Sicurezza sul lavoro, arriva il decreto con condono contributi

Gli incidenti sul lavoro sono una piaga per l’Italia e proprio per questo già nei giorni scorso il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone aveva annunciato l’avvio dei lavori per un decreto legge sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. I fatti di Firenze hanno però portato a un’accelerazione, ecco perché già nei prossimi giorni il provvedimento potrebbe essere in Consiglio dei ministri. Tra le novità annunciate vi è anche il condono per i contributi previdenziali non versati.

Condono per i contributi previdenziali non versati

Il lavoro irregolare aumenta l’incidenza degli incidenti sul luogo di lavoro perché si tratta di veri lavoratori fantasma, non tutelati in caso di incidente e quindi spesso lasciati in condizioni precarie, senza le dovute protezioni individuali e collettive. Al fine di aumentare la sicurezza sul lavoro sono quindi incentivate le regolarizzazioni attraverso la riduzione delle sanzioni applicate. Sia chiaro: la regolarizzazione prevede comunque il pagamento dei contributi, ma il datore di lavoro potrà beneficiare di una riduzione delle sanzioni applicate.

Queste non è l’unica novità che sarà introdotta. L’obiettivo è quello di contrastare il caporalato, contrastare il lavoro sommerso e aumentare la sicurezza.

Minori controlli per le aziende più sicure

Il provvedimento prevede anche la creazione di una lista di conformità in cui saranno iscritte le imprese che in seguito a controlli risultano essere in regola per quanto riguarda le norme in materia di sicurezza sul lavoro. L’iscrizione nella lista implica che per 18 mesi non saranno eseguiti ulteriori controlli.

Non vengono invece intaccate le misure già applicate, in particolare continua ad esservi l’obbligo il personale occupato dall’impresa appaltatrice o subappaltatrice di avere il tesserino di riconoscimento sul luogo di lavoro.

Infine, dovrebbe venir meno la penale per la somministrazione fraudolenta di lavoro, sostituita dall’aumento dell’ammenda applicata da 20 a 30 euro per ogni lavoratore impiegato e per ogni giornata di lavoro effettuata.

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Riforma delle pensioni: ecco cosa ha detto il ministro del Lavoro Calderone

Cosa succederà a chi non ha i requisiti per andare in pensione nel 2023 e a chi pur avendo i requisiti decide di rimandare la pensione? Ecco le prime indiscrezioni sulla riforma delle pensioni che dovrebbe entrare in vigore nel 2024.

Scivoli pensionistici solo per il 2023, nel 2024 ci sarà la riforma delle pensioni organica

Il Governo Meloni si è insediato da poco e fin da subito ha dovuto sciogliere importanti nodi anche di tipo emergenziale, ad esempio la redazione della legge di Bilancio 2023 con approvazione entro il 31 dicembre 2022. Nella legge di bilancio 2023 sono state inserite anche norme sulla pensione per il 2023, misure urgenti in vista della scadenza di Quota 102, opzione donna e Ape Sociale al 31 dicembre 2022. Il rischio era il pensionamento per tutti con la legge Fornero. Deve però aggiungersi che, sebbene la Commissione Europea abbia promosso nel complesso la legge di bilancio 2023, c’è stata la bocciatura di alcuni punti specifici e tra questi vi è proprio l’introduzione di Quota 103 che consente di andare in pensione a 62 anni di età con 41 anni di contributi. Di conseguenza sarà molto difficile una nuova riforma delle pensioni che preveda condizioni migliori rispetto a Quota 103.

Per il 2024 però le cose non andranno così perché il ministro del Lavoro Marina Calderone è già al lavoro, i tavoli specialistici sono già stati convocati, per la vera riforma delle pensione che dovrà portare al superamento della legge Fornero.

I primi dettagli sulla nuova riforma delle pensioni 2024

I primi dettagli della nuova riforma delle pensioni trapelano da un’audizione al Senato.

Dalle prime dichiarazioni emerge che il Ministro sta lavorando “a un sistema di forme di pensionamento integrate che consenta di individuare l’accesso a pensione più compatibile con le esigenze personali e sanitarie del lavoratore e al contempo di ricambio generazionale dei datori di lavoro”.

