Donazioni tra genitori e figli, si possono fare senza pagare le tasse

Donazioni tra genitori e figli arrivano delle novità attraverso una sentenza della Cassazione in merito al pagamento delle tasse.

Donazioni tra genitori e figli, cosa dice la legge?

L’articolo 769 del Codice Civile disciplina la donazione come il contratto con il quale, per spirito di liberalità, una parte arricchisce l’altra. Tale negozio è regolato in maniera molto formale, dato che per esso è richiesto l’atto pubblico davanti al notaio e alla presenza di due testimoni. La più classica tra le donazioni è quella tra genitori e figli e si fa tra vivi. Diversa è invece la successione per causa di morte, quando un genitore perde la vita e gli eredi esercitano il diritto a succedergli.

Dopo aver fatto questa precisazione, ritorniamo al concetto di donazione tra genitori e figli e alla volontà dei primi di dare qualcosa ai figli. Una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che non si devono pagare le tasse su questo trasferimento, qualora ci siano delle precise condizioni.

Le imposte sulle donazioni sono variabili a seconda di chi ne beneficia. Il coniuge e i figli sono tenuti a pagare il 4% del valore oltre la franchigia di un milione di euro. I fratelli devono pagare il 6% sul valore dei beni eccedenti i 100 mila euro. Stessa cifra, ma senza franchigia, per i parenti oltre il terzo grado. Per le altre persone la percentuale ammonta all’8%.

Donazioni tra genitori e figli, quando non si pagano le tasse

La recente pronuncia della Corte di Cassazione specifica che la tassazione scatta solo se le donazioni risultano da atti sottoposti a registrazione oppure se sono registrazioni volontarie. Tuttavia la tassazione si applica anche se le operazioni hanno valore superiore a un milione di euro. Come specificato non si devono pagare le tasse nel caso di donazione indiretta. Si tratta di è un atto che produce gli stessi effetti della donazione (vantaggio patrimoniale per il soggetto ricevente ed impoverimento del donante) pur non avendo la forma giuridica richiesta: atto pubblico e presenza di due testimoni.

Così come le donazioni informali non devono essere sottoposte a tassazione. E’ il caso del bonifico al figlio che prevede la volontà del genitore di regalare una somma di denaro al proprio figlio. Queste non prevedendo la trascrizione dell’atto pubblico, come ad esempio nell’ipotesi del trasferimento di un immobile, non sono sottoposte a tassazione.

Ma chi paga le imposte?

Secondo quanto stabilito dall’Agenzia delle entrate il beneficiario di una donazione è tenuto al pagamento di un’imposta. A seconda del rapporto esistente tra i soggetti coinvolti nel contratto di donazione, sono previste aliquote diverse ed eventuali franchigie, che rendono tassabili le donazioni per la parte eccedente il loro valore. L’atto di donazione deve essere redatto da un notaio, che provvede anche alla registrazione e al versamento delle relative imposte.

Si ricorda infine che i trasferimenti in favore di alcuni soggetti (articolo 3, comma 1 del TUS) sono esclusi dall’applicazione dell’imposta, come, per esempio, quelli destinati a:

  • Stato, Regioni, Province e Comuni
  • Enti pubblici, fondazioni o associazioni legalmente riconosciute che abbiano come scopo esclusivo assistenza, studio, ricerca scientifica, altre finalità di pubblica utilità
  • Onlus e fondazioni bancarie.

Autovelox, nuove restrizioni a tutela degli automobilisti

Buone notizie per gli automobilisti, arriva una stretta sull’installazione degli autovelox. Ecco cosa cambia con i nuovi limiti con distanze minime e divieto di installazione in determinate aree.

Autovelox, più sicurezza o un modo per fare cassa?

Gli autovelox sono sempre molto avversati dagli automobilisti e da chi per lavoro deve muoversi e viaggiare molto. Il fatto che “fleximen” diventato famoso perché taglia gli autovelox principalmente nella zona del Polesine, sia diventato un vero eroe e che molti lo stiano imitando in tutta Italia, denota proprio tale avversione.

La stessa è dovuta al fatto che molti ritengono che gli autovelox siano solo un modo per fare cassa e non una soluzione per rendere le strade più sicure. Vi sono però oggi delle nuove limitazioni che tendono a ridurre le sanzioni nei confronti dei contribuenti.

