Dichiarazione semplificata, ecco com’è

Il modello 730/2024 semplificato è finalmente disponibile, questa la principale novità dell’anno, ma cosa si deve sapere?

Come funziona la dichiarazione semplificata?

La prima cosa da ricordare è che il modello 730 è disponibile a partire dal 30 aprile 2024 ma solo per la lettura. Le modifiche potranno avvenire a partire dal 20 maggio 2024. Fino ad allora si possono solo consultare i modelli. Il modello 730/2024 ha l’obiettivo di semplificare ulteriormente la presentazione in autonomia della dichiarazione dei redditi, è basato sui dati già in possesso dell’Agenzia delle Entrate come i dati trasmessi attraverso il Sistema sanitario nazionale e riguardanti le spese mediche, i dati inerenti le spese per assicurazioni, dati provenienti dalle CU trasmesse dal datore di lavoro, bonus per detrazioni edili.

Il contribuente potrà accedere e rispondere a semplici domande per confermare o modificare i dati. Il modello 730/2024 è diviso in 6 macro-aree ognuna composta da diverse sottocategorie.

Come si compila la dichiarazione semplificata con il modello 730/2024

Attraverso il modello sarà possibile effettuare le modifiche per aree, ad esempio nella sezione “spese sanitarie” sono indicate le spese comunicate all’Agenzia delle Entrate e le relative deduzioni e detrazioni. Qui è possibile modificare l’importo della spesa o la percentuale di sostenimento in caso di onere per familiare a carico o di evidenziarne eventuali rimborsi.

Si può procedere in questo modo per le varie aree.

Le sei aree sono:

  • famiglia;
  • casa e altre proprietà;
  • lavoro;
  • spese sostenute per te e per la tua famiglia,
  • altri redditi;
  • altre informazioni.

Le aree, come detto, sono divise in sottocategorie e in essere sono indicati sia i redditi, ad esempio quelli dei fabbricati, sia gli oneri che danno diritto a detrazioni o deduzioni.

Nella sezione spese sostenute per te e per la tua famiglia, sono ad esempio indicate le spese in base alla categoria a cui appartengono, ad esempio spese sanitarie, spese per istruzione e spese per sport.

Ulteriori informazioni

Come già detto, le modifiche potranno essere apportate solo a partire dal 20 maggio, ma chi compila e inoltra il modello entro il 15 giugno potrà avere il rimborso Irpef (eventuale) già a partire da luglio, in particolare con il cedolino della pensione o con la busta paga. In caso di dichiarazione con debito Irpef, invece, sarà possibile ottenere la dilazione più ampia, cioè in sei rate, che si trasformano in 7 nel caso in cui si opti per la dichiarazione senza sostituto. Ricordiamo che da quest’anno possono optare per la dichiarazione senza sostituto anche coloro che in teoria avrebbero un sostituto di imposta. I termini per presentare la dichiarazione dei redditi con il modello 730/2024 scadono il 30 settembre.

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Corsa alla dichiarazione dei redditi 2024 per un rimborso veloce

Dal 30 aprile 2024 sarà disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate la dichiarazione dei redditi precompilata/semplificata. Inizialmente è prevista la possibilità di sola lettura, mentre a partire, probabilmente dal giorno 11 maggio sarà possibile anche apportare modifiche alla stessa o semplicemente inoltrare. Chi compila la dichiarazione dei redditi entro la fine del mese di maggio potrà ricevere prima i rimborsi Irpef. Ma ecco le novità.

Dichiarazione dei redditi semplificata 2024

Dal giorno 30 aprile i contribuenti potranno identificarsi sul sito dell’Agenzia delle Entrate e prendere visione della propria dichiarazione dei redditi precompilata e da quest’anno anche semplificata. La dichiarazione dei redditi semplificata consente di apportare modifiche alle singole voci: redditi, deduzioni, detrazioni rispondendo a semplici domande. L’obiettivo è fare in modo che sempre più persone rinuncino a professionisti e Caf e compilino da sole la dichiarazione. La stessa è realizzata attraverso l’uso dei dati già in possesso dell’Agenzia delle Entrate inerenti i redditi e le spese da portare in detrazione/deduzione.

