso si cercano mete esotiche spendendo cifre assurde. Invece ci sono degli scorci di campagna, montagna, mare proprio fuori porta che a volte andrebbero essere viste. L’italia ha un eccellente patrimonio artistico culturale, riserve Unesco e bellezze di estimabile valore e bellezza. Infine basta ascoltare pochi semplici consigli per risparmiare qualche euro, ma provare per credere, e poi può essere un bel gioco.

 

 

Niente ripresa se la spesa delle famiglie non aumenta

Si potrà parlare di vera e propria ripresa solo quando la spesa delle famiglie sarà tornata ai livelli del 2007 in tutte le regioni. Per ora questi dati sono stati registrati solo in sei regioni, un po’ poco per poter dire effettivamente che la crisi è solo un ricordo.

Si tratta del Trentino-Alto Adige, della Liguria, della Basilicata, della Valle d’Aosta, dell’Emilia Romagna e della Toscana, ma comunque con differenti intensità, e con incrementi maggiori nelle province autonome di Trento e Bolzano, con una spesa media annuale in aumento di 2.493 euro sul 2007. Seguono le famiglie liguri, che nel 2016 hanno speso poco più di mille euro in più (1.026) rispetto a quanto al pre-crisi. Al terzo posto c’è la Basilicata, che registra una spesa media familiare in ascesa di 434 euro sul 2007, poco lontano dagli incrementi di Valle d’Aosta (+389 euro a famiglia) e Toscana (+377). Ripresa in atto, ma per un soffio, per i nuclei dell’Emilia Romagna, ora assestati su una spesa media di 35.705 euro, 89 euro in più rispetto al periodo pre-crisi.

Le altre regioni, al contrario, ancora arrancano, con livelli di spesa nettamente inferiori a quelli del 2007, ma anche in questo caso le differenze territoriali sono notevoli.
Se, infatti, le famiglie lombarde si stanno avvicinando ai livelli pre-crisi (-163 euro l’anno), in altre Regioni si registrano picchi negativi molto preoccupanti, al Nord come nel Centro Italia e nel Mezzogiorno.
Le peggiori performance appartengono alle famiglie umbre, la cui spesa media annuale, nell’ultimo anno disponibile, è stata inferiore di -5.711 euro al dato registrato nel 2007. A poca distanza c’è la Calabria (-5.628 euro di spesa media) ed il Veneto, dove il buco del budget familiare si attesta a -4.881 euro. E, oltre al Veneto, tre altre Regioni hanno un deficit di spesa media superiore ai 4mila euro l’anno per nucleo familiare: Sardegna (-4.251 euro), Molise (-4.227 euro) e Marche (-4.037 euro).

Questa situazione ha decisamente contribuito a far aumentare il divario tra le regioni, perché, se nel 2007 la differenza annua tra Trentino e Calabria, rispettivamente la regione più ricca e più povera, era di 8.350 euro, oggi è di quasi 16.500, il 97% in più. Un aumento che porta la spesa meda delle famiglie calabre ad essere poco più di della metà (il 54%) di quella dei trentini.

Mauro Bussoni, Segretario Generale Confesercenti, ha dichiarato in proposito: “I segnali in arrivo da molti comparti dell’economia, turismo ed esportazioni, appaiono positivi come non mai. Dopo anni di difficoltà, la ripresa appare finalmente a portata di mano: un cambiamento che non può che avere che conseguenze positive sulla fiducia di cittadini e imprese. Ma se è vero che sono necessari tre indizi per fare una prova, dopo le buone performance della produzione industriale e dei flussi turistici, per confermare in pieno il ritorno alla crescita nostro Paese manca proprio la ripresa dei consumi delle famiglie. Che, come è evidente dai dati dell’indagine, non si è ancora materializzata nella maggior parte di Italia. Per questo riteniamo assolutamente necessario intervenire a favore delle famiglie e alle imprese che fanno riferimento alla domanda interna, dai negozi alle botteghe artigiane. La prossima legge di Bilancio, al netto di richieste draconiane da parte dell’Europa, potrebbe essere l’occasione per mettere in cantiere un intervento redistributivo che consolidi la ripartenza dei consumi. Ricordiamo, da questo punto di vista, che sono trascorsi dieci anni dall’ultima revisione delle aliquote Irpef”.

