Quanto si può guadagnare con Twitch?

E’ sempre più frequente la volontà di guadagnare attraverso i social, soprattutto attraverso video e live al pubblico. Una piattaforma gettonata in tal senso è la nuova Twitch, ma quanto si può guadagnare con Twitch? Scopriamolo nella guida di seguito.

Twitch, cosa è e come funziona

La piattaforma di live streaming di Twitch fu progettata per essere uno spazio per i tornei sportivi di eSports, sessioni di videogiochi fatte da videogiocatori professionisti o amatoriali e i talk show relativi ai giochi. Dunque, successivamente, la piattaforma, nel giro di pochissimi anni (praticamente è nata nel 2011) è diventata spazio di dibattito e trasmissioni live di svariato contenuto, compresi soprattutto cinema e serie TV.

inizialmente il costo di abbonamento era di 4,99 euro al mese, successivamente il costo degli abbonamenti su Twitch subisce un calo di prezzo del 20%, passando, dunque, dai classici 4,99 euro agli attuali 3,99 euro. Per ottenere Twitch Prime è necessario iscriversi ad Amazon Prime. Di fatto, Twitch è uno spazio di proprietà di Amazon. Quanto all’abbonamento di Amazon che per 36 euro annuali o 3,99 euro mensili con 30 giorni di prova gratuita permette di usufruire di consegne gratuite in un giorno su tantissimi prodotti.

Come si apre un canale Twitch?

Rispondere a questa domanda, una volta abbonatisi, è piuttosto semplice. Per farlo da computer, collegati al sito ufficiale di Twitch, clicca sul pulsante Iscriviti, in alto a destra, inserisci i dati richiesti nei campi Nome utente (sarà anche il nome del tuo canale), Password, Conferma password, Data di nascita, Email e premi nuovamente sul pulsante Iscriviti.

Quanto si può guadagnare su Twitch

Ma quindi come è possibile e in che modo guadagnare su Twitch? Questa è la domanda che pone il nocciolo della questione.

Partiamo subito dal presupposto, non da poco che per guadagnare soldi, gli streamer hanno a disposizione diversi meccanismi che gli permettono di guadagnare. Cose come abbonamenti, bit (moneta virtuale di twitch), sponsorizzazioni, donazioni, programmi di affiliazione, merchandise ed entrate pubblicitarie.

Un vasto campionario dunque da poter e saper gestire, per provare a trarre profitto dalle proprie capacità di condivisione e dai propri contenuti.

Quanto si guadagna con gli abbonamenti Twitch?

Gli affiliati che ottengono (e richiedono) la partnership, possono guadagnare una quota pari al 5% dei ricavi degli acquisti che hanno origine dalle pagine dei propri canali. Tramite gli acquisti, gli spettatori non solo contribuiscono a sostenere gli affiliati, ma vengono anche ricompensati con uno Scrigno Twitch per ogni acquisto di almeno 4,99 dollari.

Per attivare un abbonamento, occorre collegarsi alla pagina principale di Twitch, fare clic sulla propria foto, in alto a destra, e selezionare l’opzione Dashboard autore dal menu apertosi. Nella nuova schermata visualizzata, premere, quindi, sulle opzioni Impostazioni e Affiliato e individuare la sezione Abbonamenti.
Cosa altro sapere per guadagnare su Twitch
Per poter diventare un affiliato Twitch, il proprio canale deve avere almeno 50 follower, almeno 8 ore di streaming pubblicati in almeno sette giorni diversi e una media di tre spettatori per ogni streaming.
Appurate queste basi, va aggiunto che per un partner le ore di streaming salgono a 25 ore in almeno 12 giorni diversi e con una media di 75 spettatori. Qualora le ore di video caricati fossero solo una questione di impegno e costanza, arrivare a 75 spettatori non sarà comunque così semplice. Anche perché la piattaforma dà priorità agli streaming che hanno già una platea consistente. I primi passi sono, dunque, quelli più complicati.
Un po’ come avviene altrove, arrivare da 0 a 100 spettatori è più difficile che passare da 1000 a 1100. Per emergere si consiglia di “promuovere il canale su altre piattaforme, come Twitter e Facebook”. Importante è anche dotarsi di “camera e microfoni” di alta qualità. Perché guadagnare attraverso Twitch potrebbe non essere un gioco ma un lavoro vero e proprio, una volta ingranata la marcia. Uno degli utenti più in vista (Ninja, con i suoi 11,5 milioni di follower), ad esempio, gioca 12 ore al giorno per 6-7 giorni a settimana.
Un vero e proprio impiego lavorativo, ma divertendosi, indubbiamente e con guadagni che saranno indubbiamente molto consistenti.
Questo, dunque, è quanto vi fosse di più utile e considerevole da sapere in merito alla possibilità di guadagnare su Twitch.

