Pensioni, verso la proroga di Quota 103 al 2024

La carne sul fuoco del governo Meloni è molta, i nodi principali da risolvere fin da subito erano la riforma delle pensioni per evitare che l’unica possibilità di uscita dal mondo del lavoro fosse la legge Fornero e la riforma fiscale. Mentre sulla riforma fiscale si sta andando avanti, sulla riforma delle pensioni il governo sembra essersi bloccato. Il problema reale sono le risorse, proprio per questo, si va verso la proroga della Quota 103 anche per il 2024, per la riforma della pensione definitiva si dovrà attendere ancora.

Risorse insufficienti per una riforma delle pensioni strutturali, proroga Quota 103

Il problema reale per una riforma delle pensioni strutturale sono le risorse dell’Inps che non sono sufficienti al superamento della legge Fornero. In tutto questo si incardina il commissariamento proprio dell’Inps la cui guida è stata affidata a Micaela Gelera, un tecnico.

Per il 2024 non c’è spazio dal punto di vista economico per aumentare la spesa pensionistica, ed ecco che rispunta la proroga della Quota 103 che altro non è se non un modo per uscire anticipatamente dal mondo del lavoro andando così ad evitare, in presenza di requisiti stringenti, la legge Fornero.

Le ipotesi in ballo per l’uscita anticipata sono 2: Quota 41 che prevede la possibilità di andare in pensione, indipendentemente dall’età anagrafica dopo aver maturato 41 anni di contributi. In questo caso la coperta dell’Inps sembra però essere troppo corta.

La seconda possibilità è Quota 103, già in vigore quest’anno. Consente di andare in pensione sempre al raggiungimento di 41 anni di contributi, ma in questo caso è richiesto il doppio requisito, cioè aver compiuto almeno 62 anni di età.

Basta questo piccolo accorgimento a restringere di molto la platea dei potenziali beneficiari.

Cosa succede a Opzione donna?

Restano ancora nel forse anche Opzione donna che nel 2023 ha subito un depotenziamento. I sindacati chiedono un ripristino nella versione antecedente, ma il Governo è restio, il problema è sempre lo stesso, cioè le risorse economiche per poter procedere. Prima di ogni riforma, tra cui in particolar modo quella strutturale, dovranno essere guardati i dati dell’Osservatorio per il monitoraggio della spesa pensionistica, istituito dalla ministra Calderone.

L’obiettivo è valutare la sostenibilità del sistema nei prossimi decenni, tenendo in considerazione anche gli importi degli assegni pensionistici che dovranno essere adeguati al costo della vita e assicurare un’esistenza dignitosa ai pensionati, tutelando in particolare i lavoratori con carriera discontinua.

Tra gli obiettivi c’è anche il potenziamento dei fondi pensione complementari.

Leggi anche: Tassazione Tfr in fondo pensione

 

Pensioni: le novità per il 2023. Quota 41 senza requisito anagrafico

Dopo la legge di bilancio resta da sciogliere il nodo pensioni e non è da poco. Le prime indiscrezioni sui piani del futuro arrivano dal sottosegretario all’Economia, Federico Freni che ipotizza Quota 41. Ecco quali sono gli scenari per il futuro e chi potrà andare in pensione.

Riforma pensioni strutturale: Quota 41 senza requisito anagrafico

Il primo punto fermo è Quota 41, cioè la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi e indipendentemente dall’età. Nell’intervista rilasciata a Il Messaggero ha chiarito il Sottosegretario che per ragioni prettamente economiche nella legge di bilancio si è optato per Quota 103, cioè pensione con almeno 41 anni di contributi e 62 anni di età, ma il limite anagrafico è destinato ad essere superato.

Non ha mancato di fare riferimento a Opzione Donna, infatti non hanno trovato le risorse per confermare il quadro normativo attualmente vigente. È stato necessario tagliare scegliendo di lasciare Opzione Donna solo per donne con invalidità riconosciuta di almeno il 74%, care giver e donne che hanno perso il lavoro. Rispetto al passato si è optato per un innalzamento del limite di età che sale a 60 anni a cui si aggiunge la previsione della possibilità di ridurre il limite anagrafico solo per donne con figli. Il Sottosegretario ha però sottolineato che nel nuovo anno saranno al lavoro per cercare comunque di introdurre strumenti per l’uscita flessibile dal mondo del lavoro.

Il taglio di Opzione Donna ha consentito di trovare le risorse per aumentare le pensioni più basse, le minime infatti per gli over 75 hanno visto l’importo aumentato a 600 euro.

Rafforzamento del sistema pensionistico integrativo

Tra le prospettive per il futuro in tema di pensioni c’è comunque il rafforzamento del sistema di pensioni integrative che devono essere supportate al fine comunque di alleggerire il peso delle pensioni sull’INPS, questo anche in vista del costante aumento dell’età media. Questo implica che molto probabilmente per chi sceglierà di andare in pensione prima del compimento di una determinata età potrebbe esservi una penalizzazione sugli importi e un’eventuale pensione integrativa potrebbe essere la soluzione per avere un reddito che assicuri comunque sopravvivenza.

