Pensione integrativa anche ai professionisti e lavoratori autonomi da aprile 2022

In arrivo le pensioni integrative anche ai liberi professionisti e ai lavoratori autonomi. La sottoscrizione alla previdenza complementare sarà possibile a partire dal mese di aprile 2022. La decisione è stata presa dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) sulla possibilità di accesso, per le partite Iva, all’integrazione della previdenza complementare con Fon.te. Si tratta di un fondo pensione già attivo a favore dei dipendenti delle imprese del settore terziario.

Previdenza complementare, per la pensione integrativa dei professionisti e partite Iva c’è Fon.te

Il fondo pensione Fon.te nei giorni scorsi ha diffuso la comunicazione della possibilità di adesione alla pensione complementare anche per i liberi professionisti e i lavoratori autonomi. Nell’informativa si legge che “Fon.Te, il Fondo pensione complementare per i dipendente da aziende del terziario, estende la platea a tutti i liberi professionisti e lavoratori autonomi che si trovano a lavorare nei settori di interesse del Fondo. A partire da aprile 2022, grazie all’approvazione della Commissione di Vigilanza sui Fondi pensione (Covip), i commercianti potranno integrare la propria pensione aderendo a Fon.te, il terzo fondo negoziale italiano per numero di iscritti”.

Fondo pensione, i vantaggi dell’adesione con obiettivo la previdenza complementare

L’adesione alla previdenza complementare comporta il vantaggio di poter costruire una pensione futura aggiuntiva. L’obiettivo è quello di di incrementare, in modo significativo, il livello delle prestazioni pensionistiche, una volta usciti dal mondo del lavoro. Dai dati del fondo pensione, l’adesione dei lavoratori del settore terziario alla termine del 2021 era in numero di 9.745 milioni. Nello scorso anno il fondo pensione ha aumentato il numero di iscritti di oltre 400 mila aderenti rispetto al 2020. Le risorse destinate ai trattamenti previdenziali a fine 2021 ammontavano a 212.6 miliardi di euro, in crescita di circa 15 miliardi rispetto al 2020. In aumento, nello scorso anno, anche gli incassi dei contributi da fondi negoziali, Pip e fondi pensione aperti. In tutto, gli aumenti sono stati di 13,3 miliardi di euro, circa 900 milioni in più rispetto al 2020.

Fondi pensione, come aderire alla previdenza complementare?

Per aderire al fondo pensione Fon.te. si può procedere in maniera esplicita o tacitamente. L’adesione esplicita comporta la consegna al dipendente della parte I della Nota Informativa (“Le informazioni chiave per l’aderente”) e l’Appendice informativa sulla sostenibilità. Dopo averne preso visione, l’aderente dovrà procedere con la compilazione del Modulo di adesione. L’adesione tacita si realizza quando il dipendente, dopo 6 mesi dall’assunzione, non abbia manifestato alcuna volontà in merito alla destinazione del Trattamento di fine rapporto maturato.

Come si aderisce a un fondo pensione versando il Trattamento di fine rapporto e un contributo aggiuntivo?

In attesa di maggiori indicazioni dal fondo pensione per l’adesione alla previdenza complementare ai liberi professionisti e ai lavoratori autonomi, è necessario specificare che se il lavoratore abbia già scelto di destinare il Trattamento di fine rapporto (Tfr) al fondo pensione è necessario compilare il Modulo di adesione. Il documento contiene una prima parte di dati anagrafici; l’indicazione se si aderisce a un altro fondo pensione da indicare; la scelta del comparto di investimento; la modalità di adesione.

Modalità di adesione al fondo pensione: come procedere con il versamento del Tfr?

Per quest’ultimo punto, si può chiedere di aderire con il solo versamento del Trattamento di fine rapporto (Tfr); oppure oltre al Tfr, si può contribuire con un versamento minimo a carico del lavoratore stabilito da contratto. Quest’ultimo dà diritto al contributo da parte del datore di lavoro. Infine si può aderire versando, oltre al Trattamento di fine rapporto, anche un contributo diverso dal minimo stabilito dal contratto, nella percentuale desiderata dal sottoscrivente.

Fondi pensione: quale scelta in base al tasso di rendimento?

Quale scelta dei fondi pensione si può fare in base ai tassi di rendimento? I contribuenti che siano interessati ad aderire e a sottoscrivere prodotti di pensione integrativa, spesso si imbattono in termini e in condizioni differenti a seconda delle compagnie assicurative. Anche la valutazione dei costi e delle performance, prima tra tutte i tassi di rendimento, variano a seconda dell’offerta delle varie soluzioni. A tal proposito è utile prestare attenzione alle tabelle di conversione.

Fondi pensione, la scelta in base ai tassi di rendimento: le tabelle di conversione

Quando si guardano le tabelle di conversione delle varie offerte relative ai fondi pensione ci si può imbattere in differenze anche notevoli. Si può andare dallo 0,22% fino allo 0,65%, ad esempio. La differenza induce a pensare che vi siano fondi pensione con rendimenti del triplo rispetto ad altri. In questi casi, la corretta lettura delle tabelle di conversione risulta estremamente decisiva. Ma, soprattutto, quando è utile prendere visione delle tabelle? Al momento della sottoscrizione della previdenza complementare oppure è necessario tenere sott’occhio quelle pubblicate nel tempo dalle compagnie assicurative?

Tassi di rendimenti del fondo pensione, la corretta informazione al momento della sottoscrizione

Il tasso di rendimento nel caso dei fondi pensione diviene dunque decisivo nella scelta dei contribuenti. Si potrebbe pensare, anche durante il pagamento dei contributi, di spostare i capitali da un fondo verso un altro che detiene dei valori di conversione più convenienti. Ma, per molti sottoscrittori, la durata di permanenza nel fondo pensione è piuttosto lunga. Cosa avverrà ai rendimenti da qui a 30 anni? Per tutti questi dubbi, ciò che veramente risulta decisivo è la corretta informazione al contribuente al momento della sottoscrizione del fondo pensione. L’informazione è utile anche per i casi di portabilità della previdenza integrativa dei fondi pensione.

Fondi pensione e rendite al momento del pensionamento

La rendita dei fondi pensione è un punto cruciale di tutta la previdenza complementare. Il contribuente versa ai fondi pensione i propri risparmi, anche per anni, ma alla fine potrebbe ottenere un risultato di gran lunga inferiore rispetto alle aspettative. Al momento del pensionamento, infatti, la pensione di scorta potrebbe avere un’entità di poche decine di euro. E questo non sempre dipende dall’esiguo montante versato negli anni al fondo pensione. Spesso può dipendere alle rendite maturate su quanto versato e sulla tipologia delle rendite.

