Riforma delle pensioni: ecco cosa ha detto il ministro del Lavoro Calderone

Cosa succederà a chi non ha i requisiti per andare in pensione nel 2023 e a chi pur avendo i requisiti decide di rimandare la pensione? Ecco le prime indiscrezioni sulla riforma delle pensioni che dovrebbe entrare in vigore nel 2024.

Scivoli pensionistici solo per il 2023, nel 2024 ci sarà la riforma delle pensioni organica

Il Governo Meloni si è insediato da poco e fin da subito ha dovuto sciogliere importanti nodi anche di tipo emergenziale, ad esempio la redazione della legge di Bilancio 2023 con approvazione entro il 31 dicembre 2022. Nella legge di bilancio 2023 sono state inserite anche norme sulla pensione per il 2023, misure urgenti in vista della scadenza di Quota 102, opzione donna e Ape Sociale al 31 dicembre 2022. Il rischio era il pensionamento per tutti con la legge Fornero. Deve però aggiungersi che, sebbene la Commissione Europea abbia promosso nel complesso la legge di bilancio 2023, c’è stata la bocciatura di alcuni punti specifici e tra questi vi è proprio l’introduzione di Quota 103 che consente di andare in pensione a 62 anni di età con 41 anni di contributi. Di conseguenza sarà molto difficile una nuova riforma delle pensioni che preveda condizioni migliori rispetto a Quota 103.

Per il 2024 però le cose non andranno così perché il ministro del Lavoro Marina Calderone è già al lavoro, i tavoli specialistici sono già stati convocati, per la vera riforma delle pensione che dovrà portare al superamento della legge Fornero.

I primi dettagli sulla nuova riforma delle pensioni 2024

I primi dettagli della nuova riforma delle pensioni trapelano da un’audizione al Senato.

Dalle prime dichiarazioni emerge che il Ministro sta lavorando “a un sistema di forme di pensionamento integrate che consenta di individuare l’accesso a pensione più compatibile con le esigenze personali e sanitarie del lavoratore e al contempo di ricambio generazionale dei datori di lavoro”.

L’obiettivo è razionalizzare gli strumenti di prepensionamento andando quindi a semplificare le varie opzioni che consentono di andare in pensione prima rispetto al termine ordinario che, ricordiamo, oggi è rappresentato dalla legge Fornero. Secondo le dichiarazioni si lavora a un sistema che preveda anche una compartecipazione tra datore di lavoro e Stato per l’esodo di lavoratori vicini alla pensione. In poche parole per le aziende che vogliono attivare il ricambio generazionale vi è la possibilità di pagare una quota della pensione in modo da favorire l’esodo prima dell’età pensionabile.

Tra le misure allo studio vi sono anche forme di garanzia per i giovani lavoratori che hanno carriere discontinue e con l’attuale sistema rischiano di avere pensioni troppo basse.

Come sarà poi realmente scritta la norma non è dato sapere, sono solo indicazioni guida.

Durante l’audizione il ministro Calderone non ha parlato solo di pensioni, ma anche di sicurezza sul luogo di lavoro sottolineando che è ormai diventata un’emergenza e non si può più rimandare un intervento legislativo decisivo al fine di rendere i luoghi di lavoro più sani e sicuri. Tra le misure allo studio vi sono anche incentivi per i datori di lavoro più virtuosi sul fronte sicurezza attraverso meccanismi premiali.

Riforma delle pensioni: le proposte dei partiti per la campagna elettorale, le ultime

Con il governo Draghi ormai caduto l’agenda della politica cambia radicalmente. Tutte le misure, le proposte, le ipotesi e le idee che circolavano in vista della solita legge di Bilancio di fine anno, vengono di fatto congelate. Inizierà quella che pare sarà una dura campagna elettorale. Ed i temi su cui i partiti si andranno a scontrare saranno sempre quelli ormai conosciuti. C’è da scommetterci che lo scontro sarà sempre sui temi di stretta attualità. Parliamo naturalmente di reddito di cittadinanza, emergenza pandemica, vaccini, tasse e pensioni. Proprio su quest’ultimo argomento si parlava tanto di una ipotetica nuova riforma della previdenza da mettere in cantiere da qui a fine anno. Già appariva una cosa assai difficile prima, figuriamoci adesso. Basandosi sulle tante ipotesi e proposte che sembra diventeranno il cavallo di battaglia dei vari partiti politici, ecco il punto della situazione.

Le pensioni ago della bilancia nella nuova campagna elettorale

Il punto nevralgico della situazione è che la riforma delle pensioni dovrebbe garantire il non ritorno alla legge Fornero. Infatti venendo meno quota 102 a fine anno, senza mettere mani al sistema, le uniche uscite che rimarrebbero vigenti sono quelle legate proprio alla riforma del 2011 . Parliamo di quella del governo Monti, della tanto discussa riforma lacrime e sangue della Professoressa Elsa Fornero. È evidente che bisogna fare qualcosa, cioè provvedere a sistemare questa situazione per non penalizzare quanti per età o per contributi non sono riusciti a rientrare nelle nuove misure introdotte da questa legislatura. Va detto che oltre a quota 102, dal primo gennaio 2023 dovrebbero sparire anche Ape sociale ed opzione donna. Usare il condizionale è d’obbligo, perché si tratta di due misure su cui spesso si parla di nuove proroghe. Resta confermato però che in assenza di nuove misure, non resterà che uscire dal lavoro con le pensioni classiche, collegate inevitabilmente al decreto Salva Italia del vecchio governo tecnico condotto da Mario Monti.

