Cassa integrazione, al via la nuova piattaforma Uni-Cig

È in arrivo il nuovo servizio per la presentazione della domanda unificata Uni-Cig per i trattamenti della cassa integrazione in deroga, in deroga plurilocalizzata e per l’assegno ordinario con la causale “Covid-19”. Ne dà comunicazione l’Inps con il messaggio numero 3727 del 29 ottobre 2021.

Nuova piattaforma Inps per la Cig

L’istituto previdenziale informa del sostanziale rinnovamento e della semplificazione della procedura per gestire gli ammortizzatori sociali. L’obiettivo è quello di assicurare una piattaforma che possa ridurre i tempi della definizione e della liquidazione della prestazioni. La nuova procedura consentirà dunque di presentare la “Domanda Unificata della Cassa integrazione guadagni Uni-Cig”.

Le linee guida della nuova piattaforma Inps per gli ammortizzatori sociali

La nuova piattaforma Uni-Cig punta a innovare la domanda degli ammortizzatori sociali in due modi. Il primo è quello di uniformare i quadri della compilazione delle domande di cassa integrazione. Il secondo consentirà di effettuare tutta una serie di controlli automatizzati sia mentre si compila la domanda che successivamente al suo invio. A vantaggio delle imprese, in questo modo, il sistema consentirà di ridurre gli eventuali errori nella presentazione delle domande. Si eviterà, altresì, che le imprese, gli uffici e gli intermediari abilitati possano presentare una domanda errata che comporti il mancato accoglimento, anche in parte, dell’istanza.

Quali sono le novità della nuova piattaforma per la cassa integrazione?

La nuova piattaforma Uni-Cig consentirà una modalità più immediata alle imprese di compilare la domanda della cassa integrazione. Le istanze dovranno indicare, come avviene attualmente:

  • le date di inizio e di termine effettivo del periodo di sospensione o di riduzione dell’attività lavorativa;
  • il numero dei lavoratori per i quali si presenta domanda;
  • le ore oggetto di integrazione salariale.

La piattaforma permetterà di allegare alla domanda il file, in un nuovo formato semplificato, all’interno del quale dovranno essere contenuti i codici fiscali dei lavoratori per i quali si richiede il trattamento di cassa integrazione. Nel caso in cui si richieda l’anticipo del 40% del trattamento, dovranno essere indicati anche gli Iban e le ore oggetto della richiesta stessa.

Eventuali errori nella compilazione della domanda di cassa integrazione con Uni-Cig

Ulteriore novità della nuova piattaforma di richiesta della cassa integrazione Uni-Cig consiste proprio nel fatto che il sistema, già nel momento in cui si procede con l’inserimento dei dati, farà segnalazione di eventuali errori e anomalie. Il sistema, in ogni modo, consentirà di completare la domanda: il richiedente può inserire eventuali motivazioni nel campo predisposto appositamente per fornire informazioni utili alla domanda.

Invio della domanda di cassa integrazione con la nuova piattaforma Uni-Cig

Una volta inoltrata la domanda di cassa integrazione con la nuova piattaforma Uni-Cig, il sistema effettuerà in maniera immediata e automatica, una serie di controlli formali. Tali controlli servono a verificare che la domanda sia ricevibile. A esito positivo del sistema circa la domanda stessa, la procedura termina con l’assegnazione di un ticket e di un numero di protocollo dell’istanza.

Ulteriore verifica dopo aver inviato la domanda di ammortizzatori sociali con Uni-Cig

Dopo aver inviato la domanda di cassa integrazione con il sistema Uni-Cig, l’istanza verrà sottoposta a un’ulteriore controllo. In questa fase verranno analizzati i requisiti di accesso al trattamento di cassa integrazione attraverso il controllo dell’elenco dei beneficiari allegato dall’impresa. Eventuali errori o anomalie risulteranno nei report degli esiti. L’impresa, in questo caso, può procedere con la correzione delle anomalie nel termine di 5 giorni. In mancanza di correzioni, la domanda verrà ugualmente inviata alla struttura competente per territorio per la fase successiva di istruttoria.

Quanto si guadagna con Amazon Kindle

Molti avranno tentato di far pubblicare il proprio libro ad una casa editrice, molti altri invece sono sempre più tentati di scegliere la via del self publishing con Amazon. Ma quanto si guadagna con Amazon Kindle? Scopriamolo assieme.

Come pubblicare con Amazon Kindle Direct Publishing il proprio libro

Quando si parla di Amazon Kindle Direct Publishing si fa riferimento alla possibilità di auto pubblicare il proprio libro su un portale di lettura digitale di Amazon, Ovvero Amazon Kindle, che mette a disposizione libri (anche di successo) in formato digitale, appunto.

Ma quando decidiamo di pubblicare il nostro testo (ovviamente inedito, senza ledere diritti di una altra casa editrice) sul portale di Amazon, dopo aver effettuato apposita iscrizione con tutti i dati (anche bancari) richiesti, potremmo mettere a disposizione il nostro libro anche in formato cartaceo.

Sarà, infatti la stamperia di Amazon, tra le sedi in tutta Europa, a stampare il libro, ogni volta che ne venga ordinata una copia. Acquistabile nella normale modalità con cui si acquista di tutto su Amazon, appunto.

Quanto si guadagna pubblicando il proprio libro su Amazon Kindle

Sebbene, la pubblicazione del proprio libro in maniera autonoma possa comportare qualche difficoltà o svantaggio sul piano pratico del prodotto (come editing, impaginazione, pubblicità del prodotto stesso), il vantaggio sicuro sta invece nel guadagno.

