Pensione supplementare, cos’è e chi può richiederla?

La pensione supplementare è una maggiorazione al trattamento pensionistico pubblico. Può essere richiesta dai lavoratori dipendenti iscritti all’AGO (Assicurazione generale obbligatoria), i cui contributi versati al fine di ottenere la pensione di vecchiaia, superstiti e invalidità non siano sufficienti ad acquisire il diritto ad un’altra pensione autonoma e vale solo per i titolari di un trattamento pensionistico a carico delle gestioni esclusive e sostitutive dell’AGO.

Si ricorda che, i lavoratori dipendenti del settore privato AGO a cui sia stata già liquidata una prestazione previdenziale principale e che hanno svolto più attività dando luogo a posizioni assicurative in più fondi pensione, hanno la possibilità di esercitare il cumulo contributivo, la totalizzazione, la ricongiunzione.

A chi spetta la pensione supplementare

Chi sono i soggetti che possono fare richiesta e ottenere una pensione supplementare? Per rispondere a questo quesito, partiamo dalla categoria di pensionati che sono titolari di una pensione a carico di un Fondo sostitutivo, esonerativo o esclusivo dell’Assicurazione generale obbligatoria, oppure di assegni vitalizi sostitutivi della pensione o ai pensionati della Gestione lavoratori dello spettacolo se la contribuzione è stata versata in una o più gestioni speciali dei lavoratori autonomi;

Possono fruirne i lavoratori che hanno un conto assicurativo presso l’AGO e già titolari di pensione a carico di un Fondo sostitutivo, esclusivo o esonerativo dell’AGO; quelli parasubordinati iscritti alla gestione separata dell’Inps, se in essa non raggiungano i requisiti per il diritto a un’autonoma pensione nella gestione stessa, se sono titolari di una pensione a carico dell’AGO o delle forme esclusive e sostitutive della stessa, delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi nonché delle gestioni previdenziali obbligatorie dei liberi professionisti.

La pensione supplementare spetta anche ai familiari dei superstiti, in quanto la pensione supplementare è reversibile quando gli stessi hanno conseguito il diritto alla pensione di reversibilità a carico della forma obbligatoria di previdenza sostitutiva, esclusiva o esonerativa dell’Ago.

Pensione supplementare: requisiti

Per poter accedere alla pensione supplementare, si deve avere maturato almeno un contributo settimanale o mensile versato nell’AGO; avere cessato il rapporto di lavoro dipendente; aver compiuto l’età pensionabile prevista per la pensione di vecchiaia nel fondo dove si chiede la pensione supplementare; essere in possesso del requisito sanitario previsto per ottenere l’assegno ordinario di invalidità che attesti la capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo a causa di infermità fisica o mentale nel caso di pensione supplementare di invalidità; non possedere i requisiti di assicurazione e di contribuzione previsti per ottenere la pensione autonoma;

Sono esclusi dall’accesso alla pensione supplementare, i titolari di pensione a carico di Casse e Fondi per liberi professionisti, della Gestione Separata dei lavoratori subordinati, della Gestione lavoratori dello spettacolo per i quali è previsto un solo trattamento pensionistico per tutti i contributi versati nelle due gestioni. Non ne hanno diritto nemmeno i titolari di pensione estera di un Paese non convenzionato con l’Italia o di un Paese convenzionato, in quanto godono del diritto della totalizzazione dei periodi di lavoro svolti all’estero o in Italia e alla conseguente liquidazione pro-rata.

La domanda

La richiesta di pensione supplementare deve essere inviata all’Ente previdenziale che già eroga la pensione al pensionato o all’INPS. In quest’ultimo caso, la domanda va inoltrata esclusivamente in via telematica: attraverso il web, sfruttando i servizi telematici accessibili direttamente dal cittadino tramite il portale dell’INPS. Oppure telefonando al Contact Center (803164 da rete fissa gratuitamente o 06164164 da rete mobile secondo i costi previsti dalla tariffa dell’operatore), o ancora tramite patronati e altri intermediari dell’Istituto.

Decorrenza e quanto spetta

La pensione supplementare decorre dal primo giorno del mese successivo a quello della presentazione della domanda; dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda o del riconoscimento del requisito sanitario, nel caso di pensione d’invalidità; dal primo giorno del mese successivo al decesso, in caso di pensione supplementare ai superstiti.

L’ammontare della pensione supplementare viene determinato con il sistema del calcolo retributivo, se i contributi versati nell’AGO si riferiscono a periodi antecedenti il 1° gennaio 1996; il sistema di calcolo misto viene applicato se il lavoratore può far valere la contribuzione versata nell’AGO sia per periodi antecedenti al 1° gennaio 1996 sia per periodi successivi al 31 dicembre 1995; il sistema di calcolo contributivo si applica per contributi versati esclusivamente a periodi successivi al 31 dicembre 1995 o al 31 dicembre 2011.

La pensione supplementare liquidata con contribuzione versata dal 1° gennaio 1996 è calcolata con il sistema contributivo indipendentemente dal sistema di calcolo utilizzato per la liquidazione del trattamento pensionistico principale.

Il versamento di ulteriori contributi successivi alla decorrenza della pensione supplementare dà diritto ad un supplemento di pensione.

La pensione supplementare non prevede l’integrazione al trattamento minimo.

Pensione Ape Sociale: requisiti e beneficiari dell’indennità

L’Ape sociale è una prestazione economica facente parte delle pensioni anticipate in deroga. Ovvero un’indennità che accompagna il lavoratore fino al raggiungimento di un’età che gli consenta di accedere alla pensione di vecchiaia. La legge di Bilancio ha prorogato per un anno questo trattamento pensionistico sociale anticipato, la domanda può essere presentata con scadenza fissata al 31 dicembre 2021.