Le proposte dei partiti, tra cavalli di battaglia e nuova campagna elettorale anche per le pensioni

Partiamo dal Partito Democratico, perché sembra l’area politica più legata al passato. Infatti sembra pressoché certo che la proposta previdenziale del PD sarà quella di prorogare due misure molto importanti per il sistema previdenziale. Due misure che in questi anni hanno consentito un pensionamento anticipato tanto alle donne quando a determinate categorie di lavoratori e soggetti. Infatti il PD dovrebbe arrivare a proporre l’estensione anche nel 2023 sia dell’Ape sociale che di opzione donna. Forza Italia il partito del redivivo Silvio Berlusconi, va sempre nella direzione classica. Come sempre Forza Italia punta sugli importi delle prestazioni pensionistiche. Infatti Silvio Berlusconi viene ricordato sempre per l’incremento al milione delle prestazioni pensionistiche. E adesso in vista della nuova campagna elettorale probabilmente gli azzurri punteranno tutto sul portare le minime a mille euro. Una soluzione alla pochezza delle pensioni dal punto di vista degli importi. Il quadro della situazione è messo nero su bianco anche dal noto quotidiano economico politico “Il Sole 24 Ore”.

Da quota 41 per tutti alla flessibilità da 62 o 63 anni, con il contributivo o senza penalizzazioni

La posizione dei sindacati da tempo è chiara e verte sempre su due misure fondamentali secondo le parti sociali. La prima è la flessibilità in uscita a partire dai 62 anni con 20 anni di contributi versati. La seconda invece è la quota 41 per tutti. In entrambi i casi si tratta di due prestazioni molto onerose per lo stato soprattutto come le interpretano i sindacati. Infatti pretendono la completa assenza di penalizzazioni e tagli di assegni per chi riesce a sfruttare queste due misure. Tagli di assegni che invece sembrano necessari vista la situazione delle casse pubbliche. Quota 41 per tutti però è anche un cavallo di battaglia della Lega di Matteo Salvini. E sarà praticamente inevitabile che con la nuova campagna elettorale e con i nuovi programmi elettorali la Lega punterà forte su questa proposta. Va ricordato infatti che già nella campagna elettorale del 2018 la Lega e il suo leader Matteo Salvini, vedevano nella quota 41 per tutti la misura successiva alla quota 100. Dopo la misura fortemente voluta proprio dalla Lega che la mise come concessione necessaria per dire di si al reddito di cittadinanza del Movimento 5 Stelle, la quota 41 per tutti era il fisiologico proseguo.

Anche il riscatto della laurea finirà con l’essere al centro del dibattito

Sulle minime a mille euro sembra ci sia convergenza anche verso Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che ad oggi sembra la più papabile leader di un eventuale nuovo governo. Per quanto riguarda invece il Movimento 5 Stelle la posizione sulle pensioni viaggia sul concedere la possibilità di uscita a partire dai 63 anni ma con il sistema contributivo. Altre ipotesi che viene collegata da indiscrezioni, ai grillini, è quella che va nella direzione di concedere il riscatto della laurea completamente gratuito a tutti i lavoratori. Una misura questa che sarebbe molto importante per riempire le carriere contributive dei lavoratori che si trovano con carenze da questo punto di vista. In altri termini chiunque abbia centrato la laurea, vorrebbe trovarsi fino a 5 anni di contributi in più senza dover sborsare un solo euro di riscatto.

Riforma delle pensioni, si va verso i soliti ritocchi e nulla più

Se qualcuno nutriva qualche speranza di un 2023 che avrebbe portato in dote una riforma delle pensioni, adesso resterà deluso. Infatti la riforma della previdenza sociale Italiana è ferma al palo. Il punto morto in cui si trova la riforma è dimostrato dalle voci che continuano ad arrivare adesso che ci si avvicina alla pausa estiva parlamentare, e si aprono i soliti scenari che portano alla legge di stabilità di fine anno. Il ritardo con cui qualsiasi misura andrà apparecchiata, sta prendendo piede. ed inizia ad essere poco il tempo per la quota 100 modificata, la quota 41 per tutti, una pensione penalizzata dal contributivo fino ai 67 anni, oppure la flessibilità per tutti dai 62 anni. È così che si aprono di nuovo gli stessi scenari degli ultimi anni, quelli che portano solo ad alcuni ritocchi, alcune volte irrisori e marginali di alcune misure già oggi esistenti.

Proroghe si, ma nuove misure difficilmente ce ne saranno

E così alla fine il rischio è che si torni di nuovo alle solite due minestre riscaldate. La prima è la proroga, come al solito, dell’Ape sociale. La pensione dai 63 anni per i lavori gravosi, per gli invalidi, per quelli con invalidi a carico e per i disoccupati. Potrebbe essere proprio questa la soluzione tampone per una riforma delle pensioni difficile da approntare. L’Ape sociale dovrebbe scadere a fine 2022. Usare il condizionale è d’obbligo anche perché la stessa misura doveva sparire nel 2021. In pratica di proroga in proroga la misura è stata sempre uno dei capisaldi del pacchetto previdenziale di ogni ogni legge di Bilancio. Poco da fare? e allora ecco che si proroga l’Ape sociale di un altro anno.

Non sono esclusi ritocchi all’Ape sociale per le pensioni

In pratica dove c’è difficoltà a varare nuove misure e nuovi strumenti previdenziali si preferisce rinnovare quelle già esistenti, con tutti i difetti di sempre, e magari ritoccandone un po’ alcuni aspetti. Da queste limature che tutti i governi negli ultimi anni hanno fatto, è uscita fuori una estensione di platea per la misura. Sono state allargate le maglie ed estese le categorie a cui l’Ape sociale era destinata. E così potrebbe accadere anche quest’anno, ritoccandola magari, come anche il leader del Movimento 5 Stelle (M5S) ed ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato recentemente. Un potenziamento della misura soprattutto nella fattispecie dei lavori gravosi a cui è destinata. In buona sostanza allargando la platea di beneficiari l’Ape sociale potrebbe essere rinnovata anche per il 2023.

Opzione donna e riforma delle pensioni, rinnovo per un altro anno o misura strutturale

Capitolo diverso per un’altra misura da rinnovare come potrebbe essere opzione donna. La misura da tempo è tra quelle che qualcuno vorrebbe strutturale cioè senza più scadenza. Anche in questo caso parliamo di una misura che dovrebbe scadere ogni anno è che invece ogni anno viene puntualmente prorogata. La variazione in una ipotetica proroga dell’opzione donna in questo caso sarebbe il termine entro cui le donne interessate da questa prestazione pensionistica a partire dai 58 o 59 anni di età, devono completare i requisiti.

