Test ingresso Medicina 2024, date e questionario

Con decreto della ministra Anna Maria Bernini sono state rese note le date per il test ingresso Medicina e le indicazioni su come sarà strutturata la prova, due le date: 28 maggio e 30 luglio.

Test di ingresso Medicina, ecco le date

Si torna alla tradizione: il test di ingresso alla facoltà di Medicina per l’anno accademico 2024-2025 si terrà in presenza e si svolgerà con il cartaceo. Due le date previste, la prima il 28 maggio 2024 e la seconda il 30 luglio 2024. Le domande del test saranno ricavate da due banche dati, ciascuna comprendente 3.500 quesiti.

Una banca dati sarà per la prova del 28 maggio e l’altra per la prova del 30 luglio, le banche dati saranno disponibili a partire da 20 giorni antecedenti rispetto alla data prevista per il test.

Potranno candidarsi i cittadini dei Paesi Ue e dei Paesi non Ue utilizzando esclusivamente in modalità online attraverso il portale Universitaly (www.universitaly.it).

Come sarà il questionario per test ingresso Medicina?

La prova si terrà nei vari atenei italiani e partiranno in contemporanea alle ore 13:00. Il test somminisrato comprende 60 domande a cui è necessario rispondere in 100 minuti. Le domande saranno così divise:

  • 4 di competenze di lettura e conoscenze acquisite negli studi;
  • 5 di ragionamento logico e problemi;
  • 23 di biologia;
  • 15 quesiti di chimica;
  • 13 di fisica e matematica.

Identico l’impianto del test anche per Veterinaria che si svolgerà però il 29 maggio e il 31 luglio.

Per quanto riguarda invece il punteggio attribuito, esso è:

  • +1,5 punti per ogni risposta esatta;
  • – 0,4 punti per ogni risposta errata;
  • 0 punti per ogni risposta omessa.

Per essere ammessi in graduatoria serviranno almeno 20 punti.

Potranno partecipare al test di ingresso alle facoltà di Medicina gli studenti già diplomati o quelli attualmente in quinta superiore. nessuna apertura stavolta a chi è ancora in quarta, a differenza di quanto accaduto l’anno scorso.

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Superbonus 2024 approvato, le novità e gli obblighi per i contribuenti

Superbonus 2024 approvato e continua la lunga odissea di questa misura che ha generato non pochi problemi al settore immobiliare.

Superbonus 2024, il Senato ha approvato il relativo decreto

Con 81 voti favorevoli, 48 contrari e quattro astensioni, il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge di conversione del Decreto Legge n. 212/2023 (Decreto Superbonus) in materia di agevolazioni fiscali in edilizia incardinato, sul testo approvato senza modificazioni dalla Camera. Un decreto che cambia quello che riguarda il mondo dell’agevolazione sugli immobili.

La norma formata da 4 articoli prevede anche due documenti di impegnativa da parte del Governo. Il decreto salva i lavori con il 110% certificati entro il 31 dicembre 2023. Inoltre si prevede un aiuto per i redditi più bassi e un limite di interventi con il bonus barriere architettoniche. Per tanto a partire da quest’anno l’agevolazione per il superbonus ha una percentuale pari al 70%. Rimane al 110% solo per chi ha optato per sconto in fattura o cessione del credito sui lavori certificati entro il 31 dicembre 2023.

Superbonus 2024  approvato, l’aiuto ai redditi più bassi

Il decreto poi riconosce la corresponsione di un contributo in favore dei soggetti di cui al comma 1 con un reddito ISEE di riferimento non superiore a 15.000 euro. Per le spese sostenute dal 1° gennaio 2024 al 31 ottobre 2024 in relazione agli interventi effettuati entro la data del 31 dicembre 2023 e che abbiano raggiunto uno stato di avanzamento dei lavori non inferiore al 60 per cento.

Inoltre il contributo di cui al presente comma non concorre alla formazione della base imponibile delle imposte sui redditi. Per chi non riuscisse a finire i lavori necessari per l’agevolazione al 110% entro la fine del 2023, la legge prevede una sanatoria: non sarà necessario restituire le somme già erogate.

