Bonus banda ultralarga da 300 a 2500 euro, ammessi anche professionisti e partite Iva

Anche i liberi professionisti, gli autonomi e le partite Iva sono stati ammessi al bonus banda ultra larga. Il relativo decreto ministeriale sul bonus per la connettività, che consente di ottenere i contributi per l’adesione ai servizi di internet ultra veloce, è stato pubblicato nei giorni scorsi nella Gazzetta Ufficiale. Anche le partite Iva e i professionisti, dunque, potranno richiedere il voucher che va da un minimo di 300 euro a un massimo di 2.500 euro. Le partite Iva si uniscono, pertanto, alle micro e piccole e medie imprese tra i beneficiari dei contributi.

Voucher banda ultralarga, quali sono i requisiti per chiedere il bonus?

I professionisti e le partite Iva che vorranno richiedere il bonus per la banda ultra larga, dovranno avvalersi dei servizi di connettività veloce offerti dagli operatori di telecomunicazione. La velocità della banda dovrà attestarsi da un minimo di 30 megabit per secondo a connessioni che superano i gigabit per secondo. Anche le partite Iva dovranno rivolgersi agli operatori delle telecomunicazioni accreditati alla gestione dei voucher da parte di Infratel Italia. La società è deputata a gestire le risorse per conto del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise).

Bonus banda ultra larga per i professionisti e partite Iva: passo avanti nella digitalizzazione

La possibilità di usufruire dei bonus per la connettività veloce rappresenta, dunque, anche per le partite Iva e i lavoratori autonomi un passo importante verso la transizione digitale. Inoltre, l’inclusione alla misura consente ai professionisti di cogliere un’importante opportunità sulla parità di accesso agli strumenti digitali e di ridurre il gap con le imprese in merito alla competitività sul mercato.

Voucher imprese per la connettività veloce, di cosa si tratta?

Già a partire dallo scorso 1° marzo le micro e le piccole e medie imprese possono richiedere il voucher per la banda ultralarga dall’importo minimo di 300 euro fino a un massimo di 2500 euro di aiuto. L’incentivo prevede l’erogazione del voucher alle imprese per gli abbonamenti a internet ultra veloce. I bonus sono erogati dal ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) sulla base del decreto del 23 dicembre 2021 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 33 del 2022), adesso modificato per includere anche le partite Iva e i professionisti. Il relativo comunicato di riferimento del Mise per l’attuazione della misura è quello del 28 febbraio 2022. Nel documento sono contenute tutte le informazioni per la richiesta del bonus.

Quali bonus possono richiedere le imprese e le partite Iva per le connessioni internet a banda ultra larga?

I voucher per la connessione internet a banda ultra larga hanno in importo minimo di 300 euro fino a un massimo di 2500 euro. Il contributo è previsto dalla Strategia nazionale di attuazione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Gli abbonamenti alla banda ultra veloce delle micro e delle piccole e medie imprese devono avere una durata minima di 18 fino a una massima, ai fini del bonus, di 24 mesi. Il totale delle risorse messe a disposizione dal ministero per lo Sviluppo Economico ammontano a 608 milioni di euro. Per la domanda del voucher le micro e le piccole e medie imprese devono risultare regolarmente iscritte al Registro delle imprese.

Qual è l’importo del voucher per le connessioni a internet a banda ultra larga delle micro e Pmi?

Il voucher per gli abbonamenti alla banda ultra veloce può essere richiesto dalle micro e piccole e medie imprese, nonché dalle partite Iva e dai professionisti, a seconda delle necessità di connessione. Il servizio richiesto dovrà avere una velocità di download a partire da 30 megabit al secondo. Si può arrivare a velocità di un gigabit al secondo o anche di più. Il voucher base di 300 euro riguarda i contratti di abbonamento a internet ultra veloce da 30 megabit per secondo a 300 megabit per secondo (Voucher A1). Il Voucher A2 è richiedibile per velocità di connessione da 300 megabit per secondo fino a 1 gigabit per secondo. Si può richiedere un contributo anche per sostenere le spese di installazione del sistema di connessione.

Come si presenta la domanda per il bonus banda larga per le imprese e le partite Iva?

La domanda del voucher per la banda ultra larga può essere inoltrata dalle imprese dal 1° marzo 2022. Con la modifica del decreto, anche le partite Iva e i liberi professionisti potranno inoltrare richiesta di voucher. La scadenza è fissata al 15 dicembre prossimo. Le domande vengono inoltrate direttamente dagli operatori di telecomunicazione abilitati da Infratel Italia per realizzare gli interventi.

Commercialisti, quali contributi spettano a supporto dell’attività professionale?

La Cassa Dottori Commerciali (Cndcec) mette a disposizione dei liberi professionisti iscritti quattro tipologie di contributi a sostegno dell’attività professionale. A sostegno dei commercialisti, infatti, la Cassa ha aperto nuovi bandi per l’aggregazione, per l’acquisto di beni strumentali all’attività, per la formazione e per usufruire di finanziamenti agevolati.

Commercialisti, quali sono i bandi a sostegno di liberi professionisti?

A sostegno dei commercialisti, la Cassa ha aperto quattro bandi per:

  • il supporto all’attività professionali nelle fasi aggregative;
  • la sottoscrizione di finanziamenti a sostegno dell’attività professionale;
  • l’acquisto o il leasing finanziario di beni e servizi connessi allo svolgimento dell’attività professionale;
  • la formazione e l’acquisizione di nuove competenze.

