Legge di Bilancio 2022: ecco cosa aspettarsi

Mario Draghi ha convocato la cabina di regia a Palazzo Chigi, per esaminare il Documento programmatico di bilancio sulla Manovra 2022 da inviare alla Commissione dell’Unione Europea. Quali sono i punti salienti della Legge di Bilancio 2022?

Legge di Bilancio 2022: i punti chiave

La prossima Manovra dovrebbe valere circa 25 miliardi, tra cui spicca la Riforma Pensioni, la riforma fiscale, le modifiche sul Reddito di Cittadinanza, la revisione degli ammortizzatori sociali, le proroghe delle detrazioni fiscali in edilizia degli incentivi Transizione 4.0.

Sul fronte del DPb, è decisica la giornata odierna con il Consiglio dei Ministri del governo Draghi che si riunirà nel pomeriggio. Per il momento si può parlare solo di anticipazioni, il contenuto vero e proprio della Manovra economica 2022 lo conosceremo solo tra qualche giorno.

Le riforme della Legge di Bilancio 2022: anticipazioni sulla Manovra

Come ampiamente annunciato da molti mesi, per quanto concerne la Riforma Pensioni, Quota 100 andrà in cantina il 31 dicembre 2021. Sono in ballo l’introduzione di Quota 102 e altre proposte, come l’APE con anticipo contributivo oppure il potenziamento ed estensione di APE Sociale che prevede l’ampliamento della platea dei lavori gravosi. Inoltre, si prevede il rinnovo di Opzione Donna.

Molta curiosità desta la discussione sul Reddito di Cittadinanza, 200 milioni di euro sono già stati previsti per finanziare il sussidio, ma il problema si pone per l’anno prossimo. Ci sono diverse forze politiche che compongono la maggioranza di governo che spingono per la sua abrogazione, il fatto che costi circa 8 miliardi di euro per rifinanziarlo lascia intendere che seppure non ci sarà alcuna eliminazione, come tra l’altro promesso dal Premier Draghi già tempo fa, potrebbero esserci delle restrizioni, ad esempio sulla platea dei beneficiari e un potenziamento della componente che prevede obblighi di politiche attive.

In Manovra anche il finanziamento della Riforma fiscale. Il disegno legge delega ha posto molto paletti e potrebbe concretizzarsi già la riduzione sulle aliquote IRPEF, creando un minore gap tra lo scaglione del 27% e quello successivo del 38%, a beneficio di pensionati e dipendenti che dichiarano un reddito annuo tra 28.000 e 55.000 euro. E’ previsto anche il taglio del cuneo fiscale per quanto concerne i costi del lavoro a carico delle imprese, sostenuto da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.

Potrebbe esserci l’eliminazione dell’IRAP, ma con l’introduzione di un’addizionale IRES che attualmente non rientra nei gettiti.

E’ atteso anche il prolungamento del Superbonus al 2023, insieme alle proroghe di altri bonus edilizi, ossia la detrazione dell’Ecobonus ordinario (65%), il Bonus Ristrutturazioni al 50%, il Bonus Mobili al 50% fino a 16.000 euro o con ritorno a 10.000 euro, il Bonus Facciate al 90% e il Bonus Verde al 36%.

Questione ammortizzatori sociali: la riforma rientra nel PNNR, con l’estensione delle protezioni ai lavoratori autonomi e una revisione della cassa integrazione.

Anche la transizione 4.0 rientra nel PNNR, dove vengono rifinanziati gli incentivi, mentre nella Legge di Bilancio 2022 potrebbero esserci modifiche applicative rispetto all’attuale credito d’imposta.

Inoltre, il cashback molto probabilmente non sarà più ripristinato, in quanto pare sia maggiore l’investimento che il recupero dell’evasione fiscale, per non parlare degli abusi come le micro transazioni.