Come guadagnare con TikTok?

Sempre più esplosiva la mania di TikTok, il social network in cui persone di ogni età si dilettano a costruire video simpatici, esibizioni estemporanee e, molto spesso, sbandieramenti di idiozie più a briglia sciolta. Ma come è possibile guadagnare con TikTok?

TikTok, come funziona

E’ un’app molto semplice quella di TikTok, che nel giro di pochi anni è riuscita a conquistare, dalla Cina con furore, schiere intere di ragazzine e ragazzini ed anche di appassionati intrattenitori e casalinghe annoiate.

Ma come funziona e come mai ha ottenuto così tanto successo?

Riuscire a fare un video su TikTok è semplicissimo: basta, semplicemente, premere il pulsante centrale con il simbolo del [+], premere su Consenti l’accesso alla fotocamera e al microfono e confermare con OK. All’apertura della fotocamera possiamo scegliere la modalità di registrazione tra normale e selfie, proprio come su Instagram Stories. E quindi pubblicare la nostra “prodezza” audiovisiva. Proprio come per Instagram, anche TikTok usa degli hashtag per rendere il video visibile in base alle parole che scegliamo per “lanciarlo” alla visibilità della piattaforma.

Più il video sarà buffo o particolarmente creativo, più gli hashtag saranno giusti e più alta sarà la possibilità di incrementare i followers e quindi l’attenzione sul nostro account. Va anche detto che se siete delle ragazze prosperose e vi dilettate in ballettini la vostra possibilità di attecchire su questo social sarà esponenzialmente più alta, proprio per la sua natura “frivola” di fruizione media.

Come guadagnare con TikTok?

Ma come è possibile riuscire anche a guadagnare con TikTok, quindi?

Ci sono persone che hanno costruito la propria fortuna grazie ai video su TikTok. Un esempio più lampante è quello della “influencer” napoletana Rita De Crescenzo che grazie al suo pittoresco modo di interagire ed alla sua innata capacità di fare dissing e pettegolezzi ha conquistato l’interesse dei cultori del trash sul web, arrivando a guadagnare grazie al social network e ottenere anche spazi televisivi in cui fare apparizioni e la richiesta a partecipare a diversi eventi di spettacolo e serate nell’hinterland campano.

Ma al di fuori di “determinati miti” che possono scaturire dalla visibilità di tale social, quali sono effettivamente i possibili guadagni che un tiktoker può ottenere?

Sono tante le persone che oggi guadagnano su TikTok grazie alle live, ovvero i video realizzati in diretta.

TikTok LIVE consente agli utenti di interagire in tempo reale con i propri follower: se hai più di 1000 follower e più di 16 anni puoi fare delle live.

Per guadagnare TikTok chiarisce che bisogna avere almeno 18 anni. Infatti, chi ha 18 anni o più può ricevere ed inviare degli sticker o delle emoji.

