Dichiarazione redditi 2021: ultima chiamata per il ravvedimento

Sembrerà strano parlare di dichiarazione dei redditi 2021 dal momento in cui siamo entrati ufficialmente nella nuova stagione reddituale 2022. Fatto sta che occorre dare notizia dell’ormai imminente scadenza di quello che resta l’ultimo veicolo di sanatoria ammissibile per chi ha da sistemare l’adempimento del 2021, relativo all’anno di imposta 2020. Parliamo del ravvedimento, che va in scadenza il 28 febbraio 2022.

Lo strumento che consente di mettere in regola la dichiarazione pagando sanzioni inferirori a quelle che invece potrebbero essere a carico del contribuente inadempiente se non promuove nessuna tipologia di azione. Vediamo adesso di cosa si tratta e cosa possono fare i contribuenti con questo importante strumento.

Dichiarazione dei redditi 2021, come aggiustarla entro il prossimo 28 febbraio

Sistemare la dichiarazione dei redditi 2021 relativa all’anno di imposta 2020 è possibile con lo strumento del ravvedimento. E tale strumento utile a molti contribuenti scade il 28 febbraio prossimo. Va ricordato che parliamo di uno strumento utile a molti contribuenti che hanno saltato l’originaria scadenza del 30 novembre 2021.

Quella data infatti ha segnato la scadenza del termine ordinario di presentazione. La deroga  però permette di mettersi in regola ancora, completando l’adempimento obbligatorio con la dichiarazione dei redditi dell’anno di imposta 2020 entro al fine di febbraio. Sono i canonici 90 giorni concessi per la regolarizzazione.

Cosa accade utilizzando il ravvedimento entro il 28 febbraio 2022

A ravvedimento utilizzato e completato la dichiarazione dei redditi passerà da omessa a tardiva. E cambia molto dal punto di vista sanzionatorio visto che per dichiarazioni tardive c’è da pagare solo un surplus di 25 euro.  Va ricordato che nel caso di dichiarazione omessa invece, la multa è almeno di 250 euro. Più nel dettaglio, omettere di presentare la dichiarazione dei redditi comporta una sanzione che va dal 120% al 240% dell’imposta dovuta.

Naturalmente con la presentazione della dichiarazione occorre fare i conti con eventuale imposta da versare su cui gravano gli interessi. Parliamo dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali all’Irpef.

Va ricordato che utilizzando lo strumento del ravvedimento occorrerà provvedere a pagare le risultanze della dichiarazione con il modello F24.

Esenzione canone RAI 2022: a chi spetta e quali moduli usare?

Il canone RAI è un appuntamento annuale fisso, viene pagato con quote bimestrali attraverso la bolletta energetica e di conseguenza per l’Agenzia delle Entrate è più facile da riscuotere rispetto al passato. Anche quest’anno ci sono esenzioni canone RAI 2022. Ecco a chi spettano.

Esenzione canone RAI 2022 per chi non possiede un televisore

Il canone Rai anche per il 2022 ammonta a 90 euro annuali da ripartire sulle bollette energetiche dell’anno di riferimento.

La prima cosa da sottolineare è che chi non ha un televisore e di conseguenza ritiene di essere esonerato dal pagamento del canone RAI per l’anno in corso, entro il 31 gennaio 2022 deve presentare una specifica domanda. Il pagamento infatti spetta a coloro che posseggono una TV oppure apparecchi atti o adattabili a ricevere il segnale dei canali televisivi, non è necessario che effettivamente si decida di guardarli, basta essere in possesso di uno strumento che possa essere adibito alla ricezione del segnale.

Esonero canone RAI per militari, forze armate e over 75

Le ulteriori esenzioni canone RAI 2022 sono:

  • persone che abbiano superato i 75 anni di età ed abbiano un reddito non superiore a 8.000 euro l’anno. In questo caso occorre porre attenzione perché il limite reddituale deve tenere in considerazione non solo quanto percepito dall’intestatario dell’utenza elettrica sulla cui bolletta sono caricati gli importi, ma anche i redditi (eventuali) del coniuge, inoltre devono essere tenuti in considerazione anche i redditi di altri soggetti conviventi con l’anziano. Sono esclusi dal calcolo collaboratori domestici, colf e badanti. Ad esempio l’anziano che percepisce meno di 8.000 euro, ma vive in casa con il figlio che ha un proprio reddito, è tenuto a pagare il canone, mentre l’anziano che “convive” con la badante e che non supera il limite degli 8.000 euro con i suoi esclusivi redditi, non paga il canone RAI;
  • ospedali militari, case del soldato e sale convegno dei militari delle Forze Armate. I militari che si trovano in un appartamento/abitazione privata non sono esonerati dal pagamento del canone RAI;
  • godono dell’esenzione dal canone RAI 2022 anche i militari di cittadinanza straniera appartamenti alle forze NATO e gli agenti diplomatici e consolari;
  • per ovvi motivi, sono esonerati dal pagamento del canone RAI i rivenditori di TV e i negozi in cui le stesse sono riparate.

Come ottenere l’esenzione canone RAI 2022

Per non vedersi addebitate le somme in bolletta è necessario però comunicare la propria posizione, in particolare per essere esonerati per l’intero anno, la domanda deve essere presentata entro il 2 maggio 2022. Si applica l’esonero annuale per chi compie 75 anni entro il 31 gennaio 2022.

Per avere un esonero semestrale deve essere presentata entro il 22 agosto (si deve tenere in considerazione la proroga feriale prevista dal 1° al 20 agosto. Si applica per chi compie 75 anni dopo il 31 gennaio 2022, ma entro il 31 luglio 2022.