Fondi pensione: le diverse formule di rendita della previdenza complementare

Cruciale è dunque l’informazione sulle diverse forme di rendita dei fondi pensione. La prima rendita è quella vitalizia, non reversibile, che va a estinguersi con la premorienza del sottoscrittore andato in pensione. Ma esiste anche la rendita reversibile, la seconda formula di rendimento, che consente il pagamento immediato della rendita al sottoscrittore fino al momento in cui resta in vita. Tale rendita si può trasmettere, per intero o per la rimanente parte, al beneficiario designato, detto reversionario, purché superstite.

Pensione integrativa: l’integrazione della rendita certa per 5 o 10 anni, poi vitalizia

Dai fondi pensione deriva anche la terza rendita certa, quella per cinque o per dieci anni, che poi diviene vitalizia. Tale rendita permette al sottoscrittore di ottenere il pagamento di una rendita, nel periodo dei cinque o dei dieci anni di certezza, al sottoscrittore che va in pensione da lavoro. E tale rendita si può trasmettere ai beneficiari designati nel caso di premorienza del sottoscrittore ma nell’arco del periodo indicato. Nel momento in cui scadono i 5 o i 10 anni, infatti, la rendita diventa dunque vitalizia se il sottoscrittore risulta ancora in vita. Diversamente, si estingue se il sottoscrittore muore.

Previdenza integrativa, quando si ha la restituzione del montante residuale del fondo pensione?

Un’altra formula di rendita dei fondi pensione è quella relativa alla restituzione del montante residuale. Si tratta del caso della controassicurata. Questa formula permette al sottoscrittore di vedersi pagata una rendita fino al momento in cui rimanga in vita. Nel momento in cui dovesse venire a mancare, la rendita verrebbe versata ai beneficiari sotto forma di capitale residuo. Tale capitale risulta dalla differenza tra il montante rivalutato e le rate già corrisposte e si può ottenere anche come pagamento frazionato e periodico.

Fondi pensione, quando scegliere la rendita vitalizia Long term care (Ltc)?

Si può arrivare a scegliere, nel caso di sottoscrizione ai fondi pensione, la rendita vitalizia Long term care (Ltc). Si tratta di una rendita che assicura il pagamento immediato al sottoscrittore, fino al momento in cui rimane in vita. La rendita raddoppia di valore nel caso in cui al sottoscrittore sopraggiungano eventi di non autosufficienza. Il raddoppio vale per tutto il permanere dell’evento stesso. La rendita va a estinguersi con la morte del sottoscrittore.

Fondi pensione, quale scelta per la futura previdenza integrativa?

Dall’analisi delle differenti formule di rendite assicurate dei fondi pensione, è chiaro che il solo riferimento al valore del rendimento non è sufficiente nella scelta. Non lo è nel momento in cui si prendano in esame i soli indici di rendimenti trascurando tutti i diversi fattori legati al tipo di rendita. Infatti, la tipologia di opzione della rendita, il tasso tecnico e i costi fanno in modo che non sia paragonabile un prodotto previdenziale rispetto a un altro senza tener conto dei diversi fattori.

Fondi pensione, si possono effettuare modifiche dei coefficienti di conversione della rendita integrativa?

Una garanzia per il sottoscrittore, dato il lungo termine di permanenza che si può avere in un fondo pensione, è rappresentata dal fatto che le compagnie assicuratrici non possono, nei 3 anni antecedenti il pensionamento del sottoscrittore stesso, procedere con la modifica dei coefficienti di conversione della rendita per chi ha aderito al fondo pensione. Possibile modifiche dei fondi pensione e dei rendimenti, sulla base di indici demografici e finanziari, possono aversi solo se si verificano specifiche condizioni. Tali condizioni sono previste dalla normativa in materia di stabilità delle compagnie assicuratrici, ragione per la quale la corretta informazione al sottoscrittore risulta decisiva prima della firma del prodotto.

Cosa è utile sapere nel caso di modifiche della rendita dettata da basi demografiche e finanziarie dei fondi pensione

Suddette modifiche, infine, non possono produrre effetti ai sottoscrittori che inizino a percepire la rendita nei 3 anni susseguenti alle modifiche stesse. In più, durante la fase di erogazione della rendita, le compagnie assicuratrici non possono procedere con la modifica delle basi demografiche usate per calcolare i coefficienti di conversione in rendita.

Buoni fruttiferi postali per i minori: convenienza e quanto si ricava dall’investimento

Quali potrebbero essere i migliori investimenti a favore dei figli o dei nipoti minorenni? Previdenza complementare a parte, che sicuramente offre delle soluzioni vantaggiose anche dal punto di vista della deducibilità fiscale, i buoni fruttiferi postali potrebbero avere la maggiore convenienza dal punto di vista dei rendimenti e della fiscalità. In generale, i tassi di rendimento non sono allettanti come nel passato, ma investire in buoni fruttiferi postali permette sicuramente l’investimento con i maggiori margini di guadagno.

Buoni fruttiferi postali dedicati ai minori: cosa sono?

I buoni fruttiferi postali sono uno strumento finanziario dedicato ai più giovani. Più esattamente possono essere sottoscritti a favore di beneficiari che abbiano da zero a 16 anni e sei mesi. Sono titoli emessi dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp) e collocati sul mercato dalle Poste Italiane. Uno dei vantaggi è l’importo che si può sottoscrivere. L’investimento, infatti, parte da 50 euro al mese e non ci sono costi o commissioni né quando si va a sottoscrivere il buono e nemmeno per in fase di rimborso. La sottoscrizione può essere su carta oppure dematerializzata.

I rendimenti dei buoni fruttiferi postali

Per quanto concerne i rendimenti è da precisare che, in un mercato di strumenti finanziari che non offrono grandi risultati, quello dei buoni fruttiferi postali rappresenta senz’altro uno dei più allettanti. La serie attuale di collocamento (TF118A200128 datata 23 novembre 2020) ha un rendimento fisso che cresce nel tempo. La crescita dipende dagli anni mancanti per il compimento della maggiore età del beneficiario intestatario del titolo. Dunque è necessario verificare quanti anni manchino al compimento dei 18 anni del figlio o dei nipoti. Il rendimento minimo è dello 0,5% sul quale si applica la riduzione del 12,5% delle tasse. Il netto, pertanto, è dello 0,44%. Il massimo del rendimento all’anno è del 2,5%. Anche in questo caso, al netto delle tasse del 12,5%, il rendimento effettivo è del 2,24%.

Interessi che maturano sui buoni fruttiferi postali: quale tassazione?

Sugli interessi che maturano sui buoni fruttiferi postali è applicata la fiscalità agevolata pari al 12,5%. C’è da pagare l’imposta di bollo, ad oggi di 34,20 euro fissi annui, nel caso in cui il valore del rimborso del titolo sia maggiore di 5 mila euro.

Meglio i buoni fruttiferi postali o i Buoni del Tesoro pluriennali (Btp)?

