Cartelle esattoriali annullate, aumenta il debito accumulato dal Fisco

Sono molte le cartelle esattoriali annullate e che quindi sono soldi che mancano nelle casse del fisco, ecco cosa sta succedendo.

Cartelle esattoriali annullate, molte pec non sono valide

Le cartelle esattoriali sono crediti che il Fisco vanta nei confronti di un debitore. Per questo motivo sono notificate e devono essere pagate proprio dal soggetto che ne è destinatario. Tuttavia le cartelle esattoriali possono anche essere annullate qualora non si riesca a notificare la stessa cartella.

In particolare con l’avvento delle pec, la posta elettronica certificata, ha generato ulteriori problemi di notifica. Questo perché le pec indicate non sono presenti nel Registro ufficiale. Si ricorda che la legge di bilancio 2022 prevedeva il servizio di digitalizzazione delle cartelle esattoriali della Pubblica Amministrazione, attraverso la pec. Ma se la pec non è corretta, falsa o inesistente, l’Agenzia delle entrate rischia di perdere i suoi soldi.

Cartelle esattoriali annullate, un caso in esame

Il problema non è così tanto raro. Anzi è talmente frequente che è sicuramente arrivato il momento di mettere mani al problema e capire come risolverlo. Ma tutto nasce da un caso che si è verificato nella città di Assisi. Infatti un paio di mesi fa un imprenditore ha ricevuto una notifica dai giudici tributari che annullava 71 cartelle esattoriali a suo nome. E sapete perché? Perché le cartelle erano legate ad un indirizzo Pec non presente nel registro pubblico delle pec italiane. Si tratta circa di 1,4 milioni di euro annullato per questo semplice problema di Pec.

E’ chiaro che se questo succede per molti debitori, il costo da sostenere per il fisco è davvero elevato. Un buco finanziario che si accumula come se non bastasse i 1.000 miliardi di debito che gli italiani hanno accumulato nel corso degli anni con l’Agenzia delle entrate.

Cosa dice la legge in merito?

Di recente anche la CTR Lazio ha emesso sentenza in merito. Con la n.915 del 28 febbraio 2022, ha chiarito che le notifiche Pec dell’Agenzia di Riscossione devono essere inviate da indirizzi di posta elettronica certificati estratti dai pubblici registri. Secondo la sentenza di Roma, il vizio non può essere sanato nemmeno dall’avvenuta impugnazione della cartella stessa.

Potrebbe essere una buona notizia per i “furbetti“, ma non è detto che la situazione resti tale. Infatti essendo un vizio dell’Agenzia questo potrebbe essere “risolto” dallo stesso Stato, anche se ancora non si sa come. Quindi è meglio, senza alcun dubbio controllare che la pec sia presente del registro nazionale e pubblici.

 

 

 

 

 

 

 

 

Pellet, metano e gasolio: quanto ci costerà in più il riscaldamento quest’anno?

Con l’autunno per gli italiani arriva la stangata dell’aumento dei prezzi. Sarà difficile per i nuclei familiari affrontare i rincari che toccano ogni settore. Ma ancora più difficile sarà il gestire i primi freddi visto che uno dei settori più colpito dai rincari è proprio quello relativo al riscaldamento delle abitazioni.

A prescindere da cosa si utilizzi per riscaldare, infatti, l’aumento ci sarà e andrà da un minimo del 49% ad un massimo del 99%. In qualsiasi modo si alimenti il caldo in casa, quindi, l’aumento sarà salatissimo.

Pellet, metano e gasolio di quanto aumentano?

Secondo uno studio effettuato dalla Federconsumatori, i costi che le famiglie dovranno sostenere per l’inverno 2022/2023 saranno salitissimi. Lo studio è stato svolto prendendo in considerazione un appartamento di 100 metri quadri da riscaldare.

Per quel che riguarda il gas metano nel 2021/2022 il riscaldamento è costato in media per tutta la stagione fredda 912 euro. In base agli ultimi aggiornamenti sulle tariffe del gas per il terzo trimestre 2022, invece, si stima un costo di 1.479 euro, con un aumento del 62% rispetto allo scorso anno.

Per chi alimenta i propri termosifoni con gasolio, che è la tipologia di riscaldamento più diffusa per i condomini, la spesa per il 2021/2022 è stata di 1.545 euro. Nel 2022/2023, invece, sarà di 2.309 euro con un aumento del 49%.