L’Ape sociale: a chi spetta

L’Ape sociale (Anticipo Pensionistico Social) è una forma previdenziale che permette al lavoratore l’uscita anticipata dal lavoro. Ne possono usufruire i disoccupati, i caregivers, gli invalidi al 74% e i lavoratori gravosi.

Per avere accesso all’Ape sociale bisogna aver compiuto almeno il 63° anno d’età con una contribuzione versata di 30 anni, che diventano 36 nel caso dei lavoratori che svolgono mansioni gravose.

Requisiti specifici di categoria per l’Ape Sociale

L’Ape sociale per gli invalidi è concessa a lavoratori dipendenti o autonomi che hanno una capacità lavorativa ridotta, l’invalidità deve essere almeno del 74%.

L’Ape sociale per i lavori gravosi è concessa a determinate categorie di lavoratori. Ovvero operai agricoli, edili o manutentori di edifici, dell’industria estrattiva; addetti ai servizi di pulizia non qualificati, allo spostamento merci e ai facchini, all’assistenza di persone non autosufficienti; marittimi, lavoratori della pesca; operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti; maestri della scuola dell’infanzia e di asili nido; infermieri e ostetriche ospedaliere organizzati in turni; conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni, di convogli ferroviari e personale viaggiante, di camion e mezzi pesanti; conciatori di pellicce e di pelle.

L’Ape sociale per i caregivers, ovvero lavoratori autonomi o dipendenti che assistono da almeno 6 mesi dalla presentazione della domanda: il coniuge, la persona in unione civile, un parente di primo grado convivente disabile, un parente o un affine di secondo grado convivente nel caso abbia i genitori o il coniuge della persona portatore di handicap in grave situazione con età superiore ai 70 anni, oppure anch’essi invalidi o che siano deceduti o mancanti.

L’Ape social per i disoccupati che si trovano in tale condizione a seguito di un licenziamento individuale o collettivo o perchè ha dato le dimissioni per giusta causa o per una risoluzione consensuale. Se il contratto di lavoro è scaduto e negli ultimi tre anni ha lavorato per almeno 18 mesi e da più di tre mesi ha terminato la fruizione totale della disoccupazione (naspi, aspi, mobilità).

Domanda e scadenza Ape Sociale 2021

La domanda per ottenere l’Ape sociale 2021 nella prima parte dell’anno, deve essere presentata all’INPS entro il 31 marzo. Per chi effettua la richiesta nella seconda parte dell’anno, la data di scadenza è il 15 luglio e non oltre il 30 novembre. Oltre ad aver maturato tutti i requisti richiesti al momento della domanda, il lavoratore non deve essere titolare di pensione diretta né in Italia né all’estero.

Anticipare la pensione con la RITA: ecco come funziona la rendita integrativa

Chi sottoscrive un fondo pensione, oltre a provvedere a una forma di previdenza integrativa, si concede la possibilità di ottenere un anticipo sotto forma di rendita temporanea. Infatti, prima del raggiungimento dei requisiti necessari per ottenere la pensione di vecchiaia, il sottoscrittore può richiedere una rendita attingendo in parte o del tutto a quanto accumulato sul proprio fondo pensione. Nello specifico, permette un pensionamento anticipato di cinque anni. Tuttavia, nel caso in cui la richiesta viene effettuata quando si è inoccupati da almeno due anni, l’anticipo può arrivare con dieci anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia.

RITA: cos’è e come funziona

Quanto sopra descritto è un vantaggio offerto dalle forme pensionistiche complementari ed è denominata RITA: rendita integrativa temporanea anticipata.

La RITA è integrativa, in quanto si attinge dalla somma accumulata nel proprio fondo pensione. E’ temporanea perché non è una forma di vitalizio, infatti, viene erogata dal momento della richiesta a quello del pensionamento. Anticipata perché viene erogata prima dell’ottenimento della pensione pubblica e prima del pagamento della pensione integrativa. Ovviamente, questa possibilità va valutata con attenzione, in quanto ottenendo una rendita temporanea, il capitale destinato a costituire la pensione integrativa si riduce notevolmente.

Quando si può richiedere la RITA: requisiti

La rendita integrativa temporanea anticipata può essere richiesta almeno cinque anni prima della pensione di vecchiaia a determinate condizioni:

  • Quando viene inoltrata la richiesta deve essersi verificata la cessazione dell’attività lavorativa che deve essere attestata con una dichiarazione sostitutiva di certificazione o la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà. Tuttavia, la Covip precisa che è possibile riprendere a lavorare durante l’erogazione della RITA;
  • avere versato almeno 20 anni di contributi presso la gestione di previdenza pubblica di appartenenza;
  • avere un’età inferiore di massimo cinque anni rispetto a quella richiesta per la pensione di vecchiaia;
  • nel caso di inoccupazione da 24 mesi, stessi requisiti ma con la possibilità di avere un’età inferiore di dieci anni prima della pensione di vecchiaia.

Come fare richiesta

Se l’aderente è in possesso di tutti i requisiti necessari per ottenere il pagamento della RITA, può effettuare la richiesta. L’erogazione avverrà con frequenza mensile o al massimo trimestrale, fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia. E’ possibile scegliere se fruire del pagamento di una parte del capitale accumulato nel fondo pensione o di tutto l’ammontare. Nel primo caso, il 50% verrà erogato dal gestore come rendita temporanea, il restante 50% sotto forma di rendita vitalizia.

Le rate della rendita temporanea variano a discrezione della forma pensionistica di appartenenza, anche a seconda delle esigenze degli aderenti. In ogni caso, la Commissione di Vigilanza dei fondi pensione consiglia che la rata non sia superiore ai tre mesi.

Nel periodo di percezione della RITA, ciò che è accumulato e frazionato nel fondo pensione continua ad essere gestito e investito. Questo consente di continuare a beneficiare dei rendimenti e le rate vengono ricalcolate di conseguenza.