Rimborso diretto per tutti

La seconda novità è rappresentata dalla possibilità data a tutti i contribuenti, anche a coloro che in teoria avrebbero il sostituto di imposta di avvalersi del rimborso diretto da parte dell’Agenzia delle Entrate. In passato tale possibilità era data solo a coloro che non avevano un sostituto di imposta che comunque lo avevano perso. Ora tutti possono selezionare tale opzione.

Prima di inviare la dichiarazione è necessario selezionare la voce “Nessun sostituto”. In questo caso se dal 730 presentato emerge un credito, il rimborso arriva sul conto corrente o bancario comunicato all’Agenzia.

Se invece emerge un debito, il pagamento può avvenire in due modi:

  • direttamente dall’IBAN fornito alle entrate,
  • stampando il modello F24 già precompilato con i dati necessari.

Dichiarazione dei redditi 2024, destinazione 8×1000

Nel 2024 c’è un’importante novità per quanto riguarda la destinazione dell8x1000 Irpef, infatti, barrando la casella per la destinazione dell’8per mille allo Stato sarà possibile scegliere, oltre che tra le 5 opzioni classiche, anche per una nuova finalità.  Per effettuare la scelta di destinare l’8 per 1000 a finalità sociali indicate dallo Stato basta apporre la propria firma nel box dedicato allo “Stato” ed è possibile anche indicare il codice per la destinazione specifica:

  • Fame nel mondo (autosufficienza alimentare nei paesi in via di sviluppo, formazione di personale, contrasto a pandemie e denutrizione);
  • Calamità naturali (prevenzione e ricostruzione);
  • Edilizia scolastica (interventi per gli immobili adibiti all’istruzione scolastica, consistono nella ristrutturazione, nel miglioramento, nella messa in sicurezza, nell’adeguamento antisismico e nell’efficientamento energetico degli edifici);
  • Assistenza ai rifugiati (tutela di soggetti a cui siano state riconosciute forme di protezione internazionale o umanitaria);
  • Beni culturali (restauro, alla valorizzazione, alla fruibilità da parte del pubblico di beni immobili).

L’ultima opzione inserita riguarda il recupero da tossicodipendenze e altre dipendenze patologiche.

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Irpef, confermate le 3 aliquote e il taglio del cuneo fiscale

Prime indiscrezioni sul documento di programmazione economico-finanziaria, confermate le 3 aliquote Irpef e il taglio del cuneo fiscale.

Taglio Irpef confermato per il 2025, prime indiscrezioni sul Def

Il ministro Giorgetti ha reso note le prime indiscrezioni sul documento di programmazione economico-finanziaria per il 2025. Tante le conferme che aiutano lavoratori e pensionati ad avere una busta paga più corposa. Il taglio delle aliquote Irpef da 4 a 3, come risaputo, non è strutturale, ma vige solo per l’anno di imposta 2024. Tra i propositi del Governo vi è l’obiettivo di arrivare gradualmente all’imposta proporzionale, riducendo le aliquote prima a 2 e, infine, a 1. Per ora tutto fermo e mentre c’è chi auspica di tornare a 4 aliquote, il Ministro dell’Economia dichiara che anche per il 2025 si punta a confermare le 3 attuali aliquote.

Taglio del cuneo fiscale confermato anche per il 2025 nel documento di programmazione economico-finanziaria

In base alle regole previste dall’Unione europea, il Def deve essere pronto entro il 20 settembre, ma il Ministro ha chiarito che dovrebbe essere pronto in anticipo. Poche le novità che dovrebbero essere introdotte visto che i conti non sono brillanti. Le prime dichiarazioni anticipano che oltre a confermare le 3 aliquote Irpef, si punta manche a conservare il taglio del cuneo fiscale.

