Bonus internet connettività, il voucher sta per scadere

Bonus internet connettività e tanto richiesto dalle imprese sta per terminare, resta poco più di un mese. Alcuni consigli su come attivarlo ancora.

Bonus internet, molto scelto dalle imprese

Il bonus connettività o più comunemente detto “internet” sta riscuotendo parecchio successo tra le piccole e medie imprese. Tuttavia c’è tempo ancora un mese per richiederlo. La possibilità di richiederlo dovrebbe infatti scadere il 15 dicembre 2022. Ma comunque è ancora richiedibile anche perché permette di connettersi ad internet in maniera veloce.

Per chi non lo avesse ancora richiesto, la misura prevede il riconoscimento di un contributo. Si tratta di uno sconto, sul prezzo di vendita dei canoni di connessione ad internet in banda ultra larga. L’attuazione dell’intervento è affidata ad Infratel Italia S.p.a., sotto la vigilanza della Direzione Generale per i servizi Comunicazione elettronica, di radiodiffusione e Postale del ministero.

Bonus internet, i vari tipi di voucher

Lo Mise prevede il riconoscimento di 4 diversi tipi di bonus. Voucher richiedibili dalle micro, piccole, medie imprese e persone fisiche titolari di partita Iva, che esercitano in proprio o in forma di associata una professione intellettuale o una delle professioni non organizzate. Le scelte disponibili sono:

  • A1, con contributo di connettività pari a 300 euro per un contratto della durata di 18 mesi che garantisca il passaggio ad un connettività con velocità massima in download compresa nell’intervallo di 30Mbit/s – 300 Mbit/s;
  • A2, con contributo di connettività pari a 300 euro per un contratto di durata 18 mesi velocità compresa tra 300Mbit/s – 1Gbit/s. Per connessioni che offrono velocità pari ad 1 Gbit il voucher potrà essere aumentato di un ulteriore contributo fino a 500 euro a fronte di costi di allaccio alla rete sostenuti dai beneficiari;
  • B, con contributo di connettività pari a 500 euro per un contratto di durata di 18 mesi per tale tipologia di voucher è prevista una soglia di banda minima garantita pari ad almeno 30 Mbit/s);
  • C, con contributo di connettività pari a 2.000 euro per un contratto della durata di 24 mesi che garantisca il passaggio ad una connettività con velocità massima in download superiore ad 1 Gbit/s. Il voucher potrà essere aumentato di un ulteriore contributo fino a 500 euro a fronte di costi di allaccio alla rete sostenuti dai beneficiari. Per tale tipologia di voucher è prevista una soglia di banda minima garantita pari ad almeno 100 Mbit/s.

Ultimi consigli utili

Manca poco più di un mese per richiedere l’agevolazione. In effetti permette di risparmiare sulla bolletta del telefono e di internet, almeno per la durata del contratto. Ma è un buon incentivo da una parte per migliorare la connettività e la velocità delle prestazioni e dall’altra alleggerite i conti aziendali, già provati dalla crisi. Per eventuali richieste di chiarimenti è possibile formulare una domanda in forma scritta, da inviare all’indirizzo di posta elettronica info@infratelitalia.it.

Bonus figli disabili: le date di pagamento di novembre 2022

Importanti novità per chi ha figli disabili, infatti sono note le date del pagamento di novembre 2022 per il bonus figli disabili.

Bonus figli disabili: ecco le date di pagamento di novembre 2022

L’articolo 1 commi 365 e 366 della legge di bilancio 2021 ha introdotto il bonus figli disabili. Si tratta di un bonus mensile di 150 euro, a cui si aggiungono eventuali maggiorazioni ( fino ad un massimo di 500 euro mensili) erogato per i genitori disoccupati o monoreddito, con a carico uno o più figli con disabilità. Attualmente è prevista l’erogazione per gli anni 2021, 2022 e 2023 con stanziamento di 5 milioni di euro per ciascun anno.

Il Bonus disabili è inoltre cumulabile con il Reddito di Cittadinanza.

Per i percettori nel mese di ottobre 2022 vi è stata però una brutta notizia, infatti, non hanno ricevuto il pagamento, ufficiosamente sembra che la motivazione sia la mancanza di fondi. Nel mese di novembre 2022 sono invece partite le nuove erogazioni. Sono molti quindi a chiedersi quando sarà pagato il bonus disabili di novembre 2022?

