Prezzi case: le 10 città dove costerà di più comprarne una nel 2023

Il mercato immobiliare è in fermento nonostante l’inflazione e i costi del mutuo fisso e variabile, proprio per questo Immobiliare.it non ha fatto mancare la classifica delle città italiane dove è più costoso comprare casa. Ecco quali sono i prezzi case nelle città più costose.

Prezzi case: le  città dal decimo al quinto posto

La decima città in cui sarà più alto il prezzo delle case c’è Genova, il costo a metro quadro aumenta di circa 70 euro e passa a 1.674 euro.

Il nono posto della classifica è occupato da Bari dove il prezzo aumenta rispetto a un anno fa di 53 euro a metro quadro ed è di 1.962 euro.

L’ottavo posto è occupato da Torino, qui il prezzo aumenta di 30 euro al metro quadro rispetto a un anno fa, ma arriva a 1.979 euro.

Il settimo posto spetta a Verona, città nella quale il prezzo atteso per il 2023 aumenta del 3,2%, quindi molto meno rispetto all’inflazione e raggiunge quota 2.563 euro al metro quadro, un anno fa il prezzo delle case era 80 euro in meno.

Il sesto posto della classifica vede la città di Napoli, in questo caso il prezzo delle case rispetto a un anno fa è diminuito, comprare casa qui costerà 2.696 al metro quadro, 41 euro in meno rispetto a un anno fa. Sarà perché anche quest’anno la qualità della vita in città è molto bassa?

Le 5 città dove comprare casa nel 2023 costerà di più

Arriviamo quindi alla prima metà della classifica delle città dove il prezzo delle case è più alto.

Al quinto posto c’è Venezia, in questo caso il prezzo rispetto a un anno fa scende di 9 euro a metro quadrato e si attesta su un importo medio di 3.090 euro al metro quadro.

Al quarto posto c’è Roma, dove l’aumento previsto per il 2023 rispetto al 2022 è di 24 euro al mese e si attesta a 3.360 euro al metro quadro.

Comprare casa a Bologna invece costerà nel 2023 3.419 euro al metro quadro con un aumento del 3,9% rispetto a un anno fa.

Il secondo posto della classifica spetta a Firenze dove comprare casa nel 2023 costerà 56 euro in più al metro quadro e raggiungerà la soglia di 4.184 euro al metro.

Resta la città più cara che come ci si poteva aspettare è Milano, certo occorre considerare che trattasi di prezzo medio e sicuramente i prezzi di alcuni quartieri come city life contribuisce ad aumentare di molto la media. Resta che comprare casa a Milano costerà circa 5.300 euro al metro quadro con un aumento record rispetto al 2022 di 150 euro al metro quadro.

Leggi anche: Mutuo a tasso variabile: scopri se hai diritto al rimborso

 

Accensione riscaldamenti: nuovi rinvii in tutta Italia. Attenzione

Il prossimo inverno si presenta particolarmente difficile da affrontare a causa del caro energia, fortunatamente il caldo anomalo di questo autunno sta contribuendo a ridurre i consumi. Proprio per questo molte città stanno disponendo ulteriori rinvii del termine per l’accensione riscaldamenti. Ecco a cosa prestare attenzione per evitare contestazioni e multe.

Rinvio per l’accensione del riscaldamento nelle varie fasce climatiche

L’ex ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, oggi consulente del Ministero a titolo gratuito, ha provveduto per l’inverno 2022-2023 a rideterminare le date per l’accensione dei riscaldamenti andando a posticipare di una settimana l’accensione e anticipando il termine ultimo per lo spegnimento. Inoltre ha disposto la riduzione di un’ora al giorno dell’arco temporale di accensione.

