Rimborso Imu, ecco chi ne ha diritto secondo la corte costituzionale

Storica sentenza della Corte Costituzionale che sblocca l’accesso ai rimborsi per l’Imu già versata prima del 2023. Ecco chi può chiedere i rimborsi.

Imu immobili occupati abusivamente è incostituzionale

L’IMU è l’Imposta Municipale Unica dovuta su fabbricati (esclusa la prima casa), aree edificabili e terreni agricoli. La normativa prevede il pagamento in due rate. Pochi sono i casi di esenzione previsti, oltre la prima casa se non di lusso, vi è l’esenzione per i fabbricati rurali concessi in comodato a un imprenditore agricolo o per quelli per i quali l’importo da versare è basso.

La Corte Costituzionale nella sentenza n° 60 del 18 aprile 2024 ha sancito l’illegittimità costituzionale delle norme che prevedevano l’obbligo di versare l’Imu anche per gli immobili occupati abusivamente e per i quali era stata presentata regolare denuncia agli organi preposti. Vediamo nel dettaglio cosa succede.

Il problema degli immobili occupati abusivamente in Italia è molto sentito, spesso si tratta di immobili lasciati anche per poco tempo, magari per un ricovero e che vengono occupati da terzi soggetti. Oltre il danno la beffa, perché in molti casi sugli stessi è dovuta l’Imu. Il problema è stato risolto, dopo anni di giurisprudenza ambivalente, con il comma 81 dell’articolo 1 della legge di bilancio per il 2023, legge 197 del 2022, prevede l’esenzione dal pagamento dell’IMU per gli immobili occupati.

Affinché si possa essere esentati dal pagamento dell’Imu per gli immobili occupati è necessario che si verifichino determinate condizioni Deve trattarsi di immobili non utilizzabili né disponibili, per i quali sia stata presentata denuncia all’autorità giudiziaria in relazione ai reati di cui agli articoli 614, secondo comma, o 633 del codice penale o per la cui occupazione abusiva sia stata presentata denuncia o iniziata azione giudiziaria penale.

La norma si applica a partire dal 1° gennaio 2023, restano quindi scoperte le spettanze antecedenti.

Corte costituzionale, per chi ha pagato l’Imu prima del 2023 c’è il rimborso

Interviene quindi la sentenza n° 60 della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale l’articolo 9, comma 1, del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, per non aver escluso dall’IMU gli immobili occupati abusivamente per i quali è stata presentata una denuncia tempestiva.

La questione di costituzionalità è stata sollevata dalla sezione tributaria della Corte di Cassazione per violazione dei principi costituzionali di equità fiscalecapacità contributivaragionevolezza e protezione della proprietà privata.

Grazie alla sentenza è possibile richiedere i rimborsi antecedenti rispetto all’entrata in vigore della legge di bilancio per il 2023.

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Terza rata Imu, chi deve pagarla? Scoprilo

In Commissione è stato presentato un emendamento che prevede la possibilità per i Comuni, per il solo 2023, di avere una proroga dei termini previsti per l’adozione e conseguente pubblicazione sul sito MEF della delibera con le aliquote Imu. Questo vuol dire per molti contribuenti dover pagare una terza rata con scadenza a fine febbraio 2024.

Imu 2023, le scadenze

L’Imu è l’Imposta municipale unica dovuta su fabbricati (esclusa la prima casa), aree edificabili e terreni agricoli. La normativa prevede il pagamento in due rate. La prima rata scade il 16 giugno di ogni anno e viene calcolata dal contribuente applicando le aliquote fissate dal Comune per l’anno precedente. La prima rata è pari al 50% dell’importo così calcolato.

La seconda rata scade il 16 dicembre, per il 2023 la scadenza è posticipata al 18 perché il 16 è sabato. La seconda rata deve essere calcolata applicando le aliquote determinate dal Comune con propria delibera. La delibera in oggetto deve essere inviata entro il 14 ottobre di ogni anno al MEF che provvede quindi a pubblicarla sul sito del Ministero entro il 28 ottobre di ogni anno. In questo modo i cittadini possono calcolare la seconda rata, scomputando ovviamente l’importo pagato nella prima rata.

Nel caso in cui il Comuni non adotti e trasmetta nei termini la delibera, si intendono prorogate le aliquote dell’anno precedente.