Le date ufficiali in cui sarà erogato il pagamento del bonus disabili per il mese di novembre 2022 sono 3:

  • 3 novembre;
  • 8 novembre;
  • 11 novembre.

Questo vuol dire che coloco che ancora non hanno ricevuto gli importi potranno riceverli domani. I caso di mancata erogazione è consigliata la visione del fascicolo previdenziale del cittadino disponibile sul sito Inps. Si può accedere all’area personale solo se si è in possesso di credenziali Spid, Cie o CNS.

A chi spetta il bonus disabili?

Ricordiamo che il bonus disabili per ora è confermato anche per il 2023 e di conseguenza è ancora possibile presentare domanda e ottenere anche gli arretrati. Ecco chi sono i destinatari del bonus disabili:

  • i nuclei familiari monoparentali (un solo genitore) con almeno un figlio con disabilità a carico;
  • i genitori disoccupati: soggetti privi di impiego o con reddito all’anno che non supera gli 8.145 euro (se dipendenti) o i 4.800 euro (se autonomi);
  • genitori monoreddito: nuclei che vivono in via esclusiva dell’attività lavorativa di un solo individuo, sia pure svolta a favore di più datori di lavoro. Rientrano in questa categoria anche le famiglie con redditi da pensione. Per questa tipologia di nucleo, l’Inps specifica che non si fa riferimento al possesso di una abitazione, mentre si tiene conto di eventuali altri sostegni percepiti in via assistenziale;
  • infine i figli legittimi o legittimati, gli adottivi, i figli naturali, i minori di età solo se fiscalmente a carico e con una disabilità pari ad almeno il 60%.

Ecco quali aumenti pensioni scatteranno dal 1° gennaio. Simulazioni

Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti ha firmato il decreto di adeguamento delle pensioni al costo della vita. Ecco quanto percepiranno in più gli italiani dal 1° gennaio 2023 con gli aumenti pensioni.

Aumenti pensioni 2023 del 7,3%

Le pensioni sono adeguate annualmente in base all’indice dell’inflazione. L’adeguamento avviene il 1° gennaio di ogni anno in base ai dati sul costo della vita registrati a inizio novembre. Con il decreto firmato ieri è stata disposta la perequazione con un aumento pensioni del 7,3%. Deve però essere ricordato che quest’anno dal mese di ottobre i pensionati che percepivano un assegno lordo inferiore a 2.692 euro hanno ricevuto un aumento del 2%. Si è trattato di un anticipo rispetto all’aumento pensioni di gennaio 2023 e questo perché l’inflazione troppo elevata ha creato problemi con la gestione delle spese quotidiane. A ciò deve essere aggiunto che nel mese di novembre 2022, gli italiani hanno percepito un ulteriore aumento dello 0,2% che costituisce il conguaglio della perequazione in base all’inflazione reale dell’anno 2021.

Come sono calcolati gli aumenti della pensione?

Gli aumenti di gennaio sono calcolati sempre in base ai dati provvisori dell’inflazione dell’anno precedente così come rilevati nel mese di novembre. Nel corso dell’anno arrivano però i dati definitivi sull’inflazione e di conseguenza i pensionati, solitamente nel mese di gennaio dell’anno successivo, ricevono questo conguaglio pari alla differenza tra i dati provvisori e i dati reali.

Nel mese di gennaio 2022 i pensionati avevano ricevuto l’importo calcolato su un’inflazione provvisoria di 1,7%, registrata nel mese di novembre 2021. I dati definitivi hanno portato a rilevare un’inflazione reale per il 2021 all’1,9%. Questo implica che i pensionati avrebbero dovuto ricevere nel mese di gennaio 2023 il conguaglio dello 0,2% (differenza tra i dati provvisori e i dati definitivi sull’inflazione 2021). Al fine di agevolare i pensionati, questo conguaglio è stato anticipato al mese di novembre, ecco perché gli importi sono stati superiori rispetto a quanto generalmente percepito. Ricordiamo che nel mese di novembre i pensionati con un assegno inferiore a 1.538 euro lordi hanno ricevuto anche il bonus di 150 euro.