Gli utenti possono acquistare monete virtuali (rappresentate con rubini e diamanti) e regali, inviare regali ad altri o ricevere regali con valore monetario. Queste vengono utilizzate dagli utenti come apprezzamento per la live o per un contenuto caricato da un utente.

Per ogni sticker ricevuto durante la live si guadagnano delle monete virtuali di TikTok che possono essere convertite in soldi.

Molti sono gli influencer che guadagnano veri e propri stipendi grazie a TikTok, come ad esempio Giulia Salemi (nota ai più per aver partecipato a qualche edizione del Grande Fratello VIP), che riesce a guadagnare anche 3.000 Euro al mese. Parliamo, ovviamente, di persone con un ampio numero di followers, seguite numerosamente su tutti i propri social.

TikTok creator fund

Il TikTok Creator Fund è stato annunciato all’inizio dell’anno 2021, fondamentalmente TikTok ha creato questo fondo da 200 milioni di dollari per i suoi creatori di contenuti al fine di supportarli.

Per poter accedere al programma Creator Fund di TikTok, è necessario avere almeno 10.000 follower e almeno 10.000 visualizzazioni video negli ultimi 30 giorni e ovviamente anche avere 18 anni o più, una volta accettato nel Creator Fund, essenzialmente si verrà pagati ogni giorno per molteplici fattori relativi ai propri video, comprese le visualizzazioni.

Tiktok ha riferito che le visualizzazioni sono in realtà solo una metrica che guardano e prendono in considerazione quando vanno a distribuire i pagamenti agli tiktoker.

Alcune persone stanno segnalando che stanno ricevendo praticamente 1 centesimo per 1000 visualizzazione. Ovviamente non è un guadagno passivo con TikTok, occorrerà comunque lavorare sodo per costruire il contenuto e pubblicare continuamente perché si ottenga un consistente guadagno da TikTok.

Questo è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito ai guadagni e le sue possibilità, su TikTok.

 

Social media, il nuovo eldorado della pubblicità

La crescita dei social media non è solo in termini di diffusione e di influenza che essi hanno sulla vita di tutti i giorni, ma anche per l’interesse che suscitano nel mercato pubblicitario.

Secondo l’agenzia pubblicitaria ZenithOptimedia, del gruppo francese Publicis, nel 2016 le inserzioni sui social media ammonteranno a 29 miliardi di dollari, per arrivare, nel 2019 a 50,2 miliardi, l’1% in meno dei 50,7 raccolti dai giornali. Nel 2020, il sorpasso.

La parte del leone la fa e la farà sempre di più Facebook, vero re dei social media tanto da desktop quanto da mobile. Secondo il Pew Research Center, negli Usa quattro americani su si informano leggendo news su Facebook, percentuale che arriva al 35,5% in Italia, secondo il Censis.

È dunque normale che gli inserzionisti siano sempre più attratti dai social, senza scordare le diverse piattaforme video. Se la raccolta pubblicitaria sui social media crescerà di circa il 20% annuo fino al 2020, per i video è previsto un incremento annuo del 18%.

Secondo gli analisti, il boom dei video, oltre che dei social media, è legato principalmente al miglioramento dei display degli smartphone e alla velocità di connessione, che fanno in modo che i video siano sempre più complementari agli spot televisivi.

I quali, però, continueranno a farla da padroni. Secondo gli analisti, la raccolta legata ai video online, nel 2019 sarà solo il 18% di quella televisiva.

Campagne elettorali sempre più social

Domenica 5 giugno si voterà per le elezioni amministrative in diversi comuni italiani e le campagne elettorali sono ormai agli sgoccioli. Molte di queste si sono giocate e si giocano sui social network, evitando il fai da te ma affidandosi a imprese e agenzie in grado di far performare al meglio le campagne elettorali sui social.

Secondo un’indagine della Camera di commercio di Milano, che ha sentito oltre 30 agenzie di comunicazione, le campagne elettorali si giocano soprattutto sui social network: da uno a dieci valgono otto. I social sono importanti per l’immediatezza e perché vicini alle nuove generazioni.