E’ possibile che vengano messi a bilancio altri due miliardi per l’acquisto di nuovi vaccini. Si pensa anche al rinnovo del contratto del pubblico impiego, scuola e università compresa per altri due miliardi circa.

Cosa bisogna fare per avere una licenza di trasporto conto terzi?

Un’attività d’impresa molto diffusa consiste nel trasporto per conto terzi dei beni, tramite l’utilizzo di vari tipi di autoveicoli, in cambio di un corrispettivo concordato tra le parti. Stiamo parlando della licenza conto terzi, ma cos’è esattamente e come funziona, ma soprattutto quali sono i requisiti per ottenerla e altre interessanti informazioni su di essa, fino alla spiegazione su come partecipare a un’asta giudiziaria. In questo articolo cerchiamo di proporvi una breve ma esauriente guida.

Licenza conto terzi: cos’è e come funziona

La licenza di trasporto conto terzi è autorizzata dalla Motorizzazione Civile e chi la ottiene può lavorare come autotrasportatore di beni di altri soggetti sul territorio italiano, svolgendo una vera e propria attività d’impresa in quanto l’autotrasporto di merci viene ricompensato secondo quanto pattuito al momento dell’accordo.

Per ottenere il rilascio della licenza si devono possedere determinati requisiti:

  • Partita IVA;
  • iscrizione all’albo nazionale degli autotrasportatori per conto terzi;
  • autorizzazione dalla Motorizzazione Civile che viene rilasciata per un solo autoveicolo, quindi, se si vogliono utilizzare per l’attività di trasporto conto terzi più mezzi, ciascuno deve ricevere la predetta autorizzazione.

La licenza conto terzi vale anche per i rimorchi e semirimorchi, che siano di proprietà dell’impresa autorizzata o di proprietà di altre imprese autorizzate o ancora di consorzi di tali imprese. Infatti, è possibile che un’impresa prenda a prestito un rimorchio da un’altra impresa o appartenente ai consorzi suddetti.

Precisazioni su come ottenere l’autorizzazione di licenza conto terzi

  • E’ sufficiente una semplice domanda d’iscrizione all’albo degli autotrasportatori conto terzi per ottenere la licenza per l’autotrasporto inferiore a 1,5 tonnellate
  • Oltre all’iscrizione al predetto albo, serve possedere i requisiti di capacità finanziaria e di idoneità professionale per l’autotrasporto superiore a 1,5 tonnellate

In entrambi casi è necessario non essere stato condannato alla reclusione per più di tre anni e di possedere il requisito di onorabilità.

Cosa s’intende per capacità finanziaria

Nel caso della licenza conto terzi per autotrasporto di beni oltre 1,5 t., si deve dimostrare di possedere una capacità finanziaria quantificata in 50.000 euro per il primo autoveicolo e altri 5.000 per quelli successivi.

Idoneità professionale

Per ottenere l’idoneità professionale è indispensabile superare un esame presso la Provincia di residenza che si basa su diritto commerciale, civile, tributario, gestione commerciale di un’impresa, etc. Oppure, si deve dimostrare di aver lavorato per un periodo minimo di cinque anni in veste di dipendente presso un’azienda dove ci si occupava proprio di trasporto merci per conto terzi.

Acquisto di licenza conto terzi

Dopo aver effettuato l’iscrizione all’albo degli autotrasportatori conto terzi, ci sono varie possibilità per prendere la licenza:

  • Acquisire, per cessione di azienda, altra impresa che decidere di chiudere l’attività di trasporto per conto di terzi;
  • Acquisire tutto il complesso di veicoli da un’altra impresa che chiude l’attività di trasporto conto terzi. I veicoli devono essere almeno di categoria euro 3;
  • Aver acquisito tramite preciso contratto (che può essere per esempio il leasing o l’usufrutto), la disponibilità di autoveicoli di categoria almeno euro 3, con una massa lorda totale di almeno 80 tonnellate.