Nuovi limiti agli autovelox: distanze minime e divieti

La prima limitazione riguarda la possibilità di installare autovelox in zone in cui è previsto un limite alla velocità inferiore rispetto a quelle generalmente applicabile alla tipologia di strada che si sta percorrendo.

Sulle strade extra urbane non si possono installare nel caso in cui la differenza tra il limite generale e quello applicabile è superiore a 20 km/h. Ad esempio il limite di velocità per le strade extraurbane principali è 110, se in un tratto il limite è a 80km/h, in quella zona non si può installare l’autovelox.

Il posizionamento di autovelox mobili in centro abitato in tratti di strada con limite inferiore rispetto a quello generale è possibile solo nel caso in cui ci sia criticità oppure condizioni di significativa incidentalità stradale.

Un altro limite riguarda la distanza tra autovelox. La distanza minima tra due diversi dispositivi di rilevamento della velocità puntuale deve essere almeno pari a 4 km nelle autostrade, a 3 km nelle strade extraurbane principali e a 1 km nelle altre strade extraurbane.

Leggi anche: I navigatori che indicano dove sono gli autovelox sono legali?

Truffa Agenzia delle Entrate, nuovo tentativo via e-mail

L’Agenzia delle Entrate comunica attraverso la rubrica FiscoOggi che è in atto una nuova truffa online perpetrata attraverso false e-mail dell’Agenzia stessa. Ecco a cosa stare attenti.

Attenti a questa e-mail dell’Agenzia delle Entrate

Parte una nuova campagna con invio massivo di comunicazioni che apparentemente provengono dall’Agenzia delle Entrate e contengono un link malevolo.

La prima cosa da sottolineare è che l’email sembra provenire dall’Agenzia delle Entrate, ma andando a controllare la sezione mittente al fine di visualizzare l’indirizzo dal quale è stata inviata la comunicazione, lo stesso non appartiene all’Agenzia delle Entrate.

L’email inserisce nell’oggetto l’indicazione “avviso di raccomandata” a cui segue un codice della stessa in realtà inesistente.

Nel corpo del messaggio sono presenti riferimenti all’Agenzia Entrate e Riscossione come ente incaricato. Infine, è presente il numero di un atto, anche in questo caso fasullo e un link cliccando il quale potrà essere visionato l’atto. In realtà il link conduce a una pagina in cui si invita il contribuente a inserire dei dati personali e proprio in questo momento la truffa ha successo.

Come evitare di cadere nella truffa

L’Agenzia invita quindi a porre attenzione ai dettagli delle comunicazioni che sembrano provenire dall’Agenzia delle Entrate cercando di carpire i piccoli dettagli che possono far percepire la truffa.

In caso di dubbi sulle comunicazioni apparentemente provenienti dall’Agenzia delle Entrate è sempre consigliato mettersi in contatto con l’ente utilizzando i diversi canali messi a disposizione, tra cui il servizio di messaggistica istantanea presente sul sito, oppure chiamare ai numeri 800.90.96.96 numero verde da rete fissa 06 96668907 da cellulare (costo in base al piano tariffario applicato dal proprio gestore).

Infine, sono sempre a disposizione dei contribuenti gli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate.

Leggi anche: Mail truffa Agenzia delle Entrate: nuovo tentativo

Scaldabagno fotovoltaico, un’idea per risparmiare in bolletta

Lo scaldabagno fotovoltaico è un nuovo sistema per riscaldare l’acqua e risparmiare sui costi della bolletta, come funziona.

Scaldabagno fotovoltaico, come funziona

Aumentano sempre più le novità che permettono di risparmiare sulle bollette dell’energia sfruttando le energie rinnovabili. Il suo funzionamento si basa su dei pannelli solari termici (o collettori solari) che assorbono il calore del Sole e lo convertono in energia termica attraverso un fluido termoconvettore che, a sua volta, trasferisce il calore verso un serbatoio contenente acqua per uso sanitario o per il riscaldamento.

Il solare termico funziona in linea di principio come un tubo nero da giardino steso al sole. La superficie del tubo assorbe la luce solare ed in particolare le radiazioni di calore così che l’acqua all’interno si riscaldi. Poi quindi funziona come un qualsiasi scaldabagno e quindi poter fare la doccia con l’acqua calda, senza subire i costi eccessivi della bolletta energetica.

Scaldabagno fotovoltaico, quanto si risparmia?