A sorpresa gli aumenti maggiori si riscontrano con il pellet. Un impianto di riscaldamento alimentato a pellet, infatti, lo scorso anno è costato per tutta la stagione fredda 670 euro. Ma è da considerare che un sacchetto da 15 kg di pellet che lo scorso anno costava 5 euro, ora ne costa 10. Si registra in questo caso un aumento del 99% con una spesa complessiva, per tutto il periodo freddo, di 1.333.

Sicuramente il pellet è ancora la tipologia di riscaldamento che costa meno ma alla luce di questi aumenti la convenienza è stata limata di molto.

Permessi per gli impiegati nei seggi elettorali: come ottenerli

E’ sempre battuta la questione dedicata ai permessi nel mondo del lavoro, quando possono essere retribuiti e quando non è possibile usufruirne? Ma, in particolar modo, cosa accade quando a chiedere un permesso sono gli impiegati nei seggi elettorali? Scopriamolo nella nostra guida.

Permessi retribuiti, quando è possibile ottenerli

Prima di addentrarci nella questione inerente ai permessi per gli impiegati nei seggi elettorali, vediamo alcune cose in merito alla retribuzione per i permessi sul lavoro e sulla funzionalità degli stessi.

Va detto che ci sono permessi che offrono al lavoratore la possibilità di assentarsi dal lavoro per un giustificato motivo, ma senza retribuzione.

Il caso è quello ad esempio del congedo per la malattia del figlio di un dipendente. Per riuscire a comprendere a pieno i propri diritti di lavoratore è necessario comunque tenere sempre conto del CCNL (il contratto collettivi nazionale del lavoro).

Andiamo, invece di seguito, nel prossimo paragrafo come regolarsi nel caso dei lavoratori che chiedono un permesso per essere impiegati nei seggi elettorali.

Permessi per impiegati di seggi elettorali

Per quanto riguarda coloro che sono chiamati ad effettuare delle attività utili a salvaguardare il corretto svolgimento di una situazione elettorale (come le elezioni politiche, amministrative o referendum) ha il diritto ad assentarsi dal lavoro nelle giornate del voto.

Tali permessi spettano agli scrutatori, ai segretari e ai presidenti di seggio, ed anche a chi ricopre il ruolo di rappresentante di lista: l’assenza viene, dunque, concessa nella giornata antecedente al voto (quasi sempre nel week end), in quella dello svolgimento (quindi il sabato e la domenica) e per lo scrutinio (di norma il lunedì). Nel caso quest’ultimo non sia stato ancora completato entro la mezzanotte del lunedì, allora anche per il martedì si potrà beneficiare di un giorno di permesso.

Il permesso in questi casi viene retribuito?

Ovviamente, il primo punto da appurare in queste situazioni è se il permesso concesso al lavoratore, per essere impiegato in un seggio elettorale prevede la retribuzione.

La risposta a questa fondamentale domanda è Sì.

Infatti, i permessi per gli impiegati nei seggi elettorali sono interamente retribuiti e danno diritto a eventuali riposi compensativi per il dipendente.

Chi può fare lo scrutatore?

Andiamo a vedere, in tal senso quali sono i requisiti per essere scrutinatori – o scrutatori per dirlo alla maniera attuale.

Il ruolo in questione contribuisce a garantire la libertà e la segretezza del voto; assiste il presidente di seggio e il segretario nell’esercizio delle loro funzioni; rilascia al presidente di seggio il proprio parere in ordine a tutte le difficoltà e gli incidenti che si dovessero sollevare intorno alle operazioni della sezione.

Questi di seguito sono i requisiti per poter fare lo scrutatore:

i segretari comunali; i dipendenti comunali addetti o comandati a prestare servizio presso gli uffici elettorali comunali; i candidati alle elezioni per le quali si svolge la votazione; i rappresentanti di lista.

Ma quanto guadagna uno scrutatore?

Quando si tratta di elezioni amministrative e politiche, lo scrutatore intasca la somma di 120 euro, mentre per i referendum la paga è più bassa, ovvero 104 euro. Nel caso delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, il compenso per lo scrutatore è di 96 euro, ma se nella stessa tornata elettorale si sommano le elezioni europee e quelle amministrative, ecco che il compenso sale fino a 121 euro.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito alla questione dei permessi di lavoro per gli impiegati nei seggi elettorali e alle possibilità di guadagno di scrutatore durante le elezioni.

