Decreto interministeriale per prorogare taglio accise carburanti: che succede?

I ministeri dell’Economia e della Transizione Ecologica hanno diramato un comunicato con cui si rende noto che attraverso un decreto interministeriale si è provveduto alla proroga al 21 agosto 2022 del taglio delle accise sui carburanti di 30 centesimi. Si tratta di un ultimo atto prima che le Camere siano sciolte?

Prorogato al 21 agosto il taglio delle accise sui carburanti: perché non c’è il decreto legge?

Sicuramente si tratta di una buona notizia, ma potrebbe nascondere altro.  Attualmente il taglio delle accise sui carburanti è in vigore fino al giorno 2 agosto attraverso il decreto Aiuti. Le previsioni dicevano che una proroga del taglio ulteriore e a copertura del periodo in cui gli italiani si spostano di più per le ferie, a cavallo di Ferragosto, sarebbe arrivato con il decreto Luglio che dovrebbe in teoria arrivare a giorni e i cui contenuti sono già stati in parte anticipati. Naturalmente tutto si gioca nella giornata di domani, quando Draghi dovrà fare comunicazioni alle Camere, partendo dal Senato, in merito alle dimissioni presentate al Presidente della Repubblica e da questi rigettate.

Appello a Draghi per le dimissioni

A chiedere un ripensamento a Draghi sono in molti, dai vertici europei al Presidente degli Stati Uniti d’America, passando per circa 1000 sindaci che hanno presentato una lettera per chiedere all’attuale Presidente del Consiglio di non dimettersi.

Draghi aveva però annunciato che senza l’appoggio del M5S si sarebbe dimesso e che le dimissioni sarebbero state irrevocabili, il mancato voto della fiducia alla conversione del decreto Aiuti, ha fatto traboccare il vaso.

Questo vuol dire che domani, mercoledì 20 luglio 2022, pur potendo godere di un’ampia maggioranza, non è detto che Draghi decida di continuare a guidare il Paese. D’altro canto Enrico Letta, segretario del Pd, ha dichiarato che senza Draghi si va al voto, cioè che il Pd non ha intenzione di votare la fiducia a un Governo non diretto dall’attuale Presidente del Consiglio. È comunque difficile immaginare una larga maggioranza di partiti così etorogenei intorno a un’altra figura (tecnica o politica).

Questo vorrebbe dire ritornare alle urne, nell’attesa del voto e della formazione di un nuovo Governo, l’attuale composizione dovrebbe gestire l’ordinaria amministrazione che però non può comprendere, secondo molti, il taglio delle accise e altri provvedimenti importanti.

Cosa nasconde la proroga del taglio delle accise con decreto interministeriale?

Ecco perché la fretta di prorogare il taglio delle accise fino al 21 agosto 2022 non con un decreto legge, ma con un decreto interministeriale potrebbe essere indice di una reale intenzione di Mario Draghi di confermare le sue dimissioni e quindi il ritorno al voto. Secondo la prevalente tesi dei costituzionalisti, una volta sciolte le Camere, non sussistendo più il rapporto di fiducia, il Governo dovrebbe limitarsi alla sola gestione delle urgenze che siano realmente tali. Non rientrerebbe una proroga del taglio delle accise perché di fatto il prezzo alle stelle dei carburanti è cosa nota da mesi e infatti si è proceduto fino ad ora con proroghe dei tagli con gestione dell’extragettito fiscale.

Gli scenari che potrebbero aprirsi domani sono numerosi, infatti c’è chi sostiene, come il costituzionalista Marco Olivetti, docente alla Lumsa che potrebbe verificarsi il più probabile è che il Presidente Mattarella possa sciogliere le Camere ( che dovrebbero comunque gestire l’ordinaria amministrazione) e in attesa del voto resti in carica Mario Draghi come Presidente del Consiglio, naturalmente a Camere sciolte i poteri sarebbero pochi.

Leggi anche: Draghi in Algeria: non solo gas. Ecco tutti i punti dello storico accordo 

Lavoratori autonomi: c’è il decreto attuativo per il bonus 200 euro?

I lavoratori autonomi, partite Iva, professionisti iscritti alle casse previdenziali sono in allarme: perché non è stato emanato il decreto attuativo per il bonus una tantum di 200 euro che i lavoratori dipendenti e i pensionati avranno a luglio?

Bonus una tantum di 200 euro per il contrasto al caro vita: a chi spetta?

