Superbonus 110%, tutto quello che non vi hanno mai detto

Il superbonus 110% non è la soluzione per ristrutturare le case, soprattutto in condominio, ci sono molte cose che sono state omesse, eccole.

Superbonus 110%, le difficoltà in condominio

Il Superbonus 110% ormai ha lasciato il suo posto al superbonus 90%, ma ha lascito dietro di se non pochi problemi. Il Superbonus è l’agevolazione fiscale disciplinata dall’articolo 119 del decreto legge n. 34/2020 (decreto Rilancio), che consiste in una detrazione del 110% delle spese sostenute a partire dal 1 luglio 2020 per la realizzazione di specifici interventi finalizzati all’efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici.

Tra gli interventi agevolati rientra anche l’installazione di impianti fotovoltaici e delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici. Nelle villette ed unità indipendenti il superbonus sembra aver funzionato, ma nei condomini si è trasformato in un’ipoteca per la casa per molti motivi.

Superbonus 110%, alcune cose non dette

Gli amministratori di condominio hanno puntato molto ad effettuare i lavori del superbonus nei condomini che gestiscono. E’ anche vero che, come tutti i lavori eseguiti dal condominio, hanno un guadagno pari al 3%. Ma in molte delibere forse alcune cose non sono state spiegate molto bene. Ad esempio chi non è in regola con il pagamento delle spese condominiali riferibili ai lavori non avrebbe maturato alcun diritto alla detrazione fiscale.

Inoltre gli eredi di immobili locati a terzi non hanno diritto ad ereditare il 110 eseguito sul condominio. Altra cosa che spesso non è stata portata a conoscenza dei condomini è che la cessione del credito non è così semplice come sembra e sono tante le attività che hanno i cassetti fiscali piani di crediti non ancora ceduti. In particolare per la cessione del credito ad un soggetto diverso dall’impresa, bisogna prima pagare le fatture all’impresa. Oppure quest’utima avrebbe trattenuto una somma dall’importo dei lavori.

Infine in alcune assemblee non è spesso detto dei rischi dell’operazione derivanti da due aspetti. Uno è che alcuni cessionari potevano bloccare le pratiche di cessione del credito per modifiche alla legge. E l’altro è che se l’impresa inizia i lavori, ma poi non riesce a rivendere i propri crediti, saranno gli stessi condomini a dover pagare.

Cosa sta succedendo in molti condomini?

A questo punto la situazione che si sta creando è che ci sono molti lavori bloccati, anche con ponteggi montati e mai smontati. Ed ancora spese sostenute dalle aziende che ancora non sono recuperate. In tutto ciò anche l’Agenzia delle entrate ha effettuato degli accertamenti ed è emerso che qualcuno ha utilizzato il bonus senza averne diritto. Quindi deliberando i lavori si è deliberata una vera e propria ipoteca a favore dell’Agenzia delle entrate. Un’ipoteca non in senso stretto, ma intesa come legittimazione del fisco ad agire per il recupero delle somme.

Rivalutazione pensioni: chi la riceverà a marzo 2023?

Non tutti i pensionati hanno ricevuto la rivalutazione della pensione nel mese di gennaio 2023, infatti chi ha un assegno pensionistico 4 volte superiore al minimo ha visto posticipare tale diritto. Con un comunicato del 24 gennaio 2023 l’Inps ha reso noto quando potranno ricevere l’importo definitivo per l’anno 2023.

Comunicato Inps: ecco quando i pensionati potranno ricevere la rivalutazione pensioni

I pensionati con un assegno pensionistico 4 volte superiore al minimo nel mese di gennaio hanno avuto la brutta sorpresa di non ricevere l’importo rivalutato in base all’inflazione registrata nel mese di novembre 2022. Naturalmente non sono mancate le polemiche. Inizialmente l’Inps aveva annunciato che tali soggetti avrebbero ricevuto la rivalutazione nel mese di febbraio 2023, ma con un comunicato pubblicato il 24 gennaio hanno purtroppo ricevuto un’ennesima delusione, infatti viene ancora posticipata la rivalutazione delle pensioni per coloro che percepiscono un importo superiore a 4 volte il trattamento pensionistico minimo, cioè 2.101,52 euro.