Molto spesso per pubblicare un libro di uno scrittore emergente o sconosciuto gli editori (quelli meno professionali) chiedono soldi allo scrittore, per pagare tutta la pubblicazione del materiale. Per poi affibiare una residua percentuale (meno della metà) su ogni copia venduta, intascandone il restante.

Molte altre case indipendenti, invece, quelle più dotate di buon senso e rispetto verso l’autore, decidono se pubblicare o meno lo scritto, valutano i costi e se ne accollano la spesa. Tuttavia, però, il guadagno per lo scrittore resta una vera chimera. Solitamente i diritti spettanti allo scrittore sono circa del 15% su ogni copia, se non di meno. E ancor più spesso, il compenso viene ceduto solo dopo una soglia di copie vendute.

Con Amazon, invece, scegliendo la via del self publishing sarà lo scrittore stesso a stabilire sia un prezzo di mercato, sia ad intascare circa la metà su ogni copia venduta.

Di certo, si dovrà affrontare l’editing (aspetto non da poco) del proprio libro, senza un curatore, l’impaginazione e la copertina (a cui da aiuto anche qualche strumento di Amazon stesso) tutto in maniera autonoma. Col rischio di dare un aspetto poco professionale al proprio testo. O, magari poco curato. Ma, sulle vendite ci sarà un discreto guadagno, soprattutto se avete una buona fetta di lettori, amici, followers o parenti a cui far acquistare il vostro libro.

Su ogni copia, infatti, Amazon scalerà il prezzo di stampa (mediamente tra i 2 euro per un libro di circa 100 pagine e 5 euro per libri più corposi), il restante del prezzo sarà al 60% il vostro guadagno ed il 40% andrà ad Amazon che vi fa da “editore”.

In pratica, se il vostro libro decidete di venderlo ad un prezzo di 15 Euro e sarà composto da circa 250 pagine, la stampa verrà a costare all’incirca 3 euro e voi intascherete il 60% di quei circa 12 Euro restanti. Insomma, più di 6 euro per ogni copia venduta. E quando avrete venduto 10 copie, avrete guadagnato 60 Euro sul vostro lavoro cartaceo.

Come vengono corrisposti i guadagni su Amazon

Il pagamento delle vostre vendite scatta sui dati bancari (IBAN o Postepay che sia) al superamento dei 60 giorni dalla prima copia venduta, dopodiché ogni fine mese vi arriverà, direttamente sul vostro conto, il corrispettivo di ciò che avrete guadagnato mensilmente. Sia essa una singola copia o sia il guadagno di centinaia di copie vendute.

Non da dimenticare che la copia del vostro libro può essere venduta anche in formato Kindle, quello digitale, appunto. Dal quale il guadagno sarà differente. Innanzitutto non va scalato alcun costo di stampa, ma ovviamente il prezzo di vendita dovrà essere più moderato, per un prodotto che non ha sostanza fisica e si legge dal proprio tablet.

Le percentuali di guadagno sono, inoltre differenti. Infatti, potrete guadagnare il 70% del prezzo, se il vostro ebook lo vendete ad un massimo di 9,99 Euro. Superata la soglia, il guadagno varia invece al 35% del guadagno. Ma, per completezza e ampliare il raggio di guadagno potrete sempre mettere in vendita il vostro scritto sia in formato cartaceo (da ordinare in acquisto su Amazon), sia in eBook con un prezzo differente, e tentare la doppia strada di mercato.

Questo è quanto vi fosse di più necessario, dunque, da sapere in merito a guadagni e modalità di pubblicazione su Amazon Kindle Direct Publishing.

Non vi resta, quindi, che andare a caricare il vostro file del libro sulla piattaforma, a meno che il vostro desiderio non sia quello di vedere il vostro libro in una vetrinetta o su uno scaffale di libreria, nel centro della vostra città, ma senza guadagnare granché.

Leggi anche: Come pubblicare un libro su Amazon

Quanto si può guadagnare con Twitch?

E’ sempre più frequente la volontà di guadagnare attraverso i social, soprattutto attraverso video e live al pubblico. Una piattaforma gettonata in tal senso è la nuova Twitch, ma quanto si può guadagnare con Twitch? Scopriamolo nella guida di seguito.

Twitch, cosa è e come funziona

La piattaforma di live streaming di Twitch fu progettata per essere uno spazio per i tornei sportivi di eSports, sessioni di videogiochi fatte da videogiocatori professionisti o amatoriali e i talk show relativi ai giochi. Dunque, successivamente, la piattaforma, nel giro di pochissimi anni (praticamente è nata nel 2011) è diventata spazio di dibattito e trasmissioni live di svariato contenuto, compresi soprattutto cinema e serie TV.

inizialmente il costo di abbonamento era di 4,99 euro al mese, successivamente il costo degli abbonamenti su Twitch subisce un calo di prezzo del 20%, passando, dunque, dai classici 4,99 euro agli attuali 3,99 euro. Per ottenere Twitch Prime è necessario iscriversi ad Amazon Prime. Di fatto, Twitch è uno spazio di proprietà di Amazon. Quanto all’abbonamento di Amazon che per 36 euro annuali o 3,99 euro mensili con 30 giorni di prova gratuita permette di usufruire di consegne gratuite in un giorno su tantissimi prodotti.

Come si apre un canale Twitch?

Rispondere a questa domanda, una volta abbonatisi, è piuttosto semplice. Per farlo da computer, collegati al sito ufficiale di Twitch, clicca sul pulsante Iscriviti, in alto a destra, inserisci i dati richiesti nei campi Nome utente (sarà anche il nome del tuo canale), Password, Conferma password, Data di nascita, Email e premi nuovamente sul pulsante Iscriviti.