Queste due misure per il 2024 hanno un costo di 14 miliardi di euro, lo stesso previsto per il 2025. Conferma il ministro Giorgetti che per il taglio dell’Irpef sono già disponibili fondi, derivanti dall’ eliminazione dell’Ace (aiuto alla crescita economica) e dalla global minimum tax.

È presente un differenziale che secondo il Ministro potrà essere colmato con le maggiori entrate previste con il concordato preventivo biennale. Quando sarà certa la maggiore entrata derivante dal concordato sarà possibile ricominciare a parlare anche di un ulteriore appiattimento dell’Irpef.

Leggi anche: Concordato preventivo biennale, reddito alto per chi ha un Isa basso

Confermato anche il taglio del cuneo fiscale, attualmente l’esonero contributivo applicato alla quota di contributi a carico dei lavoratori è del 7% per redditi fino a 25.000 euro e 6% per redditi fino a 35.000?euro. Il taglio del cuneo corrisponde a circa 100 euro in più in busta paga. Il taglio dell’Irpef ha invece consentito un risparmio annuo massimo di 260 euro.

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Bonus Renzi confermato per il 2024, ecco a chi spetta

Il bonus Renzi, o trattamento integrativo, si applica anche nel 2024, ecco a chi spetta. L’Agenzia delle Entrate con la circolare 2/E ha confermato anche per il 2024 la spettanza del Bonus Renzi

Bonus Renzi cos’è e a chi spetta

L’articolo 1, comma 3, del Decreto 216 del 2023 modifica, per l’anno d’imposta 2024, il requisito richiesto per il riconoscimento del trattamento integrativo di cui all’articolo 1, comma 1, primo periodo, del decreto-legge 5 febbraio 2020, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2020, n. 21.

Per i contribuenti con reddito complessivo non superiore a 15.000 euro il bonus Renzi può essere concesso quando l’imposta lorda dovuta è superiore alle detrazioni da lavoro spettanti (che per il 2024 sono aumentate a 1.955). L’imposta lorda deve essere diminuita di 75 euro in rapporto ai giorni di lavoro effettivi (così da tornare ad un valore di 1.880 euro di detrazione massima).

L’importo del trattamento integrativo di 100 euro spetta in pieno a chi ha un reddito fino a 15.000 euro, mentre per i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro spetta in misura ridotta se le detrazioni non superano l’imposta lorda dovuta.

Ricordiamo che il Bonus Renzi non spetta a coloro che hanno un reddito rientrante nei limiti della no tax area in quanto per loro l’imposta lorda non è superiore alle detrazioni per lavoro dipendente.

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Come viene calcolato il bonus Renzi

All’interno della busta paga per il riconoscimento del Bonus Renzi si deve controllare la voce: “trattamento integrativo ” Art.1, comma 1 DL 3/2020. Per il solo 2024 la disciplina è stata modificata in modo che possono percepirlo gli stessi soggetti del 2023.

Di conseguenza chi ha un reddito fino a 15.000 euro e superiore alla No Tax Area avrà 100 euro al mese. Chi ha un reddito superiore tra 15.000 euro e fino a 28.000 potrà percepire la differenza tra l’imposta lorda dovuta e la capienza fiscale rimasta dopo aver calcolato le detrazioni di imposta previste dal TUIR ( detrazioni per carichi di famiglia, spese sanitarie, spese per il mutuo..).

Il bonus Renzi viene riconosciuto in busta paga, nel caso in cui non tutte le somme spettanti siano state riconosciute in busta paga, si potrà ottenere il conguaglio in seguito alla presentazione della dichiarazione dei redditi per l’anno di imposta 2024. Il Bonus Renzi eventualmente fruito, deve essere indicato nel rigo C14 del quadro C.

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Irpef, nuovo taglio per redditi superiori a 50.000 euro

Il 2024 è l’anno della grande svolta per l’Irpef, si passa infatti da 4 aliquote a 3 aliquote fiscali con vantaggi però limitati a coloro che hanno un reddito inferiore a 50.000 euro. Il 2025 potrebbe essere un altro anno cruciale, infatti, si studiano soluzioni per riconoscere un vantaggio fiscale Irpef anche a coloro che hanno un reddito superiore a 50.000 euro.