Commercialisti, bando per il supporto all’attività professionale e l’aggregazione tra professionisti

A supporto dell’attività professionale e dell’aggregazione, i commercialisti hanno la possibilità di partecipare al bando del valore di 500 mila euro per l’erogazione di contributi assistenziali. L’obiettivo è quello di favorire durante l’anno le aggregazioni tra i professionisti. Nel dettaglio, il bando finanzia le aggregazioni nelle formule di studi associati o di società tra professionisti (Stp). Ammessi ai finanziamenti sono i Dottori commercialisti iscritti alla Cassa al 31 dicembre 2022 che non siano titolari di pensione diretta (rientrano tra i beneficiari i percettori di pensione di invalidità).

Quanto spetta ai commercialisti come contributo per l’aggregazione e come presentare domanda

Il contributo spettante ai commercialisti per le formule di aggregazioni di studi associati e di società tra professionisti (Stp) sono pari a 2.500 euro per ciascun singolo richiedente. Se il totale dei contributi dello studio associato supera i 10 mila euro, il sostegno viene proporzionalmente ridotto. Nel caso di raggruppamento temporaneo di professionisti (Rtp), il contributo è pari a 1.000 euro con un limite massimo fissato a 5 mila euro. La domanda deve essere presentata attraverso il “Servizio online Csp“. L’apertura delle domande è previsto a partire dal 1° dicembre 2022 con termine ultimo fissato al 15 marzo 2023.

Bando per ottenere contributi a fondo perduto per finanziamenti a sostegno dell’attività di commercialista: cosa si può acquistare?

Il secondo bando, per 500 mila euro, prevede contributi a fondo perduto sui finanziamenti stipulati per gli acquisti connessi all’attività professionale dei commercialisti. Si tratta di supporti per la sottoscrizione di finanziamenti dal 1° dicembre a 31 dicembre 2022. Gli acquisti devono essere strettamente connessi all’attività professionale. Pertanto, non sono finanziabili:

  • gli acquisti di beni immobili o di beni non strettamente connessi allo svolgimento dell’attività professionale;
  • l’acquisto di mezzi di trasporto;
  • i finanziamenti i cui importi siano inferiori a 10 mila euro o di durata inferiore a 12 mesi;
  • la stipulazione di finanziamenti ottenuti prima del 1° dicembre 2022.

Ecco i requisiti per la richiesta di finanziamenti della Cassa commercialisti

I requisiti previsti dal bando per i finanziamenti ai commercialisti prevedono l’iscrizione alla Cndcec alla data del 31 dicembre 2022. Non sono previsti finanziamenti ai titolari di pensione diretta. La Cassa partecipa con un contributo di 500 euro per un finanziamento minimo di 10 mila euro. Per finanziamenti eccedenti i 10 mila euro, il contributo viene aumentato dell’1% della quota finanziata. Il limite massimo del finanziamento è pari a 30 mila euro. Si può presentare domanda a decorrere dal 1° febbraio 2023 fino al 2 maggio 2023 utilizzando il “Servizio online Csp”.

Bando Cassa commercialisti per acquistare o prendere in leasing beni e servizi connessi all’attività

Il terzo bando, di complessivi 1,5 milioni di euro, è messo a disposizione dalla Cndcec per acquistare o prendere in leasing beni e servizi connessi all’attività dei commercialisti. I contributi per gli iscritti alla data del 31 dicembre 2022, anche in forma associata, prevedono i seguenti acquisti:

  • hardware, con esclusione dei cellulari;
  • abbonamenti e licenze di software connessi all’attività, compresi quelli per conservare, gestire e proteggere i dati;
  • i mobili da ufficio.

Oltre all’iscrizione, tra i requisiti è necessario godere dell’agevolazione contributiva prevista dai commi 5 e 6, dell’articolo 8, del Regolamento unitario.

Contributi a fondo perduto ai commercialisti per gli acquisti di beni e servizi: quanto spetta?

Il contributo a fondo perduto massimo ottenibile è pari al 50% delle spese ammissibili sostenute durante l’anno 2022. Nel caso di studi associati e società tra professionisti (Stp), il contributo è del 50% per ciascun singolo richiedente. Il limite massimo è pari a 5 mila euro per ciascun singolo richiedente. La domanda può essere presentata dal 1° dicembre 2022 al 15 marzo 2023 tramite il “Servizio online Csp”.

Bando commercialisti per le nuove competenze: di cosa si tratta?

Il quarto bando aperto dalla Cassa commercialisti riguarda l’acquisizione di nuove competenze e la formazione. La Cndcec mette a disposizione complessivamente 3 milioni di euro. L’erogazione dei contributi per gli iscritti alla Cassa commercialisti alla data del 31 dicembre 2022 prevede la frequenza di attività formative e di corsi idonei per il riconoscimento dei crediti formativi professionali del 2022. Il costo di ciascun corso deve essere di importo non inferiore ai 200 euro, al netto dell’Iva.

Chi può richiedere i contributi a fondo perduto dei commercialisti per la formazione e le nuove competenze?

La richiesta dei contributi a fondo perduto erogati dalla Cassa commercialisti può essere effettuata dai professionisti riconosciuti dall’Ordine territoriale dei crediti formativi per attività svolte con il versamento del contributo. Gli incentivi della Cndcec ammontano al 50% della spesa per l’attività formativa, al netto dell’Iva. Il contributo aumenta al 100% per i professionisti che, al 30 dicembre 2022, non abbiano ancora compiuto i 35 anni di età. Il limite massimo del contributo non può superare i 1.000 euro per ciascun richiedente. Per la presentazione della domanda è necessario utilizzare il “Servizio online Csp” a partire dal 16 gennaio 2023 fino al 30 settembre 2023.

Fattura elettronica, quali nuove partite Iva sono obbligate?

Quali sono le nuove partite Iva a regime forfettario obbligate ad adottare la fattura elettronica dal 1° luglio 2022? Il limite minimo di compensi e di ricavi di 25 mila euro, tiene fuori dall’obbligo ancora tanti professionisti, circa la metà degli avvocati e dei consulenti del lavoro in base ai compensi dichiarati nell’anno di imposta 2020. Ecco cosa avverrà a partire tra meno di due mesi.