In base a quanto emerge dal comunicato, questi soggetti potranno ricevere il trattamento pensionistico rivalutato dal mese di marzo. Fortunatamente non perderanno gli arretrati, infatti nello stesso mese riceveranno anche gli importi maturati e non percepiti nei mesi di gennaio e febbraio. Formalmente tale slittamento è dovuto al tentativo da parte dell’Inps di erogare trattamenti pensionistici non dovuti per dover poi introitare nuovamente le somme indebitamente corrisposte.

A quanto ammonta la rivalutazione pensioni?

A questo proposito deve essere inoltre ricordato che la rivalutazione delle pensioni fino all’importo di 2.101,52 euro è al 100%, ma la legge di Bilancio 2023 al comma 309 dell’articolo 1 ha stabilito percentuali di rivalutazione diverse per gli importi superiori a tale somma. In particolare la rivalutazione viene effettuata al:

  • 85% per importi compresi tra 2.101,52 e 2.625 euro;
  • 53% per importi compresi tra 2.626 e 3.152 euro;
  • 47% per importi compresi tra 3.153 e 4.203 euro;
  • 37% per importi compresi tra 4.204 e 5.253 euro;
  • 32% per importi superiori a 5.254 euro.

Leggi anche: Allarme pensioni: brutte notizie per chi aspetta la riforma

Nonni italiani, contribuiscno al bilancio familiare al 40%

I nonni italiani rappresentano un valore importantissimo per le famiglie. A volte aiutano il bilancio familiari, altre da baby parking, tutti i dettagli.

Nonni italiani, per il 40% salvano i bilanci familiari

Le famiglie sono sempre più in difficoltà a causa degli aumenti sia delle bollette energetiche, ma anche dell’inflazione che non dà tregua. Per una famiglia mantenere i figli è comunque una spesa, che diventa sempre più difficile, ma se si “stringe la cinghia” piano piano si affronta. Ad aiutare la situazione sono proprio i nonni italiani, che contribuiscono al bilancio familiare e a volte sono la salvezza per le mamme lavoratrici.

Da una rilevazione online della Coldiretti, divulgata in occasione dell’assemblea dei Senior della Coldiretti, pari sia emerso che in quattro famiglie italiane su dieci (40%) sono i nonni a salvare il bilancio messo a dura prova dall’inflazione che colpisce il carrello della spesa con l’esplosione dei costi dell’energia a causa della guerra in Ucraina.

Nonni italiani, il loro contributo alle famiglie

Secondo il rapporto tra gli italiani che beneficiano della presenza di un pensionato in casa, il 63% dichiara che i nonni sono un fattore determinante per contribuire al reddito familiare. Magari grazie alla pensione, riescono ad aiutare a pagare la spesa, le bollette o qualche regalo per i nipoti. Mentre per il 22% sono un valido aiuto per accudire i nipoti. Questo permette alle famiglie di risparmiare sui servizi di doposcuola e baby sitter. Servizi molto utili, ma che spesso gravano troppo sulle tasche degli italiani, soprattutto in quei nuclei dove c’è  la necessità sia alle mamme che ai papà di andare a lavorare.

Infine il 15% trova nei nonni un aiuto anche lavorativo, soprattutto in quelle attività legate al mondo dell’agricoltura, dell’artigianato e del commercio. Del resto molti nonni è vero che sono in pensione, ma hanno un bagaglio di conoscenza e di esperienza che un giovane imprenditore non può mai avere. Quindi spesso sono la vena saggia all’interno di piccole realtà economiche.

Le parole del Presidente di Coldiretti

Il commento del Presidente di Coldiretti rispecchia esattamente la situazione delle famiglie italiane: “Considerata per anni a torto come una forma arcaica da superare, la presenza degli anziani all’interno della famiglia si sta dimostrando fondamentale per molti cittadini” afferma il Presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nel sottolineare che “la solidarietà tra generazioni è un modello vincente per vivere e stare bene insieme e non un segnale di arretratezza sociale e culturale come è stato spesso affermato“.

Infine i nonni sono il patrimonio della nostra terra. Sono l’esperienza e la cultura che permettono a questo paese di progredire e di aiutare le famiglie a fine mese. A volte basta mettere in tavola un buon piatto di spaghetti per riunire insieme tutta la famiglia e trascorrere qualche momento di serenità. Del resto i nipoti sono spesso felici di godere della presenza dei propri nonni, anche perché è solo con loro che passa qualche capriccio in più.