Il caso dei comuni colpiti da eventi sismici

Il decreto inserisce nuovi divieti di cessione del credito nelle ipotesi di demolizione e ricostruzione di edifici. I contribuenti che usufruiscono dei benefici in relazione a spese per interventi avviati successivamente alla data di entrata in vigore del decreto hanno un obbligo da rispettare. Infatti sono tenuti a stipulare, entro un anno dalla conclusione dei lavori oggetto dei suddetti benefici, contratti assicurativi a copertura dei danni cagionati ai relativi immobili da calamità naturali ed eventi catastrofali verificatisi sul territorio nazionale.

Inoltre slitta il termine per le comunicazioni relative allo sconto in fattura e alla cessione del credito in merito ai costi sostenuti nel 2023. Si passa dal 16 marzo al 4 aprile 2024, ma si è in attesa della comunicazione ufficiale da parte dell’Agenzia delle entrate.

Cedolare secca sugli affitti, è valido l’adeguamento Istat?

La cedolare secca sugli affitti è molto usata dai proprietari di casa. Ma come funziona l’adeguamento Istat in questo tipo di contratti?

Cedolare secca sugli affitti, come funziona l’adeguamento ISTAT

La “cedolare secca” è un regime facoltativo, che si sostanzia nel pagamento di un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali (per la parte derivante dal reddito dell’immobile). In più, per i contratti sotto cedolare secca non si pagano l’imposta di registro e l’imposta di bollo. Imposte che di solito sono dovute per registrazioni, risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione. La cedolare secca non sostituisce l’imposta di registro per la cessione del contratto di locazione. Tuttavia nei contratti sottoposti a questo regime non viene applicato l’adeguamento istat.

Per adeguare periodicamente i valori monetari, ad esempio il canone di affitto o l’assegno dovuti al coniuge separato, si utilizza l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) al netto dei tabacchi. Tale indice si pubblica sulla Gazzetta Ufficiale ai sensi dell’art. 81 della legge 27 luglio 1978, n. 392. Con la cedolare secca questo tipo di adeguamento non è consentito.

Cedolare secca sugli affitti, quando si rinuncia all’adeguamento

La scelta per la cedolare secca implica la rinuncia alla facoltà di chiedere, per tutta la durata dell’opzione, l’aggiornamento del canone di locazione. Inoltre possono optare per il regime della cedolare secca le persone fisiche titolari del diritto di proprietà o del diritto reale di godimento. Ma l’immobile non è locato nell’esercizio di attività di impresa o di arti e professioni. Tuttavia una serie di novità sono state introdotte quest’anno.

L’opzione può essere esercitata per unità immobiliari appartenenti alle categorie catastali da A1 a A11 (esclusa l’A10 – uffici o studi privati) locate a uso abitativo. Rientrano anche le relative pertinenze. L’opzione comporta l’applicazione delle regole della cedolare secca per l’intero periodo di durata del contratto (o della proroga) o, nei casi in cui l’opzione sia esercitata nelle annualità successive alla prima, per il residuo periodo di durata del contratto.

Il locatore può decidere di rinunciare a questo regime

Il locatore ha comunque la facoltà di revocare l’opzione in ciascuna annualità contrattuale successiva a quella in cui è stata esercitata. Così come è sempre possibile esercitare nuovamente l’opzione, nelle annualità successive alla revoca, rientrando nel regime della cedolare secca. Tuttavia la revoca deve essere effettuata entro 30 giorni dalla scadenza dell’annualità precedente e comporta il versamento dell’imposta di registro, eventualmente dovuta.

Con la circolare dell’Agenzia delle Entrate numero 26/E del 2011, si precisa che la rinuncia all’aumento del canone per l’intera durata del contratto deve essere comunicata al conduttore, tramite raccomandata, prima di esercitare l’opzione per la cedolare secca. Cosa che si può evitare solo nel caso della firma contrattuale, ma le eventuali successive modifiche si comunicano tramite raccomandata come già detto.

Decreto Milleproroghe 2024, tutto quello che contiene

Decreto Milleproroghe 2024 è convertito in legge e contiene diverse novità che sono differenti anche dal testo originale, i dettagli.