Ad oggi il rendimento dei buoni fruttiferi postali supera quello dei Buoni del Tesoro pluriennali (Btp). Alla medesima durata dell’investimento , un Buono del Tesoro pluriennale è dell’1,5% al lordo delle imposte, pari all’1,30% netto. Circa un punto percentuale netto in meno rispetto al massimo che si può ottenere dai buoni fruttiferi postali che possono arrivare al 2,24%. Per i buoni intestati ai minori è necessario prestare attenzione nel caso in cui si chieda il rimborso prima della scadenza. Per incassarli prima bisogna rivolgersi al giudice tutelare.

Altre formule di risparmio per i figli: libretti di risparmio

Esistono altre formule di risparmio per i figli: si va dai piani di accumulo ai libretti di risparmio, dalle polizze alla pensione integrativa. I libretti di risparmio assicurano l’accumulo di somme alle Poste Italiane oppure in banca mediante depositi a favore dei minorenni. Il deposito nel libretto di risparmio può essere libero, e dunque senza vincoli di tempo per quanto concerne i prelievi, oppure vincolato. In questo ultimo caso, quanto depositato rimane bloccato fino a una determinata scadenza.

Vantaggi, svantaggi e rendimenti del libretto di risparmio

L’apertura di un libretto di risparmio permette a chi versa (di norma i genitori) di poter investire poco alla volta e senza una cadenza determinata. I vantaggi consistono nel fatto che non ci sono costi né per aprire un libretto di risparmio, né per la gestione. A fronte dei vantaggi, è importante dire che il tasso di interesse applicato al libretto di risparmio è relativamente basso. Non può essere considerato, pertanto, uno strumento dal quale attendere rendimenti simili a quelli dei buoni fruttiferi postali.

Piani di accumulo: strumento di risparmio che però ha dei costi

Si può optare per i piani di accumulo (Pac) a favore dei minorenni. Si tratta di strumenti finanziari con i quali si versano delle quote di capitale in maniera periodica. Tra i vantaggi c’è proprio quello di poter gestire i versamenti, anche partendo da piccole somme. E la gestione dello strumento permette anche di basare le proprie spese per arrivare a mettere da parte la somma da versare. Per i piani di accumulo, tuttavia, ci sono da pagare dei costi, come quello di apertura o di chiusura anticipata, e i diritti fissi sui versamenti effettuati.

Le polizze assicurative: i vantaggi dell’investimento per il futuro dei minorenni

Una delle possibilità offerte dal mercato finanziario per risparmi che andranno a vantaggio del minorenne sono le polizze assicurative. Gli strumenti, in ambito assicurativo, sono vari. Tra questi particolare importanza rivestono le polizze vita rivalutabili. Sono strumenti compresi nel ramo I. Le polizze, pur avendo dei costi di gestione, offrono vantaggi dal punto di vista del risultato, con relativa copertura assicurativa. Inoltre, i premi pagati per la polizza sono detraibili fiscalmente al 19%, fino al limite di 530 euro all’anno. Particolarmente mirati sono anche i vantaggi dell’impignorabilità della polizza e della detassazione ai fini della successione.

 

Pensioni integrative, vantaggi e rischi dell’adesione al fondo previdenziale

Le pensioni integrative, oltre a rappresentare una soluzione per mantenere il tenore di vita che si ha durante gli anni di lavoro, rappresentano anche un’opportunità di risparmio e di differenti vantaggi. Infatti, in vista di mantenere un livello di reddito simile a quello che si ha durante lo svolgimento del lavoro, la previdenza complementare va a integrare la futura pensione obbligatoria. Ma, durante gli anni in cui si effettuano i versamenti al fondo pensione, è possibile ottenere dei contributi dal proprio datore laddove sia previsto dal contratto di lavoro.

Reversibilità della pensione integrativa: a chi spetta?

Tuttavia, il fatto di poter disporre di una futura pensione aggiuntiva non rappresenta l’unico vantaggio riservato a chi investe nella previdenza complementare. Innanzitutto, la stessa pensione integrativa è reversibile al coniuge o agli eredi indicati dal sottoscrittore. Ma anche nella fase di accumulo del risparmio, il capitale può essere riscattato in un’unica soluzione dagli eredi designati dal sottoscrittore.

Previdenza complementare, la possibilità di scegliere la prestazione pensionistica

Ulteriore vantaggio spettante a chi investe nella previdenza complementare è la possibilità di scegliere il tipo di prestazione da ricevere dal fondo pensione stesso. Infatti, a seconda delle esigenze del sottoscrittore, è possibile richiedere tutto il capitale versato in un’unica soluzione nei casi previsti dalla legge oppure riceverne la metà, lasciando il rimanente alla rendita integrativa mensile. Se non si richiede parte o tutto il capitale, la rendita mensile andrà a integrare la pensione garantendo un tenore di vita simile a quello goduto durante gli anni di lavoro e di accumulo.

Flessibilità dell’investimento del risparmio nei fondi pensione: sospensione e riduzione importi

Tra i vantaggi di investimento del risparmio in un fondo pensione c’è la possibilità di accumulare con una certa flessibilità. Ciò significa che è possibile sospendere oppure modificare gli importi o la periodicità con la quale si effettuano i versamenti nella fase di accumulo. In caso di sospensione si possono riattivare i versamenti senza subire delle penalizzazioni.

Si può richiedere parte dei soldi versati al fondo pensione durante la fase di accumulo?

Il sottoscrittore del fondo pensione può anche richiedere una parte delle somme risparmiate e accantonate nel fondo pensione. Si tratta di eventi normalmente determinati da esigenze improvvise legate alle situazioni familiari, come ad esempio un’imprevista spesa sanitaria. Ma anche per ragioni lavorative, come può succedere nel caso del licenziamento. Ulteriori somme possono essere anticipate dal fondo per l’acquisto della prima casa.

Previdenza complementare, il vantaggio della deducibilità fiscale delle somme versate al fondo pensione

Tra i vantaggi dell’adesione alla previdenza complementare sono da inserire quelli fiscali. Infatti, i contributi che il sottoscrittore versa al fondo pensione sono deducibili dai redditi Irpef fino a un massimo di oltre 5.160 euro all’anno. Pertanto, nella fase di accumulo del risparmio nel fondo pensione si pagano da subito meno imposte sui redditi. Entro lo stesso limite si può sfruttare la deduzione anche sui versamenti effettuati a vantaggio dei familiari a carico fiscalmente. Inoltre, la pensione integrativa è tassata con un’aliquota che varia dal 15% al 9%: la percentuale scende a seconda degli anni in cui il sottoscrittore ha partecipato al fondo pensione.

Quali sono i rischi per il sottoscrittore di un fondo pensione?

Tuttavia, l’investimento dei propri risparmi nel fondo pensione non è esente da alcuni rischi. Questi ultimi sono relativi alla possibilità che la pensione complementare che si ottiene quando si esca dal lavoro risulti insufficiente rispetto alle aspettative del sottoscrittore. In particolare può risultare che i versamenti effettuati e la durata del periodo in cui il sottoscrittore ha partecipato al fondo pensione non siano adeguati.