Terza rata Imu, cosa prevede la legge di bilancio 2024?

L’emendamento presentato dai relatori della legge di bilancio 2024 prevede che “le delibere saranno ritenute valide se inserite nel portale del federalismo fiscale entro il 30 novembre. Il termine per la pubblicazione è spostato al 15 gennaio 2024.” L’emendamento inoltre prevede che l’eventuale conguaglio dovuto dai contribuenti sia dovuto entro il 29 febbraio 2024. Al versamento non si applicano sanzioni e interessi. Inoltre nel caso in cui i saldo sia negativo, ad esempio se il Comune riduce l’aliquota rispetto a quella applicata l’anno precedente, sarà effettuato un rimborso nei modo ordinari.

Ricordiamo che la legge di Bilancio ancora non è definitiva, sebbene con molta probabilità al testo sarà posta la questione di fiducia e quindi si tratterà di un testo blindato. Che sia un modo per compensare le perdite di gettito dovute all’esenzione Imu per immobili occupati?

Vuoi cercare in modo semplice la delibera adottata dal Comune di tuo interesse? Usa il seguente Link

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Imu casa occupata, non è dovuta

In Italia l’occupazione abusiva degli immobili è particolarmente rilevante e i proprietari percepiscono un’ulteriore beffa nel dover versare sugli stessi immobili l’IMU (Imposta Municipale Unica). A porre un rimedio a questa situazione è stata la legge di bilancio per il 2023. La stessa però, oltre a prevedere l’esenzione Imu per la casa occupata, prevedeva anche un decreto attuativo del MEF, atto che non è mai arrivato. Proprio per questo per l’anno di imposta 2023 si è generata molta confusione, fino a quando non è arrivata la decisione definitiva del 12 dicembre 2023. Ecco cosa succede.

Esenzioni Imu immobili occupati

Come è possibile che una casa sia occupata abusivamente? Può sembrare strano, ma in realtà non è così. Può capitare che una persona riceva un immobile in eredità, ad esempio un casolare in campagna del nonno, o un appartamento dei genitori, però nel frattempo si sia trasferito altrove e non abbia quotidianamente il controllo dell’immobile. Nel frattempo malintenzionati o persone in stato di bisogno decidono di trasferirsi lì. Il proprietario se ne accorge, ma i tempi per un eventuale sfratto sono lunghi, soprattutto nel caso in cui vi siano minori o altre persone fragili. La beffa a questo punto è non poter utilizzare l’immobile, ad esempio per una locazione, naturalmente lo stesso è difficile da vendere e allo stesso tempo dover pagare l’Imu.

La legge di bilancio per il 2023 ha previsto al comma 81 dell’articolo 1 l’esenzione dall’Imu per gli immobili occupati abusivamente. La norma prevede che per poter usufruire di questo beneficio è necessario che l’immobile sia non utilizzabile né disponibile e che sia stata presentata denuncia all’autorità giudiziaria in relazione ai reati di cui agli articoli 614, secondo comma, o 633 del codice penale o per la cui occupazione abusiva sia stata presentata denuncia o iniziata azione giudiziaria penale.

Lo stesso comma 81 prevede però che affinché si possa ottenere l’esenzione dall’Imu debba essere presentata richiesta al Comune in cui si trova l’immobile. Prevede infine che il MEF debba adottare un decreto attuativo. Lo stesso doveva arrivare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio, ma non è mai arrivato.

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Comunicato MEF, l’esenzione Imu per la casa occupata è definitiva

Il 12 dicembre il MEF ha però deciso di pubblicare un comunicato in cui conferma l’esenzione IMU già dal 2023 (quindi la rata del 18 dicembre 2023 non è dovuta) per gli immobili occupati. Sottolinea che il decreto attuativo è necessario solo per l’approvazione del modello per la comunicazione al Comune.

Di conseguenza chi si trova nelle condizioni previste dalla legge di bilancio 2023, può non pagare l’Imu, al momento dell’approvazione del modello dovrà compilarlo e inviarlo telematicamente al Comune. L’invio dovrà avvenire entro il 30 giugno 2024.

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Esenzioni IMU, chi non deve pagare

È in scadenza la seconda rata dell’Imu, Imposta municipale unica o propria. Si tratta di una delle poche imposte che in Italia tocca il patrimonio ed è inutile dire che è a molti invisa. Ma non tutti devono pagarla. Ecco le esenzioni Imu.