Il sottosegretario all’Economia Federico Freni ha anche sottolineato che rispetto agli altri anni, quest’anno la Ragioneria di Stato ha mosso meno critiche alla legge di Bilancio, segno che il nuovo Governo Meloni ha lavorato bene.

Riforma pensioni: ritorna l’ipotesi di Quota 41 voluta dalla Lega

Tra le ipotesi allo studio del governo, che si insedierà a breve, per la riforma delle pensioni c’è anche la Quota 41 che dovrebbe rappresentare lo scivolo verso la pensione anticipata per il 2023 con superamento della Legge Fornero. Ecco cosa prevede.

No dei sindacati a Opzione Uomo, torna alla ribalta Quota 41

Il ritorno alla legge Fornero spaventa tutti i lavoratori che negli ultimi anni con Quota 100, Quota 102, opzione donna sono riusciti comunque a lasciare il lavoro prima dei 67 anni di età. È notizia recente che l’Inps ha approvato l’ipotesi di Opzione Uomo ( in realtà si tratterebbe di Opzione Tutti in quanto andrebbe a sommarsi ad Opzione Donna, misura che dovrebbe diventare strutturale). Opzione Uomo se approvata, consentirebbe di andare in pensione a 58-59 anni di età, con 35 anni di contributi, ma con un netto taglio dell’assegno pensionistico.

Questa proposta ha ricevuto il plauso dell’INPS, ma netta contrarietà da parte della CGIL perché di fatto indurrebbe molte persone a restare nel mercato del lavoro visto il taglio consistente dell’importo pensionistico. Sulla stessa linea della CGIL c’è anche la CISL. Considerando gli effetti di Opzione Donna questa ipotesi sarebbe plausibile visto che solo il 25% della potenziale platea ha chiesto di andare in pensione con questa formula.

Tridico, presidente dell’Inps, ha sottolineato che Opzione Uomo consente di avere una certa flessibilità nell’uscita dal mondo del lavoro.

Cosa prevede Quota 41?

Proprio per questo resta allo studio anche l’ipotesi presentata dalla Lega, cioè Quota 41. Questa consente di andare in pensione al raggiungimento del requisito di 41 anni di contributi versati. In realtà dovrebbe anche un requisito minimo di età che difficilmente potrà essere collocato prima dei 61-62 anni di età. Rispetto a Opzione Uomo quindi si va in pensione dopo, ma non vi è il taglio dell’importo mensile.

Per le casse dello Stato Quota 41 avrebbe un costo di 5 miliardi di euro.

Opzione Uomo: la riforma della pensione con assegno tagliato

Tra i nodi che deve sciogliere il prossimo Governo c’è la riforma delle pensioni. Dal primo gennaio infatti torna in vigore la legge Fornero con tutta la sua rigidità e vengono meno gli scivoli pensionistici come Quota 102. Tra le ipotesi allo studio c’è Opzione Uomo, cioè la versione maschile di Opzione Donna. Ecco cosa dovrebbe prevedere.

Quota 102, Opzione Donna e Opzione Uomo: i conti tornano?

Il primo gennaio 2023, se non si introduce un nuovo scivolo pensionistico, decadono Quota 102, che consente di andare in pensione raggiungendo la quota 102 tra anni di contributi e anni di età, e Opzione Donna. Rientrerebbe in vigore in modo secco la Legge Fornero che non consente di andare in pensione prima dei 67 anni di età. Naturalmente questo spaventa tutti coloro che sono vicini all’età della pensione e vorrebbero uscire dal mondo del lavoro prima dei 67 anni di età. Fin dalle prime battute della campagna elettorale il centro destra aveva però promesso il superamento della legge Fornero. Proprio per questo Giorgia Meloni, oltre ad essere in affanno nel cercare un equilibrio tra i vari partiti riconoscendo incarichi e ministeri, sta cercando di disegnare le possibili riforme, naturalmente conti alle mani.

Abbiamo già detto che tra le ipotesi vi è un taglio di circa 1/3 dei fondi destinati al reddito di cittadinanza. Ma gli occhi sono puntati sulla riforma delle pensioni.

Come dovrebbe funzionare Opzione Uomo?

Secondo quanto emerge dalle indiscrezioni trapelate, l’ipotesi allo studio sarebbe una riforma con possibilità di pensionamento a 58-59 anni, ma con almeno 35 anni di contributi e calcolo della pensione con il solo sistema contributivo. Opzione Uomo, così come descritta, porterebbe a una riduzione drastica dell’assegno che invece potrebbe maturare con un sistema misto contributivo/retributivo.

Secondo le prime stime la riduzione dell’importo percepibile oscillerebbe tra il 13% e il 30%.

Il taglio degli importi diventa essenziale, infatti le stime dicono che la spesa per le pensioni nel 2022 è stata di i 297,3 miliardi, si prevede un aumento fino a 320,8 miliardi nel 2023. Questo vuol dire che potrebbe essere difficile per Meloni trovare la copertura per Opzione Uomo e Opzione Donna. Forse potrebbe invece costare meno la Quota 41 ipotizzata da Matteo Salvini. Con questa misura la pensione di vecchiaia resterebbe fissata a 67 anni, mentre coloro che hanno maturato almeno 41 anni di contributi possono uscire dal mercato del lavoro senza limiti di età.

