Modello Red: cos’è, chi deve presentarlo e i termini da rispettare

I pensionati che usufruiscono di prestazioni previdenziali e assistenziali correlate al reddito devono annualmente presentare il modello Red. Ecco i termini da rispettare per l’anno 2023.

Chi deve presentare il modello Red

Il modello Red e un modello dichiarativo di redditi, si tratta però di redditi particolari, generalmente non dichiarati in altri modelli. Deve essere presentato entro il 28 febbraio 2023 da pensionati:

  • presentano il modello 730 o il modello Persone Fisiche ma possiedono anche altri redditi che non vanno indicati in dichiarazione;
  • presentano il modello redditi 730 o Persone Fisiche e sono titolari di pensioni estere o redditi da lavoro autonomo;
  • persone che non hanno fatto la dichiarazione dei redditi.

In particolare in base alle precisazioni fornite dall’Inps, devono presentare il modello Red:

  • tutti i pensionati che nell’anno di verifica hanno avuto delle variazioni reddituali percependo redditi ulteriori rispetto a quelli da pensione;
  • persone titolari di prestazioni previdenziali e assistenziali correlate al reddito che nell’anno di verifica hanno percepito redditi che non devono essere dichiarati nei modelli generalmente predisposti, ad esempio redditi da lavoro autonomo prestato all’estero, interessi bancari, postali, da BOT o altri titoli di Stato, proventi di quote di investimento, redditi sottoposti a ritenuta d’acconto. Insomma trattasi di redditi che vengono tassati separatamente e che quindi possono non essere dichiarati, che di fatto vanno ad incidere sulla misura di prestazioni previdenziali o sul diritto a percepire queste prestazioni;
  • devono presentare il modello Red anche soggetti che non sono tenuti alla presentazione della dichiarazione dei redditi e che percepiscono un reddito ulteriore, ad esempio da abitazione;
  • Infine, l’Inps ha precisato che devono presentare la dichiarazione Red i titolari di tipologie di redditi che devono essere dichiarati in maniera diversa ai fini fiscali, ad esempio redditi derivanti da collaborazione coordinata e continuativa.

Leggi anche: Tassazione separata: cos’è, come si calcola e quando si applica

Come presentare il modello Red

Attualmente sono attive due campagne per il modello Red, la prima ordinaria ed è relativa a coloro che nel 2021 hanno ricevuto tali prestazioni.

La seconda campagna è definita “solleciti” ed è riservata a coloro che nel corso del 2021 non hanno provveduto alla comunicazione ordinaria relativa al 2020 e quindi hanno ricevuto un sollecito da parte dell’Inps.

La presentazione può avvenire da parte del pensionato utilizzando il sito Inps e accedendo con:

  • codice Spid;
  • Carta di identità digitale;
  • CNS.

Occorre seguire il percorso “Prestazioni e servizi” e selezionare la voce “Dichiarazione Reddituale – RED Semplificato” (per la dichiarazione RED).

In alternativa è possibile presentare il modello attraverso il Contact Center Inps utilizzando i numeri:

  • 803 164 da rete fissa e gratuito;
  • 06 164 164 da rete mobile e con tariffa del proprio operatore.

Infine è sempre possibile rivolgersi a Caf e patronati.

Prestiti per pensionati, una legge che non tutti conoscono

In un mondo che prigioniero è di una crisi economica sempre più tangibile, vediamo come si può attingere nel campo dei prestiti se si è pensionati. A tal proposito, la legge 180/50 rivolta inizialmente agli impiegati pubblici, può venire incontri ai pensionati. Scopriamo come e perché.

Legge 180/50 di cosa si tratta

Cosa ci dice questa legge decretata nel lontano 2005? Andiamo a vedere nello specifico, nel paragrafo che segue.

La legge 180/50 regola il contratto di cessione del quinto e di rinnovo cessione del quinto. Quindi, in sostanza, cosa regola questa legge? Stabilisce le condizioni, gli importi e le rate da rimborsare a chi stipuli un simile contratto.

La cessione del quinto dello stipendio o della pensione è una forma di finanziamento che consente di ottenere una linea di credito pari ad una rata mensile sostenibile fino a un quinto, o al 20%, del proprio stipendio o della propria pensione.

Cosa altro c’è da sapere sulla legge 180/50

La sopra citata legge 80 del 2005 sulla cessione del quinto ha dato modo di apportare alcuni correttivi e modifiche per rendere questo strumento ancora più funzionale e soprattutto per mettere al riparo da ogni genere di problema sia il richiedente che il datore di lavoro.

Nello specifico, questa rivoluzionaria legge ha:

  • abolito il concetto di minima anzianità di servizio per poter richiedere il quinto;
  • allargato la platea dei possibili beneficiari anche a pensionati e ai lavoratori privati con contratto a tempo indeterminato.

Nel caso specifico riguardante i pensionati sono stati inclusi sia quelli provenienti da enti pubblici che quelli privati. Naturalmente sono rimasti alcuni vincoli legati all’ importo massimo complessivo del prestito e soprattutto alla durata del piano di ammortamento rispetto alla data di scadenza.

Per fare un esempio, per quanto riguarda i lavoratori il piano di ammortamento deve terminare prima della fine del contratto di lavoro ossia dell’accesso al sistema previdenziale, mentre per i pensionati ci sono limiti anagrafici che variano da banca a banca.