A quanto ammonta l’aumento pensioni a gennaio 2023?

Si è detto che il Ministro Giorgetti ha firmato il decreto che autorizza l’Inps ad aumentare le pensioni del 7,3%. Questo vuol dire che su un importo lordo di 1.000 euro, l’aumento sarà di 73 euro. Naturalmente occorre poi valutare l’effetto delle imposte che sono trattenute dall’assegno pensionistico che dipendono dall’aliquota applicata. Proprio tali aumenti secondo molti potrebbero generare il fenomeno del drenaggio fiscale.

Dai primi dati emerge che l’importo della pensione minima sale da 525,38 a 563,73 euro, l’aumento dovrebbe essere di 38 euro netti. In base ai calcoli effettuati da Il Sole 24 ore, l’aumento per una pensione di 1.000 euro lordi dovrebbe essere di 52 euro netti. Chi percepisce una pensione lorda di 2.000 euro, dovrebbe ricevere un aumento netto di 100 euro.

Cartelle esattoriali, sanzione solo al 5% e altri cinque anni per pagare

Cartelle esattoriali arrivano le novità sulla nuova manovra che prevede una tregua per le famiglie e le imprese, i dettagli in merito ai debiti dei contribuenti.

Cartelle esattoriali, in attesa del nuovo decreto aiuti

In attesa del nuovo decreto aiuti arrivano delle novità per le cartelle esattoriali. Già dalla fase di campagna elettorale il premier Meloni ha parlato di pace fiscale e riduzione delle tasse. Più che altro una tregua per le famiglie e le imprese per un determinato periodo che possa permettere di rimettersi in linea con i pagamenti. Anche perché gli ultimi due anni sono stati davvero difficili tra Covid, guerra nel cuore dell’Europa, inflazione e crisi mondiale.

Lo stesso lo h ribadito anche il ministro all’economia Giorgetti che ha parlato di “tregua fiscale”. Inoltre nella legge di bilancio si prevede anche il rinnovo per i primi mesi del 2023 delle misure relative ai crediti di imposta a favore delle imprese per l’acquisto di energia e gas. Anche al contenimento degli oneri generali di sistema per le utenze di energia e gas ed al taglio a 5% dell’Iva sui consumi. Una misura che serve soprattutto per i soggetti con bassi redditi.

Le novità previste dal decreto

In merito alle cartelle esattoriali le novità dovrebbe essere su più fronti. Una sanatoria che potrebbe vedere un “saldo e stralcio” per chi vuole mettersi in riga. Per pagare sembra essere possibile farlo attraverso una rateizzazione fino a cinque anni. Per un debito fino a 2500 euro il debitore dovrà pagare solo il 20% dell’importo dovuto. Una misura solo per chi ha un reddito fino a 25 mila euro. Per le stesse persone è anche possibile un condono totale delle cartelle esattoriali fino a 1000 euro.

Tuttavia un grande problema rimane quello delle cartelle inesigibili. Secondo Maurizio Leo, responsabile economico di Fdl e viceministro dell’Economia, “l’Agenzia delle entrate deve togliere di mezzo le cartelle inesigibili, perché li non ci sarà di che recuperare e comunque parliamo di importi inferiori al costo di recupero”. Infine in caso di importi e redditi superiori l’imposta andrebbe pagata per intero, ma quel circa 40% di sanzioni e interessi verrebbero sostituiti da una assai più modesta maggiorazione del 5%, con un comodo pagamento in rate decennali.

Tredicesima 2022, alcuni pensionati non la percepiranno

La tredicesima 2022, tanto utile alle famiglie, non sarà per tutti. Di seguito i pensionati che non la percepiranno quest’anno e la motivazione.

Tredicesima 2022,  aiuta molto le famiglie

La tredicesima mensilità è un grande aiuto per le famiglie. Soprattutto in vista del Natale e del Capodanno permette di sostenere le spese delle feste senza troppe rinunce. Tanto che un tempo veniva chiamata “gratifica natalizia“, proprio perché concessa a dicembre prima del periodo natalizio. Tutt’oggi spetta a chi ha un contratto di lavoro, sia a tempo determinato che indeterminato. A percepirla sono anche i pensionati che spesso sono proprio coloro che maggiormente contribuiscono ai nuclei familiari dei figli.

