Contributi badanti, ecco quando non si pagano

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro con la nota 521 del 13 marzo 2024 ha ricordato gli sgravi contributivi per l’assunzione di badanti per over 80 titolari di assegno di accompagnamento. Ecco le precisazioni.

Bonus badanti: a chi spetta?

Il decreto legge 19 del 2024, pubblicato in Gazzetta il 2 marzo, prevede all’articolo 29 comma 15-18 l’esonero contributivo per l’assunzione con contratto di lavoro domestico con mansioni di assistente a favore di soggetti anziani, d’età non inferiore a 80 anni già titolari d’indennità di accompagnamento.

Lo sgravio è riconosciuto anche nel caso in cui si trasformi un contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato. L’obiettivo è migliorare la qualità della vita delle persone anziane con assistenza personale a casa, quindi non in strutture socio sanitarie e allo stesso tempo favorire l’emersione del lavoro in nero che in questo settore rappresenta un’elevata percentuale.

A quanto ammonta lo sgravio contributivo?

L’esonero dal versamento dei contributi ha un limite massimo di 3.000 euro l’anno per un massimo di 24 mesi. Ci sono però dei requisiti da rispettare, infatti questo sgravio viene riconosciuto hanno un Isee per le prestazioni agevolate di natura sociosanitaria non superiore a 6.000 euro.

Oltre questo requisito oggettivo, ve ne sono ulteriori soggettivi, l’assunzione non può riguardare:

  • parenti o affini;
  • tra lavoratore da assumere e datore di lavoro o persona del suo nucleo familiare sia cessato un rapporto domestico con mansioni di assistente a soggetti anziani da meno di sei mesi.

Deve però essere ricordato che la misura ancora non è attiva, la decorrenza deve essere fissata dall’Inps a conclusione delle procedure per l’ammissione al finanziamento sul Programma Nazionale Giovani, Donne e Lavoro 2021-2027.

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Decreto flussi 2024,tutti i click day previsti dalla normativa

Il decreto flussi 2024 è sceso in campo con il primo giorno dedicato al click day, ma ce ne saranno altri due, per le diverse categorie.

Decreto flussi 2024, cos’è?

Quando le forze lavoro non bastano si può permettere ai lavorato di diversi Stati di svolgere la loro attività nel nostro territorio. Il decreto flussi è un documento di programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori non comunitari per lavoro stagionale nel territorio dello Stato. E’ l’atto amministrativo con il quale il Governo stabilisce ogni anno quanti cittadini stranieri non comunitari possono entrare in Italia per motivi di lavoro. Per il Ministero dell’interno, per il 2024 saranno complessivamente 151.000 le quote di ingresso in Italia per lavoratori non comunitari, in particolare: 61.250 per lavoro subordinato non stagionale, 700 per lavoro autonomo e 89.050 per lavoro subordinato stagionale.

A partire dal lunedì 18 marzo si è entrati nel vivo del click day per i lavoratori subordinati non stagionali in alcuni settori. Tra questi ci sono: autotrasporto conto terzi, edilizia, turistico-alberghiero, meccanica, telecomunicazioni, alimentare. Ed ancora rientrano: cantieristica navale, trasporto passeggeri con autobus, pesca, acconciatori, elettricisti, idraulici e lavoro autonomo, quando i lavoratori provengano dall’elenco dei Paesi che hanno accordi di cooperazione con l’Italia.

Decreto flussi 2024, gli altri click day previsti

Le istanze potranno essere trasmesse in via definitiva, esclusivamente in via telematica. Occorre accedere al portale Servizi sempre tramite Spid o Cie, a partire dalle date seguenti:

18 marzo, dalle ore 9, per le istanze di lavoro subordinato non stagionale;

21 marzo, dalle ore 9, per apolidi, rifugiati e per assistenza familiare in ambito sociosanitario;

25 marzo, dalle ore 9, per le istanze di lavoro subordinato stagionale. Infine sarà possibile presentare le istanze fino al 31 dicembre 2024.

