Bollette Luce: senza interventi rincari del 60% peseranno sulle famiglie

Le bollette luce potrebbero registrare rincari fino al 60% con conseguenze disastrose per le famiglie italiane, ecco cosa succede.

Bollette luce, la stima di Nomisma Energia

L’autunno è ormai arrivato e le previsioni di una stangata per la famiglia stanno per diventare realtà. Infatti secondo una stima di Nomisma Energia, nel prossimo trimestre, gli aumenti in bolletta potrebbero essere pari al 60%. Almeno che ad intervenire non è lo stesso Governo con delle misure rivolte al sostegno delle famiglie e dei prezzi dell’energia.

L’Arera, autorità di regolazione per l’energia reti e ambiente renderà noto l’aggiornamento della luce entro fine mese. Aumenti sono previsti anche sul gas pari al 70%. Mentre l’aggiornamento del gas è previsto per il mese di novembre, anche se gli ultimi avvenimenti sul North Stream potrebbero ancora di più far lievitarne il prezzo.

Bollette luce, occorre un intervento del Governo

Il Nomisma Energia è molto chiaro: se il Governo italiano non interviene, i rincari potrebbero arrivare fino al 60% in più. Quindi le ripercussioni su famiglie ed imprese sarebbero davvero devastanti. Ancora di più i cittadini potrebbero trovarsi a dover fare la scelta: pagare le bollette o portare in tavola il pranzo.

Secondo Stefano Besseghini presidente di Arera: “Andremo incontro a una variazione estremamente rilevante per i consumatori, che si inseriscono in un quadro rilevante di variazioni di tutto il sistema”. Nel frattempo insorgono le Associazioni dei consumatori che chiedono di fare marcia indietro sull’invio mensile delle bollette e sul nuovo metodo di calcolo del gas.

Brutte notizie anche sul fronte del gas

Non solo aumenteranno le bollette della luce, ma anche quelle del gas, se non interviene subito il Governo. Il Codacons stima che la decisione di Arera di scegliere da ottobre il mercato Psv per la determinazione delle tariffe del gas, potrebbe comportare un esborso aggiuntivo tra i +450 e i +500 euro annui a famiglia.

Anche l’Associazione Consumerimo No Profit attende grossi aumenti per la fine dell’anno. Inoltre chiede ad Arera le stesse cosa della Codacons, puntando così a garantire gli interessi degli utenti e non quelli delle società energetiche. Occorre un intervento immediato del Governo, perché ulteriori rincari sarebbero devastanti per tutta l’Italia.

 

 

Reddito minimo, la misura dell’Europa contro la povertà

Il reddito minimo è la scelta dell’Europa per combattere l’aumento della povertà e sostenere l’occupazione, ma di cosa si tratta?

Reddito minimo, cosa propone l’Europa

Gli Stati membri dell’Unione europea sono compatti nel rendere più moderi ed efficaci i regimi di reddito minimo in tutti i Paesi. Una misura che serve a contrastare l’aumento della povertà, ma anche a sostenere l’occupazione. Il sussidio è diverso dal reddito di cittadinanza. Come sappiamo il reddito concepito in Italia prevede l’accredito di somme a chi è in difficoltà economiche e non svolge un lavoro.

Mentre il reddito minimo è sempre un sussidio, ma serve a colmare il divario tra il reddito percepito e il livello di entrate necessario per vivere una vita dignitosa. La misura così concepita punta a ridurre di 15 milioni le persone a rischio povertà entro il 2030.

Reddito minimo come dovrebbe funzionare?

Il reddito minimo dovrebbe essere costituito da una serie di pagamenti che aiutano le famiglie in difficoltà economiche a colmare lo scarto tra il livello di reddito e la possibilità di condurre una vita dignitosa per tutti i membri della famiglia. Questi pagamenti, anche in contanti, contribuirebbero alla riduzione della povertà, ma anche all’obiettivo europeo di accrescere l’occupazione. L’obiettivo è quello di avere il 78% della popolazione europea tra i 20 e i 65 anni occupata.

A differenza del reddito di cittadinanza non è un contributo passivo. Anzi prevede dei sostegni che puntano proprio al reintegro della persona nel mondo del lavoro. La commissione europea spinge tutti i paesi europei  ad una maggior adeguatezza delle misura.