Quota 41 per i lavoratori precoci, la misura scade nel 2026?

La quota 41 per i lavoratori precoci prevede una serie di requisiti che occorre avere. Facciamo un pò di chiarezza sul pensionamento di questa categoria.

Quota 41 per i lavoratori precoci, chi sono?

Le pensione è un diritto di ogni lavoratore. Esistono comunque i lavoratori definiti “precoci”, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare prima del compimento dei 19 anni. Ma sono iscritti all’assicurazione generale obbligatoria INPS o alle sue forme sostitutive o esclusive. Questa categoria di lavoratori, con almeno un anno di contribuzione effettiva, antecedente al compimento del diciannovesimo anno di età, possono accedere alla pensione anticipata con il requisito quota 41.

Sono lavoratori coloro che hanno lavorato per almeno 12 mensilità di contribuzione per periodi di lavoro effettivi, prima del compimento del 19 anno di età. Ma devono far parte delle seguenti categorie: disoccupati, disabili gravi o caregivers. Oppure essere addetti ad attività usuranti o con mansioni gravose. In caso di disabili occorre un’ invalidità superiore o uguale al 74%, accertata dalle competenti commissioni mediche per il riconoscimento dell’invalidità civile. Infine per addetti ad attività usuranti si fa riferimento a: linea catena, lavoratori notturni, conducenti di veicoli di capienza complessiva non inferiore a nove posti, adibiti al trasporto collettivo.

I requisiti contributivi, le precisazioni dell’Inps

In merito ai requisiti contributivi l’Inps ha fatto alcune precisazioni con la circolare n.99 del 2017. Infatti ha specificato che la dicitura contribuzione per periodi di lavoro effettivi deve considerarsi come contribuzione obbligatoria dovuta per periodi di prestazione di lavoro effettivamente svolta. Pertanto si esprime in giorni, settimane e mesi riferiti all’anzianità contributiva utile per il diritto e la misura secondo le discipline vigenti presso le varie forme assicurative previdenziali.

Inoltre per quanto riguarda l’assicurazione previdenziale, quota 41 è valutabile se il requisito si perfeziona come 35 anni di contribuzione utile per il diritto alla pensione di anzianità e, su domanda dell’interessato, ottenuta anche cumulando i periodi assicurativi.

Quota 41 per i lavoratori precoci, la norma scade nel 2026?

Entro il 31 dicembre 2026, i lavoratori precoci aver maturato i requisiti fino ad ora detti. Ma attenzione questa data non deve interpretarsi come scadenza della norma. Anche perché la stessa norma è già ben strutturata. Bensì è riferito solo al fatto che in quella data finisce il congelamento dei  requisiti. E quindi dal primo gennaio 2027 potrebbe essere richiesti altri contributi o altre caratteristiche per poter accedere.

Pertanto la norma quota 41 per i lavoratori precoci con tutte le caratteristiche fin ora esposte saranno valide per tutto dicembre 2026. Mentre dall’anno 2027  le “regole del gioco” potrebbe cambiare e quindi l’Inps potrebbe richiedere ulteriori o diversi requisiti per poter presentare domanda di pensionamento. Sempre se non venga introdotta, in questi prossimi anni, una nuova riforma sulle pensioni che possa coinvolgere tutte le categorie di lavoratori.

Pensione Quota 41 per tutti : come funziona e quanto costerebbe

In questo ultimo periodo si sta parlando molto della pensione Quota 41, ma di cosa si tratta nello specifico e come funziona? Ma, soprattutto quanto costerebbe applicare questa riforma? Scopriamolo nella nostra guida in merito.

Pensioni Quota 41: di cosa si tratta

Entro la fine di questo 2022, il sistema pensionistico potrebbe avere una nuova riforma.

In sostanza, al termine dell’ anno scadrà l’attuale meccanismo per il collocamento a riposo. Un tema cavalcato negli ultimi anni soprattutto dalla Lega che, dopo aver introdotto quando era al governo con i 5 Stelle, Quota 100 ora pensa a Quota 41. Ma di cosa si tratta? quali sono le caratteristiche?

Quota 41 non è altro che una forma di pensione anticipata, riservata attualmente solo ad alcune categorie di lavoratori svantaggiati. Nello specifico, questi possono andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica una volta maturati 41 anni di contributi, un requisito valido sia per donne che per uomini.

Nel caso degli uomini, dal momento che per loro il requisito contributivo per la pensione anticipata è di 42 anni e 10 mesi, partono non poco avvantaggiati; usufruendo di questa forma per il pensionamento anticipato, riescono ad andare in pensione quasi due anni prima. Nel caso delle donne invece lo sconto è di soli 10 mesi, poiché per loro la pensione anticipata si raggiunge alla maturazione di 41 anni e 10 mesi di contributi.

Quanto costerebbe Quota 41?