Partite Iva a regime forfettario: nuovo obbligo di adottare la fattura elettronica, per chi?

Il decreto legge numero 36 del 2022 ha introdotto l’obbligo di adottare la fattura elettronica anche ai soggetti finora esonerati. In primis le partite Iva forfettarie. L’obbligo scatta a partire dal 1° luglio 2022 per tutti i lavoratori autonomi che, nel precedente anno, abbiano conseguito volumi di compensi e di ricavi eccedenti i 25 mila euro.

Fattura elettronica ai forfettari, fino al 30 settembre 2022 regime transitorio

I nuovi contribuenti obbligati alla fatturazione elettronica potranno beneficiare del regime transitorio dal 1° luglio al 30 settembre 2022. In questo periodo non verranno applicate le sanzioni per chi non emetta la fattura elettronica nei termini dovuti. I nuovi soggetti, infatti, avranno come scadenza il mese successivo a quello dell’operazione per emettere fattura nel formato elettronico.

Fattura elettronica, quali sono le sanzioni previste per chi non emette il documento nelle modalità previste?

Per le partite Iva che non emettano fattura nei modi e nei termini previsti, si applica la sanzione che va dal 5% al 10% del corrispettivo non documentato. Se la violazione non è rilevante ai fini della determinazione del reddito la sanzione va da 250 a 2 mila euro. L’adozione della fattura elettronica a partire dal 1° luglio per i nuovi soggetti obbligati potrebbe determinare alcune difficoltà di gestione dei documenti che fino al 30 giugno potranno continuare a essere emessi nella modalità cartacea.

Fattura elettronica ai forfettari, vantaggi e difficoltà di adozione del formato elettronico

Alcune partite Iva che rientreranno tra i nuovi soggetti obbligati potrebbero pensare di rimandare, quanto più possibile, l’adozione della fattura elettronica dopo il 30 giugno prossimo. In ogni modo, tra le obiezioni che si stanno facendo c’è quella dell’aumento dei costi per l’utilizzo di software adeguati. L’Agenzia delle entrate mette a disposizione una propria piattaforma di gestione delle fatture e di invio ai clienti tramite il Servizio di interscambio (Sdi). Il servizio è gratuito. Sulle difficoltà di utilizzo del nuovo sistema, in molti confermano che dopo poche emissioni, si prende dimestichezza e si possono valutare i vantaggi nell’aver adottato un sistema che permette l’invio e la conservazione dei documenti in maniera facilitata dall’elettronica.

Chi sono i nuovi soggetti obbligati alla fattura elettronica?

Tra i nuovi obbligati ad adottare la fattura elettronica, sono circa la metà gli avvocati che sono sotto la soglia dei 25 mila euro di compensi e di ricavi annui e che, dunque, potranno continuare ad utilizzare il formato cartaceo. Infatti, nel 2020 su 241.830 avvocati, circa la metà, pari a 118.695 avvocati, hanno dichiarato redditi alla Cassa forense non eccedenti i 25 mila euro. Proiettando il dato dei compensi e dei ricavi all’anno 2021, circa la metà dei professionisti dovrebbe rimanere fuori dall’obbligo di fattura elettronica. La stesso prospettiva riguarda i consulenti del lavoro. L’Enpacl calcola che 12.731 professionisti hanno superato la soglia dei 25 mila euro di ricavi e compensi nel 2020. Quasi altrettanti ne sono al di sotto (11.541 professionisti).

Chi dovrà aderire alla fattura elettronica tra i professionisti?

Tra i professionisti che dovranno aderire in massa al nuovo regime di fattura elettronica rientrano i commercialisti e gli esperti contabili. Considerando che avranno l’obbligo i forfettari con volumi di ricavi e di compensi da 25 mila e 65 mila euro (limite della flat tax), solo poco più di 14 mila professionisti appartenenti alla categoria sono al di sotto dei 25 mila euro. La stragrande maggioranza (oltre 67 mila professionisti) ha avuto volumi di ricavi e di compensi sopra i 25 mila euro nel 2020.

Pos, sanzioni dal 30 giugno 2022: dati transazioni da trasmettere ogni giorno

Dal 30 giugno 2022 per commercianti e professionisti scattano le sanzioni per ogni transazione per la quale si sia impedito il pagamento tramite Pos, con carte di credito, bancomat e applicazioni varie. Lo prevede il decreto “Pnrr 2” che fissa gli obiettivi di disincentivazione dei pagamenti mediante l’utilizzo del contante e di maggiori controlli ai fini del contrasto all’evasione fiscale. La norma anticipa le sanzioni che sarebbero dovute entrare in vigore a partire dal 2023.

Pagamenti con Pos dal 30 giugno 2022, la finalità della trasmissione dei dati giornalieri delle transazioni

Per gli esercenti e i professionisti arriva anche l’obbligo di trasmettere, giorno per giorno, i dati relativi alle transazioni elettroniche effettuate. L’obbligo persegue le finalità contenute nell’articolo 18 del decreto legge numero 36 del 2022. Ovvero di dare attuazione alla Missione M1 C1 del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) nella parte in cui si dà attuazione alle norme sul rispetto degli obblighi fiscali e al miglioramento dei controlli.

Quali dati devono essere trasmessi giornalmente da professionisti ed esercenti sui pagamenti Pos?