Il commento del Vice presidente Valdis Dombrovski

Il Vice presidente della Commissione europea commenta così l’iniziativa dell’esecutivo sul reddito minimo:
In un momento in cui molte persone stanno lottando per sbarcare il lunario, sarà importante che questo autunno gli Stati membri modernizzino le loro reti di sicurezza sociale con un approccio di inclusione attiva per aiutare i più bisognosi“. Tuttavia la Commissione lascia agli Stati membri un margine sufficiente per determinare le modalità per conseguire al meglio gli obiettivi della presente iniziativa, tenendo conto delle loro circostanze specifiche.

Ad esempio in Italia il reddito minimo potrebbe essere una rimodulazione del reddito di cittadinanza da destinarsi realmente a chi vive in gravi difficoltà economiche. Ma soprattutto potenziare l’accesso dei cittadini al mondo del lavoro con misure atte a migliorare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. E’ una soluzione per permettere a tutta l’Eurozona di riprendersi da questo lungo periodo di crisi.

Riscaldamento autonomo o centralizzato: quale conviene?

La parola d’ordine per il 2022 è “risparmiare” soprattutto sui consumi elettrici e per il riscaldamentro. Proprio per questo sono in molti a chiedersi se sia più conveniente avere un riscaldamento autonomo o centralizzato, in realtà entrambe le forme hanno vantaggi e svantaggi economici. Vediamo cosa conviene di più.

Quali sono le caratteristiche del riscaldamento centralizzato e in quali casi conviene?

Il riscaldamento centralizzato è utilizzato nei condomini, prevede l’installazione di una caldaia di cui usufruiscono tutti gli inquilini, si tratta evidentemente di una caldaia di grosse dimensioni da allocare in appositi spazi. Il riscaldamento centralizzato prevede che i condomini si accordino sull’uso comune e in particolare orari di accensione e orari di spegnimento, impostazione della temperatura. Gli orari e la temperatura per il 2022 hanno in realtà i limiti previsti dalla legge anche in base alla fascia climatica, quindi c’è poco spazio di movimento.

Alcuni ritengono che il riscaldamento centralizzato di fatto porti un risparmio perché non è necessario per il proprietario curare la manutenzione ordinaria che deve essere almeno annuale e che assicura efficienza all’impianto. Questo è però valido solo in parte perché di fatto la caldaia centralizzata ha bisogno anch’essa di manutenzione e di conseguenza, pagando le spese condominiali, viene caricata anche questa spesa.

Tra i vantaggi del riscaldamento centralizzato vi è un minore impatto ambientale, infatti avere in funzione una sola caldaia centrale consente di avere minori emissioni rispetto al funzionamento a regime di più caldaie. Anche dal punto di vista estetico potrebbero esservi dei vantaggi con il sistema centralizzato.

Perché conviene il riscaldamento autonomo?

Il riscaldamento autonomo prevede che ogni unità immobiliare abbia una propria caldaia, la stessa è di dimensioni ridotte rispetto alla caldaia centralizzata. Naturalmente vi è un investimento iniziale importante, grazie però alle agevolazioni fiscali è possibile acquistare una caldaia a condensazione sfruttando gli incentivi fiscali che, senza Superbonus 110%, sono pari al 65%. Con una manutenzione costante è possibile mantenere l’impianto di riscaldamento autonomo efficiente e quindi ridurre i consumi, ma soprattutto è possibile rispettare i limiti orari e di temperatura previsti dalla legge, ma scegliendo in modo autonomo gli orari, ad esempio potrebbe far comodo accendere il riscaldamento a tarda sera e non nel pomeriggio, come accade con la maggior parte degli impianti centralizzati.

Con il riscaldamento autonomo è inoltre possibile scegliere anche di ridurre ulteriormente la temperatura impostata, insomma se vi sono particolari esigenze di risparmio, è importante gestire l’uso come meglio si crede, ad esempio anche passando del tempo in casa di parenti evitando di accendere il riscaldamento.

Consumi della lavatrice e gli elettrodomestici, consigli per risparmiare

Conoscere i consumi della lavatrice e degli altri elettrodomestici e i loro pesi in bolletta. Ci sono però alcuni consigli per risparmiare.

Consumi della lavatrice, quanto incidono in bolletta?