Alle campagne elettorali in rete è destinato il 20% del budget dei candidati. Il social media più importante per la campagna elettorale è Facebook, con quasi la metà delle preferenze, seguito da Twitter. Le campagne elettorali valgono circa un decimo del fatturato del periodo delle imprese del settore.

Nelle campagne elettorali è cambiato il modo di fare pubblicità rispetto al passato – spiega Umberto Bellini, presidente di Asseprim, la Federazione Confcommercio dei servizi professionali per le imprese -. La campagna elettorale rappresenta un momento di coinvolgimento per molte aziende del settore. Un lavoro particolarmente intenso e concentrato nel periodo prima delle elezioni, spesso portatore di novità nel modo di comunicare che resteranno in futuro. Oggi la campagna si gioca molto online e sui social network che, grazie alla loro immediatezza, stimolano il dibattito anche da parte delle nuove generazioni. Ben si prestano rispetto ai tempi ristretti, all’immediatezza, alla possibilità di raggiungere e ampliare i propri interlocutori”.

Sempre secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, sono 8mila le imprese che si occupano di comunicazione e pubblicità in Lombardia e pesano un quarto sull’intero settore a livello nazionale, dove sono 32mila. Molte di queste sono impegnate nelle campagne elettorali sui social. Più numerose le agenzie pubblicitarie, con oltre 4mila attività, le imprese di rilevazione di opinioni e sondaggi, 2mila, le oltre mille concessionarie pubblicitarie.

Le imprese calano circa del 2% sia in Lombardia sia in Italia. Gli addetti sono 42mila in Lombardia (2mila in più in un anno) e 90mila in Italia (3mila in più). In Italia, una impresa su cinque è femminile e una su dieci di un giovane. Le città che ne hanno di più sono Milano con 5mila imprese, Roma con quasi 4mila, Torino, Napoli, Brescia con circa mille, Bari, Firenze, Bologna, Verona, Padova con circa settecento e Monza con circa seicento. In molte di queste città si voterà domenica, ragion per cui si nota come molte campagne elettorali social saranno gestite da imprese del territorio.

Trovare lavoro? Ecco qualche dritta

Che cosa serve per trovare lavoro, oggi? Al di là delle raccomandazioni, della fortuna e della casualità, su cui è sempre meglio non fare troppo affidamento, è sempre più importante una gestione intelligente della propria immagine online, all’interno e all’esterno dei social network.

Perché, se trovare lavoro è un lavoro, è bene che ciascuno acquisisca gli strumenti per farlo al meglio e per renderlo efficace. Ecco perché è bene seguire con attenzione i consigli di chi aiuta a trovare lavoro per professione, come nel caso di Hays Response, divisione del gruppo Hays specializzata nella selezione di profili junior che ha messo a punto un decalogo (o meglio, un “esalogo”, visto che si tratta di 6 consigli) per utilizzare in maniera più incisiva possibile strumenti quali i social network e i cv online e offline.

  1. Rivoluzionare il proprio cv. Aggiungere al curriculum i link ai propri profili social e ad eventuali siti o blog personali, in modo che siano visibili ai recruiter anche elementi ormai sempre più importanti per trovare lavoro, come hobby, interessi ed esperienze di volontariato.
  2. Allineare i cv online e offline. Differenze o discrepanze nel contenuto tra le due versioni del cv possono penalizzare il candidato in sede di colloquio o persino tagliarlo fuori dal processo di selezione.
  3. Pragmatismo nella ricerca di una nuova posizione lavorativa. Individuare solo le posizioni più in linea con il proprio profilo e la propria esperienza per poter trovare lavoro in maniera efficace.
  4. Investire sul personal branding. Mostrarsi attivi sui propri profili social pubblicando o condividendo contenuti interessanti relativi al proprio ambito professionale, partecipare ai dibattiti nei gruppi, chiedere endorsement alle persone del proprio network.
  5. Spingere per il cambiamento. Per trovare lavoro in maniera più efficace è bene presentarsi alle aziende, dicono gli esperti di Hays, come “portatori sani di novità”, professionisti capaci di introdurre cambiamenti utili allo sviluppo del business e dell’azienda.
  6. Razionalizzare i contatti di LinkedIn. È inutile ampliare il proprio network estendendo l’invito anche a professionisti di altri settori lavorativi: meglio puntare sulla qualità della propria rete aggiungendo contatti strettamente legati alla propria attività ed eliminando quelli non funzionali.