Per conoscere nel dettaglio tutti gli orari e le date per le 6 fasce climatiche, leggi l’articolo: Nuovi limiti al riscaldamento, tutte le città appartenenti alle 6 zone

Ora, grazie all’inaspettato innalzamento delle temperature che sono quasi estive, alcune città hanno provveduto a rideterminare il calendario e a posticipare ulteriormente la data di inizio del periodo in cui è possibile accendere i riscaldamenti. Ad essere interessate dalla novità per ora sono le città della fascia climatica E. Si tratta di città prevalentemente del nord che in base alla disciplina contenuta nel decreto del Ministro Cingolani avrebbero potuto accendere il riscaldamento dal giorno 22 ottobre al 7 aprile per 13 ore al giorno. Inutile dire che il caldo inaspettato consentirà anche di avere bollette più leggere, mentre arrivano i primi segnali di discesa delle tariffe.

Le nuove date per l’accensione dei riscaldamenti per le città d’Italia

Sia chiaro, le norme del decreto restano in vigore, è necessario però controllare che il proprio Comune non abbia adottato una disciplina diversa. Per ora, ad aver optato per questa scelta sono state Milano e Torino. Per Milano è stato il sindaco Giuseppe Sala a firmare l’ordinanza che rinvia al 29 ottobre la data dalla quale è possibile iniziare ad accendere i riscaldamenti. A Torino la stessa decisione è stata presa dal sindaco Stefano Lo Russo. Ad adottare la stessa decisione sono state anche Bergamo e Cremona, anche il questo caso si potranno accendere i riscaldamenti dal 29 ottobre. Per Varese invece il sindaco ha scelto la data del 31 ottobre.

Bologna e Imola, sempre appartenenti alla fascia climatica E, hanno invece deciso di posticipare l’accensione dei riscaldamenti al 2 novembre 2022.

In Veneto per ora il posticipo è stato deciso dal sindaco di Verona, Damiano Tommasi anche in questo caso si parte dal 2 novembre, mentre per Pordenone il via libera è dal 28 ottobre.

Queste sono naturalmente le principali città d’Italia, ma si invitano tutti a controllare le disposizioni del proprio Comune per verificare la disposizione di rinvii sull’accensione dei riscaldamenti.

Allarme affitti universitari: aumenti a due cifre. La mappa degli aumenti

Brutta sorpresa per le famiglie: è allarme affitti per gli universitari, aumenti a due cifre anche solo per una stanza.

Affitti universitari: studiare diventa sempre più difficile

La corsa dei prezzi sembra non arrestarsi più e sebbene si parli quasi esclusivamente dei prezzi energetici (metano, pellet, carburanti) e dei prezzi degli alimentari, ci sono anche altri settori che stanno mettendo a dura prova le famiglie italiane, si tratta dei prezzi degli affitti per gli studenti fuorisede.

Si sa, sono tanti i ragazzi che nel periodo dell’università, al fine di pesare meno sulle famiglie, cercano piccoli lavoretti per contribuire alle spese, ma il prossimo anno accademico potrebbero davvero non bastare perché i prezzi stanno diventando proibitivi. A dirlo sono proprio le società che si occupano di intermediazione in questo settore, sembra che la causa sia nell’aumento della domanda e offerta non in linea con la stessa. Resta il fatto che in media l’aumento per la locazione di una stanza, non un appartamento, ma una stanza per universitari, è in media in tutta Italia dell’11% con forti differenze tra il Nord e il Sud.

Allarme affitti universitari al Nord

Naturalmente vi sono oscillazioni in varie zone d’Italia. La più cara sembra essere Milano, questo in linea comunque con il costo della vita che al Nord è più alto rispetto al Sud. A Milano la locazione di una stanza in media costa 620 euro con un aumento rispetto al 2021 del 20%, ben al di sopra quindi dell’inflazione che a luglio era del 7,9%.

Molto cara anche Padova dove una camera singola si può avere a 465 euro al mese, con un aumento rispetto al 2021 del 42,2%, se invece ci si accontenta di una stanza doppia ogni singolo studente pagherà 177 euro al mese.