Come presentare le istanze

È già possibile precompilare i moduli di domanda accedendo tramite Spid o Cie al portale Servizi Ali dedicato (https://portaleservizi.dlci.interno.it/AliSportello/ali/logoutAli.htm). Cliccare nella sezione “Compila Domande Decreto Flussi 2024/Click-day 2024”. E’ possibile farlo tutti i giorni della settimana, sabato e domenica compresi, fino al 24 marzo prossimo. Gli orari indicati sono dalle 8 alle 20. Fanno eccezione i giorni 17, 20 e 24 marzo, in cui il servizio sarà attivo fino alle ore 18.

Laddove l’istanza non rientrasse nella quota in base all’ordine cronologico di presentazione, il datore di lavoro visualizzerà sul portale Servizi l’avviso: “La pratica risulta al momento non in quota”. Si ricorda che le disposizione attuative sui flussi 2024 sono contenute nella nuova Circolare interministeriale n. 1695 del 29 febbraio 2024 del Ministero dell’interno, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e del Ministero del Turismo, sentito il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Bonus nido, come avere fino a 3.600 euro

Dal mese di marzo è possibile presentare la domanda per accedere al bonus nido 2024, ecco i criteri e i beneficiari che possono avere fino a 3.600 euro.

Bonus nido, cos’è

Il bonus nido 2024 è un contributo rivolto alle famiglie in cui sono presenti minori fino a 36 mesi. Si tratta di un contributo volto a far fronte alle spese sostenute dalla famiglia per il nido o per l’assistenza domiciliare. Questta seconda possibilittà è offerta solo a famiglie con bambini, con meno di tre anni, affetti da gravi patologie croniche.

La domanda si può presentare dal mese di marzo 2024 ed entro il 31 dicembre 2024 e mira ad ottenere il rimborso delle spese sostenute per la retta per un totale di massimo 11 mesi nell’arco di un anno. Nella domanda devono essere indicate le mensilità relative ai periodi di frequenza scolastica, compresi tra gennaio e dicembre 2024. Il contributo viene erogato dopo la presentazione dei documenti, che attestano l’avvenuto pagamento delle rette. Le ricevute dei pagamenti delle rette non presentate all’atto della domanda potranno essere allegate entro il 31 luglio 2025.

Come otttenere il bonus nido fino a 3.600 euro

Il bonus vale per il pagamento delle rette degli asili nido, pubblici e privati, e per forme di supporto domiciliare per bambini con meno di 3 anni di età affetti da gravi patologie croniche. Le patologie croniche devono essere attestate pediatra che dichiari per l’intero anno l’impossibilità del bambino a frequentare gli asili nido, a causa di una grave patologia cronica.

Gli importi effettivamente erogati dipendono dall’Isee:

  • 3.000 euro annui con Isee inferiore a 25mila euro;
  • 2.500 euro annui con Isee tra 25mila e 40mila euro;
  • 1.500 euro con Isee oltre 40mila euro.

Per le famiglie con un reddito Isee fino a 40.000 euro, per i nuovi nati nel 2024, in caso di presenza di altro figlio di età fino a 10 anni l’importo può arrivare a 3.600 euro.

Leggi anche: Isee corrente, può essere utile per accedere a nuovi bonus

Rimozione amianto, bonus fino a 48.000 euro per la bonifica

I dati sull’amianto in Italia sono allarmanti, una vera e propria minaccia per la salute pubblica visto che in molti casi capannoni ricoperti in amianto sono stati circondati da abitazioni realizzate successivamente a causa della continua cementificazione di aree prima extraurbane. Ciò che però molti non sanno è che per la rimozione dell’amianto è possibile ottenere agevolazioni fiscali fino a 48.000 euro. A dare delucidazioni in merito è l’Agenzia delle Entrate. Ecco perché e come fare.