Prestiti pensionati: altre cose da sapere

La domanda più frequente che il contribuente si chiede è quanto può chiedere di prestito un pensionato?

In maniera semplice ed esaustiva, possiamo dare risposta a tale domanda in termini seguenti:

La rata è fissa e costante: non va mai a superare il 20 per cento del valore netto dalle pensione mensile percepita. La durata massima della cessione del quinto è pari a 10 anni. Inoltre, il pensionato può dilazionare le rate da un minimo di 24 ad un massimo di 120 mesi.

Il prestito viene dunque elargito dalla banca o dall’istituto di credito al quale l’INPS verserà direttamente le rate trattenendole dalla pensione del richiedente. Anche in questo caso, quindi, non sarà il pensionato a doversi preoccupare di saldare la rata.

Chi può richiedere un prestito INPS?

In ultimo, ma non ultimo, andiamo a vedere quale sia la risposta a questa altra frequente domanda in merito ai prestiti per pensionati.

Possono richiedere prestiti INPS tutti coloro che sono iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali in qualità di dipendenti Pubblici e/o pensionati; gli iscritti d’ufficio alla Gestione Assistenza Magistrale; i dipendenti delle aziende del Gruppo Poste Italiane SpA.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario ci sia da sapere in merito alle possibilità di prestito per un pensionato.

A quali agevolazioni ha diritto il pensionato italiano

In genere quando si va in pensione si percepisce un assegno nove volte su dieci inferiore allo stipendio. In pratica la pensione è sempre inferiore allo stipendio, il che porta il neo pensionato a ridurre i sorrisi vita perché si riduce il reddito prodotto. Per questo la normativa vigente in Italia prevede diverse agevolazioni per i pensionati, agevolazioni che durante la carriera lavorativa magari, non erano fruibili. Tra le svariate agevolazioni che i pensionati hanno a disposizione ce ne sono 7 su quale occorre aprire un Focus.

Agevolazioni per chi è in pensione in Italia

Con un articolo abbastanza esaustivo pubblicato sul sito “Studio Cataldi.it”, vengono elencate le 7 agevolazioni disponibili per i pensionati che forse sono poco conosciute. La prima riguarda uno sconto sulle bollette di luce acqua e gas, cioè sulle bollette delle utenze domestiche. Il pensionato che ha una certificazione ISEE inferiore a 8.266 euro, può godere di questo importante sconto direttamente in bolletta e in automatico presentando la richiesta dell’ ISEE. Lo strumento quindi è il presentare la dichiarazione sostitutiva unica, cioè la DSU all’INPS in modo tale da avere un ISEE in corso di validità. Infatti lo sconto si ha soltanto se ogni gennaio si rinnova l’ISEE.

Le tasse possono essere scontate per i pensionati

Non è una riduzione statale ma comunale, ma è pur sempre un abbattimento della tassazione da versare. Parliamo della TARI, la tassa sui rifiuti solidi urbani, che ogni famiglia deve versare al proprio Comune di residenza. Per i pensionati esistono le riduzioni, ma essendo la tassa, di competenza comunale, occorre verificare le delibere del proprio Comune, per comprendere se esistono queste riduzioni e soprattutto quali sono i requisiti per ottenerle.

I prestiti per il pensionato, a garanzia Inps e in piccole rate mensili

La maggior parte dei pensionati oggi sono liquidati dall’INPS. L’Istituto nazionale di previdenza sociale Italiano Infatti è l’ente pagatore di tutte le prestazioni pensionistiche, comprese quelle degli altri enti che adesso sono confluiti nel INPS. E grazie alle convenzioni che l’Inps ha aperto con degli istituti di credito, i pensionati possono ricorrere ai prestiti a tasso agevolato con trattenute mensili sulla propria pensione. In pratica i pensionati hanno diritto a prestiti in convenzione con l’INPS, da restituire con piccole rate mensili direttamente sul cedolino della pensione. Il vantaggio di questi prestiti è che la rata da versare non potrà mai essere superiore al 20% della pensione incassata. Altro vantaggio di questi prestiti e l’assicurazione, cioè la copertura che mette al riparo da sorprese future in caso di decesso prematuro del pensionato indebitato. Gli eredi di quest’ultimo infatti non verranno in alcun modo influenzati da eventuali debiti lasciati ai superstiti dal

Anche i trasporti o i bollettini postali sono scontate

Viaggiare sui mezzi pubblici per un pensionato può essere più economico rispetto alla generalità degli avventuri di autobus, tram, bus o metropolitana. In base alle fasce reddituali prestabilite, i mezzi di trasporto pubblici offrono sconti per gli avventori se pensionati. Anche in questo caso è il Comune di residenza quello a cui fare riferimento per verificare se è come si può godere di questo trattamento agevolato in materia di trasporto pubblico. Va detto che lo sconto vale sia  su biglietto singolo che sull’abbonamento. Inoltre pagare il bollettino postale agli sportelli di Poste Italiane consente ai pensionati di avere uno sconto sulla tariffa. Lo sconto è pari a €0,60 a bollettino e vale sempre indicando allo sportellista che si tratta di soggetto pensionato. . E di sconto si parla anche per cinema e teatro, perché i pensionati italiani godono di una riduzione del biglietto di ingresso a questi spettacoli se hanno superato i 65 anni di età e sono pensionati. Infine  l’ultima agevolazione prevista è quella del conto corrente, con molti istituti di credito che ormai adottano strumenti di deposito o di gestione del denaro privi di spese o con spese ridotte per chi ha una certa età.