L’obbligo che esercenti e professionisti avranno nel dover trasmettere i dati giornalieri all’Agenzia delle entrate risponde alla finalità di mettere più strumenti a disposizione per combattere l’evasione fiscale. I soggetti obbligati dovranno trasmettere giornalmente:

  • l’ammontare complessivo delle transazioni effettuate durante la giornata lavorativa;
  • i dati identificativi di tutti i pagamenti elettronici ricevuti nella giornata;
  • le informazioni sui metodi di pagamento, anche in considerazione delle specifiche caratteristiche tecniche.

La trasmissione dei dati e delle informazioni da trasmettere sarà oggetto di un altro provvedimento dell’Agenzia delle entrate. Il decreto individuerà le modalità con le quali effettuare l’operazione.

Quali sanzioni sono previste a commercianti e professionisti dal 30 giugno 2022?

A partire dal 30 giugno 2022 è prevista l’applicazione delle sanzioni per i commercianti e i professionisti che non accettino pagamenti dai clienti con gli strumenti elettronici. Il mancato pagamento tramite Pos, carte di credito, bancomat o altre applicazioni specifiche, comporterà una sanzione composta da due parti:

  • una quota fissa, della misura di 30 euro per ogni pagamento non accettato tramite Pos, indipendentemente dall’importo della transazione;
  • una parte variabile, pari al 4% dell’importo della transazione per la quale non sia stata accettato il pagamento tramite Pos.

Obbligo di ricevere pagamenti tramite Pos: cosa avviene se ci sono problemi tecnici?

L’obbligo di accettare pagamenti elettronici è già operativo dal 30 giugno 2014. Lo stabiliva l’articolo 15 del decreto legge numero 179 del 2012. A partire dal prossimo 30 giugno saranno anticipate, dunque, le sanzioni che erano previste a decorrere dal 1° gennaio 2023. In attesa di ulteriori chiarimenti dell’Agenzie delle entrate, la sanzione non verrà comminata nei casi di oggettiva impossibilità tecnica. Anche in questo campo, si attendono maggiori delucidazioni dell’Agenzia delle entrate per delimitare le ipotesi nelle quali, effettivamente, commercianti e professionisti siano impossibilitati a ricevere i pagamenti tramite carta di credito, di debito o altri strumenti elettronici.

Geometri, eliminata la pensione di anzianità

Cambia la pensione dei geometri con l’eliminazione dell’anzianità contributiva quale criterio per andare in quiescenza. Infatti, rimarranno solo due formule di pensionamento: quello della vecchiaia, maturabile a 67 anni di età, e quello anticipato che prevederà due salvaguardie con una modifica dei contributi. Ecco nel dettaglio quali sono i cambiamenti nella previdenza dei geometri.

Pensione di vecchiaia geometri, quali sono i requisiti richiesti e come si calcola il trattamento?

Per andare in pensione di vecchiaia ai geometri serviranno 67 anni di età unitamente ad almeno 35 anni di contributi versati. Il trattamento di pensione è calcolato in parte con il meccanismo retributivo, per i versamenti effettuati fino al 2009, e in perte con il metodo contributivo, per i periodi lavorativi a partire dal 2010. In merito alla ripresa, il 2020 ha segnato una contrazione consistente dei compensi e dei guadagni (- 3,8% mediamente). Il 2021, invece, è stato caratterizzato da una buona ripresa, complice la risalita del settore delle costruzioni.

Pensione anticipata dei geometri: si può uscire a 60 anni ma con delle penalità

Per la platea di oltre 78 mila geometri iscritti alla Cassa professionale, c’è anche la possibilità di uscita prima dal lavoro con la pensione anticipata. I geometri che avranno compiuto 60 anni di età, unitamente a 40 anni di contributi, potranno accedere alla quiescenza anticipata rispetto alla pensione di vecchiaia. Ma con alcuni paletti: il primo è che ci sarà un abbattimento dell’1% per ogni mese di anticipo rispetto ai 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia. La riduzione dell’1% è calcolata solo sulla quota retributiva.

Pensione anticipata geometri, l’assegno previdenziale deve essere 1,5 volte la pensione sociale Inps

Il secondo paletto per la pensione anticipata dei geometri a 60 anni è rappresentato dall’importo minimo del futuro trattamento previdenziale. Infatti, è richiesto che la pensione abbia un importo che non possa essere inferiore di 1,5 volte quello della pensione sociale dell’Inps. Si tratta, in entrambi i casi, di due “salvaguardie” che, da un lato permette a chi anticipa l’uscita dal lavoro di avere lo stesso importo che avrebbe con la pensione di vecchiaia a 67 anni, pagando l’1% di penalizzazione per ogni mese di anticipo. Dall’altro, il vincolo dell’importo di 1,5 volte l’assegno sociale impedisce ai futuri pensionati della Cassa previdenziale di avere trattamenti previdenziali sotto la soglia di povertà.

Riforma pensioni Cassa geometri, assegni meno generosi che nel passato

La riforma delle pensioni della Cassa geometri permetterà di contenere le uscite rispetto a meccanismi troppo generosi. Si calcola che mediamente la Cassa restituiva, sotto forma di trattamento pensionistico, 2,4 volte quanto si riceveva di contribuzione. Con i due paletti delle pensioni anticipate, la Cassa professionisti stima di poter ottenere un risparmio, in termini di trattamenti pensionistici, pari a un miliardo di euro.

Apertura partita Iva, serve il conto corrente dedicato?

Serve il conto corrente dedicato all’apertura della partita Iva? Oppure i lavoratori autonomi, i piccoli imprenditori e i professionisti possono lavorare senza avere un conto corrente da utilizzare esclusivamente per la propria attività? È questa una delle questioni di maggiore interesse nel momento in cui si voglia avviare una attività in proprio, professionale, autonoma o imprenditoriale. Oppure se tale obbligo si generi in un qualsiasi altro momento di svolgimento della propria attività. Oltre a tutti gli adempimenti da ottemperare all’Agenzia delle entrate, all’Inps, alla Camera di commercio, si deve avere anche un conto corrente dedicato? Oppure, almeno nella fase iniziale si può utilizzare il proprio conto corrente?