Social network e lavoro: trucchi e dritte

Abbiamo visto nei giorni scorsi come due dei social network più utilizzati e celebri, Twitter e LinkedIn, possono aiutare nella ricerca di un’occupazione o, meglio, come possono fare in modo che chi sta cercando un lavoro possa “vendersi” al meglio ad aziende e recruiter.

E per vendersi, o presentarsi al meglio utilizzando i social network, è importante anche sapere come utilizzarli in modo corretto, evitando errori che possano penalizzare l’efficacia del proprio profilo o, peggio, trasmette a recruiter e aziende un’immagine sbagliata se non distorta delle proprie skill.

Per capire quali sono i passi falsi commessi più spesso dai candidati sui social network e, soprattutto, per cercare di evitarli muovendosi invece in maniera corretta, Office Team di Robert Half ha elaborato un sondaggio su oltre 300 manager di ambito HR a livello globale, cercando di capire la percezione che hanno dei candidati sui social network.

Ebbene, una delle discriminanti più rilevanti emersa dal sondaggio, alla quale in pochi forse danno il giusto peso, è l’importanza della foto. Secondo il 35% degli intervistati, un’immagine inappropriata o inadeguata su un profilo di un social network ha lo stesso cattivo impatto di un commento inadeguato o negativo postato dal candidato, che nel 45% degli intervistati può essere fatale per l’assunzione.

Attenzione anche alla frequenza con cui si aggiornano le pagine personali. Profili sui social network poco aggiornati, incompleti o con scarsa interazione sono tutt’altro che utili per il 17% dei manager HR che ha partecipato al sondaggio.

Detto degli errori più comuni da evitare, Office Team dà anche qualche consiglio su che cosa fare per rendere il proprio profilo sui social network un’arma efficace in più per trovare un’occupazione.

Intanto, per quanto possa sembrare banale, si consiglia di curare grammatica e ortografia, tanto nelle parti di autopresentazione quanto, soprattutto, nel caso di commenti o discussioni con altri utenti. Allo stesso modo, è bene che ciascuno si mostri interessato e attivo negli ambiti professionali che gli pertengono. Il modo migliore per fare è condividere e commentare contenuti e notizie rilevanti per il proprio ambito professionale, senza paura di esporsi.

Infine, per gli esperti di Office Team, il social network dal quale non è possibile prescindere con una presenza attiva e strutturata è LinkedIn, con buona pace di Twitter. L’importante è che, anche in questo caso, il proprio profilo sia ricco, dettagliato e ben strutturato, privo di macchie o di errori.

E poi, un po’ di fortuna per essere notati da un recruiter non guasta mai…

LinkedIn: il lavoro si trova… nella nuvola

Abbiamo visto ieri come, in questo scorcio di 2016, il re dei social network professionali, LinkedIn, abbia subito un sorpasso inatteso da parte di Twitter proprio in quello che dovrebbe essere uno dei suoi punti di forza, ovvero la capacità di far incontrare domande e offerte di lavoro qualificate.

Il social network dell’uccellino azzurro risulta infatti quello più utilizzato al mondo per trovare lavoro, ancora più di LinkedIn. Ciò non significa, però, che quest’ultimo abbia abdicato alla propria mission, anzi… Come ogni anno, anche per il 2016 LinkedIn ha pubblicato un’interessante classifica sulle 25 competenze più richieste da chi offre lavoro.