Tuttavia la tredicesima è sempre attesissima dai lavoratori e dai pensionati. Proprio perché si ha “un’entrata/stipendio” in più nel mese di Dicembre. Quindi si tratta di avere a disposizione dei soldi in più. Possibilità che ovviamente non hanno i lavoratori autonomi o i disoccupati.

I soggetti che non la percepiranno

La regola di base è che la tredicesima spetta a tutti i pensionati. Ma ci sono dei pensionati che non potranno contare sulla doppia mensilità dicembrina. Infatti non la percepiranno tutti coloro che hanno avuto acceso alle pensioni anticipate. La pensione anticipata con 64 anni di età e 38 anni di contribuzione è una prestazione economica erogata, a domanda, ai lavoratori dipendenti e autonomi che maturano, entro il 31 dicembre 2022, un’età anagrafica di almeno 64 anni e un’anzianità contributiva minima di 38 anni.

Non potranno avere la tredicesima 2022 anche i percettori di indennità di frequenza. Secondo l’Inps si tratta di tutti coloro che ricevono una prestazione economica, erogata su domanda, finalizzata all’inserimento scolastico e sociale dei minori con disabilità fino al compimento della maggiore età. Rientrano nella categoria coloro che hanno difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie dell’età. Nonché ai minori ipoacusici che presentano una perdita uditiva superiore a 60 decibel nell’orecchio migliore nelle frequenze di 500,1000, 2000 hertz, che soddisfano i requisiti sanitari e amministrativi previsti per legge. Infine sono esclusi dalla mensilità della tredicesima anche coloro che usufruiscono dell’indennità di accompagnamento.

Tredicesima 2022, l’elenco di chi la percepisce in misura ridotta

Riceveranno la tredicesima in forma ridotta i neo pensionati. Loro si la riceveranno, ma calcolata sugli effettivi mesi di pensione. Il calcolo non è difficile. Basta dividere l’importo mensile della propria pensione per dodici. La cifra ottenuta andrà poi moltiplicata per il numero dei mesi effettivi di pensionamento. L’importo ottenuto mediante il calcolo appena indicato sarà però soggetto a trattenute IRPEF.

 

 

Facebook: Zuckerberg licenzia 11.000 dipendenti Meta. Ecco perché

Il mondo dei social è in fermento, infatti dopo l’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk, con conseguente licenziamento di molti lavoratori, il 50%, è Mark Zuckerberg a licenziare i dipendenti di Meta, che controlla Facebook, Whatsapp e Instagram. Zuckerberg licenzia 11.000 dipendenti, ma cosa succede?

Zuckerberg licenzia 11.000 dipendenti Meta

È la prima volta che succede da quando Zuckerberg ha fatto il suo ingresso nel mondo dei social network rivoluzionando il mondo dei contatti sociali. Fino ad oggi c’erano solo state assunzioni. Il colpo è duro, infatti gli 11.000 licenziamenti Meta effettuati da Zuckerberg riguardano il 13% del personale. I licenziamenti hanno riguardato soprattutto l’area di gestione del personale, ma non solo. La decisione è arrivata dopo il crollo del valore delle azioni di Meta e dopo il crollo del patrimonio personale di Zuckerberg.

Nel comunicato ha fornito anche indicazioni per l’accompagnamento all’uscita dall’azienda. I dipendenti licenziati potranno avere 16 settimane di busta paga base, a cui si aggiungono due settimane aggiuntive per ogni anno di lavoro in azienda. I dipendenti riceveranno la remunerazione per tutte le ferie maturate ed evidentemente non godute. Infine, per 6 mesi sarà assicurata la copertura per l’assicurazione sanitaria per i dipendenti e per le loro famiglie. Al fine di aiutare i lavoratori a trovare una nuova occupazione, i dipendenti riceveranno 3 mesi di assistenza da parte di Meta.

Perché Zuckerberg licenzia 11.000 dipendenti Meta ( facebook, Instagram Whatsapp)?