Conto corrente dedicato: è obbligatorio in caso di apertura di partita Iva?

In realtà, per rispondere alla domanda se sia obbligatorio o meno avere un conto corrente dedicato all’apertura della partita Iva, non esiste alcun vincolo per le partite Iva e per i lavoratori autonomi. Si tratta di una facoltà che, peraltro, potrebbe avere anche dei vantaggi. Così non avveniva in passato. Infatti, nel 2006 il decreto Bersani stabiliva l’obbligatorietà, in capo a tutte le partite Iva, di possedere un unico conto corrente, in banca o alle poste, da dove far passare tutte le somme relative all’attività autonoma. Il decreto Bersani è stato superato nel 2008 e il conto corrente dedicato è rimasto una facoltà per professionisti e partite Iva. Anche se, come avviene in tutti gli ambiti, il conto corrente esclusivo per l’attività economica rappresenta un deterrente a commettere illeciti ed evasioni fiscali.

Partite Iva, quando è obbligatorio avere uno o più conti correnti dedicati?

Secondo la disciplina attuale, l’obbligo del conto corrente dedicato per le partite Iva sussiste solo in specifiche situazioni. Ovvero, per i soggetti che hanno la partita Iva in contabilità ordinaria. E dunque, anche tutte le società di capitali, a prescindere dal volume annuale dei ricavi e da quanto tempo siano attive, devono possedere uno o più conti correnti dedicati per avere un quadro comprensibile e univoco dei flussi finanziari in uscita e in entrata della propria attività.

Professionisti, società di persone e partite Iva individuali: è obbligatorio avere il conto corrente dedicato?

Per le partite Iva individuali, per le società di persone e le società di professionisti, tutti in regime di contabilità ordinaria, l’obbligo del conto corrente dedicato sussiste solo nel momento in cui si superino specifici limiti di fatturato all’anno. Tali limiti sono nell’ordine di 400 mila euro o di 700 mila euro a seconda del codice Ateco.

Quali vantaggi hanno le partite Iva con un conto corrente dedicato?

Avere un conto corrente dedicato comporta per i lavoratori autonomi e per le partite Iva anche dei vantaggi. In primo luogo, la possibilità di avere una separazione netta tra i movimenti in entrata e in uscita relativi alla propria sfera personale e quelli relativi alla propria attività o professione. Con un conto corrente dedicato la gestione dei movimenti, inoltre, risulta più fluida e ordinata. E soprattutto si hanno sotto controllo i costi sostenuti per portare avanti la propria attività.

Conto corrente dedicato delle partite Iva e controlli dell’Agenzia delle entrate

Inoltre, il conto corrente dedicato dei lavoratori autonomi e delle partite Iva permette all’Agenzia delle entrate di effettuare in maniera più agevole i controlli fiscali relativi all’attività. Risultano, peraltro, più agevoli i pagamenti dei modelli F24 relativi alle tasse e alle imposte rientranti nell’attività. E le somme non passano da quello che rappresenta il conto corrente personale.

Partite Iva e coltivatrici dirette, maggiori tutele per congedi parentali e indennità di maternità

Per le partite Iva, i liberi professionisti e i lavoratori autonomi arrivano maggiori tutele sui congedi parentali e sulle indennità di maternità. Le nuove disposizioni rientrano nella bozza del decreto legislativo di attuazione della direttiva europea numero 1158 del 2019. In particolare, ai lavoratori autonomi spettano maggiori tutele sulla maternità difficile e sul congedo parentale per quanto attiene le indennità.

Partite Iva e professionisti, quali le novità in arrivo per la maternità e i congedi parentali?

Le nuove disposizioni comprese nel decreto legislativo prevedono che, i liberi professionisti e le lavoratrici autonome abbiano diritto alle indennità giornaliere anche nei periodi prima dei due mesi antecedenti il parto. Sarà estesa l’indennità di congedo parentale per i liberi professionisti e le partite Iva. Inoltre, per gli iscritti alla Gestione separata Inps, si innalzerà da sei a nove mesi il periodo di congedo parentale e la fruizione sarà allargata dai tre ai dodici anni del figlio.

Lavoratori autonomi e libere professioniste, le novità della maternità difficile

La prima disposizione in arrivo per le libere professioniste riguarda le iscritte alle Casse previdenziali autonome e le partite Iva per la maternità difficile. Tra le lavoratrici autonome rientrano:

  • le mezzadre, le colone e le coltivatrici dirette;
  • le commercianti e le artigiane;
  • le pescatrici autonome.

Professioniste iscritte alle Casse previdenziali e lavoratrici autonome avranno maggiori tutele in caso di maternità difficile. In particolare, entrambe le categorie autonome potranno beneficiare di un’indennità estesa a prima dei due mesi antecedenti il parto.

Cosa cambia per il parto difficile per le lavoratrici autonome e le professioniste?

La bozza del decreto legislativo, dunque, pone modifiche all’attuale disciplina sulla maternità difficile. Quest’ultima avviene nel caso di “gravi complicazioni della gravidanza o nel caso di persistenti forme morbose che potrebbero aggravare lo stato della gravidanza”. La maternità difficile deve essere accertata dalla Asl. Per tutti questi casi, la bozza del provvedimento estende il diritto a ottenere l’indennità. Attualmente, l’indennità è dell’80% di 5/12 del reddito professionale denunciato ai fini fiscali per le libere professioniste; per le lavoratrici agricole l’indennità è fissata all’80% della retribuzione minima giornaliera.