 

Nuova Sabatini 4.0, in arrivo nuove risorse

Il sottosegretario al ministero delle Imprese e al Made in Italy, Massimo Bitonci, intervenuto al Forum dei Commercialisti e degli Esperti Contabili, ha sottolineato che sono in arrivo i fondi per la Nuova Sabatini Formazione 4.0. Ecco chi potrà ottenere le agevolazioni.

Nuova Sabatini 4.0: occorrono nuove regole per semplificare l’accesso

Il Forum dei Commercialisti e degli Esperti Contabili è sempre un’occasione di incontro importante e mette a disposizione innumerevoli spunti. La prima cosa sottolineata da Massimo Bitonci  nel suo intervento è che, in uno scenario di crescita delle imprese, è necessario rivedere la disciplina della Nuova Sabatini in modo che non insorgano più controversie con l’Agenzia delle Entrate. Vi devono quindi essere regole semplici che non abbiano bisogno di interpretazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Questa dichiarazione va nella stessa direzione indicata da Maurizio Leo, sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze che nell’introdurre la riforma fiscale ha sottolineato che vi è bisogno di semplificare e ridurre il ricorso a istanze di interpello.

Leggi anche: Riforma fiscale: pronta la nuova bozza. Ecco cosa contiene

Credito di imposta per la formazione dei dipendenti

Le imprese che vogliono innovare potranno continuare quindi a usufruire del riconoscimento di un credito di imposta per le imprese che decidono di portare innovazione al loro interno attraverso un adeguato piano di formazione. Le spese agevolabili sono:

  • costi del personale relativo alle ore di formazione 4.0;
  • spese connesse al progetto di formazione, ad esempio spese di viaggio, spese per i formatori, materiali comunque connessi alla formazione stessa;
  • esborsi a titolo di consulenza;
  • spese indirette relative al progetto di formazione.

Per potersi avvalere del credito di imposta è necessario indicarlo nella dichiarazione dei redditi inerente al periodo in cui la spesa è stata sostenuta, ad esempio nella dichiarazione 2023 per le spese sostenute nel 2022, e negli esercizi successivi fino alla completa copertura del credito di imposta maturato. Il credito di imposta può essere fatto valere esclusivamente a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello di sostenimento delle spese ammissibili utilizzando i modello F24, generalmente utilizzato per la compensazione dei crediti di imposta.

Nuova Sabatini 4.0 e green: arrivano nuovi fondi

Il sottosegretario Bitonci ha annunciato lo stanziamento dei fondi per la Nuova Sabatini a partire dal mese di marzo 2023.

La Nuova Sabatini prevede il riconoscimento del credito di imposta per l’acquisto o il leasing di nuovi macchinari dotati di tecnologia 4.0. Tra i “macchinari” agevolabili vi sono anche software, hardware, beni strumentali, attrezzature. Questi devono però incidere sulla produzione andandola a migliorare, inoltre la legge di bilancio 2020 ha previsto una specifica dotazione finanziaria volta ad agevolare gli investimenti in tecnologie green, cioè capaci di ridurre l’impatto ambientale della produzione. Per tali operazioni la domanda può essere presentata a partire dal 1° gennaio 2023 dalle PMI (Piccole e Medie Imprese).

Si ottiene un contributo in conto impianti determinato in misura pari al valore degli interessi calcolati, in via convenzionale, su un finanziamento della durata di cinque anni e di importo uguale all’investimento ad un tasso d’interesse annuo pari al 3,575 per cento.

Leggi anche: Contributi Nuova Sabatini Green per le imprese. Domande dal 1° gennaio

5 consigli per risparmiare sul conto corrente nel 2023

I costi che dobbiamo sostenere sono già parecchi, tra bollette, carburante, spesa alimentare e via dicendo. Nell’ultimo anno purtroppo i prezzi sono aumentati in modo significativo e l’obiettivo di molti italiani, attualmente, è quello di risparmiare il più possibile. Partiamo dunque da qualcosa di irrinunciabile, che tutti noi abbiamo, ma che prevede spesso dei costi piuttosto elevati: il conto corrente. Scegliere quello giusto può far risparmiare moltissimo e oggi vedremo insieme alcuni consigli utili per riuscirci. 