Esenzione Imu abitazione principale

L’esenzione Imu principale è quella per l’abitazione principale, la stessa è assoggettata all’imposta solo nel caso in cui sia classificata al catasto come di lusso, cioè con assegnazione della categoria catastale

  • A/1 (abitazioni signorili);
  • A/8 (ville);
  • A/9 (castelli, palazzi di pregi artistici e storici).

In questo caso l’esenzione Imu per l’abitazione principale spetta anche le pertinenze.

Spetta l’esenzione anche nel caso di due coniugi che abbiano residenza in due immobili diversi intestati. Con la sentenza della Corte di Cassazione 209 del 2022 tale esenzione è stata estesa anche al caso in cui i due immobili siano nello stesso immobile.

Esenzione Imu per anziani, in quali casi spetta?

Spetta l’esenzione Imu anche per il proprietario ricoverato in struttura di lunga degenza. Per ottenere tale esenzione l’immobile non deve essere stato concesso in locazione a terzi soggetti.

Vi sono, infine, dei casi di riduzione Imu, ad esempio se l’immobile è concesso in locazione con contratto a canone concordato e per i pensionati residenti all’estero ma a condizione che siano residenti in un Paese con cui l’Italia ha stipulato una convenzione.

Ricordiamo che la scadenza della seconda rata è fissata al 18 dicembre 2023. Il termine ordinario è il 16, ma slitta al 18 perché il 16 è sabato.

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Imu e comodato d’uso, come ottenere lo sconto?

È d’uso che i genitori concedano ai figli l’uso dei loro beni immobili affinché li usino senza pagare alcun canone di affitto. Gli stessi saranno poi devoluti con la successione legittima o testamentaria. Questo comportamento frequente viene definito comodato d’uso gratuito, si tratta di un atto valido anche se non registrato, ma la registrazione consente di ottenere dei benefici, in particolare lo sconto Imu.

Ecco come fare.

Il comodato d’uso consente di avere lo sconto Imu

Scade il 16 giugno 2023 l’acconto Imu per le seconde case, ma nel caso in cui la stessa sia data in uso a un parente in linea retta (genitore-figlio) l’art. 1, comma 747 della legge 160/2019 stabilisce che la base imponibile dell’IMU è ridotta del 50 %, per le abitazioni concesse in concesse in comodato d’uso ai parenti in linea retta.

Per ottenere lo sconto devono verificarsi ulteriori condizioni, oltre la registrazione del contratto, cioè:

  • il comodante abbia in Italia solo l’immobile concesso in comodato; oltre a questo, può tuttavia possedere un altro immobile adibito a propria abitazione principale, ad eccezione delle unità abitative classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9
  • il comodante inoltre deve dimorare abitualmente nello stesso comune in cui si trova l’immobile concesso in comodato.

Al sussistere di tali condizioni, sull’immobile concesso in comodato, che in teoria dovrebbe fungere da seconda casa, vi è una riduzione dell’Imu del 50%. Tale riduzione continua a trovare applicazione anche nel caso in cui in seguito a morte del comodatario, la stessa sia abitata dal coniuge del comodatario.

Come registrare online, da casa, il contratto di comodato

Ricordiamo che ora è possibile registrare comodamente da casa, con la procedura online messa a disposizione dell’Agenzia delle entrate, il comodato d’uso. La funzionalità da usare è il Rap (Registrazione atto privato). La procedura consente di allegare in formato Tif (e/o Tiff e Pdf/A) la copia dell’atto da registrare, firmata dalle parti, ed eventuali altri documenti. Appena ricevuti tali documenti, il sistema calcola le imposte da versare (di registro e bollo) e permette di versarle direttamente dalla piattaforma attraverso il proprio codice Iban.

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IMU sui ruderi: ho un immobile inutilizzabile, devo pagare l’IMU?

La questione dell’IMU sui ruderi è sempre aperta, infatti negli anni passati l’Agenzia delle Entrate ha provveduto a notificare avvisi bonari aventi ad oggetto proprio il mancato versamento dell’IMU su ruderi, ciò in contrasto con diverse pronunce della Corte di Cassazione.