Bologna, città universitaria per antonomasia, rispetto alle altre città del Nord ha aumenti più contenuti, gli studenti universitari possono affittare una camera a 447 euro al mese con un aumento rispetto a un anno fa del 16,7%.

Affitti universitari al Sud e al Centro

Decisamente più contenuti i prezzi al Sud e al Centro Italia.

La più cara sembra essere Roma, non c’è da meravigliarsi, qui prendere in affitto una camera per studenti costa invece 465 euro al mese con un aumento del 9,3%.

Nessun allarme affitti universitari per la maggior parte delle città del Sud. A Foggia è possibile avere una camera singola a 228 euro al mese con un aumento rispetto al 2021 solo del 2,1%, cioè inferiore all’inflazione.

A Napoli una stanza singola si può avere a 337 euro al mese con un aumento sul 2021 dell’1,3%. Caso emblematico è quello di Catanzaro dove gli universitari possono avere una camera in affitto a 237 euro al mese con una riduzione rispetto al 2021 del 10,37%.

Sulla stessa linea è anche Pescara dove è possibile avere una stanza a 219 euro al mese con una riduzione del prezzo rispetto al 2021 del 19%. Prezzo quasi invariato per Latina dove è possibile avere una stanza a 287 euro al mese.

Super Irpef: quali comuni rischiano un aumento dell’addizionale comunale?

Il decreto Aiuti 2022 non prevede solo aiuti per i cittadini, ma nascoste nelle maglie della manovra c’è anche qualche brutta sorpresa cioè la Super Irpef per i Comuni in difficoltà, o meglio, in stress finanziario.

Super Irpef e stress finanziario: i criteri per determinare se un Comune e in difficoltà

I Comuni sono gli enti di prossimità dei cittadini, sono impegnati costantemente nel fornire servizi e supporto, allo stesso tempo sono spesso in difficoltà anche perché i trasferimenti dallo Stato sono stati ridisegnati, ci sono zone d’Italia in cui le entrate proprie sono ridotte e le spese aumentano anche a causa della pandemia che ha costretto il welfare comunale a salti mortali. Proprio per questo il decreto Aiuti 2022 all’articolo 43 prevede la Super Irpef a carico di Comuni in difficoltà economiche.

Possono aumentare l’aliquota dell’addizionale Irpef comunale i capoluoghi di provincia che si trovano in una situazione di stress finanziario. Sono due i criteri adottabili per determinare lo stress finanziario: in primo luogo un Comune si ritiene in difficoltà se il debito pubblico pro-capite è superiore a 1.000 euro.

In secondo luogo sono definiti comuni in situazione di stress finanziario quelli che hanno un disavanzo di gestione superiore a 500 euro per abitante.

Quali sono i Comuni in situazione di stress finanziario i cui cittadini rischiano la Super Irpef?

Ad oggi si trovano in situazione di stress finanziario circa 23 capoluoghi di provincia. Si tratta di 5 Comuni in cui il debito pubblico pro-capite è superiore a 1000 euro: Milano, Genova, Firenze, Catania e Venezia. I comuni con disavanzo per abitante superiore a 500 euro sono invece 18 e si tratta di Napoli, Avellino, Salerno, Reggio Calabria, Catanzaro, Palermo, Agrigento, Frosinone, Chieti, Potenza, Rieti, Lecce, Brindisi, Vibo Valentia, Torino, Andria, Alessandria e Nuoro.

I comuni visti, secondo la disciplina che si sta profilando, potranno chiedere di accedere a un piano di recupero attraverso un accordo con il Governo. Per i cittadini si profila una Super Irpef e cioè l’aumento dell’aliquota dell’addizionale comunale fino all’8 x mille, mentre i comuni dovranno redigere e portare a termine un piano di risanamento. Il risanamento potrà essere attuato attraverso un aumento degli affitti, una riduzione del personale dirigenziale, tagli alle spese istituzionali e vendita del patrimonio.