Fino a 48.000 euro per rimuovere l’amianto

La produzione e installazione di amianto in Italia è vietata dal 1992, la ratio di tale divieto è nelle pericolosità di questo materiale perché quando si rovina (processo naturale con il tempo) tende a sgretolarsi e rilasciare fibre che, se inalate, entrano in profondità negli alveoli polmonari e possono provocare asbestosi, il mesotelioma ed il tumore dei polmoni fino a procurare la morte.

Purtroppo il basso costo del prodotto e i gli altri suoi “vantaggi” hanno portato a un largo uso di questo materiale per la realizzazione di fabbricati industriali, treni, ma spesso è utilizzato anche in abitazioni civili. Una volta vietato il materiale è iniziata la bonifica che però appare difficoltosa per i costi di rimozione e smaltimento. Per cui di fatto fino a quando l’amianto non si sgretola non vi è un obbligo di rimozione, ma ovviamente le paure sono molte. Ciò che molti però non sanno è che si possono ottenere fino a 48.000 euro per lo smaltimento e a sottolinearlo è l’Agenzia delle Entrate.

Un contribuente ha infatti posto un quesito all’Agenzia: Vorrei sapere se sono detraibili le spese per la rimozione e sostituzione di eternit da un’unità facente parte dell’abitazione principale appena acquistata.

Agenzia delle Entrate, ecco come ottenere 48.000 euro per rimuovere l’amianto

L’Agenzia delle Entrate nella risposta fornita su FiscoOggi sottolinea che si può ottenere la detrazione delle spese al 50% per una spesa massima di 96.000 euro per la rimozione dell’amianto. Si tratta del bonus ristrutturazioni dall’articolo 16 bis, comma 1, lett.l del Tuir.

L’Agenzia sottolinea inoltre che l’intervento di rimozione dell’amianto può beneficiare delle detrazioni fiscali a prescindere dalla realizzazione di un intervento di recupero del patrimonio edilizio, in poche parole non è necessario abbinare questo lavoro ad altri, ad esempio rifacimento intonaco, rimozione della pavimentazione o altri. Inoltre specifica che “è possibile portare in detrazione anche soltanto le spese sostenute per il trasporto dell’amianto in discarica da parte di aziende specializzate.

Questo implica che se anche le spese fossero particolarmente alte, sarebbe abbastanza facile provvedere a esse e ottenere il massimo della detrazione fiscale.

Ricordiamo che a partire da febbraio 2023 non è possibile fruire di cessione del credito e sconto in fattura e quindi si potrà avere semplicemente al detrazione dalle imposte sul reddito.

In base agli ultimi dati rilevati in Italia c’è una vera emergenza amianto. Ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiali in amianto e contenente amianto, in un milione di siti e micrositi, e ancora non meno di 50mila siti industriali, 42 siti di interesse nazionale tra i quali 10 sono solo di amianto (come la Fibronit di Broni e di Bari; l’Eternit di Casale Monferrato, etc.). Infine, sono segnalate 2.500 scuole.

Leggi anche: Bonus ristrutturazione, qual è il limite se immobile diviso in due unità?

Bonus computer 2024, i requisiti e come richiederlo

Bonus computer 2024 per gli studenti italiani è richiedibili solo attraverso l’app Io, ma non si deve superare un limite di reddito.

Bonus computer 2024, cos’è e a quanto ammonta

In un’era fortemente orientata alla tecnologia come la nostra, l’utilizzo di pc, computer, tablet e cellulari è quotidiano. Anche la scuola si orienta sempre di più verso un utilizzo di maggiore tecnologia al posto della semplice penna e foglio su cui scrivere. Se negli anni il costo dei computer è sceso, rendendosi più accessibile alle famiglie, è sempre un’uscita che sostenere e non sempre tutti possono permetterselo.

Arriva così il bonus computer 2024 per le famiglie che  hanno qualche piccola difficoltà economica. Infatti il limite del valore ISEE del nucleo familiare non può deve superare 20 mila euro. Lo sconto vale 300 euro e può essere applicato sull’acquisto di qualsiasi tipo di computer. Un grande aiuto per acquistare un computer, visto che ormai tutto si fa sempre più online dalle richieste di contributi alla semplice prenotazione, magari per una visita medica.