Una nuova opzione donna, ma simile alle precedenti come penalità per le lavoratrici

Vincoli e paletti che sostanzialmente dovrebbero restare anche gli stessi, e cioè, 58 anni di età e 35 anni di contributi per le lavoratrici dipendenti, 59 anni di età e 35 di contributi per le lavoratrici autonome. In entrambi i casi c’è da fare i conti con una forte penalizzazione di assegno. Infatti la natura di opzione donna vuole che la prestazione sia erogata a condizione che le donne, a prescindere dalla data di inizio della carriera lavorativa, accettino un ricalcolo pienamente contributivo della prestazione. Tradotto in soldoni, questo significa perdere tra il 25 ed il 35% della propria pensione, come sacrificio sull’altare degli oltre 8 anni di anticipo nel pensionamento.

Perchè la riforma delle pensioni era e resta difficile

Misure da prorogare e quindi no a nuove misure, anche perché continuare a perseverare nell’errore che ha portato prima la quota 100 e poi la quota  102 appare quantomeno azzardato.Soprattutto oggi che c’è da fare i conti con i diktat dell’Europa.- Bisogna fare bene i compiti a casa per gli italiani visto che l’Europa  per il Recovery plan e quindi per il PNRR del governo Draghi, pretende parsimonia nella spesa pubblica. Esce fuori quindi che la quota 41 per tutti sarebbe troppo onerosa per le casse dello Stato e quindi improponibile. Ma lo sarebbe anche una pensione totalmente flessibile a partire dai 62 anni d’età con vent’anni di contributi come i sindacati vorrebbero.

Anche le proposte che prevedono tagli sono difficilmente praticabili

Leggermente meno onerosa ma allo stesso tempo difficile da mettere a punto entro fine anno, una misura come quella proposta dal Presidente dell’INPS Pasquale Tridico che puntava tutto sulla pensione spacchettata in due, con una quota retributiva da prendere soltanto a 67 anni mentre quella contributiva a 63 anni. Lo scenario quindi è questo al momento. Appare assai difficile che cambi nello stretto giro di qualche mese da qui a dicembre quando la legge di Bilancio dovrebbe essere licenziata definitivamente. Anche perché come prassi vuole ci sarà prima una nota di aggiornamento del Def, cioè il documento di economia e finanze. Per poi passare ad ottobre alla presentazione della legge di Bilancio al Parlamento per poi iniziare l’iter approvativo che la porterà ad essere completata come al solito vicina al 31 dicembre.

Riforma delle pensioni, novità età pensionabile

Ormai appare scontato che la riforma pensioni a cui sta lavorando l’esecutivo Draghi guarderà all’età pensionabile come primo obbiettivo. Perché è lì che si guarda per cambiare qualcosa nel tanto discusso sistema previdenziale. Anticipare la pensione rispetto ai 67 anni è quello a cui mira l’esecutivo del Presidente del Consiglio Mario Draghi. Con un occhio di riguardo naturalmente, ai conti pubblici.

Riforma delle pensioni, l’attualità dice età da ritoccare

Con la quota 102 al posto di quota 100 il governo con la legge di Bilancio ha limitato lo scalone ma non lo ha cancellato del tutto. Per tre anni è stato possibile uscire dal lavoro  con due requisiti di partenza:

  • 62 anni di età;
  • 38 anni di contributi.

Per 3 anni questa è stata la formula della misura introdotta dal governo Conte di Salvini e Di Maio con il decreto n° 4 del 2019, quello che fu anche il decreto che istituì il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza. Nel 2022 è cambiato qualcosa, con la quota 102. Solo per 12 mesi, cioè dal primo gennaio 2022 al 31 dicembre prossimo, la formula è la seguente:

  • 64 anni di età;
  • 38 anni di contributi.

Evidente che si perdono esattamente due anni. L’età pensionabile sale da 62 a 64. Sempre meglio di una salita da 62 a 67 come sarebbe dovuto essere semplicemente chiudendo quota 100. Lo scalone di 5 anni è diventato di 2. Ma una fetta di lavoratori vuole “giustizia”. Chi è nato nel 1960 per esempio, privo della pensione a 62 anni tipica di quota 100, nel 2022 non avrà accesso alla quota 102. Non avrà 64 anni come quota 102 impone. E nel 2023 sarà lo stesso, dal momento che la sperimentazione di quota 102 finisce il 31 dicembre 2022.

Gli interventi che si attendono nel 2023

C’è qualcuno che auspica un indirizzo francese alla riforma. Infatti i cugini transalpini pensano ad una soluzione diversa, che faccia salire da 62 a 65 anni l’età pensionabile ma salvaguardando  le pensioni minime. Una specie di baratto con le minime a salire a 1.100 euro al mese. Non una cosa da poco se paragonata alle misere pensioni minime italiane. E poi, l’idea nostrana di congelare a 64 anni l’età di una del tutto nuova misura di pensionamento flessibile. Potrebbe essere la soluzione che mette d’accordo tutti. A partire dai sindacati che chiedono da mesi o anni una pensione che utilizzi i 62 anni di età come uscita. E con 20 anni di contributi versati. Estendere semmai, i benefici della pensione anticipata contributiva a tutti potrebbe essere la soluzione. La misura infatti permette le uscite a chi ha il primo contributo versato antecedente il 1996 e con:62 anni di età;20 anni di contributi.

Ma sulla misura grava come un macigno il vincolo di una pensione pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale. Visto che da poco l’Istituto nazionale di previdenza sociale italiano ha aggiornato il valore dell’assegno sociale portandolo a 468,10 euro al mese, evidente che parliamo di una pensione troppo alta. Si tratta di una pensione superiore a 1.300 euro al mese, assai difficile per chi ha 20 anni di contributi con una carriera “normale”. Un correttivo potrebbe essere l’abbassare tale soglia a 1,5 volte l’assegno sociale.