Questa misura è simile a quelle straordinarie già previste per il rientro dal disastro economico di Roma Capitale, Napoli e Reggio Calabria. Naturalmente per i cittadini di questi Comuni la prospettiva non è allettante, soprattutto per le fasce più deboli di alcune città del Sud dove il reddito pro-capite è ai limiti della sopravvivenza.

Previsioni mercato immobiliare 2022: aumenti dei prezzi al Nord e Centro

La casa di proprietà è il sogno di ogni italiano e con tassi di interesse che sono rimasti bassi per molto tempo e prezzi al ribasso per il settore edile, gli anni passati sicuramente hanno assicurato buone occasioni. Cosa ci aspetta invece nel mercato immobiliare 2022?

Le città in cui i prezzi nel mercato immobiliare 2022 aumenteranno

Dai dati raccolti da Immobiliare.it emerge che nel 2022 comprare casa costerà di più praticamente in quasi tutta Italia, anche se ovviamente ci saranno oscillazioni di prezzo diverse in base alle varie zone. Le città dove nel mercato immobiliare 2022 si aspettano aumenti più vistosi per metro quadro sono Torino, Milano e Bari, ma la città dove il prezzo al metro quadro è più alto, e resterà più alto anche nel 2022, è Milano. Proprio qui nel 2021 il costo al metro quadro era di 4.900 euro, mentre per il 2022 il prezzo atteso sarà 5.107 euro con un incremento del 4,2%. L’andamento del prezzo è determinato anche dal fatto che vi sono palazzi in cui il prezzo di un appartamento è anche di 4 milioni di euro, come nel Bosco Verticale progettato da Boeri.

A Torino il prezzo al metro nel 2021 era di 1.893 euro, mentre per il 2022 ci si attende una media di 1.994 euro a metro con un aumento in punti percentuale del 5,3%.

A Roma i prezzi saranno quasi identici al 2021, ma di fatto il costo non è basso, infatti nel 2021 comprare casa a Roma costava in media 3.256 euro a metro, mentre nel 2022 costerà 3.265 euro con un aumento dello 0,3%. Leggermente meno cara di Roma è Bologna dove il prezzo nel 2021 era 3.089 euro mentre nel 2022 sarà 3.126 euro.

Le città in cui i prezzi nel mercato immobiliare 2022 diminuiranno

Non solo aumenti, deve essere registrato che per il 2022 si attendono riduzioni di prezzo, le stesse sono concentrate soprattutto al Sud. Tra le città più economiche ci sono quelle della Sicilia, ad esempio comprare casa a Catania nel 2021 costava 1.229 euro, mentre nel 2022 costerà 1.170 euro con una riduzione del 4,8% del prezzo.

Palermo è poco più cara, ma anche in questo caso l’andamento dei prezzi è negativo, infatti comprare casa nel 2021 costava 1.295 euro e si attende un prezzo medio di 1.254 euro. La Regione attualmente meno cara è la Calabria con solo 924 euro al metro quadrato è possibile comprare casa.

I prezzi visti sono medi, ma occorre sottolineare che in base all’ubicazione, ad esempio scegliendo la periferia, in base alla tipologia di abitazione ci possono essere delle oscillazioni di prezzo anche importanti e naturalmente si può risparmiare. Scegliere i paesini delle varie Regioni porta ulteriori risparmi. L’andamento dei prezzi è determinato da vari fattori e in primo luogo dalla domanda, infatti le città del Sud tendono a spopolarsi, le città universitarie invece sono le più care, inoltre devono essere considerate altre variabili come la mobilità, l’accesso ai servizi, la qualità della vita.