Possiamo dire che sul piano dei bilanci, vi è un bell’ostacolo, però, che al momento sembra essere difficile da sormontare: il costo. Stando alle stime, infatti, introdurre Quota 41 senza vincoli – consentendo a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi – avrebbe un costo, una volta a regime, di 12 miliardi di euro in più ogni anno.

Già oggi, va considerato che la spesa previdenziale costa 300 miliardi di euro l’anno, ovvero il 16,7% del Pil nazionale.

L’ Unione Europea chiede al paese di ridurre questa soglia che tuttavia con l’introduzione di Quota 41 per tutti aumenterebbe tanto da raggiungere il picco del 17,4% nel 2036.

Quota 41, cosa c’è ancora da sapere

Vediamo in ultimo, ma non ultimo, cos’ altro occorre sapere in merito alla Quota 41.

Con Quota 41 tutti coloro che hanno maturato 41 anni di contributi – indipendentemente se fanno parte o meno di una delle suddette categorie – potranno andare in pensione.

In questo caso Quota 41 prenderebbe il posto della pensione anticipata che per ovvi motivi cesserebbe di esistere.

Una ulteriore interpretazione, più restrittiva ma più fattibile almeno sul piano immediato, è quella per cui Quota 41 riguardi solamente i precoci. Per accedere a Quota 41, quindi, basterebbe essere un lavoratore precoce senza per forza far parte di una delle categorie svantaggiate elencate in precedenza.

Vediamo, in ultimo, chi può ricorrere alla Quota 41, stando ai fatti del momento.

Al momento, la pensione Quota 41 è riservata ai partecipanti delle seguenti categorie:

  • disoccupati: a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, e che abbiano concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno tre mesi;
  • caregiver: cioè chi assiste, al momento della richiesta o da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità.
  • invalidi civili: percentuale pari almeno al 74%;
  • dipendenti che abbiano almeno svolto sei anni all’interno degli ultimi sette attività lavorative usuranti e gravose;
  • lavoratori dipendenti addetti alle attività usuranti o ai lavoratori notturni con almeno 64 notti lavorate l’anno.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito alla nuova riforma Quota 41 che potrebbe prendere piede entro la fine di questo 2022.

Legge Fornero: applicazione totale dal 2023 o ci saranno correttivi?

Dal 1° gennaio 2023 potrebbe tornare il vigore al 100%, quindi senza correttivi e vie d’uscita anticipate, la legge Fornero, molti lavoratori sono già in allarme anche se non mancano proposte per evitare il ritorno di una delle riforme più odiate del sistema pensionistico italiano.

La legge Fornero torna in vigore nel 2023?

La legge Fornero in realtà in questi anni non ha mai cessato di esistere. La stessa prevede che si possa andare in pensione al raggiungimento di 67 anni di età e che l’età pensionabile sia rivista periodicamente in base alle aspettative di vita.

Per capire l’effetto dell’aumento dell’aspettativa di vita sulle pensioni, leggi l’articolo:  Pensioni: cosa cambia con il blocco dell’aspettativa di vita

Quota 100, Opzione Donna, Ape Sociale, Quota 102: chi può andare in pensione?

Nel frattempo il Governo ha provveduto di volta in volta a introdurre correttivi che hanno consentito a molti di andare in pensione in forma anticipata. In particolare prima abbiamo avuto la Quota 100 che ha cessato i suoi effetti il 31 dicembre 2021. In seguito si è passati a Quota 102. Le due riforme hanno consentito alle persone di andare in pensione dopo aver raggiunto la somma rispettivamente di 100 e 102 tra età anagrafica e anzianità contributiva. Per Quota 100 era previsto comunque il requisito dell’età minima a 62 anni, mentre per Quota 102, il requisito di età minima è 64 anni. Ne consegue che sono comunque necessari almeno 38 anni di contributi.

Nel frattempo il Governo ha provveduto alla proroga di Opzione donna ma solo per le donne che accettano di andare in pensione con il solo calcolo contributivo e quindi in molti casi perdendo circa 1/3 della pensione.

Pensioni: Opzione donna diventerà strutturale? Le ipotesi allo studio

Infine, c’è l’Ape Sociale rivolta esclusivamente a disoccupati, persone con invalidità civile almeno al 74% e che hanno maturato almeno 30 anni di contributi, caregiver e persone che hanno svolto lavori gravosi. Naturalmente per poter accedere occorre avere almeno 30 anni di contributi elevati a 36 anni per coloro che sono occupati in lavori gravosi. Inoltre l’attività gravosa deve essere stata svolta per almeno 6 anni negli ultimi 7 o 7 anni negli ultimi 10 anni.

Per conoscere i dettagli dell’Ape Sociale, leggi l’articolo: APE Sociale 2022: tutte le novità della legge di bilancio

Quali sono le proposte per superare la Legge Fornero?

Queste misure sono comunque tutte di tipo temporaneo e di conseguenza sono iniziate le pressioni da parte dei partiti, in particolare della Lega di Matteo Salvini al fine di prorogare i correttivi o introdurre nuovi correttivi che possano permettere di andare in pensione prima che scattino i requisiti previsti dalla legge Fornero.