La lavatrice è un degli elettrodomestici più usati dalle famiglie. Spesso accompagnata anche dall’asciugatrice, soprattutto durante i periodi invernali. Ma la sua incidenza in bolletta è pari al 4% della somma totale della bolletta. Questo perché per lavare occorre riscaldare l’acqua alle temperature indicate. E’ anche vero che i consumi variano anche a seconda delll’efficienza energetica dell’elettrodomestico che si ha in casa.

In media una lavatrice consuma circa 150Kwh annui in caso di alta efficienza energetica, mentre la lavatrice a bassa efficienza può arrivare anche a 430 KWh all’anno. Sugli stessi margini di consumo c’è anche la lavastoviglie, che a conti fatti non incidono tantissimo nella bolletta.

Consumi della lavatrice, alcuni consigli per risparmiare

Se si volesse risparmiare anche sulla lavatrice occorre apportare alcune modifiche alle comuni abitudini. Prima di ogni cosa la lavatrice va attivata SOLO a pieno carico. Questo permette di risparmiare sia in acqua che in luce. Un altro consiglio è quello di lavare a temperature adeguate. Di solito tra i 20 e i 30 gradi, utilizzare i 60 gradi solo se c’è davvero bisogno di quelle temperature. Un buon igienizzante può essere meglio di molti gradi di temperatura usati per i lavaggi.

Attenzione anche alle fasce orarie, se previste dal proprio contratto con il gestore. Molti contratti prevedono di pagare meno la luce nelle fasce serali e nei festivi. Se poi aggiungiamo anche la possibilità di fare semplice “risciacqui” a basse temperature con programmi più brevi, il consumo potrebbe nettamente ridursi. Seguendo queste piccole indicazioni si possono vedere dei risultati in bolletta e far fronte al caro energia.

Gli altri elettrodomestici in casa e i loro consumi

In casa ci sono anche tantissimi altri elettrodomestici che vengono usati e che consumano energia. Tra gli elettrodomestici che consumano di più c’è la stufa elettrica, la friggitrice ad aria, il bollitore elettrico ed il phon. Trai consumi medi ci sono il forno elettrico, l’aspirapolvere ed il condizionatore di aria fredda. Mentre in una ipotetica classifica dei consumi la lavatrice e la lavastoviglie sono agli ultimi posti.

Ecco che quindi occorre cercare di limitare l’utilizzo della stufa elettrica e della friggitrice ad aria tanto di moda in questo periodo, ma che pesa molto sulle fattura di energia elettrica. Tuttavia in questi periodi un uso parsimonioso di tutti gli elettrodomestici in casa è il consiglio migliore.

 

Segnalazione Iva per insolvenza: nuove soglie nel codice crisi di impresa

Il fulcro del nuovo Codice della Crisi di Impresa e dell’Insolvenza è la composizione negoziata della crisi, uno strumento volto al risanamento aziendale. La riforma parte dal presupposto che il risanamento è possibile se la situazione non precipita, ecco perché sono previste delle segnalazioni volte ad aiutare l’impresa ad attivare l’aiuto di un professionista. Ora cambiano le soglie per la segnalazione dei debiti Iva da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ecco i nuovi limiti.

Segnalazione debiti Iva dell’Agenzia delle Entrate nel Codice della crisi di impresa

Il Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza, entrato in vigore il 15 luglio 2022, prevede una serie di norme volte a prevenire la crisi di impresa. Tra le norme dirette a tale scopo vi è l’articolo 3 del Codice (decreto legislativo 14 del 2019) che impegna l’imprenditore ad avviare le procedure per sanare l’azienda. Tale impegno deve essere esercitato anche in caso di esposizione debitoria delle impresa verso creditori pubblici qualificati, quindi INPS, Inail, Agenzia delle Entrate, l’articolo 25 nonies del Codice infatti prevede che tali soggetti, superata una certa soglia, debbano inviare una segnalazione all’impresa che a sua volta deve attivare la procedura di composizione negoziata.

Leggi anche: Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza: cos’è la crisi di impresa

Tra le segnalazioni che hanno destato particolare critiche vi è quella relativa al debito Iva nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. La soglia in quel caso era fissata a 5.000 euro, ma in molti hanno ritenuto che la stessa fosse troppo bassa, proprio per questo il decreto Semplificazioni (decreto legge 73 del 21 giugno 2022, convertito in legge 122 del 04/08/2022) all’art. 37-bis ha modificato l’art. 25 nonies del codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.