RITA tassazione e benefici fiscali

La rendita integrativa temporanea anticipata gode della tassazione agevolata, così come per la pensione integrativa. La sua parte imponibile è tassata con un’aliquota del 15%, ed è prevista un’ulteriore agevolazione fiscale della riduzione dell’aliquota del 15% dello 0,30% per ogni anno di partecipazione ad un fondo pensione eccedente il quindicesimo. La riduzione massima consentita è pari al 6%. L’aliquota applicata alla RITA può scendere fino al 9%.

Cosa può fare chi richiede la RITA

Mentre viene percepita la RITA l’aderente può sempre:

  • revocare la richiesta effettuata interrompendo la ricezione del pagamento della RITA;
  • trasferire il capitale accumulato ad un’altra forma pensionistica integrativa, con conseguente revoca automatica dell’erogazione della RITA;
  • chiedere delle anticipazioni o il riscatto totale o parziale della posizione maturata non utilizzata per la RITA;
  • continuare a contribuire al fondo pensione risparmiando grazie alla deducibilità fiscale ed i versamenti successivi vanno a costituire un nuovo capitale separato, o si aggiungono a quello parziale non convertito in RITA, per la successiva pensione integrativa.

La RITA è cumulabile con altri redditi?

Chi ha accesso ad una delle forme pensionistiche anticipate, come quota 100, opzione donna, ape sociale, lavoratori precoci, può anche percepire la rendita integrativa temporanea anticipata. Lo stesso vale per chi fruisce dell’isopensione, della NASPI o di redditi lavorativi percepiti successivamente all’erogazione della RITA.

Nel caso venga richiesta la RITA totale (utilizzazione di tutto il capitale accumulato), i contributi successivi si cumulano separatamente, andando a formare un nuovo capitale nel comparto scelto del fondo pensione. In caso di richiesta di RITA parziale, i contributi versati successivamente si aggiungono alla parte di capitale accumulato nel fondo pensione non utilizzato per la R.I.T.A., ma per la futura pensione integrativa.

In caso di decesso dell’aderente nel corso di percezione della RITA, il capitale residuo composto dalle rate non ancora erogate, è riscattato dagli eredi o dagli altri beneficiari.

 

 

Riscatto laurea agevolato: una guida per andare prima in pensione

Il riscatto laurea agevolato è un modo per poter andare in pensione in modo anticipato. Una breve guida su come funziona e come richiederlo.

Riscatto laurea agevolato: cos’è e chi può richiederlo

Oltre al riscatto della laurea che potremmo definire di tipo classico, esiste una versione agevolata. Il riscatto della laurea consiste nella possibilità di poter utilizzare gli anni universitari ai fini pensionistici. In altre parole, riuscire ad andare in pensione con qualche anno di anticipo. Gli anni riscattabili sono quelli previsti dal corso di studio 3-5. Ma per essere utili occorre che il soggetto abbia conseguito il titolo, altrimenti non è possibile. I titoli riconosciuti sono:

  • laurea standard;
  • diplomi universitari relativi ai corsi di durata non inferiori a due e non superiori a tre;
  • dottorati di ricerca;
  • diplomi di specializzazione;
  • diplomi rilasciati da istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale.

Il riscatto della laurea è sempre e comunque a titolo oneroso e viene riconosciuto solo a domanda dell’interessato. La domanda va presentata all’INPS tramite via telematica, oppure Call Center o numero telefonico, sulla pagina dell’Istituto.

Riscatto laurea agevolato: il riscatto dei soggetti inoccupati

Oltre ai modello tradizionale del riscatto laurea agevolato, l’ordinamento italiano prevede due altri modi per ottenere lo stesso obiettivo. Il Riscatto per i soggetti inoccupati ex L. 247/2007 – è previsto dall’art. 1 della legge 247/2007. Tuttavia ha reso accessibile la facoltà di riscatto anche ai cosiddetti “inoccupati“. Si tratta di coloro che al momento della presentazione della domanda di pensionamento, non ha versato alcun contributo. Ma in questo modo, può farlo attraverso un pagamento forfettario. In questo caso il parametro di riferimento per il calcolo è il reddito minimo imponibile dalla gestione Artigiani e Commercianti, al quale si applica l’aliquota di riferimento dei lavoratori dipendenti. Per le domande presentate dall’1 gennaio 2008 è inoltre possibile rateizzare il costo del riscatto in 120 rate mensile senza applicazione di interessi. Inoltre, se il versamento dell’onore avviene da parte dello stesso assicurato, il contributo è deducibile.

Riscatto laurea agevolato: come funziona?

Il Riscatto agevolato ex D.L. 4/2019 è stato introdotto dal “Decretone” del 2019. Prevede uno sconto sull’onore da versare consentendo di velocizzare l’uscita dal mondo del lavoro. E’ un metodo di calcolo dell’onore più vantaggioso rispetto a quello ordinario. Ma i periodi da riscattare devono ricadere sotto la competenza del  metodo di calcolo contributivo. Tuttavia per esercitarlo non ci sono limiti di età, ma essere iscritti all’assicurazione generale obbligatoria. Non possono comunque usufruire, come nel riscatto tradizione, chi è già titolare di una pensione. Sono escluse anche le casse dei liberi professionisti e gli ordinamenti previdenziali stranieri.

Quanto costa il riscatto?

Parlando in termini di costi, in media il riscatto è pari 5 mila euro per ogni anno di università. Questa cifra può essere dedotta fiscalmente, arrivando per i redditi sopra i 75 mila euro a un beneficio fiscale del 43%. L’onere è determinato sul minimale degli artigiani e commercianti vigente nell’anno di presentazione della domanda. Altro parametro è la base dell’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche vigente, nello stesso periodo, nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD). L’importo retributivo di riferimento è rapportato al periodo oggetto di riscatto ed è attribuito temporalmente e proporzionalmente ai periodi medesimi. Il contributo è rivalutato secondo le regole del sistema contributivo, con riferimento alla data della domanda.