Il motivo dichiarato alla base di questa scelta sono le previsioni di crescita di Meta troppo ottimistiche e quindi è stato assunto troppo personale. Per Zuckerberg, che ha dato la notizia dei licenziamenti con un comunicato, è necessario procedere a snellire la struttura dei più importanti social e in particolare Facebook.

Che ci sia una fuga di utenti dai social canonici è un problema reale. La stessa fuga, unita al proliferare degli account fake su Twitter, ha portato a un ribassamento del valore del noto social, poi acquistato da Elon Musk. Sono molti a ritenere che l’acquisto sia giunto al completamento solo perché, viste le trattative, l’improvviso dietro front di Musk lo avrebbe esposto a penali. Il fatto che Elon non sia convinto dell’investimento si è notato con il licenziamento che è conseguito all’acquisto, prima dei vertici e poi degli altri dipendenti, il 50%. In questo caso però l’eccessiva fretta ha portato errori e Musk per alcuni sta procedendo al reintegro.

È stata annunciata anche un’altra novità, cioè il pagamento per la spunta blu che certifica che trattasi di profili verificati, non fake. Emerge quindi il desiderio di Musk di rimpicciolire Twitter, ma renderlo allo stesso tempo produttivo attraverso il pagamento e la particolare affidabilità che acquisterebbe con i profili verificati. Di fatto molti utenti ora lasciano anche twitter.

Questo ulteriore licenziamento Meta sembra suggerire che l’attrattiva dei social canonici sia in declino e che sempre più le persone preferiscano canali di comunicazione alternativi e in un certo senso più liberi. L’effetto del licenziamento Meta è stato comunque subito avvertito dalla Borsa, infatti a Wall Street Meta sale del 5,37%.

Grana superbonus, scende al 90%, ma potrebbe essere abolito

Grana superbonus per il nuovo Governo, tanto che la percentuale scenderà al 90%. Ma non si esclude la possibilità che sia abolito, ed ecco il motivo.

Grana superbonus, la percentuale scende al 90%

Possiamo dire “Addio” al superbonus così come lo abbiamo sempre conosciuto. O per lo meno così come è stato introdotto dal Decreto rilancio, durante Governo Conte nel 2020. Fino ad ora le detrazioni sono state pari a 110% su spese per migliore gli immobili da punto di vista energetico e sismico. Tuttavia attualmente è in vigore per gli appartamenti all’interno dei condomini, ma non nelle villette o nelle proprietà unifamiliari.

Anche se a causa dei problemi sulle cessioni dei crediti edili, il sussidio ha un pò inceppato il mercato e le imprese operanti nel settore edili. E così molte aziende si trovano ancora con cassetti pieni di crediti che nessuno vuole comprare, come gli istituti di credito. Stessa cosa vale anche per Poste italiane che negli scorsi giorni ha dichiarato stop all’acquisto dei crediti edili. Ma che si concentrerà solo sulle pratiche in lavorazione.

Come cambieranno le detrazioni?

Il Governo Meloni vuole rivoluzionare il superbonus muovendosi su due strade. La prima è quella di abbassare l’aliquota dal 110% al 90%. La seconda è quella di riaprire anche alle case unifamiliari. Così la detrazione passerà dal 110% al 90%. Ma per i condomini resterà invariata per tutto il 2023, poi andrà a scendere. Mentre si riapre la possibilità per le abitazioni unifamiliari ma solo se:

  • l’immobile è prima casa;
  • il reddito del richiedente deve essere sotto i 15 mila euro.

Almeno questo è quanto previsto fino a questo momento perchè le risorse potrebbero presto esaurirsi. Secondo i dati Enea di settembre 2022, gli investimenti ammessi alle detrazioni sono pari a 51 miliardi, mentre le detrazioni previste a carico dello stato circa 56 miliardi. Ma il vero problema sempre essere legato alla cessione del credito che non riparte come dovrebbe.

Grana superbonus, potrebbe così essere eliminato

Se i fondi a disposizione finiscono, anche il superbonus potrebbe essere abolito in modo definitivo. Anche perché secondo il Ministro dell’economia Giorgetti: “il superbonus pesa oltre le stime e pregiudica altre misure”. Inoltre i bonus edilizi stanno causando rilevanti maggiori oneri rispetto alle stime. Si parla di scostamenti pari a 37,8 miliardi sull’intero periodo di previsione.