Proroga del taglio delle accise sui carburanti fino al 5 ottobre: le ultime novità

Buone notizie per gli automobilisti almeno sul fronte del taglio delle accise sui carburanti, infatti ci sarà la proroga fino al 5 ottobre.

Pressioni su Draghi per adozione di provvedimenti: arriva la proroga del taglio delle accise sui carburanti fino al 5 ottobre

La proroga del taglio delle accise sui carburanti attualmente in vigore scade il 20 settembre 2022. La stessa ha avuto luogo con decreto interministeriale proprio perché l’attuale situazione, con il Governo in carica solo per gli affari correnti ed elezioni il 25 settembre, non consente grandi manovre. Da più parti però è stato lanciato l’allarme del caro prezzi. Proprio per questo  il premier Draghi, ancora in carica, ha ricevuto sollecitazioni affinché comunque adotti dei provvedimenti che aiutino gli italiani a far fronte a tutti i rincari in questo ultimo periodo prima delle formazione del nuovo Esecutivo.

In seguito a tali sollecitazioni qualcosa si sta muovendo e tra i primi provvedimenti annunciati c’è un decreto interministeriale congiunto tra il MEF (Ministero Economia e Finanze) e il Mite ( Ministero Transizione Ecologica) per prorogare di ulteriori 15 giorni e quindi fino al 5 ottobre, data nella quale molto probabilmente già ci sarà il nuovo esecutivo che agirà quindi con pieni poteri, il taglio delle accise sui carburanti.

Prezzi dei carburanti alla distribuzione

Ad oggi il prezzo del carburante è di nuovo in rialzo, con la benzina verde che costa al self service circa 1,77 euro al litro e il diesel che ha effettuato il sorpasso e costa circa 1,80 euro. La proroga del taglio delle accise dovrebbe aiutare a mantenere tali prezzi costanti anche se si annuncia un autunno bollente. Nel frattempo c’è chi chiede riforme strutturali per evitare il continuo ricorso alla proroghe temporanee al taglio delle accise, ma di fatto si tratta di un provvedimento che non può più adottare il governo Draghi.

Un ulteriore punto debole è la tassazione degli extra-profitti delle società energetiche che ad oggi è incagliata a causa dei troppi ricorsi da parte delle imprese che hanno proposto ricorso contro la norma.

Per saperne di più leggi l’articolo: Tassa sugli extra-profitti: quali imprese sono interessate?

Pannelli solari: tutto quello che c’è da sapere e quanto si risparmia

Si parla sempre più frequentemente di impianti fotovoltaici e di energia rinnovabile, quindi anche di sistemi di energia a pannelli solari. Ma, cosa c’è da sapere su questo mondo in espansione che potrebbe agevolare usi e consumi del nostro futuro più immediato? Scopriamolo nella nostra guida.

Pannelli solari e impianti fotovoltaici, cosa sono

Dunque, un pannello fotovoltaico non è altro che una struttura piana composta da un insieme di celle fotovoltaiche collegate, tra di loro, in parallelo ed in serie. Queste celle sono ricoperte da un vetro protettivo che ha il compito di ottimizzare il rendimento del pannello, mentre esternamente  i bordi sono in alluminio per aumentare la solidità del prodotto.

Se c’è una differenza sostanziale tra pannelli solari e pannelli fotovoltaici, possiamo evidenziarla di seguito:

Se gli impianti fotovoltaici sfruttano i raggi solari per produrre energia elettrica, i pannelli solari termici utilizzano i raggi per scaldare l’acqua delle nostre case.

Come funzionano?

Il funzionamento di un pannello fotovoltaico può essere riassunto e catalogato nelle fasi che seguono:

  • Esposizione del pannello alla luce del sole
  • Trasferimento dell’energia del fotone agli elettroni presenti sulla cella di silicio
  • Creazione di energia elettrica all’interno del circuito;

Ma come ottimizzarne la funzione?

Occorre sapere che è molto importante fruire al meglio del posizionamento ed orientamento dei pannelli, per la loro ottimizzazione.

L’ orientamento ottimale dei moduli fotovoltaici è sempre diretto verso sud. Per poter orientarsi in questa posizione occorre tenere in considerazione l’ora del giorno, per orientarsi, siccome il sud corrisponde alla posizione del sole a mezzogiorno dell’ora solare.