Quant’è il valore del costo per il 2021?

E’ possibile consultare anche sul sito INPS, tutte le informazioni in merito al riscatto della laurea agevolato. Per  il 2021 il reddito minimo annuo ai fini del reddito del contributo dovuto da artigiani e commercianti è pari a 15.953 euro. In questo caso è applicabile l’aliquota del 33%. Quindi, per le domande presentate nel corso del 2021, il costo per riscattare un anno di corso è pari a 5.264,49 euro. Il consiglio è sempre quello di valutare la convenienza dell’operazione e se ci sono i requisiti previsti.

Pensione avvocati: aliquote, importi e requisiti

La pensione di vecchiaia, quella di anzianità e quella di vecchiaia contributiva, ma anche la pensione di inabilità. Sono queste, per quel che riguarda la pensione avvocati, le principali prestazioni previdenziali che sono corrisposte, al richiedente in possesso dei requisiti previsti, dalla cassa previdenziale di riferimento, ovverosia da parte della Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense.

Ma detto questo, per la pensione avvocati, quali sono le aliquote, gli importi ed i relativi requisiti? In particolare, per la pensione avvocati le aliquote, gli importi ed i requisiti variano in ragione del tipo di prestazione che, maturato il diritto, la Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense sarà chiamata ad erogare.

Requisiti pensione di vecchiaia avvocati ed integrazione al minimo

Nel dettaglio, per la pensione di vecchiaia avvocati, dal primo gennaio del 2021, servono 70 anni di età ed almeno 35 anni di effettiva iscrizione e contribuzione alla Cassa. Ma l’avvocato, nel rispetto del requisito di anni di effettiva iscrizione e di contribuzione alla Cassa, ha comunque la facoltà di anticipare il pensionamento al compimento del 65esimo anno di età.

L’importo della pensione di vecchiaia avvocati è dato dalla somma di due quote, la quota di base che è calcolata secondo il criterio retributivo, e la quota modulare che, invece, è calcolata secondo il criterio contributivo. Ed in ogni caso è prevista l’integrazione al trattamento minimo che è pari ad un importo annuo rivalutabile di 10.160 euro prendendo come base l’anno 2008.

Pensione di anzianità avvocati, i requisiti anagrafici e quelli contributivi

Per la pensione di anzianità avvocati, invece, a partire dall’1 gennaio del 2020 i requisiti anagrafici e contributivi con la Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense sono i seguenti: 62 anni di età e 40 anni di effettiva iscrizione e contribuzione alla Cassa. In questo caso la prestazione previdenziale viene erogata se e solo se, da parte dell’avvocato, si verifica la cancellazione dall’albo ed anche dall’albo speciale per il patrocinio.

Quando l’avvocato può accedere alla pensione di vecchiaia contributiva

Gli avvocati che, per la pensione di vecchiaia, rispettano il requisito dell’età anagrafica ma non quello dell’anzianità contributiva, possono comunque andare in pensione con la prestazione di vecchiaia contributiva nel rispetto di opportune condizioni. Nel dettaglio, servono almeno 5 anni di contribuzione e di effettiva iscrizione alla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense.

E serve pure che l’avvocato, che vuole andare in pensione con la prestazione di vecchiaia contributiva, non si sia avvalso dell’istituto della ricongiunzione verso un altro ente previdenziale. Se questi requisiti sono rispettati, allora l’avvocato potrà chiedere ed ottenere la pensione di vecchiaia contributiva oppure potrà optare per la prosecuzione del versamento dei contributi al fine di raggiungere una maggiore anzianità o punta alla maturazione di requisiti per l’accesso a prestazioni pensionistiche di tipo retributivo.

I requisiti di accesso alla pensione di inabilità con la Cassa Forense

Se in modo permanente o totale, l’avvocato perde la capacità di esercitare la professione, la Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense può riconoscere all’avvocato pure la pensione di inabilità. Ma a patto che la malattia o l’infortunio siano sopravvenuti durante l’iscrizione alla Cassa con almeno 5 anni di iscrizione e di effettiva contribuzione, e che l’iscrizione sia stata continuativa a partire da una data anteriore al compimento, da parte dell’iscritto, dei 40 anni di età.

Pensione complementare: a chi conviene la pensione integrativa?

La pensione complementare o integrativa permette, al termine del proprio ciclo lavorativo, di percepire una prestazione previdenziale che è aggiuntiva rispetto alla pensione pubblica. La pensione integrativa, quindi, non è sostitutiva di quella pubblica che è obbligatoria, ma è aggiuntiva con l’obiettivo di avere, a livello economico, un miglior tenore di vita quando si andrà in pensione.

Inoltre, la pensione complementare offre il vantaggio di percepire una prestazione previdenziale anche quando il lavoratore, magari perché non ha mai versato contributi all’INPS, non matura il diritto all’accesso alla pensione pubblica. Ma detto questo, a chi conviene davvero la pensione integrativa?

Quando iniziare a costruire la propria pensione integrativa

Essendo quella integrativa una prestazione previdenziale da affiancare a quella pubblica, al fine di vivere poi da pensionati con serenità a livello economico, è chiaro che bisogna pensarci in tempo. In genere la scelta migliore è quella di iniziare a costruire la propria pensione integrativa quando iniziano ad essere versati i primi contributi all’INPS o ad altra cassa di appartenenza, e quindi in giovane età. Giusto per fissare le idee, per chi punta su un futuro sereno a lungo termine dovrebbe iniziare a costruire la propria pensione integrativa non più tardi dei 30 anni di età.