Il rischio di sbagliare investimento nell’adesione al fondo pensione

Può capitare, inoltre, che la linea di investimento che il sottoscrittore del fondo pensione ha scelto risulti non adeguata e ottimale rispetto all’età del sottoscrittore stesso o al suo profilo. Infatti, al momento dell’adesione al fondo, il sottoscrittore sceglie come il fondo pensioni debba investire i propri risparmi se in titoli azionari, obbligazionari oppure se adottare una soluzione intermedia. Nel caso di un sottoscrittore agli ultimi anni di lavoro vengono consigliate, di norma, soluzioni non troppo remunerative ma poco rischiose.

Adesione al fondo pensione: il rischio di costi alti o di impossibilità di utilizzo di quanto accantonato

Possono verificarsi altri rischi legati all’adesione a un fondo pensione. Innanzitutto che il fondo scelto applichi dei costi troppo elevati rispetto al profilo del sottoscrittore. Oppure che vengano previste delle limitazioni nell’uso delle somme accantonate e, dunque, che l’utilizzo possa essere consentito solo per specifiche finalità. Importante poi, per un sottoscrittore, controllare che non sia prevista l’irrevocabilità della scelta di aderire alla previdenza complementare.

Previdenza complementare, il rischio di non avere informazioni sui prodotti di investimento

Infine, è sempre bene ricevere tutte le informazioni in maniera dettagliata prima di aderire al fondo pensione. Può capitare, infatti, di ricevere delle informazioni insufficienti per capire correttamente il funzionamento del fondo pensione e le sue finalità. Nella fase di sottoscrizione, inoltre, è indispensabile che al soggetto vengano fornite tutte le informazioni sui prodotti di investimento presenti sul mercato.

Fondi pensione, quali sono i documenti informativi per l’adesione e quale investimento scegliere?

Prima di aderire a un fondo pensione è importante leggere attentamente tutta la documentazione informativa che il fondo stesso mette a disposizione dei nuovi sottoscrittori. Inoltre risulta utile compilare il Questionario di autovalutazione. Con questo strumento l’interessato, prima di aderire al fondo, può scoprire quanto ne sappia della previdenza complementare e quali potrebbero essere le linee di investimento più adatte alle proprie esigenze.

Cosa contiene il Questionario di autovalutazione della previdenza complementare?

Le domande contenute nel Questionario di autovalutazione permettono inoltre di fare un’analisi sulla capacità di risparmiare del sottoscrittore del fondo pensione. È importante rispondere esattamente alle domande contenute per tracciare anche un orizzonte temporale che separa il sottoscrittore dalla pensione stessa. Infine, per il tipo di investimento da perseguire con la pensione complementare, il Questionario permette anche di dare importanti indicazioni sulla propensione al rischio. Con le risposte al Questionario, e in base al punteggio ottenuto, si può avere un profilo del sottoscrittore e della soluzione più idonea per l’adesione al fondo.

Adesione alla previdenza complementare, quali sono i documenti informativi?

Prima di aderire alla previdenza complementare, all’interessato verranno consegnati vari documenti. In primis, le informazioni chiave per l’aderente, documento che spiega in modo semplice quali siano le più importanti caratteristiche della formula previdenziale. In questo documento sono riportate le informazioni sulle linee di intervento, sui costi, sui rendimenti che sono stati raggiunti nei passati anni. Inoltre, nel documento è presente la Scheda dei costi. Si tratta di un foglio riepilogativo di tutte le spese che dovranno essere sostenute dall’aderente durante la sua partecipazione al fondo pensione.

Quale pensione si può ottenere dalla previdenza complementare?

È ovvio che il sottoscrittore di un fondo voglia sapere anche quale sarà il risultato della sua adesione alla previdenza complementare. Per quante informazioni è indispensabile prendere visione del documento “La mia pensione complementare“. Qui si trovano le stime della pensione integrativa che si potrà ricevere nel momento in cui si va in pensione da lavoro. La stima della pensione integrativa viene fatta attraverso calcoli, ipotesi e simulazioni definiti dalla Commissione di Vigilanza sul Fondi Pensione (Covip).

Quale linea di investimento scegliere per la previdenza complementare?

La previdenza complementare ha diverse linee di investimento corrispondenti a differenti combinazione di rischio e di rendimento. Chi è interessato ad aderire a un fondo pensione può scegliere la linea di investimento che maggiormente soddisfa le proprie aspettative prendendo in esame comparti differenti tra loro. Si può optare su una linea di investimento garantita che offra garanzie di rendimento minime o di restituzione di quanto versato al verificarsi di specifici eventi come, ad esempio, l’uscita dal lavoro per il pensionamento. Ma si può optare per linee di investimento obbligazionarie, con destinazione dei risparmi principalmente in obbligazioni, o azionarie, con investimento principalmente in azioni. Infine si può scegliere una linea bilanciata, che permetta un investimento nella stessa percentuale in obbligazioni e in azioni.

Opzioni da considerare nella scelta del tipo di investimento della previdenza complementare

La varietà di possibilità di investimento dei propri risparmi nella previdenza complementare implica dunque la conoscenza delle varie opzioni. La scelta, infatti, definirà la propria esperienza con il fondo pensione e, in particolare, con l’investimento stesso in termini di durata dell’adesione e di combinazione tra rendimenti e rischi. Proprio rendimenti e rischi possono essere valutati in base al periodo di tempo nel quale si decide di fare l’investimento e dunque sul come il sottoscrittore impiegherà le proprie risorse future. Quindi, è indispensabile tener conto degli anni che mancano al pensionamento, del patrimonio personale e del reddito a disposizione e delle aspettative future dell’investimento.

Cosa può avvenire in base al tipo di investimento fatto nella previdenza complementare?

La scelta su un investimento di tipo azionario può offrire dei guadagni potenzialmente più elevati nel lungo periodo, ma anche delle oscillazioni più evidenti da un anno all’altro. Il che significa che questo tipo di investimento può generare, anno per anno, rendimenti molto alti alternati a periodi bassi o addirittura nulli. Chi sceglie questo tipo di investimento dovrebbe mettere in conto un periodo abbastanza ampio della durata dell’investimento stesso per fare in modo che gli anni nei quali i rendimenti risultino più bassi possano essere recuperati da anni di rendimenti alti.

Cosa avviene se si sceglie di investire in obbligazioni per la propria pensione integrativa?

Se invece la scelta ricade su un investimento di tipo obbligazionario, i rendimenti potrebbero risultare più contenuti rispetto all’investimento di tipo azionario. Anche in questo caso, è necessario verificare i rendimenti ottenuti nel lungo periodo. Rispetto a un investimento azionario, in ogni modo, quello obbligazionario offre delle oscillazioni meno evidenti. Di conseguenza, questa scelta può essere dettata da un profilo di sottoscrittore solo in parte rischioso. E, nello specifico, se si ha l’intenzione di investire per un numero di anni limitato nella previdenza complementare, è bene che il rendimento abbia oscillazioni limitate.