Partite Iva, in arrivo l’estensione del congedo parentale anche agli uomini

Ancora, il decreto legislativo pone maggiori tutele anche alle partite Iva e ai lavoratori autonomi per quanto attiene al congedo parentale. La misura attualmente in vigore prevede che il congedo parentale spetti alle lavoratrici autonome per un periodo di tre mesi da fruirne entro il compimento di un anno di vita del bambino. Se si tratta di adozione, entro il primo anno dall’entrata in famiglia. La bozza del provvedimento estende la stessa misura anche ai lavoratori autonomi padri.

Congedo parentale, le novità in arrivo per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata Inps

Infine, novità in arrivo anche per i professionisti senza la Cassa previdenziale. Si tratta di lavoratori autonomi, uomini e donne, iscritti alla Gestione separata Inps, che sono tenuti a versare contributi previdenziali con importi maggiorati. In tal caso, il congedo parentale verrebbe elevato da sei a nove mesi (per un periodo di almeno tre mesi da fruire da parte di ognuno dei due genitori). L’attuale normativa consente un periodo di fruizione del congedo parentale di sei mesi nei primi tre anni di vita del bimbo. Complessivamente, la coppia può usufruire di sei mesi di congedo parentale.

Congedo parentale, come potrebbe cambiare per partite Iva e professionisti della Gestione separata Inps?

Il cambiamento, rispetto all’attuale normativa, del congedo parentale per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata Inps prevederebbe:

  • un periodo di fruizione incrementato dagli attuali sei mesi a nove mesi;
  • si potrebbe usufruire del congedo parentale entro i primi dodici anni di vita del figlio;
  • ciascun genitore potrebbe beneficiare di un periodo minimo di tre mesi del congedo parentale;
  • a uno dei due genitori spetterebbe un periodo aggiuntivo di tre mesi (dunque, il congedo spetterebbe per tre mesi a un genitore e per sei mesi all’altro);
  • non si può superare il limite dei nove mesi sommando i congedi parentali dei due genitori.

 

 

Per svolgere più attività servono più partite Iva?

Per svolgere più attività serve una sola o più partite Iva? Ovvero si possono svolgere due o anche più attività con una sola partita Iva? E quali adempimenti devono essere ottemperati per procedere? Si tratta del caso di imprenditori o di liberi professionisti che hanno già una partita Iva individuale, ma che potrebbero decidere di aggiungere una nuova attività. Ad esempio, chi ha un’attività di commercio elettronico potrebbe pensare di aggiungere anche l’attività di social media manager. Oppure si può avviare una partita Iva con più attività.

Si possono svolgere due o più attività con un’unica partita Iva?

In tutti questi casi, la risposta è positiva. Ovvero si possono svolgere più attività autonome con la medesima partita Iva. Anche se le attività risultano molto diverse tra di loro. Il titolare della partita Iva dovrà naturalmente prestare attenzione alla posizione fiscale e agli adempimenti richiesti per le due attività. La scelta, inoltre, può avvenire sia all’atto dell’apertura della partita Iva sia, come avviene spesso, nel corso della propria carriera lavorativa. In tutte e due i casi è occorrente soddisfare specifici adempimenti burocratici, con la scelta o l’aggiunta di uno o di più codici Ateco. Pertanto, se il lavoratore autonomo ha già un codice Ateco per la propria attività e partita Iva, ne può aggiungere un altro o più di uno.

Partita Iva, la scelta del codice Ateco: cosa è necessario sapere?

La scelta del codice Ateco è il primo adempimento che deve essere svolto all’atto dell’apertura della partita Iva. Si tratta di un codice numerico classificato dall’Istat in collaborazione con la Camera di Commercio, con l’Agenzia delle entrate e con gli enti preposti alle pratiche amministrative relative alle imprese. Lo scopo è quello di classificare e identificare le attività professionali ed economiche, sia a fini fiscali che statistici.

Codice Ateco, come procedere con la scelta?

Ogni attività professionale ed economica ha un proprio codice Ateco. La scelta deve già avvenire all’atto dell’apertura della partita Iva. Il lavoratore autonomo deve conoscere a quale codice Ateco corrisponde la propria attività e inserirla nel momento in cui compili il modello AA9/12. Lo stesso avviene se all’apertura della partita Iva il contribuente voglia indicare più codici Ateco che corrispondano a due o a più attività professionali che il richiedente intende svolgere. Non vi sono, in generale, dei limiti alla scelta delle attività che un lavoratore autonomo voglia portare avanti, anche contemporaneamente. L’attenzione deve essere risposta al possesso di tutti i requisiti professionali richiesti.

Come aggiungere un codice Ateco a una partita Iva già aperta?

Un altro codice Ateco, corrispondente a una seconda attività che il lavoratore autonomo voglia svolgere, può essere inserito anche in un momento successivo rispetto a quello di apertura della partita Iva. Può trattarsi di un’attività secondaria rispetto a quella principale per la quale il contribuente aveva aperto in passato la partita Iva, ad esempio. Anche per aggiungere un codice Ateco alla partita Iva è necessario compilare il modulo AA9/12. Può essere, inoltre, necessario fornire informazioni sulla sede dell’attività alla Camera di commercio, all’Inps o al Comune.

Si paga per aggiungere un codice Ateco a una partita Iva già esistente?

Si devono sostenere dei costi per aggiungere un codice Ateco corrispondente a un’altra attività a una partita Iva già esistente? In linea generale, la risposta è negativa, ovvero l’aggiunta del codice Ateco tramite il modello AA9/12 è del tutto gratuita. Ciò avviene quando non è necessario procedere con l’iscrizione alla Camera di commercio. Se invece si tratta di un’attività commerciale o artigianale, è occorrente procedere con la richiesta di variazione anche alla Camera di commercio e all’Agenzia delle entrate. I costi, consistenti nell’acquisto di una marca da bollo e dai diritti di segreteria, ammontano a 17,50 euro e a 18 euro.