Ad ogni modo, è molto importante prendere in considerazione altri due aspetti che elenchiamo di seguito:

  • L’orientamento e l’inclinazione del tetto della casa è un aspetto importante. Nel nostro paese, l’Italia ovviamente, di solito l’inclinazione ottimale dei pannelli fotovoltaici è tra i 30° e i 40°. Sotto questo aspetto bisogna sempre ricordare che qualora il tetto della casa fosse piano, ci sono delle apposite strutture per pannelli fotovoltaici che ci permettono di inclinare il pannello e garantire la massima performance.
  • Considerare gli agenti esterni che potrebbero condizionare la superficie dei pannelli, come pioggia e grandine.

Come orientarsi in base ai prezzi

I prezzi dei pannelli fotovoltaici vanno a dipendete dalla loro grandezza, ma anche dalla potenza e dalla tipologia.

Tre sono i tipi in vendita sul mercato, li vediamo di seguito:

  • Pannelli solari in silicio monocristallino
  • Pannelli fotovoltaici in silicio policristallino
  • Pannelli solari a film sottile

Potremmo dire che i moduli fotovoltaici in silicio amorfo rappresentano la scelta più economica tra i pannelli fotovoltaici, sebbene questa opzione presenti un basso rendimento termico pari al 6-10%; mentre i moduli fotovoltaici monocristallini presentano un costo più elevato e un rendimento termico che si aggira intorno al 13-17%;

Quali sono i benefici

Andiamo a vedere la sacca sostanziale di questa nostra guida sul mondo dei pannelli solari, ovvero i benefici.

I benefici che si ottengono dall’installazione di un pannello fotovoltaico sono molteplici e li riassumiamo di seguito:

  • Risparmio energetico: l’installazione di pannelli fotovoltaici può essere un investimento costoso all’inizio, ma i risparmi ottenuti da questa spesa sono visibili sin dalla prima bolletta. Oltretutto, l’energia prodotta in eccesso è possibile immetterla nella rete e “rivenderla” attraverso il servizio dello Scambio sul Posto. Di media in Italia, installando il giusto impianto fotovoltaico, si riesce a risparmiare tra il 60% e il 70% della propria spesa effettiva in energia elettrica, recuperando l’investimento in meno di 5 anni.
  • Sostenibilità: a differenza di altre fonti di energia, i pannelli solari permettono di generare energia pulita a Km0 salvaguardando l’ambiente.
  • Disponibilità: il sole è una fonte inesauribile di energia, e proprio per questo motivo si può generare anche nelle aree più remote del pianeta.
  • Compatibilità con altri tipologie di energia: infatti, molte abitazioni usano alternare l’energia fotovoltaica con fonti diverse di energia rinnovabile, così da potersi permettere la propria indipendenza energetica.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere e approfondire in merito al mercato, i benefici, le opzioni e i costi dei pannelli solari, in un mondo sempre più direzionato al risparmio energetico e la salvaguardia ambientale e climatica.

Rottamazione quater per le cartelle esattoriali nei primi 100 giorni di governo

La rottamazione quater è uno dei provvedimenti di pace fiscale che alcuni partiti stanno promuovendo e sia Fratelli d’Italia, sia la Lega propongono questo provvedimento nei primi 100 giorni di Governo. Ecco le proposte.

Ci sarà la rottamazione quater delle cartelle esattoriali?

La Lega parte dalla rottamazione ter, questo provvedimento contenuto nell’articolo 3 del decreto legge 119 del 2018 ha previsto il pagamento agevolato per le cartelle esattoriali emesse fino al 31 dicembre 2017. Questo vuol dire che per gli anni successivi il pagamento è stato ordinario con applicazione di tassi di interesse e sanzioni. La Lega propone quindi un nuovo provvedimento di pace fiscale, denominato Rottamazione Quater il cui obiettivo è arrivare alla definizione agevolata per le cartelle esattoriali che sono rimaste fuori dai precedenti provvedimenti.

Un discorso più articolato è invece quello proposto da Maurizio Leo, responsabile del dipartimento Economia e Finanza di Fratelli d’Italia propone per i contribuenti che non abbiano ancora ricevuto le cartelle esattoriali la possibilità di usufruire per i debiti fiscali di una dilazione lunga, fino a 5 anni, senza applicazione di interessi e con una sanzione ridotta al 5%.