Previdenza integrativa con i fondi pensione: chi, come e quando

Per la pensione complementare occorre versare i contributi integrativi in un fondo pensione. Ci sono, tra gli altri, i fondi pensione che sono aperti a tutti, indipendentemente dal loro status lavorativo. Il che significa che anche coloro che non lavorano con un contratto a tempo indeterminato hanno la possibilità di accedere alla pensione integrativa con l’assegno che, a fine ciclo lavorativo, sarà proporzionale all’ammontare dei contributi versati e del rendimento di gestione anno dopo anno.

L’accesso alla pensione complementare, pur tuttavia, è ancor più vantaggioso per i dipendenti pubblici e privati che, in base ad accordi tra i sindacati e le associazioni datoriali, possono accedere ai cosiddetti fondi chiusi o negoziali. E questo perché il dipendente può conferire nei fondi chiusi il proprio trattamento di fine rapporto (TFR) anziché lasciarlo in azienda.

I Piani Individuali Pensionistici (PIP) tra gli strumenti per la previdenza complementare

Per coloro che non possono accedere ai fondi chiusi o negoziali, come sopra accennato, ci sono strumenti per la previdenza complementare che sono accessibili a tutti. Tra questi spiccano i PIP, ovverosia i Piani Individuali Pensionistici ai quali possono aderire, non a caso, pure coloro che non hanno attive delle posizioni previdenziali con il sistema pensionistico pubblico.

Per esempio, giusto per rendere l’idea, pure le casalinghe e di studenti possono sottoscrivere i Piani Individuali Pensionistici che, tra l’altro, sono degli strumenti previdenziali molto flessibili. E questo perché, nel costruirsi nel tempo la propria pensione integrativa, il contraente di un PIP può pure sospendere ed eventualmente riprendere il versamento dei premi prestabiliti.

Proposti dalle compagnie di assicurazione che sono abilitate ed autorizzate, sui Piani Individuali Pensionistici a vigilare, a tutela del risparmio che viene conferito liberamente dai sottoscrittori, è la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP).

Pensione anticipata in deroga: guida alle misure

Si parla di pensione anticipata, quando si accede a un trattamento pensionistico prima di aver raggiunto l’età che consente l’ottenimento della pensione di vecchiaia (67 anni fino al termine del 2022 per tutte le categorie di lavoratori che hanno maturato almeno 20 anni di contributi). In questo articolo ci siamo occupati delle pensioni anticipate in deroga, approfondendo misure e requisiti che lo permettono. Qui abbiamo trattato la pensione anticipata ordinaria.

Pensione anticipata, proroga opzione donna

Si tratta di un trattamento pensionistico introdotto dalla Legge Maroni del 2004, l’opzione donna è stata poi inserita nella Legge Fornero e più volte prorogata, l’ultima volta dalla Legge di Bilancio 2021. Attualmente, possono accedere alla pensione anticipata con opzione donna le lavoratrici che al 31 dicembre 2020 hanno maturato 35 anni di contributi e che hanno compiuto 58 anni nel caso di lavoratrici dipendenti, 59 anni se sono lavoratrici autonome.

Per questa tipologia di pensione anticipata è previsto il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno che, a differenza del computo con il sistema misto, ne provoca una decurtazione del 20-30% circa. La variabilità di questa percentuale dipende dall’età, dal tipo di carriera, dalla retribuzione e dalla contribuzione maturata dalla lavoratrice. La decorrenza avviene dopo 12 mesi di finestra per le lavoratrici dipendenti, che aumenta a 18 mesi per le lavoratrici autonome. Tuttavia, l’opzione donna non è considerata conseguita nel regime contributivo a tutti gli effetti, in quanto è possibile applicare l’integrazione al minimo.

Pensione anticipata, quota 100

Anche questo trattamento pensionistico è stato adottato in via sperimentale per tre anni (2019-2020-2021). Per quanto concerne l’età, il requisito per accedere a Quota 100 è aver compiuto 62 anni. Con riferimento ai contributi, non devono essere meno di 38 anni, inoltre, per tutti, sussiste il requisito dei 35 anni di contribuzione che non comprendono i contributi figurativi accreditata a copertura di periodi di malattia, infortunio o disoccupazione. Per raggiungere i 38 anni di contributi si possono cumulare i versamenti accreditati presso gestioni diverse, eccezion fatta per le casse professionali.

Come per Opzione donna, anche la pensione anticipata quota 100 fa ricorso alla presenza delle finestre. Per i dipendenti aziendali, professionisti ed enti privati, la decorrenza è di tre mesi. Per i dipendenti pubblici la finestra è di sei mesi, fanno eccezione i lavoratori del comparto Scuola e Afam, per i quali viene applicata la finestra annuale. Fino alla maturazione dei requisiti d’accesso alla pensione di vecchiaia, quota 100 non è cumulabile con i redditi dal lavoro autonomo o dipendente che sia svolto in Italia o all’estero. Sono esclusi i redditi da lavoro occasionale fino a 5.000 euro lordi all’anno, ma anche alcune tipologie specifiche reddituali.

Pensione anticipata, lavoratori precoci

Per i lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno versato almeno 12 mesi di contributi derivanti da lavoro effettivo prima del compimento del diciannovesimo anno di età, vi è la possibilità di accedere alla pensione anticipata con soli 41 anni di contributi.

I lavoratori precoci che possono accedere alla cosiddetta quota 41 sono quelli che rientrano in uno dei profili di tutela previsti anche per l’Ape sociale, ovvero: disoccupati, caregiver, invalidi, addetti alle mansioni gravose o usuranti.

Sono esclusi dal beneficio coloro che risultano privi di contribuzione al 31 dicembre 1995. La misura esclude la possibilità di cumulare redditi da lavoro con quelli da pensione fino al teorico raggiungimento del requisito di accesso alla pensione anticipata ordinaria (41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, un anno in più per gli uomini).
Per l’accesso alla misura è prevista una doppia domanda all’INPS, quella di riconoscimento del beneficio, da presentare nell’anno di raggiungimento del requisito contributivo entro il 1 marzo, e quella di pensione vera e propria. E’ richiesto, inoltre, il rispetto di una finestra di attesa di 3 mesi per la decorrenza del trattamento previdenziale dal raggiungimento dei requisiti di accesso.

