Lavoro occasionale e voucher potenziati con la legge di bilancio 2023

Con la legge di bilancio 2023 sono stati riattivati i voucher, o buoni lavoro, per il lavoro occasionale utilizzabili in diversi settori.

Voucher e lavoro occasionale, dopo la stretta del 2017 ritornano nella legge di bilancio 2023

La legge di bilancio 2023, che è ora al vaglio delle commissioni parlamentari e arriverà in aula molto probabilmente il 20 dicembre, per evitare l’esercizio provvisorio di bilancio l’approvazione deve arrivcare entro il 31 dicembre 2022, prevede all’articolo 64 una nuova normativa applicabile al lavoro occasionale attraverso l’uso dei voucher.

Il lavoro occasionale pagato attraverso i voucher ha avuto un’importante stretta per decreto nel 2017 ( per evitare il referendum sulla materia previsto per quello stesso anno, raccolta delle forme curata da Susanna Camusso) ed è rimasta una forma residuale di pagamento per gli studenti, pensionati e percettori di ammortizzatori sociali in settori come agricoltura e turismo insieme al libretto di famiglia. La motivazione alla base di questa normativa stringente è stato l’uso che secondo molti va ad aumentare il precariato nel lavoro.

La nuova disciplina del lavoro occasionale

L’articolo 64 manovra prevede invece la reintroduzione con un aumento del limite del reddito percepibile con il lavoro occasionale fino a 10.000 euro annui con riferimento però alla totalità dei prestatori. Il contratto di prestazione occasionale potrà essere sfruttato da aziende che hanno alle proprie dipendenze fino a 10 lavoratori con contratto a tempo indeterminato. Nel settore agricoltura c’è un ulteriore limite, infatti l’impiego dei lavoratori occasionali con voucher non può essere superiore a 45 giorni nell’anno solare.

L’obiettivo è fare in modo che imprese operanti in settori in cui in determinate stagioni vi è bisogno di una maggiore forza lavoro, possano farvi fronte con contratti meno rigidi. Proprio per questo motivo a plaudere alla riforma sono stati gli imprenditori del settore agricolo, turistico e confesercenti. Molto critici sono invece stati i sindacati che hanno sottolineato come la nuova disciplina del lavoro occasionale e dei voucher alimenti il precariato nel mondo del lavoro. Oltre alla CGIL, che ha sempre espresso posizioni molto a sinistra, esprime perplessità anche la Cisl il cui leader Luigi Sbarra sottolinea come il perimetro per i lavori occasionali debba essere quello già tracciato in passato con la riserva in favore solo si pensionati, studenti e percettori di ammortizzatori sociali.

Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha invece dichiarato la propria soddisfazione perché l’agricoltura ha bisogno di poter stipulare contratti regolari anche per brevi periodi in questo modo diventa più semplice trovare manodopera e non abbandonare le produzioni.

Leggi anche : Agricoltura: in arrivo contributi per le imprese con la legge di bilancio 2023

Quando una prestazione è davvero occasionale e come viene pagata

Quando le collaborazioni sono saltuarie, le attività di lavoro autonomo rientrano nell’ambito delle cosiddette prestazioni occasionali. Pur tuttavia, le regole da rispettare per il lavoro tramite prestazione occasionale sono molto stringenti. E quando queste regole non vengono rispettate il lavoratore autonomo non solo è obbligato ad aprire una partita IVA. Ma deve pure iscriversi, ai fini previdenziali, alla Gestione Separata dell’INPS.

Vediamo allora di chiarire tutti gli aspetti legati alle prestazioni occasionali che sono molto diffuse nel nostro Paese. A partire da quando una prestazione è davvero occasionale, passando per come viene pagata da parte del committente.

Quali sono le principali caratteristiche di una prestazione occasionale

Nel dettaglio, una prestazione occasionale, prima di tutto, è senza vincoli di subordinazione così come non rientra tra le prestazioni coordinate e continuative. Quindi, una prestazione occasionale presenta spiccatamente il carattere della non abitualità. Così come quella occasionale non può essere una prestazione di natura professionale.

In più, per non far scattare l’apertura di partita IVA e l’iscrizione alla Gestione Separata dell’INPS, come sopra accennato, gli incassi da prestazione occasionale non possono superare il limite annuo dei 5.000 euro lordi. In più, la durata della prestazione, con uno stesso committente, non può superare nell’anno solare i 30 giorni.

Come viene pagata una prestazione occasionale e quando ci vuole il bollo

Per ricevere il compenso da prestazione occasionale da parte del committente, il lavoratore deve emettere un’apposita ricevuta. Quindi non è obbligato alla fatturazione elettronica anche perché la prestazione occasionale è IVA esente.

Pur tuttavia, quando l’importo supera la soglia dei 77,47 euro, l’emissione della ricevuta sconta sempre l’applicazione di una marca da bollo da 2 euro da assolvere in modalità virtuale o cartacea.

Nella ricevuta, emessa con ritenuta d’acconto, occorre indicare i dati delle due parti, l’importo lordo, l’ammontare della ritenuta d’acconto ed il totale al netto da pagare. In più, come per le fatture, pure nella ricevuta per prestazione occasionale, oltre alla data di emissione, occorre indicare anche il numero progressivo del documento.