Decreto Milleproroghe 2024, lavoro e assunzioni

Nella seduta di lunedì 19 febbraio la Camera, con 140 voti favorevoli e 69 contrari, ha approvato il Decreto Milleproroghe. E prevede molte novità che riguardano diversi aspetti economici. Ecco i temi principali e come cambieranno le cose dopo questa approvazione. L’articolo 1, comma 14 del testo convertito proroga fino al 31 dicembre 2024 la possibilità di effettuare assunzioni di personale nella Guardia di Finanza, sia ordinarie sia straordinarie, previste dalle norme di settore.

Assunzioni straordinarie anche nelle forze di polizia, prefetture e ragioneria di Stato. Cambiano le regole degli incentivi per l’assunzione di persone con disabilità da parte di enti del Terzo settore e altri enti assimilabili, con contratti di lavoro a tempo indeterminato e di età inferiore a 35 anni.

Anche per il 2024 divieto di fatturazione elettronica per i soggetti IVA che effettuano prestazioni o cessioni sanitarie nei confronti di consumatori finali persone fisiche (non soggetti IVA). Inoltre slitta di altri due anni, dal 2025 al 2027, il taglio dei contributi all’editoria.

Decreto Milleproroghe 2024, bonus e fondi

Previsto anche i rifinanziamento di diversi bonus e fondi destinati a diversi disturbi. Infatti rifinanziato anche il fondo per la lotta ai disturbi alimentari, sempre per 10 milioni di euro per il 2024. Stanziati dieci milioni per il bonus psicologo nel 2024.

Prorogata di sei mesi, fino al 31 dicembre, la sospensione delle multe per chi ha violato l’obbligo di vaccinazione per il Covid. Inoltre continua la proroga al 31 dicembre 2024 del bonus acquisto casa under 36  con la condizione che il preliminare sia stato firmato entro il 31.12.2023. Si riaprono nuovamente i termini della rottamazione quater, con la possibilità di pagare entro il 15 marzo 2024 le prime due rate scadute.

L’attenzione sui lavoratori agricoli e medici

L’attenzione sui lavoratori agricoli e del settore allevamento è stata al centro dell’incontro. Per calmare la protesta dei trattori sono approvate delle misure specifiche. Dunque scatta l’esenzione per i redditi agrari e dominicali fino a 10mila euro e si riduce del 50% l’importo da pagare per quelli tra i 10mila e i 15mila euro. Infine slitta di sei mesi, fino al 30 giugno, l’obbligo di assicurare i trattori se non vanno in strada.

Per quanto riguarda la pensione dei medici. La norma prevede che i medici interessati su base volontaria potranno fare richiesta per continuare a lavorare fino a 72 anni, ma senza mantenere incarichi “dirigenziali apicali di struttura complessa o dipartimentale o di livello generale”.

 

Se non pago le bollette mi staccano la corrente?

L’energia elettrica è senza dubbio uno dei servizi essenziali, in alcuni casi assicura la sopravvivenza, come nel caso in cui in casa sia presente una persona che ha bisogno di supporto per la respirazione. Può essere considerato un servizio essenziale perché necessario per la produzione di acqua calda, per l’avvio di impianti di riscaldamento, per la conservazione del cibo. Proprio per questo motivo molte persone sono convinte che nel caso in cui non si paghi la bolletta i rischi di distacco della corrente non vi siano. In realtà non è così, ecco come funziona.

Sollecito di pagamento prima dello stop alla fornitura di energia elettrica

La prima cosa da sottolineare è che in caso di mancato pagamento, se lo stesso non supera una settimana non vi sono particolari conseguenze. In seguito il titolare del contratto inizia a ricevere dei solleciti. Nei solleciti viene indicata anche la data a partire dalla quale, se si continuerà a non pagare, il fornitore invierà la richiesta di sospensione del servizio al distributore.

Naturalmente nel caso in cui ci sia la sospensione del servizio per il mancato pagamento, sarà necessario sostenere anche i costi per il riallaccio delle utenze. Questo costo viene indicato nel sollecito di pagamento.