Aliquote Irpef, perché cambiano nel 2025?

Le aliquote Irpef applicate nel 2024 sono:

  • prima fascia 0-28.000 euro aliquota al 23%
  • seconda fascia da 28.001 a 50.000 euro 35%
  • terza fascia da 50.001 euro 43%.

Rispetto al 2023 il risparmio effettivo massimo è di 260 euro per coloro che hanno un reddito compreso tra 15.000 euro e 50.000 euro. Superata questa soglia il risparmio viene meno perché chi ha un reddito superiore a 50.000 euro subisce una franchigia di 260 euro sulle detrazioni fiscali al 19%, escluse quelle per le spese sanitarie. Questa tagliola è resa necessaria dal fatto che è bene andare con i piedi di piombo, infatti il taglio delle tasse deve evitare buchi nelle casse dello Stato.

Come cambiano le aliquote Irpef nel 2025?

L’obiettivo dichiarato dal Governo è estendere man mano i benefici e il viceministro Leo ha affermato che il Governo sta lavorando a un progetto volto a ridurre la pressione fiscale anche per i contribuenti che hanno redditi superiori a 50.000 euro.

Ricordiamo che con il nuovo taglio Irpef l’aliquota marginale è stata calcolata al 43% ma superati i 50.000 euro sale al 50% e questo potrebbe indurre all’evasione fiscale. Proprio per questo diventa importante trovare una soluzione per chi ha redditi medio-alti.

I dettagli di questa operazione ancora non sono conosciuti, alcuni pensano a un passaggio a due aliquote Irpef, quindi un percorso verso la tassa piatta o proporzionale per tutti. Un ostacolo potrebbe erò essere la Costituzione che prescrive l’adozione di un sistema di tassazione progressivo in cui chi guadagna di più debe pagare progressivamente di più.

In realtà la decisione finale dipenderà molto dall’andamento delle entrate fiscali. Il 2023 è stato un anno importante da questo punto di vista, ma una buona parte del lavoro è rappresentato dalle misure di pace fiscale che hanno permesso allo Stato di incassare, si tratta però di risorse che non arrivano ogni anno e quindi è necessario valutare l’impatto di un passaggio a due aliquote in modo oculato per evitare di dover tagliare servizi.

Ricordiamo che al taglio Irpef si cumula il taglio contributivo del 7% per i redditi fino a 25 mila euro e del 6% per i redditi fino a 35 mila euro.

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Rottamazione quater, chi decade può chiedere la rateizzazione?

Aliquote Irpef, approvata la riforma 2024

Approvato il decreto legislativo con la riduzione delle aliquote Irpef, per i contribuenti, non tutti, fino a 260 euro in più in busta paga in un anno.

Nuove aliquote Irpef 2024, misura temporanea

La prima cosa da sottolineare è che il decreto delegato Irpef 2024 prevede una riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3, ma non si tratta di una misura strutturale, bensì di una misura temporanea, in vigore solo per il 2024 in attesa di capire la sostenibilità fiscale per le casse dello Stato.

Per capire il reale risparmio è bene indicare prima le aliquote Irpef in vigore per il 2023:

  • 23% sui redditi fino a 15.000 euro;
  • 25% sui redditi compresi tra i 15.000 e i 28.000 euro;
  • 35% sui redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro;
  • 43% sui redditi che superano i 50.000 euro.

Le aliquote che invece entreranno in vigore nel 2024 sono:

  • 23% sui redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% sui redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro;
  • 43% sui redditi che superano i 50.000 euro.

Dal punto di vista pratico è stato calcolato un risparmio massimo di 260 euro l’anno per i contribuenti con un reddito compreso tra 15.000 euro e 50.000 euro. Superata tale soglia di reddito si annulla il beneficio perché è prevista la franchigia sulle detrazioni Irpef pari a 260 euro. L’abbattimento della franchigia si applica sulle detrazioni al 19%, escluse le spese sanitarie.