IMU sui ruderi: si applica?

La Corte di Cassazione nella sentenza 10122 del 2019 ha stabilito che l’IMU non si paga sulle unità collabenti, sono ritenute tali quegli edifici che per le condizioni fatiscenti in cui si trovano non sono idonei a produrre reddito. Si tratta di edifici da inserire nella categoria catastale F/2 riservata a edifici che versano in condizione di rovina e degrado. Deve trattarsi di edifici che non possono essere ripristinati con una semplice ristrutturazione ma richiedono un intervento di più ampia portata. Sono da considerare ruderi anche le unità con tetto crollato e quindi mancanti di un elemento determinante per essere utile ad un qualunque uso umano.

Come dimostro che non devo pagare l’Imu sui ruderi?

Naturalmente per poter ottenere il beneficio dell’esenzione dell’IMU sui ruderi è necessario che il proprietario faccia attenzione a richiedere il giusto accatastamento, le unità collabenti infatti devono comunque essere censite, sebbene non siano idonee a produrre reddito.

La prima cosa da fare quindi è dimostrare al catasto che l’immobile è in condizioni fatiscenti, questo attraverso una idonea documentazione che può comprendere, anzi, è preferibile che comprenda, un’idonea documentazione fotografica. Ciò è importante soprattutto nel caso in cui l’immobile sia accatastato in una categoria diversa rispetto alla F/2 e quindi ci sia stato un deterioramento successivo rispetto al momento in cui vi era stato il precedente censimento dell’immobile. In questo caso occorre quindi cambiare la categoria catastale.

La documentazione deve essere preferibilmente redatta da un professionista che descriva in modo dettagliato le condizioni dell’immobile. Generalmente un fabbricato fatiscente, non idoneo ad alcun uso, non ha allaccio alle utenze (acqua, elettricità, rete internet).

In base alla sentenza citata, è un errore da parte del Comune applicare l’IMU sui ruderi e lo stesso persiste anche se l’ente ha come punto di riferimento il valore venale del terreno sul quale insiste l’immobile.  Il terreno, infatti, essendo occupato dal rudere comunque non è idoneo a generare reddito. Ciò anche perché il legge d. lgs. 504/92 prevede l’applicazione dell’imposta sui terreni edificabili e non sui terreni edificati. Solo in caso di eventuale demolizione del rudere, potrebbe trovare applicazione l’IMU su terreno edificabile.

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Imu e coniugi, rispondiamo ad un quesito di una lettrice

Imu e coniugi è un argomento che ha interessato una nostra lettrice, che ci ha chiesto un parere in merito alla questione. Ma è un caso molto comune, vediamo insieme.

Imu e coniugi, la domanda della lettrice

Il 30 maggio 2022 pubblichiamo un articolo sui coniugi che hanno delle residenze diverse e come pagare l’Imu in questa situazione. Ecco il quesito della nostra lettrice, la Signora G:

Io e mio marito abbiamo separazione dei beni e due residenze diverse. Lui ha una prima casa ed io non ho prima casa perché abito nella casa di mia mamma ( possesso 75% mia mamma 25% mia)  ma essendo coniuge erede la casa la dichiara lei e lei non paga imu. A novembre 2021 il comune di mio marito ha mandato una cartella retroattiva del 2017 per evasione imi sulla casa di mio marito ( importo elevatissimo considerando che più di un terzo e’ mora). Abbiamo fatto ricorso in autotutela ma il comune ce lo ha rigettato reputando che essendo sposati senza alcuna sentenza del tribunale i coniugi devono avere residenza unica. Mi hanno chiesto anche delle sentenze della cassazione dove si vede che situazioni analoghe alla mia hanno ottenuto l’esenzione.

Imu e coniugi, l’esperto risponde al dubbio

Il caso della Signora G. è davvero molto comune. E’ possibile che due coniugi possano vivere in due residenze diverse. Questo è servito per molti per eludere l’Imu proprio perchè è una prima casa per entrambi.
Il Decreto legge del 21 ottobre 2021, n.146 consente l’esenzione dall’imposta come abitazione principale per uno dei due immobili. Il decreto prevede che “nel caso in cui i componenti del nucleo familiare abbiano stabilito la dimora abituale e la residenza anagrafica in immobili diversi situati nel territorio comunale o in comuni diversi, le agevolazioni per l’abitazione principale e per le relative pertinenze in relaziona al nucleo familiare si applicano solo per un immobile. L’immobile va scelto dal nucleo famigliare“.