Bonus 200 euro:lavoratori dipendenti devono presentare l’autodichiarazione?

Con l’articolo 31 del decreto Aiuti 2022 si introduce il bonus di 200 euro per dipendenti e pensionati. Se la procedura è abbastanza semplice per i pensionati che lo riceveranno automaticamente con la pensione del mese di luglio, non sembra essere altrettanto semplice per i lavoratori dipendenti che dovranno presentare un’autodichiarazione. Ecco perché questo adempimento.

Perché l’autodichiarazione occorre solo pe ri lavoratori dipendenti?

Il bonus di 200 euro è previsto nel Decreto Aiuti dall’articolo 31 per i lavoratori dipendenti e nell’articolo 32 per pensionati e altri soggetti. L’obiettivo è aiutare le famiglie a far fronte al caro vita attraverso aiuti una tantum, quindi senza aumenti di salari che stimolerebbero la spinta inflazionistica, ciò in attesa che la corsa dei prezzi si fermi.

Il bonus di 200 euro viene versato direttamente dall’ente previdenziale che eroga la pensione per i pensionati, titolari Naspi, dis-coll, disoccupazione agricola, RdC. Questi soggetti potranno quindi riceverlo nel mese di luglio senza presentare domanda e senza adempimenti. Diverso è invece il caso dei lavoratori dipendenti, che potranno percepirlo su erogazione del datore di lavoro che potrà poi usare le somme erogate in compensazione, quindi scalandole dalle imposte che deve versare. Di conseguenza i datori di lavoro onerati di questi impegni hanno l’esigenza di scaricare eventuali responsabilità legate al fatto che qualche lavoratore potrebbe percepire il bonus di 200 euro senza averne diritto.

I requisiti per accedere al bonus 200 euro dipendenti

Per i lavoratori dipendenti l’articolo 31 del decreto 50 del 2022 prevede, oltre il limite dei 35.000 euro annuali, anche un altro requisito. In particolare aver beneficiato dell’esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti di cui alla Legge di Bilancio 2022 (art. 1, comma 121, L. n. 234/2021) per almeno un mese.

Inoltre il Bonus di 200 euro dipendenti spetta una sola volta quindi chi ha più datori di lavoro e non deve essere titolare di altri trattamenti, ad esempio RdC, oppure trattamenti pensionistici. Il rischio è che se il lavoratore riceve il bonus dall’INPS o da un altro datore di lavoro, qualche datore di lavoro possa perdere la compensazione dei 200 euro perché il bonus è stato erogato senza che la persona ne avesse diritto.

Proprio per questo motivo si è pensato a un’autodichairazione in cui il lavoratore conferma di non ricevere il bonus di 200 euro da nessun altro soggetto e di avere i requisiti previsti tra cui quello legato all’esonero contributivo.

Autodichiarazione: perché è essenziale?

Inoltre la normativa prevede in modo espresso che l’indennità “è riconosciuta in via automatica, previa dichiarazione del lavoratore di non essere titolare delle prestazioni di cui all’articolo 32, commi 1 e 18.”. Tale articolo prevede il bonus in favore di pensionati, percettori di NASpI, disoccupazione agricola, RdC…) .

Il problema nasce dal fatto che il legislatore non ha provveduto a rendere noto il modello per l’autodichiarazione. Questo naturalmente ha mandato in confusione datori di lavoro e commercialisti. Per colmare la lacuna, visto che ormai siamo a giugno inoltrato, i consulenti del lavoro hanno redatto un modello di autodichiarazione alternativo. I lettori possono scaricare l’approfondimento, nell’ultima pagina è presente il modello di autodichiarazione.

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Bonus 200 euro, chi lo prenderà e quando

Chi prenderà il bonus 200 euro e quando? L’erogazione dell’indennità prevista dal decreto legge “Aiuti” del governo, avverrà per tutte le categorie lavorative e per i pensionati. Tutti dovranno avere un reddito lordo annuo non eccedente il 35 mila euro. Inclusi nella misura anche colf e badanti e, in generale, i lavoratori domestici. Il bonus 200 euro sarà pagato anche a chi prende il reddito di cittadinanza e quanti hanno ricevuto nel corso dello scorso anno un’indennità per il Covid. A disciplinare la misura di aiuto contro il rincaro dei prezzi è il decreto legge numero 50 del 2022, in vigore da mercoledì 18 maggio. L’indennità verrà pagata anche ai commercianti, artigiani, liberi professionisti e partite Iva: ma i lavoratori autonomi dovranno attendere un altro decreto da emanarsi entro 30 giorni che disciplini le modalità di pagamento e quanto spetti di indennità.

Bonus 200 euro ai pensionati, come verrà pagato?

I pensionati con redditi personali del 2021 non eccedenti i 35 mila euro lordi all’anno prenderanno il bonus 200 euro con decorrenza entro il 30 giugno 2022. Sarà l’Inps a effettuare il pagamento nella mensilità di luglio 2022. I pensionati, dunque, non dovranno presentare alcuna domanda. Per il calcolo del reddito non si tiene conto della casa di abitazione, del trattamento di fine rapporto (Tfr) e delle competenze arretrate a tassazione separata. Anche i percettori del trattamento sociale o di invalidità civile percepiranno l’indennità. Sono incluse anche le prestazioni di accompagnamento alla pensione, come ad esempio, l’Ape sociale o i lavoratori usciti da lavoro con i contratti di espansione.