Scelta del tipo di investimento nell’adesione al fondo pensione

Come si può notare, dunque, la scelta del tipo di investimento conseguente alla volontà di aderire alla previdenza complementare implica la valutazione di diversi fattori. Il Questionario di autovalutazione serve proprio a fare chiarezza “sul come” si voglia che i propri risparmi vengano investiti dal fondo pensione. Ci si può affidare a un percorso appositamente studiato dal fondo per avere la migliore risposta possibile nel caso in cui ci si trovi ad avere difficoltà nella scelta dell’investimento. Il fondo pensione può essere di aiuto nella scelta del finanziamento in base all’età e all’ottimizzazione dei rischi rispetto alle aspettative di rendimento.

Pensione integrativa, quale migliore investimento se mancano pochi o tanti anni alla pensione?

In linea generale, più si è giovani e lontani dalla pensione e più si possono adottare profili di rischio maggiormente elevati. Eventuali rendimenti al di sotto delle proprie aspettative possono essere recuperati da anni di rendimenti alti. Il lungo periodo della scelta di aderire a un fondo pensione aiuta pertanto a prendere decisioni anche più rischiose nell’ottica di risultati più elevati nel tempo. Chi invece è più vicino alla pensione potrebbe optare per soluzioni di investimento a basso rischio per meglio salvaguardare l’investimento stesso da oscillazioni negative dei mercati finanziari.

Previdenza complementare, cosa avviene quando si va in pensione?

L’accumulo del capitale con le rate versate alla previdenza complementare ha il massimo risultato nel momento in cui si va in pensione da lavoro. Ma cosa succede quando si smette di lavorare? E quali sono le possibilità che hanno gli aderenti al fondo pensione che hanno versato contributi per anni? Ecco tutte le opzioni possibili.

Cosa si può fare del capitale accumulato nella previdenza complementare quando si va in pensione da lavoro?

Nel momento in cui si va in pensione da lavoro e si hanno almeno cinque anni di partecipazione al fondo pensione, si può decidere di:

  • trasformare il 100% della posizione individuale in rendita, in modo da ricevere un assegno di pensione complementare che va a integrare la pensione lavorativa;
  • ricevere subito e tutto in una soluzione fino a un massimo del 50% del capitale versato e accumulato nel tempo e destinare la restante parte alla rendita;
  • liquidare tutto il capitale accumulato se si rientra nei casi previsti dalla legge. In particolare, questa opzione è possibile se il capitale accumulato risulti esiguo. Oppure se si è un vecchio sottoscrittore. In quest’ultimo caso bisogna essere iscritto alla previdenza complementare non più tardi del 29 aprile 1993 a fondi pensione che erano stati già istituiti entro il 15 novembre 1992.

Cosa valutare prima di prendere una decisione su come impiegare il capitale accumulato della previdenza complementare

Nel momento in cui si va in pensione da lavoro è importante, dunque, valutare attentamente quale opzione scegliere in merito al montante accumulato nella previdenza complementare. Il primo passaggio consiste nel pensare bene a quali saranno le esigenze personali nel periodo in cui non si svolgerà più alcuna attività lavorativa. Se la scelta ricade nell’ottenere una rendita vitalizia, l’assegno mensile che si riscuoterà andrà a integrare quello della pensione lavorativa. E, inoltre, la rendita è reversibile sia nei confronti del coniuge che di un’altra persona indicata dal sottoscrittore del fondo pensione.

Previdenza complementare: cosa avviene se si decide di prelevare tutto il montante accumulato subito?

Se la scelta ricade sull’ottenere tutto il capitare in un’unica soluzione, si potranno soddisfare le necessità del breve periodo dopo il pensionamento. Ma si corre il rischio di non avere entrate a sufficienza per mantenere lo stesso tenore di vita in futuro con la sola pensione da lavoro. Tuttavia, il montante accumulato con la previdenza complementare può servire, in determinate situazioni, a ottenere la rendita prima di andare in pensione da lavoro.

Previdenza complementare, le possibilità di anticipare la rendita rispetto alla pensione di vecchiaia

Infatti, se mancano meno di cinque anni alla pensione di vecchiaia dei 67 anni e si hanno almeno cinque anni di versamenti alla previdenza complementare, si può richiedere che le prestazioni previdenziali del fondo vengano anticipate. Questa possibilità può essere sfruttata anche nell’ipotesi in cui si è disoccupati da oltre 24 mesi oppure ci si trovi nella situazione di invalidità permanente che impedisce di svolgere un’attività lavorativa. Si tratta del meccanismo della Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) che permette di richiedere al fondo di previdenza complementare di ricevere la rendita in anticipo rispetto al conseguimento della pensione di vecchiaia.

Quando si può ottenere un riscatto del montante versato alla previdenza complementare?

Rispetto all’attesa della maturazione della pensione di vecchiaia, il sottoscrittore di un fondo di previdenza complementare può richiedere un riscatto di quanto versato. In particolare:

  • può chiedere un riscatto del 100% di quanto versato nel caso di invalidità permanente. Oppure per la situazione di disoccupazione di oltre 48 mesi;
  • in alternativa per dimissioni, per licenziamento e per decesso del sottoscrittore del fondo pensione.

Inoltre si può richiedere un riscatto parziale, fino alla metà del capitale accumulato per disoccupazione per oltre 12 mesi e da meno di 48 mesi nel caso in cui il datore di lavoro ricorra alla mobilità, alla cassa integrazione guadagni straordinaria o ordinaria.

Fondo pensione, come scegliere se si è lavoratori dipendenti, pubblici o autonomi?

Una volta presa la decisione di aderire a un fondo pensione in vista di un trattamento previdenziale più alto per il futuro e per usufruire dei vantaggi fiscali connessi all’adesione stessa, il passaggio successivo consiste nella scelta della formula pensionistica alla quale affidare i propri risparmi. Si tratta di un passaggio fondamentale che richiede una particolare attenzione al fine di soddisfare tutte le esigenze presenti e future.

Aderire alla previdenza complementare, quanto versare al fondo pensione?

A tal proposito è utile verificare se, in base alla propria condizione lavorativa, esista già un fondo di riferimento. Inoltre, è indispensabile decidere quanto versare al fondo pensione. Questa valutazione può essere presa consapevolmente una volta che il sottoscrittore abbia individuato il livello di reddito ritenuto maggiormente adeguato per se stesso e per la propria famiglia nel momento in cui uscirà dal lavoro per la pensione.

Adesione al fondo pensione, la valutazione dei costi

Naturalmente, risulta importante verificare i costi applicati dal fondo pensione al quale si aderisce. Le spese, infatti, possono incidere sull’importo della futura rendita pensionistica. E, pertanto, risulta decisivo anche verificare quali siano le linee di investimento che vengono offerte dal fondo, le garanzie a disposizione e i rischi finanziari.

Come scegliere il fondo pensione se si è lavoratori dipendenti?