Cosa succede per le prestazioni occasionali sopra i 5.000 euro annui lordi

Per la parte eccedente i 5.000 euro lordi annui, a carico del lavoratore occasionale scatterà il pagamento dei contributi previdenziali. Nella Gestione Separata INPS come sopra accennato. Inoltre, con l’obbligo di apertura di partita IVA il pagamento dei corrispettivi sarà poi effettuato non più tramite ricevuta, ma con l’emissione di fattura.

Serve la partita Iva per creare contenuti online?

Quando serve la partita Iva nel caso in cui si faccia un lavoro che consiste nel creare contenuti on line? E come gestire dal punto di vista fiscale tutta l’attività? Si tratta di professioni che prevedono la creazione dei contenuti sul web, di youtuber con pubblicazione di video, di storie sui social network o anche di post. A volte possono rappresentare dei passatempi, ma spesso le professioni indicate possono far guadagnare anche cifre importanti, magari anche con gli incassi pubblicitari. Ecco allora una guida su come comportarsi dal punto di vista fiscale.

Partita Iva per attività abituale o occasionale: ecco il primo parametro da valutare per l’apertura

Il primo parametro da valutare per scegliere se aprire o meno la partita Iva è quello dell’abitualità oppure dell’occasionalità. Ovvero se le professioni on line procurino un vero e proprio reddito da lavoro autonomo o di impresa, nel caso in cui è necessaria la partita Iva. Diversamente, se l’attività è puramente svolta in maniera occasionale, non qualificandosi come professionale e nemmeno viene svolta con sistematicità e regolarità, i proventi non necessitano dell’apertura della partita Iva. In tal caso, i redditi prodotti si identificano come redditi diversi secondo quanto prevede la lettera i ed l, del comma 1, dell’articolo 67 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir).

Quali adempimenti fiscali occorrono se non si apre la partita Iva?

Nel caso dunque di non apertura della partita Iva, i redditi diversi devono essere presentati unicamente nella dichiarazione annuale dei redditi. Se, invece, il lavoratore autonomo ha deciso di aprire la partita Iva perché il lavoro di creazione di contenuti per il web risulta professionale e svolto in maniera continuativa, allora occorre adempiere a tutte le richieste fiscali conseguenti. Ciò indipendentemente dal reddito prodotto.

Secondo parametro per l’apertura della partita Iva: quali sono le fondi di guadagno?

Tuttavia, per procedere nella scelta di aprire o meno la partita Iva nel caso in cui si creino contenuti on line, è necessario anche verificare quali sono e quante sono le fonti di guadagno. Infatti, spesso, può capitare che nella creazione dei contenuti on line si abbiano più committenti, o più clienti, e più attività esercitate. Se si fanno attività commerciali, come la vendita di prodotti, è importante avere una partita Iva già dall’inizio del lavoro. Si tratta, in questo caso, di una vera e propria attività di impresa. Contrariamente, se i contenuti non consistono in vendite, almeno inizialmente si può rimandare la scelta. Almeno per vedere come procede l’attività, ad esempio. In un primo momento, dunque, i compensi possono essere dichiarati come redditi diversi.

Con cosa si guadagna con le attività on line?

A esclusione della vendita di prodotti o di servizi, sono molteplici le attività on line che possono generare dei guadagni. Ad esempio, caricare dei video su Youtube può portare a guadagnare sul numero dei follower posseduti. E, dunque, sul numero delle visualizzazioni di un video. Si possono, altresì, creare dei contenuti web per la vendita dei prodotti brandizzati oppure a favore di piattaforme di commercio elettronico o anche fisico. Anche in questo caso, i guadagni derivano dal numero dei follower e delle visualizzazioni prodotte tramite la creazione dei contenuti on line. Si possono dare anche delle informazioni oppure creare delle presentazioni di prodotti di brand e invitare i follower all’acquisto. In questo caso si possono ottenere dei compensi fissi, in base al numero delle storie pubblicate ad esempio. O dei video realizzati.

Youtuber e content creator, quando svolgere l’attività con partita Iva e quando no

In tutti i casi che abbiamo visto precedentemente, dunque, si può essere qualificati come youtuber oppure come content creator. E la conseguente produzione di guadagni può essere qualificata come rientrate in un’attività occasionale oppure d’impresa o professionale. Nel primo caso, come abbiamo visto in precedenza, si creeranno dei guadagni che finiranno nei redditi diversi della dichiarazione dei redditi. Aprendo, invece, la partita Iva per un’attività professionale o che generi un’attività di impresa, occorre tener presente di tutte le regole fiscali e contabili conseguenti.

Lavoratore autonomo che produce contenuti per il reddito: conta dove si svolge il lavoro?