L’obiettivo è razionalizzare gli strumenti di prepensionamento andando quindi a semplificare le varie opzioni che consentono di andare in pensione prima rispetto al termine ordinario che, ricordiamo, oggi è rappresentato dalla legge Fornero. Secondo le dichiarazioni si lavora a un sistema che preveda anche una compartecipazione tra datore di lavoro e Stato per l’esodo di lavoratori vicini alla pensione. In poche parole per le aziende che vogliono attivare il ricambio generazionale vi è la possibilità di pagare una quota della pensione in modo da favorire l’esodo prima dell’età pensionabile.

Tra le misure allo studio vi sono anche forme di garanzia per i giovani lavoratori che hanno carriere discontinue e con l’attuale sistema rischiano di avere pensioni troppo basse.

Come sarà poi realmente scritta la norma non è dato sapere, sono solo indicazioni guida.

Durante l’audizione il ministro Calderone non ha parlato solo di pensioni, ma anche di sicurezza sul luogo di lavoro sottolineando che è ormai diventata un’emergenza e non si può più rimandare un intervento legislativo decisivo al fine di rendere i luoghi di lavoro più sani e sicuri. Tra le misure allo studio vi sono anche incentivi per i datori di lavoro più virtuosi sul fronte sicurezza attraverso meccanismi premiali.

Bonus 200 professionisti al via le domande, ecco da quando

Lentamente sembra arrivare la luce in fondo al tunnel per i professionisti e lavoratori autonomi che ad oggi ancora non hanno ricevuto il bonus di 200 euro. La data dalla quale potrebbe essere possibile presentare la domanda dovrebbe essere il 15 settembre 2022.

Bonus 200 professionisti: la domanda potrà essere presentata a breve

Il bonus 200 euro professionisti e lavoratori autonomi è disciplinato dal decreto Aiuti al fine di aiutare i lavoratori e pensionati a far fronte ai rincari energetici. Mentre i dipendenti, pubblici e privati, e i pensionati dovrebbero averlo già ricevuto, non è così per lavoratori autonomi e professionisti. Costoro infatti stanno ancora aspettando che siano delineate le modalità per potervi accedere, la procedura è stata invece più celere per colf e badanti. Anche per lavoratori autonomi e professionisti è previsto il requisito reddituale, cioè potranno richiederlo coloro che nel 2021 hanno avuto un reddito inferiore a 35.000 euro. Il fondo previsto in favore di queste categorie di lavoratori è di 95,6 milioni di euro.

Come presentare la domanda per il bonus 200 professionisti e lavoratori autonomi

In base a quanto finora stabilito nel decreto attuativo firmato dai Ministri del lavoro e dell’Economia, attualmente al vaglio della Corte dei Conti dal giorno 23 agosto 2022, ogni lavoratore autonomo e professionista, dovrà inoltrare la richiesta seguendo le modalità previste dalle singole casse previdenziali, ad esempio gli avvocati dovranno richiederlo seguendo le istruzioni operative fornite dalla Cassa Forense, mentre coloro che sono iscritti alla Gestione Separata Inps dovranno richiedere il Bonus attraverso le indicazioni che rilascerà l’Inps.

Leggi anche: Bonus 200 euro per lavoratori autonomi e professionisti: il decreto attuativo

Le domande per ottenere il bonus di 200 euro per lavoratori e professionisti dovrebbero essere inoltrate con molta probabilità dal 15 settembre 2022 e le stesse saranno vagliate e approvate in ordine cronologico di arrivo fino a concorrenza dei fondi messi a disposizione. In base alle prime stime fatte, a poterne godere saranno circa 477 mila professionisti e di questi 146.000 dovrebbero essere quelli iscritti alla Cassa Forense su un totale di iscritti di 243.000, insomma una larga parte degli avvocati guadagna meno di 35.000 euro l’anno.

Decreto attuativo per Bonus trasporto pubblico: quando inoltrare la domanda?

Dal mese di settembre 2022 sarà possibile inoltrare la domanda per poter ottenere il bonus trasporto pubblico di 60 euro. Ecco a chi spetta e quando presentare la domanda.