Il decreto aiuti 2022 del 2 maggio, entrato in vigore il 17 maggio 2022, prevedeva un bonus una tantum di 200 euro in favore di pensionati, lavoratori dipendenti, percettori di reddito di cittadinanza, di disoccupazione agricola, NASpI, Dis-coll e lavoratori autonomi, insomma una vasta platea, differenziata per le modalità di erogazione.

L’erogazione è infatti automatica per i percettori di reddito di cittadinanza e altre misure erogate dall’INPS, ad esempio NASpI ed è automatica per i dipendenti pubblici.  Questi soggetti potranno riceverla nel mese di luglio insieme a stipendi e indennità varie. Mentre per le altre categorie ci sono piccole complicazioni.

La prima è la necessità per i lavoratori dipendenti del settore privato di produrre un’autocertificazione circa il possesso dei requisiti, cioè un reddito annuo inferiore a 35.000 euro e aver goduto dell’assunzione con sgravio contributivo. L’Inps non ha però pubblicato il modello di autocertificazione e di conseguenza ci hanno pensato commercialisti e consulenti del lavoro.

Per avere maggiori informazioni e scaricare il modulo leggi l’articolo: Bonus 200 euro: lavoratori dipendenti devono presentare l’autodichiarazione?

Resta però ancora un nodo da sciogliere e cioè come, e soprattutto quando, percepiranno il bonus di 200 euro i lavoratori autonomi? Ecco cosa sta succedendo.

Che fine ha fatto il decreto attuativo per il bonus una tantum di 200 euro ai lavoratori autonomi?

Per i lavoratori autonomi la normativa prevedeva la necessità di un decreto attuativo di concerto tra Ministero del Lavoro  e il Ministero dell’Economia attraverso il quale il Governo avrebbe indicato le modalità per poter usufruire del bonus di 200 euro nato per aiutare le famiglie a far fronte alle conseguenze dell’inflazione.

Il decreto attuativo doveva essere emanato entro 30 giorni, il termine è però scaduto il 17 giugno e oggi, 22 giugno, purtroppo ancora non ci sono notizie. Il termine è evidentemente slittato e di conseguenza sono numerosi i lavoratori che con molta probabilità non riceveranno il bonus nel periodo estivo con il rischio che slitti all’autunno, a condizione che vi sia la conferma dello stesso. In realtà nel decreto aiuti erano previsti 43 decreti attuativi e di questi solo 11 sono stati emanati.

Il bonus di 200 euro per i titolari di partita Iva era contemplato nell’articolo 33 del decreto Aiuti 2022 e prevedeva lo stanziamento di un fondo da ripartire tra i lavoratori autonomi e professionisti iscritti a una gestione previdenziale INPS. Già da questa prima indicazione si evince che in realtà non è detto che alle partita Iva sarà riconosciuto un bonus di 200 euro, potrebbe anche essere inferiore e in base alle domande pervenute probabilmente si addiverrà alla ripartizione del fondo. Sono tutte ipotesi, perché in realtà fino a quando il decreto attuativo non c’è, non vi è alcuna sicurezza del fatto che gli autonomi possano avere il Bonus.

Il fondo da stanziare dovrebbe avere un ammontare di 500 milioni di euro.

Delusione tra i precari della scuola

Tra i delusi vi sono anche i precari della scuola con contratto in scadenza il 30 giugno, infatti per loro attualmente non si prevede il bonus di 200 euro, sebbene il M5S abbia presentato un emendamento per estendere a loro tale aiuto.

Per maggiori informazioni leggi anche: Precari scuola: arriva l’emendamento per estendere il bonus di 200 euro

Nessun problema per i precari della scuola con contratto in scadenza ad agosto.

Esenzioni Imu 2022: anziani e disabili ricoverati e pensionati residenti all’estero

Scade il 16 giugno il primo acconto Imu 2022, sebbene in misura ridotta rispetto all’anno 2021, in piena emergenza pandemica, anche per il 2022 vi sono delle esenzioni. Tra queste la più importante riguarda anziani ricoverati in strutture e disabili che si trovano in centri di cura e, infine, pensionati residenti all’estero. Vediamo in quali casi spetta tale esenzione.

Esenzioni Imu 2022 per anziani e disabili ricoverate in strutture di lunga degenza

L’esenzione Imu 2022 per anziani e disabili si applica nel caso in cui il proprietario dell’immobile sia un anziano ricoverato in via permanente in una casa di riposo o che si trovi in una struttura di lunga degenza.