Nell’ambito domestico, il 21% dell’energia è destinata al consumo di acqua calda. Tale spesa diventa rilevante se si considera che una coppia media investe all’incirca 1.800 euro l’anno in questo settore, traducendosi in 378 euro dedicati esclusivamente all’uso dell’acqua calda. Quindi un buon risparmio sulle tasche del contribuente che cresce all’aumentare del numero dei componenti del nucleo familiare.

Esistono scaldabagni di diversa natura e prezzo, come un pò in tutti gli elettrodomestici. Non solo gli incentivi arrivano fino al 65% di detrazione delle spese sostenute per l’installazione dell’impianto e l’IVA è agevolata al 10%. Inoltre c’è un grande vantaggio ambientale. Infatti l’impianto sfrutta l’energia solare e in questo modo si riduce l’utilizzo di combustibili fossili e si emette meno CO2 nell’ambiente. Infine questa scelta può portare ad un aumento del valore dell’immobile dal punto di vista energetico e promuovendo l’indipendenza energetica dell’utente.

Diversi tipi di prodotti in commercio

Nel mercato ci sono diversi prodotti in commercio e che possono essere acquistati con diversi importi. L’alimentazione allo scaldabagno dal modulo fotovoltaico è gestita tramite il controller che in modo intelligente trasmette all’acqua tutta l’energia del sole prodotta dal modulo fotovoltaico. Basta digitare scaldabagno elettrico su un qualsiasi motore di ricerca ed in pochi minuti si potrà accedere ad un mondo di offerte, risparmiando in bolletta.

Ora legale, ecco quando torna

Quando torna l’ora legale? Questa la domanda che molti si stanno facendo, c’è ancora qualche settimana di tempo e poi le lancette dell’orologio dovranno essere spostate. Ecco quando torna l’ora legale.

Quando torna l’ora legale?

Le lancette dell’orologio dovranno essere spostate un’ora avanti la notte del 31 marzo 2024, precisamente tra le 2 e le 3 di notte. L’ora solare tornerà in vigore domenica 27 ottobre 2024.

L’ora legale prevede che le lancette dell’orologio siano spostate un’ora avanti, tendenzialmente si dorme un’ora in meno, ma passato il primo periodo necessario per abituarsi tutto sarà più semplice. Quest’anno ci sarà però un giorno in più per adattarsi meglio, infatti il 1° aprile è festivo. Domenica 31 marzo è il giorno della Santa Pasqua, mentre il 1° aprile, lunedì, sarà Pasquetta e la maggior parte degli italiani non lavora. Proprio per questo sarà meno dura abituarsi al cambio dell’orario.

Perché si applica l’ora legale?

L’ora legale permetterà di avere un’ora in più di luce. Questo si trasforma in un risparmio economico per molte attività commerciali, studi professionali e famiglie che potranno accendere la luce un’ora in meno. Si calcola che l’ora legale abbia permesso alle famiglie di risparmiare 1 milardo di kilowattora in un anno. Ciò anche a beneficio dell’ambiente, infatti produrre energia ha un impatto ambientale piuttosto alto.

Più volte è stata paventata l’ipotesi di eliminare il doppio cambio di ora nell’arco dell’anno, ma di fatto ancora nulla è stato deciso e ai Paesi membri è stata data la libera scelta se adottare o meno l’orario unico. L’Italia per ora mantiene il cambio dell’ora e quindi ogni anno l’ultima domenica di marzo e l’ultima domenica di ottobre si deve procedere a spostare le lancette dell’orologio.

In passato il ritorno all’ora solare era previsto l’ultima domenica di settembre poi si preferì prorogare di un ulteriore mese l’ora legale.

Ricordiamo che attualmente la maggior parte dei dispositivi, come smartphone, computer, tablet, televisori, smartwatch provvedono in automatico a cambiare l’ora e di conseguenza non è più necessario spostare le lancette.

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Bonus verde 2024, l’ultimo anno per usufruire della detrazione

Bonus verde 2024 ancora richiedibile per quest’anno, tutti i dettagli relativi all’agevolazione che abbellisce balconi e terrazzi.