Il punto di vista sulle penalizzazioni di assegno è differente

Le penalizzazioni di assegno invece sono il pomo della discordia, perché i sindacati chiedono misure neutre da penalizzazioni. Il governo invece vede nelle penalizzazioni di assegno una soluzione atta a limitare la platea dei potenziali aventi diritto. Un modo per ridurre a cascata, il costo della riforma che resta anche esso un argomento che il governo deve considerare.

La nuova misura comunque dovrebbe essere una sorta di quota 102 con meno anni di contributi necessari. Perché si parla di 20 anni. Uno dei limiti alla quota 102 è dettato proprio da questo enorme montante contributivo minimo richiesto. Abbassarlo potrebbe essere ideale. Anche perché una specie di ammissione di colpa da parte del governo si è avuta con l’Anticipo Pensionistico Sociale (Ape social). Infatti dai 36 anni di contribuzione necessaria per i lavori gravosi, alcune categorie come gli edili o i ceramisti, sono state avvantaggiate portandola a 32.

Alcune conclusioni sulla riforma che deve arrivare nel 2023

Resta il fatto che la riforma delle pensioni deve guardare a due aspetti. L’età pensionabile che come detto è fondamentalmente da abbassare. Anche perché una misura flessibile deve offrire un pensionamento anticipato rispetto ai 67 anni di età pensionabile oggi vigenti. Ma anche il troppo elevato numero di anni di contribuzione deve essere ridotto.

Va anche detto che una misura flessibile deve avere delle penalizzazioni, inevitabilmente. Altrimenti non sarebbero misure flessibili. Certo, penalizzazioni esistono già per via del fatto che gioco forza, uscire prima vuol dire versare meno contributi. Ed è altrettanto vero che uscire ad una età più giovane e pensionarsi prima dei 67 anni, impone un trattamento coni coefficienti di trasformazione, che è penalizzante.

Imporre, come sembra, un taglio lineare all’assegno, magari con il 3% annuo, sembra una esagerazione che potrebbe fungere da deterrente all’appeal della nuova misura. Lo stesso si può dire per un ricalcolo contributivo della prestazione. Chi ha molti anni di versamenti antecedenti il 1996, potrebbe rimetterci davero tanto, come accade oggi alle lavoratrici che ricadono in Opzione Donna.

Pensioni: parla Elsa Fornero, ecco la ricetta

Se c’è un nome che torna sempre in auge quando si parla di pensioni questa è Elsa Fornero. La Professoressa che ai tempi del governo guidato da Mario Monti varò una delle più dure riforme previdenziali a memoria d’uomo, è tornata a parlare di pensioni adesso. Mai momento è più indicato comunque. Infatti siamo di fronte ad una riforma che si sta per avviare. E la ricetta dell’ex Ministro del Lavoro del governo Monti, è come al solito particolare.

Le parole della Professoressa Fornero

Domani 18 marzo la Professoressa Elsa Fornero sarà ospite di Confindustria Vicenza per parlare di giovani, lavoro e pensioni. E come si legge su “ilgiornaledivicenza.it”, giovani è una parola che da sempre la Fornero utilizza quando affronta le tematiche delle pensioni e del lavoro in Italia.

Per il bene dei giovani anche la sua riforma. Si, perché la tanto criticata e odiata riforma delle pensioni del governo Monti, secondo la Fornero è servita per non scaricare sulle generazioni future (i giovani di oggi) i costi del sistema. Come dire che le lacrime e sangue della sua riforma sono servite per il futuro. La riforma del 2011 inasprì sensibilmente i requisiti utili per andare in pensione.  Li inasprì a tal punto che per molte persone, i tanti governi successivi a quello Monti, sono dovuti intervenire in salvaguardia. Nacquero gli esodati.

Ma la riforma delle pensioni di Elsa Fornero viene vista positivamente anche dal governo Draghi. Proprio come si legge sul sito ilgiornaledivicenza.it, l’attuale esecutivo sembra aver individuato il perimetro dove operare, e segue la linea tracciata dalla Fornero. Si va verso una riforma contributiva. Tutti infatti sostengono che il sistema contributivo è quello più equo, perché la pensione viene erogata in base ai contributi versati e non alle retribuzioni.

L’equità garantita dal fatto che così si evitano le pratiche furbesche passate alla storia tristemente. Ci riferiamo a persone che riuscivano a spillare gli ultimi anni di stipendio a cifre più elevate proprio per recuperare una pensione più alta. Infatti nel sistema retributivo le pensioni venivano calcolate proprio in base alle ultime retribuzioni.

La Fornero contro quota 100, ma non è una novità

La riforma delle pensioni mai come adesso è necessaria per via del fatto che anche la quota 100 è sparita. Finita il 31 dicembre scorso l’esperienza per quota 100. E da sempre la quota 100 è stata criticata proprio dalla Fornero che la reputava una misura troppo costosa e poco utile. Secondo la Fornero sostituire lavoratori anziani con i giovani come si sperava di fare con la quota 100, non funziona. Includere giovani con anziani sarebbe la soluzione, come diversi studi che cita la Fornero, hanno dimostrato.

Secondo la Fornero, i prepensionamenti vanno a vantaggio delle imprese, ma il loro blocco può andare a creare posti di lavoro. La Fornero cita uno studio di Banca d’Italia tra le aziende manifatturiere e dimostra che senza prepensionamenti la gestione del personale in queste aziende, migliora andando a prevedere inserimenti di giovani. Secondo la Fornero, ciò non significa che bisogna allungare ancora l’età di pensionamento. Ma significa che la sua riforma era necessaria, e che le aziende come i lavoratori, dopo la fase iniziale difficoltosa, hanno superato lo step adeguandosi.

Vietato promettere un futuro luminoso per le pensioni

La Fornero da sempre è stata piuttosto critica nei confronti di chi prometteva pensioni anticipate, pensioni ricche e così via. Tutti ricordano gli screzi con Salvini per esempio.