Affinché tale agevolazione sia riconosciuta è altresì necessario che l’immobile per il quale si richiede l’agevolazione non sia in locazione in favore di terzi, in questi casi infatti l’immobile produce un reddito e di conseguenza è comunque necessario versare la prima rata e il successivo importo a conguaglio o seconda rata.

Non bastano però questi requisiti, infatti è anche necessario che l’immobile sia dal Comune in cui è ubicato parificato all’abitazione principale. Per conoscere se il proprio comune ha deliberato in merito è necessario consultare il sito dello stesso, oppure il sito del Ministero dell’Economia. Si può fare affidamento sulla mappa presente sul sito del Ministero 

Basterà inserire il nome del comune nella barra centrale per avere le corrette indicazioni circa l’esenzione dall’Imu.

Esenzioni Imu 2022 per pensionati residenti all’estero: requisiti

Questi non sono gli unici casi di anziani che sono esonerati dal versamento dell’Imu 2022, infatti tra coloro che possono godere di agevolazioni vi sono anche i pensionati residenti all’estero titolari di pensione maturata in regime di doppia convenzione internazionale. In questo caso siamo però di fronte a esoneri parziali.

In merito c’è una novità rispetto all’anno scorso, infatti l’esenzione viene potenziata. Nel 2021 l’esenzione Imu era al 50%, ora invece la percentuale da versare è al 37,5% e di conseguenza la quota esente è al 62,5%. Affinché i pensionati residenti all’estero possano godere di questa agevolazione è condizione necessaria che l’immobile non sia stato concesso in locazione o in comodato d’uso. Inoltre il proprietario deve essere titolare in Italia della proprietà di un solo immobile.

Le novità in merito all’Imu 2022 non sono solo queste, infatti vi sono agevolazioni anche per le imprese impegante nel settore turismo.

Per maggiori informazioni leggi l’articolo: Credito di imposta Imu 2022 per imprese del turismo: chi può usarlo?

Infine, a causa dell’emergenza Covid sono ancora esonerati dal versamento IMU i titolari di immobili in categoria catastale D/3 quindi luoghi adibiti a spettacoli. In questo caso la condizione necessaria è che il titolare dell’immobile e il titolare dell’attività coincidano.

Nuovi aumenti prezzi carburanti, c’è attesa per un nuovo taglio accise

Non accennano a fermarsi gli aumenti prezzi carburanti con nuovi record nonostante il taglio delle accise. La guerra in Ucraina ha ormai superato i 100 giorni, chi credeva in una breve soluzione del problema deve purtroppo ricredersi e a pagarne le conseguenze sono tutti, anche i cittadini italiani che si ritrovano la benzina nuovamente oltre i due euro al litro, questo nonostante ci sia il taglio delle accise ormai in vigore da molti mesi e prorogato fino al giorno 8 luglio 2022.

Benzina e diesel: quanto costano a giugno 2022?

Mai come in questo periodo gli italiani vorrebbero ritornare in smart working, infatti proprio il lavoro da casa aveva contribuito a una discesa del prezzo durante il periodo del Covid, ma sembra che ora nulla riesca a far fermare almeno la corsa dei prezzi.

Chi ha fatto il pieno in questi giorni, soprattutto chi si è allontanato da casa per qualche giorno di relax approfittando del ponte per 2 giugno, sicuramente lo avrà notato, il prezzo della benzina ha superato 1,91 euro al litro al self service, al servito è oltre i due euro. C’è qualche distributore in cui il prezzo è schizzato oltre i due euro anche in modalità self.

Non va meglio per il prezzo del diesel che al self costa in media 1,83 euro. Secondo i calcoli di Federconsumatori una famiglia che nell’arco di un mese fa due pieni di carburante spende in media oltre 260 euro in più all’anno. Purtroppo l’aumento del costo dei carburanti si ripercuote anche su molti altri prodotti di largo consumo e in particolare sugli alimentari, sia perché attualmente il trasporto su gomma è il più utilizzato, sia perché la produzione ha costi maggiori proprio a causa dell’aumento del costo dell’energia, questo implica che tutti i prezzi sono in salita.