Solamente dopo aver acquisito la licenza conto terzi ci si può rivolgere alla Motorizzazione per il rilascio della licenza.

Cessione

Chi ha un’impresa di trasporto conto terzi e vuole chiudere, può vendere l’azienda, cederla, darla in usufrutto. Stesso discorso per il parco autoveicoli. Cessando l’attività di trasporto conto terzi ci si può cancellare dall’albo degli autotrasportatori.

A quel punto, chi ha acquistato il parco veicoli o l’azienda, può richiedere la licenza. Ciò presuppone che l’impresa acquirente sia già iscritta all’albo degli autotrasportatori.

L’asta

Solitamente, tutti i beni che finiscono per essere venduti all’asta, si possono acquistare a prezzi relativamente bassi. Le aste giudiziarie rappresentano una modalità alternativa per comprare ciò che serve. D’altronde, le imprese che vanno in difficoltà economica e contraggono debiti non sono poche, quindi, se non si arriva a una conciliazione o l’imprenditore non trova una soluzione adeguata, si vede costretto a vedere i suoi beni aziendali venduti all’asta.

Tuttavia, quando si ricorre alle aste giudiziarie per acquisire dei mezzi, è consigliato farlo con una certa accortezza per evitare pessime sorprese in futuro. Per questa ragione, comprare qualcosa all’asta è meglio se avviene tramite la consulenza di un notaio o di un avvocato che siano in grado di far presente quali siano i vantaggi e gli svantaggi di tali acquisizioni, tramite l’analisi della documentazione e dei dati a disposizione.

 

Assegno unico figli da gennaio 2022: quanto perdono i dipendenti in busta paga

Dal 1° gennaio 2022 scatta il semaforo verde per l’Assegno Unico Figli. Ma cosa comporterà per i dipendenti l’introduzione di questa nuova misura? A conti fatti, i dipendenti dovrebbero trovarsi del denaro in meno in busta paga, cerchiamo di capirne il perché.

Assegno unico figli 2022

L’Assegno unico universale figli (al termine della misura dell’assegno ponte) entrerà in vigore il 1° gennaio 2022, salvo modifiche dell’ultima ora. Tale misura di sostegno per le famiglie dei dipendenti, provocherà la perdita di tutte le agevolazioni per genitorialità che sono state in vigore in precedenza. Tuttavia, la riforma delle detrazioni IRPEF non è ancora stata completata, motivo per cui, è anche possibile (anzi, sicuro) che il governo Draghi stia pensando a un periodo di transizione per gestire al meglio il passaggio tra i due regimi, in modo meno doloroso per i dipendenti.

Che la cosa vada così, lo conferma la ministra Elena Bonetti (Per la famiglia e le Pari opportunità), annunciando un passaggio che funga da periodo transitorio tra le vecchie misure e il nuovo Assegno Unico Figli, non solo per le famiglie, ma anche per dare tempo e modo di adeguarsi all’INPS, Patronati e CAF. Infatti, l’Assegno unico universale figli interesserà circa nove milioni di famiglie che hanno a carico figli minori di 21 anni.

Per saperne di più, si attende il Decreto Legislativo in attuazione della legge delega 46/2021 per il Family Act, atteso in Consiglio dei Ministri per questa settimana. L’obiettivo che si pone l’AUUF è la semplificazione ma anche una misura che tiene conto dei carichi familiari, che incentivi il lavoro femminile e l’indipendenza economica dei giovani.

Ma quali sono le penalizzazioni dell’Assegno Unico?

Per quanto è stato previsto sino ad ora, l’assegno non sarà ricevuto automaticamente, così come avviene per le detrazioni IRPEF inserite nella busta paga dei dipendenti con famiglia a carico, ma sarà necessario fare richiesta specifica all’INPS quando entrerà in vigore il nuovo assegno, quindi, dal 1° gennaio 2022.