#1 Scegliere un conto corrente online

Innanzitutto, al giorno d’oggi aprire un conto online piuttosto che quello tradizionale è la prima cosa da fare per risparmiare e abbattere il più possibile i costi. Le banche che operano esclusivamente in rete come Banca Widiba sono infatti decisamente più convenienti e offrono vantaggi  da non sottovalutare. Naturalmente, non basta aprire un conto corrente online per avere la certezza di risparmiare: bisogna valutare le condizioni e le varie commissioni applicate dalla banca. In generale però optando per questa alternativa si può risparmiare in modo significativo. 

#2 Approfittare dei conti correnti azzerabili

Al giorno d’oggi vale sicuramente la pena approfittare dei conti correnti con canone azzerabile, come quello che viene offerto da Banca Widiba. Di cosa si tratta? Semplice: parliamo di conti che prevedono un canone mensile, ma che possono diventare estremamente più convenienti ad alcune condizioni specifiche. Nel caso di Banca Widiba, ad esempio, è possibile ridurre o azzerare completamente  il canone del conto aprendolo  prima del compimento dei 30 anni , scegliendo di accreditarvi lo stipendio, mantenendo  una determinata soglia di patrimonio o investendo in  risparmio gestito e amministrato. 

#3 Fare attenzione ai prelievi dagli sportelli ATM

Per risparmiare il più possibile sul conto corrente è importante anche prestare attenzione quando si preleva da uno sportello ATM del territorio. Quasi tutte le banche infatti prevedono delle commissioni, che però in alcuni casi si azzerano. Banca Widiba, per fare un esempio, offre la possibilità ai propri correntisti di prelevare da qualsiasi sportello ATM presente sul territorio italiano senza commissioni, a patto che l’importo sia superiore ai 100 euro. Questo è un dettaglio importante, che vale la pena conoscere per evitare spese extra inutili. 

#4 Controllare periodicamente l’estratto conto

È buona norma controllare periodicamente il proprio estratto conto, per essere sicuri che sia tutto regolare e che non siano stati effettuati pagamenti o prelievi dei quali si ignora la natura. È vero che se si apre un conto corrente presso una banca seria e affidabile è difficile rimanere coinvolti in truffe o in altre brutte situazioni, ma le precauzioni non sono mai troppe. Coloro che hanno scelto di affidarsi a una banca online, tra l’altro, hanno la possibilità di controllare il proprio conto corrente in qualsiasi momento e in modo estremamente semplice. Basta aprire l’apposita applicazione sullo smartphone e dare un’occhiata ai movimenti, senza la necessità di recarsi presso uno sportello fisico. 

#5 Mantenersi sempre aggiornati

Infine, per evitare brutte sorprese, conviene mantenersi sempre aggiornati. Le eventuali modifiche unilaterali del contratto effettuate dalla banca vanno lette, perché potrebbero essere svantaggiose per i clienti.

Alert Inps: il servizio che ti avvisa quando devi presentare una domanda

In Italia sono presenti numerosi bonus e aiuti di varia natura, ma spesso in questa sorta di giungla le persone si perdono, non vengono a conoscenza di loro diritti e lasciano scadere i termini per presentare istanza. Nasce per rispondere a questa problematica il servizio Alert Inps che avvisa le persone quando sono disponibili bonus o altre prestazioni a cui il soggetto può accedere. Ecco come funziona.

Cos’è l’Alert Inps: il servizio innovativo che ti avvisa se puoi presentare una domanda per prestazioni welfare

Negli anni appena trascorsi caratterizzati dall’emergenza Covid è capitato che per alcuni servizi molto pubblicizzati anche dai media, come il bonus psicologo ci siano state numerose domande al punto che molte persone pur avendo i requisiti non sono riuscite a ottenere la prestazione, mentre per altre prestazioni le domande sono state talmente poche che i fondi sono rimasti in parte inutilizzati. Questo effetto è dovuto al fatto che spesso le persone non sono a conoscenza dei diritti, ad esempio per l’Assegno Unico e Universale in un primo periodo le istanze sono state molto poche rispetto alla platea dei beneficiari al punto che l’Inps ha attivato diverse campagne volte a far conoscere questa prestazione.

Per far fronte a questa situazione l’Inps ha attivato il servizio Alert presentato con un comunicato del 24 gennaio 2023.

Come funziona il servizio Alert Inps?