Quanto si può guadagnare su Twitch

Ma quindi come è possibile e in che modo guadagnare su Twitch? Questa è la domanda che pone il nocciolo della questione.

Partiamo subito dal presupposto, non da poco che per guadagnare soldi, gli streamer hanno a disposizione diversi meccanismi che gli permettono di guadagnare. Cose come abbonamenti, bit (moneta virtuale di twitch), sponsorizzazioni, donazioni, programmi di affiliazione, merchandise ed entrate pubblicitarie.

Un vasto campionario dunque da poter e saper gestire, per provare a trarre profitto dalle proprie capacità di condivisione e dai propri contenuti.

Quanto si guadagna con gli abbonamenti Twitch?

Gli affiliati che ottengono (e richiedono) la partnership, possono guadagnare una quota pari al 5% dei ricavi degli acquisti che hanno origine dalle pagine dei propri canali. Tramite gli acquisti, gli spettatori non solo contribuiscono a sostenere gli affiliati, ma vengono anche ricompensati con uno Scrigno Twitch per ogni acquisto di almeno 4,99 dollari.

Per attivare un abbonamento, occorre collegarsi alla pagina principale di Twitch, fare clic sulla propria foto, in alto a destra, e selezionare l’opzione Dashboard autore dal menu apertosi. Nella nuova schermata visualizzata, premere, quindi, sulle opzioni Impostazioni e Affiliato e individuare la sezione Abbonamenti.
Cosa altro sapere per guadagnare su Twitch
Per poter diventare un affiliato Twitch, il proprio canale deve avere almeno 50 follower, almeno 8 ore di streaming pubblicati in almeno sette giorni diversi e una media di tre spettatori per ogni streaming.
Appurate queste basi, va aggiunto che per un partner le ore di streaming salgono a 25 ore in almeno 12 giorni diversi e con una media di 75 spettatori. Qualora le ore di video caricati fossero solo una questione di impegno e costanza, arrivare a 75 spettatori non sarà comunque così semplice. Anche perché la piattaforma dà priorità agli streaming che hanno già una platea consistente. I primi passi sono, dunque, quelli più complicati.
Un po’ come avviene altrove, arrivare da 0 a 100 spettatori è più difficile che passare da 1000 a 1100. Per emergere si consiglia di “promuovere il canale su altre piattaforme, come Twitter e Facebook”. Importante è anche dotarsi di “camera e microfoni” di alta qualità. Perché guadagnare attraverso Twitch potrebbe non essere un gioco ma un lavoro vero e proprio, una volta ingranata la marcia. Uno degli utenti più in vista (Ninja, con i suoi 11,5 milioni di follower), ad esempio, gioca 12 ore al giorno per 6-7 giorni a settimana.
Un vero e proprio impiego lavorativo, ma divertendosi, indubbiamente e con guadagni che saranno indubbiamente molto consistenti.
Questo, dunque, è quanto vi fosse di più utile e considerevole da sapere in merito alla possibilità di guadagnare su Twitch.

Partite Iva, professionisti e autonomi, se chiudono l’attività rientrano nelle politiche attive del Gol

Anche i possessori di partita Iva, i liberi professionisti e gli autonomi, nel caso in cui dovessero chiudere l’attività, rientrerebbero nelle politiche attive del nuovo programma di Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol). L’inclusione di partite Iva e professionisti alle politiche attive arriva dalla legge di Bilancio 2022 che dedica un articolo alla situazione dei lavoratori autonomi. Il piano Gol è stato lanciato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando per sostenere i disoccupati e le persone in cerca di occupazione per riqualificarsi e per accedere a un nuovo lavoro.

Programma Gol, l’obiettivo di assistenza all’inserimento lavorativo

Il programma Gol ha avuto una decisa accelerata il 21 ottobre scorso con la Conferenza tra Stato e regioni. L’obiettivo è quello di mettere a disposizione della collettività le “misure di assistenza intensiva all’inserimento occupazionale”. L’assistenza alle persone in cerca di occupazione avverrà mediante i servizi erogati dai centri per l’impiego e dalle entità autorizzate alle attività di intermediazione del lavoro.

Autonomi e professionisti nel programma Gol: apertura di uno sportello dedicato

I lavoratori autonomi e le partite Ive potranno beneficiare anche di uno sportello dedicato. In questo caso, l’obiettivo è quello di stipulare delle convenzioni non onerose con i collegi professionali, gli ordini e le associazioni previste dalla legge numero 4 del 2013. Un’ulteriore convenzione verrà stipulata anche con le associazioni più rappresentative a livello nazionale dei lavoratori autonomi. La provenienza degli autonomi può includere oppure no, chi proviene dagli albi professionali.

Cosa si prevede di fare per il lavoro con il programma Gol?

Il programma Gol seguirà 5 percorsi per il reinserimento lavorativo di chi sia rimasto senza occupazione. Il primo percorso è proprio quello di un nuovo inserimento lavorativo per i soggetti più vicini al mercato del lavoro. In questo ambito è prevista l’offerta anche di  servizi di orientamento e di intermediazione per l’accompagnamento al lavoro. Tuttavia, tra gli obiettivi vi è anche quello di aggiornamento professionale. Beneficiari saranno i lavoratori più lontani dal mercato ma in ogni modo in possesso di competenze spendibili. In quest’ottica, i servizi dedicati saranno quelli dei percorsi formativi di breve durata e dal contenuto professionalizzante.