Bonus computer 2024, chi può richiederlo

A richiederlo dovrebbero essere tutti gli studenti frequentano la scuola superiore o università, rispettando solo il limite di reddito già indicato. Il bonus computer 2024 potrebbe essere richiedibile solo attraverso l’App io. IO è un’applicazione mobile gratuita italiana, sviluppata e gestita dalla società pubblica PagoPA S.p.A., con l’obiettivo di integrare tutti i servizi pubblici in modo da rendere più semplice e veloce l’ “esperienza” dei cittadini italiani con l’amministrazione pubblica, ma soprattutto per mettere il cittadino al centro della rete dei servizi pubblici.

Ci si può comprare ogni tipologia di computer: un laptop, un ibrido, un fisso, nuovo così come usato (o meglio, ricondizionato). Nessun limite ovviamente alla scheda tecnica del pc così come alla marca o ad altri dettagli di questo tipo.

E se fosse tutta una bufala?

C’è però un grande problema: ancora il bonus non è richiedibile attraverso l’app Io. Tanto che sembra essere più una fake news che una realtà, anche perché ad oggi manca la fonte istituzionale di riferimento. Però sono tantissime le testate giornalistiche che riportano questa importante notizia, anche dal mondo della scuola. Che sia quindi a breve in arrivo? Non resta che attende e capire quando e se arriverà davvero.

 

Bonus ristoranti e gelaterie, c’è ancora tempo per richiederlo

Bonus ristoranti e gelaterie c’è tempo fino ad aprile per poterlo richiedere. Alcune indicazioni per sapere come e quando fare domanda.

Bonus ristoranti e gelaterie, ecco chi può richiederlo

Il settore legato alla ristorazione, gelaterie e pasticcerie è stato seriamente toccato dal periodo di chiusura imposto dal Covid-19. Ma non solo, anche gli aumenti sul costo delle materie prime hanno creato dei proprietari di questo tipo di attività. Tuttavia il bonus vuole aiutare questi esercizi commerciali con un contributo in conto capitale che sarà pari al 70% delle spese totali ammissibili. Spese che comunque non possono superare il limite di 30.000 euro per singola impresa.

Saranno ammesse le imprese in possesso dei seguenti requisiti:

  • se operanti nel settore identificato dal codice ATECO 56.10.11 (Ristorazione con somministrazione):
  • 1) essere regolarmente costituite ed iscritte come attive nel Registro delle imprese da almeno 10 anni oppure,
  • 2) aver acquistato nei 12 mesi precedenti prodotti certificati DOP, IGP, SQNPI, SQNZ e prodotti biologici per almeno il 25% degli acquisti totali del periodo;
  • se operanti nel settore identificato dal codice ATECO 56.10.30 (Gelaterie e pasticcerie)
  • se operanti con  codice ATECO 10.71.20 (Produzione di pasticceria fresca).
  • essere iscritte nel Registro delle imprese da almeno 10 anni o in alternativa aver acquistato prodotti DOP, IGP, SQNPI e prodotti biologici per almeno il 5% (per cento) del totale.

Quali sono le spese finanziabili?

Come già indicato si tratta di contributi a fondo perduto del 70% delle spese ammissibili, fino ad un massimo di 30.000 Euro. Il totale dei fondi a disposizione è pari a 56 milioni di euro.  Sono spese ammissibili quelle sostenute per macchinari professionali e beni strumentali all’attività d’impresa, nuovi di fabbrica, organici e funzionali e acquistati alle normali condizioni di mercato da terzi che non hanno relazioni con l’impresa. Tuttavia i beni acquistati dovranno essere mantenuti nello Stato patrimoniale dell’impresa per almeno 3 anni dalla data di concessione del contributo.