Ricevuto il sollecito, la cosa più opportuna è effettuare il pagamento degli importi dovuti e trasmettere al gestore la ricevuta del pagamento in modo da sospendere la procedura.

Se non si effettua il pagamento, magari perché impossibilitati vi è prima la riduzione della potenza di energia elettrica, questo implica che sarà disponibile una potenza utile solo ad accedenre le lampadine, ma difficilmente si potranno avere elettrodomestici in funzione, che si tratti di un frigorifero, un ferro da stiro o qualunque altro utensile alimentato con energia elettrica.

Ecco quando staccano la corrente per il mancato pagamento delle bollette

Terminato questo ulteriore periodo in cui si avrà una potenza limitata, si passa al distacco con blocco del codice POD per morosità, in modo che non si potrà nemmeno passare a un altro fornitore prima di aver saldato le fatture arretrate.

A questo punto per avere nuovamente la fornitura di energia elettrica sarà assolutamente necessario effettuare il pagamento di tutti gli importi dovuti, compreso il contributo per la riattivazione del servizio.

Occorre ricordare che vi sono dei casi in cui non è possibile procedere al distacco. Si tratta del caso in cui il cliente abbia ancora il contratto con il Servizio Elettrico nazionale e gli importi dovuti sono inferiori al deposito cauzionale. Inoltre non si può procedere:

  • in caso di mancato avviso;
  • nel caso in cui il contraente abbia segnalato anomalie relative a contatore e bollette e il gestore non abbia risposto;
  • nel caso in cui alla rete siano collegati macchinari salvavita;
  • in caso di forniture con funzioni di pubblica utilità.

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Cancellazione dell’ipoteca, come farlo senza spendere nulla

Cancellazione dell’ipoteca quando si è finito di pagare un mutuo, l’ultimo atto che libera definitivamente il cliente di una banca.

Cancellazione dell’ipoteca, cos’è?

Quando si compra un immobile, ma non si ha a disposizione il denaro necessario, è comune la richiesta di un mutuo presso la banca. Negli anni il debitore paga le sue rate fino all’ultima, estinguendo così il suo debito e diventando a tutti gli effetti il proprietario di casa. A questo punto si richiede la cancellazione dell’ipoteca.

La cancellazione dell’ipoteca richiede un atto notarile, nel quale il creditore (o il suo legale rappresentante) acconsente alla cancellazione, normalmente in seguito al pagamento del debito garantito. In seguito, il notaio provvede alla relativa annotazione nei registri immobiliari. Tuttavia esiste una procedura un può più semplice e che non prevede alcun costo per il cliente. Possiamo anche dire che in realtà è la procedura più usata comunemente.

Cancellazione dell’ipoteca, le istruzioni dell’Agenzia delle entrate

La cancellazione semplificata d’ipoteca è un procedimento che riguarda le ipoteche iscritte a garanzia di mutui e finanziamenti, anche non fondiari. Si tratta di mutui che sono concessi da soggetti che esercitano attività bancaria e finanziaria e da enti di previdenza obbligatoria ai loro dipendenti e iscritti. Per richiedere la cancellazione semplificata di un’ipoteca, il creditore deve inviare una comunicazione di avvenuta estinzione del debito al competente ufficio dell’Agenzia delle entrate – Servizi di pubblicità immobiliare.

Per assicurare a questa comunicazione idonea pubblicità, è stato istituito il Registro delle comunicazioni. Il servizio “Interrogazione del Registro delle comunicazioni” permette di conoscere lo stato di lavorazione della cancellazione di un’ipoteca. E’ gratuito e disponibile presso

  • i servizi di pubblicità immobiliare
  • i servizi telematici Entratel e Fisconline
  • e i servizi telematici Sister.