Infine, occorre anche considerare dove, ovvero il posto, nel quale vengono prodotti i guadagni. Un lavoratore autonomo tradizionale in genere ha una sede identificata, ciò che spesso non avviene per i creatori di contenuti digitali. Anche se si può avere uno studio, un creatore content creator può svolgere la sua attività ovunque. Pertanto, anche il luogo dove il creatore di contenuti digitale effettua normalmente il proprio lavoro può essere importante per la tassazione dei redditi ottenuti. Se si tratta di un lavoratore autonomo fiscalmente residente nel territorio italiano, allora i redditi sono imponibili in Italia, indipendentemente dal luogo di produzione. Se il lavoratore, invece, non ha residenza fiscale in Italia è occorrente identificare esattamente quali siano le fonti di guadagno per distinguere la tassazione italiana da quella applicabile da uno Stato estero.

Con Partita Iva o con lavoro occasionale? La guida e il paragone costi benefici

Mettersi in proprio è sempre una scelta alquanto difficile da adottare. Molti gli aspetti da considerare quando si decide di avviare una attività autonoma. La prima scelta è senza dubbio quella relativa alla necessità o meno di aprire una Partita Iva.

Si può lavorare anche senza? Una domanda comune a molti aspiranti lavoratori autonomi. Ed una domanda a cui cerchiamo di dare risposta con questa guida dettagliata parlando anche di lavoro autonomo occasionale, per il quale la Partita Iva può essere anche inutile a volte.

Partita Iva, di cosa si tratta?

Prima di entrare nello specifico, meglio ricordare di cosa si tratta quando si parla di Partita Iva. In senso strettamente meccanico, la Partita Iva è un codice identificativo che viene assegnato ad un professionista, ad un lavoratore autonomo, una azienda o una impresa. Un codice numerico attraverso il quale l’autonomo viene identificato mediante collegamento diretto con il Fisco e con la Previdenza sociale.

Si tratta quindi di uno strumento quindi, attraverso il quale chi apre l’attività può lecitamente operare in Italia e può dichiarare legittimamente gli incassi avuti.

Quando è necessario aprire la Partita Iva

Se parliamo di costi benefici, di differenze tra chi ha la P.Iva e chi non la ha, è evidente che si sottintende che non sempre è obbligatorio aprirla per esercitare una attività piuttosto che una professione.

Non tutti i lavoratori sono in possesso della Partita Iva e non tutti sono obbligati ad aprirla. Quando una determinata attività viene svolta in maniera autonoma, continua ed abituale aprire la Partita Iva è obbligatorio. Non basta quindi il fatto di essere un lavoratore autonomo. Occorre pure che tale attività  risponda ai due fattori di continuità e abitualità. Aprire la Partita Iva non ha limiti di introiti, ricavi e incassi. Chi pensa che sotto i 5.000 euro di ricavi da una determinata attività, si possa fare a meno della Partita Iva, sbaglia.

L’obbligo di aprire una P.Iva dipende sostanzialmente dalla frequenza di una determinata attività. Per esempio, un professionista che svolge la sua attività in maniera saltuaria, non è costretto ad aprirla, perché ne può fare benissimo a meno. Ma occorre che questa attività svolta risulti inferiore a 30 giorni l’anno, per ciascun committente. Solo se si superano questi limiti, essendo l’attività non più occasionale, si entra nel perimetro dell’obbligatorietà e quindi non se ne può fare assolutamente a meno.

Costi e adempimenti con la Partita Iva

Aprire una P.Iva significa iscriversi anche obbligatoriamente al Registro delle Imprese. Un adempimento necessario per artigiani  e commercianti ma non per i professionisti sia iscritti ad un Albo che non iscritti.

Aprire una Partita Iva presuppone pure il versamento dei contributi previdenziali  e quindi l’iscrizione ad una determinata cassa previdenziale.

Occorre poi pagare le tasse e presentare ogni anno la dichiarazione dei redditi. Aprire di per se una Partita Iva non presenta costi. È la gestione a costare, anche se non in maniera fissa. Molto dipende dal Codice ATECO, dai coefficienti di redditività  dal volume di affari e dal regime fiscale scelto tra ordinario o forfettario.

Quando si può utilizzare il lavoro autonomo occasionale

Per lavorare senza il codice identificativo, si può optare per il cosiddetto lavoro occasionale o per la cosiddetta prestazione occasionale. In questo caso non è necessario nemmeno rilasciare fattura in quanto si può operare, nei confronti di ciascun committente, tramite ricevuta. Sulla ricevuta, se superiore a 77,47 euro, occorre applicare la marca da bollo di 2 euro.

Per evitare l’apertura, vanno messi in evidenza i limiti all’utilizzo del lavoro occasionale. L’unico limite previsto è quello dei 5.000 euro come soglia massima dei compensi annui. Con il lavoro occasionale, fino a 4.800 euro annui, non vige l’obbligo di presentare al dichiarazione dei redditi.

Lavoro occasionale, i professionisti sono obbligati alla comunicazione?

I liberi professionisti, nell’esercizio della propria attività, sono obbligati alla comunicazione all’Ispettorato Nazionale del Lavoro per i lavori occasionali? Sul punto è intervenuto lo stesso Ispettorato del Lavoro con la nota numero 109 del 2022 stabilendo che i liberi professionisti non sono obbligati alla nuova “Co” per il lavoro occasionale. Infatti i liberi professionisti non risultano qualificati come imprese.