Le ipotesi allo studio sono numerose, tra cui l’introduzione di Quota 101, la prosecuzione su Quota 102. Di certo questo è il momento in cui gli animi si scaldano, infatti è la fase antecedente rispetto a quella in cui iniziano trattative e discussioni sulla prossima legge di bilancio e soprattutto ogni partito inizia la sua campagna elettorale in vista delle prossime amministrative e delle politiche della prossima primavera.

Tra le ipotesi allo studio vi è anche la pensione in due tempi, suggerita anche da Tridico, presidente INPS. Si ipotizza in questo caso che nel momento del pensionamento anticipato rispetto alla Legge Fornero la pensione sarà calcolata solo con il sistema contributivo matematicamente sfavorevole ai pensionati. In un secondo momento, cioè alla maturazione dei requisiti anagrafici per il pensionamento con la legge Fornero, saranno aggiunte le somme che spetterebbero calcolando anche il sistema contributivo.

Per capire quando si applica il sistema contributivo e quando quello retributivo, leggi la guida: Pensione: quando si applicano il calcolo retributivo, contributivo e misto?

Legge Fornero e Quota 41: costi insostenibili

La proposta di Salvini invece è l’introduzione di Quota 41, cioè un sistema pensionistico che permetta a tutti di andare in pensione al raggiungimento di 41 anni di contributi. Per questa riforma c’è però un ostacolo importante e cioè i calcoli che non consentono all’INPS di erogare i trattamenti pensionistici così maturati. Tale sistema infatti costerebbe 12 miliardi di euro in più. A ciò deve essere aggiunto che dall’Europa già è arrivato il monito sulla Quota 102 che sarebbe insostenibile, figurarsi un’eventuale, più costosa, Quota 41.

Naturalmente al dibattito partecipano anche i sindacati che propendono per sistemi pensionistici maggiormente favorevoli ai lavoratori. Non resta che aspettare per capire, soprattutto chi è prossimo alal pensione, quali sono le vie d’uscita.

 

Pensioni, quante possibilità ci sono che nel 2023 venga attuata quota 41?

Quante possibilità ci sono che nella riforma delle pensioni del 2023 venga attuata la quota 41 per tutti? Ad oggi, le trattative tra il governo Draghi e i sindacati per la riforma previdenziale del prossimo anno sono ferme. Oltre 3 mesi di stop ai tavoli delle nuove misure pensionistiche che dovranno evitare il ritorno ai vincoli della riforma Fornero di fine 2011. Se non si dovesse intervenire per tempo, con la fine della sperimentazione della quota 100 a 31 dicembre scorso, e in attesa della scadenza della quota 102, attualmente in vigore fino al prossimo 31 dicembre, le vie di uscita dal lavoro rimarrebbero quelle della pensione di vecchiaia all’età di 67 anni, e quella della pensione anticipata con 42 anni e dieci mesi di versamenti contributivi.

Pensioni, senza quota 102 i lavoratori rimarrebbero senza misure di uscita anticipata

Proprio nei giorni scorsi, il leader della Lega Matteo Salvini è intervenuto per porre pressione al governo sulla riforma delle pensioni e per rilanciare il vecchio progetto della quota 41 per tutti. Al netto di misure di uscita che riservano l’uscita a una platea ben ristretta di contribuenti (l’opzione donna e l’anticipo pensionistico sociale, ancora da confermare per il 2023), e senza la proroga dell’attuale quota 102, i lavoratori rimarrebbero senza canali di uscita praticabili. E dovrebbero attendere la maturazione dei requisiti della legge Fornero.

Pensioni, quali sono le previsioni del decreto ‘Aiuti’ di Mario Draghi?

Ad oggi non si fanno previsioni sulla ripresa dei tavoli di riforma delle pensioni. Il presidente del Consiglio Mario Draghi è impegnato nelle misure da adottare nel decreto legge “Aiuti”, alcune delle quali potrebbero riguardare i pensionati. Infatti, oltre al bonus 200 euro nel quale rientrano i contribuenti in quiescenza, il governo potrebbe prevedere misure per difendere il valore delle pensioni dall’inflazione causata dal conflitto in Ucraina. La road map dei lavori governativi prevede di entrare nel vivo del provvedimento all’incirca per il 20 giugno prossimo, in modo da avere tempo fino al 16 luglio per l’ok definitivo delle Camera.

Il governo pensa a misure nel decreto ‘Aiuti’ per difendere le pensioni  dall’inflazione

Quello della difesa del valore delle pensioni dall’inflazione è un cavallo di battaglia delle sigle sindacali. Che però vorrebbero riprendere i tavoli di trattativa con il governo per creare le condizioni necessarie affinché nella legge di Bilancio 2023 vengano attuate misure di riforma strutturale delle pensioni. A partire dalle uscite flessibili dei lavoratori dall’età di 62 anni o della stessa quota 41 per tutti. Un’ipotesi in comune con la politica di Matteo Salvini a favore dei lavoratori che hanno iniziato presto a lavorare in età adolescenziale e che hanno accumulato circa quattro decenni di contributi previdenziali.