Indennità Inps 200 euro ai lavoratori dipendenti: cosa bisogna fare?

I lavoratori alle dipendenze riceveranno il bonus 200 euro nel cedolino della busta paga di luglio. L’indennità, prevista dagli articoli 31-33 del decreto legge numero 50 del 2022, è esentasse. Come tutte le altre categorie, i lavoratori dipendenti percepiranno l’indennità una sola volta. Il pagamento del bonus non prevede alcuna domanda. Tuttavia, il lavoratore dipendente non deve essere percettore di alcuna pensione, anche di invalidità civile, e nemmeno del reddito di cittadinanza. I datori di lavoro potranno recuperare l’indennità anticipata in compensazione sui contributi UniEmens.

Lavoratori dipendenti che percepiranno il bonus 200 euro: come verificare se si rientra?

I lavoratori dipendenti possono verificare se il bonus 200 euro spetti mediante il diritto allo sconto contributivo. Si tratta della misura introdotto per il 2022 che consente di beneficiare di uno sconto di contributi pari allo 0,8%. Ricevono lo sconto i lavoratori con reddito mensile lordo non eccedente i 2.692 euro. Dunque, basta che i dipendenti abbiano beneficiato dello sconto contributivo in almeno un mese tra gennaio e aprile per percepire il bonus 200 euro.

Prendono il bonus 200 euro i lavoratori autonomi occasionali?

Il bonus 200 euro verrà pagato anche ai lavoratori autonomi occasionali senza partita Iva. Ovvero ai titolari dei contratti previsti dall’articolo 2222 del Codice civile. Si tratta dei contratti con ritenuta d’acconto. L’indennità spetterà se è stato corrisposto almeno un contributo mensile durante l’anno 2021. Per questi contratti, tuttavia, è necessario il versamento dei contributi alla Gestione separata dell’Inps (che deve risultare aperta al 18 maggio 2022) che avviene se il totale dei compensi annui supera la cifra di 5 mila euro. Ne consegue che i lavoratori autonomi occasionali prenderanno il bonus 200 euro solo se, per uno o più contratti del 2021, hanno percepito almeno 6.330 euro. Questo importo è il minimo per l’accredito di un mese di contributi. Infine, per questi lavoratori serve presentare la domanda all’Inps per ottenere l’una tantum.

Bonus 200 euro, verrà pagato agli incaricati delle vendite a domicilio e lavoratori dello spettacolo?

Il bonus 200 euro verrà pagato anche agli incaricati delle vendite a domicilio. La condizione per ottenere l’indennità è che nel 2021 siano stati percepiti compensi superiori ai 5 mila euro. Tra le altre condizioni, serve la partita Iva e l’iscrizione alla Gestione separata dell’Inps. Occorre presentare domanda all’Inps. I lavoratori dello spettacolo con redditi 2021 entro i 35 mila euro percepiranno il bonus purché per il 2021 abbiano almeno 50 contributi giornalieri. A questi lavoratori il bonus viene pagato dall’Inps previa domanda.

Lavoratori stagionali, a termine, intermittenti e disoccupati agricoli: prenderanno il bonus 200 euro?

I lavoratori stagionali, a termine e intermittenti prenderanno il bonus 200 euro purché nel 2021 il reddito non sia stato eccedente i 35 mila euro. Anche per questi lavoratori sono necessarie 50 contributi giornalieri. L’Inps eroga il bonus previa domanda. Non serve la domanda all’Inps, invece, per i disoccupati agricoli. Sarà l’Inps stessa a erogare l’indennità purché sia stata percepita la disoccupazione nel 2021.

Lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.): prenderanno il bonus 200 euro?

I lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) prenderanno il bonus 200 euro a determinate condizioni. Infatti, il contratto deve essere in essere alla data del 18 maggio 2022. Il lavoratore deve essere iscritto alla Gestione separata dell’Inps. Inoltre, i lavoratori di questa categoria non devono essere percettori di pensione. E nemmeno essere iscritti ad altre gestioni previdenziali. Anche per questi lavoratori vale il limite di reddito di 35 mila euro. È l’Inps a erogare il bonus previa domanda.

Colf, badanti e disoccupati: prenderanno l’indennità di 200 euro?

Colf, badanti e lavoratori domestici prenderanno il bonus purché abbiano in essere un rapporto di lavoro alla data del 18 maggio 2022. Serve presentare la domanda all’Inps. I disoccupati, ex lavoratori alle dipendenze o parasubordinati, percepiranno il bonus 200 euro purché ricevano una mensilità di disoccupazione Naspi o Dis coll a giugno 2022. È l’Inps a pagare senza bisogno di presentare la domanda.