Liberi professionisti esonerati dal nuovo obbligo di comunicazione per attività occasionale

Il chiarimento dell’Ispettorato del Lavoro, dunque, stabilisce che i liberi professionisti non sono soggetti a dover comunicare, obbligatoriamente, l’avvio dell’attività come invece succede per i lavoratori autonomi nelle attività occasionali. Esempi di mancato obbligo della comunicazione all’Ispettorato si ravvisano nelle attività dei redattori degli articoli o dei correttori di bozze, o per i progettisti di grafica.

Lavoro occasionale, quando non si deve fare la comunicazione all’Ispettorato?

L’obbligo di comunicazione per l’inizio di un’attività occasionale è previsto dalla legge numero 215 del 2021. La norma è stata introdotta per contrastare le forme di irregolarità di lavoratori autonomi occasionali. L’obbligo di comunicare l’inizio dell’attività rientra nell’ambito della normativa sulla sospensione dell’attività di impresa per la quale gli imprenditori risultano committenti dei lavoratori autonomi occasionali. L’obbligo della comunicazione dei lavoratori occasionali non sussiste per le attività svolte nei confronti:

  • della Pubblica amministrazione;
  • delle famiglie datrici di lavoro domestico;
  • dei liberi professionisti;
  • degli enti non profit.

Lavoro occasionale, chi risulta obbligato alla comunicazione all’Ispettorato?

Sono obbligati alla comunicazione i lavoratori autonomi occasionali rientranti nella disciplina dell’articolo 2222 del Codice civile. Non devono, altresì, fare la comunicazione i lavoratori con rapporti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.); le prestazioni occasionali rientranti nei vecchi voucher (che hanno altri obblighi di comunicazione); le professioni intellettuali; le attività autonome soggette al regime Iva.

Lavoro occasionale, quali attività non sono obbligati alla comunicazione?

Non risultano inoltre soggetti alla comunicazione per le attività occasionali:

  • l’incaricato alle vendite occasionali;
  • il procacciatore d’affari occasionale;
  • il lavoro autonomo occasionale a favore delle associazioni dilettantistica sportiva e società sportiva dilettantistica;
  • gli enti pubblici non economici sono esonerati dalla nuova “Co”;
  • prestazioni autonome dello spettacolo.

 

Partita Iva, cosa fare in caso di lavoro extra del dipendente statale

Come deve comportarsi un dipendente del pubblico impiego, assunto con contratto a tempo indeterminato e a tempo pieno, nel caso in cui dovesse svolgere delle attività extra? Le norme impediscono al lavoratore statale di aprire partita Iva. Ma spesso capita di svolgere lavori extra per i quali il lavoratore non deve far richiesta di autorizzazione all’ente pubblico. Rientrano in queste attività, ad esempio, lo svolgimento di lezioni tecniche o quelle di tenere dei corsi via web.

Apertura partita Iva e prestazioni lavorative entro i 5 mila euro annui

Non potendo aprire la partita Iva, il dipendente del pubblico impiego potrebbe ricorrere alla prestazione occasionale. Emerge, in ogni modo, la necessità di conoscere qual è il volume di compensi che il lavoratore percepisce all’anno per l’attività occasionale. Infatti, determinati obblighi fiscali derivano dal superamento del tetto dei 5 mila euro all’anno.

Attività occasionali extra lavorative, quando bisogna iscriversi alla Gestione separata dell’Inps?

Ai fini dell’obbligo di apertura della partita Iva, in questo caso il superamento dei 5 mila euro risulta irrilevante. Infatti, la condizione per l’apertura della partita Iva è il carattere di abitualità di svolgimento di una certa attività. Se il dipendente del pubblico impiego, con le attività extra lavorative, non dovesse superare il tetto dei 5 mila euro annui, allora può essere esonerato rispetto all’obbligo di iscriversi alla Gestione separata dell’Inps.

Cosa avviene se con dei lavori si superano i 5 mila euro di compensi?

L’obbligo di iscrizione alla Gestione separata dell’Inps sussiste, invece, nel caso in cui dall’attività autonoma ne derivi un volume di compensi che superino i 5 mila euro annui. Con l’iscrizione alla gestione separata, infatti, chi svolge attività occasionali dovrà versare i contributi previdenziali.

Come si calcolano i contributi previdenziali nella Gestione separata Inps?

Per l’iscrizione alla Gestione separata Inps l’obbligo di versamento dei contributi previdenziali sussiste per un terzo in capo a chi svolge l’attività. I restanti due terzi competono a chi ha commissionato l’attività stessa. Tuttavia, il versamento sussiste solo sulle somme che eccedono i 5 mila euro. Nel caso in cui l’attività occasionale viene svolta con la cessione dei diritti di autore non vi sono limiti di compensi e sulle somme non sono soggette ai contributi.

Lavorare senza contratto, quali sono le possibilità?