Il modulo PDF per l’esenzione canone RAI 2022 over 75 può essere scaricato QUI

Per ottenere il rimborso delle somme erroneamente versate da over 75, il modulo specifico si può scaricare QUI

Per chi non ha un televisore, il modulo da utilizzare per inoltrare la domanda si può scaricare QUI.

Al fine di ottenere invece il rimborso delle somme erroneamente addebitate si può usare il modulo da scaricare QUI

I moduli devono essere presentati telematicamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate, per poterlo fare è necessario avere le credenziali Fisconline o Entratel o tramite un intermediario.  La domanda si può inoltrare tramite posta elettronica certificata cp22.sat@postacertificata.rai.it. In alternativa a questi due strumenti è possibile presentare la domanda tramite raccomandata con ricevuta di ritorno all’indirizzo Agenzia delle Entrate- Ufficio di Torino 1, S.A.T. Casella Postale 22, 10121, Torino

Non dimenticare di allegare la copia di un documento di riconoscimento.

Come importare il file XML ISA

Cosa si intende quando si parla di file XML e cosa vuol dire la sigla ISA? A queste due e ad altre domande in merito agli indici fiscali daremo le risposte in questa rapida ed essenziale guida sull’argomento.

ISA, cosa vuol dire

Per cominciare questa nostra guida, partiamo dalle base della questione, ovvero andando a definire cosa si intende con il termine ISA.

Gli ISA ovvero indici sintetici di affidabilità fiscale che dal 2019 (periodo d’imposta 2018) hanno sostituito in via definitiva gli studi di settore, sono degli indici che l’Amministrazione finanziaria ha messo a punto allo scopo di favorire l’emersione spontanea delle basi imponibili, quindi stimolare l’assolvimento degli obblighi tributari da parte dei contribuenti esercenti attività di impresaarti o professioni e il rafforzamento della collaborazione tra questi e l’Agenzia delle Entrate.

E, dunque vediamo di seguito come richiedere un modulo da compilare ISA.

Modello ISA, come richiederlo

Il modello ISA è stato, sostanzialmente, concepito come parte integrante del modello Redditi. Per quanto riguarda la sua compilazione è sufficiente barrare la casella ISA presente sulla prima pagina del modello Redditi e seguire tutte le istruzioni presenti sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Ma dove si trova, quindi e come si può richiedere questo fantomatico modello ISA?

In merito a questa domanda, ecco le istruzioni fornite direttamente dall’agenzia delle entrate:

  1. accedere al sito dell’agenzia delle entrate con le proprie credenziali
  2. dal menu di sinistra cliccare su CONSULTAZIONI
  3. cliccare poi sotto su CASSETTO FISCALE
  4. cliccare al centro della pagina su CASSETTO FISCALE PERSONALE
  5. dal menu di sinistra cliccare su ISA / Studi di settore
  6. al centro della pagina cliccare su ” XML delle precalcolate ISA “

File XML, che cosa vuol dire

Partiamo col dire che la sigla XML sta semplicemente ad indicare il formato digitale di un file. Ma, quindi cosa vuol dire, sostanzialmente questa sigla?

Un file XML o eXtensible Markup Language è un linguaggio (molto versatile) aperto che consente la rappresentazione di documenti e dati strutturati su supporto digitale.

I documenti HTML e XML contengono dati racchiusi tra tag, ma in questo caso terminano le analogie tra le due lingue. … In XML i tag definiscono la struttura e il significato dei dati, ovvero i dati. La descrizione della struttura e del significato dei dati rende possibile il loro riutilizzo in diversi modi.

Quindi, come sarà possibile importarlo, lo scopriamo nel prossimo, conclusivo paragrafo.

Come importare un file XML ISA

La risposta a questa nucleica domanda è più semplice del previsto.

In pratica, per effettuare l’importazione del file xml, che è reso disponibile dall’Agenzia delle entrate, è possibile attraverso la funzione “Importa da file XML” attivabile indicando la cartella del computer dove è contenuto il suddetto file ed effettuandone l’importazione.

Questo è, dunque, quanto vi fosse da sapere in merito alla questione dell’ ottenimento e quindi delle modalità per andare poi a compilare il proprio ISA, al fine di comunicare correttamente i vostri dati, o meglio detti indici fiscali, alle amministrazioni competenti. Non vi resta che prepararvi, dunque alla compilazione del vostro ISA. Qualora ne siate soggetti. E giustamente, vi domanderete chi sono i soggetti ISA e chi ne è esente? Vediamolo nell’ ultimo paragrafo.

Soggetti ISA e soggetti esclusi

Dunque, gli indici sintetici di affidabilità fiscale per gli esercenti attività d’impresa, arti o professioni: verificano la normalità e la coerenza della gestione aziendale o professionale; esprimono, su una scala da 1 a 10, il grado di affidabilità fiscale riconosciuto a ciascun contribuente.

E, dunque, gli ISA si applicano agli esercenti attività di impresa o di lavoro autonomo che svolgono, come “attività prevalente”, una o più ‘attività tra quelle per le quali risulta approvato un ISA e che non presentano una causa di esclusione.

Ne sono esclusi, invece, dall’applicazione degli ISA diverse categorie che andiamo ad invitare di sfogliare nel lungo elenco generale riposto nel sito dell’ Agenzia delle Entrate.

Come si compila il modello ISA

In questa rapida ma esaustiva guida andremo a scandagliare alcune curiosità sul modello ISA e capiremo come va compilato. Scopriamolo assieme nei prossimi paragrafi.

Modello ISA, di cosa si tratta

Prima di addentrarci nello specifico della sua compilazione (da svolgere, categoricamente, sul sito dell’ Agenzia delle Entrate) andiamo, innanzitutto, a precisare cosa si intende quando si parla di modello ISA.