È la vita lavorativa dei giovani, che la Fornero sottolinea essere povera e discontinua che andrebbe salvaguardata. Il nodo secondo la Fornero resta quello della occupazione più che del pensionamento anticipato. I dati italiani restano allarmanti, con il 28% dei giovani che sono disoccupati, il 15% delle donne disoccupate, e un giovane ogni 4 di età compresa tra i 15 ed i 34 anni è privo di lavoro, non lo cerca e nemmeno studia.

Riforma pensioni: quota 103 è la novità

Sembra non terminare mai la disquisizione sulla riforma pensioni e sulla necessità di evitare lo scalone della Legge Fornero. Dopo aver parlato di Quota 102 (64 anni + 38 anni di contributi) e Quota 104 (66 anni + 38 anni di contributi), ci potrebbe essere l’introduzione di Quota 103, praticamente uno scalino aggiuntivo per rendere la transizione più graduale.

Attualmente, il governo Draghi sembra orientato a introdurre Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023. La nuova proposta proviene della Lega di Matteo Salvini che per rendere più graduale il passaggio alla Legge Fornero, vorrebbe inserire Quota 103 nel 2023 e far slittare Quota 104 nel 2024.

In tal caso, il lavoratore potrebbe andare in pensione dopo aver compiuto 65 anni d’età e maturato 38 anni di contributi. Chi non vuole uscire anticipatamente potrà restare al lavoro fino a 67 anni.

Chi ha fruito di Quota 100, è andato in pensione a 62 anni con 38 anni di contributi, percependo un assegno medio di 1.300 euro calcolato su una retribuzione di 1.600 euro. Nessuna penalità, dunque, visto che il lavoratore in questione ha versato 5 anni in meno di contribuzione.

Con la legge Fornero, infatti, la pensione sarebbe scattata a 67 anni, o anche prima in base al requisito contributivo: 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 per le donne. Con la pensione di vecchiaia il lavoratore avrebbe potuto aggiungere 2-300 euro al mese al suo assegno. Con Quota 102 lo stesso dipendente che non è uscito con Quota 100 potrebbe farlo con 64 anni e 38 di contributi, beneficiando dello stesso trattamento.

Quote penalizzanti per le donne

Tuttavia, si tratta di una soluzione penalizzante per le donne, tanto da provocare la reazione della sottosegretaria LEU Maria Cecilia Guerra:

L’ipotesi prospettata è di un rientro graduale da Quota 100 alla situazione Fornero. Adottare dei sistemi di ‘quota’ non penso sia una scelta giusta, perché le quote creano una deformità di genere molto forte, favoriscono gli uomini rispetto alle donne, richiedono una carriera contributiva lunga e costante, cosa che spesso le donne, dedicate al lavoro di cura e ai figli, non possono avere“.

Come se non bastasse, il sistema delle quote non prende in considerazione i lavori gravosi o usuranti per i quali potrebbe esserci un Super Ape Social che allarga la platea dei beneficiari.

In disaccordo anche i sindacati che pretendono una riforma pensionistica del tutto diversa da quella targata Fornero e che vada incontro ai giovani, alle donne, ai lavoratori e pensionati. In particolare il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, rivendica la proposta di accesso alla pensione sin dall’età di 62 anni, con una pensione per i giovani e un riconoscimento contributivo per le donne.

Il vicesegretario del PD, Peppe Provenzano ha considerato fallimentare la sperimentazione di Quota 100 ed è contrario al sistema delle quote e al ritorno alla legge Fornero a favore di forme di flessibilità di uscita dal lavoro. Inoltre, propone l’ampliamento dell’Ape Social e la proroga di Opzione Donna.

Insomma, cosa farà alla fine il governo Draghi? Il sistema delle quote pare non convincere quasi nessuno tra partiti e parti sociali.

Taglio pensioni consigliato dall’OCSE: quali misure in pericolo?

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) vuole montare troppi freni all’Italia indispettendo un po’ tutti. L’argomento riforma pensioni è il più discusso nel nostro Paese: i sindacati pretendono maggiore flessibilità sull’uscita dal lavoro, i partiti sono in parte favorevoli, il presidente Psquale Tridico dell’INPS è più cauto, Salvini rivorrebbe Quota 100, e nel frattempo cosa ci dice l’OCSE?

Il piano disastroso dell’OCSE sulle pensioni

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico spara a zero sulla riforma pensioni che l’Italia vorrebbe adottare. Il 31 dicembre 2021 scatta lo scalone Fornero e per molti pensionati italiani sarebbe un colpo al cuore: niente pensioni anticipate, tutti o quasi per l’accesso alla pensione di vecchiaia. A fine anno, Quota 100 introdotta in via sperimentale (3 anni) dal governo Conte I (M5S + Lega) è ormai giunta al capolinea. Nessun dietrofront è possibile e allora si lavora per qualche alternativa che l’OCSE ci boccia sistematicamente.

Con Quota 100 ormai accantonata, l’organismo europeo boccia anche le pensioni di reversibilità e Opzione Donna. Se quota 100 diventasse permanente porterebbe alla rovina i conti pubblici italiani, ma in ogni caso, un’alternativa va trovata per aumentare il livello di partecipazione al Sud al mercato del lavoro, soprattutto per quanto concerne donne e giovani. Il ministro del Tesoro Franco è convinto che i pensionati sono una categoria che può sacrificarsi ancora, al contrario degli aspiranti lavoratori.

Anche le pensioni di reversibilità vengono considerate troppo onerose per il sistema previdenziale italiano, le permanenti porterebbero a una spesa previdenziale oltre due volte quelle media europea. Via anche queste, resta Opzione Donna che consente l’uscita anticipata dal lavoro a 58 anni con almeno 35 anni di contributi, misura rinnovata puntualmente ogni anno. Ma l’OCSE ragiona solo conti alla mano senza tenere conto della situazione reale delle persone, tanto che Matteo Salvini auspica una Quota 102 oppure una Quota 41 pura. Altre ipotesi sono ancora al vaglio, nonostante l’OCSE opti per una ritorno al sistema Fornero a pieno regime.