Le nuove soglie per la segnalazione Iva nel Codice della crisi di impresa e dell’Insolvenza

Con la nuova disciplina le soglie previste sono:

  • doppia soglia: 5.000 euro di debito Iva con esposizione che supera il 10% dell’ammontare del volume d’affari. Implica che in nessun caso viene effettuata la segnalazione nel caso in cui il debito Iva sia inferiore a 5.000 euro. Superata tale soglia, la segnalazione viene fatta se il rapporto tra volume d’affari e debito supera il 10%.
  • La seconda soglia riguarda il debito Iva superiore a 20.000 euro che viene in ogni caso segnalato indipendentemente dal volume di affari.

La segnalazione dell’Agenzia delle Entrate riguarda il debito Iva scaduto e non versato risultante dalle liquidazioni periodiche Iva.

L’Agenzia delle Entrate è tenuta a fare contestualmente la segnalazione all’impresa e la comunicazione di irregolarità ex articolo 54 del DPR 633 del 1972. La stessa deve essere fatta non oltre 150 giorni dal termine per la presentazione della LIPE (in passato il termine era di 60 giorni). La nuova disciplina si applica a partire dal secondo trimestre 2022.

Nella comunicazione l’Agenzia delle Entrate deve invitare l’impresa ad avviare la composizione negoziata prevista dal Codice della Crisi di impresa e dell’insolvenza con nomina dell’esperto indipendente. La richiesta deve essere fatta tramite https://composizionenegoziata.camcom.it/ocriWeb/#/home

Mutuo under 36: perché molte banche rifiutano il finanziamento?

Il governo Draghi per i giovani che hanno meno di 36 anni ha previsto la possibilità di richiedere un mutuo per l’acquisto della prima casa a tasso agevolato e con garanzia da parte di Consap, società controllata direttamente dallo Stato. Le misure antinflazione iniziate dalla BCE nel mese di luglio 2022 stanno però mettendo a rischio la possibilità per i giovani di accedere al mutuo under 36 a tasso agevolato, infatti l’aumento del tasso interbancario crea difficoltà alle banche.

Mutuo under 36: le agevolazioni previste

In base alle norme in vigore, gli under 36 che decidono di sottoscrivere un mutuo per l’acquisto di una casa possono ottenere per importi massimi fino a 250 mila euro un tasso tasso annuo effettivo globale (Taeg) inferiore al tasso effettivo globale medio (Tegm) rilevato trimestralmente da Banca d’Italia in particolare i mutui devono essere scontati rispetto al tasso normalmente praticato e sono inoltre coperti con garanzia dello Stato.

Fino al terzo trimestre del 2022 il tasso così determinato era inferiore a 2,15% per il tasso fisso, mentre il tasso variabile doveva essere inferiore a 2,23%. A causa dell’aumento dei tassi decisi dalla BCE, le banche per scambiarsi denaro e quindi avere liquidità sufficiente per le operazioni di finanziamento dell’acquisto di immobili, devono pagare un tasso più alto rispetto a quello che dovrebbero proporre ai loro clienti. Proprio per questo motivo tendono a concedere sempre meno prestiti a tassi agevolati previsti per gli under 36. Questo non vuol dire che non si possa ottenere il mutuo, ma che non si può ottenere utilizzando le agevolazioni previste dallo Stato.

Naturalmente l’invito è a rivolgersi a diverse banche, infatti se qualcuna ha liquidità sufficiente, quindi non deve rivolgersi ad altre banche per avere liquidità, probabilmente continuerà a erogare.

Mutui under 36 in calo

Gli effetti di questa flessione già si vedono, infatti il presidente di Consap, Vincenzo Sanasi d’Arpe, ha sottolineato che nel primo semestre la media dei mutui under 36 erogati era di 12.000 mutui mensili, ora le richieste di accesso alla garanzia dello Stato sono circa 7.000 al mese.

Alla fine del mese saranno pubblicate le nuove soglie, ma comunque il tasso di interesse sarà adeguato al nuovo andamento del mercato e quindi si prevede comunque un minore accesso al credito.

Leggi anche: Allarme mutui: cosa succederà dopo la decisione della BCE?

Donazione soldi ai figli, è possibile senza il notaio?

La donazione soldi ai figli, di solito, è un atto con cui i genitori aiutano i figli a fronteggiare una spesa. Ma si deve fare con il notaio?