La banca invia la comunicazione

Di solito infatti è la stessa banca che invia una comunicazione all’Agenzia delle entrate per cancellare l’ipoteca di registri immobiliari. Tale procedura può essere applicata solo in presenza di determinate condizioni:

  • il creditore deve essere un soggetto abilitato: banche, società finanziarie, enti creditizi, fondi comuni di investimento, società di gestione del risparmio (SGR) che agiscono in nome e per conto di un fondo di investimento alternativo (FIA);
  • il mutuo deve essere estinto;
  • il mutuo può essere fondiario o non fondiario;
  • il creditore deve rilasciare una quietanza: la quietanza è un documento che attesta l’avvenuto pagamento del mutuo.

Una volta decorsi 30 giorni dalla comunicazione, la cancellazione avviene in modo automatico. Basterà fare una semplice ispezione ipotecaria sull’immobile per verificare la reale cancellazione. Qualora la banca non proceda in tal senso, si consiglia di andare in filiale o mettersi in contatto con il proprio agente per capire come mai non si è proceduto in tal senso. Ma una volta cancellata l’ipoteca non ci sono più gravami sull’immobile.

Assegni familiari 2024, tutte le indicazioni per quest’anno

Assegni familiari 2024 e quote di maggiorazione di pensione per quest’anno, ecco cosa prevede la circolare da parte dell’INPS.

Assegni familiari 2024, cosa prevede la circolare INPS

Attraverso la circolare numero 31 del 07-02-2024 l’Istituto Nazionale di previdenza sociale ha indicato gli importi e i limiti di reddito relativi agli assegni familiari e alle quote di maggiorazione sulle pensioni per l’anno 2024. Ebbene si ricorda che il decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, all’articolo 1, ha istituito, a fare data dal 1° marzo 2022, l’assegno unico e universale per i figli a carico.

Per tale motivo non sono più riconosciute le prestazioni relative agli assegni familiari, approvato con il decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1955, n. 797. Gli importi delle prestazioni sono i seguenti:

  •  8,18 euro mensili spettanti ai coltivatori diretti, coloni, mezzadri per fratelli, sorelle, nipoti;
  •  10,21 euro mensili spettanti ai pensionati delle gestioni speciali per i lavoratori autonomi e ai piccoli coltivatori diretti per coniuge e fratelli, sorelle, nipoti;
  •  1,21 euro mensili spettanti ai piccoli coltivatori diretti per i genitori ed equiparati.

Assegni familiari 2024, le maggiorazioni

La stessa circolare INPS precisa che ai fini della cessazione o riduzione della corresponsione degli assegni familiari e delle quote di maggiorazione delle pensioni da lavoro autonomo, i limiti di reddito familiare da considerare sono rivalutati ogni anno in ragione del tasso d’inflazione programmato con arrotondamento ai centesimi di euro. Anche quest’anno infatti i limiti di reddito sono stati rivalutati.

Secondo le precisazioni fornite dai competenti Ministeri, la misura del tasso d’inflazione programmato per il 2023 è stata pari al +4,3%. Inoltre con riferimento a quanto precede sono state aggiornate le tabelle da applicare a decorrere dal 1° gennaio 2024 nei confronti dei soggetti esclusi dalla normativa relativa all’assegno per il nucleo familiare. Infine le procedure di calcolo delle pensioni sono aggiornate in conformità ai nuovi limiti di reddito.

I limiti di reddito di riferimento

In applicazione delle vigenti norme per la perequazione automatica delle pensioni, il trattamento minimo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti risulta fissato dal 1° gennaio 2024 e per l’intero anno nell’importo mensile di 598,61 euro (cfr. la circolare n. 1 del 2 gennaio 2024).

Inoltre in relazione a tale trattamento, i limiti di reddito mensili da considerare ai fini dell’accertamento del carico (non autosufficienza economica). Infine quindi, del riconoscimento del diritto agli assegni familiari risultano come di seguito fissati per l’anno 2024:

  • 843,04 euro per il coniuge, per un genitore, per fratelli, sorelle e nipoti;
  • 1.475,32 euro per due genitori ed equiparati.

 

 

Assegno sociale INPS, anche per chi non ha contributi

L’assegno sociale INPS è una prestazione economica che spetta alle persone che hanno difficoltà in economica, anche senza contributi.