Vera MORETTI

A maggio fiducia in calo sia per le famiglie sia per le imprese

Maggio con il semaforo rosso per la fiducia dei consumatori e delle imprese.
Istat, infatti, fa sapere che gli indici, a questo proposito, sono passati rispettivamente da 107,4 a 105,4 e da 106,8 a 106,2. Dopo nove mesi in positivo, da agosto 2016, è la prima volta che entrambi sono in diminuzione.

Per quanto riguarda le imprese, si denota in particolare una riduzione della fiducia del settore manifatturiero (da 107,7 a 106,9), dove peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese sulla produzione, e nei servizi (da 107,2 a 105,5), dove calano sia i giudizi sia le aspettative sul livello degli ordini, e nemmeno i giudizi sull’andamento degli affari si salvano.
Nelle costruzioni l’indice rimane sostanzialmente stabile (da 128 a 128,1), con un lieve calo dei giudizi sugli ordini ma le aspettative sull’occupazione migliorano, mentre nel commercio al dettaglio registra un incremento passando da 110,8 a 111,1, con un aumento del saldo dei giudizi sulle vendite correnti mentre le attese sulle vendite future sono in lieve diminuzione e le scorte di magazzino sono giudicate in accumulo.

Considerando sempre le imprese, ci sono sostanziali differenze tra grande e piccola distribuzione perché, se nel primo caso si registra un aumento di 3,7 punti percentuali, nel caso del dettaglio tradizionale si assiste ad un vero e proprio crollo dei giudizi: – 8,6 punti.
A soffrire di più è il giudizio sulle vendite, che registra ben 11 punti in meno.

Passando alle famiglie, il clima economico e il clima personale passano rispettivamente da 125 a 124,7 e da 101,5 a 100,2, mentre il clima futuro diminuisce da 110,1 a 108,1 e quello corrente passa da 105,6 a 105,2.
Le aspettative sulla situazione economica del paese peggiorano e ciò provoca, ovviamente, un calo anche delle aspettative occupazionali, che incidono molto sulla fiducia e sulla propensione a spendere.

Vera MORETTI

In febbraio in aumento i prestiti ai privati e alle famiglie

Nel Bollettino Banche e Moneta della Banca d’Italia relativo al mese di febbraio ciò che risulta particolarmente evidente è che i prestiti al settore privato sono aumentati dello 0,8%su base annua, e dell’1,2% rispetto al precedente mese di gennaio.
Anche i prestiti alle famiglie sono cresciuti, e nello specifico del 2,2%, come accaduto nel mese precedente, mentre quelli delle società finanziarie solo dello 0,1%, che diventa 0,9% rispetto a gennaio.

Per quanto riguarda poi i depositi del settore privato, sono aumentati del 4,0% su base annua e 3,5% in gennaio; la raccolta obbligazionaria è diminuita del 14,6 per cento. Il tasso di crescita delle sofferenze è stato pari al 7,5 per cento su base annua (4,0 per cento nel mese precedente); quando si corregge tale tasso di crescita per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari risulta pari all’11,7 per cento (12,2 per cento nel mese precedente.

Inoltre, da una nota diramata da Bankitalia, si legge: “I tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie, sono stati pari al 2,47 per cento (2,38 nel mese precedente); quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo all’8,18 per cento. I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono risultati pari all’1,49 per cento (1,56 in gennaio); quelli sui nuovi prestiti di importo fino a 1 milione di euro sono stati pari al 2,20 per cento, quelli sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia all’1 per cento. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono rimasti stabili allo 0,41 per cento”.

Vera MORETTI

Liberalizzazioni: 1000 euro in più nelle tasche degli italiani

Mentre i tassisti si preparano a scioperare nelle più grande città italiane e i farmacisti sono già sul piede di guerra da mesi, l’Adiconsum ha già calcolato quanto le liberalizzazioni previste dalla nuova manovra potranno farci risparmiare nel 2012.

Secondo l’associazione di difesa dei consumatori il risparmio medio per famiglia italiana sarà di 1000 euro. Così suddiviso:

  • 70 euro per i farmaci
  • 350 euro per il commercio
  • 250 euro per benzina e diesel
  • 400 euro grazie alla liberalizzazione delle professioni.