Riqualificazione e inclusione dei lavoratori con il programma Gol

Il terzo percorso del programma Gol consiste nella riqualificazione. I servizi di questo percorso saranno dedicati ai lavoratori lontani dal mercato del lavoro e con competenze non adeguate alle opportunità del mercato stesso. Si punterà, dunque, alla formazione professionalizzante più approfondita. Determinati casi necessiteranno di un obiettivo di inclusione. Si tratta di situazioni più complesse, cioè in presenza di barriere ed ostacoli che vanno al di là dell’ambito lavorativo. Per questo obiettivo, oltre ai percorsi precedenti, si prevede di attivare anche la rete dei servizi territoriali che agiranno, a seconda dei casi, sul piano educativo, socio-sanitario, sociale, di conciliazione. Si tratterà, tutto sommato, di un intervento simile a quello assicurato dal Reddito di cittadinanza e prima ancora dal Reddito di inclusione.

Ricollocazione collettiva dei lavoratori con il programma Gol

Infine, con il programma Gol si punterà anche alla ricollocazione collettiva intesa come valutazione delle possibilità occupazionali all’interno di imprese in particolari condizioni di crisi. La ricollocazione collettiva individuerà anche le professionalità dei lavoratori coinvolti e il contesto territoriale per adottare la soluzione più idonea a superare la crisi aziendale stessa.

Legge di Bilancio 2022, tre mesi in più per la maternità delle professioniste e autonome

Oltre all’occupabilità dei lavoratori rimasti senza lavoro e dei professionisti e partite Iva che abbiano chiuso l’attività, dalla legge di Bilancio 2022 arrivano altre due novità che riguardano i lavoratori autonomi. Infatti, è inclusa nella Manovra di fine anche la possibilità di sostegno ai professionisti per la maternità. In particolare, le lavoratrici autonomi che abbiano dichiarato, nell’anno prima della maternità, un reddito non superiore ai 8145 euro, potranno avere accesso all’indennità relativa alla maternità per ulteriori tre mesi. Il periodo aggiuntivo deve essere pertanto sommato, e deve essere successivo, al periodo di maternità.

Professionisti, con la Manovra 2022 anche un nuovo fondo da 200 milioni di euro

Ultimo intervento nella Manovra 2022 specifico per i professionisti è quello dell’istituzione di un fondo  da 200 milioni di euro al fine di “definire i nuovi ordinamento professionali delle amministrazioni dello Stato stabiliti con la tornata contrattuale 2019-2021”.

Querela, esposto e denuncia: le differenze

Molto spesso ci si affida ai Carabinieri per difendersi da attacchi, minacce, diffamazioni e lo si fa per denunziare un qualcosa di illecito o sgradito. Ma, prima di rivolgersi alle Forze dell’ordine è necessario sapere che denunciaesposto e querela possono sembrare simili ma non sono la stessa cosa e quindi ognuna ha una sua funzione. Scopriamo le differenze, insieme.

Querela, esposto e denuncia: quali sono le differenze

Facciamo, dunque, chiarezza su quali siano le differenze tra le tre modalità di esecuzione. Vediamo una ad una in cosa consistono.

La querela è un atto attraverso cui una persona offesa, o indirettamente il suo legale rappresentante, manifesta la volontà di perseguire il reato subito, chiedendo di procedere penalmente contro la persona che ha compiuto questo reato, per cui non è prevista la procedibilità d’ufficio.

L’esposto, invece, nell’ordinamento giuridico del nostro paese, è una segnalazione all’autorità di pubblica sicurezza di un dissidio tra privati, con il quale si richiede a tale autorità di intervenire per comporre il contrasto.

La denuncia o denunzia, come dir si voglia, in diritto è un atto giuridico formale con il quale ogni persona porta a conoscenza ad una autorità competente un fatto del quale abbia notizia per il quale è prevista perseguibilità d’ufficio.

Cosa cambia, in sostanza, tra le tre forme di segnalazione?

La prima confusione che spesso si genera è quella tra denuncia e querela. Ma cosa cambia tra queste due forme di segnalazione?

In sostanza, sono piuttosto simili e producono lo stesso effetto (quello di dare un impulso alle indagini delle Forze dell’ordine), tuttavia hanno come differenza la fattispecie di reato alla quale si riferiscono.

Infatti, mentre la denuncia scatta per i reati più gravi e, come abbiamo visto, non ha limiti di tempo, la querela, invece, è per reati meno gravi ed è soggetta ai seguenti termini:

  • 3 mesi dal giorno in cui si ha notizia del fatto che si vuole portare a conoscenza alle Autorità;
  • 6 mesi per quei reati che riguardano la sfera sessuale, quindi violenza e atti su minori.

Ad ogni modo, presentare una querela alla Polizia o ai Carabinieri, quindi ad una forza dell’ordine, non è molto diverso dal fare una denuncia.

Per farlo occorre recarsi di persona, dichiarare le proprie generalità, descrivere il fatto (in forma scritta o orale di cui un agente redige verbale), allegare delle prove, laddove sia possibile, ma bisogna dichiarare specificatamente la volontà di voler perseguire penalmente il colpevole, una dichiarazione che non è necessaria nell’atto di denuncia.

Come procedere con un esposto

Ma come si procede, invece con un esposto? Questa è la domanda a cui diamo di seguito risposta.

Per presentare un esposto occorre rivolgersi a uno degli uffici della Procura della Repubblica (quindi, Carabinieri o Polizia di Stato), esporre le proprie generalità e descrivere dettagliatamente il fatto; saranno poi le Autorità a decidere se intervenire oppure no.

Detto in poche parole, presentare un esposto non è altro che fare una segnalazione da parte del cittadino per sottoporre un fatto all’attenzione delle Autorità di pubblica sicurezza e risolvere il problema che, per l’appunto viene esposto all’attenzione.

