Fatturazione elettronica: alcuni chiarimenti

Considerata la forte esigenza di incentivare l’utilizzo della fatturazione elettronica, e la conseguente trasmissione telematica, che dovrebbe ridurre il numero di adempimenti amministrativi e contabili che da sempre gravano sui contribuenti, il Governo ha introdotto, per i soggetti passivi, la possibilità di optare per la trasmissione telematica all’Agenzia delle Entrate dei dati di tutte le fatture emesse e ricevute e delle relative variazioni (articolo 3, comma 1, Dlgs 127/2015). Inoltre, l’Agenzia può acquisire gli stessi dati anche nel caso in cui il soggetto trasmetta o riceva fatture elettroniche mediante il Sistema di interscambio (Sid).

L’opzione deve essere esercitata entro il 31 dicembre dell’anno precedente e ha effetto per l’anno solare in cui ha inizio la trasmissione telematica dei dati e per i quattro anni solari successivi. Al termine di tale periodo, se non revocata, l’opzione si estende di quinquennio in quinquennio. Per i soggetti che iniziano l’attività in corso d’anno e che intendono esercitare l’opzione sin dal primo giorno di attività, l’opzione ha effetto dall’anno solare in cui viene esercitata.
Per il 2017, che di fatto rappresenta il primo anno di attuazione della disposizione in esame, l’opzione può essere esercitata, utilizzando i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, a partire dal 14 dicembre 2016 e fino al 31 marzo 2017.

Una volta esercitata l’opzione, il contribuente può compilare e inviare le informazioni attraverso una procedura gratuita, disponibile sul sito dell’Agenzia, oppure, in alternativa, utilizzando specifici software di mercato.

Dal punto di vista strettamente tecnico, le informazioni da trasmettere all’Agenzia sono contenute in un file denominato Dati fattura, in formato xml.
Con la circolare n. 1/E del 7 febbraio 2017, l’Agenzia innanzitutto fornisce utili chiarimenti per la corretta compilazione del file, con particolare riguardo alle informazioni da inserire nel tracciato relative alla tipologia e alla natura.
Ciò posto, l’Agenzia precisa che, con riguardo alle fatture emesse, il dato Natura dell’operazione deve essere inserito nel tracciato del file solo nel caso in cui il cedente/prestatore non abbia indicato l’imposta in fattura, avendo inserito una specifica annotazione. Per queste operazioni, quindi, non deve essere valorizzato il campo “Imposta”, ma il campo “Natura”, con l’inserimento di una specifica codifica, secondo lo schema indicato nella tabella sottostante.

Vera MORETTI

Fatturazione elettronica anche tra privati

Buone notizie per quanti utilizzano la fatturazione elettronica. Dall’1 gennaio 2017 i soggetti passivi Iva potranno scegliere la fatturazione elettronica anche tra privati, inviando telematicamente all’Agenzia delle Entrate i dati delle fatture emesse e ricevute e quelli relativi a eventuali variazioni. Si tratta di un’opzione della durata di cinque anni, rinnovabili salvo revoca.

Trasmettendo telematicamente i dati della fatturazione elettronica e dei corrispettivi giornalieri, per i contribuenti verranno meno alcuni obblighi di comunicazione quali gli elenchi Intrastat, riepilogativi degli acquisti intracomunitari di beni e delle prestazioni di servizi intracomunitarie ricevute e gli acquisiti effettuati nella Repubblica di San Marino.

L’esonero della presentazione a seguito di trasmissione telematica della fatturazione elettronica riguarda anche la comunicazione di black-list per il monitoraggio delle transazioni con i Paesi a fiscalità privilegiata e le comunicazioni relative ai contratti stipulati dalle società di leasing oppure dagli operatori che svolgono attività di noleggio e locazione.

RTI: l’Italia ancora indietro sulla riforma fiscale

Rete Imprese Italia, in occasione dell’audizione presso la VI Commissione Finanze e Tesoro del Senato, ha voluto esprimere le proprie perplessità relative alla riforma fiscale, “colpevole” di procedere troppo a rilento e di non andare al passo con i tempi.

Le micro e piccole imprese, dunque, sono ancora alla finestra ad aspettare, perché, in concreto, le misure promesse, che avrebbero dovuto dare una boccata di ossigeno dopo mesi e mesi di affanno, non si sono ancora avverate.

Qualche esempio? RTI ha solo l’imbarazzo della scelta: “La riduzione della pressione fiscale, oggi troppo alta ed iniqua a svantaggio proprio delle piccole imprese personali; gli incentivi alla capitalizzazione delle imprese di minori dimensioni; la modifica del sistema di riscossione coattiva dei tributi; la possibilità di pagare le imposte solo in relazione a ricavi effettivamente incassati, per evitare di caricare, ingiustamente, l’IRAP anche sulle tante piccole imprese individuali ed ai lavoratori autonomi che non hanno un’autonoma organizzazione”.