Mentre per quanto riguarda i pagamenti, il decreto attuativo prevede l’obbligo di utilizzo di conti correnti dedicati intestati all’impresa. Inoltre dovrà essere garantita la piena tracciabilità. Restano fuori dalle spese agevolabili quelle sostenute prima della presentazione della domanda di contributo, così come quelle relative a componenti o ad esempio pezzi di ricambio, terreni e fabbricati, beni usati e utenze, come quelle di luce e gas. Infine non concorreranno al calcolo delle spese ammesse al bonus anche quelle sostenute da ristoranti, pasticcerie e gelaterie per imposte, tasse, contributi, buoni pasto o ad esempio spese per consulenze di qualsiasi genere.

 

Case green 2024, nuova stretta dell’Unione Europea

Case green 2024 arriva la decisione dell’Unione Europea sulla normativa e classi energetiche, ecco quindi cosa c’è da aspettarsi.

Case green 2024, ecco cosa è deciso

Già da tempo si parla di case green e della volontà dell’Unione Europea di spingere verso immobile meno inquinanti possibili. Ma a volte con un patrimonio immobiliare come quello italiano, la legge europea non sarà di facile applicazione. Tuttavia vediamo nel dettaglio su cosa ha deliberato l’Unione Europea, nonostante il parere negativo registrato nel nostro Paese.

A conti fatti potrebbero essere circa 5 milioni gli immobili in Italia che aspettano una ristrutturazione. Si tratta di immobili che hanno la classe energetica F e G. Il valore dipende dall’attestato di certificazione energetica degli immobili, comunemente chiamato APE. Una ristrutturazione che non riguarda solo gli impianti, ma anche i serramenti, i pavimenti, le scelte per  le coperture esterne ed interne, i sistemi di riscaldamento e raffrescamento.

Case green 2024, l’obiettivo europeo

L’obiettivo della direttiva dell’Unione Europea è quello di ridurre i consumi energetici degli immobili almeno del 16%  entro il 2023. E poi di aumentare fino al 20-22% entro il 2035. E poi procedere in modo da ottenere la neutralità di emissioni entro il 2050. Tuttavia viene lasciato ai singoli stati la possibilità di ridefinire i propri piani nazionali, ed avranno circa 2 anni per farlo. Previste esenzione solo per:

  • edifici storici;
  • siti religioni;
  • case i cui metri quadri siano inferiori a 50;
  • case di vacanza, usate per meno di 4 mesi all’anno.

Le nuove case devono già ovviamente essere costruite in classe A e vendute analizzando il rapporto tra qualità e prezzo degli immobili. I Paesi dell’Unione Europea dovranno lavorare con quello che hanno a disposizione, perché sembra non siano previsti nuovi finanziamenti europei

L’importanza dell’Attestato di prestazione energetica

L’A.p.e. è una certificazione che prima del decreto 63/2013 veniva chiamato ACE. E’ un documento che descrive le caratteristiche energetiche di un immobile. Ma è anche uno strumento di controllo che sintetizza con una sala da A4 a G le prestazioni energetiche degli edifici. E’ obbligatoria si in caso di vendita che di affitto di immobili. La validità di un Ape è di 10 anni a meno che non siano state apportate modifiche o non ci siano stati passaggi di proprietà.

Questo documento diventerà quanto meno necessario per attestare la capacità energetica di un immobile. Il rischio è quello di far diventare invenduti gli immobili in classe energetica F e G presenti sul territorio italiano con ulteriori ricadute sul settore già ampiamente compromesso a causa delle politiche a rialzo dei tassi di interesse degli anni scorsi. Non resta quindi che attendere la scelte del Governo Meloni per capire come far aderire al meglio la normativa europea con le caratteristiche del complesso immobiliare italiano.

Conformità catastale, perché è importante che ci sia

La conformità catastale è un elemento essenziale nella vendita di un immobile, ecco quindi perché è importante che ci sia.

Conformità catastale, che cos’è?