Per chi non ha un’occupazione con un contratto a tempo determinato o indeterminato, spesso il lavoro è non solo precario, intermittente ed occasionale, ma è pure del tutto privo di tutele. In quanto a monte della collaborazione non c’è nemmeno una lettera di incarico, una scrittura privata o un contratto. Quali sono allora, in Italia, le possibilità di lavorare senza contratto? Inoltre, quando questo accade le legge viene sempre rispettata? Oppure si rischiano sanzioni?

Quali sono le possibilità di lavorare in Italia senza contratto?

In linea generale, si può dire che le possibilità di lavorare senza contratto ci sono sempre, ma con rischi e con pericoli in capo al lavoratore e/o all’impresa in base al tipo di occupazione. Per esempio, per un’impresa che fa lavorare un addetto senza contratto si rientra nell’ambito del lavoro nero. Con il lavoratore che, senza alcuna tutela, rischia poi di non essere pagato. Mentre l’impresa, in caso di controlli, rischia sanzioni pesanti.

Prestazioni occasionali con e senza contratto, come funzionano e cosa si rischia

Un’altra casistica diffusa di lavoro senza un contratto è quelle legata ai lavori sporadici, ovverosia alle cosiddette prestazioni occasionali. Si tratta, nello specifico, di attività che sono non abituali e non professionali che si svolgono senza la partita Iva. In genere prima di accettare un lavoro occasionale sarebbe sempre bene stipulare un contratto, ma essendo il lavoro di breve durata spesso le parti si accordano sulla parola.

Questo, pur tuttavia, non esonera le parti a rispettare le legge in quanto la prestazione occasionale per essere tale, deve rispettare dei requisiti che sono ben precisi e disciplinati ai sensi di legge. Ovverosia, la prestazione occasionale deve presentare assenza di continuità e di abitualità, così come per la prestazione occasionale deve esserci l’assoluta mancanza di coordinamento. Altrimenti si rientra nel lavoro dipendente o nel campo delle prestazioni autonome abituali. Con il lavoratore che in tal caso sarà chiamato ed obbligato ad aprire la partita Iva.

Lavorare a partita Iva senza un contratto, una prassi comune ma molto rischiosa

Un’altra prassi comune, per quel che riguarda il lavoro senza alcun contratto, riguarda i lavoratori a partita Iva. Che sono soliti fornire le prestazioni alle imprese senza alcun contratto stipulato a monte tra le parti. E questo avviene in genere quando tra le parti nel tempo si è instaurato un rapporto fiduciario.

Pur tuttavia, proprio nel tempo, i rapporti si possono deteriorare, l’impresa può cambiare proprietà, o addirittura può entrare in crisi fino a dover portare i libri in tribunale. In tal caso per il lavoratore a partita Iva, senza un contratto, ci possono essere non poche difficoltà nell’andare poi a recuperare le eventuali somme riconducibili alle fatture insolute.

La fattura insoluta, infatti, è un credito che è vantato dal titolare di partita Iva nello specifico caso. Ma questo deve essere certo ed esigibile. Per essere tale il creditore deve essere in possesso di elementi che siano sufficienti e che dimostrino l’esistenza del suo diritto. E cosa c’è di meglio di un contratto stipulato tra le parti?

Voucher INPS PrestO e Libretto Famiglia: le nuove regole

L’assunzione con i voucher INPS PrestO e Libretto Famiglia è un metodo pratico per avere a disposizione un lavoratore occasionale assicurandogli le tutele necessarie. Ecco come funzionano.

Cosa sono i voucher INPS

Può capitare di avere bisogno di qualche ora di lavoro saltuario e non sapere come fare per regolare il rapporto, in questo caso per le prestazioni saltuarie e accessorie si possono utilizzare o voucher INPS 2021. Tra i lavori che possono essere retribuiti con questa particolare modalità vi sono:

  • lavori domestici di piccola entità (ad esempio una famiglia ha bisogno di una persona che dia aiuto esclusivamente nella pulizia dei vetri);
  • baby sitter occasionale;
  • assistenza domiciliare;
  • ripetizioni scolastiche;
  • lavori per imprese e professionisti.

Occorre fare delle precisazioni: il voucher INPS ha avuto una radicale modifica nel tempo, tra le normative che più di tutte hanno inciso sul suo contenuto vi è il decreto legge 50 del 2017 del Governo Gentiloni, convertito in legge dall’art. 54 bis, legge 21 giugno 2017, n. 96. Questa normativa ha in particolare stabilito nuovi limiti e soprattutto distinto tra i voucher utilizzati dalle famiglie per piccole prestazioni ( i primi 4 punti dell’elenco precedente),  ad esempio giardinaggio, lavori di pulizie occasionali, servizio di baby sitter, ripetizioni, assistenza anziani e voucher utilizzabili da imprese e professionisti che possono essere utilizzati per attività professionali.

Nel caso in cui siano utilizzati da imprese e professionisti prendono il nome di  PrestO voucher lavoro occasionale. Per le famiglie è invece attivo il Libretto Famiglia.