I cambiamenti, per molti contribuenti minimi si vedranno a partire dal mese di gennaio 2024

Gli altri provvedimenti fiscali adottati

Deve essere ricordato che queste misure si cumulano con altre, ad esempio con la conferma del taglio del cuneo fiscale. Inoltre per il 2024 è previsto l’innalzamento della No ax Area che giunge a 8.500 euro per effetto dell’equiparazione delle detrazioni da lavoro dipendente con quelle da pensioni a 1.955 euro.

Questo non è l’unico decreto facente parte del complesso della riforma fiscale approvato il 28 dicembre 2023. Tra le misure adottate vi è la revisione del contenzioso tributario con tempi più celeri grazie alla digitalizzazione.

Riformato anche lo Statuto del contribuente con strumenti volti a dare maggiore tutela ai contribuenti, cercando quindi di porre Fisco e contribuente sullo stesso piano e misure deflattive del contenzioso tributario.

Infine, sono state introdotte misure sull’adempimento collaborativo.

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Debito Irpef a rate con trattenuta, cosa succede se cambio datore ?

Cosa succede se si rateizza il debito Irpef attraverso la trattenuta in busta paga ma prima del pagamento di tutti gli importi si perde il datore di lavoro o si cambia? A fornire delucidazioni su Irpef a rate è l’Agenzia delle Entrate.

Irpef a rate, ma ho perso il datore di lavoro

Nel caso in cui dalla dichiarazione dei redditi emerga un debito Irpef, lo stesso deve essere saldato entro la fine del mese di novembre. L’importo può però essere rateizzato, prima viene presentata la dichiarazione dei redditi e maggiore sarà il numero di rate attraverso le quali è possibile dividere il pagamento degli importi.

I lavoratori dipendenti possono rateizzare gli importi attraverso trattenute in busta paga, in questo caso sarà il datore di lavoro a “trattenere” dallo stipendio gli importi e a versarli all’Agenzia delle Entrate.

Nel caso in oggetto il contribuente chiede delucidazioni sulle modalità di pagamento in quanto, sta per cambiare il datore di lavoro e ha ancora rate residue di Irpef da versare.

Irpef a rate con il modello F24

L’Agenzia delle Entrate attraverso la rubrica FiscoOggi ha sottolineato che nel caso in oggetto, cioè il debito Irpef rateizzato dal lavoratore con trattenuta dalla busta paga, il datore di lavoro all’atto di cessazione del rapporto di lavoro deve comunicare tempestivamente al lavoratore gli importi Irpef ancora da versare. A questo punto sarà il lavoratore a dover versare gli importi residui entro i termini di scadenza attraverso l’uso del modello F24.

Questa la regola generale, ma è possibile avvalersi in alcuni casi di una “eccezione”. Nel caso in cui il datore di lavoro al cessare del rapporto di lavoro avesse delle somme residue da versare al lavoratore, questo potrebbe richiedere al datore di versare le residue rate Irpef all’Agenzia delle Entrate trattenendo le somme su tali importi residui dovuti ( circolare14 del 2013 AdE).

Leggi anche: Rimborso Irpef 2023, il calendario

Quanto risparmiano gli italiani con la manovra fiscale?

La manovra fiscale è stata annunciata con grande enfasi e i primi effetti si vedranno già nel 2024, molti italiani però si chiedono: quale sarà l’effettivo risparmio per gli italiani e di quanto aumenta la busta paga?

Riduzione Irpef, che effetti avrà sulla busta paga?

La manovra fiscale porta importanti novità, tra queste la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3, in particolare i primi due scaglioni sono accorpati in uno con aliquota al 23% per redditi fino a 28.000 anziché 15.000 euro. A risparmiare sono coloro che hanno un reddito superiore a 15.000 euro. In base ai calcoli fatti da questa misura dovrebbe arrivare un risparmio medio per i contribuenti pari a 1.000 euro l’anno, misura che quindi coincide con quello che era il valore del bonus Renzi. Il beneficio fiscale effettivo però varierà in base al reddito, più è elevato e più si risparmia. Deve però essere sottolineato che il beneficio è “congelato” per i redditi sopra i 50.000 euro, infatti per questi è stata posta una franchigia alle detrazioni di 260 euro.