Bocciato l’attuale RdC e maggiori tasse su immobili e successione

Il Reddito di Cittadinanza, a quanto pare così com’è non soddisfa nessuno. Se è vero che ha salvato le famiglie più povere, è anche vero che qualcuno ne ha approfittato con il governo incapace di reagire con forza e decisione. Tra l’altro, le famiglie che lo hanno sfruttato sono minori del previsto. L’OCSE propone una riduzione dell’importo del RdC per incentivare i fruitori a non adagiarsi e a cercare lavoro, e solo a queste condizioni introdurre un sussidio per i lavoratori a basse reddito. Anche qui, difficilmente se ne esce indenni.

L’OCSE auspica una riforma del Fisco con l’obiettivo di diminuire il costo del lavoro e di rendere le procedure maggiormente semplificate. A finanziare ciò, dovrebbero essere entrate fiscali più alte derivanti da un aumento delle imposte per la successione e sui beni immobili. L’intenzione sembra somigliare vagamente ad una tassa patrimoniale per le classi più abbienti. Il governo non sembra orientato soprattutto a mettere in campo una riforma fiscale che possa andare ad aumentare le tasse sulle proprietà, mentre è più propenso a trovare una gusta formale sul fronte della Riforma Pensioni. Quindi? Gli auspici dell’OCSE rimarranno tali, mai colpire i più ricchi nel nostro Paese.

Saldi ai nastri di partenza

 

IERI

Andrea Calevo è libero: un blitz dei Ros dei carabinieri e Sco della polizia ha permesso la liberazione dell’imprenditore 30enne di Lerici rapito lo scorso 16 dicembre. Dopo oltre 2 settimane di prigionia, Calevo è stato ritrovato nello scantinato dell’abitazione di uno dei sequestratori a Sarzana. A tradire il gruppo di ‘rapitori per caso’ una telecamera di sorveglianza che ha intercettato il passaggio dell’auto di Calevo seguita dal furgone bianco dei sequestratori. Gli inquirenti, una volta individuata la squadra, hanno messo sotto intercettazione i telefoni cellulari con i quali i rapinatori comunicavano e sono riusciti a individuare il luogo dove era tenuto prigioniero Calevo grazie ad un’intercettazione nella quale i rapitori si accordavano per l’acquisto di una pizza.  Sette le persone arrestato: a capo della banda c’era Pierluigi Destri, 70 anni, cliente di Calevo, il primo ad essere  arrestato dai Ros in centro a Sarzana; con lui il nipote Davide Bandoni, 23 anni, 2 albanesi e altri 3 rapitori.

Berlusconi su Twitter: ha superato i 60 mila follower in un solo giorno di attività, e oggi è salito oltre i 72 mila. Lo sbarco ‘social’ del candidato Premier Silvio Berlusconi ha fatto cinguettare a più non posso la rete, facendo spiccare il volo dell’account Twitter @Berlusconi2013. Ma pare proprio che un uccellino un po’ più sospettoso abbia già fatto circolare la voce di followers ‘comprati’:  riconducile all’entourage dell’ex premier Silvio Berlusconi anche se ‘non ufficiale’ il profilo era stato aperto lo scorso 6 dicembre racimolando solo qualche centinaio di followers, per poi salire oltre i massimi livelli di spread a ridosso del veglione di Capodanno, schizzando da 7 mila a quasi 70 mila follower. Dall’entourage del candidato premier si sono precipitati a rettificare che “il profilo è stato creato da un gruppo di sostenitori e chi lo gestisce non riceve un solo euro ma lo fa per passione e stima nei confronti del Presidente Berlusconi”. Sarà, del resto le barzellette sono sempre state un cavallo di battaglia del Cavaliere.

OGGI

Al via i saldi in Basilicata, Campania e Sicilia: taglio del nastro dei saldi invernali in 3 regioni d’Italia, mentre per il resto dello Stivale occorrerà attendere sabato 5 gennaio (fatta eccezione per la provincia di Trento). Ma quali sono le previsioni di spesa per gli italiani post imu(ni)? Secondo Confcommercio ogni famiglia spenderà in media 359 euro per l’acquisto di capi d’abbigliamento ed accessori, per un valore complessivo di 5,6 miliardi, pari al 18% del fatturato di questi comparti. Per Federconsumatori e Adusbef, che prevedono un calo della spesa del 18,8% rispetto allo scorso anno, il budget familiare sarà ancora più risicato: 219 euro. Mentre il Condacons, secondo il quale il calo degli acquisti raggiungerà un -15%, la spesa media sarà di 224 euro a nucleo familiare. Confcommercio calcola che saranno 15,8 milioni le famiglie italiane, su un totale di 25,5 milioni, che approfitteranno dei saldi. E, l’acquisto medio per persona, sarà di 150 euro.

Riforma delle pensioni: novità sul fronte pensionistico per questo 2013: entra infatti in vigore la riforma Fornero del 2011. Due le nuove regole: innalzamento dell’età pensionabile e passaggio al sistema contributivo puro. Nel dettaglio, per gli uomini sarà possibile andare in pensione solo dopo aver compiuto 66 anni e 3 mesi, mentre per le donne l’età pensionabile scende a 62 anni e 3 mesi, almeno fino al 2018, quando anche le quote rosa andranno in pensione a 66 anni. Accanto all’età minima pensionabile, la riforma introduce un requisito contributivo che prevede almeno 20 anni di contribuzione. Abolita anche la pensione di anzianità: si potrà andare in pensione anticipata solo se in possesso di un’anzianità contributiva di 42 anni e 5 mesi per gli uomini o di 41 anni e 5 mesi per le donne.