I lavoratori dipendenti, inoltre, nella loro scelta devono considerare anche la possibilità di lasciare il Trattamento di fine rapporto (Tfr) in azienda oppure destinarlo alla previdenza complementare. In questo ultimo caso, devono decidere anche in quale misura. Tuttavia, esistono soluzioni di previdenza complementare che prevedono l’ottenimento di un contributo anche da parte del datore di lavoro.

Come scegliere il fondo pensione giusto per le proprie esigenze?

La scelta di aderire a un fondo pensione, dunque, dipende molto anche dal tipo di lavoro o di attività che si svolge. Un lavoratore del settore privato può partecipare a un’adesione collettiva qualora lo preveda il proprio contratto di lavoro. E, dunque, può iscriversi a un fondo pensione di tipo negoziale, aperto o preesistente che faccia da punto di riferimento per le necessità del settore di attività, dell’azienda stessa o della regione. Gli edili, come i lavoratori di altri settori, partecipano in automatico al fondo pensione della propria categoria. L’iscrizione (in questo caso contrattuale) avviene già al momento dell’assunzione.

Previdenza complementare, il lavoratore autonomo deve iscriversi necessariamente al fondo pensione aziendale?

I lavoratori alle dipendenze del settore privato possono non avere un fondo pensione di riferimento. Oppure possono decidere di non iscriversi alla previdenza complementare aziendale. Ma possono comunque avere la necessità di iscriversi a un fondo pensione. In questo caso, si può costruire una futura pensione integrativa partecipando, individualmente, aderendo a un fondo pensione aperto o a un Piano individuale pensionistico (Pip).

Previdenza complementare di un lavoratore del pubblico impiego

I lavoratori dipendenti del pubblico impiego hanno la possibilità di aderire alla previdenza complementare relativa alla categoria di riferimento. Inoltre, hanno anche l’opzione di aderire a un fondo regionale laddove sia previsto. Tuttavia, chi aderisce a un fondo pensione ed è un lavoratore del settore pubblico dovrebbe verificare le prestazioni erogate soprattutto per quanto riguarda il diverso trattamento fiscale che si ottiene rispetto ai fondi pensione dei dipendenti del settore privato.

Lavoratori autonomi, quale fondo pensione scegliere?

I lavoratori autonomi possono aderire individualmente a un fondo pensione aperto o a un Piano individuale pensionistico (Pip). Queste due opzioni sono alla portata anche di un lavoratore del pubblico impiego nel caso in cui volesse integrare ulteriormente la propria pensione complementare con un investimento differente da quello previsto dall’adesione collettiva al fondo pensione di categoria. Le due opzioni, inoltre, sono sempre praticabili dai lavoratori che abbiano un’altra tipologia di contratto, oppure se il contratto di lavoro non preveda l’adesione a un fondo pensione. E, in ogni caso, qualora il lavoratore dovesse decidere di aderire a un fondo pensione differente da quello previsto dal contratto di lavoro.

Scegliere di aderire a un fondo pensione per i familiari a carico

Un lavoratore può decidere di iscrivere i familiari fiscalmente a carico a un fondo pensione. Ad esempio, possono essere iscritti alla previdenza complementare i figli come formula di investimento dei propri risparmi e, soprattutto, per assicurare loro di poter disporre di una pensione integrativa futura. Anche in questo caso, chi dovesse decidere di investire i propri risparmi verso una fondo pensione, può beneficiare della deducibilità fiscale entro il limite di 5.164,57 euro per ogni anno di adesione.

Polizza previdenziale: che cos’è, come funziona e chi può aderire

La polizza previdenziale permette di aderire alla pensione complementare, ovvero a una formula di previdenza volontaria e privata che va ad aggiungersi a quella obbligatoria, senza tuttavia sostituirla. Chi possiede una polizza previdenziale accumula regolarmente risparmi in una formula di pensione integrativa, come assicurato ad esempio dall’adesione a un fondo pensione, affinché una parte delle somme messe da parte durante la vita lavorativa possano far ottenere al sottoscrittore una pensione che vada a integrare quella lavorativa, composta quest’ultima dai versamenti fatti presso gli enti di previdenza obbligatoria come l’Inps e le Casse previdenziali dei professionisti.

A cosa serve aderire a una polizza previdenziale?

L’adesione a una polizza previdenziale permette, pertanto, di destinare una parte dei risparmi all’integrazione della pensione lavorativa futura. Nel momento in cui maturerà la pensione lavorativa si potrà disporre di una pensione integrativa, peraltro reversibile a favore del coniuge. Tuttavia, con la polizza previdenziale è possibile anche affrontare eventuali esigenze improvvise, anche impreviste all’atto della sottoscrizione, e personali che possono presentarsi con il passare degli anni.

Si può richiedere un anticipo delle somme versate per una polizza previdenziale?

Ad esempio, il fondo pensione può anticipare delle somme per delle spese sanitarie, oppure per comprare o ristrutturare la prima casa. Alcune soluzioni permettono di richiedere fino al 75% per sostenere delle spese mediche gravi della famiglia, oppure per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa. Inoltre si può richiedere fino al 30% di quanto accumulato senza motivarne l’utilizzo dopo 8 anni dall’iscrizione alla formula previdenziale prescelta. Infine, la polizza previdenziale permette anche di poter anticipare l’uscita dal lavoro rispetto all’età pensionabile attraverso il meccanismo della Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita).

Per quanto tempo bisogna pagare le rate di una polizza previdenziale?

La valutazione del tempo necessario per accumulare una pensione integrativa dipende da vari fattori. In primo luogo dal reddito del quale si vorrebbe disporre una volta che si va in pensione. In secondo luogo, è necessario valutare attentamente quali siano le varie formule di risparmio e di reddito ottenibili nel momento in cui si va in pensione. Per arrivare alla giusta decisione si può fare una stima di quale sarà la pensione futura da lavoro attraverso le simulazioni dell’Inps o delle Casse previdenziali. Naturalmente, maggiore è il lasso di tempo di adesione a un fondo pensione e più alti saranno i vantaggi, anche fiscali durante il versamento delle rate, che si potranno ottenere nel momento di uscita dal lavoro.

Flessibilità, costi e deducibilità delle polizze previdenziali

Il piano della polizza previdenziale prevede la possibilità di adesione in maniera flessibile e dinamica. È il sottoscrittore a decidere quanto, quando e come versare. L’importo può essere mensile o annuale. Oppure si può destinare alla polizza una parte o tutto il Trattamento di fine rapporto (Tfr). Molti piani prevedono che il risparmiatore versi le rate senza alcun costo di entrata e di intermediazione per tutta la durata dell’adesione al fondo pensione. Inoltre, i premi versati possono essere dedotti dal reddito imponibile del sottoscrittore fino a 5.164,57 all’anno.

Polizza previdenziale, come funziona?