Decreto attuativo Bonus trasporto pubblico

Il decreto interministeriale è stato presentato dai ministri del Lavoro Orlando e delle Infrastrutture Giovannini, l’obiettivo è promuovere la transizione ecologica andando a supportare il trasporto pubblico attraverso incentivi al loro uso. Allo stesso tempo vuole essere una misura di aiuto nei confronti delle famiglie infatti viene riconosciuto un concreto aiuto a studenti, lavoratori e pensionati che viaggiano con mezzi pubblici su ferro e su gomma.

Il decreto mira quindi a dare attuazione al decreto Aiuti che prevede tale bonus per la mobilità.

Il bonus trasporti previsto dall’articolo 35 del decreto Aiuti è valido per l’acquisto di abbonamenti per TPL (Trasporto Pubblico locale), regionale e interregionale e per abbonamenti al trasporto ferroviario nazionale.

Il bonus non è valido per l’acquisto di servizi in prima classe, executive, business, club executive, salotto, premium, working area e business salottino.

Come ottenere il Bonus trasporto pubblico

Il bonus consente di ottenere il 100% della spesa sostenuta, senza però superare i 60 euro. Per poter ottenere il bonus trasporti è necessario avere un reddito dichiarato nel 2021 non superiore a 35.000 euro. Le somme ottenute non concorrono alla determinazione del reddito e quindi non vanno ad impattare sull’Isee. Il buono è nominativo e non cedibile.

La domanda potrà essere presentata dal mese di settembre e i fondi stanziati ( presso il ministero del Lavoro) sono 79 milioni di euro. Di questi un milione è però destinato alla progettazione della piattaforma per la prenotazione.

In base alle anticipazioni finora effettuate, il bonus sarà prenotabile alla pagina www.bonustrasporti.lavoro.gov.it per poter inoltrare la domanda sarà necessario avere uno SPID o utilizzare la CIE ( Carta di Identità elettronica). Una volta ottenuto il bonus si potrà utilizzare lo stesso presso le ricevitorie e biglietterie. Il bonus è utilizzabile per l’acquisto di abbonamenti, annuali o mensili, non per biglietti su singolo viaggio, sarà utilizzabile una sola volta. Il ministro Orlando ha dichiarato che c’è l’intenzione di rendere il bonus trasporto pubblico una misura strutturale.

Deve essere ricordato che per le spese di trasporto pubblico è possibile usufruire anche di altri vantaggi, come la detrazione del 19% delle spese sostenute, inoltre sono presenti iniziative anche di associazioni di settore.

Sicurezza alternanza scuola-lavoro: arriva il protocollo di intesa. Nuovi impegni per le aziende

Al fine di contrastare gli infortuni nei progetti di alternanza scuola-lavoro, il Ministro del lavoro Orlando, il ministro dell’Istruzione Bianchi hanno sottoscritto con INAIL e Ispettorato Nazionale del Lavoro un protocollo di intesa su salute e sicurezza.

La sicurezza dei progetti di alternanza scuola- lavoro

Nei mesi passati sono stati diversi gli incidenti, anche mortali, che hanno coinvolto giovani studenti delle scuole secondarie superiori impegnati, presso le aziende che hanno dato la loro disponibilità all’accoglienza, nei progetti di alternanza scuola- lavoro. Naturalmente questo ha messo in allarme studenti e genitori, ma non solo, infatti anche gli istituti scolastici hanno remore. Si è quindi manifestata l’esigenza di ripensare non il progetto in sé, che ha l’obiettivo di avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro e aiutarli a scegliere la strada giusta, ma di aumentare la sicurezza. Il protocollo sottoscritto il 26 maggio 2022 ha l’obiettivo di porre le basi per una nuova organizzazione del progetto in grado di  tutelare gli adolescenti che vivono questa esperienza formativa.

Cosa prevede il protocollo di intesa

Il piano adottato dai ministri Orlando e Bianchi con INAIL e l’INL ha l’obiettivo di ridurre incidenti e infortuni, ha durata triennale e prevede la diffusione della cultura e della sicurezza sul luogo di lavoro. Il piano è diretto a dirigenti, insegnanti e studenti impegnati nei piani trasversali di formazione e lavoro.