E si potrebbe andare avanti, facendo riferimento al ruling internazionale, o la cooperative compliance, strumenti che sarebbero davvero in grado di dare maggiori certezze ad un sistema fiscale macchinoso ed obsoleto. Ma, in questo caso, i benefici andrebbero esclusivamente alle imprese di grandi dimensioni, con buona pace delle pmi.

Altra nota dolente è quella della fatturazione elettronica, che nella versione proposta potrebbe portare ad una immediata riduzione di oneri amministrativi per le imprese.

Rete Imprese Italia, in particolare, ritiene che il decreto delegato, in materia di fatturazione elettronica e di trasmissione telematica dei corrispettivi, rappresenti un importante cambio di paradigma.
Chi adotta, per libera scelta, i nuovi strumenti vedrà ridotti gli oneri amministrativi e contabili e gli sarà garantita la possibilità di accedere ad un sistema di fatturazione elettronica completamente gratuito.

Infine Rete Imprese Italia ritiene che, proprio per arrivare quanto prima ad un uso generalizzato del sistema di fatturazione elettronica, il sistema incentivante debba essere potenziato.

In particolare, oltre agli esoneri già previsti debbono essere eliminati alcuni obblighi, quali:

  • La comunicazione delle dichiarazioni d’intento emesse da parte degli esportatori abituali;
  • La comunicazione dei beni dati in godimento ai soci e dei finanziamenti effettuati;
  • L’ adozione del reverse charge per l’individuazione del soggetto debitore dell’Iva;
  • L’apposizione del visto di conformità per la compensazione o rimborso del crediti Iva e delle imposte sui redditi di importo superiore a 15.000 euro;
  • La comunicazione delle operazioni di acquisto, senza applicazione dell’IVA, presso soggetti residenti nella Repubblica di San Marino.

Vera MORETTI

Scontrino fiscale addio?

Quante volte ci è capitato di chiedere a qualche commerciante un po’… distratto, “Scusi, mi fa lo scontrino fiscale? Grazie”… Ebbene, tra un paio d’anni questa domanda non avrà più motivo di essere fatta perché lo scontrino fiscale andrà in pensione, o quasi.

È una delle conseguenze della delega fiscale approvata ieri dal Consiglio dei ministri. Una delega fiscale composta a tre decreti legislativi inerenti al superamento dello scontrino fiscale dal 2017, alla fattura digitale (strettamente collegata al primo), alle norme sull’abuso di diritto.

L’aspetto che interessa più direttamente i contribuenti e la vita di tutti i giorni è quello relativo allo scontrino fiscale. Dal Cdm è stato infatti dato semaforo verde alla fattura digitale per il settore privato (ricordiamo che è già attiva da e verso la Pa), che però sarà ancora facoltativa. Il che significa scontrino fiscale rimarrà sì, ma non a fini fiscali. Per cui chiamiamolo scontrino e basta.

In questo modo, il governo mira a compensare la non obbligatorietà della fattura elettronica tra privati con i vantaggi che quest’ultima porterebbe in termini di riduzione degli adempimenti amministrativi e contabili a carico dei contribuenti, grazie alla “sterilizzazione” dello scontrino fiscale. Ciò significa che, tra la non obbligatorietà delle comunicazioni sullo spesometro e la possibilità di avere rimborsi Iva più veloci, l’adesione alla fattura elettronica dovrebbe essere alta.

Ma nella delega fiscale, oltre alle novità sullo scontrino fiscale, ci sono altri aspetti importanti per cittadini e imprese che vale la pena sottolineare. Due in particolare: le novità sugli accertamenti e l’accesso all’interpello per le imprese.

Riguardo ai primi, la delega fiscale prevede che il raddoppio dei termini in presenza di un reato penale si attui a condizione che la denuncia all’autorità giudiziaria da parte dell’Amministrazione finanziaria venga inviata entro i termini ordinari. Il raddoppio non si attua se la denuncia è presentata o trasmessa oltre la scadenza ordinaria dei termini.

Riguardo l’accesso all’interpello, questo è possibile per le società che effettuano nuovi investimenti per una soglia minima di 30 milioni di euro, che può consistere anche nella ristrutturazione di imprese in crisi se questa garantisce effetti positivi sull’occupazione.

Fatturazione elettronica da e verso la Pa

Il D-Day della fatturazione elettronica è arrivato. Da ieri, tutte le pubbliche amministrazioni italiane potranno pagare e ricevere solo attraverso la fatturazione elettronica redatta in formato strutturato e con firma digitale. Un passaggio ulteriore rispetto all’obbligo di fatturazione elettronica che era già attivo dal 6 giugno 2014 per oltre 9mila enti pubblici della pubblica amministrazione centrale.