Tra l’altro l’applicazione della legge ha anche effetto retroattivo, quindi è probabile che le arrivino le altre cartelle. Quindi in pratica conviene che per il comune lei e suo marito decidiate l”immobile oggetto di esenzione, gli altri vanno pagati, tutti. La norma parla di nucleo familiare, quindi non ha importanza la separazione dei beni, che di solito è più legata a motivi fiscali.

Ma la sentenza del 13 ottobre 2022 cambiale le carte in tavola

La sentenza della Corte Costituzione n.230 del 13 ottobre ha dichiarato illegittime le norme che prevedono il diritto all’esenzione IMU esclusivamente sull’abitazione che è sede della residenza anagrafica e della dimora abituale non solo del contribuente ma anche del proprio nucleo familiare. Quindi secondo questa nuova sentenza l’Imu sulla seconda casa non si paga solo se questa risulta essere la residenza anagrafica e dimora abituale del suo proprietario. Come dimostrarlo? Le bollette e i consumi permettono di dimostrare se l’immobile è abitato o meno.

Per ulteriori informazioni o dubbi è possibile scrivere a Cavaleri.francesca.agata@gmail.com, insieme alla Redazione di Infoiva cercheremo di essere d’aiuto.

Doppia esenzione IMU per coniugi ripristinata dalla Corte Costituzionale

Il giorno 13 ottobre 2022 la Corte Costituzionale ha depositato un’importante sentenza che potrebbe mettere fine alla lunga diatriba sull’esenzione IMU in caso di coniugi con residenza diversa. La stessa secondo la Corte Costituzionale spetterebbe a entrambi i coniugi. Vediamo cosa dice la sentenza 209.

Esenzione IMU per coniugi con diversa residenza

Il caso è quello di due coniugi che hanno due immobili intestati, uno ciascuno, e che richiedano entrambi di usufruire dell’esenzione IMU prevista per la prima casa. La Corte Costituzionale nel riconoscere la doppia esenzione IMU ai coniugi con due diverse residenze parte da un presupposto basilare: la società è in costante mutamento, così che oggi non è infrequente che i coniugi per ragioni lavorative siano purtroppo costretti a vivere in città diverse e si ricongiungono solo in modo saltuario. A ciò si unisce che per coloro che sono parte dell’unione civile o conviventi comunque viene normalmente applicata la doppia esenzione IMU e si verificherebbe una disparità di trattamento nei confronti dei coniugi. Precisa la sentenza che affinché sia riconosciuta la doppia esenzione è necessario che l’immobile costituisca residenza anagrafica e dimora abituale.

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La decisione della Corte Costituzionale

La Corte Costituzionalecon la sentenza 209 del 13 ottobre 2022 ha decretato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 13, comma 2, del D.L. n. 201/2011, relativo alla previgente disciplina IMU, nonché del vigente articolo 1, comma 741, lett. b), della legge n. 160/2019 modificato dall’articolo 5-decies del D.L. n. 146/2021 nella parte in cui definiscono come abitazione principale esclusivamente quella in cui dimorano anagraficamente e abitualmente i componenti del nucleo familiare e nella parte in cui statuiscono che nel caso in cui i componenti della famiglia siano residenti in diversi immobili, possa essere applicata una sola agevolazione. Si ritiene che le norme oggetto di dichiarazione di incostituzionalità violino gli articoli:

  • 3 della Costituzione ( principio di uguaglianza);
  • 31 della Costituzione in quanto le norme censurate non agevolano con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia anzi si profila un trattamento deteriore rispetto a quello che viene riservato ai single;
  • infine le norme violerebbero l’articolo 53 della Costituzione in quanto violano il principio della concorrenza alla spesa pubblica in base alla capacità contributiva.