Pensioni: Matteo Salvini propone quota 41 per tutti, Forza Italia risponde che è meglio la quota 104

La quota 41 per tutti è un modello previdenziale nemmeno recente di Matteo Salvini. Infatti, la misura avrebbe dovuto rappresentare il meccanismo da introdurre al termine dei tre anni di sperimentazione della quota 100, proprio a partire dal 1° gennaio 2022.

Quota 41 per tutti, ‘senza se e senza ma’

Si tratterebbe di considerare il solo requisito contributivo dei 41 anni di versamenti, “senza se e senza ma”. Ovvero il meccanismo di uscita sarebbe slegato da tutti i paletti che, nella misura attuale, restringono notevolmente la platea di chi può intraprendere questo canale di uscita. Peraltro, a Matteo Salvini ha risposto nei giorni scorso Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, il quale ha espresso la preferenza per la quota 104 rispetto alla quota 41. Si tratterebbe di innalzare la quota con l’età minima di 64 anni di età, in linea con il requisito anagrafico richiesto per varie ipotesi di riforma e per la stessa quota 102, ma aumentando i contributi a 40 anni.

Pensioni, per Antonio Tajani ‘quota 104 è meglio di quota 41’

Quella di Antonio Tajani sarebbe una proposta di riforma delle pensioni che andrebbe ad assicurare l’uscita a chi ha parecchi anni di contributi e, probabilmente, accontenterebbe Bruxelles sui requisiti minimi dal momento che nei giorni scorsi è arrivata dall’Europa la bocciatura sia per la quota 102 che per la quota 100. Per il coordinatore di Forza Italia è occorrente “dare vita ad una nuova riforma che tuteli i contribuenti di oltre 60 anni di età, ma anche i giovani lavoratori”.

Riforma pensioni 2023, probabili tavoli delle trattative con i sindacati in autunno

La bocciatura di Bruxelles, peraltro, ha reso ancora più difficoltosa una riforma delle pensioni che riesca a mettere d’accordo partiti politici, sindacati, lavoratori e imprese. Dopo aver lavorato sui dossier ritenuti più urgenti e dettati dall’emergenza in Ucraina, Mario Draghi potrebbe sedersi al tavolo delle trattative per le nuove pensioni in autunno, quando la riforma dovrà trovare collocazione legislativa nella Manovra di Bilancio 2022.

Pensioni, Draghi sarebbe freddo all’ipotesi di quota 41: ecco perché

Al momento, infatti, il governo sarebbe piuttosto freddo rispetto all’ipotesi della quota 41, da adottare come baluardo per evitare un ritorno alla riforma Fornero. E anche di mettere mano alla misura dei 41 anni di contributi attualmente in vigore. L’uscita con l’odierna quota 41 è possibile solo per determinate categorie di lavoratori, come i precoci, e quelli che svolgono mansioni usuranti. La proposta di Matteo Salvini considera solo gli anni di contributi, a prescindere:

  • dall’età anagrafica di uscita dal lavoro;
  • dall’anno di contributo, attualmente richiesto, versato entro i 19 anni di età.

Pensioni con quota 41, i requisiti richiesti in comune con l’Ape sociale

A questi requisiti si aggiungono quelli in comune con la misura di pensione dell’Ape sociale, ovvero:

  • la situazione di disoccupazione;
  • lo svolgimento di attività usuranti o gravose per almeno gli ultimi 7 anni su 10 e per non meno di 6 degli ultimi 7 anni;
  • lo stato di invalidità civile per almeno il 74%;
  • l’essere caregiver, ovvero prendersi cura di familiari conviventi in condizione di handicap grave.

Pensioni a quota 41 per tutti, quanto costa la misura?

Al di là della volontà politica di aprire tavoli di riforma delle pensioni che abbiano tra le ipotesi quella della quota 41 per tutti, è necessario tener presente i conti dell’Inps sulla misura. L’Istituto previdenziale, infatti, calcola che la quota 41 per tutti costerebbe:

  • quattro miliardi di euro nel primo anno di adozione del meccanismo;
  • valori elevati per tutta la durata;
  • 9 miliardi di euro nell’ultimo anno di un percorso decennale.

Pensioni, la soluzione flessibile dell’Inps che costa meno

Conti alla mano, dunque, il governo sarebbe rimasto freddo di fronte all’ipotesi di una misura così costosa. Le possibilità di uscita anticipata rispetto alla pensione di vecchiaia convergono su un requisito anagrafico di almeno 63 o 64 anni di età. La spesa per queste misure con requisiti anagrafici si abbasserebbe a 400 milioni di euro. Ma occorrerebbe che il neo pensionato accetti l’assegno calcolato solo con il contributivo fino all’età della pensione di vecchiaia. Dunque, dai 67 anni di età i lavoratori con contributi versati prima della fine del 1995, recupererebbero la quota retributiva.