Modello 730 precompilato da oggi, invio veloce per i rimborsi di luglio: tutte le novità 2022

A partire da oggi, 23 maggio, è on line nell’area personale del portale dell’Agenzia delle entrate il modello 730 precompilato per la dichiarazione dei redditi del 2022. L’Agenzia delle entrate, infatti, metterà a disposizione dei contribuenti oltre 30 milioni di modelli precompilati. Le modifiche si potranno fare entro il 31 maggio prossimo, data a partire dalla quale si potrà anche inviare il modello. I Centri di assistenza fiscale (Caf) hanno già predisposto oltre un terzo dei modelli, ma chi sceglie di inviare il documento personalmente dovrà fare in fretta per non vedersi slittare il rimborso di luglio.

Dichiarazione dei redditi 2022, conguaglio o rimborso già da luglio per i dipendenti, pensionati da agosto

Sarà pubblicato da oggi dunque il modello 730 precompilato, in ritardo rispetto alla scadenza temporale fissata entro il 30 aprile. Proprio per questo, i contribuenti dovranno fare in fretta per ottenere i rimborsi in caso di saldo a credito della dichiarazione dei redditi 2022. La scadenza ultima per l’invio del modello 730 precompilato è fissata al 30 settembre 2022. Ma presentarlo in anticipo consente di ottenere il conguaglio in caso di saldo positivo della dichiarazione dei redditi. I lavoratori alle dipendenze potranno anticipare, in questo modo, il conguaglio a luglio; per i pensionati, l’eventuale credito arriverà con il cedolino di agosto o di settembre.

Entro quando bisogna inviare il modello 730 precompilato per avere il conguaglio a luglio?

Dunque, i contribuenti che hanno un saldo positivo nella dichiarazione dei redditi 2022 possono ottenere il rimborso dell’imposta versata. Ma dovranno accettare, eventualmente modificare e inviare il modello 730 precompilato indicativamente prima della fine di giugno. In tal modo, riceveranno il conguaglio nel cedolino di luglio. Più tempo a disposizione avranno, invece, i contribuenti il cui saldo sia negativo. Ma più in ritardo si inoltra il 730 precompilato e meno mesi saranno a disposizione per rateizzare l’eventuale trattenuta.

Modello 730 precompilato: chi lo riceverà?

I contribuenti che riceveranno il modello 730 precompilato per dichiarare i redditi saranno:

  • i lavoratori alle dipendenze e assimilati come i contribuenti che lavorano con contratto a progetto;
  • chi ha redditi di terreni, fabbricati e da capitale;
  • i lavoro autonomi senza partita Iva, come i prestatori di lavoro occasionale;
  • i contribuenti con redditi diversi, maturati per esempio da terreni e fabbricati situati all’estero;
  • alcune tipologie di tassazione separata, come i contribuenti che hanno redditi da eredità.

Come si presenta la dichiarazione dei redditi 730 precompilata?

Il modello 730 precompilato dell’area personale del sito dell’Agenzia delle entrate è accessibile mediante credenziali:

  • Spid;
  • Carta di identità elettronica (Cie);
  • la Carta nazionale dei servizi (Cns).

Si può delegare un Centro di assistenza fiscale o in commercialista. Accedendo all’area personale del portale dell’Agenzia delle entrate, il contribuente può:

  • visualizzare i dati del modello 730 precompilato;
  • correggere e integrare le informazioni;
  • lasciare inalterate le informazioni (il che permette di escludere i controlli del Fisco);
  • infine inviare il modello precompilato all’Agenzia delle entrate.

Modello 730 precompilato dal 23 maggio 2022, quali sono le novità?

Sono varie del modello 730 precompilato per l’anno 2022. Innanzitutto, in tema di bonus 100 euro, vi è la riduzione del prelievo fiscale sui contribuenti che lavorano alle dipendenze. Per l’anno di imposta 2021, il totale del trattamento integrativo del bonus 100 euro è pari a 1.200 euro. È stato aumentata a 550 euro la spesa massima detraibile per le spese veterinarie. Confermato, invece, il 19% di detrazione per le spese sostenute per iscrivere i figli ai conservatori, alle scuole di musica e agli Afam. La detrazione massima è di 1.000 euro per ciascun figlio iscritto purché il reddito complessivo non ecceda i 36 mila euro.

Quali altre detrazioni spettano nella dichiarazione dei redditi 2022?

Tra le altre detrazioni fiscali, è stato aumentato a 609,50 euro il beneficio per gli appartenenti al comparto della sicurezza. Nella dichiarazione dei redditi 2022 si può indicare il credito di imposta maturato per la misura della prima casa agevolata per gli under 36. È necessario l’Isee entro i 40 mila euro e aver acquistato una prima casa soggetta a tassazione Iva.

Superbonus 110% nella dichiarazione dei redditi 2022: quale detrazione?

Per la dichiarazione dei redditi 2022 sono previste anche le detrazioni spettanti per gli interventi rientranti nel superbonus 110% dell’anno di imposta 2021. In particolare per:

  • l’eliminazione delle barriere architettoniche;
  • interventi di sisma bonus ed eco-bonus con detrazioni maggiorate, a determinate condizioni, al 110%;
  • gli interventi di installazione della colonnina di ricarica purché i lavori siano iniziati nel 2021;
  • il bonus per sostituire il gruppo elettrogeno, con detrazione fiscale del 50%;
  • il credito di imposta per i depuratori dell’acqua e la riduzione del consumo dei contenitori di plastica;
  • la detrazione spettante per il bonus mobile che, per il 2021 è pari al 50% per un limite di spesa di 16 mila euro.