Donazione soldi ai figli, distinzione tra diretta ed indiretta

Partiamo del concetto di base che la donazione di denaro ha bisogno di un atto pubblico notarile. A stabilirlo è la Corte Suprema di Cassazione, per mezzo della sentenza numero 18725 del 27 luglio 2017. Questo vuol dire che per fare la donazione soldi ai figli, occorre la presenza di un notaio e non è sufficiente la sola consegna ai figli.

A questo punto è importante fare una distinzione tra donazione diretta ed indiretta. Si parla di donazione indiretta se la donazione è finalizzata ad uno scopo specifico oppure no. Uno scopo potrebbe essere il pagamento di un debito, oppure l’acquisto di una casa. Mentre si parla di donazione diretta quando non c’è nessuna motivazione, perché chi li riceve può utilizzare le somme senza specificazione.

Donazione soldi ai figli, i casi in cui non c’è bisogno del notaio

Se i genitori decidono di pagare di tasca propria il debito del figlio, non c’è bisogno di alcun atto davanti al notaio. Perché in questo caso non c’è nessun passaggio di denaro e quindi donazione dai genitori ai figli, ma questi ad esempio pagano l’acquisto di una casa. In questo esempio il prezzo di vendita viene pagato direttamente dai genitori al venditore, quindi non occorre la donazione.

Mentre quando si dona un importante cifra, occorre fare un vero e proprio atto. Qui si richiede, pena l’invalidità, l’atto pubblico notarile alla presenza di due testimoni. Si ricorda anche che sulla donazione tra padre e figlio non si pagano le imposte se l’importo è inferiore a un milione di euro. Superando tale limite, si paga l’aliquota del 4% sulla somma in eccedenza. Inoltre occorre pagare la parcella del notaio e l‘imposta di registro per la registrazione dell’atto.

Posso donare dei soldi con bonifico?

Se i genitori decidono di regalare una piccola somma al figlio, magari per un regalo, si può fare. Se la somma è sotto la sogli di due mila euro, si può fare in contanti, altrimenti occorre il bonifico. A dire il vero non c’è un limite massimo e minimo per fare un bonifico, ma di certo, l’operazione potrebbe incuriosire l’Agenzia delle entrate.

A fungere da spiegazione è bene prestare attenzione alla compilazione in modo accurato della causale del bonifico. E soprattutto quando si donano soldi, stare attenti a preservare sempre le quote di eventuali altri eredi. Anche perché se no la donazione potrebbe essere nulla e il beneficiario dovrà restituire tutte le somme ricevute.

 

 

Nuovi limiti al riscaldamento, tutte le città appartenenti alle sei zone

I nuovi limiti al riscaldamento dividono l’Italia in sei diverse zone. Ecco quello che sta succedendo e come dovremmo regolarci.

Nuovi limiti al riscaldamento, non c’è pace con il gas

Il prezzo del gas sale del 10% ad Amsterdam, a 191,5 euro al megawattora. Prezzo che tocca il picco a seguito della notizia sui danni “senza precedenti” che hanno colpito il Nord Stream. E che comunque aumenta la possibilità della mancanza di gas russo da destinare all’Europa per il prossimo inverno.

Così si punta ad un piano che prevede di differenziare le temperature e le ore di accensione dei termosifoni. E si prevede di farlo con una netta separazione, tra i climi più freddi e quelli più caldi della penisola. Dunque, l’Italia è divisa in 6 diverse zone ed ognuna ha le sue regole per garantire un inverno caldo per tutti, o per lo meno così si spera.

Nuovi limiti al riscaldamento, le sei zone italiane

Il Dpr 74/2013  ha diviso il territorio nazionale in sei zone climatiche in base alla media delle temperature giornaliere. La zona A (comuni con gradi-giorno inferiori a 600), B (tra 600 e 900); C (tra 901 e 1400), D (tra 1401 e 2100), E (tra 2101 e 3000) ed F (comuni con gradi-giorno superiori a 3000).

Seguendo queste classificazione ed in base al piano per il risparmio di gas, i riscaldamenti potranno essere così suddivisi:

A: i riscaldamenti potranno essere accesi per 5 ore al giorno dall’8 dicembre al 7 marzo;

B: 7 ore al giorno dall’8 dicembre al 23 marzo;

C: 9 ore al giorno dal 22 novembre al 23 marzo;

D: 11 ore giornaliere tra il 8 novembre e il 7 aprile;

E: 13 ore al giorno dal 22 ottobre al 7 aprile;

F: nessuna limitazione.