L’Assegno Unico ha il vantaggio di allargare la platea dei beneficiari, ma con l’introduzione di un requisito che si basa sugli scaglioni ISEE. Ciò significa che quello che oggi i dipendenti ricevono in busta paga direttamente come detrazioni figli, il nuovo assegno sostituisce le detrazioni IRPEF e ANF cambiando in base al reddito ISEE, che si ottiene solo tramite domanda, con un sussidio variabile:

  • massimo 180 euro a figlio con ISEE fino a 15.000 euro (250 dal terzo figlio in poi);
  • minimo 40 euro a figlio con ISEE oltre 40.000 euro.

Fatti due calcoli, un dipendente con un reddito percepito poco oltre i 20.000 euro e uno familiare poco oltre i 40.000 euro, andrebbe a perdere quasi 300 euro mensili. Infatti, oltre alla perdita delle detrazioni IRPEF e ANF, in busta paga il dipendente perde l’assegno familiare dovuto con tre figli minori, il bonus bebè e il bonus mamma domani.

Inoltre, passare dall’automatismo delle agevolazioni ricevute in busta paga, alla richiesta di ottenimento di ISEE valido e alla domanda con conseguente verifica INPS, allungherà di molto i tempi oltre ai vari tagli delle agevolazioni legati alla nuova regola ISEE. In parole semplici, a beneficiarne saranno solo coloro che avranno un ISEE fino a 15.000 euro, mentre il resto potrebbe perdere qualcosa a secondo dei redditi da lavoro dipendente e familiari. Ed è proprio per questo che il governo sta vagliando un periodo di transizione dal vecchio metodo al nuovo assegno. Ma la realtà delle cose, ci dice che dopo il periodo di adeguamento, la sostanza non cambierà.

 

Il contratto estimatorio: cos’è e come funziona

Nel contratto estimatorio una parte consegna all’altra una o più cose mobili, la quale si assume l’obbligo di pagarne il costo, a meno che non restituisca le cose entro un termine prestabilito.

Cos’è il contratto estimatorio

Tale contratto rientra nella categoria dei negozi giuridici con riferimento all’alienazione di beni. Tuttavia, come abbiamo già visto, non si tratta di una vendita vera e propria, ma è solamente introdotta all’interno di uno scambio. Nel contratto estimatorio si concretizza un do ut does come accade nella compravandita.

Le due parti di un contratto estimatorio sono denominate tradens e accipiens. La prima è rappresentata dal soggetto che effettua la consegna, la seconda è costituita da chi la riceve e ha per oggetto cose mobili. Quest’ultima, detta accipiens che ha per l’appunto ricevuto i beni mobili può decidere se restituire questi beni nello stesso stato in cui li ha ricevuti entro un termine stabilito nel contratto estimatorio, oppure decidere di pagare tali beni al tradens.

Il contratto estimatorio è sottoscritto da entrambe le parti ma si perfeziona non solo per la parte consensuale. Infatti, si tratta di un contratto reale che si perfeziona con la consegna della cosa mobile dal tradens all’accipiens.

Come funziona il contratto estimatorio

Nel momento in cui l’accipiens riceve i beni mobili consegnati dal tradens, acquisisce il diritto di disporne, ma non ne diventa proprietario e non lo sarà fino a quando non pagherà il prezzo di tali beni. Per cui, fino a quel momento, il tradens continuerà ad esserne proprietario, benché non disponga più delle cose consegnate, quindi, ne consegue che nel patrimonio dell’altra parte, ossia l’accipiens, non rientrano i beni ricevuti se non pagati.

In questo caso, il vantaggio dell’accipiens consiste nell’impossibilità di subire un pignoramento o sequestro dei beni di cui dispone tramite contratto estimatorio, in quanto non ne risulta proprietario. I creditori potranno aggredire tali beni solo nel momento in cui l’accipiens pagherà le cose mobili ricevute.