Tassi di interesse sui mutui attesi per il 2022

Ciò che invece è uguale in tutta Italia è il tasso di interesse per i mutui. Oggi la maggior parte delle persone che decide di comprare casa stipula un mutuo, negli anni passati a causa del mercato stagnante, della crisi economica, del costo del denaro mantenuto basso dalla BCE, era possibile stipulare mutui a tasso di interesse davvero basso. Attualmente il Tasso di Interesse Effettivo Globale (TAEG) del mutuo a tasso fisso è poco sopra l’1% (dipende dalla banca a cui ci si rivolge), più basso nel caso in cui si sceglie il tasso variabile.  Naturalmente deve anche essere considerato che per l’acquisto della prima casa sono previste agevolazioni fiscali.

Attualmente l’inflazione è in crescita e di conseguenza dovrebbe esservi un rialzo degli stessi. A mettere un freno a queste paure è in realtà Christine Lagarde che in una nota alla BCE ha fatto sapere che in realtà l’inflazione, se anche è in salita, si assesterà nel 2022, sebbene vi saranno picchi al rialzo, ma di breve periodo, e che proprio per questo è “molto improbabile” un aumento dei tassi di interesse nel 2022. Secondo Lagarde l’accomodamento monetario è ancora necessario affinché l’inflazione si stabilizzi al 2%.

In sintesi, nel 2022 potrebbe ancora essere conveniente comprare casa, stando naturalmente attenti a tutte le variabili.

Sicurezza sul lavoro: in aumento le imprese del settore

Le imprese che operano nel settore della sicurezza sul lavoro sono aumentate, negli ultimi cinque anni a Milano, addirittura del 38%, come ha confermato la stessa Camera di commercio, precisando che si tratta soprattutto di attività di consulenza e fabbricazione di attrezzature.

Considerando il settore, è in Lombardia che si concentra il maggior numero di imprese, anche confrontandole a livello nazionale.
La crescita dal punto di vista regionale è del 7% rispetto al 2016 e del 34% in cinque anni, cifre più elevate rispetto ai dati nazionali rispettivamente del 6 e del 32%.
Queste percentuali in crescita hanno portato le imprese del settore a quota 978, su un totale nazionale di 3.948.

Gli addetti che operano nel settore in Lombardia sono più di 3mila, mentre in tutta Italia sono 13mila. Nella sola regione le imprese che si occupano di sicurezza sul lavoro fatturano 355 milioni all’anno, metà per la fabbricazione di attrezzature e metà per la consulenza, su un totale nazionale che arriva quasi a un miliardo.

Le imprese presenti a Milano sono ad oggi 364, seguita da Brescia con 156 e circa 400 addetti (+6,8% e +45,8%), Bergamo (97 e circa 700 addetti, +6,6%, +33%), Monza (86 e 133 addetti, +6%, +54%), Varese (61 e 108 addetti, +9%), Pavia (47 imprese e 74 addetti), Como (40 e 122), Cremona, Mantova e Lecco con circa 30 imprese (237, 132 e 85 addetti), Lodi con 19 e Sondrio con 13 imprese (37 e 70 addetti).
In Italia le prime per imprese sono: Milano con 364 (+11% in un anno e +38% in cinque), Roma (347, +9%, +54%), Torino (201, +5%, +19,6%), Brescia (156, + 6,8%, + 45,8%), Napoli (101, +16,1%, +62,9%), Bari (98, +6,5%, +27,3%) e Bergamo con 97 (+6,6%, +33%)

Vera MORETTI

In Lombardia il primato delle imprese dedicate al Natale

Natale significa famiglia, tradizioni e immancabilmente corsa ai regali.
Per questo motivo, in questo periodo dell’anno aumentano enormemente le opportunità di lavoro, anche se temporanee, che siano a tema natalizio.
Questo perché anche le imprese legate al Natale sono in continuo aumento, a cominciare dalla Lombardia, dove se ne contano addirittura 66 mila, con 327 mila addetti e 1,5 miliardi di business per il solo mese di dicembre.

I settori sono molteplici, e vanno dalle imprese dolciarie a quelle che producono giocattoli, senza dimenticare le agenzie di viaggio e i ristoranti. Il Natale è un motore d’affari davvero efficiente e ben rodato, e in Lombardia ancora i più, poiché pesano del 14% su tutte le imprese italiane operative nel settore, con una crescita dell’1% sia a livello regionale sia a livello nazionale.