Per quest’anno, la competenza regina che le direzioni del personale richiedono nei candidati da assumere è la conoscenza precisa del fenomeno del cloud computing. Una skill che è risultata in cima alla lista in quasi la metà dei Paesi (6 su 14) all’interno dei quali LinkedIn ha svolto la propria indagine.

Completano il podio, dietro al cloud computing, il data mining e il marketing management. Si tratta di tre competenze altamente sbilanciate sulla parte di ingegneria informatica e, comunque, necessarie per professioni legate al web. Professioni che si trovano abbondantemente anche tra le posizioni che vanno dalla 4 alla 25 della classifica di LinkedIn.

Si va, infatti, dalle competenze di Java a quelle di ambito SEO, dallo sviluppo di siti internet alla creazione di software, dalla sicurezza di rete, all’architettura web. Quella del cloud computing comunque la vera sorpresa di questo 2016 se, come fanno notare proprio da LinkedIn, nel 2015 era una competenza che nemmeno figurava in classifica.

E per sgombrare il dubbio sulla scientificità di queste rilevazioni è bene ricordare che, per elaborare questa classifica, i tecnici di LinkedIn hanno sviluppato un algoritmo per analizzare le attività di assunzione e reclutamento avvenute tramite il social network nel 2015.

Una classifica che mette in luce come le conoscenze informatiche avanzate siano sempre più fondamentali per garantire un accesso al mercato del lavoro, principalmente, sottolinea LinkedIn, in mercati come quello americano o indiano che hanno fame di queste competenze. Non è un caso, infatti, che agli ultimi posti della classifica vi siano competenze legate al diritto societario e all’economica. Segno dei tempi che cambiano…

L’uccellino di Twitter ti trova il lavoro

Nel mondo attuale, i social network sono sempre più spesso utilizzati come strumenti per offrire e cercare lavoro. Molti pensano che, in questo ambito, il re indiscusso sia il social network professionale per eccellenza, LinkedIn. Invece non è così: vince Twitter.

Stando ai risultati di una ricerca della Software Advice, il 58% delle persone che cercano lavoro attraverso i social, utilizza quello dell’uccellino azzurro. Tra questi, la maggior parte dei profili corrisponde a persona tra i 18 e i 35 anni, laureati, che spesso già lavorano in posizioni importanti e con stipendi di rilievo.

Del resto sono gli stessi numeri di Twitter a incoraggiare questo trend. Sul social network, infatti, la media delle offerte di lavoro pubblicate è di 15 al minuto e, a oggi, esso ospita il maggior numero di annunci tra tutti i social.

Non è un caso se il 35% delle 500 aziende presenti sulla rivista americana Fortune nel 2014 ha un canale dedicato al recruiting online e alla pubblicazione di offerte di lavoro, con un forte focus sui social network come Twitter.

A favorire ulteriormente la leadership di Twitter contribuisce anche il fatto che sul social gli annunci di lavoro vengono visualizzati sia dagli utenti attivi sia da quelli passivi. Inoltre, sfruttando una semplice tecnologia di targeting, le posizioni aperte vengono visualizzate solo dai candidati con profili in linea con quelli richiesti per occupare i posti vacanti.

Quale profilo su LinkedIn?

Che rapporto lega chi lavora, chi un lavoro lo cerca e i social network? A questa domanda ha provato a dare una risposta LinkedIn attraverso la ricerca New Norms@Work, realizzata analizzando un campione di oltre 15mila lavoratori full time, utenti del social network in questione, dai 18 anni in su in 19 Paesi del mondo tra cui l’Italia.

Dall’indagine emerge che è sempre più in crescita tra i lavoratori la consapevolezza dell’importanza del cosiddetto personal branding, l’immagine professionale che ciascuno di noi trasmette non solo in ufficio ma anche online su social network come LinkedIn.