Bonus verde 2024, come rendere belli terrazzi e balconi

Marzo è il mese della primavera e con esso porta con se la voglia di far splendere balconi e terrazzi. Le piante riprendono i loro colori più splendenti e così si impazzisce con il giardinaggio per rendere perfetti balconi e e terrazzi. Ma anche in questo caso occorrono delle spese da dover affrontare. Tuttavia in bonus verde permette di avere un ritorno sulle spese sostenute. In particolare, il bonus verde consiste  in una detrazione Irpef del 36% sulle spese sostenute per i seguenti interventi:

  • sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione pozzi;
  • realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili.

Danno diritto all’agevolazione anche le spese di progettazione e manutenzione se connesse all’esecuzione di questi interventi.

Bonus verde 2024, come funziona la detrazione

La detrazione va ripartita in dieci quote annuali di pari importo e va calcolata su un importo massimo di 5.000 euro per unità immobiliare a uso abitativo. Pertanto,  la detrazione massima è di 1.800 euro (36% di 5.000) per immobile. Come per tutti i bonus richiedibili, il pagamento delle spese deve avvenire attraverso strumenti che ne consentano la tracciabilità (per esempio, bonifico bancario o postale).

Hanno diritto all’agevolazione i contribuenti che possiedono o detengono, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile sul quale sono effettuati gli interventi e che hanno sostenuto le relative spese. Anche i familiari conviventi di chi possiede o detiene l’immobile possono accedere al bonus verde, se ne sostengono le spese e le fatture e i bonifici sono intestati a questi soggetti.

Sono agevolabili anche le spese sostenute per interventi eseguiti sulle parti comuni esterne degli edifici condominiali, fino a un importo massimo complessivo di 5.000 euro per unità immobiliare a uso abitativo. In questo caso, ha diritto alla detrazione il singolo condomino nel limite della quota a lui imputabile a condizione che la stessa sia stata effettivamente versata al condominio entro i termini di presentazione della dichiarazione dei redditi.

Quando non spetta la detrazione?

La detrazione non spetta, invece, per le spese sostenute per:

  • la manutenzione ordinaria periodica dei giardini preesistenti non connessa ad un intervento innovativo o modificativo nei termini sopra indicati;
  • i lavori in economia.

La Legge di Bilancio 2022 ha prorogato questa agevolazione fino al 2024. Per gli interventi di importo complessivo superiore a 70.000 euro, avviati dal 28 maggio 2022, per richiedere la detrazione è necessario che essi siano eseguiti da datori di lavoro che applicano i contratti collettivi del settore edile, nazionale e territoriali. Accordi stipulati dalle associazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.

Contributi badanti, ecco quando non si pagano

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro con la nota 521 del 13 marzo 2024 ha ricordato gli sgravi contributivi per l’assunzione di badanti per over 80 titolari di assegno di accompagnamento. Ecco le precisazioni.

Bonus badanti: a chi spetta?

Il decreto legge 19 del 2024, pubblicato in Gazzetta il 2 marzo, prevede all’articolo 29 comma 15-18 l’esonero contributivo per l’assunzione con contratto di lavoro domestico con mansioni di assistente a favore di soggetti anziani, d’età non inferiore a 80 anni già titolari d’indennità di accompagnamento.

Lo sgravio è riconosciuto anche nel caso in cui si trasformi un contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato. L’obiettivo è migliorare la qualità della vita delle persone anziane con assistenza personale a casa, quindi non in strutture socio sanitarie e allo stesso tempo favorire l’emersione del lavoro in nero che in questo settore rappresenta un’elevata percentuale.

A quanto ammonta lo sgravio contributivo?

L’esonero dal versamento dei contributi ha un limite massimo di 3.000 euro l’anno per un massimo di 24 mesi. Ci sono però dei requisiti da rispettare, infatti questo sgravio viene riconosciuto hanno un Isee per le prestazioni agevolate di natura sociosanitaria non superiore a 6.000 euro.

Oltre questo requisito oggettivo, ve ne sono ulteriori soggettivi, l’assunzione non può riguardare:

  • parenti o affini;
  • tra lavoratore da assumere e datore di lavoro o persona del suo nucleo familiare sia cessato un rapporto domestico con mansioni di assistente a soggetti anziani da meno di sei mesi.

Deve però essere ricordato che la misura ancora non è attiva, la decorrenza deve essere fissata dall’Inps a conclusione delle procedure per l’ammissione al finanziamento sul Programma Nazionale Giovani, Donne e Lavoro 2021-2027.