Leggi anche: Riforma fiscale, rafforzato lo statuto del contribuente

Taglio del cuneo fiscale confermato

Resta confermato per il 2024 anche il taglio del cuneo fiscale, misura necessaria per evitare che i benefici del taglio delle aliquote Irpef fosse di fatto vanificato. l’aliquota contributiva Ivs a carico del lavoratore è stata ridotta dal 9,19% al 2,19% per i redditi fino a 25 mila euro e al 3,19% per i redditi fino a 35 mila euro. Ricordiamo però che il taglio del cuneo fiscale va ad aumentare la base imponibile del lavoratore di 7 o 6 punti percentuali, quindi in parte viene abbattuto.

Questo porta il vantaggio fiscale medio per i lavoratori a ridursi e in base ai calcoli dovrebbe essere di 60 euro mensili circa per i redditi di 15 mila euro fino a un massimo di circa 100 euro per i redditi di 35 mila euro, il vantaggio va poi a ridursi al crescere del reddito.

Leggi anche: Taglio del cuneo fiscale, quali sono i vantaggi in busta paga?

Simulazione effetti riforma fiscale

In base alle simulazioni fatte, il vantaggio fiscale massimo in busta paga dovuto all’effetto combinato di taglio dell’Irpef e di taglio del cuneo fiscale si verifica per redditi di 29.000 euro annui, corrispondenti a 2.200 euro lordi al mese che potranno avere circa 110 euro in più in busta paga.

Il taglio del cuneo fiscale naturalmente non riguarda i pensionati.

Per chi ha un reddito da lavoro dipendente tra 40.000 e 50.000 euro il vantaggio fiscale annuale è di circa 260 euro.

Leggi anche: Rimborso Irpef 2023, il calendario

Giorgetti, ecco cosa ci sarà nella legge di bilancio 2024

Il ministro dell’Economia Giorgetti, nella conferenza stampa di presentazione della Nadef (Nota di Aggiornamento al DEF, Documento di Economia e Finanze) ha anticipato i principali interventi che saranno presenti nella legge di bilancio 2024. Ecco quali novità dovrebbero arrivare già a gennaio.

Riduzione aliquote Irpef nella legge di bilancio 2024

Tra le novità importanti che dovrebbero entrare nella legge di bilancio 2024 (ma il condizionale è d’obbligo) c’è l’attuazione della riforma dell’Irpef con riduzione da 4 a 3 aliquote con possibilità di risparmio per i redditi medio bassi. Per adottare questa misura devono essere trovati 4 miliardi di euro. Il primo scaglione dovrebbe risultare ampliato fino a 28.000 euro con aliquota al 23%, in busta paga l’aumento dovrebbe essere ci circa 20 euro. Attualmente il primo scaglione Irpef arriva a 15.000 euro, per redditi tra 15.001 euro e 28.000 euro attualmente si applica l’aliquota del 25%.

Ulteriori risorse saranno destinate al rinnovo dei contratti nella Pubblica Amministrazione.

Taglio del cuneo fiscale strutturale nella legge di bilancio 2024

Nella legge di bilancio 2024 dovrebbe entrare un’altra norma che aiuterà a ridurre le pressione fiscale in capo ai lavoratori dipendenti, infatti dovrebbe essere inserito, in forma strutturale, il taglio del cuneo fiscale per lavoratori con redditi fino a 35.000 euro, attualmente in vigore, ma in scadenza al 31 dicembre 2023.

La decontribuzione attualmente è così applicata:

  • al 7 per cento per le retribuzioni annue fino a 35.000 euro;
  • al 6 per centro per quelle fino a 25.000 euro.

La formula vista dovrebbe essere confermata, ma è necessario reperire solo per questa misura 10 miliardi di euro.