Questo è quanto vi fosse di più necessario da sapere, dunque, in merito alle differenze tra queste tre forme di segnalazione che vedono protagonisti civili e forze dell’ordine.

 

Le riserve tecniche, servono a far fronte ai rischi d’impresa

Le riserve tecniche sono delle quote di capitali accantonate e che permettono di far fronte ai rischi di impresa. Il caso delle società di assicurazione

Le riserve tecniche: il caso delle imprese assicuratrici

Anche le imprese assicuratrici sono soggette all’obbligo di costituire riserve tecniche a fronte dei rischi derivanti dall’attività specifica di assicurazione. Le riserve si determino a seguito della redazione del bilancio delle imprese assicuratrici, ma vediamo di analizzare questo aspetto.

Le riserve tecniche sono legate a classi di valore eterogenee tra di loro e riguardano eventi:

  • verificati ma non ancora denunciati;
  • non ancora verificati;
  • verificati ma non ancora liquidati;
  • verificati, denunciati, liquidati ma non ancora pagati.

Pertanto le riserve sono quote di capitali che vendono accantonate proprio per poter far fronte a questi eventi che devono verificarsi, o che si sono verificati e devono essere liquidati.

Tante riserve per tanti eventi

Le riserve possono essere denominate come si vuole dell’impresa. Questo perché sono legati a sinistri, premi o danni di vario genere. Le imprese che esercitano l’attività assicurativa nei rami danni vedono essere costituite a fine esercizio. La riserva premi ad esempio non può essere inferiore al 35 per cento dei premi lori relativi ai rischi assunti nell’esercizio.

Tuttavia l’aliquota diventa del 40 per cento nel caso in cui i rischi fanno riferimento alla responsabilità civile. Ma a dire il vero esistono anche dei rischi di piccola entità come quelli che sono legati ai viaggi o ai trasporti, che si esauriscono in pochi giorni o in poche ore. Infine tutte queste riserve devono essere indicate nella Nota Integrativa, tra i documenti del bilancio.

La riserva sinistri, una nota particolare

La riserva sinistri deve tenere conto anche dei sinistri avvenuti m non denunciati alla data di chiusura dell’esercizio. Le somme recuperabili dagli assicurati e dai terzi possono essere dedotte dall’importo della riserva sinistri solo in presenza di comprovati elementi obiettivi.

Anche la riserva sinistri deve essere iscritta in bilancio all’ammontare complessivo delle somme che risultano necessaria per far fronte al pagamento delle polizza maturate. Ma le somme devono far fronte anche alle polizze in campo di rendite e riscatti.

Riserve tecniche: altre categorie da accantonare

Un’altra categoria di riserve è quella dedicata alle riserve di perequazione. Si tratta di quote che comprendono tutte le somme accantonate conformemente alle disposizioni normative che permettono di inglobare i sinistri relativi alle calamità naturali.

Mentre le riserve matematiche comprendono le riserve tecniche costituite per gli impegni connessi ai contratti di assicurazione nei rami vita. In questo caso il rendimento è determinato in funzione di investimenti per i quali l’assicurato ne sopporta il rischio o in funzione di un indice.

Altre caratteristiche comuni a tutte le riserve

L’impresa deve indicare nella Nota Integrativa unitamente alle modalità di calcolo utilizzate, l’ammontare delle riserve ripartito in funzione delle tipologia di prodotto scelto dal consumatore finale. Tuttavia a fronte delle riserve tecniche costituite, il bilancio d’esercizio deve evidenziare tra gli elementi dell’attivo le disponibilità patrimoniali per un ammontare non inferiore all’importo costituita tra gli elementi del patrimonio netto.

Ma ciò che non si deve dimenticare è che le imprese assicuratrici sono sottoposte al regolamento IVASS, cioè l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni, che dispone il funzionamento di questo tipo di attività. Ma anche i prodotti che possono essere offerti sul mercato, la sua attività di controllo, il processo di approvazione di un singolo prodotto e le collaborazioni tra imprese che operano nel medesimo settore.

Bonus affitto giovani under 31, fino a 2.400 di detrazione

Il Bonus affitto giovani under 31 è una novità introdotta dalla legge di bilancio 2022. Ecco come funziona e chi può accedere alla detrazione.

Bonus affitto giovani under 31: in cosa consiste la novità?

La nuova legge di bilancio 2022 il cui testo è stato approvato dal Consiglio dei Ministri del 28 ottobre 2021 è passato in Senato per l’approvazione finale. Tra le tante novità e conferme c’è quella che dovrebbe riguardare dei bonus di affitti, ma con un’ ottica diversa rispetto ai precedenti.

Il nuovo bonus affitti giovani under 31 sarà riservato a tutti i giovani che hanno un contratto di locazione regolarmente registrato, ai sensi della legge 9 dicembre 1998, n.431. Tanto per maggiore chiarezza la legge è quella che introduce i “contratti tipo” che prevedono l’applicazione ad uso abitativo. Pertanto sono definite le regole generali per la redazione dei singoli contratti.

I requisiti per accedere al bonus

La legge di bilancio definisce alcuni parametri che i contribuenti devono avere per poter accedere al bonus affitto giovani under 31. Inoltre occorre avere un’età compresa tra 20 e 31 anni non compiuti. Ma non solo vi è anche un limite sul reddito complessivo che non deve essere superiore a 15.493.71 euro. 