Quando, dunque, si parla di ISA va detto che l’abbreviazione sta per “Indici Sintetici di Affidabilità”. Con questa specifica istituzione degli Indici sintetici di affidabilità, l’Agenzia delle Entrate ha lo scopo di favorire l’assolvimento degli obblighi tributari e incentivare l’emersione spontanea di redditi imponibili. L’istituzione degli indici per gli esercenti di attività di impresa, arti o professioni, rappresenta un’ulteriore iniziativa che mira , utilizzando anche efficaci forme di assistenza (avvisi e comunicazioni in prossimità di scadenze fiscali) ad aumentare la collaborazione fra contribuenti e Amministrazione finanziaria.

Nello specifico, gli indici sono indicatori che, misurando attraverso un metodo statistico- economico, dati e informazioni relativi a più periodi d’imposta, forniscono una sintesi di valori tramite la quale sarà possibile verificare la normalità e la coerenza della gestione professionale o aziendale dei contribuenti . Il riscontro trasparente della correttezza dei comportamenti fiscali consentirà di individuare i contribuenti che, risultando “affidabili”, avranno accesso a significativi benefici premiali.

Come compilare modello ISA

Ma come si compila, dunque, questo modello ISA? Scopriamolo, molto sinteticamente, nel seguente paragrafo.

Il modello ISA è stato, sostanzialmente, concepito come parte integrante del modello Redditi. Per quanto riguarda la sua compilazione è sufficiente barrare la casella ISA presente sulla prima pagina del modello Redditi e seguire tutte le istruzioni presenti sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
Potremmo dire nulla di più semplice. Basta seguire passo passo le istruzioni sul sito, alla voce modulistica ISA.
Ad ogni modo, sarà comunque necessario avere tre “informazioni” base, prima di procedere all’acquisizione della modulistica:
  • avere sull’hard disk uno spazio di 70 MB liberi
  • disporre dell’ambiente di run-time JAVA (versione 1.8), indispensabile per assicurare il corretto funzionamento del prodotto disponibile ai link di seguito indicati;
  • scaricare ed installare sul proprio personal computer l’applicazione ISA 2021 per l’elaborazione degli indici sintetici di affidabilità;

Chi è soggetto alla compilazione ISA

Ma chi sono coloro i quali sono tenuti a compilare il modello ISA? Questa è una domanda non di poco conto nel novero della questione, andiamo quindi a scoprire la risposta.

Possiamo dire, con specifico riferimento agli ISA 2021 (relativi al periodo d’imposta 2020), i soggetti che sono stati esclusi dagli indici sintetici di affidabilità fiscale per effetto delle norme anti-Covid devono comunque presentare i relativi modelli per comunicare i dati economici, contabili e strutturali.

Di controparte, rimangono esclusi coloro che hanno aperto la partita IVA dal 1° gennaio 2019, e che esercitano le attività economiche individuate dai codici ATECO allegati al decreto MEF pubblicato il 9 febbraio 2021.

Per citare la stessa modulistica dell’ Agenzia delle entrate, possiamo dire che

Sono esclusi dall’applicazione degli ISA:

1) i contribuenti che hanno iniziato l’attività nel corso del periodo d’imposta;

2) i contribuenti che hanno cessato l’attività nel corso del periodo d’imposta;

3) i contribuenti che non si trovano in condizioni di normale svolgimento dell’attività;

E queste sono solo alcune delle categorie catalogate per l’esclusione del modello ISA, per l’intero catalogo, consultare il sito dell’Agenzia delle Entrate, alla voce “Modulistica indici sintetici di affidabilità 2021”, paragrafo dedicato alle istruzioni generali.

Questo è, dunque, quanto di più utile, sostanziale e necessario da sapere in merito ai modelli ISA e alla loro compilazione e pertinenza, per ulteriori informazioni in merito, consultare il sito dell’Agenzia delle Entrate.

Precompilato ISA, come si richiede

Oggi andremo a vedere come funziona ISA e come si richiede il precompilato ISA, per coloro che ne sono soggetti. Queste ed altre curiosità in merito, scopriamole nella guida che segue.

ISA cosa vuol dire

Iniziamo col precisare cosa si intende con il termine ISA.

Il termine ISA sta ad abbreviare la dicitura “indici sintetici di affidabilità” fiscale, validi per gli esercenti attività di impresa, arti o professioni sono stati istituiti per favorire l’emersione delle basi imponibili e stimolare l’assolvimento degli obblighi tributari da parte dei contribuenti, tramite l’utilizzo di forme di comunicazione preventiva

Gli Isa valutano, secondo la normativa indicata, la storia del contribuente, ovvero compiono un’analisi sull’intero periodo. La valutazione è complessiva, e verifica la coerenza nella gestione degli obblighi fiscali, anche tenendo conto delle diverse basi imponibili.

Come richiedere precompilato ISA

In prima questione, cominciano col precisare chi è soggetto a dover eseguire il precompilato ISA.

Possiamo, in breve, dire che sono obbligati ad applicare gli ISA e quindi tenuti alla compilazione del modello ISA gli esercenti attività di impresa o di lavoro autonomo che svolgono, come “attività prevalente”, una o più attività tra quelle per le quali è stato approvato un ISA e che non presentano una causa di esclusione.

Vediamo, di seguito, nei suoi passaggi, come richiedere il precompilato ISA, attraverso il sito dell’Agenzia delle Entrate:

  • accedere al sito dell’agenzia delle entrate con le proprie credenziali
  • dal menu di sinistra cliccare su CONSULTAZIONI
  • cliccare poi sotto su CASSETTO FISCALE
  • cliccare al centro della pagina su CASSETTO FISCALE PERSONALE
  • dal menu di sinistra cliccare su ISA / Studi di settore
  • al centro della pagina cliccare su ”XML delle precalcolate ISA”

Una volta capito come richiedere il precompilato ISA, andiamo nel paragrafo successivo anche a scoprire cosa si rischia per chi non effettua la suddetta compilazione.