I dati della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi confermano questo andamento e, in particolare, vanno molto bene soprattutto ristoranti e bar, con 25 mila imprese in Lombardia e 181 mila e 150 mila in tutta Italia.
Poi arrivano gli alberghi, che sono 2.400 presenti in Lombardia e 27 mila in Italia, i fioristi, le profumerie, le erboristerie e i gioiellieri, ognuno dei quali conta circa 2 mila imprese in Lombardia e 15 mila in Italia.

Tra le città lombarde più attive, c’è ovviamente Milano in pole position, con oltre 23 mila imprese e 163 mila addetti, Brescia con 9 mila imprese e 39 mila addetti, Bergamo con 7 mila imprese e 29 mila addetti, Varese con 5 mila imprese e 20 mila addetti, Monza e Brianza con oltre 4 mila imprese e 15 mila addetti. Lodi ha circa mille imprese e 4 mila addetti.
Per business mensile a Milano con un miliardo seguono Bergamo e Brescia, entrambe, con quasi cento milioni.

Vera MORETTI

Turismo dello shopping: l’Italia in pole position

I turisti stranieri amano l’Italia e, ogni anno, vengono a visitare le principali città d’arte in un milione e mezzo, ma non solo per ammirarne le bellezze artistiche, poiché una delle motivazioni che li portano nel Belpaese è lo shopping.

Per questo motivo, città come Firenze, Milano, Roma, Torino e Venezia sono letteralmente prese d’assalto, in particolare per i negozi di abbigliamento (60%), pelletteria (17,3%) e cosmetica e profumeria (3,6%).

Si tratta di dati emersi dalla nuova edizione di Shopping Tourism Italian Monitor, rapporto di ricerca curato da Risposte Turismo presentato a Roma in occasione di Shopping Tourism, evento tenutosi presso la sede di Confcommercio, in cui si è discusso sul trend attuale che sta portando l’Italia ai vertici del turismo dello shopping.

Ad inaugurare l’evento è stato Renato Borghi, vice presidente di Confcommercio, il quale ha voluto sottolineare che “il turismo produce l’11% Pil, dà lavoro a due milioni di persone e assicurerà insieme ai servizi il surplus di crescita per il nostro Paese. Il 50% delle spese extra dei turisti va allo shopping, ciò che assicura un legame forte con il commercio. E l’Italia da questo punto di vista è un unicum, perché coniuga pluralismo distributivo – dagli outlet ai negozi multibrand alle botteghe artigiane – e bellezza del territorio”.

Ha poi parlato Luca Patanè, presidente di Confturismo, il quale ha aggiunto: “Lo shopping è sempre stato uno dei grandi motori del turismo, spesso non evidenziato: va tirato fuori evidenziando la sua grande forza propulsiva per il settore. Nel turismo ci sono territori sconfinati, oggi ciò che ci manca è più internazionalizzazione, dobbiamo crescere come presenza all’estero anche per aumentare l’interesse per il nostro Made in Italy. E spingere forte anche sul digitale, che può assicurare un futuro a molti di noi”.

Il turismo dello shopping vede, tra le città italiane, Milano in testa, con la quota maggiore di turisti attratti dagli acquisti (15,4%), seguita da Firenze (6%) e Roma (3,8%). Staccate Venezia (1,4%) e Torino (1,1%). La loro spesa media giornaliera sostenuta è risultata pari a 121 euro a Milano, 77,80 euro a Roma e 45,15 euro a Firenze.

Milano rimane la prima anche per viaggi per shopping su scala mondiale, tanto da aver ricevuto il maggior numero di citazioni (20,3%) tra le oltre 6.000 raccolte, seguita da New York (17,4%), Parigi (16%) e Londra (14,2%).