Chi ha ricevuto i beni mobili non è esentato dall’obbligo di pagarne il prezzo, anche se la restituzione di essi avviene non nello stesso stato in cui gli sono stati consegnati, nonostante ciò sia avvenuto per cause non imputabili all’accipiens. Per cui, lo svantaggio di quest’ultimo è di dover sobbarcarsi il rischio di deterioramento o deperimento delle cose ricevute anche se per ragioni che non lo ritengono responsabile.

Infatti, in tal caso è tenuto comunque al pagamento del prezzo delle cose ricevute, in quanto non in grado di restituirle nello stato in cui gli sono state consegnate dal tradens originariamente. Ciò accade perché l’accipiens ha la possibilità di disporre di questi beni ricevuti nel proprio interesse. Il potere di disposizione delle cose mobili da parte dell’accipiens rappresenta la funzione propria del contratto.

L’accipiens è obbligato a pagare il prezzo dei beni mobili ricevuti dal tradens quando non li restituisce entro il termine prestabilito dal contratto estimatorio. Ciò può verificarsi nei seguenti casi:

  • i beni mobili si sono deteriorati o deperiti;
  • decide di trattenere le cose mobili e quindi di non restituirle;
  • ha utlizzato le cose mobili in altro modo;
  • ha venduto le cose a terzi.

La sottoscrizione delle parti di un contratto estimatorio ha un effetto traslativo che riguarda la proprietà delle cose consegnate dal tradens all’accipiens. E’ bene ribadire che la proprietà dei beni mobili può essere acquisita dall’accipiens dietro pagamento di un corrispettivo. Nel frattempo, la proprietà resta al tradens, che però, non può disporre delle cose mobili, che è in mano all’accipiens. Ad ogni modo, quest’ultimo ha la possibilità di vendere in modo legittimo questi beni ricevuti.

La consegna delle cose mobili

La disciplina del codice civile non si addentra molto nel dettare la disciplina del contratto estimatorio. Infatti, non specifica come debba avvenire la consegna delle cose mobili. La giurisprudenza pertanto si è interrogata valutando una doppia ipotesi:

  • la consegna materiale dei beni mobili;
  • l’espressione del solo consenso alla consegna.

Nella prima ipotesi, si prende in considerazione il passaggio materiale delle cose mobili dalle mani del tradens a quelle dell’accipiens, e questa sembra essere ciò che più si sposa con il contratto estimatorio. Tra l’altro, questa ipotesi realizza lo scopo specifico di tale contratto, cioè quella di conseguire materialmente la relazione con e cose mobili da parte dell’accipiens.

Tuttavia, non è da escludere la seconda ipotesi, secondo cui la possibilità della consegna consensuale realizzerebbe quando l’accipiens entra in possesso dei beni mobili. Anche in questo caso, si realizzerebbe la relazione materiale con le cose di cui si parla sopra.

Quando diventa attuale l’obbligazione di pagamento del prezzo

Detto dei casi in cui l’accipiens deve pagare il prezzo delle cose non restituite al tradens, si deve parlare anche di quando l’obbligo di tale pagamento diventa attuale. Men che meno in questo caso, esiste un punto chiaro per tutti. Se ci si attiene alla giurisprudenza, le pronunce vanno nella direzione del tempo dell’adempimento dell’obbligazione. Nello specifico, una sentenza della Cassazione ha ritenuto che il tempo dell’adempimento coincide con il momento in cui diventa impossibile restituire le cose mobili anche per ragioni non imputabili all’accipiens.

Ma quando si utilizza il contratto estimatorio?

Sono i beni mobili l’oggetto del contratto estimatorio, infatti se ne fa uso in ambito commerciale sia al dettaglio che per la vendita al minuto. Ricordiamo che il contratto estimatorio non è altro che ciò che viene chiamato più comunemente conto vendita. Anche i beni mobili registrati potrebbero costituire oggetto del contratto estimatorio, tuttavia, la macchinosità dello scambio di beni lo rende non applicato nella pratica.