Prevede l’istituzione di un comitato di coordinamento che dovrà gestire i piani di attività. Questi a loro volta dovranno comprendere anche percorsi formativi per gli insegnanti che saranno coinvolti con la qualifica di formatore-docente nel campo della salute e sicurezza sul lavoro.

Il comitato di coordinamento sarà formato da 5 membri:

  • 2 rappresentati del ministero del lavoro;
  • 1 rappresentante del ministero dell’Istruzione;
  •  un rappresentante dell’INAIL;
  • 1 rappresentante dell’INL.

Protocollo per l’alternanza scuola-lavoro: il ruolo delle istituzioni

In base al protocollo, ogni soggetto istituzionale coinvolto avrà il suo ruolo. Il ministero del Lavoro dovrà interfacciarsi soprattutto sui soggetti che decidono di ospitare i progetti di alternanza scuola- lavoro sensibilizzandoli verso la cultura della sicurezza sul luogo di lavoro e organizzando degli incontri.

Il ministero dell’Istruzione dovrà fornire supporto all’erogazione attraverso e-learning del corso “studiare il lavoro” rivolto quindi alle scuole. Tra i soggetti maggiormente coinvolti ci saranno i tutor interni ed esterni, cioè il tutor nominato dalla scuola e quello nominato dall’azienda. Questi dovranno interfacciarsi in modo da definire il contenuto del progetto da realizzare e delle mansioni da svolgere che naturalmente dovranno essere adeguate alle conoscenze degli studenti e alla tutela della loro sicurezza e della loro salute.

Il tutor esterno ( dell’azienda) deve fornire indicazioni dettagliate sui rischi che potrebbero verificarsi, dovrà occuparsi della formazione sulla sicurezza specifica per le mansioni e i DPI ( dispositivi di protezione individuale) necessari per le mansioni.

Il tutor interno dovrà invece verificare che le mansioni svolte siano quelle effettivamente concordate e che il progetto si svolga secondo i piani.

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro, INL, dovrà occuparsi della sensibilizzazione e formazione su temi legati a salute e sicurezza verso studenti, personale docente e aziende.

Infine, l’INAIL dovrà collaborare nella individuazione dei docenti idonei a fornire agli studenti la necessaria formazione sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Dobbiamo ricordare che già ora nei progetti di alternanza scuola lavoro è previsto che la formazione sia svolta in due step il primo generico presso la scuola, il secondo specifico presso l’azienda.

Il ruolo del comitato

Il comitato dovrà predisporre i piani delle attività annuali e dovrà verificare la corretta esecuzione degli stessi e il raggiungimento degli obiettivi.

Al margine della sottoscrizione del protocollo, il ministro dell’Istruzione Bianchi ha sottolineato che i progetti di alternanza scuola- lavoro devono restare un’ esperienza formativa e di orientamento per i ragazzi e devono svolgersi in totale sicurezza, inoltre lavorare sulla cultura della sicurezza rappresenta un investimento per il futuro.

Se sei un’azienda e vorresti ospitare un progetto di alternanza scuola- lavoro, leggi la guida: Alternanza scuola -lavoro: come possono registrarsi le aziende

Collocamento mirato dei disabili: arrivano le nuove linee guida

In attuazione del decreto legislativo 151 del 2015, il 29 dicembre 2021 il ministro del Lavoro Orlando ha firmato il decreto contenente le nuove norme per la banca dati del collocamento mirato. Lo stesso è stato pubblicato l’11 febbraio 2022. Il giorno 16 marzo 2022 invece il Ministro Orlando con Ministra per le disabilità Erika Stefani hanno presentato le linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità . Siamo quindi a un passo dall’attuazione delle nuove regole che mirano ad agevolare l’inclusione sociale di persone con disabilità.

Cosa sono le linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità?

Le nuove norme sulla banca dati dei lavoratori disabili mirano a favorire l’incontro e l’offerta di lavoro e a fare il punto sulla situazione occupazionale dei disabili e sul mondo in cui le aziende adempiono agli obblighi previsti.

Si può trovare il relativo approfondimento nell’articolo: Collocamento obbligatorio dei disabili: entra in vigore la nuova banca dati.