Importo del singolo voucher

Rispetto ai voucher INPS di prima generazione, ora aboliti, cambiano anche gli importi del singolo voucher. Per il libretto famiglia, in base all’articolo 5 circolare 107, il valore è 10 euro di cui 8 sono il compenso netto per il lavoratore, mentre la restante quota è per la cassa gestione Separata e INAIL, mentre il voucher PrestO ha il valore nominale di 12,41 euro lordi ( in passato 10 euro) , di questi 9 sono destinati al lavoratore, 2,97 euro sono contributi per la cassa Gestione Separata l’INPS, 0,32 sono destinati all’INAIL e 0,12 sono i costi relativi alle spese.

L’importo è diverso per le imprese agricole, in questo caso ci sono tre fasce di retribuzione oraria. Questa precisazione è utile per capirne la natura, infatti i voucher sono stati creati per evitare il diffondersi di prestazioni lavorative in nero.  La quota INAIL copre eventuali infortuni, mentre la quota INPS e valida ai fini dei contributi pensionistici,  non è valida per ottenere le prestazioni relative alla maternità, disoccupazione, malattia, assegni familiari  e per le misure di sostegno al reddito generalmente previste dall’INPS.

Come attivare i voucher INPS: Libretto Famiglia

La modalità di attivazione del Libretto Famiglia INPS per le prestazioni occasionali sono state indicate nella circolare 107 del 2017. La prima cosa da fare è visitare il sito www.inps.it e andare alla sezione “prestazioni occasionali” da qui si deve accedere con le proprie credenziali (PIN, SPID, CIE). In questa sezione è possibile acquistare i voucher da pagare con modello F24 Elide , alla causale occorre inserire la voce  <<contributo “LIFA”>>.

Il pagamento può essere effettuato anche attraverso il portale dei pagamenti. Una volta ultimata la prestazione di lavoro, il committente deve indicare all’INPS le generalità del lavoratore, la tipologia di prestazione occasionale, la data e gli orari della stessa e il compenso concordato. Questa comunicazione deve avvenire successivamente alla prestazione ed entro il giorno 3 del mese successivo. Entro il 15 del mese l’INPS eroga al lavoratore quanto dovuto tramite conto corrente o carta con codice IBAN.

Occorre ricordare che il libretto famiglia INPS può essere utilizzato anche per accedere al bonus baby sitter previsto nei vari decreti emanati dal governo durante la pandemia da corona virus.

 Come attivare i voucher INPS ProntO

Le imprese hanno obblighi ulteriori rispetto alle famiglie, infatti sono tenute a comunicare all’INPS, almeno un’ora prima dell’inizio della prestazione l’intenzione di utilizzare il voucher.

La comunicazione deve contenere:

  • i dati del lavoratore;
  • l’oggetto della prestazione;
  • il luogo in cui avviene;
  • data e ora di inizio e di termine della prestazione.

Limiti all’uso dei contratti per prestazioni occasionali

Si è detto che l’obiettivo è evitare il proliferare del lavoro in nero e la tutela del lavoratore e proprio per questo sono previsti dei limiti che riguardano sia il datore di lavoro sia il lavoratore.  Il voucher INPS PrestO potrà essere utilizzato da tutte le imprese, comprese quelle agricole, che non abbiano più di 5 dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. In passato potevano essere acquistati presso tabaccai e banche, ora solo tramite INPS, in questo caso la causale da indicare nel modulo di pagamento è “CLOC”.

Per quanto riguarda il lavoratore, gli importi annui percepibili tramite voucher INPS non possono superare i 5.000 euro annui netti, per quanto riguarda il singolo committente i compensi tramite voucher INPS non devono superare i 2500 euro netti, pari a 2693 lordi. Questo implica che superati tali limiti il lavoro non può essere considerato accessorio od occasionale.

Tali limiti possono essere superati del 25% quindi fino a 6250 euro solo in casi specifici:

  • pensionati con assegno di invalidità civile;
  • studenti di età inferiore a 25 anni;
  • disoccupati;
  • percettori di reddito di cittadinanza.

I limiti riguardano anche gli orari di lavoro, infatti chi lavora con i voucher INPS PrestO e Libretto Famiglia.

Non può essere utilizzato il voucher INPS nel caso di appalti e subappalti.

Il pagamento viene effettuato direttamente dall’INPS tramite bonifico bancario o postale o su conto corrente e avviene entro il giorno 15 del mese successivo rispetto a quello in cui è avvenuta la prestazione. In passato il voucher INPS poteva essere riscosso presso diversi esercizi tra cui i tabaccai abilitati.

Cosa succede se la prestazione non avviene?

In questo caso occorre andare nuovamente sul sito INPS e revocare la comunicazione antecedentemente fatta.

Sanzioni

La normativa sull’uso dei voucher INPS prevede anche sanzioni, nel caso in cui non si rispettino gli obblighi previsti i datori di lavoro rischiano una sanzione economica di importo minimo di 500 euro e massimo di 2500 euro. Nel caso in cui  vengano superati i limiti previsti per l’utilizzo vi è l’obbligo di assumere il lavoratore con un contratto a tempo indeterminato.

Chi ha partita Iva può fare prestazioni occasionali?