Nuova Irpef, effetti sulle pensioni: aumentano gli importi, ma per chi?

La riforma fiscale dettata dalla legge 234 del 2021, con il riordino delle aliquote Irpef per l’anno 2022, incide anche sui redditi dei pensionati. Cambia il numero degli scaglioni soggetti alla tassazione, che passano da 5 a 4. E cambiano le aliquote Irpef e le detrazioni spettanti.

Riforma fiscale e Irpef, come sono cambiate le aliquote e gli scaglioni anche per i pensionati?

Anche per i pensionati, come per i lavoratori dipendenti e gli autonomi, sono cambiate le aliquote Irpef e le detrazioni. In particolare:

  • l’aliquota del 27% è scesa al 25% per i redditi da 15 mila a 28 mila euro;
  • quella del 38% è scesa al 35% per i redditi da 28 mila euro a 50 mila euro;
  • l’aliquota del 43% ha accorpato i due scaglioni successivi e viene applicata ai redditi dai 50 mila euro in su;
  • è rimasta invariata l’aliquota del 23% per i redditi fino a 15 mila euro.

Insieme alle aliquote e agli scaglioni, sono cambiate anche le detrazioni. Il che consente dei risparmi in termini di imposta netta da versare.

Riforma Irpef, quali pensionati avranno i maggiori vantaggi in termini di imposta netta?

Rispetto all’anno 2021, la riforma dell’Irpef assicurerà maggiori vantaggi in termini di imposta netta ai pensionati:

  • che hanno redditi intorno ai 10 mila euro. Lo sconto in percentuale è del 24,73% che, in valore assoluto, significa 145 euro in meno all’anno di imposta netta, ovvero 11 euro al mese comprendendo anche la tredicesima mensilità (meno 5,87% rispetto al 2021);
  • il minor vantaggio fiscale, invece, è dei pensionati che hanno redditi annui per 29 mila euro. Lo sconto è di 65 euro l’anno, corrispondente a 5 euro al mese, comprendendo anche la tredicesima mensilità. In termini percentuali, rispetto al 2021, lo sconto è dell’1%.

Maggiore sconto fiscale con la riforma dell’Irpef in termini assoluti: favorite le pensioni medie e alte

In termini assoluti di risparmio di imposta con la riforma fiscale, la revisione dell’Irpef assicurerà i maggiori risparmi ai pensionati con redditi medi e alti. Il maggior risparmio in cifre assolute lo si ha con redditi di 50 mila euro. Nell’anno 2022, per questo livello di reddito, è stato calcolato che il taglio è di 758 euro annuali. Il che significa 58 euro al mese in meno di imposta netta rispetto al 2021, considerando anche la tredicesima mensilità. In termini percentuali lo sconto Irpef rispetto alle imposte pagate nel 2021 è del 5%.

Riforma fiscale e pensioni: quali tagli si hanno con la revisione dell’Irpef?

A seconda del reddito, e in corrispondenza dei valori osservati già nel 2021, si può tracciare l’andamento delle pensioni del 2022 e i risparmi in termini di imposta Irpef. Infatti:

  • i redditi da pensione di 15 mila euro avranno un risparmio di 239,67 euro, avendo pagato nel 2021 imposte per 2.153 euro ridotte nel 2022 a 1.913 euro (meno 11%);
  • per redditi da pensione di 20 mila euro si avrà un risparmio di 180 euro, avendo pagato nel 2021 imposte per 3.665 euro ridotte nel 2022 a 3.485 euro (meno 4,91%);
  • le pensioni di 25 mila euro avranno un risparmio di circa 70 euro, avendo pagato nel 2021 imposte per 5.177 euro ridotte nel 2022 a 5.107 euro.

Quali pensioni avranno più risparmi in termini di imposta Irpef con la riforma 2022?

In termini assoluti, come per le pensioni di 50 mila euro, anche le altre pensioni medie e alte avranno sconti di Irpef derivanti dalla riforma del 2022. In particolare:

  • le pensioni di 30 mila euro pagheranno 145 euro in meno di imposta Irpef nel 2022;
  • quelle di 35 mila euro verranno tassate meno per 298,77 euro;
  • le pensioni di 40 mila euro avranno un taglio Irpef di 451 euro annuali;
  • quelle di 55 mila euro una riduzione di 670 euro all’anno;
  • le pensioni di 65 mila euro avranno un minor peso fiscale di 470 euro;
  • redditi da pensione per 70 mila euro avranno uno sconto di 370 euro all’anno;
  • dai 75 mila euro in su lo sconto di Irpef sarà sempre lo stesso e pari a 270 euro all’anno.

Cartelle esattoriali, si possono pagare entro 180 giorni per quelle notificate al 31 marzo 2022

Arrivano novità dalla correzione del disegno di legge di Bilancio 2022 sulle cartelle esattoriali. Il termine di 180 giorni per pagarle si riferirà alle notifiche che i contribuenti riceveranno fino al 31 marzo 2022 e non più fino al 31 dicembre 2021. Si amplia pertanto l’arco temporale per usufruire dei benefici del Fisco. Altre misure contenute nella legge di Bilancio vanno a modificare la tassa sui tavolini, gli aiuti ai piccoli proprietari e l’Imu applicata agli immobili dei pensionati residenti all’estero.