Le linee guida adottate con provvedimento dell’11 marzo e presentate il 16 marzo 2022 sono uno strumento di indirizzo e coordinamento a livello nazionale in quanto offrono un quadro di riferimento per gli altri soggetti istituzionali chiamati a intervenire in questo delicato settore. Non si tratta di uno strumento in sostituzione della legislazione regionale, ma esclusivamente di un atto di indirizzo. L’obiettivo è favorire la creazione di condizioni simili su tutto il territorio nazionale attraverso un sistema di servizi fruibili da tutti e in grado di far fronte alle esigenze di imprese e disabili in applicazione dei principi di pari opportunità. In questo modo è possibile anche ridurre i divari territoriali che da sempre hanno rappresentato un problema per l’Italia. Inoltre mirano ad istituire un servizio di monitoraggio sui servizi offerti.

Come raggiungere gli obiettivi delle linee guida sul collocamento mirato?

Gli obiettivi previsti devono essere raggiunti tramite:

  • una migliore interazione e condivisione inter-istituzionale;
  • un quadro di riferimento unitario per quanto riguarda principi, interventi e metodologie;
  • una piattaforma accessibile e dinamica, di facile consultazione per i soggetti interessati;
  • adozione di processi innovativi volti a valutare l’impatto sul mondo della disabilità delle politiche poste in essere . La valutazione deve essere effettuata non considerando esclusivamente l’equità delle misure, ma anche la crescita economica determinata dalle politiche adottate.
  • Sarà importante anche curare campagne di informazione e comunicazione mirate volte a valorizzare la responsabilità sociale delle aziende coinvolte.
  • Le linee guida prevedono che ci sia un consolidamento dei meccanismi e della clausole premianti verso le imprese che collocano nel mondo del lavoro i disabili. Ricordiamo a tale proposito che, al fine di scongiurare il ricorso al contributo esonerativo che devono versare coloro che chiedono l’esonero dagli obblighi assunzionali, lo stesso per l’anno 2022 è stato aumentato.

Per maggiori informazioni e importi, leggi la guida: Assunzioni disabili: dal 2022 aumentano sanzioni per le aziende.

Collocamento mirato e la figura del Responsabile dell’inserimento lavorativo

Le linee guida per il collocamento mirato dei disabili puntano molto sulla figura del Responsabile dell’inserimento lavorativo, premiando le aziende che decidono di inserire tale figura nell’organico, oppure le piccole e medie imprese che ricorrono al Responsabile attraverso contratti di consulenza. Il responsabile dell’inserimento lavorativo ha un ruolo di mediazione e facilitazione dell’inserimento stesso, interviene nel momento dell’ingresso del lavoratore in azienda e nella gestione dell’ambiente di lavoro.

Come sottolineato già in precedenza, le linee guida rappresentano un documento di indirizzo e coinvolgendo diverse istituzioni necessitano anche della organizzazione di tavoli tecnici che mirano ad adottare provvedimenti specifici e a modificare la disciplina laddove necessario.

Progetti personalizzati in ottica bio-psico-sociale

Le linee guida sottolineano che vi deve essere una preferenza per progetti personalizzati volti all’integrazione delle persone con disabilità. Inoltre è necessario creare una rete integrata di servizi che consenta la continuità nell’accompagnamento del disabile nelle varie fasi. La rete integrata riguarda i servizi sanitari, servizi sociali, servizi che si occupano di istruzione e formazione.

L’obiettivo è una presa in carico totale della persona da collocare attraverso schede personali che identifichino non solo i limiti derivanti dalla disabilità, ma anche i punti di forza. Il profilo di occupabilità deve essere rivisto ogni 6 mesi e di conseguenza la scheda deve essere aggiornata, oppure deve essere rivisto quando si presentino fatti che vadano a incidere sulle condizioni personali, ambientali/relazionali e occupazionali.

Gli operatori che si occupano del collocamento mirato dei disabili devono essere sottoposti a piani di formazione specifici. Tale formazione è importante anche perché le linee guida prevedono che la scheda compilata dal comitato tecnico debba avere una valutazione in ottica bio-psico-sociale.