Chi non compila ISA: cosa accade

Ma, in tutto ciò, quando non si compila ISA a cosa si va incontro? Scopriamolo in breve in un ulteriore passaggio di informazioni, di questa rapida ed esaustiva guida.

Per dirla in breve, possiamo andare a verificare la questione, come segue.

L’articolo 8comma 1 del Dlgs n 471/97 prevede l’applicazione di sanzioni ed effetti accertativi a carico del contribuente che:

  • Ha effettuato una errata compilazione;
  • Ha effettuato una omissione completa.

Fattispecie che riguardano il modello dei dati rilevanti ai fini ISA. Inoltre, l’Agenzia delle Entrate ha, quindi, la possibilità di accertare il contribuente tramite il metodo induttivo-extracontabile.

Possiamo, dunque dire che in casi di omissione della comunicazione dei dati rilevanti ai fini della costruzione e dell’applicazione degli indici, o anche di comunicazione inesatta o incompleta dei medesimi dati, si applica la sanzione che va da 250 a 2.000 euro. In base all’ articolo 8, comma 1, del DLgs n 471/97.

Inoltre, va aggiunto che l’inesattezza o la incompletezza dei dati potrebbe avere effetto ulteriore di impedire l’accesso al regime premiale di cui all’art. 9-bis co. 11 del DL 50/2017 (circ. Agenzia delle Entrate 9.9.2019 n. 20, § 7.2). Regime che, peraltro, inibisce gli accertamenti analitico-induttivi e limita le ipotesi in cui è obbligatorio, al fine della compensazione, il visto di conformità.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più utile, esaustivo e necessario da sapere in merito alla questione degli ISA, alla modalità di eseguire il precompilato e quali sanzioni si rischiano ovviando a tale richiesto onere.

Il Modello 69 dell’Agenzia delle entrate, cos’è e quando si utilizza

Il modello 69 dell’Agenzia delle entrate viene utilizzato per la registrazione di molti atti. Ecco quando si usa, come si compila e dove si consegna.

Modello 69, utile per la registrazione degli atti

Il modello 69 viene utilizzato per la registrazione di molti atti presso l’Agenzia delle entrate. In generale devono essere registrati:

  • gli atti formali per iscritto nel Territorio dello Stato;
  • gli atti formali all’estero, che comportano il trasferimento della proprietà o costituzione di altri diritti reali, anche di garanzia, su beni immobili o aziende esistenti in Italia;
  • i contratti di locazione, affitto di beni immobili esistenti in Italia;
  • i contratti di trasferimento di affitto di aziende esistenti nel territorio italiano o di costituzione/trasferimento di diritti reali di godimento.

La registrazione degli atti è obbligatoria, pertanto di seguito si indicano le modalità come eseguire una corretta procedura e tutto ciò che occorre portare con se.

Come si registrano gli atti?

Per richiedere la registrazione di tutte le tipologie di atti, deve essere utilizzato il Modello 69. Pertanto, occorre prenotarsi presso l’Agenzia del territorio competente per territorio e portare con se alcuni documenti. Questi sono così riassumibili:

  • due originali dell’atto da registrare oppure un’originale e una fotocopia;
  • la richiesta di registrazione, ossia il modello 69 compilato. Sulla seconda copia del modello 69, restituita al contribuente, sono riportare le informazioni relative alla registrazione;
  • fotocopia di carta di identità e tessera sanitaria di chi si presenta alla registrazione e dell’interessato;
  • i contrassegni telematici per il pagamento  dell’imposta di bollo, con data di emissione non successiva alla data di stipula, da applicare su ogni copia del contratto da registrare. L’importa da versare deve essere 16 euro ogni 4 facciate oppure ogni 100 righe.

La prova dell’avvenuta registrazione dell’atto

L’Ufficio, dopo aver liquidato e riscosso l’imposta, annota, in calce o a margine degli originali o delle copie dell’atto, gli estremi di registrazione indicando la somma riscossa o che la registrazione è avvenuta a debito.

Dopo la registrazione del contratto, l’ufficio:

  • restituisce timbrata e firmata la copia del contratto se la registrazione è contestuale alla ricezione
  • rilascia la ricevuta dell’avvenuta consegna e comunica al contribuente quando sarà disponibile la copia del contratto registrato. Questo avviene quando la registrazione non è contestuale alla ricezione ma differita.

Il modello 69, il modo per compilarlo senza fare errori

Il modello 69 è composto da 3 pagine. Vi è la “Parte riservata all’Ufficio” che non deve essere compilata dal richiedente la registrazione. Poi ci sono il Quadro A, B, D, E ed F che vanno compilati dal richiedente la registrazione. Mentre il Quadro C va compilato dai notai o dagli altri ufficiali roganti per gli atti pubblici, scritture private autenticate o dell’ufficio per le scritture private non autenticate.  Vediamo nel dettaglio i riquadri.

Nel quadro A si indica l’ufficio presso il quale si presenta la richiesta di registrazione. Dopo di che va inserito il numero di repertorio, la data di stipula dell’atto o l’adempimento così:

– di stipula dell’atto in caso di registrazione;
– di inizio proroga;
– della cessione;
– della risoluzione

Ed ancora nel caso di contratti di locazione, la data di fine proroga, la tipologia dell’atto e l’adempimento da scegliere tra:

Reg: se si tratta di registrazione
Pro: se si tratta di proroga di contratti di locazione e affitto di beni immobili;
Ces: se si tratta di cessione di contratti di locazione e affitto di beni immobili;
Ris: se si tratta di risoluzione di contratti di locazione e affitto di beni immobili.