Tra i fattori offline più importanti emersi dalla ricerca, c’è l’abbigliamento, tanto che il 48% degli intervistati veste al lavoro abiti diversi da quelli che indossa per il tempo libero. Singolare il fatto che quasi il 15% degli italiani impiega lo stesso tempo per prepararsi per una giornata di lavoro o per un’uscita serale, contro una media internazionale nettamente inferiore: 9,8%. Ragion per cui, non stupisce il fatto che il 44,5% degli italiani con un profilo su LinkedIn ha un armadio separato per abiti da lavoro e per il tempo libero.

Inoltre, più del 30% degli intervistati ritiene fondamentale tenere separati i profili dei social network professionali tipo LinkedIn da quelli personali, così come viene data particolare importanza all’immagine del proprio profilo: infatti, dall’indagine risulta che quanti operano nel campo del recruitment, della moda, dei beni di lusso e dell’hotellerie cambiano la propria immagine del profilo più spesso rispetto alla media.

Confcommercio e Facebook lanciano le Pmi

Che Facebook sia uno strumento indispensabile per il business delle piccole e medie imprese è un dato di fatto che nessuno può ignorare. Ora, a sancire questa verità anche a livello istituzionale ci ha pensato il Gruppo Giovani Imprenditori di Confcommercio-Imprese per l’Italia, che ha firmato un protocollo d’intesa con Facebook per “favorire lo sviluppo dell’innovazione e della cultura digitale all’interno delle Piccole e Medie Imprese associate su tutto il territorio nazionale attraverso attività e programmi formativi congiunti”.

Nel concreto, la collaborazione tra Confcommercio e Facebook si esprimerà attraverso attività e progetti di formazione per le Pmi associate e per le Ascom locali, in modo che imparino a utilizzare in maniera efficace Facebook come strumento di marketing e di comunicazione. L’accordo prevede infatti un calendario di incontri di formazione sul territorio nazionale che coinvolgerà una decina delle principali città italiane.

Facebook si impegna anche a realizzare contenuti formativi e informativi, in collaborazione con il Settore Politiche per lo Sviluppo di Confcommercio, da diffondere tra le piccole e medie imprese in modo che costituiscano la base su cui sviluppare la digitalizzazione e la conversione social delle medesime Pmi.

Alessandro Micheli, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confcommercio ha affermato che “un uso intelligente del web e dei social media possono aiutarci a ripensare il negozio focalizzandolo ancora di più sul cliente, sui suoi desideri e i suoi bisogni, creando community di appassionati che rafforzano la visibilità, notorietà e reputazione generando traffico aggiuntivo nel punto vendita. La partnership con Facebook rappresenta per noi uno straordinario risultato nella direzione di favorire l’innovazione e lo sviluppo del nostro sistema associativo che attraverso le sue imprese vuole farsi interprete dell’evoluzione dell’idea di impresa e protagonista di trasformazioni, non solo organizzative e strategiche, ma anche culturali e sociali”.

Dal canto suo, Luca Colombo, Country Manager Facebook Italia è convinto che “spesso le aziende di piccole dimensioni si scontrano con limiti di risorse e capacità tecniche, che ne ostacolano la competitività rispetto a realtà più grandi e affermate quello che vogliamo condividere attraverso questo progetto sono proprio strumenti e competenze innovativi, semplici e accessibili, che offrano a tutte le imprese la possibilità di cogliere il valore del mondo digitale e mobile. In questo, Facebook rappresenta per le imprese il partner ideale in grado di assicurare non solo strumenti efficaci di targetizzazione, engagement e misurazione dei risultati, ma anche un bacino di utenza che solo in Italia raggiunge 20 milioni di persone ogni giorno, di cui 17 milioni connessi alla piattaforma da dispositivi mobili”.