Cartelle esattoriali: i 180 giorni per pagare valgono per quelle notificate entro marzo 2022

Arriva dunque l’estensione di tre mesi sulle notifiche delle cartelle esattoriali da pagare entro 180 giorni. La misura comprende pertanto le cartelle notificate a partire dal 1° settembre 2021 fino al 31 marzo 2022. Inizialmente il termine della notifica era fissato al 31 dicembre 2021. L’estensione delle notifiche va a rafforzare anche il maggior tempo per procedere con il pagamento. Precedentemente i giorni per pagare erano 150, rispetto alle modifiche apportate che fanno slittare a 180 giorni l’adempimento.  A conti fatti, il termine per il pagamento delle ultime cartelle notificate a marzo prossimo slitterà fino alla fine di settembre 2022.

Altre misure fiscali dalla legge di Bilancio 2022: esenzione tassa sui tavolini fino a marzo

Altre tre modifiche sono in arrivo dalla legge di Bilancio 2022. In primis, la proroga dell’esenzione della tassa sui tavolini con un nuovo termine fissato a marzo 2022. Si tratta dunque della possibilità di non pagare il canone unico patrimoniale (Cup), l’ex tassa Tosap o Cosap. La misura andrà a vantaggio dei bar, dei ristoranti e degli ambulanti.

Contributi per gli affitti persi per gli sfratti bloccati ai piccoli proprietari di immobili

Si va verso l’aiuto ai piccoli proprietari di immobili che abbiano subito perdite per il blocco degli sfratti determinata da uno dei decreti legge per l’emergenza Covid. L’aiuto verrà garantito dal Fondo di solidarietà per i piccoli proprietari che avrà una dote di 10 milioni di euro per tutto il prossimo anno. La misura prevede l’erogazione di un contributo pari al 50% del canone. Il limite massimo per proprietario all’anno del contributo sarà di 6.400 euro. Il contributo dovrà essere rapportato ai mesi di sospensione fino a un massimo di 16.

Imu 2022 su immobili di pensionati residenti all’estero: cala l’aliquota al 10%

Dovrebbe arrivare per il 2022 anche il calo dell’Imu per i pensionati italiani che siano resistenti all’estero e che possiedano un immobile in Italia, purché non locato. L’emendamento va a beneficio dei pensionati che abbiano un trattamento previdenziale maturato in regime di convenzione internazionale. La dote della misura è fissata in 3 milioni di euro.

Prestiti INPS: chi può richiederli e perché sono convenienti?

I prestiti INPS sono finanziamenti erogati direttamente dall’INPS attraverso i Fondi dell’INPS, quindi in forma di prestiti diretti oppure attraverso convenzioni con istituti di credito. La caratteristica principale dei prestiti INPS è il loro tasso agevolato.

Cosa sono i prestiti INPS

La prima cosa da sottolineare è che non tutti possono accedere ai prestiti INPS, questi infatti sono diretti solo ad alcune categorie di persone e in particolare i pensionati, i dipendenti del Gruppo Poste Italiane, gli insegnanti (piccolo prestito gestione assistenza magistrale) e i dipendenti pubblici iscritti alla Gestione Unitaria. Gli importi possono essere richiesti direttamente all’INPS che ogni anno destina una quota di fondi ai prestiti a dipendenti e pensionati. In caso di incapienza, cosa che succede frequentemente, sarà possibile rivolgersi a banche convenzionate con l’INPS, queste potranno erogare i prestiti alle stesse condizioni e con gli stessi requisiti dell’INPS. Naturalmente viste le convenzioni, anche le pratiche saranno più veloci.

Quali sono i prestiti INPS? Piccoli prestiti e prestiti pluriennali

Le forme dei prestiti erogati o convenzionati dall’INPS sono diverse e quindi si può accedere a piccoli prestiti, prestiti pluriennali, cessione del quinto. Per controllare tutti i prestiti erogati dall’INPS, in forma diretta o indiretta puoi controllare la pagina INPS, dove potrai avere accesso anche a simulazioni.

I piccoli prestiti prevedono la possibilità di ottenere somme di denaro da restituire nell’arco di 24 mesi. Ad esempio il prestito con gestione assistenza magistrale può essere richiesto per un importo massimo corrispondente in due mensilità in godimento al momento della richiesta.

Il prestito pluriennale diretto della Gestione Unitaria, invece è diretto esclusivamente a dipendenti pubblici iscritti al fondo da almeno 4 anni oppure pensionati ex dipendenti pubblici. Un’altra peculiarità di questo prestito è il fatto viene erogato solo a fronte di determinate esigenze familiari o personali, quindi è necessario indicare il motivo per il quale occorre utilizzare il denaro.  Prevede la possibilità di ottenere importi anche di una certa entità, fino a 60.000 euro da restituire secondo un piano di rimborso che può avere una durata massima di 10 anni.

La cessione del quinto

Tra i prestiti agevolati c’è la cessione del quinto dello stipendio INPS. Si tratta di un prestito particolarmente apprezzato in quanto se nell’arco del periodo di restituzione dovessero esservi dei problemi, ad esempio la perdita di lavoro, oppure in caso di morte, sarà la compagnia di assicurazione a dover rimborsare il prestito. Di conseguenza per poter ottenere le somme non è necessario che siano stipulate delle garanzie, ad esempio ipoteche su beni immobili, oppure la presenza di un garante. Un’altra caratteristica che rende questa formula molto apprezzata è il fatto che non è necessario indicare il motivo per il quale si ha bisogno di avere le somme richieste.