Molti possessori di partita IVA o coloro che ancora sono in procinto di aprirla si chiedono qualcosa che oggi andremo tempestivamente a scandagliare, ovvero se chi ha partita Iva può fare prestazioni occasionali? Scopriamolo assieme.

Partita IVA compatibile con le prestazioni occasionali?

Partiamo subito col dire che se si è titolari di Partita Iva spesso ci si trova nella situazione di dover compiere prestazioni occasionali con la propria Partita Iva. Dunque, innanzitutto bisogna precisare che è possibile svolgere prestazioni occasionali anche se si è in possesso di Partita Iva, ma bisogna apporre delle opportune precisazioni. Dunque, è bene sapere come poter svolgere delle prestazioni occasionali con Partita Iva è necessario innanzitutto verificare se tale prestazione occasionale rientra o meno nello stesso ambito professionale di quella esercitata con Partita Iva oppure no.

Esempio di attività occasionale diversa dall’ ambito di partita IVA

Andiamo a prendere come esempio una casistica che riguarda lo svolgimento di attività occasionale in ambito diverso rispetto all’attività professionale abituale.

Prendiamo il caso di un medico che oltre alla sua attività professionale abituale ha effettuato, ad esempio una consulenza informatica.

Per i parametri dell’Amministrazione finanziaria in una situazione come questa, ovvero quando non vi è estrinsecazione dell’attività occasionale rispetto all’attività economica abituale, si rimane fuori dal campo di applicazione dell’IVA e dal requisito del lavoro autonomo.

Quindi, si può tranquillamente dichiarare che quando un’attività professionale occasionale è svolta in ambito non congruo, indi differenziato, dall’attività professionale abituale, non si rientra nel campo di applicazione dell’IVA. Tutto ciò sta a significare che non vi sono obblighi di fatturare tale operazione. Da un punto di vista strettamente operativo sarà sufficiente per il soggetto che ha svolto l’operazione rilasciare una normale ricevuta per lavoro autonomo occasionale.

Altre particolarità sulla partita IVA

Qualora il possessore di partita IVA rientrasse nel Regime forfettario con la propria attività professionale, esso potrà svolgere prestazioni occasionali in un ambito diverso da quello con Partita Iva forfettaria, ma nello specifico caso, tali prestazioni occasionali, saranno tassate diversamente rispetto a quelle svolte con Partita Iva forfettaria.

Essendo tali attività considerate separate, i relativi ricavi da essa provenienti (quindi dalla “abituale” attività) saranno assoggettati alla disciplina del Regime forfettario, per cui soggetti ad imposta sostitutiva. Mentre, per quanto riguarda i redditi che derivano dalle diverse prestazioni occasionali (non potendo rientrare nel Regime forfettario per le stesse tipologie di attività) saranno soggetti ad Irpef. 

Dunque, qualora il contribuente e professionista rientri nel Regime forfettario e svolge attività “occasionali” in un ambito di attività differente da quello in cui esso possiede Partita Iva forfettaria, dovrà quindi assoggettare ad Irpef i redditi derivanti da tali prestazioni occasionali.

In ultimo, ma non ultimo, qualora invece, l’attività che è oggetto di prestazione occasionale sia un’attività svolta in un ambito che sia analogo e coerente con l’attività professionale (anche se avviene in Regime forfettario), non è esattamente corretto parlare di prestazioni “occasionali”, in quanto tali prestazioni rientrano a tutti gli effetti nella stessa Partita Iva ed anche nello stesso codice di attività previsto per svolgere l’attività professionale “abituale”.

Tutto ciò, quindi, non comporterà alcuna differenza in ambito fiscale, in quanto, le prestazioni occasionali, potendo rientrare all’interno della Partita Iva forfettaria, saranno assoggettate a tutti gli effetti ad imposta sostitutiva e alle regole riguardanti il Regime forfettario, proprio come l’attività abitualmente svolta dal professionista.

Dunque, questo è quanto vi era da sapere per l’approfondimento in merito alla domanda frequente tra i professionisti, se fosse possibile o meno, per possessori di partita IVA, fare prestazioni occasionali.

Libretto famiglia INPS per i soggetti non professionali: cos’è e a cosa serve, come funziona

Il libretto famiglia INPS è uno degli strumenti utilizzati per pagare le prestazioni di lavoro occasionale. A differenza del contratto di prestazione occasionale, il libretto famiglia si rivolge alle persone fisiche, non nell’esercizio di attività professionale o d’impresa, quindi, non a soggetti professionali. Tale strumento è utilizzato dai committenti per pagare le prestazioni lavorative non continuative, ma sporadiche per un massimo di 280 ore (140 ore con lo stesso cliente), per le quali non sono tenuti a seguire il coordinamento o le direttive del committente. Ovvero in assenza di un vincolo di subordinazione.

Le attività lavorative occasionali che si possono retribuire con il libretto famiglia INPS

  • Piccoli lavori domestici (giardinaggio, pulizia, cucina, etc.;
  • assistenza domiciliare ai bambini e agli anziani ammalati o con disabilità;
  • ripetizioni (lezioni private).