Si può sottoscrivere una polizza previdenziale tra varie tipologie di pensioni che servono a raccogliere le somme risparmiate dai sottoscrittori. In particolare, si può aderire a un fondo pensione negoziale, a un fondo pensione preesistente, a un fondo pensione aperto o a un piano individuale pensionistico. Ogni aderente a un fondo ottiene un conto individuale nel quale convergono i versamenti fatti periodicamente per l’adesione stessa. I versamenti vengono investiti nei mercati finanziari dagli operatori specializzati in modo da ottenere rendimenti che incrementino, nel tempo, quanto risparmiato sul conto individuale.

Da cosa dipende il trattamento futuro della polizza previdenziale?

Il trattamento futuro della polizza previdenziale dipende dalle somme che si sono versate periodicamente, dalla durata del periodo in cui si sono versati i contributi, dai costi sostenuti nel periodo in cui si è stati iscritti al fondo e, infine, dai rendimenti maturati investendo i risparmi nei mercati finanziari. Nel momento in cui maturi il diritto a ricevere il trattamento si può decidere se ottenere la rendita mediante una quota fissa mensile, oppure richiedere una parte del capitale maturato (ad esempio, al 50%) e lasciare la parte rimanente come rendita mensile.

Chi può aderire alla polizza previdenziale?

L’adesione alla polizza previdenziale è a vantaggio dei lavoratori. Non vi sono differenze tra lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi e liberi professionisti. Ma può sottoscrivere una polizza previdenziale anche chi non esercita un’attività lavorativa, ovvero familiari e figli minori che siano fiscalmente a carico.

 

Risparmi per i figli: oltre a Pac, libretti, buoni e polizze c’è anche la pensione integrativa

Gli italiani, tradizionalmente un popolo di risparmiatori, tendono anche a lasciare qualcosa per il futuro dei propri figli. E sono vari i modi per risparmiare delle cifre. Si va dai piani di accumulo alle polizze, dai libretti di risparmio ai buoni fruttiferi postali. C’è anche la possibilità di garantire una pensione integrativa aderendo alla previdenza complementare. Vediamo dei vari modi i vantaggi e gli svantaggi considerando anche il fattore tempo, decisamente ampio, e quello delle circostanze imprevedibili.

Libretti di risparmio, liberi o vincolati

Con i libretti di risparmio si possono depositare somme in banca oppure alla Posta. Si tratta di meccanismi di deposito utilizzati molto in passato per assicurare un futuro ai figli piccoli. L’apertura di un libretto di risparmio può essere libera, senza cioè che ci siano vincoli di tempo sui prelievi, oppure vincolata. In quest’ultimo caso, le somme depositate rimangono bloccate fino a una certa scadenza.

Vantaggi e svantaggi del libretto di risparmio postale o bancario

Il vantaggio di aprire un libretto di risparmio consente ai genitori o ai nonni di poter versare anche poco per volta e senza una cadenza prefissata. Attualmente i libretti possono essere considerati vantaggiosi perché non hanno costi né per l’apertura, né per la loro gestione. Tuttavia, i tassi di interessi attuali sono molto bassi. Pertanto, questo strumento non consente di ottenere un apprezzamento considerevole di quanto investito.

Buoni fruttiferi postali: interessi tassati al 12,50%

Un occhio di riguardo hanno i buoni fruttiferi postali, consistenti in titoli emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti. La sottoscrizione dei buoni può avvenire presso la Posta oppure attraverso il sito o l’applicazione di Poste Italiane. Sottoscrivere i buoni fruttiferi postali non comporta spese, mentre gli interessi sono tassati al 12,50%. In ottica di un investimento per i figli, determinati buoni per i minori garantiscono il 100% del capitale. La maturazione degli interessi può arrivare fino a quando il minore non compia la maggiore età. Analogamente ai libretti di risparmio, oggi i buoni fruttiferi postali garantiscono rendimenti piuttosto modesti.

Polizze assicurative

Con le polizze assicurative è possibile risparmiare per i figli indicandoli come beneficiari. Sono varie le polizze che si possono sottoscrivere. Le polizze vita rivalutabili, ad esempio, o quelle del ramo I. Entrambe le tipologie permettono la rivalutazione del capitale assicurato ogni anno oppure la rendita ottenuta dall’investimento nelle gestioni separate. Entrambe le formule, inoltre, garantiscono la restituzione del capitale. Per collegare la polizza ai fondi comuni o a indici azionari è necessario investire nelle unit e nelle index linked o nelle polizze di ramo III.

I vantaggi di investire in polizze assicurative

Pur essendo prodotti più costosi rispetto ai buoni fruttiferi postali o ai libretti di risparmio, le polizze offrono determinati vantaggi. Innanzitutto sono forme di investimento del risparmio stesso, con copertura assicurativa. I premi pagati sono detraibili per il 19% fino al tetto di 530 euro. Ulteriori vantaggi sono l’impignorabilità e il fatto che non sono soggetti all’imposta di successione.

I Piani di accumulo del capitale (Pac): si versano piccole somme per volta

Per necessità di risparmio che assicurino anche un certo utilizzo degli strumenti finanziari è possibile investire nei piani di accumulo del capitale (Pac). Chi sottoscrive i piani può procedere periodicamente a versare quote di capitale. Il vantaggio principale risiede proprio nella possibilità di versamento. Si può procedere, infatti, a versare anche piccole somme periodicamente. La particolarità del “piano”, poi, aiuta a regolare le proprie spese per arrivare a mettere da parte le somme da versare.

Costi mediamente alti per i piani di accumulo del capitale

Rispetto alle altre opzioni che abbiamo visto, proprio per la particolarità di versare di volta in volta i costi possono risultare più alti. Soprattutto se si confronta lo strumento con l’investimento effettuato in un’unica soluzione. Tra i costi si segnalano quelli di apertura del piano di accumulo, i diritti fissi sui versamenti e gli oneri nel caso in cui si proceda con la chiusura in anticipo.

Adesione ai fondi pensione: è possibile la sottoscrizione a favore dei figli

Tra le formule di accumulo di risparmio a favore dei figli rientra sicuramente l’adesione ai fondi pensione per assicurare una previdenza integrativa futura. Si tratta, è evidente, di meccanismi di risparmio dalla lunga durata il cui obiettivo è quello di garantire un assegno di pensione più soddisfacente una volta che matureranno i requisiti per l’uscita dal lavoro. Per un genitore che voglia aderire ai fondi pensione, è possibile procedere con l’iscrizione alla previdenza complementare anche a favore dei figli a carico.

Deducibilità fiscale dell’adesione ai fondi pensione

Risulta scontato che una forma di pensione integrativa potrebbe rappresentare la soluzione tra le più redditizie e utili per il futuro dei propri figli. Ma non solo. Infatti, i contributi che si versano al fondo pensione beneficiano della deducibilità fiscale fino al limite di 5.164,57 euro per ogni anno di adesione. Inoltre, sul lato dei costi, tra le tipologie di fondi pensione più risparmiose si citano i fondi chiusi.