Pensione anticipata, addetti ai lavori usuranti e notturni

Anche gli addetti ai lavori usuranti o ai turni notturni possono accedere alla pensione anticipata in deroga. E’ necessario avere almeno 61 anni e 7 mesi d’età, con una contribuzione minima di 35 anni, ma ci sono altri requisiti che il lavoratore deve avere maturato, validi fino al 31 dicembre 2026 (esclusi gli adeguamenti alla speranza di vita a questa data):

  • avere ottenuto quota 97,6 sommando l’età (minimo 61 anni e 7 mesi d’età) e i contributi (minimo 35 anni).

Per quanto concerne i lavoratori che svolgono turni notturni, le quote differiscono in base al numero di notti annue lavorate:

  • per almeno 78 notti sono necessari 35 anni di contribuzione e un’età di almeno 61 anni e 7 mesi, con il raggiungimento di quota 97,6;
  • tra 72 e 77 notti sono richiesti 35 anni di contributi e almeno 62 anni e 7 mesi d’età, con il raggiungimento di quota 98,6;
  • tra 64 e 71 notti sono necessari 35 anni di contribuzione e almeno 63 anni e 7 mesi d’età, con il raggiungimento di quota 99,6.

Se l’interessato è in possesso anche di contribuzione derivante da lavoro autonomo, i requisiti sono aumentati di un anno.

Pensione di anzianità in totalizzazione

Per accedere alla pensione di anzianità, il lavoratore ha la possibilità di cumulare la contribuzione versata in più gestioni, senza limiti d’età. Sono necessari 41 anni di contributi, l’attesa è però lunga, con una finestra di 21 mesi. Il richiedente non deve essere titolare di una pensione autonoma presso una delle gestioni prese in considerazione (non conta il diritto acquisito). Inoltre, la totalizzazione è possibile se l’aspirante pensionato non ha richiesto e accettato la ricongiunzione dei periodi assicurativi. Al raggiungimento dell’anzianità contributiva non possono concorrere i contributi figurativi per disoccupazione o malattia, tuttavia, se ne tiene conto per il calcolo pro-quota a carico delle diverse gestioni coinvolte.

Pensione anticipata a 64 anni

Gli aventi diritto al calcolo interamente contributivo del trattamento pensionistico, fino al 31 dicembre 2022 possono ottenere la pensione anticipata a 64 anni con almeno 20 anni di contribuzione effettiva (non sono inclusi i contributi figurativi) e un assegno di pensione di almeno 2,8 volte l’assegno sociale, ovvero 1288,78 euro al mese per il 2021. Possono accedere alla pensione anticipata contributiva coloro che non hanno contributi accreditati al 31 dicembre 1995 o che, pur possedendoli, hanno scelto per il computo dei contributi nella gestione separata dell’INPS.

Ape sociale

L’Ape sociale è un’indennità che accompagna il lavoratore dai 63 anni fino al raggiungimento d’età utile per accedere alla pensione di vecchiaia. Con l’ultima proroga, ne possono fruire tutti coloro che maturano i requisiti necessari fino al 31 dicembre 2020. Accedono al beneficio con almeno 30 di contribuzione: disoccupati, caregiver, invalidi al 74%, ma anche gli addetti alle mansioni gravose per cui, però, occorrono 36 anni di contributi. Le donne hanno diritto a una riduzione del requisito contributivo di un anno per ogni figlio, sino a un massimo di 2 anni.

Pensione anticipata precoci: le categorie ammesse e la domanda

La pensione per i lavoratori precoci si materializza con la maturazione di 41 anni di contribuzione, ammesso il cumulo (dal 2019 e fino al 2026, in base alle disposizioni del decreto pensioni, i requisiti non cambiano: gli adeguamenti alla speranza di vita si applicheranno solo dal 2027) in presenza di contributi antecedenti il 1996 e che abbiano lavorato per almeno un anno prima di aver compiuto 19 anni. L’assegno erogato dall’INPS ai beneficiari delle pensioni Quota 41 viene calcolato con il sistema misto. Qui di seguito, le categorie di lavoratori che beneficiano di tale trattamento pensionistico anticipato.

Pensione anticipata precoci: a chi spetta

Questo trattamento pensionistico, altrimenti chiamato Quota 41 in relazione agli anni di contributi necessari per accedervi, si rivolge ai lavoratori iscritti all’AGO, quindi, che prestano attività alle dipendenze di terzi, alle forme sostitutive o esclusive della stessa, che abbiano almeno 12 mesi di contribuzione effettiva (non necessariamente continuativi) prima del compimento del 19° anno di età e che si trovano in determinate condizioni:

  • disoccupati causa licenziamento e dimessi per giusta causa o con risoluzione consensuale che hanno finito di fruire da almeno tre mesi degli ammortizzatori sociali;
  • caregiver, ovvero assistenti il coniuge o un parente di I grado convivente portatore di grave handicap, da almeno sei mesi o che assistono un disabile con grave handicap convivente, familiare entro il II grado, nel caso i suoi genitori abbiano compiuto 70 anni, oppure, anche quest’ultimi affetti da patologie invalidanti o che siano defunti;
  • invalidi almeno al 74% con documentazione medica valida per il riconoscimento dell’invalidità civile;
  • addetti ai lavori usuranti o ai turni notturni, addetti alla linea catena e conducenti di veicoli adibiti al trasporto collettivo con una portata uguale o superiore a nove posti;
  • addetti ai lavori gravosi per almeno sei anni negli ultimi sette prima del pensionamento, o per un minimo di sette anni negli ultimi dieci, presenti nell’elenco delle seguenti professioni: operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici; conduttori di gru, di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; conciatori di pelli e di pellicce; conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante; conduttori di mezzi pesanti e camion; operatori sanitari (infermieri ed ostetrici ospedalieri con lavoro organizzato in turni); addetti all’assistenza personale di persone non autosufficienti; insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido; facchini, addetti allo spostamento merci ed assimilati; personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia; operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti; operai agricoli, della zootecnia e della pesca; pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative; marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e in acque interne; operai siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature non già ricompresi nella normativa del d.lgs.67/2011;