DOMANI

 #Cinema1 The Master: arriva domani nelle sale il film che ha conquistato critici e spettatori (ma non la giura) all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. “The Master”, il masterpiece di Paul Thomas Anderson (il regista de ‘Il Petroliere’ e ‘Magnolia’) racconta il sodalizio spirituale tra Freddie Quell, un marine uscito dalla Seconda Guerra Mondiale con il sistema nervoso a pezzi e Lancaster Dodd, un intellettuale che ha inventato un metodo di introspezione inusuale che decide di sperimentare sul tormentato reduce del conflitto mondiale. Ambientato negli anni ’50, qualcuno ha intravisto nel film una sorta di racconto universale che pone le basi per la nascita di ‘congregazioni spirituali’ prima fra tutte Scientology. Di certo quel che è esplicitato nella pellicola, che vanta due interpreti protagonisti unici come Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman, è l’ispirazione a Hubbard, il fondatore di Dianetics.

#Cinema2 Mai Stati Uniti: Cinepanettone sfornato in ritardo o road movie all’italiana? Sembrano un po’ indecisi i fratelli Vanzina nella loro ultima fatica, “Mai Stati Uniti”, domani nelle sale, che racconta il viaggio di agnizione di 5 fratelli che scoprono di ‘dividere’ lo stesso padre durante un viaggio in America per spargere le ceneri del babbo defunto. I fratellastri Vincenzo Salemme, Ricky Memphis, Anna Foglietta, Ambra Angiolini e Giovanni Vernia riceveranno però l’eredità del compianto papà (uno strepitoso Mattioli) solo se saranno in grado di realizzare il suo ultimo desiderio… peccato che sia lontano il tempo delle Vacanze in America (era il 1984!).

 

Alessia CASIRAGHI

Meglio giovani o precari?

 

IERI

No alle intercettazioni su Napolitano: la Corte Costituzionale ha accolto il ricorso di Giorgio Napolitano contro la Procura di Palermo sul caso delle intercettazioni tra il Quirinale e l’ex ministro Nicola Mancino, le cui utenze erano sotto controllo su mandato dei giudici di Palermo per le indagini sulla trattativa Stato-mafia. “Non spettava alla Procura valutare la rilevanza” ha dichiarato la Corte Costituzionale: le intercettazioni dovranno essere immediatamente distrutte.

Decreto spiagge: il decreto legge Sviluppo approvato ieri dalla commissione Industria del Senato, che approderà oggi in Senato per il voto di fiducia, dopo il rinvio della discussione sulla Legge Elettorale, prevede una proroga di 5 anni per le gare in programma a partire dal primo gennaio del 2016. I relatori Simona Vicari (Pdl) e Filippo Bubbico (Pd) avevano chiesto al Governo una proroga di 30 anni delle concessioni balneari.

Tredicesime a rischio: tredicesime a rischio per le piccole e medie imprese, messe sotto torchio da calo delle vendite, stretta creditizia e pressione fiscale in aumento. A lanciare l’allarme è la Cgia di Mestre ”la stretta creditizia ha lasciato senza soldi le Pmi e, tra il fitto numero di impegni finanziari e di scadenze fiscali previste per il mese di dicembre, sono a rischio i pagamenti delle tredicesime”.

Ashton Kutcher come Steve Jobs: è attesissimo al Sundance Film Festival, che si svolgerà a Toronto dal 17 al 27 gennaio, il film ‘jOBS’, il biopic sulla vita dell’ingegnere dei sogni con protagonista l’ex di Demi Moore. La pellicola sarà presentata in anteprima (fuori concorso) a chiusura del festival, mentre c’è grande attesa sulla seconda trasposizione cinematografica (e un po’ agiografica) della vita del creatore della Apple: si tratta del film tratto dalla monumentale biografia di Walter Isaacson, e che porterà la firma dello sceneggiatore premio Oscar Aaron Sorkin, che aveva già lavorato a The Social Network, la pellicola che racconta la nascita di Facebook.

OGGI

Meglio giovani o precari?: sono in tutto 260mila, così divisi: 130mila nella scuola, 115mila nella sanità e enti locali e 15mila nelle amministrazioni centrali. Sono i precari della pubblica amministrazione, “un problema che si è accumulato nel corso degli anni ed è legato anche al blocco del turn over” a detta del Ministro Patroni Griffi. In un’audizione alla Camera il Ministro della Funzione Pubblica ha dichiarato che “non si può pensare alla stabilizzazione di massa di questo personale” perchè “altrimenti si avrebbe un blocco delle assunzioni di giovani per molti anni”. Meglio giovani o precari? Perchè c’è ancora davvero la possibilità di scegliere?

Decreto Sviluppo in Senato: slitta ancora la discussione sulla nuova Legge Elettorale. Il Senato prenderà in esame quest’oggi il Decreto Sviluppo, sul quale il Governo potrebbe chiedere già oggi il voto di fiducia. Tra le novità l’introduzione di un credito di imposta su Ires e Irap ai soggetti privati che partecipano alla costruzione di reti di nuova generazione (Ngn), per quanto concerne il settore delle telecomunicazioni, mentre è ancora da discutere l’emendamento che conferisce al Tesoro la definizione delle disposizioni per la vendita di immobili appartenenti ad enti previdenziali pubblici e casse private.

Michele Misseri ritratta: “ho ucciso io Sarah, questo rimorso non lo posso più portare dentro di me” ritratta ancora una volta lo zio di Avetrana, Michele Misseri, nel corso di una deposizione in Corte d’Assise. Il suo difensore, l’avvocato Armando Amendolito, di fronte all’ennesimo coup de théatre di Zio Michele, ha deciso di rimettere il mandato. Sul contadino attualmente pende solo l’accusa di concorso in soppressione del cadavere, mentre per l’omicidio di Sarah Scazzi risulta imputata Sabrina Misseri, in carcere insieme alla madre Concetta Serrano.