Un bottino notevole, quasi una mensilità per uno stipendio minimo, che tornerà nelle tasche delle famiglie italiane già messe in ginocchio dalla crisi.

Liberalizzare è questa allora la chiave delle rinascita economica italiana? “E’ necessario liberalizzare e non privatizzare gli asset fondamentali e necessari per lo sviluppo del nostro Paese” ci tiene a precisare Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum.

“Le privatizzazioni sono state pagate pesantemente dai consumatori e hanno arrecato danni enormi al Paese – continua Giordano. – Non e’ possibile vendere, o peggio svendere, le strutture e le aziende pubbliche dell’energia, ne’ privatizzare le Poste o le ferrovie. Le reti (ferroviarie, telefoniche, energetiche, ecc.) devono rimanere saldamente in mano pubblica e le aziende che ne usufruiscono, devono pagare il giusto onere allo Stato, che cosi’ potrà effettuare investimenti e dare impulso allo sviluppo delle stesse reti”.

Maggior controllo da parte delle Istituzioni e da parte delle Associazioni dei Consumatori sui servizi pubblici liberalizzati, si auspica Giordano.

“Si migliori lo strumento della class-action, rendendolo un mezzo di tutela collettiva piu’ gestibile dalle Associazioni Consumatori e quindi più efficace”.

I genitori comprano casa per garantirsi attenzione

Un’indagine di Casa.it  rivela che i genitori italiani non accettano l’indipendenza dei figli, che spesso collima con un allontanamento dalle loro vite, e che anzi trovano stratagemmi per bloccarne l’indipendenza. La maggior parte dei giovani under 30 infatti, ricorre ai risparmi dei genitori per l’acquisto della prima casa, non rendendosi però conto, o forse in certi casi sì, che i genitori così facendo stanno opzionando il controllo sulle loro vite.

Il sostegno di papà e mamma infatti spesso non è disinteressato: due famiglie italiane su tre offrono aiuto per l’acquisto delle prima casa, pretendendo però di avere voce in capitolo sul da farsi: posizione, metratura, fino alla ristrutturazione e all’arredo interno.

Tendenza prevalente al Sud Italia (43,7%), quando i più giovani decidono di trasferirsi nelle grandi città del Nord per studio prima e lavoro poi.

Questo fenomeno messo in luce dalla survey è un atteggiamento tipicamente italiano, negli altri paesi europe i giovani si rendono indipendenti molto presto, acquistando la prima casa senza aiuti familiari”, commenta Daniele Mancini, Amministratore Delegato di Casa.it.

Il 58% dei giovani meridionali nello specifico si lamenta della tendenza a comparire alla porta senza preavviso dei genitori, azzerando la loro privacy. Al Nord ci si lamenta invece dell’intrusione di madri e padri nella scelta dell’abitazione “perfetta”.

Da cosa nasce la richiesta di aiuto ai genitori sapendone gli effetti collaterali? Senz’altro dalla complessità riscontrata nel gestire tutte le pratiche burocratiche legate all’acquisto della casa, come la scarsa conoscenza di tutte le fasi del processo di acquisto, la complicata scelta del mutuo/finanziamento e la lettura del contratto, tra le principali.
La colpa è soprattutto delle banche che,  mentre i paesi come gli Usa regalano mutui causando i già noti crack finanziari, in Italia fanno l’opposto, chiedendo ai giovani spesso e volentieri garanzie che solo i genitori possono coprire, per cui per acquistare la prima casa i ragazzi non hanno altra scelta se non quella di rifarsi al patrimonio familiare, qualunque sia il budget.

Quale il budget stimato per l’acquisto di una casa da parte dei giovani? Il 28,5% è disposto a spendere sotto i 150 mila euro, il 26,9% sotto i 200.000 euro, mentre solo un giovane su cinque si prefigge una spesa tra i 200 e i 300 mila euro.
Infine due gli estremi: dai più danarosi che si possono permettere immobili dal valore di 400 mila euro in su, (6,3%), ai più limitati,(12,6%), che cercano di non superare i 100 mila euro.

Le difficoltà economiche rendono però frequente anche l’opzione del monolocale (21%) o dell’appartamento in condivisione (18,7%).

Marco Poggi