Il libretto famiglia può essere utilizzato anche dalle società sportive professionistiche che fruiscono delle attività degli steward negli impianti sportivi, entro limiti economici specificamente individuati.

Libretto famiglia INPS: come funziona e registrazione

Il libretto famiglia è nominativo e prefinanziato, composto da titoli di pagamento per un importo di 10,00 € cadauno che hanno la funzione di compensare la prestazione occasionale ricevuta per una durata massima di un’ora. Gli utilizzatori di tale strumento, solo persone fisiche, possono acquistarlo gratuitamente e caricarlo per effettuare i pagamenti al prestatore, tramite F24 modello Elide, con casuale LIFA, in banca o in un ufficio postale oppure attraverso il “Portale dei pagamenti” presente sul sito INPS utilizzando la carta di credito/debito o il bonifico.

Sia l’utilizzatore che il prestatore d’opera o servizio, prima di avviare una prestazione occasionale devono registrarsi sul sito dell’INPS, accedendo poi, alla sezione Prestazioni e Servizi – Prestazioni di lavoro occasionale: libretto famiglia. Come? Accedendo con le credenziali digitali: SPID, Carta Nazionale dei Servizi (CNS), Carta d’identità elettronica(CIE). In alternativa, entrambi i soggetti possono registrarsi telefonando al Contact center o rivolgendosi ai patronati o agli intermediari abilitati.

La comunicazione della prestazione

Al termine della prestazione lavorativa e non oltre il terzo giorno del mese successivo allo svolgimento della prestazione stessa, l’utilizzatore è tenuto a fornire i dati identificativi del prestatore;
il compenso pattuito; il luogo di svolgimento della prestazione; la durata; l’ambito di svolgimento e le altre informazioni per la gestione del rapporto. Simultaneamente alla comunicazione effettuata dall’utilizzatore, al prestatore viene notificata la stessa tramite sms o mail.

Entro il 15 del mese successivo a quello in cui la prestazione si è svolta, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale provvede all’erogazione dei compensi stabiliti nella modalità scelta dal prestatore al momento della registrazione.

Lo svolgimento di prestazioni occasionali da parte dei pensionati nell’ambito del Libretto Famiglia, così come per il Contratto di prestazioni occasionali, (esempio: le prestazioni retribuite con il bonus baby-sitting) può determinare la mancata cumulabilità del trattamento pensionistico con i redditi da lavoro, con l’effetto di sospendere la pensione (esempio: pensione quota 100; pensione ai lavoratori c.d. precoci) o ridurne l’importo in pagamento (esempio: trattamenti previdenziali di invalidità, pensioni ai superstiti, etc.).

Libretto famiglia INPS: limiti economici

Abbiamo già detto che il libretto famiglia è uno strumento utilizzato per retribuire l’opera o il servizio prestato occasionalmente da un lavoratore (soggetto non professionale). Tutte le prestazioni di lavoro occasionale hanno dei limiti economici con riferimento all’anno civile di svolgimento della prestazione relativa, ecco quali sono:

  • Ogni prestatore, con riferimento alla totalità degli utilizzatori, può ricevere compensi per un ammontare totale di massimo di 5.000 euro;
  • Ogni utilizzatore, con riferimento alla totalità dei prestatori, può elargire compensi per un ammontare totale di massimo di 5.000 euro;
  • Per le prestazioni totali fornite da ogni prestatore in favore del medesimo utilizzatore, il tetto massimo dei compensi non può superare i 2.500 euro.

Gli importi relativi ai compensi percepiti dal prestatore, sono da considerarsi al netto di contributi, premi assicurativi e costi di gestione.

Il compenso per determinate categorie di prestatori

La misura del compenso è calcolata sulla base del 75% del suo effettivo importo, esclusivamente nel rapporto tra ciascun utilizzatore con riferimento alla totalità dei prestatori, per le seguenti categorie di prestatori:

  • titolari di pensione di vecchiaia o di invalidità;
  • studenti di età inferiore ai 25 anni;
  • disoccupati;
  • titolare di prestazioni di sostegno del reddito.

Pertanto, i limiti di compenso complessivo, riferiti a ciascun singolo prestatore, sono sempre da considerare nel loro valore nominale. Diversamente, un singolo utilizzatore, ai fini del rispetto del limite economico potrà computare nella misura del 75% i compensi erogati a favore dei lavoratori appartenenti alle categorie sopra indicate.

Non si può ricorrere a prestazioni di lavoro occasionali da parte di lavoratori con i quali l’utilizzatore abbia in corso, o abbia avuto negli ultimi sei mesi, un rapporto di lavoro subordinato o di collaborazione coordinata e continuativa (tranne che si tratti di prestazioni retribuite tramite bonus babysitting COVID 19).

Il prestatore ha diritto all’assicurazione per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti, con iscrizione alla Gestione Separata INPS e all’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

Del valore nominale di 10 euro di ogni titolo di pagamento, 8 euro costituiscono il compenso del prestatore, 1,65 euro vengono accantonati per la contribuzione IVS alla Gestione Separata, 0,25 euro per il premio assicurativo INAIL, e 0,10 euro per il finanziamento degli oneri gestionali.