Modello 69, gli altri riquadri da compilare

Nel Quadro B si indicano i soggetti destinatari degli effetti giuridici immediati dall’atto. Dunque i soggetti vanno identificati per codice fiscale, Cognome, nome, denominazione o ragione sociale in caso di imprese. Il Comune di nascita invece si indicato solo nel caso di persone fisiche.

Mentre nel Quadro C ci sono i dati descrittivi dell’atto, che sono inseriti dai notai e dagli altri uffici roganti per gli atti pubblici e scritture private autenticate. Invece nel Quadro D si indicano i dati degli immobili, indicandoli per comune, foglio, particella, sub alterno, via, sigillo, accatastamento e firma. Nel caso di delega, è necessario allegare la fotocopia di un documento di riconoscimento in corso di validità per ogni delegante.

Inoltre occorre compilare il Quadro E solo nel caso in cui è presente un negozio con codice 7202, locazione non finanziaria di fabbricato relativo ad almeno un’unità immobiliare ad uso abitativo. I canoni di locazione possono essere assoggettati al regime fiscale della cedolare secca. Infine il Quadro F contiene ulteriori dati degli immobili. Tra questi la categoria degli immobili, l’uso abitativo o meno, la rendita catastale, la percentuale di possesso e l’eventuale opzione di cedolare secca.

Come ricevere correttamente le fatture elettroniche sul Sistema di interscambio

Per le partite Iva è indispensabile avere comunicazione e ricevere correttamente le fatture elettroniche dal Sistema di interscambio (Sdi) dell’Agenzia delle entrate. Affinché ciò possa avvenire, è necessario compiere una serie di passaggi nella sezione “Fatture e corrispettivi” del portale dell’Agenzia stessa.

Fatture elettroniche, quali azioni bisogna fare per riceverle sul sistema Sdi?

È importante, pertanto, agevolare i fornitori nella fase di acquisizione dei dati del cliente per fare in modo che le fatture emesse possano essere recapitate facilmente e velocemente dal destinatario. Le azioni da svolgere a tal proposito sono due:

  • è necessario registrare preventivamente sul Sistema di interscambio l’indirizzo telematico dove si desidera ricevere tutte le fatture;
  • generare il codice bidimensionale QR Code e portarlo con sé (passaggio facoltativo). Il codice contiene il numero della partita Iva, i dati anagrafici e l’indirizzo telematico comunicato al Sistema di interscambio.

Come compilare il modello di conferimento per l’utilizzo dei servizi di fatturazione elettronica?

Le registrazioni preventive possono essere effettuate da tutte le partite Iva sul sito dell’Agenzia delle entrate. Nello specifico, è necessario entrare nella sezione del portale dell’Agenzia raggiungibile con il percorso “Home”, “Schede informative e servizi”, “Comunicazioni”, “Fatture e corrispettivi” e, infine, “Modello di delega”. In questa sezione è necessario compilare il modello di “Conferimento per l’utilizzo dei servizi di fatturazione elettronica”. Con lo stesso modello si può procedere anche alla revoca della delega. Nella stessa sezione si trovano anche i due servizi on line di “Registrazione della modalità di ricezione delle fatture elettroniche” e di “Generazione del QR Code”.

Perché è importante la registrazione per ricevere le fatture elettroniche?

Attraverso la registrazione richiesta nella sezione “Fatture e corrispettivi”, dunque, l’operatore può collegare il proprio numero di partita Iva a un indirizzo telematico. Tale passaggio può avvenire tramite la comunicazione di un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec) oppure del Codice destinatario. Si tratta di un codice di sette cifre che identificano la partita Iva e tutti i dati a essa collegati. In questo modo, l’operatore può comunicare al fornitore uno dei due dati e ricevere tutte le fatture elettroniche abbinate al numero della sua partita Iva.

Cosa avviene quando un fornitore emette una fattura elettronica?

Nel momento in cui il fornitore dovesse emettere la fattura elettronica e il Sistema di interscambio abbia acconsentito all’operazione con le verifiche preventive, il Sdi consegnerà la fattura elettronica stessa all’indirizzo telematico presente nella fattura. Dunque, la fattura elettronica viene recapitata alla casella di posta elettronica certificata (Pec) o al canale telematico (collegato al Codice destinatario) comunicati sia in fase di registrazione al Sistema di interscambio che al fornitore per l’emissione della fattura. La Pec o il Codice destinatario vengono riportati negli spazi dedicati della fattura elettronica emessa dal fornitore per fare in modo che il destinatario possa ricevere il documento stesso.

Fatture elettroniche, il servizio può essere gestito da terzi?

Il cliente titolare di partita Iva può decidere di ricevere la fattura anche a un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec) o a un Ftp o Web Service collegato a un canale telematico (Codice destinatario) non gestito direttamente da lui. In questo caso, è un soggetto terzo o un intermediario ad agire per conto della partita Iva. La stessa intermediazione può essere svolta anche da un provider che offre servizi di ricezione e di trasmissione delle fatture elettroniche. Seguendo questa modalità il Servizio di interscambio consegna la fattura elettronica all’indirizzo di posta elettronica certificata (Pec) o al canale telematico riportati sulla fattura. La lettura avviene indipendentemente dal fatto che i due canali siano riconducibili al cliente titolare di partita Iva.

Fatturazione elettronica verso clienti non registrati al Sdi

Può capitare che un fornitore emetta una fattura elettronica a favore di un operatore che non si sia registrato sul Sistema di interscambio (Sdi) dell’Agenzia delle entrate. Queste situazioni possono capitare per tre motivi legati al destinatario finale della fattura:

  • la fattura elettronica è stata emessa verso un operatore in regime di vantaggio;
  • il destinatario della fattura è una partita Iva a regime forfettario o un piccolo agricoltore;
  • il cliente è un consumatore finale.