La prima cosa da sottolineare è che il servizio di Alert Inps non sarà attivo in modo automatico, ma deve essere richiesto dal cittadino accedendo all’area riservata My Inps con l’uso di un codice di identità digitale Spid, Cie e Cns. Una volta entrati, è necessario andare alla voce Gestione consensi e successivamente selezionare l’opzione Adesione ai servizi proattivi”.

Effettuata tale scelta, nel caso in cui dovessero essere attivate delle prestazioni o dei bonus a cui il soggetto in base al suo profilo potrebbe avere diritto, riceverà una comunicazione dall’Inps. La comunicazione, o meglio l’alert Inps, sarà inviato tramite Sms, App Io o con e-mail, inoltre si potrà ricevere una notifica attraverso il servizio MyInps.

Leggi anche: App Io:cos’è, come scaricarla e quali servizi sono accessibili?

L’Alert Inps avvisa che vi è la possibilità di presentare una domanda e i termini di scadenza della stessa, inoltre consentono di essere guidati nella compilazione della stessa. Per chi, invece, ha già aderito a prestazioni Inps, ad esempio l’Assegno Unico e Universale, l’Alert Inps invierà comunicazioni, messaggi volti a indirizzare la persona verso i servizi complementari che dovessero essere resi disponibili.

Il sistema Alert Inps si avvale del supporto dell’intelligenza artificiale applicata a un software Open Source e si inserisce nell’ampio spettro di servizi messi a disposizione dall’Inps negli ultimi anni, come il consulente digitale Inps e il portale delle famiglie Inps.

Limiti del pignoramento sulle pensioni, come sono cambiati nel 2023

I limiti del pignoramento sulle pensioni Inps sono cambiati già a partire dal 2023, vediamo quindi cosa dice la normativa di riferimento.

Limite del pignoramento sulle pensioni, la legge di riferimento

La base del pignoramento è un debito non pagato da parte del pensionato. La legge 21 settembre 2022 n. 142, che ha convertito il Decreto Legge 9 agosto 2022 n. 115 (Decreto Aiuti bis), ha modificato i limiti di impignorabilità delle pensioni. Infatti l’art. 21 bis così prevede “Il settimo comma dell’ art. 545 del codice di procedura civile è sostituito dal seguente:

“Le somme da chiunque dovute a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione o di altri assegni di quiescenza non possono essere pignorate per un ammontare corrispondente al doppio della misura massima mensile dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000 Euro. La parte eccedente tale ammontare è pignorabile nei limiti previsti dal terzo, dal quarto e dal quinto comma nonché dalle speciali disposizioni di legge

Limiti del pignoramento sulle pensioni, innalzato valore

Il legislatore ha innalzato il limite sul pignoramento perché si è innalzato anche il valore del minimo vitale. Per quanto riguarda il pignoramento sulle pensioni è bene ricordare che queste possono essere pignorati presso l’Inps o presso il conto corrente dove questa è accreditata. Però se la pensione viene pignorata presso l’Inps, il creditore non può pignorare più di un quinto. Questo si calcola sul netto della pensione mensile, detta appunto minimo vitale.

Il minimo vitale è pari al doppio dell’assegno sociale e non può essere mai inferiore a mille euro. Pertanto se oggi l’assegno minimo è pari a 503,27 euro, il minimo vitale per il 2023 è di 1.006,54 euro. Ciò significa che ogni pensione può essere pignorata per massimo un quinto della parte che accedere i 1.006, 54 e comunque non può mai essere pignorata se non supera i mille euro. Per fare un esempio una pensione di 1200 Euro mensile, può essere pignorata solo per la parte eccedente i 1.000 Euro, ovvero solo un quinto di 200, per la somma trattenuta sarà pari a 40 Euro.

Il caso in cui il credito è l’Agenzia delle entrate

Una nota particolare spetta quanto il creditore è l’Agenzia delle entrate. Se il creditore è l’Agenzia Entrate Riscossione, il pignoramento ha una proporzione diversa. Infatti non è più un quinto, ma un decimo se la pensione mensile non supera le 2.500 euro. E’ invece di un settimo se la pensione supera i 2.500 euro. Infine per pensioni mensili superiore a 5.000 euro il pignoramento è di un quinto, sempre al netto del minimo vitale.

 

 

 

 

 

Acquisto casa all’asta, tutte le novità del Fisco per il 2023

25L’acquisto casa all’asta permette di acquisire un immobile ad un prezzo molto vantaggioso, ma il Fisco ha cambiato alcune regole del gioco.