Per evitare l’elusione fiscale non serve riconoscere una sola esenzione IMU: bastano i controlli dei Comuni

Precisa la Corte che le disposizioni valutate come illegittime non trovano giustificazione neanche nell’intento antielusivo, in quanto il rischio di elusione esiste anche per i single e per coloro che sono conviventi di fatto. Inoltre i Comuni hanno tutti i mezzi e le strutture per verificare che nell’abitazione dichiarata come prima casa ai fini IMU ci sia una reale dimora abituale e anagrafica. In poche parole non occorre la doppia imposizione per evitare l’evasione fiscale, basta che i Comuni attuino i dovuti controlli nelle situazioni che possono essere valutate a rischio. La sentenza della Corte Costituzionale deve essere attuata anche ai contenziosi pendenti. a precisarlo è la stessa sentenza.

IMU 2022: come pagare in ritardo se non versata

Cosa succede se non si paga per tempo la tassa IMU 2022? A cosa si va incontro per il mancato esborso e in che modo sopperire, lo scopriamo in questa rapida ma essenziale guida sull’ argomento.

IMU 2022: di cosa si tratta

Innanzitutto, andiamo a definire cosa si intende con il termine IMU.

IMU è inteso come “Imposta Municipale Propria”. L’IMU è il tributo istituito dal governo Monti nella manovra Salva-Italia del 2011 e si paga a livello comunale sul possesso dei beni immobiliari. È operativa a decorrere dal gennaio 2012, fino al 2013 è stata valida anche sull’abitazione principale.
Andiamo a vedere come si può sanare il pagamento tardivo di tale tassa patrimoniale.

IMU 2022, come pagarlo se in ritardo

Coloro i quali non fossero riusciti a pagare la tassa IMU entro il 16 giugno 2022 potranno rimediare compilando il modulo F24 – cartaceo o online -, aggiungendo all’imposta interessi e sanzioni, dando quindi vita al ravvedimento operoso. A livello di compilazione dell’F24, dopo il rigo dedicato all’imposta principale – codice tributo 3918 – va compilato un 2° rigo in cui barrare il quadratino del ravvedimento, calcolando gli importi con le seguenti regole:

1) gli interessi, da calcolare al netto del tasso legale annuo dal giorno in cui il versamento avrebbe dovuto essere effettuato a quello in cui viene effettivamente eseguito;

2) la sanzione in misura ridotta, fino al 1° luglio 2022 ridotta a 1/15 per ogni giorno di ritardo (in pratica 1%). Per cui, in sede di ravvedimento, la sanzione da versare sarà pari allo 0,1% per ciascun giorno di ritardo.

Superata, invece, la scadenza di un anno, si pagherà una multa del 30%.

Ravvedimento operoso

La dovuta sanzione, in caso di omesso o errato pagamento è del 30% dell’importo del versamento omesso o errato. Ma, cosa accade con il ravvedimento operoso?

Questa si riduce se si usufruisce del cosiddetto ravvedimento operoso, che riduce l’importo della sanzione di una percentuale diversa a seconda di quando l’imposta viene pagata. Ricordiamo che il ravvedimento operoso, compreso quello per regolarizzare il versamento di tributi locali come Tari, bollo auto e Imu, si applica a patto che la violazione non sia stata già contestata e comunque non siano iniziate le attività di accertamento.

Di seguito, troviamo differenti tipi di ravvedimento operoso:

  • ravvedimento operoso sprint: viene esercitato entro 14 giorni dalla data di scadenza, con la riduzione della sanzione a 1/15 per ciascun giorno di ritardo, pari allo 0,1% giornaliero. Si dovrà pagare l’importo dovuto del tributo con l’aggiunta di una sanzione dello 0,1% per ogni giorno di ritardo e gli interessi pari al tasso legale;
  • ravvedimento breve: pagando dal quindicesimo al trentesimo giorno, viene applicata una maggiorazione fissa dell’1,5%;
  • ravvedimento intermedio: oltre il mese di ritardo la multa sale all’1,67% e si può applicare fino al 90esimo giorno dalla scadenza;
  • ravvedimento lungo: un anno di tempo, quindi entro la scadenza per la dichiarazione dell’anno successivo, la sanzione è pari al  3,75%.

Acconto IMU 2022: chi non paga

Andiamo, in ultimo a vedere chi è omesso dal pagamento IMU 2022.