Previdenza complementare, vantaggi e svantaggi dell’adesione per i figli

In generale, aderire al fondo pensione comporta un investimento a lungo termine, con dei vincoli. Infatti i limiti sui quali è importante informarsi risiedono nel caso in cui si debba chiedere una parte del capitale accumulato in anticipo. Ma spesso sono previste agevolazioni per anticipi relativi a spese sanitarie o per l’acquisto della prima casa. Inoltre, l’adesione alla previdenza complementare può garantire la formula di pensione anticipata chiamata Rita che consente di ottenere la rendita molto prima rispetto alla maturazione dei requisiti per la pensione.

Pensione integrativa, quali sono i vantaggi fiscali?

Aderire a un fondo pensione non comporta solo benefici per la prestazione complementare, ma anche vantaggi dal punto di vista fiscale. E i benefici con il Fisco intervengono in tutte le fasi dell’adesione alla previdenza complementare, dalla contribuzione alla prestazione vera e propria una volta che il contribuente ha maturato la pensione.

Qual è il tetto massimo della deducibilità dei contributi versati al fondo pensione?

Nella fase della contribuzione, quanto si paga al fondo pensione è deducibile dal reddito complessivo. L’importo massimo deducibile è pari a 5.164,57 euro all’anno. Nel calcolo vanno escluse le quote del Trattamento di fine rapporto (Tfr) conferite al fondo pensione. Ma è possibile recuperare anche la quota che eccede il massimo della deducibilità annua.

Contributi non dedotti per il fondo pensione, il recupero all’atto della prestazione finale

Infatti, entro il 31 dicembre dell’anno susseguente a quello nel quale sono stati effettuati i versamenti al fondo pensione, il contribuente deve comunicare al fondo stesso l’importo dei contributi in eccedenza che non ha potuto dedurre dal reddito (e quindi anche dalla dichiarazione dei redditi). Questa eccedenza, sulla quale sono già state pagate le tasse, verrà esclusa dalla base imponibile nel momento in cui avverrà l’erogazione della prestazione del fondo pensione. Pertanto, l’eccedenza verrà liquidata integralmente.

Adesione al fondo pensione alla prima occupazione dei giovani: quali vantaggi?

Un ulteriore vantaggio si riscontra per i lavoratori la cui prima occupazione è successiva al 1° gennaio 2007. Infatti, nei 20 anni successivi ai primi 5 di versamenti al fondo pensione si possono dedurre annualmente dal reddito complessivo i contributi eccedenti l’importo massimo di 5.164,57 euro corrispondenti alla differenza tra l’importo di 25.822,85 euro e i contributi effettivamente pagati nei 5 anni di partecipazione al fondo pensione. La differenza non può eccedere l’importo di 2.582,29 euro.

Pensione integrativa: limiti di deducibilità fiscale più vantaggiosi per i giovani

Questa regola serve ai giovani lavoratori per sfruttare il più possibile il limite di deducibilità. Infatti, all’inizio di un lavoro è difficile che si versino contributi in quantità tale da arrivare al limite della deducibilità di 5.164,57 euro. Il risultato sarebbe la perdita di quote di deducibilità. L’operazione, dunque, serve al lavoratore ad alzare la deducibilità annua dal sesto anno e per i successivi 20 anni di adesione al fondo pensione. In tal modo si recupera la deducibilità non sfruttata precedentemente.

Vantaggi fiscali sulle prestazioni della pensione integrativa e le anticipazioni

Sull’intero importo oggetto della prestazione previdenziale si applica l’aliquota del 23%. L’importo deve essere considerato al netto dei redditi già assoggettati all’imposta, come i contributi non dedotti. Sono escluse dal 23% le anticipazioni per le spese sanitarie sulle quali si applica l’aliquota del 15%. Anche questa aliquota si può ridurre di 0,3% punti percentuali per ogni anno eccedente il 15esimo di adesione al fondo pensione. Il limite minimo dell’aliquota è del 9%.

Riscatto di quanto versato al fondo per dimissioni o inoccupazione

Può capitare di dover richiedere il riscatto immediato totale di quanto versato al fondo pensione. Rientrano in queste casistiche la cessazione per dimissioni volontarie e l’inoccupazione fino a 48 mesi, compresa la mobilità.  In queste situazioni sull’intero importo, al netto dei redditi già soggetti a imposta e alle anticipazioni richieste, l’aliquota applicata è del 23%. Quanto calcolato è versato a titolo di imposta definitiva.

Riscatto parziale o totale di quanto versato al fondo pensione

È possibile richiedere il riscatto parziale o totale di quanto già versato al fondo pensione. Ciò avviene per:

  • inoccupazione al superamento del 24esimo mese;
  • inabilità;
  • decesso prima della maturazione della pensione.

Nei casi di riscatto si applica l’aliquota del 15%, da ridurre di 0,3 punti percentuali per ciascun anno successivo al 15esimo. Si può arrivare a pagare un’imposta del 9%, con 6 punti percentuali in meno (20 anni di contribuzione oltre il 15esimo).

Erogazione della Rita come formula di pensione anticipata

Prima di arrivare alla maturazione della pensione da lavoro, e quindi della prestazione anche del fondo pensione,  si può richiedere la Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita). La ritenuta d’imposta ha la medesima percentuale (15% con riduzione di 0,3 punti percentuale per ogni anno successivo al 15esimo fino a scendere al 9%).

Fondo pensione, vantaggi fiscali connessi al pensionamento

Infine, ecco i vantaggi connessi al pensionamento, ovvero le prestazioni che spettano al contribuente una volta che ha maturato i requisiti per andare in pensione da lavoro. Sulla quota capitale, ovvero sull’importo della prestazione, è applicata come di consueto la percentuale del 15% con le dovute riduzioni di 0,3 punti fino a scendere al 9%.

Quota in rendita delle prestazioni del fondo pensione

Sulla quota in rendita, ovvero sull’importo della rendita inerente il capitale finale (al netto dei redditi già tassati e delle anticipazioni godute), l’aliquota è sempre del 15% con eventuali riduzioni di 0,3 punti percentuali per gli anni dopo il 15esimo. Sulla rivalutazione della rendita assoggettata alla fonte si applica l’imposta sostitutiva del 26%.

Come si calcola la rivalutazione della rendita delle pensioni integrative?

La rivalutazione della rendita delle pensioni integrative si calcola facendo la differenza tra l’importo annuo della rendita vitalizia in erogazione e la rata iniziale. Il tasso tecnico applicato è pari allo 0%. La quota di rivalutazione della rendita attribuibile ai proventi derivanti dai titoli pubblici è assoggettata alla percentuale del 26%. L’aliquota si applica su un imponibile ridotto al 48,08%.

Tassazione pensione integrativa e cumulo dei redditi

Infine, è da chiarire che sulle prestazioni integrative per l’adesione al fondo pensione si pagano solo le percentuali indicati e niente altro. Infatti, le prestazioni del fondo pensioni non vanno cumulate con altri redditi. Dunque, le pensioni integrative non vanno ad aumentare la tassazione ordinaria e non pregiudicano la possibilità di ottenere prestazioni sociali da parte dello Stato.