Rimane però uguale su tutto il territorio nazionale la disposizione di abbassare di un grado tutte le temperature. Queste misure però non riguardano né gli ospedali né le case di riposo.

Tutte le zone e le città italiane di appartenenza

All’interno delle zone ci sono città e paesi italiani, ecco un riassunto di quelle più grandi e della loro appartenenza. Ad esempio nella zona A rientrano: Lampedusa, Linosa, Porto Empedocle. Sono due isole siciliane, insieme a Porto Empedocle, porto da cui raggiungere quelle due perle in mezzo al mare. Mentre nella zona B troviamo: Palermo, Siracusa, Trapani, Reggio Calabria, Agrigento Messina, e Catania. Nella zona C ci sono: Napoli, Latina, Caserta, Salerno, Bari, Brindisi, Benevento, Catanzaro, Cagliari, Lecce, Ragusa, Cosenza, e Taranto.

E continuiamo con le città della zona D: Pescara, La Spezia, Livorno, Grosseto, Lucca, Macerata, Pisa, Pesaro, Viterbo, Avellino, Siena, Chieti, Foggia, Matera, Teramo e Vibo Valentia. Inoltre la Zone E include tra le principali: Alessandria, Aosta, Bergamo, Brescia, Como, Bolzano, Modena, Parma, Padova, Reggio Emilia, Rimini, Trieste, Gorizia, Piacenza, Ravenna, Venezia, Udine, Verona, Perugia, Rieti, Frosinone, Campobasso, L’Aquila e Potenza. Infine chiudono la classifica, zona F: le province di Cuneo, Belluno e Trento.

Rottamazione quater: i tempi attesi per la pace fiscale

Archiviato il capitolo elezioni molti si stanno chiedendo quando inizieranno le riforme del nuovo governo e in particolare la rottamazione quater, il provvedimento di pace fiscale che permette di regolare il rapporto con il Fisco senza sanzioni e interessi.

Promesse elettorali: quando ci sarà la rottamazione quater?

La rottamazione quater è stata promessa da Matteo Salvini, segretario della Lega, ed è tra i provvedimenti che dovrebbero essere approvati nell’arco dei primi 100 giorni di governo. La rottamazione quater dovrebbe riguardare le cartelle fiscali rimaste fuori dalla rottamazione ter, questo provvedimento infatti consentiva di rottamare le cartelle fiscali fino al 31 dicembre 2017. Questo vuol dire che i carichi fiscali che dovrebbero essere ricompresi nella rottamazione quater prendono il via dal 1° gennaio 2018 e dovrebbero terminare probabilmente al 31 dicembre 2021. Molti si chiedono quali sono i tempi per avere finalmente un provvedimento.

Ricordiamo che la rottamazione delle cartelle esattoriali consente di pagare gli importi dovuti al Fisco senza applicazione di sanzioni, ammende, interessi. In passato è stato approvato anche il Saldo & Stralcio che consentiva di ottenere anche uno stralcio parziale dei debiti fiscali, ma solo al presentarsi di condizioni economiche disagiate. Attualmente però non c’è nessuna proposta simile da parte di nessun partito, quindi è difficile che sia nuovamente approvato un provvedimento simile.

Prossimi passi per la formazione del Governo

Il momento in cui si potrà verificare se le promesse saranno mantenute dipende dall’inizio della nuova legislatura. In media la formazione del nuovo governo richiede circa 30-35 giorni. Nel 2011 in poco meno di un mese ci fu il governo insediato.

Le uniche certezze sono che il Parlamento con i nuovi eletti si riunirà per la prima volta il 13 ottobre, per ora è l’unica data certa. A quel punto saranno formate le commissioni parlamentari, non sarà facile con il numero ridotto di parlamentari rispetto al passato. Dovranno quindi essere nominati i presidenti di Camera e Senato. A questo punto il Presidente della Repubblica potrà convocare i capi gruppo delle Camere per avere indicazioni formali sulla nomina del Presidente del Consiglio.

L’incarico al potenziale Presidente del Consiglio (Meloni?!) ci sarà probabilmente il 19. L’incaricato dovrebbe avere già lista dei ministri a quel punto e il 20 consegnarla. Poco dopo il Parlamento potrà votare la fiducia e quindi dal 22-23 ottobre forse avremo un Governo con pieni poteri.