Berlusconi e il ‘sogno’ Balotelli: niente vittoria per il suo Milan ieri sera a San Siro, battuto 0-1 dallo Zenit San Pietroburgo, ma che passa comunque il girone di Champions League, accedendo agli ottavi di finale. Ma il match, risultato a parte, ha rappresentato una ghiotta occasione per una conferenza stampa improvvisata dell’ex Premier Silvio Berlusconi: il Cavaliere prima avrebbe sciolto la riserva sulla sua candidatura, tanto chiaccherata – “Ho deciso, torno in campo e mi candido premier. Solo io posso farlo” – e in un secondo momento avrebbe sussurrato ai cronisti di aver messo gli occhi su Balotelli. Il giocatore del Manchester City pronto a volare tra le fila dei rossoneri? Il commento laconico di Berlusconi ha lasciato spazio a diverse teorie e scuole di pensiero: “Balotelli non è un sogno. Io non sogno mai” ha sentenziato il Cavaliere all’uscita da San Siro.

DOMANI

Europa League: quattro squadre italiane ancora in gara e grandi speranze per la Lazio di Petkovic di arrivare prima nel suo Girone. Domani a scendere in campo nell’ultimo turno prima dei sedicesimi di finale di Europa League Inter, Napoli, Lazio ed Udinese. Se per le prime tre la qualificazione è già sicura, l’Udinese purtroppo è già fuori dai giochi.  Seconde nel girone Inter e Napoli, mentre per la Lazio destino ancora da scrivere nel match di domani contro il Maribor, alle ore 21.05. Gli allievi di Petkovic hanno un solo punto di vantaggio sul Tottenham: in caso di pareggio contro il Maribor o di sconfitta del Tottenham i biancocelesti sarebbero primi in classifica.

#CINEMA1 Diana Vreeland: l’imperatrice della moda: “Non conta tanto il vestito che indossi, quanto la vita che conduci mentre lo indossi” amava dire la regina della moda, l’icona di stile e la penna più temuta e amata da stilisti e creativi del ‘900. A Diana Vreeland, la giornalista di moda che – se fosse ancora in vita – sarebbe in grado di far tremare dee dell’Olimpo dell’haute couture come Anna Wintour, è dedicato il documentario diretto da Lisa Immordino, nipote della Vreeland, che ha selezionato e ricomposto migliaia di foto, scatti, filmati di famiglia e interviste (a grandi dive come Lauren Bacall, Twiggy e Brigitte Bardot) per confezionare un racconto lungo quasi come una passerella, in cui sfilano, uno dopo l’altro, i successi e i ricordi di una regina del gusto e dello stile. La Vreeland aveva cominciato giovanissima come editor della rivista femminile Harper’s Bazaar negli anni ’30, prima di diventare redattrice capo di Vogue America all’inizio degli anni ’60. Dopo aver lasciato il comando di Vogue, Diane si era dedicata all’arte, ma sempre a modo suo, trasformando il Met di New York in un paradiso di stelle e icone di stile.

#CINEMA2 Grandi Speranze: torna al cinema il capolavoro di Charles Dickens nella versione di Mike Newell, il regista di Quattro matrimoni e un funerale: siamo in Inghilterra all’inizio dell’800, dove il giovane orfano Pip, che vive nelle campagne viene convocato nella residenza di una ricca dama, che vive al buio, affinchè giochi assieme a un’altra bambina: Estella. Divenuto adulto Pip viene inviato a Londra per istruirsi grazie alla donazione di un ignoto benefattore. Ed è qui che comincia la vera storia, tra vecchi amori e nuovi passioni.

#CINEMA3 Scusa mi piace tuo padre: un cast che sembra soffiato a una serie tv della Fox e una trama che racconta una piccola favola tutta americana. Nel New Jersey, nel sobborgo di Orange Drive, una passione improvvisa tra la giovane primogenita della famiglia Ostroff,  Nina, fuggita nella grande metropoli ma tornata in provincia dopo una delusione amorosa Ostroff, la primogenita poco più che ventenne, che però dopo molto tempo torna a casa per il Ringraziamento a causa di una cocente delusione amorosa, e il più che maturo capofamiglia dei Walling, David, getta scompiglio nella piccola comunità bigotta di provincia. Eccezionale il cast: dal Hugh Laurie alla gossip girl Leighton Master (alias Blair), che in assenza del suo Chuck Bass mette gli occhi sul più maturo Doc House, all’eterno adolescente Adam Brody (vi ricordate il timido Seth Coen di OC?). L’equazione è presto fatta se si considera che la pellicola è anche l’esordio cinematografico del regista televisivo Julian Farino, autore di serie tv come Entourage, Big Love e Rome.

 

Alessia CASIRAGHI

In arrivo le pensioni per gli esodati?

Sembrava che fosse avvenuto un miracolo, ma, a dir la verità, non è accaduto nulla di così sorprendente.

Antonio Mastrapasqua, presidente dell’INPS, aveva infatti parlato di salvaguardia di 220mila lavoratori, coloro che erano rimasti senza pensioni né lavoro in seguito alla riforma Fornero sulle pensioni.
Ma ciò, almeno per ora, non trova fondamenti al Governo, oltre a fornire dati sbagliati.

Il presidente INPS, a questo proposito, secondo quanto detto da Vera Lamonica, segretario confederale Cgil, ha inserito nei 220mila anche 80mila futuri pensionati che non sono stati colpiti dalla riforma e quindi non rientrano nella nuova schiera di salvaguardati.
Tolti questi, ne rimangono 140mila, di cui 120mila sono già salvaguardati da due decreti, uno per i primi 65mila, l’altro per 55mila, ai quali si aggiungono 10mila esodati che verranno salvaguardati con un ulteriore fondo, annunciato dalla stessa Elsa Fornero.

Mastrapasqua ha poi sciorinato una serie di dati che riguardano il 2012: -35,5% di lavoratori andati in pensione, per un’età media di uscita dal lavoro di 61,3 anni, contro i 60,3 del 2011. E le previsioni dicono che l’anno prossimo si arriverà a 61,7, come accade già in Germania.

E a proposito di conti, sembra che le casse dell’INPS godano di ottima salute, come anche il sistema, considerato “stabile ed in sicurezza”.

Speriamo bene.

Vera MORETTI