Si precisa che il bonus deve riguardare solo locazioni ad uso abitativo. Dunque in merito alla durata, spetta per i primi quattro anni, la normale prima scadenza naturale di un contratto di locazione 4+4. L’agevolazione consiste in una detrazione dell’imposta lorda pari al 20% dell’ammontare del canone di locazione entro il limite massimo di 2.400 euro. 

Quali sono gli immobili oggetto della locazione?

Per accedere al bonus la casa oggetto della locazione deve essere l’abitazione principale o una porzione di questa per l’inquilino. In altre parole l’inquilino deve avere la residenza nella casa e comunque la dimora abituale. Ma attenzione deve essere un’abitazione diversa da quella principale dei genitori o di coloro cui è eventualmente affidato.

Questa è solo una delle agevolazioni che riguardano la casa. Perché infatti rimane il bonus acquisto prima casa per i ragazzi che intendono diventare proprietari della propria casa. Prorogato anche il bonus facciate con la percentuale che scende dal 90 al 60 per cento, bonus idrico e quello relativo all’efficienza energetica degli edifici, almeno per il 2022.

 

 

 

 

Bed and breakfast, quali sono le regole per aprirne uno?

Quali sono le regole da rispettare prima di aprire un nuovo bed and breakfast? Per iniziare questa nuova attività è necessario verificare le regole generali dettate dalla legge e dalle sentenze della Cassazione e le regole previste dalle leggi regionali di riferimento. In generale, l’attività di bed and breakfast è identificata come un’attività lavorativa svolta a livello familiare e saltuario nella quale i privati mettono a disposizione la propria abitazione (o una parte di essa) per offrire ospitalità e prima colazione. Può andar bene anche una casa presa in locazione, ma è necessario l’assenso del proprietario.

Prima di avviare un’attività bed and breakfast, quali verifiche sono da farsi?

Ancora prima di avviare l’attività di b&b è necessario procedere a una serie di verifiche sui requisiti necessari. In primis le verifiche riguardano la casa messa a disposizione per il bed and breakfast. Se la casa fa parte di un condominio, è necessario verificare che nel regolamento contrattuale non vi siano limitazioni alle unità immobiliari singole. Nel caso, la limitazione potrebbe essere bypassata ma occorre il voto unanime di tutti i condomini proprietari. Casi di questo tipo succedono quando il regolamento prevede il divieto di destinazione delle abitazioni ad affittacamere, o a pensione, o ancora, ad alberghi.

Divieti di apertura di un bed and breakfast in un condominio: cosa fare?

Tuttavia, l’attività di bed and breakfast non rientra in quella degli alberghi. Pertanto, si può sempre procedere a meno che non ci sia un divieto esplicito. In tal caso, le limitazioni di uso presenti nel regolamento condominiale devono essere chiare e altrettanto quelle di divieto di apertura di un bed and breakfast. Secondo la sentenza della Cassazione numero 19212 del 2016, infatti, il divieto di apertura di un bed and breakfast o di un’attività di affittacamere deve essere iscritto espressamente nel regolamento con approvazione all’unanimità dei condomini.

Aprire un b&b, residenza, domicilio e documenti necessari

Chi decide di aprire un bed and breakfast deve avere la residenza o il domicilio nell’abitazione oggetto di attività nel periodo in cui il b&b risulti aperto. Oltre alla residenza o al domicilio, il titolare dell’attività deve inoltrare la segnalazione di inizio attività, ovvero la Scia, allo Sportello unico delle Attività produttive. La certificazione va presentata al comune dove si trova ubicata l’abitazione. Tra i documenti da allegare alla Scia, è necessario presentare il contratto di proprietà (o in alternativa quello di locazione), l’assicurazione di responsabilità civile per gli ospiti e gli oggetti presenti nell’abitazione e la planimetria della casa.

Aprire un bed and breakfast, è necessario verificare sempre cosa dice la relativa legge regionale

La maggior parte delle regole per l’apertura di un bed and breakfast sono dettate dalle leggi regionali. In molti casi, le leggi sono simili. Ma in altri è necessario far riferimento alle leggi vigenti nella regione dove è ubicata l’abitazione oggetto di apertura del b&b per essere certi di essere nella giusta direzione. Le leggi regionali fissano, ad esempio, il numero massimo dei posti letto, delle camere e il numero minimo dei bagni.

Bad and breakfast, quanto devono essere grandi le camere in affitto?

Mediamente, le camere da affittare come bed and breakfast devono essere tra gli 8 e i 14 metri quadrati. Il numero di stanze da affittare può raggiungere il massimo di otto. Il numero totali di posti letto all’interno di un bed and breakfast può essere compreso tra 6 e 20. È inoltre importante che l’accesso alle camere degli ospiti sia diretto. Per ciò che concerne i bagni, almeno uno deve essere a utilizzo esclusivo degli ospiti.

Bed and breakfast, bagni, pulizie, biancheria e colazione

I bagni (e anche le camere e le parti comuni del bed and breakfast) devono essere puliti giornalmente. La biancheria, invece, deve essere sostituita non meno di tre volte alla settimana. Sulla prima colazione è da considerare che nei bed and breakfast non è previsto il servizio di cucina. È altresì vietata la somministrazione di cibi espressi. Inoltre, il b&b deve rimanere chiuso per almeno 3 mesi all’anno, anche non consecutivamente, in quanto rientra nelle attività occasionali. Quest’ultimo adempimento è necessario verificarlo esattamente nella legge regionale di riferimento.

Apertura bed and breakfast, bisogna avere la partita Iva?

Per ciò che concerne la parte fiscale, l’apertura di un bed and breakfast rientra in un’attività non imprenditoriale. Per l’apertura non è necessario avere una partita Iva. I guadagni ottenuti dall’attività di bed and breakfast rientrano, nella dichiarazione dei redditi, nella parte relativa ai redditi diversi.