La proposta prevede anche lo stralcio delle cartelle esattoriali di piccolo importo ( fino a 1.000 euro) antecedenti al 2015, quindi cartelle per le quali non si è provveduto alla pace fiscale.

Ricordiamo che con la riforma del processo tributario si è provveduto anche alla definizione agevolata per debiti fiscali sottoposti al giudizio della Corte di Cassazione, per conoscere i dettagli, leggi l’articolo:

Pace fiscale e definizione agevolata nella riforma del processo tributario.

Contrasto all’evasione e semplificazione degli adempimenti

Per quanto riguarda invece i partiti del centro- sinistra l’obiettivo è contrastare soprattutto l’evasione fiscale andando ad agire sugli strumenti a disposizione dell’amministrazione fiscale per contrastare gli illeciti. Il M5S all’interno dell’alleanza di centro- sinistra propone una maxi rateazione.

Il terzo polo (Renzi- Calenda) punta invece alla semplificazione degli adempimenti fiscali e contemporaneamente nel contrasto all’evasione, non si dimentichi che ad oggi l’evasione stimata è di 110 miliardi l’anno.

Leggi anche: Cartelle esattoriali: dilazioni facilitate, compensazione e altre novità

Avvisi bonari Agenzia delle Entrate: si accorciano i termini di pagamento

Abbassare il costo della bolletta, una guida per le casalinghe

Abbassare il costo della bolletta di gas e luce è un proposito per molti italiani. Ecco una guida per le casalinghe che faranno così felici i mariti.

Abbassare il costo della bolletta, cominciamo dai led

Abbassare il costo della bolletta è davvero un obiettivo che deve essere raggiunto. Così ecco alcuni consigli per le casalinghe, che meglio di tutte sanno gestire la propria casa. Molti non fanno caso al consumo che possono dare i led che rimangono accesi degli elettrodomestici lasciati in stand-by. Un buon consiglio è quello di fare il giro di casa e spegnere, staccando dalla presa, tutti gli elettrodomestici che hanno led che rimangono accesi.

Ad esempio è il caso della tv, videogiochi elettronici, caffettiere che a volte restano accese tutte la notte senza motivo. Invece staccare questi led fa si che c’è un grosso risparmio proprio sulle spese dell’energia elettrica. Inoltre quando si scelgono degli elettrodomestici come lavatrici, lavastoviglie, friggitrice, macchina del caffè, meglio prenderli solo di ottima qualità energetica dalla A alla A+++.

Attenzione a finestre, persiane ed illuminazione

Un altro consiglio per le casalinghe è quello al mattino di aprire porte e finestre per permettere all’aria di cambiarsi. In inverno lasciare le persiane aperte, fa si che i raggi solari entrano in casa e quindi la riscaldano, senza raffreddare la casa. Al contrario in estate le persiane chiuse possono essere un valido alleato per contrastare le temperature più calde. Tenerle chiuse durante il giorno può evitare al caldo eccessivo di entrare. Invece nelle ore serali in estate è consigliabile mettere delle zanzariere alle finestre, permettendo l’aria di circolare e lasciando i condizionatori spenti.

Altra attenzione è quella dell’Illuminazione. Meglio scegliere delle lampadine a risparmio energetico, o a led, costano di più, ma il risparmio è garantito. E se si vive in una casa indipendente, ridurre le ore di accensione delle lampade esterne per risparmiare in bolletta.

Abbassare il costo della bolletta, il riciclo dell’acqua e la spesa

E poi ad esempio l’acqua usata per la cottura della pasta può essere riutilizzata evitando di riscaldarne altra. Ad esempio nella pulizia dei piatti, per preparare pane e pasta, per l’ammollo dei legumi o per il pediluvio. Infine l’acqua proveniente dal condizionatore può essere utilizzata per lavare la macchina e per rimboccare l’acqua del radiatore. L’acqua del condizionatore è migliore rispetto all’acqua potabile, visto che non possiede calcare ed evita di cagionare danni all’auto.

Altro metodo per risparmiare è quello di fare attenzione alla spesa. Meglio scegliere solo prodotti che realmente servono. Evitare sprechi e quantità troppo esose per i bisogni della famiglia. Prestare attenzione alle promozioni e sconti e cucinare in base ai prodotti in sconto. Potrebbe essere anche divertente perché spinge anche la fantasia a realizzare nuovi piatti. E poi se hanno anche una cottura veloce si risparmia in termini di costi di gas.