A cosa fare attenzione all’aggiunta di un codice Ateco a una partita Iva?

Come già detto, in linea generale non vi sono limiti all’aggiunta di un codice Ateco a una partita Iva. E quindi a svolgere più attività autonome contemporaneamente. L’attenzione deve essere posta da alcune categorie professionali e alla compatibilità delle attività economiche svolte e da svolgere e, dunque, dei codici Ateco. Ad esempio, alcune attività professionali che necessitano l’iscrizione a un ordine professionale (gli ingegneri, i commercialisti, gli architetti), difficilmente potranno condurre più attività in contemporanea avendo già quella principale. Anche gli agenti immobiliari non possono svolgere l’attività di mediazione creditizia. Risulta indispensabile, pertanto, verificare la compatibilità dell’attività o delle attività secondarie rispetto a quella principale.

Contributi previdenziali partite Iva: regole, scadenze e importi da pagare

Per i lavoratori autonomi che hanno una partita Iva per un’attività professionale o imprenditoriale vige l’obbligo di pagare i contributi all’Inps (o, in alternativa, alle Casse previdenziali di appartenenza). Lo stesso vale per i commercianti e gli artigiani, per i lavoratori dello spettacolo e gli sportivi professionisti. Quali sono le regole che i possessori di partita Iva devono seguire nei versamenti dei contributi previdenziali? E le scadenze e gli importi da pagare? Ecco una guida aggiornata per l’adempimento previdenziale dei lavoratori autonomi.

Contributi previdenziali delle partite Iva: cosa sono?

Il versamento dei contributi previdenziali dei lavoratori autonomi e possessori di partita Iva assicura gli assicurati dall’evento che non possano più esercitare la propria attività lavorativa perché non più idonei. I contributi vanno versati periodicamente e sono basati essenzialmente sul reddito prodotto nel corso della propria attività lavorativa. Quando il lavoratore autonomo non sarà più idoneo a proseguire la propria attività lavorativa, quando versato in forma di contributi previdenziali verrà restituito sotto forma di assegno temporaneo o di vitalizio.

Partite Iva, l’obbligatorietà di versare i contributi previdenziali per la pensione o per altre indennità

Essenzialmente, i contributi previdenziali versati dalle partite Iva sono spesso legati alla maturazione della pensione di vecchiaia o di altre formule di uscita anticipata dal lavoro. In ogni modo, i contributi previdenziali coprono anche altre altre indennità, come quella di maternità e l’invalidità. Il versamento dei contributi previdenziali da parte dei lavoratori autonomi è sempre obbligatorio. Tuttavia, a seconda della tipologia di attività esercitata, possono essere versati all’Inps oppure alle Casse previdenziali di appartenenza, nel caso in cui la propria attività professionale vi possa rientrare.

Cosa versano le partite Iva all’Inps di contributi previdenziali?

I contributi previdenziali che le partite Iva versano all’Inps o alle altre gestioni speciali sono chiamati “Contributi Ivs“. L’acronimo significa “invalidità, vecchiaia e superstiti”. Versano i contributi all’Inps varie categorie di lavoratori autonomi. Ad esempio, i professionisti con partita Iva ma privi di una Cassa previdenziale di appartenenza. Oppure i commercianti e gli artigiani, o gli imprenditori. Versano i contributi previdenziali all’Inps anche i lavoratori dello spettacolo e gli sportivi professionisti che appartengono alla gestione ex Enpals. Tutte le categorie hanno regole ben precise di versamento dei contributi, cosi come delle scadenze e dei criteri per la determinazione di quanto pagare.

Versamento dei contributi previdenziali all’Inps: la Gestione separata

La Gestione separata dell’Inps è la principale attività previdenziale dedicata a determinate categorie di professionisti e di lavoratori autonomi. Tutte le partite Iva hanno l’obbligo di iscriversi alla Gestione separata nel termine dei 30 giorni successivi alla data di apertura dell’attività. Lo stesso obbligo vige anche per i professionisti che esercitano una attività in maniera abituale, anche se non esclusiva. Per i professionisti, l’iscrizione alla Gestione separata dell’Inps è in alternativa a quella di una Cassa professionale previdenziale, nel caso sia prevista. Ad eccezione dei commercianti e degli artigiani, nella Gestione separata Inps non sono previsti dei contributi fissi da versare obbligatoriamente annualmente.

Partite Iva e lavoratori autonomi, quando si versano i contributi previdenziali alla Gestione separata Inps?

Partite Iva e lavoratori autonomi versano i propri contributi previdenziali a giugno e a novembre di ciascun anno. Il versamento coincide con il pagamento delle imposte, rispettando le scadenze previste dal meccanismo del saldo e dell’acconto. I versamenti previdenziali dipendono, in percentuale, dai compensi e dai redditi prodotti durante l’anno. Il massimo dei versamenti effettuabili per il 2022 è fissato in 105.014 euro. Esiste anche un minimale che consente di ottenere l’accredito di un intero anno di contributi. Per il 2022 il minimale è fissato a 16.243 euro.

Aliquote applicate per il versamento dei contributi delle partite Iva e dei lavoratori autonomi

Le aliquote applicate per il versamento dei contributi delle partite Iva e dei lavoratori autonomi sono state aggiornate per l’anno 2022. Ai professionisti con partita Iva, nono iscritti ad altre gestioni obbligatorie o risultanti pensionati è applicata l’aliquota del 26,23%; i pensionati e gli iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie versano contributi per il 24%. Nelle aliquote sono già inclusi i versamenti a titolo di assistenza pari, come gli anni scorsi, allo 0,72%. Per tutte le percentuali, l’Inps ha emesso la circolare numero 25 del 2022.