Il contratto estimatorio è diffuso nei settori commerciali, anche perché consente di rifornirsi di un’ampia varietà di cose mobili da destinare alla vendita ma senza, tuttavia, pagarli o rimanere con una grande quantità di merce invenduta.

Ma quali sono i vantaggi del tradens? Per esso, l’accipiens rappresenta uno strumento di diffusione più rapida dei propri prodotti rispetto a quanto sarebbe in grado di fare da solo.

Il contratto estimatorio non è da confondere con quello di deposito

Il contratto di deposito potrebbe apparire simile a quello estimatorio. In realtà, come precisato dal codice civile, nel contratto di deposito una parte riceve dall’altra dei beni mobili, con l’obbligo di custodirla e restituirla in natura. La differenza sta proprio nella custodia da parte dell’accipiens che non è contemplata nel contratto estimatorio.

Congedo di maternità obbligatoria, facoltativa e anticipata: come funzionano e differenze

La legge vigente prevede varie tipologie di maternità: obbligatoria, facoltativa e anticipata. In questo articolo cerchiamo di analizzarle e di scoprirne le differenze che sono espresse in termini di durata, retribuzione e funzionamento.

Detto ciò, premettiamo che il congedo di maternità consiste in un lasso temporale in cui la madre gode del diritto di astensione obbligatoria dal lavoro con riferimento agli ultimi mesi della gravidanza e nei primi mesi successivi al parto, per una durata totale di cinque mesi.

Maternità obbligatoria

La maternità corrisponde al periodo di tempo in cui la lavoratrice si assenta dal lavoro obbligatoriamente per motivi di gravidanza o nel cosiddetto puerperio, in cui la donna si prende il tempo per la cura del bambino e per dare il tempo fisiologico di ripresa fisica successiva al parto che corrisponde a sei settimane.

Il congedo di maternità è obbligatorio quando la lavoratrice non può rinunciarvi. Come già anticipato, la durata è pari a cinque mesi, ma se ella volesse rientrare sul posto di lavoro dopo aver partorito, deve presentare un certificato medico che dimostra la mancanza di rischi per la sua salute.

La lavoratrice gode anche di una certa flessibilità. Infatti, può suddividere i cinque mesi previsto obbligatoriamente in diverse modalità:

  • cinque mesi da sfruttare tutti post parto;
  • due mesi prima del parto e tre mesi dopo;
  • un mese prima del parto e quattro mesi dopo l’evento.

Maternità facoltativa

La normativa vigente prevede che nei primi 12 anni di vita del bambino, la lavoratrice madre (o il padre lavoratore) possa chiedere un periodo di maternità facoltativa, denominata congedo parentale.

Questo lasso temporale dura sei mesi, ma viene riconosciuto solo alla lavoratrice o lavoratore (visto che ne può beneficiare anche il padre del bambino) che detengono un contratto di lavoro.

Qualora il genitore fosse single, quindi, in assenza del supporto del coniuge, la maternità facoltativa verrebbe estesa a dieci mesi. E’ importante sottolineare che tale lasso temporale può essere frazionato, addirittura anche in ore.

Maternità anticipata

Si tratta di un caso particolare, in quanto la lavoratrice può astenersi dal lavoro sin dall’inizio della gravidanza o comunque prima degli ultimi cinque mesi previsti dalla legge, nel caso di gravidanza a rischio o in presenza di condizioni di lavoro che possano affaticarla oltre modo, mettendo così a rischio la sua salute ma anche quella del nascituro.

La maternità anticipata può essere disposta dal medico o dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro.

Differenza di retribuzione

Come già accennato, una delle differenze tra le varie tipologie di maternità (obbligatoria, facoltativa e anticipata) consiste nella retribuzione.

L’indennizzo per maternità obbligatoria è pari all’80% della normale paga giornaliera che viene calcolata sull’ultima busta paga antecedente il periodo di congedo. Lo stesso criterio viene utilizzato in caso di maternità anticipata. L’indennità è a carico dell’INPS ma viene anticipata dal datore di lavoro.