I pensionati hanno il divieto di svolgere qualsiasi attività lavorativa, autonomia o dipendente che sia, durante il periodo in cui opera l’anticipazione: il limite decade quando l’interessato acquisisce il requisito teorico per la pensione anticipata previsto dalla Legge Fornero (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne). Si applica una finestra di tre mesi, a partire dalla maturazione del diritto alla pensione e decorrenza.

Pensione precoci 2021: la domanda

Il richiedente deve inoltrare una domanda in via preliminare per via telematica sul portale dell’INPS, nella sezione dedicata, entro il 1° marzo 2021. Il riconoscimento del beneficio può essere chiesto anche tramite istanza preliminare entro il 30 novembre 2021. Tuttavia, in quest’ultimo caso, essa sarà accettata solo davanti alla disponibilità residua di risorse finanziarie.
L’invio della domanda vera e propria deve avvenire entro il 30 giugno 2021.

La richiesta di pensione anticipata per lavoratori precoci, in alternativa, si può effettuare tramite il Contact center: gratuitamente da rete fissa al numero 803164, da rete mobile (a seconda del costo previsto dall’operatore da rete) al numero 06 164 164. Oppure, ci si può rivolgere ai Patronati e intermediari dell’Istituto tramite i servizi online offerti dai medesimi.

Pensione Quota 97,6 per lavoratori usuranti: requisiti d’accesso

Tra le varie tipologie di pensione anticipata in deroga, trova posto una misura dedicata a coloro che svolgono lavori usuranti: ci riferiamo a Quota 97,6. Essa consente di accedere al trattamento pensionistico a partire da 61 anni e 7 mesi con almeno 35 anni di contribuzione fermo restando che somma di età e contributi deve restituire il numero 97,6. Di fatto, quindi, può accedere a questo pensionamento il lavoratore usurante che ha compiuto i 61 anni e 7 mesi e maturato almeno 36 anni di contributi o, anche, il lavoratore che ha compiuto i 62 anni e 7 mesi e maturato almeno i 35 anni di contributi.

In questa misura si considerano anche le frazioni di anno e quindi, può accedere al pensionamento, per esempio, colui che ha compiuto i 62 anni e maturato 35 anni e 7 mesi.

Scopriamo a chi si rivolge nello specifico e quali sono le mansioni considerate usuranti. Ovviamente, vedremo i requisiti d’accesso e tutte le informazioni utili per effettuare la domanda.

Pensione usuranti: a chi spetta

I lavoratori usuranti possono accedere alla pensione anticipata, che siano essi dipendenti pubblici o privati. A distinguere i lavori usuranti da quelli gravosi, ci ha pensato l’INPS che ha specificato quali mansioni rientrano nella categoria delle attività usuranti:

  • attività in miniera o cava e in galleria, lavori svolti nel sotterraneo;
  • attività nelle cave di materiali di pietra e ornamentale;
  • lavori nelle gallerie in avanzamento;
  • lavori con esposizione ad alte temperature;
  • attività in cassoni ad aria compressa;
  • bonifica e attività di asportazione dell’amianto;
  • lavorazione del vetro cavo;
  • attività in spazi ristretti;
  • palombari;
  • attività alla linea a catena;
  • autisti di  mezzi di trasporto con capienza uguale o superiore a 9 persone;
  • lavoratori notturni a turni e/o per tutto l’anno.

Pensione anticipata per lavoratori usuranti: requisiti

Per beneficiare della pensione anticipata per lavori usuranti, le attività devono essere state svolte per il 50% della vita lavorativa o per 7 degli ultimi 10 anni. I lavoratori usuranti hanno accesso al trattamento pensionistico anticipato, avendo almeno 61 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi. Dal 2016 al 2026, ecco i requisiti:

  • Per gli addetti alla linea a catena, conducenti di veicoli per il servizio pubblico (trasporto collettivo), lavoratori notturni a turni con almeno 78 giornate all’anno o per lavoratori notturni che svolgono la loro attività per periodi di durata pari all’intero anno lavorativo: dipendenti, Quota 97,6 (somma età e contributi) con età minima di 61 anni e 7 mesi e contribuzione minima di 35 anni. Autonomi, quota 98,6 con età minima di 62 anni e 7 mesi e contribuzione minima di 35 anni;
  • per i lavoratori notturni a turni occupati da 72 a 77 giornate lavorative: dipendenti, Quota 98,6 con età di almeno 62 anni e 7 mesi con almeno 35 anni di contributi. Autonomi, Quota 99,6 con almeno 63 anni e 7 mesi d’età e minimo 35 anni di contributi;
  • per i lavoratori notturni a turni occupati da 64 a 71 giornate lavorative: dipendenti, Quota 99,6 con età minima di 63 anni e 7 mesi con un minimo di 35 anni di contribuzione. Autonomi, Quota 100,6 con almeno 64 anni e 7 mesi d’età e anzianità contributiva di almeno 35 anni.

A tali requisiti non vengono applicati gli adeguamenti alla speranza di vita previsti negli anni dispari dal 2019 al 2025. Dal 1° gennaio 2017 la pensione usuranti decorre dal primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti, in seguito alla disapplicazione delle finestre mobili previste (12 mesi per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per i lavoratori autonomi).