Cosa deve fare un operatore non iscritto al Sdi per ricevere la fattura elettronica?

In questi casi, pertanto, può avvenire che il cliente non sia registrato al Sistema di interscambio e non comunichi al fornitore alcun indirizzo di posta elettronica certificata (Pec) o un proprio Codice destinatario di sette cifre. Il fornitore, in fase di predisposizione della fattura, compila la fattura inserendo i sette zeri nel campo del Codice destinatario della fattura stessa. Il cliente può recuperare la stessa fattura elettronica a lui inviata solo in “Fatture e corrispettivi” del sito del portale dell’Agenzia delle entrate. Il passaggio prevede di entrare nell’area riservata di “Consultazione e, infine, in “Dati rilevanti ai fini Iva“.

Cosa deve fare chi emette la fattura elettronica per farlo sapere al cliente?

Non essendoci una comunicazione diretta di ricezione della fattura elettronica per i clienti non registrati al sistema Sdi, il fornitore può avvisare il cliente. In tal caso, il fornitore può rilasciare una copia (anche cartacea o per email) della fattura elettronica emessa e inviata al Sistema di interscambio. Non si tratta però della fattura originaria utilizzabile dal cliente. Il cliente, infatti, a sua volta può consultare la fattura elettronica originale e scaricarla solo dalla sua area personale del portale dell’Agenzia delle entrate, seguendo i passaggi sopra illustrati.

Fattura elettronica, come procedere con la consultazione di quelle emesse e ricevute?

Per chi utilizza i servizi gratuiti del sito dell’Agenzia delle entrate per la predisposizione e per la conservazione delle fatture elettroniche, è possibile anche la consultazione delle fatture emesse e di quelle ricevute. Infatti, sulla piattaforma dell’Agenzia delle entrate sono messe a disposizione dell’utente partita Iva la consultazione dei documenti, purché le fatture siano state correttamente emesse e ricevute tramite il Sistema di Interscambio (Sdi).

Come accedere al sito dell’Agenzia delle entrate per consultare le fatture?

Per accedere al sistema è necessario andare sul sito dell’Agenzia delle entrate e, successivamente, nella sezione “Fatture e corrispettivi“. Per l’accesso è necessario immettere lo Spid collegato all’utente possessore di partita Iva o incaricato di agire per conto di altre attività autonome, oppure la Carta nazionale dei servizi (Cns) o le credenziali Fisconline o Entratel che vengono rilasciate proprio dall’Agenzia delle entrate.

Sezione ‘Consultazione’ delle fatture elettroniche emesse e ricevute

La sezione dedicata all’interno di “Fatture e corrispettivi” del portale dell’Agenzia delle entrate è quella denominata “Consultazione“. L’utente trova, all’interno dell’area, due link. Il primo è quello dei “Dati rilevanti ai fini Iva” mediante il quale si accede a una sezione dove si ritrova il numero delle fatture emesse e quelle ricevute negli ultimi tre mesi. Il secondo link è quello per il monitoraggio delle fatture elettroniche.

La ricerca avanzata delle fatture emesse e ricevute sul sito Agenzia delle entrate

Per trovare una fattura all’interno del primo link (“Dati rilevanti ai fini Iva”), l’utente può cambiare la ricerca delle fatture modificando il range delle date in base al periodo di interesse. La ricerca per la consultazione delle fatture emesse e ricevute può essere fatta anche con funzioni avanzate. In questo caso le informazioni da fornire per effettuare la ricerca potrebbero essere il numero della partita Iva del cliente oppure del fornitore o il numero di identificazione assegnato dal Sistema di Interscambio alla fattura stessa.

Come consultare le fatture dal sito dell’Agenzia delle entrate

In ogni caso, sia che si tratti delle fatture degli ultimi tre mesi, sia delle fatture ricercate per un determinato periodo, il sistema di consultazione dell’Agenzia delle entrate restituisce una pagina contenente un gruppo di fatture di interesse dell’utente. In particolare, per ogni riga corrispondente a una fattura, vengono riportati i dati sintetici del singolo documento, ovvero:

  • il numero della fattura;
  • la data della fattura;
  • l’identificativo fiscale del fornitore o del cliente;
  • l’imponibile;
  • il numero assegnato al documento dal Sistema di interscambio (Sdi);
  • l’imposta.

Agenzia delle entrate: servizio di consultazione delle fatture emesse

Il servizio offerto dall’Agenzia delle entrate consente di consultare anche le fatture elettroniche emesse. Nel dettaglio, per le fatture in uscita il sistema rilascia una ricevuta di consegna. Queste fatture inoltre sono contrassegnate da un simbolo di spunta verde. Ma all’interno della ricerca sono presenti anche le fatture non ancora consegnate. Uno dei motivi per i quali la fattura non è stata ancora recapitata al cliente può essere un problema del canale di ricezione del destinatario stesso. Su queste fatture, l’utente riceve una ricevuta di “impossibilità di consegna“. Le fatture emesse e a disposizione della consultazione dell’utente, ma non consegnate al cliente, hanno un simbolo di alert corrispondente a un triangolo di colore rosso.

Cosa fare se la fattura elettronica non viene consegnata al destinatario o cliente?