Resta che se si attua la riduzione dell’Irpef a 3 aliquote senza confermare il taglio del cuneo fiscale, al netto gli italiani si ritroveranno a pagare comunque più tasse, ad avere una busta paga più leggera.

Per i lavoratori dovrebbe entrare in manovra anche il taglio della tassazione sui premi di produttività con imposta sostitutiva al 5% e non al 10%.

Aiuti alle famiglie numerose

Ulteriori novità potranno esservi per le famiglie numerose, si stanno infatti studiando soluzioni per dare aiuti ulteriori alle famiglie con più di due figli.

Il contrasto alla denatalità dovrebbe avere in manovra una particolare centralità, infatti si sta pensando a misure economiche che possano aiutare le famiglie. La prima novità dovrebbe essere la modifica del calcolo dell’Assegno Unico per far in modo che sia più sostanzioso soprattutto per le famiglie numerose. Inoltre dovrebbe essere introdotto anche il Quoziente familiare, come sostitutivo dell’Isee al fine di individuare i nuclei aventi diritto alle prestazioni sociali. Il quoziente familiare dovrebbe essere in grado di rappresentare al meglio la ricchezza delle famiglie italiane.

Di quoziente familiare si è già parlato un anno fa, ma di fatto è stato introdotto solo per il calcolo del reddito per l’accesso al Superbonus.

Leggi anche: Quoziente familiare: in quali casi può essere svantaggioso

Rimborso 730/2023 dopo aver perso il sostituto di imposta

Quando si presenta la dichiarazione dei redditi nella stessa coloro che hanno un sostituto di imposta lo indicano, questo sarà poi tenuto a versare al dipendente il rimborso di eventuali imposte pagate in eccedenza, ma cosa succede nel caso in cui dopo la presentazione della dichiarazione, cambia il sostituto di imposta oppure si perde il sostituto di imposta? A fornire spiegazioni in merito è l’Agenzia delle Entrate con una risposta a un chiarimento chiesto da un contribuente.

Cosa faccio se devo avere un rimborso ma ho perso il sostituto di imposta?

Un contribuente ha rappresentato all’Agenzia delle Entrate il seguente quesito: In data 25 giugno 2023 ho presentato un modello 730 a credito, tramite l’applicativo web, con richiesta di rimborso. Purtroppo ho indicato i dati di un sostituto non più valido perché al momento non c’era sostituto e avrei dovuto indicare l’Agenzia delle entrate. Come posso riparare e ottenere il rimborso?

Ricordiamo che quando il contribuente non ha un sostituto di imposta, i rimborsi sono fatti direttamente dall’Agenzia delle Entrate. In questo caso per facilitare le operazioni è necessario indicare un codice Iban attraverso il proprio cassetto fiscale, accessibile dal sito dell’Agenzia delle Entrate utilizzando un’identità digitale.

Come ottenere il rimborso Irpef senza sostituto di imposta

L’Agenzia delle Entrate ha risposto tramite la rubrica “FiscoOggi”. Ha sottolineato che nel caso in cui rapporto di lavoro con il contribuente non è mai esistito o è cessato prima della data stabilita per l’avvio della presentazione del modello 730, il sostituto di imposta erroneamente indicato dovrà comunicare all’Agenzia delle Entrate che non procederà ad effettuare il rimborso (non essendo tenuto a farlo).

In seguito a tale comunicazione l’Agenzia delle Entrate comunica al contribuente che è stato formulato il diniego di rimborso da parte del sostituto erroneamente indicato.

A questo punto il contribuente può presentare, direttamente o tramite un Caf o un professionista abilitato, un modello 730 integrativo di “tipo 2”. In esso indicherà l’eventuale sostituto di imposta corretto tenuto ad effettuare le operazioni di conguaglio. In assenza di sostituto dovrà invece barrare la casella specifica prevista nel 730 integrativo di “tipo 2”.

Leggi anche: Chi è il sostituto d’imposta e quale ruolo ricopre?