A dare una forte spinta al capoluogo lombardo sono sicuramente le vie dello shopping, con via Montenapoleone in testa, che fa da traino anche al quadrilatero della moda, ma, considerando l’Italia in generale, sicuramente una buona spinta è data anche dai 25 outlet village ormai presenti in Italia, che stanno diventando sempre più numerosi, conosciuti e frequentati.

Tra tutti i turisti che arrivano in Italia, anche quelli che non hanno nello shopping il principale motivo del viaggio, una volta arrivati non possono fare a meno di spendere. La media è di 28 euro a testa, che sale a 55,7 a Milano, 30,1 a Firenze, 21,9 a Venezia, 18,4 a Torino e 16,8 a Roma.
Facendo una stima della spesa annuale, potrebbe aggirarsi attorno a 1,6 miliardi, e tra questi 610 milioni di euro a Milano, 422 milioni di euro a Roma, 281 milioni di euro a Firenze, 230 milioni di euro a Venezia e 67 milioni di euro a Torino.

Vera MORETTI

Appuntamento a Milano con Host, salone dell’ospitalità

Da domani, venerdì 20 ottobre, fino a martedì 24, Fiera Milano ospiterà, ed è proprio il caso di dirlo, HostMilano 2017, il salone internazionale dell’ospitalità e della ristorazione, ormai leader mondiale del settore.

All’interno del polo espositivo saranno presenti ben 2.165 aziende di 52 Paesi, il 7,7% in più rispetto allo scorso anno, con gli espositori italiani a quota 1.322, (+4,4%) e quelli esteri 843 (+13,4%), per un’edizione dei 40 anni da record.

Per l’occasione, e per intendere l’importanza dell’evento, arriveranno a Milano 1500 top buyer selezionati pronienti da Europa (10%), Mediterraneo e Sudafrica (7%), Medio Oriente (15%), Nord America (23%), Centro e Sud America (8%), Russia (18%), Asia e Oceania (19%).

A conferma di ciò, anche i dati percentuali: la produzione del settore, con macchinari, apparecchiature e accessori per la ristorazione, la panetteria, la pasticceria e la gelateria in Italia è stimata in quasi 4 miliardi di euro, in crescita costante dal 2014 del +1,9% annuo e il 66% è destinato all’export.
Questi numeri fanno dell’Italia, valore che fa il terzo esportatore mondiale, con una quota del 7,2% nel 2016, inferiore soltanto a Cina (39,3%) e Germania (7,8%).

I macchinari prodotti in Italia piacciono molto e raccolgono sempre più consensi, a cominciare dalla Francia (437 milioni di euro, quota del 19,7%), Germania (361 milioni, 10%), Regno Unito (189 milioni, 9,3%), Spagna (162 milioni, 6,7%), Usa (153 milioni, 2,1%).

Fabrizio Curci, amministratore delegato e direttore generale di Fiera Milano Spa, ha commentato:
HostMilano è una buona sintesi di ciò che questo Paese sa fare quando si parla di eccellenze. Il settore ha numeri impressionanti che confermano la capacità delle nostre imprese di competere e innovare sul piano industriale e la fiera riflette lo stato dell’economia del Paese. Con il suo 40% di espositori esteri conferma che l’attrattività della manifestazione si deve alle sue specificità, che ne hanno fatto un riferimento mondiale. Proprio il tasso di internazionalizzazione in continuo aumento dimostra quanto HostMilano abbia saputo evolversi da fiera di prodotto a momento di incontro e confronto, dove si presentano in anteprima mondiale l’innovazione tecnologica, i nuovi format e le nuove tendenze di consumo. Una leadership che Fiera Milano ha saputo conquistarsi sul campo grazie a competenza, innovatività, impegno e un costante dialogo con tutti gli attori delle filiere, italiani ed esteri. Ed è la dimostrazione della sua importanza come piattaforma espositiva di supporto alle imprese e al sistema produttivo italiano, in particolare alle Pmi perché fornisce strumenti importanti per aiutarle nel processo di internazionalizzazione”.