Pensioni: tutte le cose che non vanno nella quota 41 per i precoci e perché non serve a nessuno

La quota 41 per i precoci è “venduta” come una possibilità di andare in pensione in anticipo rispetto alle soglie della Fornero. La misura è definitiva, strutturale, senza scadenza. Può essere presa nel 2022 così come lo era nel 2021 e lo sarà nel 2023. Ma si tratta di una misura che come vedremo, è piana zeppa di paletti e vincoli, di limitazione di perimetro di applicazione e di requisiti se non assurdi, quanto meno “curiosi”.

Tra le ipotesi allo studio del Governo per evitare l’applicazione della Legge Fornero dal 2023 anche Quota 41

La quota 41 per i precoci, la guida alla misura in sintesi

La quota 41 è una misura che rappresenta una alternativa alla pensione anticipata ordinaria. Infatti in entrambi i casi parliamo di misure che permettono il pensionamento senza alcun limite di età. Basta avere il giusto numero di anni di contributi previdenziali versati per centrare la pensione. Servono 41 anni e non  42 anni e 10 mesi come per gli uomini e la pensione anticipata ordinaria (per le donne 41 anni e 10 mesi). In pratica, un anticipo esatto di un anno e 10 mesi per i lavoratori e 10 mesi per le lavoratrici.

La misura però ha dei sotto paletti da rispettare. Oltre alla giusta età contributiva, anche il fatto che dei 41 anni di contributi necessari, 35 devono essere senza considerare quelli figurativi da maternità esterna al rapporto di lavoro, da disoccupazione INPS (Naspi, Aspi,  Mini Aspi, Requisiti ridotti, DS ordinaria) o da malattia indennizzata. E poi, almeno uno dei 41 anni di contributi previdenziali da accumulare, devono essere prima dei 19 anni. Contributi questi a qualsiasi titolo versati e non necessariamente tutti insieme.

La misura si rivolge poi solo a determinate e particolari persone. Innanzi tutto i 15 lavori gravosi originariamente previsti anche per l’Ape sociale (dal 2022 sono aumentate queste attività per l’Anticipo Pensionistico Sociale). Si tratta nello specifico di:

  • edili;
  • camionisti;
  • gruisti;
  • facchini;
  • maestre, maestri  ed educatori di asilo nido e scuole dell’infanzia;
  • infermieri delle sale operatorie e delle sale parto;
  • addetti alle pulizie;
  • addetti alla raccolta dei rifiuti;
  • siderurgici;
  • agricoli;
  • pescatori;
  • marittimi;
  • conciatori di pelli e pellicce;
  • addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • macchinisti dei treni e personale ferroviario viaggiante.

Inoltre possibile anche la quota 41 per i disoccupati, i caregivers e gli invalidi. Per caregivers si intendono i soggetti che prestano assistenza ad un parente disabile loro convivente ed a carico fiscale.

I paletti discutibili di quota 41

Quando diciamo paletti discutibili per la quota 41 parliamo di tutti i vincoli che la misura prevede e che sono abbastanza particolari per ciascuna categoria di beneficiari.

Per i caregivers per esempio, serve che l’assistenza al parente disabile grave, sia partita da almeno sei mesi prima di presentare la domanda di quota 41. Per quanto concerne invece i disoccupati, serve che la Naspi sia terminata da almeno 3 mesi prima di presentare la domanda. E devono essere tre mesi dalla Naspi completamente percepita. Gli invalidi invece devono avere un grado di disabilità certificata pari ad almeno il 74%.

Ma la discutibilità dei paletti è assai più accentuata sui lavori gravosi. Infatti il lavoro gravoso deve essere stato svolto per 7 degli ultimi 10 anni o per 6 degli ultimi 7. E per la conferma, serve che l’assunzione sia stata fatta in maniera precisa con richiamo a quelle mansioni gravose che il governo prevede, con tanto di collegamento alle tabelle Inail.

In altri termini, una misura che ha un’unica cosa facile che è quella dei requisiti di accesso che sono chiari e precisi. Sono i vincoli ed i paletti a rendere per molti non fruibile la misura.

Precoci in pensione nel 2022, in scadenza il primo marzo la certificazione

Una misura ormai strutturale del sistema previdenziale italiano è la quota 41, una pensione anticipata alternativa a quella ordinaria. Non parliamo della quota 41 per tutti, misura che rischia seriamente di restare un chimera visto che il governo pare intenzionato a non esaudire le richieste dei sindacati.

La quota 41 strutturale è quella precoci, una versione di pensione anticipata senza limiti di età, ma destinata ad alcune particolari categorie di soggetti, tutti precoci e con problematiche di natura fisica, familiare, reddituale o lavorativa.

La quota 41 precoci infatti è una misura che pur avendo una caratteristica contributiva, visto che somiglia alle pensioni anticipate ordinarie, ma con meno anni di carriera necessari, ha uno spiccato lato assistenziale. Resta il fatto che parliamo di una misura che può essere sfruttata anche nel 2022, ma occorre fare presto. La misura ogni anno viene rimpinguata con dei fondi ad hoc, che non sono certo illimitati.

Per questo sta per arrivare una scadenza importante per chi si trova a completare i requisiti di accesso entro il 2022, una scadenza che non fa perdere il diritto alla misura, ma che rischia, per chi non adempie, di far slittare il via alla pensione, di rischiare di uscire fuori dalle dotazioni disponibili.