La domanda

La richiesta per ottenere il beneficio alla pensione per i lavoratori usuranti deve essere inoltrata entro il 1° maggio 2021, se essi perfezionano i requisiti anagrafici e contributivi nel 2022. Si tratta di una domanda preliminare, in quanto la domanda di pensione vera e propria verrà presentata successivamente all’accoglimento da parte dell’INPS della domanda di riconoscimento dei benefici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Assegno sociale: beneficiari, requisiti di accesso e importo mensile

Quali sono le ultime novità riguardo l’assegno sociale e chi possono esserne i beneficiari, attraverso quali requisiti e quale sarà l’importo mensile? Sono queste le curiosità e le domande che si pongono, giornalmente, milioni di italiani. Andiamo, dunque dare uno sguardo a ciò che c’è da sapere e a scoprire le risposte nella nostra rapida ed esaustiva guida sull’assegno sociale.

Assegno sociale cos’è ed a chi spetta?

Va, innanzitutto, prima di lanciarci in questa rapida guida, detto che con assegno sociale di pensione si intende una prestazione economica, erogata previa domanda, ai cittadini che si trovano in condizioni economiche non esattamente floride, con dei redditi non superiori alle soglie previste annualmente dalla legge. Quindi spetta, in linea di massima, a quelle persone con un’età superiore ai 67 anni, con una condizione economica disagiata. Ma, più esattamente l’assegno sociale è una prestazione assistenziale che spetta a coloro che non hanno diritto a nessuna altra forma di pensione.

Più specificamente gli aventi diritto ad ottenere l’assegno sociale, per l’anno 2021, sono le persone che hanno i seguenti requisiti:

  • almeno 67 anni di età sia per gli uomini che per le donne, sebbene dal 2023 potrebbe essere elevato sulla base degli adeguamenti alla aspettativa media di vita;
  • cittadinanza italiana, o, in alternativa, cittadinanza di un Paese europeo, nel caso il richiedente abbia effettuato iscrizione all’anagrafe del comune di residenza;
  • residenza stabile e continuativa per almeno 10 anni in Italia;
  • per il 2020 in via definitiva ed il 2021 in via provvisoria, occorre avere un reddito non superiore a 5.983,64 euro annui, facendo fede al reddito personale;
  • per il 2020 in via definitiva ed il 2021 in via provvisoria, un reddito non superiore a 11.967,28 euro annui, se il richiedente è coniugato (farà riferimento il reddito personale sommato al reddito del coniuge).

Quali sono i limiti per l’assegno sociale

Al momento possiamo affermare che il solo limite relativo alle condizioni economiche utili all’ottenimento dell’assegno sociale è caratterizzato dall’ammontare del doppio reddito tra coniugi. Per determinare i requisiti all’ottenimento, bisognerà considerare, inoltre, i redditi esenti, come le rendite dell’Inail o le pensioni erogate agli invalidi civili. Non vanno considerate, per il superamento del reddito, le seguenti entrate:

  • il Tfr, le relative anticipazioni, le altre indennità di fine rapporto, come quelle erogate in regime di Tfs, ovvero sia l’indennità della buonuscita, di anzianità e l’indennità premio di servizio;
  • la rendita relativa all’abitazione principale;
  • gli arretrati da lavoro dipendente soggetti a tassazione separata, tra cui gli arretrati per attività lavorativa anche quella svolta all’estero;
  • l’indennità di accompagnamento per invalidi civili, ciechi civili, le indennità di comunicazione per i sordi, assegni per l’assistenza personale e continuativa erogati per inabilità dall’Inps;
  • gli assegni riconosciuti dall’Inail per l’assistenza personale continuativa, qualora vi fosse invalidità permanente assoluta;
  • alcuni vitalizi per gli ex combattenti.

Ma a quanto ammonta l’assegno sociale?

La vera domanda a cui dare risposta, per quegli over 60 la cui situazione economica è poco lieta, è effettivamente legata all’ammontare dell’assegno sociale. Ebbene, nell’anno in corso, ovvero il 2021, la somma prevista è di 460,28 euro e va aggiunto che l’assegno sociale va erogato come una normale pensione, per un tempo di 13 mensilità. Con un ammontare annuale di 5.983,64 euro, l’assegno sociale può spettare in misura intera o ridotta, a seconda del reddito posseduto alle seguenti categorie:

  • per intero ai beneficiari non coniugati privi di un reddito;
  • per intero ai beneficiari coniugati privi di un reddito;
  • ai non coniugati con reddito sino a 5.983,64 euro annui, spetta in misura ridotta;
  • ai coniugati con reddito sino a 11.967,28 euro annui, anche ad essi spetta in misura ridotta.

Come si richiede l’assegno sociale?

Per concludere questa breve guida sull’assegno sociale di pensione, è bene sapere che può essere richiesto, quindi fare domanda per ottenerlo, nelle seguenti modalità:

  • attraverso sito web dell’Inps, nel caso in cui il beneficiario sia in possesso del Pin dispositivo per l’accesso ai servizi telematici, dello Spid di 2° livello, almeno, quindi della carta d’identità elettronica Cie o della Cns, carta nazionale dei servizi; sarà necessario effettuare l’accesso, dal sito, attraverso l’area Servizi per il cittadino;
  • tramite call center dell’Inps, telefonando al numero 803.164, oppure 06.164.164 per le utenze mobili;
  • attraverso il patronato o previa intermediari dell’Inps.

Tuttavia, per concludere, va aggiunto che alla consegna della domanda per ottenere l’assegno sociale, andranno allegati un’autocertificazione dei propri dati personali, ma anche la dichiarazione del reddito, ed una dichiarazione di responsabilità, riguardo eventuali ricoveri presso strutture sanitarie, con retta a carico dello Stato. Concludiamo questa breve ma esaustiva guida sull’assegno sociale di pensione facendo presente che l’assegno è corrisposto a partire dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda.