Aliquote Irpef, approvata la riforma 2024

Approvato il decreto legislativo con la riduzione delle aliquote Irpef, per i contribuenti, non tutti, fino a 260 euro in più in busta paga in un anno.

Nuove aliquote Irpef 2024, misura temporanea

La prima cosa da sottolineare è che il decreto delegato Irpef 2024 prevede una riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3, ma non si tratta di una misura strutturale, bensì di una misura temporanea, in vigore solo per il 2024 in attesa di capire la sostenibilità fiscale per le casse dello Stato.

Per capire il reale risparmio è bene indicare prima le aliquote Irpef in vigore per il 2023:

  • 23% sui redditi fino a 15.000 euro;
  • 25% sui redditi compresi tra i 15.000 e i 28.000 euro;
  • 35% sui redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro;
  • 43% sui redditi che superano i 50.000 euro.

Le aliquote che invece entreranno in vigore nel 2024 sono:

  • 23% sui redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% sui redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro;
  • 43% sui redditi che superano i 50.000 euro.

Dal punto di vista pratico è stato calcolato un risparmio massimo di 260 euro l’anno per i contribuenti con un reddito compreso tra 15.000 euro e 50.000 euro. Superata tale soglia di reddito si annulla il beneficio perché è prevista la franchigia sulle detrazioni Irpef pari a 260 euro. L’abbattimento della franchigia si applica sulle detrazioni al 19%, escluse le spese sanitarie.

I cambiamenti, per molti contribuenti minimi si vedranno a partire dal mese di gennaio 2024

Gli altri provvedimenti fiscali adottati

Deve essere ricordato che queste misure si cumulano con altre, ad esempio con la conferma del taglio del cuneo fiscale. Inoltre per il 2024 è previsto l’innalzamento della No ax Area che giunge a 8.500 euro per effetto dell’equiparazione delle detrazioni da lavoro dipendente con quelle da pensioni a 1.955 euro.

Questo non è l’unico decreto facente parte del complesso della riforma fiscale approvato il 28 dicembre 2023. Tra le misure adottate vi è la revisione del contenzioso tributario con tempi più celeri grazie alla digitalizzazione.

Riformato anche lo Statuto del contribuente con strumenti volti a dare maggiore tutela ai contribuenti, cercando quindi di porre Fisco e contribuente sullo stesso piano e misure deflattive del contenzioso tributario.

Infine, sono state introdotte misure sull’adempimento collaborativo.

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Concordato biennale e sanzioni fiscali dimezzate, le novità

Il concordato biennale, a lungo annunciato, è finalmente arrivato e porterà molte imprese a ottenere semplificazioni negli adempimenti e per i più fortunati anche un risparmio di imposta.

Concordato preventivo biennale

Il concordato preventivo biennale prende il via già dal 2024, i contribuenti avranno tempo fino al mese di aprile 2024 per aderire e avrà validità per due anni, con la possibilità di rinnovo per i successivi due anni.

Il concordato preventivo biennale prevede che Fisco e contribuente si mettano d’accordo sulle tasse da versare per due anni, indipendentemente dal reddito prodotto. L’accordo sarà basato sui dati emergenti dalle dichiarazioni degli anni precedenti.

Naturalmente può essere conveniente per i contribuenti che pensano di poter aumentare i loro redditi nei successivi due anni perché per loro vi è un risparmio di imposta. Diventa invece poco conveniente nel caso in cui negli anni oggetto di concordato biennale si ritrovino ad avere un reddito più basso perché pagano tasse maggiori rispetto a quelle che avrebbero pagato con il metodo ordinario di determinazione delle imposte.

Secondo le stime, il concordato biennale dovrebbe portare a un maggiore gettito in termini di cassa di 760,5 milioni: 748,1 l’anno prossimo e 12,3 milioni nel 2025. Tali stime però non entrano per ora nei conti.

Il vantaggio non è solo di tipo economico e prettamente legato alle imposte, ma è anche relativo ai controlli, infatti non dovendosi presentare dichiarazioni e visto che le tasse sono frutto di accordo, non vi sono controlli, accertamenti fiscali, verbali.

Non tutti potranno aderire al concordato preventivo biennale, sono esclusi coloro che non hanno presentato dichiarazione dei redditi anche per anche un solo anno dei tre presi come riferimento. Inoltre non potranno presentare istanza di adesione i contribuenti hanno avuto condanne per reati fiscali. Infine, sono esclusi i contribuenti che hanno un punteggio nelle dichiarazioni Isa inferiore a 8.

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Dialogo con il Fisco e sanzioni dimezzate

Il concordato preventivo biennale non è l’unica novità, infatti in caso di emissione di un verbale di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate è possibile avvalersi di un dialogo preventivo tra Fisco e contribuente che porterà a dimezzare le sanzioni. Per gli accertamenti il Fisco utilizzerà inoltre l’intelligenza artificiale che elaborerà i dati partendo dalla interoperabilità delle varie banche dati.

Ricordiamo infine che cartelle di pagamento e contestazioni potranno essere notificate anche presso il domicilio digitale.

In questo caso occorrerà però prestare attenzione alla decorrenza dei termini per la prescrizione che inizierà al momento in cui il gestore della posta certificata o del domicilio digitale comunicherà l’avvenuta consegna.

Riforma fiscale, rafforzato lo statuto del contribuente

Approvato dalla Camera il disegno di legge di delega alla riforma fiscale, tra le misure da prevedere c’è il rafforzamento dello statuto del contribuente. Ecco i vantaggi per i contribuenti.

Lo statuto del contribuente al centro della riforma fiscale

Sia chiaro, la votazione ha riguardato il disegno di legge di delega alla riforma fiscale, questo non vuol dire assolutamente che la riforma fiscale sia cosa fatta, anzi. Siamo ad un passo compiuto, ora arriva la parte da considerare forse più difficile, infatti con la legge di delega, il Parlamento delega al Governo la scrittura della riforma fiscale, attenendosi ai principi contenuti nei 23 articoli della legge di delega.

Sarà necessario ora provvedere al decreto legislativo, da quello che si evince dalle dichiarazioni finora fatte, ci saranno diversi decreti delegati e lo scoglio più importante da superare sarà il bilancio dello Stato che deve restare invariato.

Sappiamo che la parte più importante è la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3, passaggio preliminare, a quanto sembra, per la tassazione proporzionale. Fatta questa premessa, si deve sottolineare che tra le novità previste dalla legge di delega vi è il rafforzamento dello Statuto del Contribuente, legge 212 del 2000, rimasta in gran parte inapplicata.

Ecco i principali strumenti dello Statuto del Contribuente rafforzati.

Rafforzato il diritto di difesa del contribuente

Tra i primi elementi da sottolineare vi è il rafforzamento dell’obbligo di motivazione degli atti impositivi, questa deve essere sempre puntuale, indicare in modo preciso le violazioni contestate e le cartelle a cui si riferisce la contestazione, in questo modo il contribuente fin da quando riceve la cartella esattoriale è in grado di difendersi.

Viene riformulato l’interpello attraverso una razionalizzazione del suo uso e allo stesso tempo si rafforza la consulenza giuridica che consente comunque ai cittadini di ottenere delucidazioni in merito a dubbi.

Tra le misure da adottare vi è la riformulazione degli incarichi che Garante del contribuente, figura che sarà trasformata in Garante nazionale del contribuente, organo monocratico che dura in carica 4 anni e il cui mandato sarà rinnovabile una sola volta.

Nel progetto di revisione del sistema fiscale è prevista anche una semplificazione del diritto all’accesso agli atti del procedimento tributario.

Infine, viene rafforzato l’istituto dell’autotutela, in particolare quando un atto è viziato la normativa prevede che possa essere eliminato dalla stessa amministrazione che lo ha posto in essere in autotutela.

Con il rafforzamento del principi di autotutela il contribuente può chiedere all’amministrazione di annullare l’atto viziato, il diniego o la mancata risposta dell’ufficio all’istanza di autotutela, potranno formare oggetto di impugnativa presso le corti di giustizia tributaria. In questo caso può configurarsi una responsabilità dell’amministrazione.

I funzionari però risponderanno davanti alla Corte dei Conti solo in caso di dolo.

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Riforma fiscale, critiche dal Fondo Monetario Internazionale.

Riforma fiscale, critiche dal Fondo Monetario Internazionale.

Dal Fondo Monetario Internazionale arriva l’allarme entrate fiscali per l’Italia. A rischio l’equità con la flat tax e le sanatorie.

Debito pubblico alto non favorito dalla riforma fiscale, monito del Fondo Monetario Internazionale

L’Italia sta affrontando in queste settimane la discussione della riforma fiscale. I tratti salienti sono la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3 con un taglio delle imposte per il ceto medio, l’eliminazione delle microtasse, tra cui il Superbollo, la riduzione della tassazione su tredicesime, straordinari e premi di produttività.

Proprio su queste misure la Ragioneria dello Stato ha espresso perplessità perché non è possibile quantificare le minori entrate che possono derivare da questi provvedimenti per le casse dello Stato, a ciò si aggiunge che l’articolo 20 della delega fiscale prevede che vi sia un’invarianza del gettito fiscale.

Alle perplessità della Ragioneria dello Stato, si sono aggiunte quelle dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio e seguono quelle del Fondo Monetario Internazionale. Lo stesso esprime dubbi sulla flat tax e sulle sanatorie fiscali. Sollecita l’Italia ad adottare un sistema di tassazione che ampli la base imponibile e che sia efficiente e assicuri equità.

Le politiche fin qui adottate infatti non favoriscono la riduzione del debito pubblico.

Perplessità in particolare sono espresse sulle sanatorie fiscali che disincentivano l’adempimento volontario in quanto vi è sempre la possibilità di risparmiare sulle imposte dovute senza pagare sanzioni e interessi.

Attenzione al sistema pensionistico

Dubbi sono stati palesati anche sul sistema pensionistico. In questo caso il FMI sottolinea che l’Italia è uno dei Paesi con l’età pensionabile più bassa e auspica un’applicazione della legge Fornero e l’eliminazione degli scivoli pensionistici che consentono l’uscita anticipata dal mondo del lavoro.

La preoccupazione è relativa anche alla denatalità per questo si suggeriscono riforme che possano portare a un maggiore ingresso delle donne nel mondo del lavoro anche per evitare una riduzione eccessiva della forza lavoro attiva nel Paese. Nel breve periodo questo risultato può essere raggiunto con le politiche migratorie.

Infine, il Fondo Monetario Internazionale suggerisce un corretto uso del PNRR al fine di non sprecare questa importante opportunità data all’Italia.

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Riforma fiscale, le ultime novità con tregua fiscale e chirurgia estetica

Arrivano le ultime novità sulla riforma fiscale e i tempi si fanno lunghi, infatti nel passaggio al Senato sono stati presentati nuovi emendamenti, questo vuol dire che se approvato qualcuno degli stessi, il testo dovrà tornare indietro alla Camera. Tra le novità importanti vi è un ampliamento dei beneficiari delle sanatorie fiscali. Ecco cosa succede alla riforma fiscale.

Come  cambiano le sanatorie fiscali con la riforma fiscale

A lungo annunciata, sta facendo il suo percorso la riforma fiscale. Approdata al Senato sono stati presentati ulteriori 482 emendamenti da parte dell’opposizione, ma anche della maggioranza. Gli emendamenti hanno ampio campo. Si conferma il taglio delle microtasse, ma ci sono novità negli emendamenti per quanto riguarda le sanatorie fiscali. È stato presentato l’emendamento che prevede, in caso di provvedimenti di sanatoria fiscale o pace fiscale l’estensione dei benefici anche ai debiti con il Fisco che ancora non si sono trasformati in cartelle di pagamento.

Questa novità è importante in vista del nuovo provvedimento di pace fiscale annunciato da Salvini e che sicuramente richiede tempo per l’approvazione, ma diciamo che è in parte disegnato. Rientrano inoltre nella definizione agevolata “eventuale” anche tutti i debiti contributivi.

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Tasse fisse per le  piccole imprese con il concordato biennale

Viene confermato anche nel nuovo impianto normativo il concordato biennale. Questo prevede per le piccole imprese e partite Iva la possibilità di pagare per 2 anni imposte fisse basate reddito lordo dei contribuenti, determinato in base alle informazioni in possesso dell’Agenzia delle Entrate attraverso il suo database.

Potranno accedere al concordato biennale le imprese che hanno una “pagella fiscale” positiva. Il vantaggio del concordato biennale è dato dall’assenza di controlli per quello stesso periodo. Se anche il contribuente guadagna di più rispetto a quanto emerso nel concordato biennale, non sarà tenuto a dichiarazioni integrative o a versare di più. Semplicemente tali dati saranno alla base del successivo concordato biennale che avrà le stesse caratteristiche del primo, cioè nessun controllo e importo delle tasse fisso. Naturalmente resta fisso anche se il contribuente guadagna meno rispetto a quanto prefissato nell’accordo.

Nuove regole Iva

Una piccola curiosità riguarda invece la chirurgia estetica, infatti è stato presentato un emendamento che propone di introdurre l’esonero dall’Iva per gli interventi di chirurgia estetica a scopi terapeutici, naturalmente lo scopo terapeutico deve emergere dalla documentazione. Sempre in tema di Iva vi sono emendamenti volti a ridurre l’Iva sulle spese veterinarie e sul cibo per animali.

Spunta infine una nuova tassa sulle immatricolazioni, emendamento Pd, M5S teso a premiare chi decide di acquistare veicoli non inquinanti.

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Torna il prelievo forzoso in conto corrente? Ecco perché se ne parla

Molti lo ricordano, un vero incubo, era il 1992, il 10 luglio, e gli italiani di notte si videro sottrarre dal conto corrente il 6 per mille sui capitali. C’era il governo Amato e quella decisione fu un vero shock. In questi giorni si parla nuovamente di un prelievo forzoso in conto corrente e i ricordi corrono, ma si tratta davvero di un provvedimento simile a quello adottato dal governo Amato? Cerchiamo di capire meglio.

Cosa c’è di vero nella notizia di un prelievo forzoso in conto corrente?

Nei giorni passati molte testate giornalistiche hanno deciso titoli shock relativi a un prelievo forzoso in conto corrente. In realtà di tale prelievo si è parlato, ma si tratta solo di un pignoramento presso terzi nel caso di evasione fiscale.

Siamo nel pieno della riforma fiscale e non si pensa solo a come ridurre le tasse, ad esempio riducendo le aliquote Irpef ed eliminando le microtasse, come il Superbollo, ma anche a come mettere a punto un sistema di contrasto all’evasione fiscale che sia efficiente. Il sistema attualmente allo studio si chiama anonimetro ed è un monitoraggio fiscale che, secondo quanto annunciato, dovrebbe far emergere in modo immediato e semplice l’evasione fiscale.

Si tratta di un algoritmo in grado di mettere a confronto tutti i dati emergenti dai movimenti in conto corrente, se a ciò si aggiunge lo stimolo ad un maggiore uso delle carte di pagamento a scapito del contante, appare evidente che sarà più facile effettuare i controlli.

Recupero delle somme evase, ecco come funzionerà il prelievo forzoso in conto corrente

Insieme a questo sistema di controllo è stato annunciato anche il recupero delle somme evase direttamente dal conto corrente ed è proprio questa parte che ha portato molti a parlare di un nuovo prelievo forzoso. In realtà il vice-ministro all’economia Maurizio Leo ha sottolineato che assolutamente non siamo nell’ambito di un prelievo forzoso, ma semplicemente un pignoramento presso terzi attuato solo dopo che il giudice ha accertato l’evasione e quindi risulta assolutamente provato un danno all’Erario.

Si potrà inoltre procedere a tale pignoramento delle somme dal conto corrente anche nel caso in cui sia stato emesso un provvedimento, lo stesso sia notificato correttamente alla parte e queste non abbia proposto ricorso avverso l’atto entro i termini previsti dalla legge. In questo caso è il comportamento del contribuente a far scattare la definitività dell’atto.

Non basta quindi una semplice cartella di pagamento.

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Sottolinea il vice-ministro Leo che la novità rispetto al passato è rappresentata dal fatto che ora i controlli sono più veloci e quindi in breve tempo è possibile controllare il conto corrente, pignorare le somme ed effettuare il prelievo. Questo è possibile grazie alla interoperabilità delle varie banche dati.

Il prelievo automatizzato velocizzato è previsto dall’articolo 16 della legge di delega.

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Giorgia Meloni, Fisco deve essere amico delle imprese. Stop comportamenti vessatori

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha partecipato attraverso un video-messaggio all’Assemblea dell’Ance ( associazione nazionale costruttori edili) che si è tenuta a Roma. Diversi i punti toccati nel suo intervento, ma ha puntato soprattutto sulla necessità di un Fisco alleato delle imprese, obiettivo da realizzare con la riforma fiscale.

Giorgia Meloni ai costruttori edili: il fisco deve essere amico delle imprese

La partecipazione di Giorgia Meloni all’assemblea dell’Ance ha un importante significato, infatti la categoria dei costruttori edili è in allarme a causa delle difficoltà create dal blocco delle cessioni del credito e dai crediti incagliati. Non ha però toccato l’argomento. Ha invece concentrato l’attenzione sul disegno di legge di delega fiscale sottolineando che fin dalla prima stesura è stata chiesta la collaborazione dei professionisti che si occupano di fisco e in particolare dei commercialisti e che molti spunti da loro offerti sono entrati nel disegno di legge di delega.

Giorgia Meloni ha ribadito che è arrivato il momento di cambiare passo, non è giusto che le imprese siano sempre accompagnate dal pregiudizio di evasione fiscale, deve essere data loro fiducia perché sono il fulcro dell’economia, solo nel momento in cui effettivamente si scoprono comportamenti non leali con il Fisco è necessario prendere provvedimenti. Il fisco non deve più avere un atteggiamento vessatorio.

Interventi in favore delle imprese

Dal punto di vista pratico questo nuovo atteggiamento si sostanzia nella semplificazione burocratica, a cui si aggiungono sgravi per le aziende che assumono. Il principio deve essere che più si assume più si aiuta lo Stato e di conseguenza chi assume deve essere premiato. Il meccanismo di premialità dovrà tenere in considerazione il rapporto tra fatturato e spesa per il personale.

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Un altro principio base della riforma fiscale è la riduzione del carico fiscale e in questo caso Giorgia Meloni accenna nuovamente alla flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti, ipotesi che sembrava accantonata nei giorni passati.

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Naturalmente anche la riduzione delle aliquote Irpef da tre a due e l’eliminazione delle microtasse, come il Superbollo contribuscono effettivamente a ridurre la pressione fiscale.

Un altro punto toccato riguarda le sanzioni tributarie che secondo il Presidente del Consiglio devono essere proporzionate in modo da non mettere in eccessiva difficoltà le imprese.

Giorgia Meloni ha sottolineato che il cambio di passo del Governo verso le imprese è molto evidente, infatti già nei mesi scorsi vi sono stati provvedimenti come la sospensione dell’invio di avvisi di accertamento nel mese di agosto e lo spostamento dei termini di versamento che ricadono nel periodo feriale.

Riforma fiscale: Ires più bassa per chi assume

La Riforma fiscale è un progetto ambizioso che si concentra su diversi punti con l’obiettivo di semplificare la tassazione e ridurre la pressione fiscale. Le novità riguarderanno le persone fisiche, ma anche le imprese e le società. Tra le proposte c’è l’Ires più bassa per le società che assumono e per chi fa investimenti.

La nuova Ires nella riforma fiscale

L’Ires è l’imposta sul reddito delle società, in base alle indicazioni emerse dalla proposta di riforma fiscale, ci sarà una vera rivoluzione per questa imposta, infatti si punta su due sole aliquote. Di queste, una dovrebbe essere piena e una ridotta per le società che assumono e che effettuano investimenti.

Affinché si possa avere il beneficio dell’aliquota ridotta è necessario che:

  • per due periodi di imposta consecutivi una somma corrispondente ai redditi prodotti sia utilizzata per investimenti e in particolare per sostenere nuove assunzioni;
  • per due periodi di imposta consecutivi non vi sia distribuzione degli utili e che gli stessi non siano utilizzati per finalità estranee rispetto alle attività di impresa.

L’obiettivo è favorire l’aumento dell’occupazione e di conseguenza riconoscere vantaggi fiscali a chi favorisce la crescita economica. La mancata distribuzione degli utili invece mira ad aumentare la patrimonializzazione delle società riducendo lo squilibrio tra capitale di rischio e di debito.

Per conoscere altri elementi importanti emersi dal progetto di riforma fiscale è possibile leggere gli approfondimenti:

Riforma fiscale e concordato preventivo biennale: a chi si applica e come funziona

Riforma fiscale: vanno in pensione i modelli ISA

Riforma fiscale, Irpef a 3 scaglioni, Iva a zero e Ires: le novità

Riforma del Fisco: tregua fiscale in arrivo per i mesi di agosto e dicembre

Istanze Interpello Agenzia delle Entrate a pagamento. Ultima novità

 

 

Riforma fiscale e concordato preventivo biennale: a chi si applica e come funziona

Tra le misure che rientrano nella proposta di riforma fiscale, vi è il concordato preventivo biennale, da considerare come uno strumento volto a migliorare i rapporti tra Fisco e contribuente e ridurre l’evasione fiscale. Ecco le principali novità introdotte.

Cos’è il concordato preventivo biennale

Il concordato preventivo è un accordo tra il Fisco e il contribuente che prevede di fissare per due anni la base imponibile, in questo modo il contribuente sa già quante tasse dovrà versare per due anni. Non si applicherà a tutti i contribuenti, ma solo a titolari di reddito di impresa e lavoratori autonomi che abbiano un fatturato non particolarmente importante.

La ratio dell’introduzione del concordato preventivo biennale risiede nel fatto che in Italia vi è un elevato livello di evasione fiscale, favorita dall’impossibilità di eseguire accertamenti fiscali su tutti i contribuenti. Attualmente, come dichiara il vice ministro all’Economia, solo il 2-2,5% delle dichiarazioni sono sottoposte a controlli. Con il concordato preventivo c’è un accordo tra le parti sulla tassazione da applicare che esclude un’ampia fetta di contribuenti dalla necessità di essere sottoposti a controlli.

La nuova riforma prevede che l’Agenzia delle Entrate in base ai dati in suo possesso basati su fatturazione elettronica e altri elementi in suo possesso, determina una base imponibile fissa per due anni, questa corrisponde alle potenzialità delle attività che accedono a questa modalità di calcolo delle imposte. Con tale metodo di calcolo della base imponibile, il contribuente sarà chiamato a versare per due anni successivi le stesse imposte sui redditi e Irap. Restano immutati nei due anni anche i contributi previdenziali da versare. Sfugge a tale modalità di calcolo l’Iva.

Vantaggi e svantaggi del concordato

Naturalmente un professionista, lavoratore autonomo, piccolo imprenditore, nell’arco di due anni può avere delle variazioni di reddito e non è detto che le stesse siano in aumento, elemento che porterebbe con il concordato preventivo biennale a un risparmio di imposta. Può capitare, e spesso capita, che vi siano delle fluttuazioni di entrate verso il basso, questo implica che vi è il rischio che il contribuente paghi più di quanto effettivamente dovuto.

Il testo della bozza sottolinea inoltre “fermi restando gli obblighi contabili e dichiarativi. Ciò implica che non vi è il risparmio dovuto al non adempimento di tutti quegli oneri burocratici che fanno perdere tempo e che alla fine implicano un esborso di denaro dovuto alla necessità di rivolgersi a professionisti.

Deve però essere sottolineato che il contribuente è libero di aderire o meno al concordato preventivo. Tenderà a farlo nel momento in cui ritiene che nell’arco di due anni possa esservi una buona crescita e quindi si possa generare un vantaggio fiscale. Purtroppo non sempre è semplice fare tali previsioni in modo adeguato.

La bozza della riforma fiscale prevede anche ipotesi di decadenza dal concordato preventivo biennale. Ciò si verifica nel caso in cui dai controlli emerga che negli anni antecedenti rispetto a quello in cui il contribuente ha aderito al concordato, non sono stati adeguatamente documentati ricavi e compensi. Sono però previste delle soglie, quindi se la discordanza è minima non si decade.

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Riforma fiscale: vanno in pensione i modelli ISA

Molto presto circa due milioni di contribuenti potranno dire addio alla compilazione dei questionari del Modelli ISA ( Indici Sintetici di Affidabilità). La novità è prevista nella bozza della riforma fiscale che nei prossimi mesi occuperà il Governo Meloni.

Cosa sono gli ISA e chi è favorito dal superamento?

L’acronimo ISA vuol dire Indici Sintetici di Affidabilità. Si tratta di un questionario, parte integrante della dichiarazione dei redditi per gli esercenti attività di impresa e lavoratori autonomi. Per tali soggetti i modelli ISA (sono diversi in base al settore di attività) hanno sostituito, a partire dal 2018, i parametri e gli studi di settore. L’obiettivo dell’introduzione di tali indici era favorire l’adempimento spontaneo da parte dei contribuenti andando quindi a ridurre l’evasione fiscale.

Ciò anche grazie a un meccanismo di premialità fiscale per i contribuenti che ricevono un punteggio pari o superiore a 8. Tale risultato indica che vi è coerenza tra le dichiarazioni presentate e il risultato del modello ISA, quindi il contribuente è affidabile.  In caso di punteggio basso il contribuente può invece correggere le proprie dichiarazioni adeguandole rispetto al risultato del modello ISA.

Riforma fiscale: addio ai modelli ISA

Sulla loro funzionalità sono sempre stati espressi molti dubbi, infatti in base al punteggio ricavato, il Fisco stabilisce se le dichiarazioni di un soggetto sono o meno affidabili. Proprio per il fatto che molti esprimono dubbi sulla funzionalità ed efficienza dei modelli ISA, la bozza della Riforma Ffiscale prevede il graduale superamento dell’uso di questo strumento. L’obiettivo è valorizzare i dati contenuti nel database dell’Agenzia delle Entrate che sono il frutto di molte novità del sistema fiscale, tra cui la fatturazione elettronica e le comunicazioni periodiche Iva. Si evita così di stressare il contribuente con un eccesso di burocrazia che non sempre è in grado di far realmente emergere l’evasione fiscale.

Il superamento dei modelli ISA si pone nell’ottica della semplificazione dei rapporti con il Fisco e quindi con il tentativo di rendere meno pesanti gli oneri a carico dei contribuenti. In realtà già nel corso dei precedenti anni vi era stata una riduzione della platea dei soggetti tenuti alla compilazione del modello Isa e di conseguenza, la riforma fiscale continua verso la stessa direzione, cercando una ulteriore semplificazione.

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