Quando ci sarà la rottamazione quater?

Saremo alle soglie di novembre ( se tutto va bene), è necessario approvare entro il 31 dicembre (il prima possibile) la legge di bilancio 2023. Si tratta di un provvedimento che richiede molto tempo, soprattutto a questo Governo che inizierà a toccare i conti dopo l’insediamento.

In teoria la rottamazione quater potrebbe entrare nel calderone della legge di bilancio, ma non sappiamo quali scelte farà il Governo e soprattutto se tra le tante istanze anche questa troverà accesso nella legge oppure sarà accantonata. Il fatto che la Lega abbia ottenuto una percentuale bassa rispetto agli altri partiti del centro-destra e soprattutto molto più bassa del passato potrebbe creare attriti.

Tra i primi passi promessi c’è l’intervento sostanzioso sulle bollette energetiche e ricordiamo che ARERA il primo ottobre aggiornerà le tariffe e si prevedono molti rincari. Altro nodo cruciale da risolvere subito riguarda le imprese, è necessario salvare posti di lavoro.

Nel frattempo ricordiamo che c’è la possibilità di richiedere la definizione agevolata delle liti tributarie pendenti

Interessi fino al 2% con il Libretto supersmart di Poste Italiane

Interessi fino al 2% sul nuovo libretto supersmart di Poste italiane. Tutte le caratteristiche del nuovo prodotto offerto dalle poste.

Interessi fino al 2%, ecco come averli

Poste italiane S.p.A. presenta il suo nuovo libretto supersmart 270 giorni. Il libretto postale è da sempre una scelta sicura per i risparmiatori. Anche se a volte hanno un rendimento basso, garantiscono comunque un rendimento annuale. Tuttavia Poste italiane si rinnova sempre e propone un nuovo prodotto: Supersmart 270 giorni.

Promettono bene anche i tassi previsti pari al 2% sulle somme accantonate. Ai clienti che versano la nuova liquidità sarà riconosciuto il tasso del 2%, molto elevato, rispetto a quelli di solito previsti. Tutto molto interessane, ma vediamo insieme tutti i dettagli dell’offerta.

Interessi fino al 2%, a chi è rivolta l’offerta?

L’offerta è rivolta a tutti i titolari di libretto smart che vogliono valorizzare i propri risparmi. Ma è dedicata soprattutto a chi apporta nuova liquidità. Inoltre per sottoscriverla basta avere almeno mille euro. Inoltre per attivare l’Offerta Supersmart premiun 270 giorni occorre accreditare somme sul proprio libretto smart. Operazione che deve essere svolta dal 16 settembre a 26 ottobre 2022. 

L’apporto monetario deve essere fatto rigorosamente secondo le seguenti modalità:

  • bonifico bancario;
  • accredito di pensione o stipendio;
  • versamenti di assegni bancari e circolari.

Mentre tutti i prelievi effettuati dal 16 settembre 2022 fino alla data di adesione all’Offerta “Premium 270 giorni”, dal Libretto Smart o da qualsiasi Libretto di risparmio postale e/o conto corrente postale con la stessa intestazione del tuo Libretto Smart, decurtano la Nuova Liquidità.

Come attivare la nuova offerta

E’ possibile attivare l’offerta Supersmart Premiun 270 giorni direttamente dal sito www.poste.it. Tuttavia si può usare anche l’App Bancoposta se si è titolari di un libretto smart abilitato ai servizi dispositivi online. Inoltre l’attivazione è possibile anche recarsi presso uno dei tanti sportelli di Poste Italiane presenti sul territorio nazionale.

Per coloro che sono già clienti di Poste Italiane, la Nuova Liquidità è rappresentata dall’importo che incrementa la somma dei saldi contabili presenti alla data del 15 settembre 2022 sul Libretto Smart e sui Libretti di risparmio postale e/o conti correnti postali aventi la medesima intestazione del Libretto Smart.

Mentre per  nuovi clienti che non hanno un libretto smart è possibile crearlo. Le somme accreditate saranno considerata come “nuova liquidità” e si potrà procedere lo stesso all’operazione ottenendo un tasso di interesse del 20%. Infine esiste anche un’altra offerta Supersmart 360 giorni, il cui tasso di interesse però è dell’1%. Ma il rendimento sulle stesse somme è minore.