La quota 41 nel 2021, tutti i requisiti necessari

In attesa che arrivino buone nuove sulle pensioni, con una riforma che si sta avviando a compimento, anche se con misure che rischiano di lasciare l’amaro in bocca a chi si aspettava miglioramenti, ci sono misure ancora attive che possono consentire uscite anticipate dal mondo del lavoro.  Una di queste è la famosa quota 41, nome che richiama anche ad una proposta dei sindacati e in passato della Lega, che non verrà però attuata.

La quota 41 in vigore è quella per i precoci. Per il 2022 la misura ha i seguenti requisiti:

  • 41 anni di contributi versati;
  • 35 anni di contributi effettivi ed al netto di contributi figurativi da disoccupazione e malattia;
  • 12 mesi di contributi versati antecedentemente  il compimento dei 19 anni di età, anche se discontinui.

La misura è destinata a:

  • Disoccupati;
  • Invalidi;
  • Caregivers;
  • Lavori gravosi.

La quota 41 per i disoccupati

Per i disoccupati e la loro quota 41, non dovrebbe essere passata una modifica intervenuta per un’altra misura loro destinata nel 2022, cioè l’Ape sociale. Infatti per l’Anticipo pensionistico sociale si è deciso di eliminare il requisito Naspi, ovvero la distanza tra il termine di fruizione dell’indennità per disoccupati e la data di presentazione della domanda. Per la quota 41 resta il vincolo dei 3 mesi. In pratica, devono essere decorsi 3 mesi dall’ultima rata di Naspi percepita per poter accedere alla pensione con quota 41.

Invalidi e caregivers, come funziona la loro quota 41

Due categorie a cui si applica la quota 41 precoci, alla pari dell’Ape sociale sono quelle delle invalidi e dei cosiddetti caregivers. Per gli invalidi serve una percentuale di disabilità certificata pari ad almeno il 74%. Per invalidità certificata il riferimento è a quella ratificata dalle competenti commissioni mediche delle Asl, quelle chiamate Commissioni Mediche Invalidi Civili.

Per i caregivers, che sono soggetti con parenti disabili a carico, serve che l’assistenza sia partita da almeno 6 mesi prima dell’uscita con la quota 41. I familiari disabili devono avere una percentuale di disabilità pari a quella degli invalidi, cioè al 74% e possono essere coniuge e figli ma anche altri parenti o affini che hanno particolari situazioni familiari. Il soggetto assistito dal richiedente la quota 41 precoci deve essere a carico di quest’ultimo e in coabitazione.

La quota 41 e i lavori gravosi, la pensione in anticipo

Chi svolge particolari attività lavorative, piuttosto logoranti e pesanti, ha diritto ad un trattamento agevolato in materia previdenziale. Parliamo dei lavori gravosi. Per loro ci sarebbero le vie dell’Ape sociale e della quota 41. Per la prima la legge di Bilancio ha esteso la possibilità a tante categorie. Una cosa che non è intervenuta per la quota 41.

Infatti per i precoci restano 15 le categorie a cui la quota 41 è destinata. Si tratta di:

  • Edili;
  • camionisti;
  • infermieri delle sale operatorie e ostetriche delle sale parto che lavorano in turni;
  • Personale  addetto all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • Personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
  • Maestre, maestri ed educatori di asili nido e scuole dell’infanzia;
  • Conciatori di pelli e pellicce;
  • Pescatori;
  • Siderurgici;
  • Marittimi;
  • Agricoli;
  • Addetti ai servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti;
  • Facchini;
  • Gruisti;
  • Macchinisti dei treni e personale ferroviario viaggiante.

 

Tutte queste attività, per dar luogo all’uscita con la quota 41, fermo restando il possesso dei requisiti generali prima descritti, devono essere stati svolti per 6 degli ultimi 7 anni di carriera, o in alternativa, per 7 degli ultimi 10 anni.

Pensione precoci: come si accede e cosa occorre fare

Per accedere al beneficio della quota 41 per i lavoratori precoci è necessario presentare una domanda di riconoscimento del beneficio prima di presentare la vera domanda di pensione. La scadenza del primo marzo è quella da segnare in rosso sul calendario. Infatti entro il primo marzo di ciascun anno, e quindi anche entro il prossimo primo marzo, va tassativamente presentata la domanda di certificazione del diritto alla pensione con la quota 41. La domanda di pensione può essere fatta in un periodo successivo ma solo ad esito positivo della domanda di riconoscimento del beneficio.

La scadenza del primo marzo è determinante dal momento che così facendo si evita il rischio di essere tagliati fuori dalla prestazione per esaurimento risorse. Per le domande di riconoscimento del beneficio presentate successivamente al primo marzo ed entro il 30 novembre dello stesso anno, le domande verranno  prese in considerazione solo se le risorse saranno sufficienti.

Va sottolineato che per la pensione in regime di quota 41 peri precoci, vige il sistema della finestra mobile, nel senso che la pensione è posticipata di 3 mesi rispetto alla data di completamento dei requisiti prescritti.