Assegno sociale INPS, che cos’è e quando spetta

Quale pensione è prevista per chi non ha mai lavorato? Coloro che non hanno versato mai contributi, possono ottenere l’assegno sociale che è una prestazione assistenziale. Si tratta, più precisamente, di un trattamento riservato a chi versa in condizioni economiche di disagio dimostrate dai redditi dichiarati.

L’assegno sociale INPS è una prestazione economica, erogata a domanda, rivolta alle persone in condizioni economiche disagiate e con redditi inferiori alle soglie previste annualmente dalla legge. Secondo quanto indicato dall’INPS l’assegno è pari a 458,00 euro per 13 mensilità. Il limite di reddito è pari a 5.954,00 euro annui e 11.908,00 , se il soggetto è coniugato. Hanno diritto all’Assegno in misura intera:

  • i soggetti non coniugati che non possiedono alcun reddito;
  • i soggetti coniugati che hanno un reddito familiare inferiore al totale annuo dell’Assegno.

Hanno diritto all’Assegno in misura ridotta:

  • i soggetti non coniugati che hanno un reddito inferiore all’importo annuo dell’Assegno;
  • i soggetti coniugati che hanno un reddito familiare compreso tra l’ammontare annuo dell’Assegno e il doppio dell’importo annuo dell’Assegno.

Assegno sociale INPS, anche per chi non ha contributi

Per risultare a pieno diritto potenziali percettori dell’Assegno sociale, occorre innanzitutto aver compiuto i 65 anni e 7 mesi di età. Inoltre, occorre essere cittadini italiani o, in alternativa, risiedere in Italia da almeno 10 anni; in termini di reddito, invece, l’Assegno è dedicato a persone versanti in condizioni economiche disagiate.

Al compimento dei 70 anni ed a seguito di presentazione di una nuova domanda e di una nuova dichiarazione dei redditi, l’ammontare può aumentare di 190,26 Euro in più ogni mese. Si ricorda che l’Assegno non è soggetto alle trattenute IRPEF.

Come presentare la domanda?

La domanda deve essere presentata online all’INPS attraverso il servizio dedicato. Le istruzioni per la compilazione sono consultabili nel manuale scaricabile una volta eseguito l’accesso al servizio. In alternativa, si può fare la domanda tramite:

  • Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile;
  • enti di patronato e intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.

Bonus colonnine elettriche domestiche, da oggi al via alle domande

Al via al bonus colonnine elettriche domestiche a partire da oggi. Di seguito come inviare fare correttamente la richiesta.

Bonus colonnine elettriche domestiche, in cosa consiste?

Parte da oggi 15 febbraio la possibilità di fare richiesta per il bonus colonnine elettriche. Si tratta di un contributo a privati e condomini per l’acquisto e l’installazione di infrastrutture per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica. Del resto l’elettrico è uno dei punti in cui si sta convergendo a livello mondiale.

Il contributo in conto capitale può essere concesso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, nel limite delle risorse finanziarie disponibili per ciascuna delle annualità 2022 e 2023, ed è pari all’80% delle spese ammissibili e comunque entro il limite di:

  • 1.500 euro, nel caso di contributo richiesto da una persona fisica;
  • 8.000 euro, nel caso di contributo richiesto da un condominio.

I contributi verranno concessi all’esito di due distinti bandi, a seconda dell’annualità di realizzazione dell’investimento. Ogni soggetto beneficiario (persone fisiche e condomìni) può presentare una sola domanda. 

Bonus colonnine elettriche domestiche, le spese ammissibile

Il contributo può essere richiesto a fronte delle spese sostenute per l’acquisto e la messa in posa di infrastrutture di ricarica di potenza standard. Sono ammissibili al contributo le seguenti spese:

  1. l’acquisto e la messa in opera di infrastrutture di ricarica, ivi comprese – ove necessario – le spese per l’installazione delle colonnine, gli impianti elettrici, le opere edili strettamente necessarie, gli impianti e i dispositivi per il monitoraggio;
  2. spese di progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudi;
  3. costi per la connessione alla rete elettrica, tramite attivazione di un nuovo POD (point of delivery).