Coloro che sono licenziati dal pagamento dell’imposta sono i possessori di un immobile adibito ad abitazione principale accatastato nelle categorie A/2, A/3, A/4, A/5, A/6, A/7. Sono inoltre, esonerati dal pagamento i seguenti casi:

  • il nudo proprietario (quando sull’ immobile è presente un usufrutto);
  • l’inquilino dell’immobile (l’imposta deve essere versata dal titolare dei diritti reali);
  • la società di leasing concedente (in quanto paga l’ utilizzatore);
  • l’affittuario dell’azienda se l’azienda comprende un immobile (il versamento compete al proprietario dell’azienda concessa in affitto);
  • il comodatario (paga il comodante titolare dell’immobile),
  • il coniuge non assegnatario in caso di separazione o divorzio.

Questo, dunque, è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito al pagamento ritardato o mancato della tassazione IMU 2022.

 

Imprese turistiche, arriva il credito di imposta del 50% sul saldo Imu

In arrivo per le imprese operanti nel settore del turismo e ricettive il credito di imposta corrispondente al 50% del saldo dell’Imu del 2021. Si tratta di una misura di sostegno alle imprese del settore che ha già incassato l’autorizzazione della Commissione europea ma che prevede rigidi requisiti. Primo tra tutti, che il proprietario dell’immobile utilizzato per l’attività turistica e oggetto di imposta Imu sia lo stesso che gestisce l’attività stessa.

Credito di imposta del 50% sull’Imu: quali imprese del turismo possono richiederlo?

Sul credito di imposta delle imprese del turismo e ricettive si è espressa favorevolmente la Commissione europea con l’autorizzazione numero C (2022) 4363 final dello scorso 21 giugno. L’incentivo a favore delle imprese del settore consiste nel credito di imposta del 50% sull’Imu pagata a saldo per l’anno di imposta 2021. Le imprese che possono richiedere il credito di imposta sono quelle operanti nel settore del turismo, nella ricezione all’aria aperta, le aziende operanti nelle fiere e nei congressi, i parchi a tema e le terme.

Quali sono i requisiti delle imprese turistiche per richiedere il credito di imposta sull’Imu versata?

La richiesta del credito di imposta sull’Imu è condizionata a specifici requisiti che le imprese turistiche devono possedere. In particolare:

  • deve trattarsi di immobili compresi nella categoria catastale D2;
  • negli immobili per i quali si fa richiesta di credito di imposta deve essere svolta l’attività turistica;
  • deve essersi verificato un calo del fatturato. In particolare, il calo deve essere determinato dai corrispettivi o dal fatturato dei mesi da luglio a dicembre del 2021 rispetto allo stesso semestre del 2019;
  • deve sussistere la coincidenza tra chi è proprietario dell’immobile e chi svolge e gestisce l’attività turistica. Pertanto, il proprietario dell’immobile deve essere anche il gestore diretto dell’attività economica.

Credito di imposta settore turistico, può essere richiesto da una società di capitali?

In merito all’ultimo punto dei requisiti precedentemente illustrati, è da ritenersi prudentemente che una società di capitali, proprietaria di un immobile di categoria catastale D2 sulla quale venga svolta un’attività di tipo turistico, possa essere ammessa al credito di imposta. Naturalmente, deve essersi verificato il calo di fatturato del secondo semestre del 2021 rispetto al 2019. L’inclusione al beneficio sussiste anche a prescindere dalle attività che i soci della società svolgano personalmente. Non è così, invece, per il socio proprietario privato dell’immobile sul quale venga svolta l’attività turistica della società di capitali. In tal caso, si ritiene che il credito di imposta non possa essere fruito dalla società e nemmeno dal socio.

Società di persone, possono richiedere il credito di imposta per le attività turistiche?

L’ultimo caso precedentemente descritto porterebbe, in ogni modo, a includere nella possibilità di richiedere il credito di imposta per il proprietario dell’immobile e socio di una società di persone. Verificandosi gli altri requisiti di richiesta del sostegno per l’attività turistica, e mancando nella società di persone la personalità giuridica, si ritiene che il bonus possa essere richiesto.

Come richiedere il credito di imposta sulle attività turistiche?

Il credito di imposta pari al 50% dell’Imu sugli immobili utilizzati per le attività turistiche può essere richiesto mediante istanza, contenente l’autodichiarazione, da presentare direttamente all’Agenzia delle entrate. Sarà proprio l’Agenzia delle entrate a definire, mediante apposito decreto, le scadenze e le modalità con le quali presentare domanda.