La cessione del quinto prevede che l’importo della rata sia detratto direttamente dallo stipendio o dalla pensione e che esso corrisponda a 1/5 dell’importo della pensione o dello stipendio. Può essere richiesta anche da pensionati che non siano ex dipendenti pubblici.

L’importo massimo erogabile dipende da diversi fattori, infatti la legge 184 del 1950 per la cessione del quinto prevede che il piano di ammortamento debba avere una durata massima di 10 anni, inoltre è previsto il limite di età di 87 anni e 11 mesi. Questo implica che  cioè il piano di ammortamento dovrà comunque terminare entro il compimento di tale età. Di conseguenza un ottantenne non potrà chiedere un prestito con cessione del quinto per la durata di 10 anni.

Perché chiedere i prestiti INPS?

Questa è la domanda che molti si pongono, cioè perché invece di rivolgersi a una banca oppure a una finanziaria per ottenere un prestito, una persona dovrebbe rivolgersi all’INPS o a un istituto di credito convenzionato? La risposta è molto semplice, infatti i tassi di interesse applicati sulle varie forme di prestito sono bassi rispetto ai tradizionali finanziamenti. Ad esempio la cessione del quinto, viste le sue peculiarità solitamente ha un costo non basso, infatti prevede che sia stipulata un’assicurazione a copertura del rischio di perdita di lavoro o perdita vita, ma nonostante questo con l’INPS diventa economicamente vantaggioso accedervi.

Redditi e pensioni: entro il 30 novembre la dichiarazione degli autonomi

Redditi e pensioni, dovranno presentare dichiarazione dei redditi entro il 30 novembre gli autonomi con meno di 40 anni contributivi. Ecco chi deve farla.

Redditi e pensioni: il messaggio dell’Inps

Redditi e pensioni del 2020 devono essere dichiarati per l’anno 2020. Secondo il messaggio n. 3154/2021 dell’Inps l’adempimento annuale è previsto entro il 30 novembre 2021 per alcuni soggetti. In particolare i titolari di pensione con decorrenza compresa entro l’anno 2020, i soggetti al divieto di cumulo parziale della pensione con reddito di lavoro autonomo, devo presentare la dichiarazione per i redditi da lavoro autonomo conseguiti nell’anno 2020.

I soggetti esclusi da questa dichiarazione

Non sono tenuti a presentare questa dichiarazione i soggetti titolari di pensione ed assegno di invalidità avente decorrenza entro il 31 dicembre 1994. Inoltre sono esclusi:

  • i titolari di pensione di vecchiaia;
  • i soggetti titolari di pensione di anzianità e di trattamento pensionistico a carico dell’assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima;
  •  titolari di pensione di vecchiaia liquidata nel sistema contributivo, in quanto dal 1° gennaio 2009 tale pensione è totalmente cumulabile con i redditi da lavoro;
  • i titolari di pensione o assegno di invalidità a carico dell’assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti, delle forme di previdenza esonerative, esclusive, sostitutive della medesima, delle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi con un’anzianità contributiva pari o superiore a 40 anni.

Redditi/pensioni: alcuni approfondimenti

Alcune precisioni in tale materia sono importanti. L’articolo 10, comma 5, del D.lgs n.503 del 1992 stabilisce che i trattamenti pensionistici sono totalmente cumulabili con i redditi derivanti da attività svolte in programmi di reinserimento degli anziani in attività socialmente utili. Tuttavia devono essere attività promosse da enti locali o istituzioni private e pubbliche. Pertanto tali redditi non assumono alcun rilievo nell’applicazione del divieto del cumulo con la pensione ottenuta. Inoltre, la legge stabilisce che le indennità percepite per l’esercizio della funzione di giudice di pace sono cumulabili con i trattamenti pensionistici.

Il caso dell’inabilità

Il trattamento pensionistico di inabilità prevede che le quote di pensioni dirette di anzianità, invalidità, e assegni diretti di invalidità a carico dell’assicurazione generale obbligatoria, eccedenti l’ammontare minimo del Fondo pensioni, sono cumulabili con i redditi da lavoro. La misura è del 70%  e sono cumulabili nella misura del 50% con i redditi da lavoro dipendente; nel caso di reddito da lavoro autonomo le relative trattenute non possono, in ogni caso, superare il valore pari al 30% dei predetti redditi.

Modalità di presentazione della domanda

Per presentare la dichiarazione dei redditi il pensionato può accedere alle prestazioni e servizi Inps attraverso il sito www.inps.it. Tuttavia l’accesso è possibile attraverso il sistema Spid, carta nazionale dei servizi, o carta di identità elettronica. A questo punto occorre cliccare sulla voce “Prestazioni e servizi” e selezionare “Dichiarazione Reddituale- RED semplificato”. Nel successivo pannello occorre scegliere la Campagna di riferimento: 2021 (dichiarazione redditi per l’anno 2020). Inoltre qualora i soggetti risultassero inadempienti è prevista sanzione. Questa ha un importo pari somma annua della pensione percepita cui si riferisce la dichiarazione mancante. La somma sarà prelevata direttamente dall’Inps competente sulle rate di pensione dovute al trasgressore.