Il triangolo rosso corrispondente a una mancata consegna della fattura elettronica al cliente appare anche quando il fornitore ha inserito, in fase di predisposizione della fattura stessa, i sette zeri nel campo del “Codice destinatario”. Ciò avviene perché, ad esempio, il cliente non ha comunicato il codice stesso. In questo caso, il fornitore riceverà una “ricevuta di impossibilità di consegna”. E nella consultazione delle fatture appare il triangolo rosso di alert. In questo caso, il fornitore può consegnare al cliente una copia, anche cartacea, della fattura, raccomandandosi di consultare la fattura elettronica originale all’interno della propria area riservata del sito dell’Agenzia delle entrate.

Cosa può fare la partita Iva durante la consultazione delle fatture elettroniche?

Durante la consultazione delle fatture elettroniche, l’utente può cliccare il simbolo della lente di ingrandimento per visualizzare o scaricare la fattura. Il download può essere importante in quanto il sistema dell’Agenzia delle entrate consente la consultazione delle fatture fino al 31 dicembre del secondo anno susseguente a quello nel quale l’utente ha ricevuto la fattura da parte del Sistema di interscambio. Pertanto, l’utente ha la possibilità di archiviare la fattura elettronica sui propri dispositivi.

Fatturazione elettronica: la sezione del ‘Monitoraggio dei file trasmessi’

Il secondo link messo a disposizione dall’Agenzia delle entrate nella sezione “Fatture e corrispettivi” è quello del “Monitoraggio dei file trasmessi“. Attraverso questa sezione, la partita Iva ha la possibilità di entrare nella sezione “File fattura” dove si possono visualizzare:

  • l’elenco delle fatture emesse;
  • i documenti di scarto;
  • le fatture consegnate;
  • le fatture con impossibilità di consegna;
  • le note di variazione.

Anche in questo caso, il sistema consente di fare una ricerca avanzata. Infatti, è possibile immettere, come chiavi di ricerca:

  • il numero della partita Iva del cliente da ricercare;
  • il numero identificativo assegnato alla fattura dal Sistema di interscambio (Sdi).

Fattura elettronica, ecco la procedura per predisporla sul sito Agenzia delle entrate

Tra i servizi offerti gratuitamente dall’Agenzia delle entrate vi è anche quello della predisposizione delle fatture elettroniche. Le partite Iva, infatti, possono accedere a funzionalità che permettono di predisporre, di trasmettere, di consultare e anche di conservare le fatture elettroniche. Per utilizzare i servizi è necessario entrare nel portale dell’Agenzia delle entrate e accedere alla sezione dedicata “Fatture e corrispettivi”.

Come accedere alla sezione “Fatture e corrispettivi” del sito dell’Agenzia delle entrate

Il portale “Fatture e corrispettivi” del sito dell’Agenzia delle entrate è una piattaforma on line accessibile ai singoli titolari di partita Iva. Per entrare nell’area è necessario inserire le credenziali Spid, oppure essere in possesso di una Carta nazionale dei Servizi (Cns) o, ancora, accedere con le credenziali Fisconline ed Entratel rilasciate dall’Agenzia delle entrate.

Predisporre la fattura elettronica sul portale dell’Agenzia

Per predisporre una fattura elettronica è possibile, dunque, utilizzare i servizi del sito dell’Agenzia delle entrate. La procedura consente la predisposizione della fattura nel formato Xml, che è quello richiesto dalle norme di legge. La sola visualizzazione è possibile anche nel formato Pdf, più leggibile. Al termine della predisposizione della fattura nel formato Xml, è possibile ricontrollarla, modificarla, salvarla sul proprio personal computer. Infine si può trasmettere la fattura elettronica tramite il Sistema di interscambio (Sdi).

Come predisporre una fattura elettronica dal sito dell’Agenzia delle entrate?

Operativamente, per predisporre la fattura, è necessario cliccare proprio sul link “Fatturazione elettronica” nella home page della sezione “Fatture e corrispettivi” del sito dell’Agenzia delle entrate. Nella pagina successiva, è necessario cliccare su “Crea nuovo file”: in questo modo il sistema consente di scegliere la tipologia della fattura elettronica da predisporre.

Che tipo di fattura elettronica bisogna scegliere?

Sostanzialmente, sulla tipologia di fattura elettronica, sono due le opzioni tra le quali scegliere. Nel caso in cui si sta emettendo una fattura elettronica per una Pubblica amministrazione, è necessario cliccare sul link “Fattura Pa”. Diversamente, se la fattura è destinata a un operatore diverso dalla Pubblica amministrazione, il link da cliccare è uno tra “Fattura ordinaria” o “Fattura semplificata”. La fattura semplificata può essere utilizzata, tuttavia, solo per importi totali dell’imponibile e dell’Iva che non superano i 100 euro, secondo quanto prevede l’articolo 21 bis del decreto del Presidente della Repubblica numero 633 del 1972.

Come riempire i dati sulla fattura elettronica?

Nel momento in cui si accede alla procedura per la compilazione della fattura elettronica, la pagina riporta i dati dell’utente. È necessario dunque controllare le informazioni in qualità di fornitore, o di cedente o prestatore. I dati, infatti, sono precompilati in quanto il sistema recupera le informazioni già presenti nell’Anagrafe tributaria collegata alla partita Iva con la quale si vuole usufruire del servizio. I campi che si possono modificare sono tutti, a eccezione di quello che contiene proprio il numero della partita Iva. Nella colonna di destra si può utilizzare il comando per procedere a un’integrazione delle informazioni. E dunque, nel caso ce ne fosse bisogno, si possono inserire ulteriori informazioni sulla fattura come i riferimenti al numero di iscrizione al Repertorio economico amministrativo (Rea) o all’albo professionale.

I dati immessi per la fattura elettronica rimangono in memoria?

La procedura consente di utilizzare i dati che restano in memoria con le precedenti compilazioni di fatture elettroniche. Pertanto, ogni volta che si accede al servizio, la procedura sarà facilitata dai dati precompilati, a meno che non si decida di modificare le informazioni. In ogni modo, al termine della procedura è possibile salvare i dati del destinatario nella “Rubrica”.