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Decreto flussi 2024,tutti i click day previsti dalla normativa

Il decreto flussi 2024 è sceso in campo con il primo giorno dedicato al click day, ma ce ne saranno altri due, per le diverse categorie.

Decreto flussi 2024, cos’è?

Quando le forze lavoro non bastano si può permettere ai lavorato di diversi Stati di svolgere la loro attività nel nostro territorio. Il decreto flussi è un documento di programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori non comunitari per lavoro stagionale nel territorio dello Stato. E’ l’atto amministrativo con il quale il Governo stabilisce ogni anno quanti cittadini stranieri non comunitari possono entrare in Italia per motivi di lavoro. Per il Ministero dell’interno, per il 2024 saranno complessivamente 151.000 le quote di ingresso in Italia per lavoratori non comunitari, in particolare: 61.250 per lavoro subordinato non stagionale, 700 per lavoro autonomo e 89.050 per lavoro subordinato stagionale.

A partire dal lunedì 18 marzo si è entrati nel vivo del click day per i lavoratori subordinati non stagionali in alcuni settori. Tra questi ci sono: autotrasporto conto terzi, edilizia, turistico-alberghiero, meccanica, telecomunicazioni, alimentare. Ed ancora rientrano: cantieristica navale, trasporto passeggeri con autobus, pesca, acconciatori, elettricisti, idraulici e lavoro autonomo, quando i lavoratori provengano dall’elenco dei Paesi che hanno accordi di cooperazione con l’Italia.

Decreto flussi 2024, gli altri click day previsti

Le istanze potranno essere trasmesse in via definitiva, esclusivamente in via telematica. Occorre accedere al portale Servizi sempre tramite Spid o Cie, a partire dalle date seguenti:

18 marzo, dalle ore 9, per le istanze di lavoro subordinato non stagionale;

21 marzo, dalle ore 9, per apolidi, rifugiati e per assistenza familiare in ambito sociosanitario;

25 marzo, dalle ore 9, per le istanze di lavoro subordinato stagionale. Infine sarà possibile presentare le istanze fino al 31 dicembre 2024.

Come presentare le istanze

È già possibile precompilare i moduli di domanda accedendo tramite Spid o Cie al portale Servizi Ali dedicato (https://portaleservizi.dlci.interno.it/AliSportello/ali/logoutAli.htm). Cliccare nella sezione “Compila Domande Decreto Flussi 2024/Click-day 2024”. E’ possibile farlo tutti i giorni della settimana, sabato e domenica compresi, fino al 24 marzo prossimo. Gli orari indicati sono dalle 8 alle 20. Fanno eccezione i giorni 17, 20 e 24 marzo, in cui il servizio sarà attivo fino alle ore 18.

Laddove l’istanza non rientrasse nella quota in base all’ordine cronologico di presentazione, il datore di lavoro visualizzerà sul portale Servizi l’avviso: “La pratica risulta al momento non in quota”. Si ricorda che le disposizione attuative sui flussi 2024 sono contenute nella nuova Circolare interministeriale n. 1695 del 29 febbraio 2024 del Ministero dell’interno, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e del Ministero del Turismo, sentito il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Bonus nido, come avere fino a 3.600 euro

Dal mese di marzo è possibile presentare la domanda per accedere al bonus nido 2024, ecco i criteri e i beneficiari che possono avere fino a 3.600 euro.

Bonus nido, cos’è

Il bonus nido 2024 è un contributo rivolto alle famiglie in cui sono presenti minori fino a 36 mesi. Si tratta di un contributo volto a far fronte alle spese sostenute dalla famiglia per il nido o per l’assistenza domiciliare. Questta seconda possibilittà è offerta solo a famiglie con bambini, con meno di tre anni, affetti da gravi patologie croniche.

La domanda si può presentare dal mese di marzo 2024 ed entro il 31 dicembre 2024 e mira ad ottenere il rimborso delle spese sostenute per la retta per un totale di massimo 11 mesi nell’arco di un anno. Nella domanda devono essere indicate le mensilità relative ai periodi di frequenza scolastica, compresi tra gennaio e dicembre 2024. Il contributo viene erogato dopo la presentazione dei documenti, che attestano l’avvenuto pagamento delle rette. Le ricevute dei pagamenti delle rette non presentate all’atto della domanda potranno essere allegate entro il 31 luglio 2025.