 

Pensione a 57 e 62 anni anche nel 2023, la misura non è a rischio

La riforma pensioni preoccupa i lavoratori. Le elezioni per rinnovare il governo, invece, ritardano gli interventi in tal senso. Se qualcosa verrà previsto, molto probabilmente sarò inserito all’interno della Legge di Bilancio di fine anno ma non si tratterà sicuramente di un intervento strutturale.

Una cosa importante da sottolineare è che ci sono misure che attualmente non sono sperimentali e che, quindi, resteranno in vigore anche per il prossimo anno. E’ il caso, ad esempio, delle pensioni contributive, della pensione anticipata ordinaria, della pensione di vecchiaia e della quota 41.

Pensione a 57 e 62 anni

Una misura che molto spesso non viene presa in considerazione è la RITA. La rendita integrativa temporanea anticipata, uno scivolo che accompagna il lavoratore alla pensione di vecchiaia e che può essere richiesta o 5 o 10 anni prima dell’età necessaria alla pensione di vecchiaia. Appunto a 62 o 57 anni, in base alla condizione lavorativa del richiedente.

Non si tratta di una misura erogata dall’INPS. Infatti si tratta di un beneficio che spetta solo a coloro che sono titolari di un fondo previdenziale complementare. Ed è proprio il fondo, grazie al tesoretto accumulato, ad erogare la rendita mensile che sarà tanto più alta quanto più consistenti sono stati i contributi versati in esso.

Ma quali sono i requisiti per l’accesso? Per il lavoratore senza occupazione è richiesto:

  • disoccupazione da almeno 24 mesi;
  • 57 anni di età almeno;
  • 5 anni di contributi versati nel fondo integrativo;
  • 20 anni di contributi versati nell’AGO.

Per chi, invece, è ancora in servizio è richiesto:

  • di cessare l’attività lavorativa;
  • 62 anni di età almeno;
  • 5 anni di contributi versati nel fondo integrativo;
  • 20 anni di contributi versati nell’AGO.

La cosa interessante è che la misura, essendo strutturale, rimarrà in vigore anche per il prossimo anno, a meno che non si intervenga in tal senso per apportare modifiche o per l’abrogazione della stessa. Ma considerando che l’anticipo in questione non prevede costo alcuno per le casse dello Stato e che il lavoratore si finanzia da solo l’anticipo pensionistico con quanto versato nel corso degli anni nella pensione complementare.

 

 

Smart working oggi, una soluzione di risparmio per le aziende

Lo smart working oggi potrebbe essere una soluzione per molte aziende per risparmiare su molti costi fissi, ecco alcune spiegazioni.

Smart working oggi, com’è cambiato il mondo del lavoro

La pandemia da covid-19 ha introdotto in molte azienda la possibilità di lavorare da casa per i dipendenti. Ma molte aziende si sono rese conte, che applicare questo metodo di lavoro, può portare a un risparmio in termini di costi fissi. Un risparmio che secondo il Politecnico può essere quantificato tra “4 mila euro e 6 mila euro a dipendente, rispettivamente per 6 e 9 giorni di smart working al mese”. E il risparmio sale fino a 10 mila euro all’anno per ogni dipendente che lavora esclusivamente in modalità agile.

Se inizialmente era stata la pandemia a rivoluzionare il modo di lavorare introducendo in Italia lo strumento dello smart working, ora è il caro-bollette a modificare le scelte di un numero crescente di aziende – spiega il Codacons. La necessità di tagliare le spese di luce e gas, sempre più alte e insostenibili, incentiva le imprese a far lavorare da casa i propri dipendenti, politica che a fine anno consente risparmi medi sulle spese vive fino al -30% ad azienda e addirittura fino a 10mila euro a dipendente spostato in remoto.

Altri costi che le aziende potrebbero risparmiare

Oltre ai costi indicati ci sono anche altre variabili da valutare. Ad esempio, le aziende potrebbe risparmiare anche sui canoni di affitto di eventuali uffici o stanze prese a pagamento come luogo di lavoro. Costi fissi che andrebbero risparmiati, propri perché resterebbero vuoti. Di conseguenza legati a questi affitti ci sono le rispettive utenze di acqua, luce, gas e telefonia.

Tra gli altri costi ci sono anche quelli di manutenzione. Tra questi i costi di pulizia dei locali,  pittura o costi relativi al ripristino o al mantenimento in genere. Ma anche i costi relativi ad un eventuale mensa, o punto ristoro che anche questi sarebbero quindi risparmiati dalla società.