La corsa dei prezzi è in parte mitigata dal credito di imposta riconosciuto per agricoltori e imprese del settore pesca che possono utilizzare  in compensazione il 20% di quanto speso in carburanti, ora grazie al codice tributo reso noto dall’Agenzia delle Entrate la misura è diventata operativa e consente anche di contenere il costo di frutta, verdura e pescato al banco.

Per saperne di più leggi: Bonus carburanti per agricoltura e pesca, arrivato codice per compensazione

Nonostante le varie misure adottate, si stima un’attuale inflazione all’8% e probabilmente non accenna a diminuire.

Proroga del taglio accise sui prezzi carburanti quasi certa, aumenterà anche l’importo?

Buone notizie per gli italiani potrebbero arrivare dal Governo, infatti è quasi certa la proroga del taglio delle accise sui carburanti oltre il giorno 8 luglio 2022 (scadenza prevista per il taglio delle accise attualmente in vigore). Non è però esclusa qualche ulteriore buona notizia, infatti è possibile che ci sia un incremento del taglio e questo perché l’aumento del prezzo dei carburanti porta un gettito extra-iva e lo stesso potrebbe essere utilizzato per calmierare almeno in parte il costo alla distribuzione. A dare conferma che non si tratta solo di voci di corridoio è Maria Cecilia Guerra, Sottosegretario al Ministero dell’Economia.  Non ci sono invece particolari novità sul fronte del controlli dei prezzi che era stato più volte annunciato.

Non resta che attendere.

Cashback fiscale: la nuova proposta nella Riforma Fiscale

La riforma fiscale sta mettendo a dura prova il Governo e dopo le difficoltà generate dalla riforma del catasto e dall’innalzamento della soglia per il regime forfettario a 100.000 euro,  nuovi problemi, soprattutto tecnici, potrebbero arrivare con la proposta di introdurre il cashback fiscale proposto in due distinti emendamenti.

Il nuovo cashback fiscale

Il cashback è stato utilizzato nel periodo della pandemia e ha portato alla restituzione di piccoli importi direttamente nel conto del contribuente. L’obiettivo era stimolare gli acquisti tramite strumenti di pagamento elettronici. Il cashback fiscale ha una struttura simile ed è contenuto in due emendamenti presentati alla legge di delega di riforma fiscale. Attualmente il Ministero dell’Economia ha dato il via libera alla proposta del M5S, presentata da Vita Martinciglio, capogruppo M5S alla Camera e ha sciolto sul punto le riserve. Questo vuol dire che in realtà si potrebbe essere davvero vicini a questa importante riforma.

L’emendamento presentato prevede il graduale superamento del sistema di applicazione delle detrazioni ex articolo 15 del TUIR (spese sanitarie, interessi passivi, spese di intermediazione, spese scolastiche e universitarie…) attraverso una procedura che consenta di avere benefici nel breve periodo. L’obiettivo è arrivare a una detrazione diretta attraverso l’uso di piattaforme digitali, senza però maggiori oneri per lo Stato e senza squilibrio delle finanze pubbliche.

Ipotesi di cashback fiscale per avvalersi delle detrazioni

Naturalmente negli emendamenti non sono ancora previsti i dettagli tecnici, che in caso di approvazione sarebbero demandati al ministero competente e poi all’Agenzia delle Entrate. Il meccanismo per sommi capi è però delineato. Come abbiamo visto in diverse guide, che per comodità metteremo al termine dell’articolo, ci sono spese che permettono di ottenere delle detrazioni fiscali. Queste possono essere fatte valere al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi e consentono di avere un rimborso di Irpef o comunque di versare minori imposte. Ad esempio per le spese mediche e sanitarie è prevista una detrazione del 19% delle somme spese con franchigia di 129,11 euro.

Gli emendamenti alla legge di delega alla Riforma Fiscale prevedono invece il cashback, cioè la possibilità di ottenere le somme corrispondenti alla detrazione fiscale subito con somme accreditate direttamente in conto. Per poter avere questo vantaggio è però necessario pagare con strumenti tracciabili, cioè carta di debito, prepagate. Si tratta di un provvedimento che vuole stimolare le persone ad usare strumenti di pagamento tracciabili e quindi anche a ridurre l’evasione fiscale attraverso un immediato vantaggio per il contribuente.