In particolare, per gli anni 2023-2026, i maggiori oneri determinano un peggioramento della previsione delle imposte dirette per importi compresi tra 8 e 10 miliardi in ciascun anno, “che potrebbe pregiudicare l’adozione di altre tipologie di intervento“, ha riferito il ministro sottolineando peraltro che gli oneri del Superbonus potrebbero salire ulteriormente a fine anno.

Giorgetti: flat tax incrementale per le partite Iva in regime ordinario

Il Ministro dell’economia e delle finanze ha anticipato in audizione davanti alle commissioni speciali di Camera e Senato l’ipotesi di applicare la flat tax incrementale alle partite Iva che operano al di fuori del regime forfetario, quindi in regime ordinario.

Giorgetti anticipa: potrebbe arrivare la flat tax incrementale per le partite Iva in regime ordinario

Una novità importante potrebbe arrivare per professionisti e imprese che per limiti di reddito o per scelta operano in regime ordinario e quindi non si avvalgono delle semplificazioni fiscali del regime forfetario. Potrebbero infatti avere un vantaggio fiscale sui redditi prodotti in più rispetto agli anni precedenti. Andiamo con ordine.

Il regime forfetario è un regime fiscale opzionale che attualmente può essere scelto dalle partite Iva che hanno redditi e compensi inferiori a 65.000 euro.

Allo studio del Governo c’è l’ipotesi di estendere il regime forfetario alle partite Iva con reddito fino a 85.000 euro o 90.000 euro. Nel frattempo il Ministro Giorgetti nell’audizione al Senato per l’illustrazione del Nadef ( Nota di aggiornamento al documento economico finanziario) ha anticipato che vi è l’intenzione di applicare la flat tax incrementale per le partita Iva che operano al di fuori del regime forfetario. Questo vorrebbe dire che per i compensi percepiti in più rispetto agli esercizi economici precedenti non si applicherà l’aliquota ordinaria, ma quella più bassa del 15%.

Nella dichiarazione afferma: i contribuenti titolari di redditi da lavoro o di impresa non aderenti al regime forfetario che potranno assoggettare ad aliquota del 15% una quota dell’incremento di reddito registrato nel 2022 rispetto al maggiore tra i medesimi redditi dichiarati e assoggettati all’Irpef nei tre anni d’imposta precedenti.

Di converso non si è parlato di applicazione della flat tax incrementale per le persone fisiche che quindi con molta probabilità continueranno a pagare l’Irpef con scaglioni progressivi.

Leggi anche: Flat tax, flat tax incrementale e fatturazione elettronica: le date

 

Mai più code agli sportelli con la nuova App Inail e servizio Intempo

Dal 7 novembre 2022 sono attive nuove funzionalità dell’App Inail che consentono di evitare le code agli sportelli. Ecco come funzionano.

App Inail “InTempo” addio code

Dal 7 novembre 2022 è attivo il nuovo servizio “InTempo” questo consente di prenotare da remoto il proprio posto in coda allo sportello ed eseguire il check-in nella sede Inail utilizzando lo smartphone. Una volta arrivati alla sede Inail in cui è stato prenotato l’appuntamento, basta inquadrare con lo smartphone il Qr Code. L’App trasmette immediatamente i dati anagrafici al sistema, quindi la registrazione è effettuata in automatico, inoltre sarà possibile selezionare l’area di assistenza a cui si è interessati per essere incanalati nella coda di proprio interesse. Non c’è quindi possibilità di sbagliare sportello.

A questo servizio si uniscono ulteriori funzionalità, tra cui il servizio “Inail risponde” che permette di inviare richieste di supporto attraverso i servizi online. Tutte le richieste sono salvate nella sezione dell’App Inail “le mie richieste”. Le richieste aperte possono essere successivamente annullate, oppure possono essere ulteriormente integrate, ad esempio con altra documentazione.

I prossimi 5 aggiornamenti dell’App Inail

Queste sono le principali novità introdotte dal 7 novembre 2022, ma l’Inail ha già reso noto che nei prossimi mesi ci saranno ulteriori 5 aggiornamenti dell’App che consentiranno nuove funzionalità. La prima sarà l’introduzione della “Chat con operatore”, disponibile dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 18.00. Contestualmente a tale aggiornamento sarà introdotta una nuova sezione che permette di visualizzare il documento di Certificazione unica, condividerlo o salvarlo in formato pdf.