Smart working oggi, il risparmio da parte del lavoratore

Il risparmio potrebbe essere anche per il lavoratore. Infatti, ogni cittadino potrebbe risparmiare mediamente 74 minuti ogni giorno per andare da casa a lavoro. Questo vuol dire avere più tempo per se o la propria famiglia. E quindi riuscire ad avere una maggiore rapporto tra vita privata e vita lavorativa.

Ma il risparmio non è solo in termini di tempo, ma anche di costi. Infatti il lavoratore risparmierebbe su qualsiasi costo deve sostenere per spostarsi da casa. Tra questi ovviamente rientrano: costi di tram, bus, treni o benzina per l’auto.

 

Riscaldamento a pellet: quanto dura un sacco? Quale resa?

Si è visto in precedenza che per il costo del pellet c’è un vero e proprio allarme perché, rispetto al pre-stagionale di un anno fa, il prezzo è praticamente raddoppiato, per capire se però effettivamente conviene occorre determinare in linea di massima quanto dura un sacco di pellet.

Da cosa dipende la durata del sacco di pellet?

La durata di un sacco di pellet da 15 kg dipende da diversi fattori, proveremo qui ad elencare i principali e poi procederemo a una simulazione media, solo in questo modo sarà possibile capire quanto consuma una stufa a pellet in una giornata.

Le variabili da considerare sono:

  • fascia climatica: l’Italia è divisa in sei regioni climatiche, ad esempio nelle zone del sud solo raramente le temperature arrivano sotto lo zero, in queste zone i consumi sono ovviamente ridotti. Una stufa fa più fatica, quindi impegna più energia a riscaldare se l’immobile è collocato in una fascia climatica fredda;
  • dimensioni dei locali da riscaldare: non contano solo i metri quadri, ma anche il volume, lo stesso può essere leggermente ridotto con uso di cartongesso che ha anche un buon livello di isolamento termico;
  • isolamento termico dell’immobile;
  • temperatura che ci vuole raggiungere;
  • qualità del pellet utilizzato.

Leggi anche: Pellet: quanto costa? Conviene o è preferibile il metano?

Simulazioni: quante ore dura un sacco di pellet?

Queste sono le principali variabili. La simulazione fatta riporta i risultati di un immobile con un buon isolamento termico, in fascia climatica appenninica, quindi intermedia caratterizzata da inverni lunghi, ma con precipitazioni nevose solo ad elevata quota. L’immobile della simulazione consiste in 120 mq calpestabili e adotta un bruciatore a pellet collegato all’impianto di riscaldamento con potenza 14Kw e ha una temperatura impostata intorno a 21°C.

Questa tipologia di stufa funziona in automodulazione, cioè appena messa in funzione brucia una maggiore quantità di pellet, la stessa va poi a diminuire nel momento in cui la temperatura del liquido riscaldante diventa man mano più elevata. Raggiunta la temperatura pre-impostata il bruciatore ha un consumo ridotto, circa 700 grammi a ora. Naturalmente vi possono essere delle piccole varianti in base alle varie marche di bruciatore per il pellet.

In tali condizioni un sacco di pellet, di qualità medio-alta (abete), ha una durata di circa 7 ore continuate. La stufa a pellet consuma di più se durante l’arco della giornata viene accesa e spenta più volte. Ad esempio la mattina presto e poi di nuovo al pomeriggio, mentre ha un consumo inferiore se si opta per un’unica accensione.

Ricordiamo che un immobile con un buon isolamento termico disperde poco calore, questo vuol dire che in una zona climatica intermedia, al mattino la casa è ancora calda.

Come gestire la stufa a pellet senza sprechi

Dalla premessa fatta emerge che nei periodi non particolarmente freddi, ad esempio nei primi mesi dell’autunno e in primavera è possibile con una buona gestione consumare meno di un sacco di pellet al giorno, nei mesi invece con temperature più basse si può arrivare ad avere la stufa a pellet in funzione per 12 ore con 1,5 sacchi di pellet al giorno. Naturalmente un appartamento più piccolo consuma meno, uno più grande tende a consumare di più. Così come incrementi vi possono essere in zone climatiche molto fredde, ad esempio Valle d’Aosta o Piemonte.

Per risparmiare è bene anche installare delle valvole termostatiche.