Comprare e vendere casa è senza dubbio un momento molto importante per chiunque. Soprattutto quando si tratta della casa che ospiterà una nuova famiglia, e si ha l’emozione del primo acquisto. Spesso si è presi da un un’euforia per aver trovato la casa dei sogni, che può essere stroncata dalla mancanza della corretta documentazione necessaria per compiere il passo dell’acquisto. Detto accertamento è infatti divenuto obbligatorio dal 2010, a seguito dell’introduzione del Decreto Legislativo n. 78/2010 (articolo 19, comma 14).

La compravendita immobiliare segue senza dubbio le regole di un trasferimento di proprietà regolato da un Notaio. Il quale richiede tanti documenti necessari per concludere l’affare. Uno tra questi è la conformità catastale, cioè un documento che attesta che i dati riportati sulla planimetria catastale siano effettivamente conformi alla realtà dei fatti. Con questo documento, il proprietario dell’immobile in vendita certifica che l’immobile non è diverso rispetto a quanto descritto sulla planimetria.

Conformità catastale, perché è così importante

Avere la conformità catastale equivale a dire che le planimetrie catastali, depositate presso l’Ufficio del territorio in cui è ubicato l’immobile sono identiche allo stato dei luoghi dell’immobile. Attenzione, questo non vuol dire che al suo interno un immobile non può subire delle modifiche. Certo, spesso l’abbattimento di una parete può essere fatto, senza arrecare danni. Ma occorre sempre presentare la relativa modifica presso gli uffici catastali per garantirne la regolarità. Si avrà così quello che viene chiamato allineamento catastale

La conformità è importante non solo per una corretta compravendita, ma anche per la sicurezza dello stesso immobile. Altro elemento da non trascurare, soprattutto per chi deve richiedere il mutuo per fare l’acquisto. Ebbene la banca può decidere, e spesso accade, di non finanziare un immobile che non abbia perfetta conformità catastale. si ricorda che in caso di mutuo, la banca manda sempre il proprio incaricato presso l’immobile a valutare che tutto sia in regola per poter concedere la somma richiesta.

Cosa succede se si acquista un immobile non conforme?

Le parti possono anche decidere di compravendere un immobile che non è conforme dal punto di vista catastale. Il compratore deve però sapere che eventuali illeciti edilizi potrebbero emergere in futuro, portando a conseguenze penali, sanzioni amministrative e l’onere di ripristinare lo stato legittimo dell’immobile.

Se ci sono delle difformità si rischia di non poter usufruire delle agevolazioni fiscali previste per l’acquisto della prima casa, se l’immobile è registrato in categorie catastali non residenziali. Ma non solo si rischia anche di non poter accedere ad agevolazioni per la ristrutturazione immobile, come nel caso del superbonus. Il consiglio finale è quindi di controllare, anche tramite un tecnico, che la casa sia conforme con la planimetria depositata in catasto per evitare spiacevoli sorprese sia in sede di rogito che nel futuro.

Welfare aziendale 2024, la circolare dell’Agenzia delle entrate

Welfare aziendale 2024, la circolare dell’Agenzia delle entrate spiega le novità che sono introdotte dalla legge di bilancio.

Welfare aziendale 2024, le novità

Arrivano le novità che sono state introdotte dalla legge di Bilancio 2024 (Legge n. 213/2023) e dal decreto Anticipi (Dl n. 145/2023). Attraverso la circolare dell’Agenzia delle entrate del 7 marzo 2024 si chiariscono alcuni aspetti che riguardano il welfare aziendale relativi ai dipendenti.

Tra le novità principali sale fino a 2 mila euro senza imposte per i dipendenti con figli a carico. Altre precisazioni riguardano i  fringe benefit anche l’affitto e gli interessi sul mutuo prima casa. Ecco quelle che sono le indicazioni nel dettaglio da parte dell’Agenzia delle entrate.

Welfare aziendale 2024,  il settore turistico

Al fine di sostenere il settore turistico, ricettivo e termale, l’ultima legge di Bilancio riconosce inoltre a favore dei lavoratori degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e per quelli del comparto del turismo, ivi inclusi gli stabilimenti termali, un trattamento integrativo speciale, che non concorre alla formazione del reddito, pari al 15%.