Come otttenere il bonus nido fino a 3.600 euro

Il bonus vale per il pagamento delle rette degli asili nido, pubblici e privati, e per forme di supporto domiciliare per bambini con meno di 3 anni di età affetti da gravi patologie croniche. Le patologie croniche devono essere attestate pediatra che dichiari per l’intero anno l’impossibilità del bambino a frequentare gli asili nido, a causa di una grave patologia cronica.

Gli importi effettivamente erogati dipendono dall’Isee:

  • 3.000 euro annui con Isee inferiore a 25mila euro;
  • 2.500 euro annui con Isee tra 25mila e 40mila euro;
  • 1.500 euro con Isee oltre 40mila euro.

Per le famiglie con un reddito Isee fino a 40.000 euro, per i nuovi nati nel 2024, in caso di presenza di altro figlio di età fino a 10 anni l’importo può arrivare a 3.600 euro.

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Rimozione amianto, bonus fino a 48.000 euro per la bonifica

I dati sull’amianto in Italia sono allarmanti, una vera e propria minaccia per la salute pubblica visto che in molti casi capannoni ricoperti in amianto sono stati circondati da abitazioni realizzate successivamente a causa della continua cementificazione di aree prima extraurbane. Ciò che però molti non sanno è che per la rimozione dell’amianto è possibile ottenere agevolazioni fiscali fino a 48.000 euro. A dare delucidazioni in merito è l’Agenzia delle Entrate. Ecco perché e come fare.

Fino a 48.000 euro per rimuovere l’amianto

La produzione e installazione di amianto in Italia è vietata dal 1992, la ratio di tale divieto è nelle pericolosità di questo materiale perché quando si rovina (processo naturale con il tempo) tende a sgretolarsi e rilasciare fibre che, se inalate, entrano in profondità negli alveoli polmonari e possono provocare asbestosi, il mesotelioma ed il tumore dei polmoni fino a procurare la morte.

Purtroppo il basso costo del prodotto e i gli altri suoi “vantaggi” hanno portato a un largo uso di questo materiale per la realizzazione di fabbricati industriali, treni, ma spesso è utilizzato anche in abitazioni civili. Una volta vietato il materiale è iniziata la bonifica che però appare difficoltosa per i costi di rimozione e smaltimento. Per cui di fatto fino a quando l’amianto non si sgretola non vi è un obbligo di rimozione, ma ovviamente le paure sono molte. Ciò che molti però non sanno è che si possono ottenere fino a 48.000 euro per lo smaltimento e a sottolinearlo è l’Agenzia delle Entrate.

Un contribuente ha infatti posto un quesito all’Agenzia: Vorrei sapere se sono detraibili le spese per la rimozione e sostituzione di eternit da un’unità facente parte dell’abitazione principale appena acquistata.

Agenzia delle Entrate, ecco come ottenere 48.000 euro per rimuovere l’amianto

L’Agenzia delle Entrate nella risposta fornita su FiscoOggi sottolinea che si può ottenere la detrazione delle spese al 50% per una spesa massima di 96.000 euro per la rimozione dell’amianto. Si tratta del bonus ristrutturazioni dall’articolo 16 bis, comma 1, lett.l del Tuir.

L’Agenzia sottolinea inoltre che l’intervento di rimozione dell’amianto può beneficiare delle detrazioni fiscali a prescindere dalla realizzazione di un intervento di recupero del patrimonio edilizio, in poche parole non è necessario abbinare questo lavoro ad altri, ad esempio rifacimento intonaco, rimozione della pavimentazione o altri. Inoltre specifica che “è possibile portare in detrazione anche soltanto le spese sostenute per il trasporto dell’amianto in discarica da parte di aziende specializzate.

Questo implica che se anche le spese fossero particolarmente alte, sarebbe abbastanza facile provvedere a esse e ottenere il massimo della detrazione fiscale.

Ricordiamo che a partire da febbraio 2023 non è possibile fruire di cessione del credito e sconto in fattura e quindi si potrà avere semplicemente al detrazione dalle imposte sul reddito.

In base agli ultimi dati rilevati in Italia c’è una vera emergenza amianto. Ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiali in amianto e contenente amianto, in un milione di siti e micrositi, e ancora non meno di 50mila siti industriali, 42 siti di interesse nazionale tra i quali 10 sono solo di amianto (come la Fibronit di Broni e di Bari; l’Eternit di Casale Monferrato, etc.). Infine, sono segnalate 2.500 scuole.

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