Acquisto casa all’asta, in cosa consiste?

Acquistare casa all’asta può essere una soluzione per chi vuole comprare un immobile, perché spesso si può avere da un prezzo inferiore rispetto alla media del mercato. Le case all’asta costano poco principalmente per due ragioni: l’obiettivo della vendita non è guadagnare ma estinguere il debito dell’esecutatoad ogni asta deserta il giudice può ribassare la base d’asta. Tuttavia spesso sono immobili che derivano da fallimenti, persone che non sono state più capaci di pagare il mutuo e tanti altri motivi.

Le aste giudiziarie possono essere fatte in tribunale o anche telematicamente. Le aste immobiliari telematiche permettono di partecipare online, senza dover presentarsi in tribunale. Tuttavia è una particolare modalità di svolgimento di un’asta giudiziaria, proprio perché permetta la partecipazione direttamente da casa.  Per partecipare all’asta telematica occorre utilizzare una specifica piattaforma informatica messa a disposizione del soggetto che gestisce l’asta stessa.

Acquisto casa all’asta, come si considera l’Iva?

Quando si compra una casa all’asta da parte di un venditore soggetto all’Iva, l’acquirente è tenuto a considerare l’Iva tra i costi da sostenere. Se il debitore è soggetto Iva chi acquista l’immobile deve mettere in conto l’imposta sul valore aggiunto. La vendita all’asta segue la stessa logica di quella tra privati e quindi si calcola l’imposta sul bene aggiudicato. Nel caso in cui l’acquirente abbia i requisiti per beneficiare delle agevolazioni sulla prima casa, potrà pagare l’Iva con aliquota ridotta al 4%.

Oltre al pagamento dell’Iva occorre anche il versamento di un’ imposta di registro nella misura fissa di 200 euro. Tuttavia si devono anche considerare due imposte: ipotecaria e catastale. Queste due hanno un valore pari a 50 euro ciascuna. E questo vale per tutti quelli che comprano la loro prima casa.

Quando l’Iva non è dovuta?

L’iva non è dovuta nel caso in cui si opera tra privati o il soggetto non sta operando in ambito professionale, quindi esente dall’Iva. Anche in questo caso invece sono da versare le imposte di registro, ipotecaria e catastale dovute in misura diversa a seconda della natura dell’immobile con una base imponibile che dipende dal prezzo finale del bene aggiudicato.

Inoltre oltre al prezzo conveniente ci sono altri vantaggi sulle imposte dirette per chi acqusti un immobile all’asta. Se si tratta di una casa si ha una detrazione Irpef del 19% su interessi passivi e oneri accessori in caso di mutuo. L’importo massimo detraibile è pari a quattro mila euro. Quindi si ricorda che anche in caso di asta è possibile accedere ad un mutuo per aggiudicarsi l’immobile.

Riforma fiscale: pronta la nuova bozza. Ecco cosa contiene

Dopo aver cestinato la riforma fiscale per la quale già era stata emanata la legge di delega, il Governo si appresta a presentare una nuova legge di delega per la riforma fiscale e a dare le prime indiscrezioni sui lavori in atto è il viceministro dell’Economia Maurizio Leo che, al Forum dei Commercialisti e degli Esperti Contabili a Milano, ha presentato i pilastri su cui si sta lavorando per la legge di delega.

Riforma fiscale: parole d’ordine semplificare e armonizzare

L’obiettivo principale della riforma fiscale sarà la semplificazione del quadro normativo. Il primo punto fermo sarà la revisione del diritto tributario in modo che le norme italiane siano armonizzate con quelle dell’Unione Europea e di diritto internazionale. Inoltre è necessario armonizzare la normativa anche con lo Statuto del contribuente.

Saranno revisionati i vari testi unici in modo da arrivare a un nuovo codice tributario più semplice e lineare. Secondo quanto affermato ci sarà una riforma anche degli interpelli, strumento molto utilizzato dai contribuenti per avere delucidazioni precise su determinate questioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Riforma delle accise e delle aliquote Irpef

Secondo le dichiarazioni vi è l’intenzione di rivedere il sistema delle accise, ad oggi noi italiani conosciamo soprattutto, per il loro peso, le accise sui carburanti, ma non sono le sole che effettivamente versiamo, si tratta di imposte inglobate nel prezzo di vari prodotti, rappresentano entrate certe per lo Stato, ma un esborso spesso considerato eccessivo dai contribuenti.