Contributi previdenziali di commercianti e artigiani: come funziona?

I contributi previdenziali versati dai commercianti e dagli artigiani si dividono in fissi e a percentuale. I contributi fissi sono determinati annualmente sul reddito minimale e sono da versare obbligatoria. Per la determinazione provvede l’Inps con circolare annuale. I contributi a percentuale si calcolano, invece, sul reddito eccedente il minimale di reddito all’anno e devono essere pagati con la stessa cadenza delle imposte. Le aliquote contributive di finanziamento dell’anno 2022 sono le seguenti:

  • il 24% per i soggetti che abbiano oltre i 21 anni di età;
  • il 22,8% per chi è sotto i 21 anni di età;
  • riduzione del 50% dei contributi per chi ha oltre i 55 anni di età e sia già pensionato.

Commercianti e artigiani, che cos’è l’aliquota previdenziale aggiuntiva dello 0,48%?

Oltre ai contributi previdenziali, si versa un’aliquota aggiuntiva fissata per il 2022 allo 0,48% che serve a finanziare gli indennizzi nei casi di cessazione delle attività commerciali. L’indennità, in questo caso, viene corrisposta nel caso in cui non siano stati raggiunti i requisiti per la pensione. Per redditi superiori ai 48.279 euro, l’aliquota è pari a un punto percentuale. Le scadenze previste per il versamento delle rate contributive sono fissate annualmente al 16 maggio, al 20 agosto, al 16 novembre e al 16 febbraio (dell’anno successivo).

Sportivi professionali e lavoratori dello spettacolo, quali contributi previdenziali si pagano all’Inps?

I lavoratori dello spettacolo e gli sportivi professionali versano i contributi previdenziali all’Inps, dopo la soppressione dell’Enpals. Sono due i fondi previsti, rispettivamente: il Fondo pensione dei lavoratori dello spettacolo (Fpls) e il Fondo pensione degli sportivi professionisti (Fpsp). La percentuale contributiva è pari al 33% delle retribuzioni minime giornaliere. Il calcolo tiene conto che una parte della percentuale previdenziale è a carico del datore di lavoro e l’altra del lavoratore. I committenti devono presentare denuncia dei contributi versati mediante modello F24.

Fattura elettronica per tutti e due anni di scivolo flat tax: le misure in arrivo con la delega fiscale

Obbligo di fattura elettronica per tutti, anche per le partite Iva a regime forfettario, e scivolo di due anni per chi supera i 65 mila euro di tetto di reddito della flat tax: sono due tra le principali novità contenute negli emendamenti alla legge fiscale. Il provvedimento contiene anche lo stop all’Irap per gli studi associati e la diminuzione dell’Irpef tagliando gli sconti fiscali e detrazioni trasformate in accrediti diretti sui conti correnti dei contribuenti (cashback fiscale). Inoltre, troverà attuazione la “mensilizzazione” progressiva dei saldi e degli acconti dei lavoratori autonomi e, principalmente, per i soggetti Isa con l’addio alla ritenuta d’acconto.

Flat tax per le partite Iva a regime forfettario, arriva lo scivolo di due anni: cosa significa?

Nel testo della legge fiscale rielaborato al ministero dell’Economia e delle Finanze entra la novità dello scivolo di due anni della flat tax. Alle partite Iva a regime forfettario che superino il tetto annuale dei compensi e dei ricavi di 65 mila euro si applicherebbe un’altra aliquota piatta, in ogni caso superiore a quella del 15%. L’aliquota non potrà essere superiore a un limite che dovrà essere specificato nel decreto legislativo.

Fattura elettronica per tutti, anche per le partite Iva a regime forfettarie

Con la legge fiscale dovrebbe arrivare anche l’obbligo di fattura elettronica esteso a tutti i soggetti, anche a quelli finora esenti. In particolare, alle partite Iva a regime forfettario che finora erano rimaste fuori dall’emissione delle fattura in modalità digitale. La novità vede le forze politiche d’accordo, compreso il ministero dell’Economia e delle Finanze, per una misura che si preannuncia come necessaria per la lotta all’evasione fiscale. Tra le misure accompagnatorie dell’obbligo della fattura elettronica, anche l’emissione degli scontrini telematici e l’utilizzo delle banche dati per la lotta all’evasione.

Legge fiscale, ecco le altre misure in arrivo

Tra le altre misure in arrivo con la legge delega, anche l’abolizione dell’Irap per gli studi associati. Il superamento dell’Imposta regionale sulle attività produttive avverrà in maniera progressiva e riguarderà anche le società di persone e le società di professionisti. L’abolizione dell’Irap non dovrà generare, in ogni modo, aumenti delle addizionali per i dipendenti e per i pensionati.

Cashback fiscale, il rimborso subito sui conti correnti dei contribuenti

Trova spazio nella legge fiscale anche il cashback fiscale. Si tratta del rimborso sui conti correnti dei contribuenti delle detrazioni di imposta. Condizione essenziale per il rimborso è che le relative spese dovranno essere state effettuate con modalità di pagamento tracciabili. Il rimborso avverrà in tempi celeri anche mediante l’utilizzo di applicazioni che già hanno funzionato per altre finalità, come l’App Io.

Lavoratori autonomi soggetti Isa, versamenti mensili e stop alla ritenuta

La legge fiscale apre ai versamenti mensili dei saldi e degli acconti per i lavoratori autonomi e in particolare dai soggetti Isa. Si tratterà di un sistema di “progressiva mensilizzazione”dei pagamenti con lo stop alla ritenuta d’acconto. Nulla cambia nel sistema attuale dei calcoli dei saldi e degli acconti. Il meccanismo non dovrà produrre dei costi per la finanza pubblica.