Difficoltà tecniche nell’applicazione del cashback fiscale

Poche informazioni sono disponibili, il cashback fiscale dovrebbe prevedere che sia il contribuente al momento del pagamento a comunicare al venditore o prestatore del servizio di volersi avvalere del cashback fiscale e non della detrazione. A quel punto il venditore dovrebbe attuare la procedura, che dovrà essere prevista nei decreti attuativi, per poter dare seguito a questa scelta. L’auspicio è che questo non si trasformi in oneri eccessivi per le imprese.

Naturalmente l’emendamento sembra allettante, ma non manca chi sottolinea le possibili difficoltà dal punto di vista tecnico. Ad esempio per coloro che sono incapienti, cioè nel caso in cui le detrazioni ipoteticamente spettanti siano maggiori rispetto all’effettiva Irpef di spettanza del contribuente. In questo caso infatti vi potrebbe essere un problema per il bilancio dello Stato che si ritroverebbe ingenti perdite. Inoltre dovrebbe essere il contribuente anche a dichiarare di aver già superato la franchigia prevista. Deve però essere sottolineato che l’ipotesi di riforma fiscale a cui si sta lavorando dovrebbe operare in modo complessivo sulle detrazioni e di conseguenza potrebbe essere studiato un sistema per ridurre le problematiche che abbiamo ora esposto, ad esempio attraverso una riduzione della percentuale della detrazione e un’eliminazione della franchigia.

Ecco gli approfondimenti anticipati sulle detrazioni

Detrazioni spese sanitarie: cosa succede se l’Irpef è incapiente?

Detrazioni per spese mediche: quali sono e casi particolari

Assegno Unico e detrazioni per spese mediche e sanitarie sono compatibili?

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Fatturazione elettronica, chi la deve fare

Indicata da molti come una delle strade possibili per fare chiarezza nei rapporti tra Pubblica Amministrazione e imprese fornitrici, la fatturazione elettronica è ora una realtà. In questo modo, come detto, dovrebbero diventare più chiari i flussi di fornitura verso la Pa e, forse, potrebbero trarre beneficio anche i tempi di pagamento nei confronti delle imprese private, che nello Stato hanno oggi il loro maggior creditore.

La decorrenza per le nuove modalità di fatturazione elettronica nei confronti della Pubblica Amministrazione era il 6 giugno scorso per ministeri, agenzie fiscali ed enti previdenziali e assistenziali. Per gli altri Enti della Pa l’obbligo sarebbe dovuto decorrere un anno dopo, dal 6 giugno 2015, ma l’art. 25 del D.L. 24 aprile 2014 n. 66 ne ha anticipato l’adempimento di 3 mesi, al 31 marzo 2015.

Secondo quanto riporta la Circolare 1/DF diffusa il 31 marzo 2014 dal ministero dell’Economia e delle Finanze di concerto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, pur esistendo uno specifico divieto di pagamento dei fornitori in assenza di fatturazione elettronica, è tuttavia previsto un periodo transitorio in cui la Pa potrà accettare fatture cartacee. Amministrazioni ed Enti pubblici nei tre mesi successivi alla data di entrata in vigore del nuovo adempimento potranno accettare fatture cartacee emesse antecedentemente a tale data.

Nel documento di prassi è anche spiegato il perché si è scelto di concedere un periodo transitorio alla fatturazione elettronica. Infatti, la trasmissione della fattura in formato cartaceo non può essere istantanea, ragion per cui dal momento della spedizione al momento della ricezione passano spesso diversi giorni. In ogni caso, terminato il trimestre di transizione, le vecchie fatture non saranno più accettate e i fornitori non potranno più essere pagati.

Fatturazione elettronica: norme per le pmi

Il ministero dell’Economia ha messo a disposizione di piccole e medie imprese, dal 3 febbraio scorso, il servizio di supporto alla fatturazione elettronica.

Questo provvedimento è stato preso al fine di agevolare le pmi nell’ottenere i crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni, ma anche per monitorare l’andamento delle operazioni di liquidazione degli arretrati.

Possono usufruire del servizio tutte le pmi abilitate al Mercato elettronico della pubblica amministrazione e che sono fornitrici di enti pubblici.

Per accedervi, le piccole e medie imprese fornitrici della pubblica amministrazione potranno generare, trasmettere e conservare le fatture elettroniche nel formato previsto dal Sistema di interscambio gratuitamente, collegandosi al portale Acquistinretepa.it.

Una volta ottenuto l’accesso, il legale rappresentante dell’azienda dovrà compilare il modulo di adesione al servizio autenticandosi con password e username e accedere al link Fatturazione elettronica – adesione al servizio, presente, all’interno dell’area personale, nella sezione “I servizi”.

Dal 6 giugno 2014, inoltre, Ministeri, Agenzie fiscali ed Enti nazionali di previdenza non potranno più accettare fatture emesse o trasmesse in forma cartacea e la fatturazione elettronica diventerà obbligatoria.

Vera MORETTI

Gettito 2013 in linea con le stime annuali

Il Ministero dell’Economia ha presentato il gettito tributario relativo al periodo gennaio-ottobre 2013, che si è rivelato analogo rispetto all’anno scorso.

Le entrate tributarie erariali registrate nei primi dieci mesi del 2013, infatti, accertate in base al criterio della competenza giuridica, ammontano a 321,734 miliardi (-848 milioni, -0,3% rispetto allo stesso periodo del 2012). Il risultato, dunque, sarebbe assolutamente in linea con le stime annuali del gettito.

Per la precisione, le imposte dirette registrano un aumento complessivo dell’1,7% (+2,836 miliardi) rispetto a primi dieci mesi dell’anno precedente, mentre le imposte indirette fanno segnare un calo del 2,4% (-3,684 miliardi) penalizzate soprattutto dal gettito Iva che risulta in flessione del 3,9% (-3,421 miliardi).

Questo andamento riflette la riduzione del gettito derivante dalla componente relativa agli scambi interni (-0,9%) e del prelievo sulle importazioni (-19,7%) che risentono fortemente dell’andamento del ciclo economico sfavorevole.

Vera MORETTI

Spesometro: in arrivo la proroga?

Per ora, la proroga tanto richiesta dello Spesometro, è stata annunciata solo a favore delle pubbliche amministrazioni, per le quali la procedura è rinviata al 2014.

A causa delle sue difficoltà oggettive, commercialisti e consulenti del lavoro hanno chiesto che per tutti venga slittata la scadenza del 12 o del 21 novembre, quest’ultima per la liquidazione Iva trimestrale.

Le incertezze normative e le difficoltà tecniche, infatti, sono molte, e la compilazione dei modelli non è dotata di istruzioni esaurienti, soprattutto quando si tratta di casi particolari, per i quali è facile incappare in una serie di errori ed incongruenze.
Per non parlare del ritardo con cui è stato reso noto il software relativo, pubblicato dall’Agenzia delle Entrate solo il 25 ottobre, data “troppo vicina per permettere a tutti gli operatori il corretto svolgimento dell’adempimento“.

I commercialisti hanno, a questo proposito, sottolineato che lo Statuto del contribuente obbliga l’Amministrazione a mettere a disposizione gli strumenti per assolvere gli obblighi in tempi utili. Inoltre, non è possibile prevedere adempimenti prima di 60 giorni “dalla entrata in vigore o conoscenza degli strumenti“.
Per questo motivo, si chiede di posticipare la scadenza a 60 giorni a partire dal 25 ottobre, che poi si allungherebbe di ulteriori giorni, data la pausa natalizia.

Ma non si tratta solo di date, perché le incertezze normative ci sono, e molte, che hanno portato a diverse segnalazioni da parte dei professionisti.

Tutto ciò ha portato a fare richiesta al Ministero dell’Economia e alle Entrate di un rinvio dello Spesometro, perché, se ciò non accadesse, si correrebbe il rischio di “fornire dati con un’eccessiva fretta, che rischia di ripercuotersi sulle finalità dell’adempimento, ovvero quello fornire dati utilizzabili dall’amministrazione per i controlli sui contribuenti, ai fini degli accertamenti sintetici“.

Vera MORETTI

Addio Imu e Tares, arriva la Trise

La Legge di Stabilità ha determinato la nascita di una nuova tassa, che assorbirà l’Imu e la Tares.
La nuova tassa sugli immobili si chiamerà Trise e avrà due componenti diverse, chiamate Tari e Tasi.

La prima coprirà il servizio di raccolta dei rifiuti, mentre la seconda avrà il compito di finanziare i servizi indivisibili, come l’illuminazione e la manutenzione delle strade.

Sono chiamati a pagare la Tari coloro che possiedono, occupano e detengono a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani con vincolo di solidarietà tra i componenti del nucleo familiare o tra coloro che usano in comune i locali o le aree stesse.

L’aliquota di base della Tasi è pari all’1 per mille.

Vera MORETTI