Bed and breakfast, ecco tutte le leggi regionali

Ecco, di seguito, le leggi regionali da consultare per l’apertura di un bed and breakfast a seconda di dove è ubicata l’abitazione adibita all’attività:

  • Abruzzo, legge regionale n. 78 del 2000;
  • Basilicata, legge regionale n.  8 del 2008;
  • Calabria, legge regionale n. 34 del 2018;
  • Campania, legge regionale n. 5 del 2001, modificata dalla legge numero 26 del 2018;
  • Emilia Romagna, delibera n. 2149 del 2004 modificata dalla legge n. 4 del 2010 e dalla legge n. 4 del 2016;
  • Friuli Venezia Giulia, legge regionale n. 21 del 2016;
  • Lazio, legge regionale n. 8 del 2015;
  • Liguria, legge regionale n. 32 del 2014;
  • Lombardia, legge regionale n. 27 del 2015;
  • Marche, legge regionale n. 9 del 2006;
  • Molise, legge regionale n. 13 del 2002;
  • Piemonte, legge regionale n. 13 del 2017;
  • Puglia, legge regionale n. 27 del 2013;
  • Sardegna, legge regionale n. 16 del 2017;
  • Sicilia, legge regionale n. 32 del 2000;
  • Toscana, legge regionale n. 86 del 2016;
  • Umbria, legge regionale n. 8 del 2017;
  • Valle d’Aosta, legge regionale n. 23 del 2000;
  • Veneto, legge regionale n. 11 del 2013;
  • Provincia autonoma di Bolzano, legge provinciale n. 12 del 1995;
  • Provincia autonoma di Trento, legge regionale n. 7 del 2002.

 

 

Turismo, gli aiuti in arrivo per il settore: superbonus 80% e fondo perduto

Sono in arrivo varie misure per il settore del turismo: si va dal superbonus 80% al fondo perduto dai 40 mila ai 100 mila euro. E le strutture beneficiarie non sono solo gli alberghi, ma verranno incentivati anche i villaggi turistici, i campeggi e le strutture termali per interventi di ristrutturazione, efficientamento energetico e di adeguamento alla digitalizzazione delle strutture stesse.

Chi potrà beneficiare degli aiuti a fondo perduto e del superbonus 80% del turismo?

Ampio è il novero delle strutture del turismo che potranno beneficiare dei nuovi contributi a fondo perduto e del superbonus 80%. Rientrano nei finanziamenti gli alberghi, gli agriturismi, i villaggi, i parchi a tema, i campeggi e le strutture termali.

Per quali interventi si può ottenere il superbonus 80% e i contributi a fondo perduto nel turismo?

Gli interventi che danno luogo alla possibilità di ottenere il superbonus 80% e i contributi a fondo perduto per le strutture turistiche sono vari. Nel dettaglio:

  • l’efficientamento energetico;
  • la messa in sicurezza antisismica, inclusi gli interventi di ristrutturazione annessi;
  • le rimozioni delle barriere architettoniche;
  • la costruzione di piscine termali e le attrezzature inerenti;
  • gli oneri sostenere per digitalizzare le strutture.

Un’importante novità dei contributi che, a breve, potranno essere alla portata degli operatori del settore turistico è che gli aiuti riguarderanno non solo i nuovi interventi e le nuove costruzioni, ma anche gli interventi che risultano già in corso nel momento in cui è entrato in vigore il decreto del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr). Resteranno esclusi nel 2021 dai bonus solo quegli interventi iniziati e già conclusi all’entrata in vigore del decreto.

Incentivi sul turismo: superbonus 80% e contributi a fondo perduto da usare entro il 2024

Gli incentivi sul turismo scatteranno entro la fine del 2021 e potranno essere utilizzati per interventi da effettuare entro il 2024. Nello specifico, gli operatori del turismo potranno optare per il superbonus 80% e i contributi a fondo perduto. Nel caso del superbonus, si tratta di un credito di imposta che matura fino all’80%. L’importo calcolato può essere utilizzato in compensazione e per quote costante nei 3 periodi di imposta susseguenti a quelli in cui sia stato realizzato l’intervento. I contributi a fondo perduto, invece, possono arrivare all’importo di 100 mila euro per ciascun intervento.

Superbonus 80% turismo, come funziona?

Il superbonus 80%, che dà diritto al credito di imposta, può essere richieste dalle strutture rientranti nel settore del turismo per interventi relativi alla progettazione di lavori, per aumentare l’efficienza energetica, per lavori di impianto delle piscine termali, per le attrezzature e apparecchiature, per interventi antisismici o barriere architettoniche e sui costi per la digitalizzazione.

Fondo perduto al turismo, quanto si può ottenere?

Per il fondo perduto al settore del turismo si parte da 40 mila euro. L’importo può essere aumentato di altri 30 mila euro per interventi inerenti l’innovazione delle strutture per spese tecnologiche e per la digitalizzazione. La quota minima per ottenere il contributo aggiuntivo deve essere pari al 15% delle spese di innovazione tecnologica e digitalizzazione sul totale dell’intervento. Ulteriori 20 mila euro possono essere concessi in presenza di imprenditoria femminile e di giovani. Infine altri 10 mila euro possono incrementare l’importo del fondo perduto per interventi in strutture del turismo delle seguenti regioni: Sicilia, Sardegna, Puglia, Molise, Campania, Calabria, Basilicata e Abruzzo.

Fondo perduto turismo, quali sono i limiti?