A oggi il sistema di interscambio ha già veicolato una mole molto importante di fatturazione elettronica, pari a circa 2,2 milioni le fatture; una cifra che, una volta rodato il sistema, dovrebbe toccare quota 50 milioni, frutto di uno scambio tra la Pa e i suoi 100mila fornitori abituali e quasi 2 milioni di fornitori occasionali.

Secondo le stime ministeriali, la fatturazione elettronica da e verso la Pa consentirà alla Pa stessa di risparmiare circa 17 euro per ciascuna fattura ricevuta. Allo stesso modo, i vantaggi saranno tangibili anche per i fornitori della Pa, per i quali si stima un risparmio tra i 6 e gli 8,5 euro a fattura.

Complessivamente, si stima che l’introduzione della fatturazione elettronica nella Pubblica amministrazione consentirà a quest’ultimo un risparmio annuo di circa 1 miliardo di euro, soprattutto grazie al contenimento dei costi di esecuzione delle attività. A questo miliardo, si aggiungono anche 500 milioni di risparmi derivanti dall’aumento di produttività delle imprese che forniscono la Pubblica amministrazione.

Il passaggio successivo alla fatturazione elettronica, quello che, secondo le stime ministeriali potrebbe far lievitare il risparmio annuo alla cifra monstre di 6,5 miliardi, è la digitalizzazione dell’intero ciclo procure to pay della Pubblica Amministrazione. Se poi ci fosse la digitalizzazione totale del ciclo ordine-pagamento di tutte le imprese italiane, si arriverebbe a 60 miliardi di euro. Ma questa è fantascienza e a Babbo Natale abbiamo smesso tutti di credere da un pezzo.

Fatturazione elettronica PA, alcuni chiarimenti

Arriva dal dipartimento delle Finanze una importante circolare che regolamenta l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica a tutte le Pubbliche Amministrazioni da parte degli operatori privati a far data dal 31 marzo 2015.

La circolare (1/E/DF) definisce chiaramente l’ambito di applicazione dell’obbligo di fatturazione elettronica e sottolinea che tra le Pubbliche Amministrazioni destinatarie delle nuove norme rientrano anche le Federazioni e gli Ordini professionali, in virtù della loro natura di enti pubblici non economici.

In sostanza, quindi, l’obbligo di fatturazione elettronica alle Pubbliche Amministrazioni comprende anche le amministrazioni disciplinate dall’articolo 1, comma 2, D.Lgs. 165/2001, ossia, tra le altre, anche Regioni, Province, Comuni, Comunità montane, aziende e amministrazioni dello Stato a ordinamento autonomo, Camere di commercio, istituzioni universitarie, aziende ed enti del Servizio sanitario nazionale e gli enti pubblici nazionali, regionali e locali di natura non economica nazionali.

Fatture elettroniche, la mossa del Cndcec

Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili si dimostra vicino ai propri iscritti con un progetto, operativo nelle prossime settimane, che prevede 12 fatture elettroniche gratuite per ciascuno dei 115mila iscritti all’Albo.

Il progetto va di pari passo con l’entrata in vigore, dal 31 marzo 2015, dell’obbligo per le Pubbliche Amministrazioni emettere fatture elettroniche. Oltre alle 12 fatture elettroniche, il progetto del Consiglio prevede la fornitura gratuita a tutti Ordini locali dei commercialisti (in Italia sono 144) di un portale (nelle prossime settimane, gli Ordini e gli iscritti riceveranno username e password per accedervi) per la gestione del ciclo passivo delle fatture elettroniche ricevute e del ciclo attivo che generato dagli Ordini verso altri Enti pubblici.

Inoltre, il progetto consentirà al commercialista di emettere a costi contenuti tanto le proprie fatture elettroniche eccedenti le prime dodici, quanto le fatture elettroniche che emetterà in qualità di intermediario dei propri clienti.

Così commenta l’iniziativa il tesoriere del Consiglio nazionale dei commercialisti, Roberto Cunsolo: “In vista della data del 31 marzo, nonostante qualche Ordine professionale esprima ancora seri dubbi sull’obbligatorietà della norma per gli Ordini stessi, il Consiglio nazionale ha messo a punto un progetto, la cui finalizzazione è stata affidata alla nostra società in house Service, che andrà incontro alle esigenze degli iscritti e delle strutture territoriali. Una stessa piattaforma offrirà servizi ad entrambi, garantendo, oltre ad un non banale risparmio economico, specie per gli studi professionali più piccoli, anche un’efficace gestione automatica della fatturazione elettronica in questa sua fase iniziale, inevitabilmente ancora un po’ confusa”.