Nel secondo dei 5 aggiornamenti sarà introdotto lo “sportello virtuale dei lavoratori” attraverso il quale consultare le pratiche e i relativi pagamenti e provvedimenti, scaricabili sempre in formato pdf .

Negli aggiornamenti successivi sarà introdotto l’assistente virtuale in formato chatbot, quindi con risposte “automatiche”.

L’ultimo aggiornamento è attualmente ancora in corso di studio e sarà dedicato agli utenti che hanno avuto delle amputazioni. Lo stesso nasce dalla collaborazione con i medici del Centro protesi di Vigorso di Budrio e prevede forme di assistenza specifica tra cui anche un corso di fisioterapia in 3D.

Bando Bit 2022: risorse per le imprese che aumentano la sicurezza sul lavoro

Dal giorno 7 novembre 2022 le imprese possono richiedere l’accesso ai contributi del bando Bit 2022 promosso dall’Inail con il centro di competenza Artes 4.0. I contributi sono volti a finanziare fino al 50% delle spese sostenute per l’aumento della sicurezza.

Bando Bit 2022: a chi è rivolto?

Il bando Bit 2022 prevede il riconoscimento di un contributo fino al 50% delle spese sostenute dalle imprese per progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale finalizzati alla riduzione del fenomeno infortunistico/tecnopatico o al miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori. Le risorse messe a disposizione sono due milioni di euro e ogni impresa può ricevere un importo del 50% per spese comprese tra 100.000 euro e 140.000 euro.

La domanda per accedere ai fondi del bando Bit 2022 possono essere presentate da start up, micro imprese, piccole, medie e grandi imprese, queste possono partecipare in forma singola o come partenariato. La procedura è aperta dal giorno 7 novembre e fino al giorno 16 gennaio 2022. La domanda deve essere presentata sulla piattaforma https://retecompetencecenter4-0-italia.it/artes/

Ogni impresa può presentare un solo progetto, lo stesso deve però essere ben dettagliato. In particolare deve prevedere:

  • un piano di intervento concreto e devono essere specificati in modo molto meticoloso i benefici in termini di aumento della sicurezza sul luogo di lavoro che il progetto può avere.
  • inoltre, visto il partenariato con Artes 4.0, il progetto deve prevedere il coinvolgimento nella fase di ricerca contrattuale e consulenza tecnologica del Centro di Competenza ARTES 4.0.

Chi è Artes 4.0?

Artes 4.0 è un’associazione senza fini di lucro riconosciuta dal Ministero dello Sviluppo Economico nell’ambito degli interventi connessi al Piano nazionale Industria 4.0 con focus di alta specializzazione nell’ambito delle aree della robotica avanzata e delle tecnologie digitali abilitanti collegate.
Artes 4.0 viene riconosciuto come soggetto di diritto pubblico a cui è associata anche l’Inail e diversi centri di ricerca universitaria.

Quali progetti possono essere finanziati con il bando Bit 2022 ( sicurezza sul lavoro)?

I progetti ammessi al finanziamento riguardano in modo specifico le aree:

a. Robotica e macchine collaborative;
b. Intelligenza Artificiale;
c. Sistemi di controllo model-based per sistemi multivariabili;
d. Tecnologie per l’ottimizzazione real-time di processo;
e. Applicazioni e tecnologie per archiviazione ed elaborazione di dati;
f. Infrastrutture software di base;
g. Tecnologie per la cyber-security;
h. Realtà aumentata e virtuale e sistemi di telepresenza multisensoriale;

I. Tecnologie robotiche e di realtà aumentata e di sistemi di sensori per la manutenzione predittiva e training;
j. Sensori realizzabili con diverse tecnologie;
k. Sviluppo e caratterizzazione materiali avanzati;
l. Digitalizzazione e robotizzazione di processi;
m. Tecnologie, reti e sistemi e comunicazione, wireless e wired.

Leggi anche: Bando Cultura Crea Plus: domande dal 7 novembre. Le imprese che possono accedere