Il fondo perduto per il turismo può avere come importo massimo (40 mila euro minimi, 30 mila per spese tecnologiche e digitali, 20 mila per donne e giovani, 10 mila per le regioni del Sud) fino a 100 mila euro. È previsto il limite del 50% della cifra accordata come fondo perduto sul totale del costo complessivo dell’intervento. Per le imprese che ne faranno richiesta, il contributo a fondo perduto verrà accreditato in un’unica soluzione. Si può ottenere, su domanda, un anticipo fino al 30% di quanto spettante.

Come si può presentare domanda per il superbonus 80% e per il fondo perduto al turismo?

Per la presentazione delle domande del superbonus 80% e del fondo perduto, nonché sulle modalità operative per presentare l’istanza stessa, è necessario attendere le disposizioni del ministero del Turismo. Le modalità, infatti, verranno comunicate con un avviso entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L’istanza dovrà essere trasmessa in via telematica.

Come guadagnare con TikTok?

Sempre più esplosiva la mania di TikTok, il social network in cui persone di ogni età si dilettano a costruire video simpatici, esibizioni estemporanee e, molto spesso, sbandieramenti di idiozie più a briglia sciolta. Ma come è possibile guadagnare con TikTok?

TikTok, come funziona

E’ un’app molto semplice quella di TikTok, che nel giro di pochi anni è riuscita a conquistare, dalla Cina con furore, schiere intere di ragazzine e ragazzini ed anche di appassionati intrattenitori e casalinghe annoiate.

Ma come funziona e come mai ha ottenuto così tanto successo?

Riuscire a fare un video su TikTok è semplicissimo: basta, semplicemente, premere il pulsante centrale con il simbolo del [+], premere su Consenti l’accesso alla fotocamera e al microfono e confermare con OK. All’apertura della fotocamera possiamo scegliere la modalità di registrazione tra normale e selfie, proprio come su Instagram Stories. E quindi pubblicare la nostra “prodezza” audiovisiva. Proprio come per Instagram, anche TikTok usa degli hashtag per rendere il video visibile in base alle parole che scegliamo per “lanciarlo” alla visibilità della piattaforma.

Più il video sarà buffo o particolarmente creativo, più gli hashtag saranno giusti e più alta sarà la possibilità di incrementare i followers e quindi l’attenzione sul nostro account. Va anche detto che se siete delle ragazze prosperose e vi dilettate in ballettini la vostra possibilità di attecchire su questo social sarà esponenzialmente più alta, proprio per la sua natura “frivola” di fruizione media.

Come guadagnare con TikTok?

Ma come è possibile riuscire anche a guadagnare con TikTok, quindi?

Ci sono persone che hanno costruito la propria fortuna grazie ai video su TikTok. Un esempio più lampante è quello della “influencer” napoletana Rita De Crescenzo che grazie al suo pittoresco modo di interagire ed alla sua innata capacità di fare dissing e pettegolezzi ha conquistato l’interesse dei cultori del trash sul web, arrivando a guadagnare grazie al social network e ottenere anche spazi televisivi in cui fare apparizioni e la richiesta a partecipare a diversi eventi di spettacolo e serate nell’hinterland campano.

Ma al di fuori di “determinati miti” che possono scaturire dalla visibilità di tale social, quali sono effettivamente i possibili guadagni che un tiktoker può ottenere?

Sono tante le persone che oggi guadagnano su TikTok grazie alle live, ovvero i video realizzati in diretta.

TikTok LIVE consente agli utenti di interagire in tempo reale con i propri follower: se hai più di 1000 follower e più di 16 anni puoi fare delle live.

Per guadagnare TikTok chiarisce che bisogna avere almeno 18 anni. Infatti, chi ha 18 anni o più può ricevere ed inviare degli sticker o delle emoji.

Gli utenti possono acquistare monete virtuali (rappresentate con rubini e diamanti) e regali, inviare regali ad altri o ricevere regali con valore monetario. Queste vengono utilizzate dagli utenti come apprezzamento per la live o per un contenuto caricato da un utente.

Per ogni sticker ricevuto durante la live si guadagnano delle monete virtuali di TikTok che possono essere convertite in soldi.

Molti sono gli influencer che guadagnano veri e propri stipendi grazie a TikTok, come ad esempio Giulia Salemi (nota ai più per aver partecipato a qualche edizione del Grande Fratello VIP), che riesce a guadagnare anche 3.000 Euro al mese. Parliamo, ovviamente, di persone con un ampio numero di followers, seguite numerosamente su tutti i propri social.

TikTok creator fund

Il TikTok Creator Fund è stato annunciato all’inizio dell’anno 2021, fondamentalmente TikTok ha creato questo fondo da 200 milioni di dollari per i suoi creatori di contenuti al fine di supportarli.

Per poter accedere al programma Creator Fund di TikTok, è necessario avere almeno 10.000 follower e almeno 10.000 visualizzazioni video negli ultimi 30 giorni e ovviamente anche avere 18 anni o più, una volta accettato nel Creator Fund, essenzialmente si verrà pagati ogni giorno per molteplici fattori relativi ai propri video, comprese le visualizzazioni.

Tiktok ha riferito che le visualizzazioni sono in realtà solo una metrica che guardano e prendono in considerazione quando vanno a distribuire i pagamenti agli tiktoker.

Alcune persone stanno segnalando che stanno ricevendo praticamente 1 centesimo per 1000 visualizzazione. Ovviamente non è un guadagno passivo con TikTok, occorrerà comunque lavorare sodo per costruire il contenuto e pubblicare continuamente perché si ottenga un consistente guadagno da TikTok.

Questo è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito ai guadagni e le sue possibilità, su TikTok.