Fattura elettronica Agenzia delle entrate: come compilare i dati del cliente

Il passaggio successivo nella compilazione della fattura elettronica riguarda le informazioni sul cliente, ovvero sul soggetto che riceverà la fattura. È di particolare importanza compilare esattamente il numero della partita Iva del cliente (o cessionario o committente) o anche il suo codice fiscale. Il campo successivo da compilare è quello corrispondente al “Codice destinatario”. In questo spazio si potranno inserire le 7 cifre alfanumeriche comunicate dal cliente. Si tratta dell’indirizzo telematico dove recapitare la fattura.

Fattura elettronica: il campo ‘Codice destinatario’

Nel caso in cui il cliente abbia indicato l’indirizzo di posta elettronica certificato (Pec), nel campo del “Codice destinatario” dovranno essere inseriti tanti zero quanti sono gli spazi. L’indirizzo Pec va inserito invece nel campo “Pec destinatario”. Può capitare che il cliente sia un consumatore finale, oppure un possessore di partita Iva a regime forfettario oppure un operatore in regime di vantaggio. In tutti questi casi, non ricevendo un codice da immettere, si dovrà riempire lo spazio del “Codice destinatario” con tanti zero quanti sono gli spazi.

Cosa succede in caso di errore dei dati del destinatario della fattura elettronica?

Una volta compilato i campi, il sistema fa una verifica diretta per accertarsi dell’esistenza nell’Anagrafe tributaria della partita Iva o del codice fiscale del cliente della fattura elettronica. Solo in caso di inesistenza del destinatario, il sistema restituisce un messaggio di errore con il quale informa che non è possibile procedere con la compilazione della fattura. Infatti, in questo caso la fattura verrebbe scartata dal Sistema di interscambio (Sdi). Tuttavia, per la compilazione dei dati del cliente, il sistema riconosce anche la possibilità di utilizzare il QR Code.

Come concludere la compilazione della fattura elettronica?

Con l’immissione dei dati del cliente, il passaggio successivo nella compilazione della fattura elettronica consiste nell’immettere le informazioni sul numero e sulla data della fattura stessa. Se si tratta di una nota di variazione a debito o a credito, si può selezionare la tipologia di documento. La schermata successiva concerne la tipologia e la quantità del servizio prestato o del bene ceduto. In questa schermata appaiono i dati inerenti all’imponibile, l’aliquota Iva (anche più aliquote nel caso di più beni differenti) e l’imposta. Per l’applicazione di uno sconto è necessario selezionare nella colonna a destra rientrante negli “Altri dati”.

Invio della fattura elettronica: come si fa?

Gli ultimi due passaggi utili nella predisposizione della fattura elettronica consistono nel controllo dei dati e nel salvataggio del file della fattura stessa nel formato Xml. La stessa fattura può essere visualizzata anche nel formato Pdf. Il tasto “Sigilla” serve a garantire l’integrità del file Xml che va inviato tramite il Sistema di interscambio (Sdi). Il tasto finale presente nella schermata è quello di “Invio” e consente di trasmettere il file della fattura allo Sdi. Il Sistema di interscambio procede con un controllo e il recapito dello stesso file all’indirizzo telematico del destinatario.

Credito di imposta per investimenti Mezzogiorno, è cambiato il modello di domanda

L’Agenzia delle entrate ha modificato il modello di comunicazione per ottenere il credito di imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno, nei comuni del sisma del Centro dell’Italia e nelle Zone economiche speciali (Zes). Lo specifica la stessa Agenzia delle entrate con il messaggio numero 291090 del 2021.

Nuovo modello per il credito di imposta incentivi Mezzogiorno, quando si usa?

Il nuovo modello di comunicazione dell’Agenzia delle entrate deve essere utilizzato per la fruizione del credito di imposta per:

  • gli investimenti nel Mezzogiorno previsti dai commi da 98 a 108, dell’articolo 1, della legge numero 208 del 28 dicembre 2015;
  • per gli incentivi nei comuni del sisma del Centro Italia, previsti dall’articolo 18 quater del decreto legge  numero 8 del 9 febbraio 2017;
  • le zone economiche speciali (Zes), disciplinati dall’articolo 5 del decreto legge numero 91 del 20 giugno 2017.

Qual è il modello da utilizzare per la domanda di credito di imposta?

Le imprese interessate al credito di imposta degli investimenti previsti dai relativi decreti devono utilizzare la versione aggiornata del software del modello di comunicazione. Il modello prende il nome di “Creditoinvestimentisud” (CIM 17).

Novità sulle risorse per gli investimenti Zone economiche speciali

Con lo stesso provvedimento, l’Agenzia delle entrate informa che per i crediti di imposta relativi a investimenti nelle Zone economiche speciali, si è provveduto ad aumentare il limite massimo di costo complessivo agevolabile. Infatti, il massimo del beneficio di ciascun progetto è aumentato da 50 milioni di euro a 100 milioni di euro. Inoltre, l’Agenzia informa che con la stessa misura è stata estesa la possibilità di acquisto dei beni strumentali. Proprio per queste modifiche si è reso necessario procedere con il cambio del modello di comunicazione.

Quali novità nel modello di comunicazione degli investimenti Zes?

Nel nuovo modello di comunicazione vi è un nuovo riquadro, infatti, per gli investimenti a favore delle imprese nelle Zone economiche speciali. La modifica è intervenuta nel quadro “B” del modello per indicare gli investimenti nelle Zes effettuati a partire dal 1° giugno 2021, data di entrata in vigore del decreto legge numero 77 del 2021.