Imposta sui contanti versati in banca, stop del Governo

Quella dell’ imposta sui contanti versati in banca stava diventando una notizia che, se confermata, avrebbe acceso (figuratamente…) un candelotto di dinamite sotto alla sedia del premier Renzi. Nei giorni scorsi era infatti circolata la voce che, per combattere l’evasione fiscale, oltre a misure sensate il governo stava pensando di introdurre una imposta sui contanti versati in banca, superiori ai 200 euro, che fosse crescente proporzionalmente al valore del versamento. Una bomba, appunto.

Ecco perché il Governo si è affrettato a smentire la voce, ricordando che anzi l’obiettivo dell’Esecutivo non è introdurre una imposta sui contanti versati in banca ma portare i limiti per l’uso del contante al livello europeo, alzandoli da 1.000 a 3mila euro. Un tetto più alto, dal momento che all’estero l’uso del contante è più limitato che in Italia, in quanto i pagamenti elettronici sono molto più frequenti che da noi. Quindi, niente imposta sui contanti versati in banca.

Il Governo non ha mai fatto mistero di puntare sullo sviluppo dei pagamenti elettronici come strumento di lotta all’evasione, come la fattura o lo scontrino elettronici, immediatamente tracciabili dal Fisco. Del resto, proprio l’ok al decreto delegato sulla fatturazione elettronica e online è legato a doppio filo l’aumento della soglia per l’uso del contante: se salta il primo, salta anche il secondo.

Insomma, sulla voce relativa alla imposta sui contanti versati in banca sembra essere stata messa la parola fine. Almeno per ora…

Imposta sui contanti, che cosa c’è di vero

C’è una voce che si rincorre da giorni sull’ipotesi di una imposta sui contanti versati in banca. Smentite e rettifiche si sono susseguite, ma a quanto pare qualcosa di vero c’è. Domani il Governo presenterà il piano di attuazione dell’articolo 9 della famigerata Delega fiscale, i cui effetti saranno sensibili a partire dall’1 gennaio 2017. E si riaffaccia l’ imposta sui contanti.

Stando alle anticipazioni, il piano si baserà su tre punti cardine: fatturazione elettronica tra privati; tracciabilità dei mezzi di pagamento; scontrini e ricevute digitali. Sul fronte della tracciabilità, il Governo intenderebbe dichiarare scoraggiare l’utilizzo del contante introducendo una imposta sui contanti versati giornalmente in banca, per somme superiori ai 200 euro.

Dal 2017 sarebbe poi obbligatorio per artigiani, commercianti e professionisti la memorizzazione e la trasmissione telematica al Fisco di tutti i pagamenti giornalieri, con l’obiettivo di eliminare progressivamente gli scontrini cartacei.

Una rivoluzione pari a quella dell’ imposta sui contanti versati in banca, dal momento che l’obbligo riguarderà anche la Gdo e i gestori dei distributori automatici. Inoltre, sempre dall’1 gennaio 2017 ci sarà l’obbligo di trasmettere elettronicamente i dati delle fatture emesse, di quelle ricevute e di quelle rettificative.

Nelle intenzioni del Fisco, la fatturazione elettronica tra privati sarebbe l’ultimo tassello della digitalizzazione delle prestazioni di servizi e cessioni di beni che, al momento, è obbligatoria solo per i fornitori della Pubblica Amministrazione.

Ordini professionali, sì alla fatturazione elettronica

Anche gli Ordini professionali saranno tenuti all’obbligo della fatturazione elettronica. Lo ha chiarito il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili attraverso un’informativa (la n° 5 dell’11 febbraio 2015).

I commercialisti ricordano che l’obbligo di fatturazione elettronica per gli ordini professionali decorrerà dal 31 marzo 2015. Si tratta in parte di una novità, dal momento che in prima battuta sembrava che i professionisti fossero esclusi dall’obbligo di fatturazione elettronica, mentre a seguito della nota del Mef n. 1858 del 27 ottobre 2014 sono stati inclusi tra i destinatari.

Il consiglio nazionale dei commercialisti ricorda poi che dal 31 marzo non potranno più essere accettate fatture cartacee o fatture elettroniche che non siano state trasmesse attraverso il Sistema di interscambio. Trascorsi tre mesi dal termine, non si potrà più procedere al pagamento sino alla partenza della fatturazione elettronica.

Il consiglio stesso ha ricordato che, in tema di fatturazione elettronica, presenterà una delibera per realizzare un portale dove ciascun ente accederà con username e password riservate e ricevere fatture elettroniche indirizzate a sé.