Un altro obiettivo è semplificare le date degli adempimenti, oggi gli italiani si vedono costretti a fare dei veri e propri calendari con decine di scadenze ogni mese e il rischio di dimenticare qualche adempimento e avere sanzioni. Semplificare gli adempimenti vuol dire consentire anche il risparmio visto che dovrebbero scendere le spese sostenute per la gestione degli aspetti fiscali e tributari.

Per quanto riguarda l’Irpef l’obiettivo è ridurre le aliquote a tre e “addolcire” il sistema, implicherà forse l’eliminazione delle aliquote più alte?

Tra le semplificazioni che potrebbero essere adottate vi è il concordato preventivo biennale per le piccole imprese e semplificazione della riscossione e del contenzioso tributario.

Leggi anche: Accise mobili sui carburanti: cosa sono? Come funzionano?

Il testo della riforma fiscale dovrebbe essere in aula già agli inizi di marzo 2023.

Affitti brevi, tutte le novità e gli obblighi previsti per il 2023

Affitti brevi sono uno delle fonti di investimento immobiliare molto in voga, di seguito tutte le novità previste per il 2023.

Affitti brevi, ritorna l’obbligo di comunicazione

Per affitti brevi si intendono tutte quelle locazioni ad uso abitativo che hanno una durata inferiore a 30 giorni. E’ stipulato tra persone fisiche fuori dall’esercizio di impresa. Di solito sono le locazioni estive, in cui si prende l’immobile in affitto magari per qualche giorno vicino un luogo di attrazione turistica.

Per gli affitti vacanza, è tornato l’obbligo verso l’Agenzia delle Entrate; di comunicare i dati riferiti a questo tipo di contratti entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello della conclusione del contratto. L’adempimento riguarda:

  • coloro che esercitano attività di intermediazione immobiliare;
  • coloro che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da affittare.

Quali sono le somme da versare?

La locazione immobiliare di breve durata può essere gestita anche da professionisti del settore. Soprattutto si occupano di locare gli immobili in maniera continuativa anche turnazione degli ospiti, mensile o settimanale. Gli intermediari che intervengono nel pagamento o incassano i canoni di locazione devono effettuare, su quelle somme, una ritenuta del 21%. Tale ritenuta deve essere versata tramite Modello F24, con codice tributo “1919”.

Il codice tributo 1919 rubricato “Ritenuta operata all’atto del pagamento al beneficiario di canoni o corrispettivi, relativi ai contratti di locazione breve – articolo 4, comma 5, Decreto Legge n. 50/2017” deve essere utilizzato dal sostituto di imposta, alle scadenze mensili del giorno 16, con riferimento al mese precedente. In altre parole gli intermediari operano da sostituto d’imposta. Infine se il beneficiario non opta in sede di dichiarazione dei redditi per l’applicazione del regime della cedolare secca, la ritenuta si considera operata a titolo di acconto.

Altra novità che non è sfuggita alla Corte di Giustizia Europea è che con la sentenza del 22 dicembre 2022 si è confermato l’obbligo di comunicazione e pagamento anche per i gradi siti web immobiliari. Si fa riferimento a portali come Airbnb che hanno l’obbligo di comunicare all’Agenzia delle entrate i dati degli immobili locati.

Modalità  di trasmissione

I dati all’Agenzia delle entrate possono essere trasmessi attraverso Entratel/Fisconline direttamente o tramite gli intermediari, se residenti in Italia. Per la compilazione del file devono essere utilizzati i prodotti software resi disponibili gratuitamente dall’Agenzia delle entrate. Mentre per i soggetti non residenti in Italia,

  • se in possesso di una stabile organizzazione in Italia, trasmettono i dati per il tramite della stabile organizzazione, utilizzando il canale Entratel/Fisconline
  • se non in possesso di una stabile organizzazione, devono avvalersi di un rappresentante fiscale, il quale  provvede anche a richiedere l’attribuzione del codice fiscale dei soggetti rappresentati, qualora ne siano sprovvisti. In assenza di nomina del rappresentante fiscale, si considerano solidalmente responsabili per l’effettuazione e il versamento della ritenuta sui canoni/corrispettivi i soggetti residenti in Italia appartenenti allo stesso gruppo dei non residenti.