Si ricorda che come tutti i bonus, le spese devono essere oggetto di pagamento tracciabile. Per “pagamento tracciabile“, come chiarisce il testo normativo, si intende quello effettuato tramite versamento bancario o postale, carta di credito o debito, carta prepagata, assegno bancario o circolare.

Come effettuare la domanda

Le domande di concessione ed erogazione del contributo bonus colonnine domestiche possono essere presentate a partire dalle ore 12:00 del 15 febbraio 2024 e fino alle ore 12:00 del 14 marzo 2024, utilizzando la piattaforma informatica Invitalia disponibile online. Per la presentazione della domanda è necessario:

  1. accedere alla nuova Area Personale tramite sistema pubblico di identità digitale (SPID), carta d’identità elettronica (CIE) o carta nazionale dei servizi (CNS) all’apposita procedura online;
  2. Attraverso la tua scrivania personale si può scegliere l’incentivo sul quale presentare domanda o chiedere maggiori informazioni tramite il servizio “Parla con me”
  3. Scegliere “Colonnine domestiche” utilizzando l’apposito menu a discesa e compila la domanda in ogni sua parte. Il perfezionamento richiede il possesso di una posta elettronica certificata (PEC) attiva.

Per informazioni e chiarimenti è possibile contattare Invitalia, che gestisce la misura per conto del Ministero:

  • compilando il modulo online
  • oppure telefonando al numero verde gratuito 800 77 53 97 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18).

Mutui under 36, prolungate le agevolazioni anche con solo preliminare

Mutui under 36 il Decreto Milleproroghe ha confermato e prolungato le agevolazioni per i giovani che vogliono comprare casa.

Mutui under 36, il decreto Milleproroghe

In un mercato immobiliare in forte crisi, occorre dare una mano a chi vuole impegnarsi per comprare una casa. Un immobile che spesso segna l’inizio di una nuova vita o di una famiglia. Per questo motivo le agevolazioni per gli under 36 risultano piace agli italiani. Ed il decreto Milleproroghe non solo le rende ancora disponibili per il 2024, ma introduce una novità.

Si ricorda che chi vuole acquistare la prima casa e ha meno di 36 anni può richiedere un mutuo giovani prima casa grazie all’assistenza del Fondo prima casa di Consap. Così i giovani under 36 possono ottenere un mutuo che copre fino all’80% del valore dell’immobile.

Mutui under 36, una piccola novità

Una novità importante riguarda anche il contratto preliminare di compravendita firmata tra il venditore e futuro acquirente. Infatti gli sgravi sui mutui per la prima casa per i giovani under 36 con Isee fino a 40mila euro verrà riconosciuto anche a chi ha firmato entro il 31 dicembre 2023 solo il contratto preliminare. Ma il rogito deve essere concluso entro la fine del 2024.

Questo è quello che prevede un emendamento dei relatori al decreto Milleproroghe depositato nelle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali della Camera, che dunque amplia la categoria di under 36 che può usufruire degli aiuti. Infatti perché questa modifica include tutti coloro che è vero che non hanno acquistato l’immobile, ma si sono impegnati formalmente per la conclusione dell’affare.

Riassunto sui requisiti per la richiesta dell’agevolazione

Nello specifico, per i giovani di età inferiore ai 36 anni, con un Isee non superiore ai 40.000 euro che richiedono un finanziamento prima casa con loan-to-value (il rapporto tra ammontare del capitale preso in prestito e valore della casa) superiore all’80%, la percentuale di copertura della garanzia del Fondo può arrivare dal 50% previsto prima dell’introduzione del Decreto, all’80% della quota capitale.

Ul Fondo Prima Casa è rivolto a tutti i cittadini che, alla data di presentazione della domanda di mutuo per l’acquisto della prima casa, non siano proprietari di altri immobili a uso abitativo (anche all’estero), salvo il caso in cui il mutuatario abbia acquisito la proprietà per successione causa morte, anche in comunione con altro successore, e che siano ceduti in uso a titolo gratuito a genitori o fratelli. L’ammontare del finanziamento non deve essere superiore a 250.000 euro. Infine il Fondo prevede una garanzia pubblica del 50%.