Ivan Scalfarotto, sottosegretario allo sviluppo economico, ha aggiunto: “Siamo un Paese di successo e dovremmo iniziare a rendercene conto: il made in Italy ha aumentato la propria penetrazione del 26% in Cina, del 20% in Russia, del 16% nei paesi del Mercosur, del 14% in Turchia. Siamo il nono Paese al mondo per export, il sesto con la miglior bilancia commerciale. C’è rispetto e ammirazione per i nostri prodotti e per le nostre imprese: dal food alla moda, dalle scarpe al design e alla meccanica. Questo grazie al piano straordinario lanciato dal governo per il made in Italy, con il quale abbiamo quintuplicato i soldi a disposizione per la promozione”.

Ha poi concluso Michele Scannavini, presidente dell’Ice: “HostMilano è una manifestazione importante soprattutto perché parla della nostra tecnologia, settore in cui l’Italia non è particolarmente conosciuta nei mercati lontani, nonostante abbiamo grandi competenze e capacità di espressioni di tecnologie che sono all’avanguardia in tantissimi settori. Per questo abbiamo deciso, anche con il governo, di rinforzare le attività per far conoscere la tecnologia italiana: Host è una manifestazione perfetta per questo scopo”.

Tra le novità previste da Host edizione 2017 c’è The Experience Gallery, che unisce i padiglioni 10 e 14 dove gelato, pasticceria e caffè la fanno da padroni, e che simbolicamente accoglie i visitatori in un ambiente elegante ed accogliente, come anche i prodotti proposti sanno essere, a cominciare dal caffè, che da sempre rappresenta un invito alla convivialità.

Ovviamente, ci sono tanti eventi in programma, con 500 appuntamenti in calendario, a cominciare da workshop e seminari, ma anche degustazioni e show-cooking.

Vera MORETTI

Sangalli presidente della nuova Camera di Commercio Metropolitana

E’ stata festeggiata la nascita dell’ente camerale più grande d’Italia, che ha visto la luce con la riunione del primo Consiglio, alla quale erano presenti 33 consiglieri e il suo futuro presidente.

Si tratta della Camera di Commercio Metropolitana che riunisce in sé le tre Camere di Milano, Monza Brianza e Lodi, e della quale è stato eletto, all’unanimità, Carlo Sangalli, che rimarrà in carica per i prossimi cinque anni.

Queste le sue parole: “La nascita di questa nuova significa più efficienza e semplificazione per mezzo milione di imprese. Ma non è solo la somma algebrica di tre Camere di commercio, è la realizzazione di un progetto complesso di ampia visione. In concreto: maggiore ascolto del mondo imprenditoriale e nuove azioni pubblico-privato per vincere le sfide globali e locali”.

L’ente appena costituito è il più grande per numero di imprese, ben 465.957 registrate a giugno 2017, che impiegano oltre 2 milioni di addetti e generano un fatturato complessivo che sfiora i 576 miliardi.

Al primo Consiglio era presente Roberto Maroni, governatore della Lombardia, entusiasta dell’elezione di Sangalli, che già è presidente di Confcommercio Milano-Lodi, Monza e Brianza, oltre che presidente di Confcommercio nazionale.

Tra le prime sfide che Sangalli si è posto c’è quella di portare l’Agenzia europea del farmaco a Milano, riguardo alla quale ha dichiarato: “Quella per l’Ema è una sfida importante, che avrà delle importanti ricadute sulle nostre imprese, in termini non soltanto economici ma anche di attrattività. Per questo noi saremo alleati significativi”.

A congratularsi con lui, anche Beppe Sala, sindaco di Milano, il quale ha scritto su Twitter: “Congratulazioni e buon lavoro a Carlo Sangalli, eletto all’unanimità Presidente della Camera di Commercio di Milano, Monza e Brianza e Lodi”.

Vera MORETTI