Pensioni: Opzione donna diventerà strutturale. Le ipotesi allo studio

Il ministro del Lavoro Orlando ha manifestato l’intenzione di rendere Opzione Donna strutturale, cioè di rendere il sistema di uscita flessibile dal lavoro riservato alle donne parte integrante del sistema pensionistico. Cosa potrebbe cambiare in futuro?

Cos’è Opzione donna

Opzione donna è il trattamento pensionistico riservato alle donne che al 31 dicembre 2021 hanno compiuto 58 anni di età, 59 anni per le lavoratrici autonome, di uscire dal mondo del lavoro, a condizione che abbiano maturato 35 anni di contributi. Per raggiungere il requisito contributivo possono essere utilizzati anche i contributi da riscatto, da ricongiunzione, volontari e figurativi, mentre sono esclusi i contributi accreditati per malattia e disoccupazione. Opzione donna prevede però anche degli svantaggi e gli stessi riguardano il calcolo dell’assegno pensionistico che viene eseguito esclusivamente con il metodo contributivo.

Con la legge di bilancio 2022 si è provveduto a prorogare opzione donna di un anno, ma il ministro Orlando ha dichiarato che si dovrebbe provare a rendere strutturale o almeno pluriennale Opzione Donna e di conseguenza dare ancora per qualche anno alle donne la possibilità di uscire anticipatamente dal lavoro, senza dover quindi attentere il compimento del 67° anno di età.

Sei interessata a Opzione Donna? Scopri le caratteristiche: legge di bilancio 2022: novità per Quota 102 e Opzione Donna

Opzione donna strutturale deve ridurre il gender gap

Il Ministro nelle sue dichiarazioni fatte nel corso di un’intervista a Radio Immagina, cioè la radio web del Pd, è però andato anche oltre. Ha sottolineato che il confronto sulle pensioni deve partire dal dato che le donne hanno in realtà ancora un doppio ruolo (cura e lavoro) nella società quasi esclusivo e di conseguenza questo fatto deve essere tenuto in considerazione nell’accesso alla pensione.

A dare l’allarme sul gender gap pensionistico è stato anche il presidente dell’INPS Tridico che ha sottolineato in varie dichiarazioni che la differenza salariale tra uomini e donne, si ripercuote sul calcolo della pensione e di conseguenza nella maggior parte dei casi le donne maturano assegni di importo inferiore. La disparità risulta essere di circa il 27%. L’assegno medio per un uomo è di 1.863 euro, mentre per le donne 1.352 euro.

Collocamento obbligatorio dei disabili: entra in vigore la nuova banca dati

Con il decreto ministeriale 29 dicembre 2021 firmato dal ministro del Lavoro Orlando, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 febbraio 2022, prende il via il nuovo sistema per il collocamento obbligatorio dei disabili realizzato attraverso una banca dati che metterà in connessione tutti i soggetti che intervengono nell’assunzione.

La nuova banca dati per il collocamento obbligatorio dei disabili

La nuova banca dati è uno strumento informatico che metterà in connessione datori di lavoro pubblici e privati, ANPAL, INAIL, INPS, Ministero del Lavoro, Regioni e Province e permetterà di accedere ad agevolazioni, domanda e offerta di lavoro, convenzioni e alle varie comunicazioni obbligatorie. Il decreto del Ministro Orlando ha reso operativo l’art. 8, comma 2, del d.Lgs. 14 settembre 2015, n. 151 che ha l’obiettivo di “razionalizzare la raccolta sistematica dei dati disponibili sul collocamento mirato“, semplificare gli adempimenti e rafforzare i sistemi di controllo.

Il decreto chiarisce quali informazioni dovranno essere contenute all’interno della banca dati, chi sono i soggetti tenuti a comunicarle e le modalità di accesso alla banca dati. Tra i soggetti che avranno nel nuovo sistema maggiori obblighi ci sono sicuramente le aziende.

Dati che devono comunicare le aziende

Tra gli obblighi di comunicazione previsti per le aziende, vi sono i dati inerenti gli adeguamenti predisposti all’interno dello spazio di lavoro per il collocamento dei disabili, ad esempio ascensori o altri sistemi volti ad abbattere le barriere architettoniche, postazioni di lavoro e simili. Inoltre devono essere inserite le informazioni sui disabili già assunti in azienda. Le informazioni da immettere sono:

  • dati anagrafici dei disabili assunti;
  • data di assunzione, se il contratto è a tempo determinato deve essere indicata anche la data di scadenza del contratto;
  • tipologia di contratto (full time, part time…);
  • qualifica professionale;
  • trattamento economico e normativo applicato.

Le aziende devono inoltre comunicare se:

  • sono sospese dall’obbligo di assumere disabili in quanto è stata espletata la richiesta di integrazione salariale oppure è in corso una procedura di mobilità o concorsuale;
  • sono state esonerate dall’obbligo di assumere disabili in quanto ne hanno fatto richiesta e pagato i relativi oneri;
  • infine, devono comunicare se hanno firmato convenzioni di integrazione.

Informazioni inserite nella banca dati per il collocamento dei disabili da soggetti diversi dalle aziende

Ulteriori informazioni devono essere comunicate da altri soggetti, in particolare gli uffici competenti devono inviare le schede dei singoli lavoratori, il prospetto deve contenere indicazioni su capacità del lavoratore  grado di disabilità e natura, competenze e inclinazioni.

In questo caso si tratta dei dati inerenti le graduatorie delle persone disabili che sono in attesa di una collocazione lavorativa detenute dai Centri per l’Impiego.

Obblighi di comunicazione sono previsti a carico dell’INPS e dell’INAIL.

L’INPS deve inserire le informazioni inerenti le agevolazioni a cui possono accedere le aziende che assumono disabili. Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano inseriscono i dati inerenti le agevolazioni concesse a livello locale.

L’INAIL deve invece inserire informazioni inerenti gli interventi in materia di reinserimento nel mondo del lavoro.

Infine, tra i dati devono essere inseriti:

  • gli elenchi dei percettori di sostegno al reddito;
  • banche dati centrali e territoriali contenenti gli elenchi previsti dalla legge 92 del 2012, articolo 4 comma 151, cioè aggiornate con esperienze formative seguite nel tempo;
  • devono essere inserite le informazioni degli studenti e laureati in materie tecniche e scientifiche.

L’insieme di tutti questi dati deve essere fruibile, nel rispetto della privacy e a fini statistici, anche alle amministrazioni competenti. La compresenza di tutte queste informazioni in una sola banca dati che consente interoperabilità di tutti i soggetti coinvolti dovrebbe favorire il collocamento mirato. Di conseguenza aiutare le persone disabili a trovare più facilmente una collocazione che sia in linea con le esigenze e le caratteristiche del singolo disabile. Dovrebbe inoltre rendere più semplici i controlli sulle aziende tenute ad assumere disabili e invece non lo fanno.

Per conoscere quando scatta l’obbligo di assunzione disabili, leggi la guida: Assunzione come categoria protetta: caratteristiche e informazioni

Per approfondimenti: Assunzione disabili: dal 2022 aumentano sanzioni per le aziende

Venturi: trattative per la riforma del mercato del lavoro privato

Il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha dato importanti “assicurazioni” alle aziende del terziario, dell’artigianato e dell’impresa diffusa sulla riforma del mercato del lavoro. Ai microfoni di “L’economia in tasca, su Radio1 Rai, il presidente di Rete Imprese Italia Marco Venturi fa il punto sulle trattative in corso per la riforma del mercato del lavoro privato. “Ho parlato con il ministro del Lavoro Elsa Fornero, che mi ha dato assicurazioni su alcuni temi”, dice Venturi. A partire dai “contratti a tempo determinato per la stagionalità, ad esempio nel turismo”. Ma anche “sull’apprendistato, e il costo dell’Aspi, che diventa scoraggiante”, e “l’eccessiva burocratizzazione delle forme di lavoro intermittente”. Tutti punti, dice il presidente di Rete Imprese Italia, “che rischiavano di essere messi in discussione: spero che a questo punto questa parte rimanga stabile”. Nel provvedimento attualmente allo studio per le imprese ”ci sono poi altri punti, come quello riguardante la flessibilità in entrata – spiega Venturi – su cui ragionare. E’ la cosa che stiamo facendo insieme alle altre confederazioni di imprese”. Da parte delle aziende del terziario, dell’artigianato e dell’impresa diffusa, sottolinea il presidente di Rete Imprese Italia, “non c’è alcun pregiudizio nei confronti del Governo o della riforma”. Anzi, secondo Venturi “se le risposte che la Fornero mi ha dato vengono confermate ufficialmente, per noi la riforma va bene, ritengo che sia un passo avanti anche per il Paese”. Nel corso dell’intervista il Presidente Venturi approfondisce anche altri temi d’attualità per le imprese, come la riforma fiscale, su cui si attendono novità nel breve periodo. Centrale, nell’analisi di questo tema di importanza vitale per le imprese, la questione del peso attuale dell’imposizione tributaria. “C’è l’Imu – enumera Venturi, “poi l’Iva che aumenterà ad ottobre”. Un intervento, questo, dice il presidente di Rete Imprese Italia, “che è una follia: invece di ridurre l’Iva per diventare più competitivi si continua a mettere le mani nelle tasche delle imprese e delle famiglie”. Una tendenza che “bisogna assolutamente invertire, agendo sulla spesa pubblica. Ci sono enormi margini di tagli degli sprechi e di cose di cui possiamo fare a meno, a partire dalla razionalizzazione del sistema istituzionale”.

Fonte: confesercenti.it

Elsa Fornero dalla parte delle donne

di Vera MORETTI

Il Ministro del Lavoro Elsa Fornero pensa all’occupazione femminile e al dualisrmo nord-sud, in vista della prossima riforma del lavoro, che dovrebbe prevedere “sgravi fiscali e migliori servizi anche nel settore della formazione, da finanziare anche con il Fondo sociale europeo“.

Arriverà a fine marzo la riforma da tutti attesa, che, a quanto pare, si rivolgerà in particolar modo a giovani, donne e anziani e che sarà frutto di una tavola rotonda con le parti sociali.

L’attenzione è posta in primo luogo sul riordino dei contratti di lavoro, colpevoli, con le troppe tipologie ora presenti, di aver creato, più che flessibilità, molta precarietà.
Inoltre, il progetto di un mercato del lavoro dinamico non potrà prescindere da un nuovo sistema di ammortizzatori sociali, basilari quindi all’interno della riforma.

Le donne sono, in questo momento, “oggetto di studio” per i cambiamenti che verranno, perché, se ora la loro presenza nei cda delle società quotate è più bassa della media europea, “le cose cambieranno e anche rapidamente“.
Ma il problema dell’occupazione femminile non riguarda solo “le alte sfere”, perché, anche in questo caso, l’Italia è fanalino di coda in quando a percentuale di donne lavoratrici, l’8% contro una media europea del 12,5%, con un notevole divario tra nord e sud.

Ma, anche qui, sembra che si stia per arrivare ad una svolta, poiché “grazie a un’iniziativa trasversale delle forze politiche ed alla mobilitazione delle organizzazioni il Parlamento ha approvato una legge che porterà rapidamente le donne a rappresentare il 20% nei board e molto rapidamente un terzo e sono fiduciosa che le società la rispetteranno“.

Per quanto riguarda il problema, scottante e, ahimè, sempre attuale, della disoccupazione, il Ministro ha dichiarato: “Se facciamo i sussidi per la disoccupazione, non abbiamo bisogno della cassa integrazione straordinaria. Penso che abbiamo un problema di esclusione per quanto riguarda gli ammortizzatori. Alcune categorie sono completamente escluse dall’accesso a qualcosa che è sostegno al reddito. Il nostro primo principio è l’universalismo, dobbiamo farlo a parità di risorse e di costi, per questo stiamo andando con il lanternino per vedere la redistribuzione delle risorse“.

La cassa integrazione ordinaria, invece, va rafforzata “entro certi limiti” mentre quella straordinaria “va considerata per le riorganizzazioni, le ristrutturazioni e le soluzioni di crisi, per un periodo di tempo definito“.

Cruciale, per poter continuare su questa linea, sarà l’incontro previsto per lunedì con le parti sociali, per mettere altri importanti tasselli a costituzione della riforma, complessa ma vitale per l’Italia.