La misura si riferisce alle prestazioni rese tra il 1° gennaio 2024 e il 30 giugno 2024 dai lavoratori dipendenti con redditi non superiori a 40mila euro per il periodo di imposta 2023. L’agevolazione è calcolata sulla retribuzione lorda corrisposta per lavoro straordinario in giorni festivi o in periodo notturno.

Inoltre il datore di lavoro, a partire dalla prima retribuzione utile e, comunque entro il termine di effettuazione delle operazioni di conguaglio di fine anno, eroga come sostituto d’imposta il trattamento integrativo speciale, indicando poi l’importo nella certificazione unica del dipendente relativa al periodo di imposta 2024.

Riscatto dei periodi non coperti da retribuzione

La circolare prende anche in esame gli effetti fiscali delle nuove misure in materia di riscatto ai fini pensionistici di periodi non coperti da retribuzione. In via sperimentale per il biennio 2024 -2025 gli iscritti presso una delle gestioni previdenziali amministrate dall’Inps, non titolari di pensione e privi al 31 dicembre 1995 di anzianità contributiva, possono riscattare i periodi antecedenti all’entrata in vigore della legge di Bilancio compresi tra l’anno del primo e quello dell’ultimo contributo accreditato.

Sono previste specifiche condizioni per l’applicazione e i periodi riscattabili non possono superare i 5 anni anche non continuativi. Infine il dipendente può chiedere al proprio datore di lavoro di sostenere l’onere del riscatto utilizzando i premi di produzione spettanti al lavoratore.

 

Tassi di interesse ancora in discesa dopo l’ultima decisione della BCE

Buone notizia per chi ha un mutuo a tasso fisso e vorrebbe rinegoziarlo e per chi vorrebbe compiere il grande passo di acquistare casa: la BCE continua a mantenere fermo il costo del denaro e di conseguenza dovrebbe accelerare la discesa dei tassi di interesse praticati dalle banche. Ecco cosa succede.

BCE:  fermo il costo del denaro, scende la rata del mutuo

Nuova riunione della BCE e per la quarta volta consecutiva, da luglio 2023 non vi è un aumento del costo del denaro. Il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%.

La serie di aumenti del costo del denaro decisi dalla BCE è iniziato nell’estate del 2022 ed è proseguita per oltre un anno in modo costante portando del rate del mutuo a crescere. Questo ha generato un blocco nel mercato immobiliare, infatti con interessi alti poche famiglie hanno fatto il grande passo di acquistare casa o chiedere prestiti per altri motivi.

L’obiettivo della BCE è sempre stato quello di ridurre l’inflazione andando a incidere sulla domanda di beni. La strategia sembra aver funzionato e, infatti, l’aumento dei prezzi per ora si è fermato e di conseguenza la BCE ha smesso le serie di aumenti del costo del denaro. L’atteggiamento è però cauto, infatti, una riduzione del costo del denaro è molto attesa e potrebbe portare a una riduzione delle rate del mutuo variabile considerevole. La Presidente della BCE, Lagarde, ha affermato che continuare a mantenere il costo del denaro agli attuali livelli dovrebbe portare l’inflazione al 2% obiettivo dichiarato.

Per ora tale riduzione non c’è stata anche se non è esclusa per i prossimi mesi.

Rate mutuo già in discesa

Nonostante questo le banche stanno comunque procedendo a piccoli ritocchi ai tassi di interesse applicati, questi si vedono subito per chi ha un mutuo a tasso variabile, mentre chi ha stipulato nei mesi scorsi un mutuo a tasso fisso deve provvedere a una rinegoziazione del mutuo o a una surroga.

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Per questi clienti il consiglio è comunque di attendere ancora qualche mese perché le riduzioni potrebbero essere più considerevoli e la diminuzione della rata potrebbe essere davvero interessante.

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