Per quanto concerne la maternità facoltativa, nei primi sei anni di vita del bambino fino agli otto anni, la retribuzione corrisponde al 30% della paga normalmente ricevuta, ma solo se il richiedente ha un reddito inferiore a 2,5 volte l’importo annuo del trattamento minimo di pensione. Qualora il bambino avesse un’età compresa tra otto e dodici anni, si potrà fruire del congedo, ma non si riceverà alcuna retribuzione.

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Valutazione di un’azienda: i metodi applicati in breve, vantaggi e svantaggi

Quanto vale la tua azienda? Se ti stai ponendo questa domanda, sappi che esistono diversi metodi. Ognuno di essi porterà a risultati differenti, anche perché siamo di fronte a una stima.

La scelta del metodo di valutazione

Effettuare la scelta del metodo, dipende dal giro d’affari dell’azienda e dal mercato in cui opera, ma bisogna prendere in considerazione anche alcuni elementi.

Per prima cosa, perché ti serve una valutazione del complesso aziendale? Potresti voler vendere l’intera azienda o solo delle quote, oppure affrontare un’operazione finanziaria come una fusione o una scissione. Ma potrebbe trattarsi anche di una tecnica di investimento che consiste nel finanziare una società non quota in Borsa, ma che ha un enorme potenziale di crescita, per poi disinvestire in modo da ottenere delle plusvalenze dalla vendita della partecipazione azionaria (Private equity). O ancora, potresti essere interessato a un’operazione di Venture Capital, ossia l’apporto di capitale di rischio da parte di un fondo di investimento per finanziare un’attività in settore dall’elevato potenziale di sviluppo e innovazione, anche se l’investimento è rischioso. Oppure la valutazione avviene per redazioni di un consulente tecnico d’ufficio da effettuare per il Tribunale etc.

Altro elemento di cui tenere conto è la caratteristica del business: se si parla di un’azienda manifatturiera con impiego importante di assets, un’azienda commerciale e di servizi con impiego non rilevante di assets, un’azienda in cui il vero valore è rappresentato dagli assets o un’azienda immobiliare etc. Ricordiamo che un asset è rappresentato da qualsiasi bene di proprietà di un’azienda, quindi, dai macchinari, dalle merci, che può essere monetizzato e magari utilizzato per soddisfare le esigenze dei creditori.

Metodo patrimoniale

Uno dei metodi di valutazione di un’azienda è quello patrimoniale che, come si evince dal nome, è usato per stimare il patrimonio netto rettificato con riferimento ai valori usciti fuori dall’ultimo bilancio.

Il metodo patrimoniale è adatto per le azienda dove il valore degli assets è molto rilevante, oppure quando i beni patrimoniali hanno un proprio valore importante e autonomo. O ancora nel caso in cui il perito abbia accesso ai dati aziendali economici, finanziari e contabili e che venga compiuta una procedura dettagliata preventiva con dovuta diligenza e successiva rielaborazione dati.

Per effettuare una valutazione d’azienda con il metodo patrimoniale va scelta la situazione del patrimonio dell’azienda nel momento in cui si compie la valutazione che deve essere di natura extracontabile, tenere conto delle passività non immesse a bilancio, deve indicare solo i beni necessari all’attività d’impresa, deve applicare criteri di valutazione non di funzionamento.

L’uso di tale metodo è facile ma fotografa solo la situazione dell’azienda in base ai dati del momento, quindi, non molto adeguato a un mercato molto dinamico.

Metodo reddituale

La stima dell’azienda è effettuata sulla base dei redditi che sono stati da essa generati e che sarà in grado di generare in futuro. Il metodo si adegua bene a un mercato dinamico, ad aziende che hanno raggiunto nel tempo una certa stabilità, alle piccole e medie imprese.

Questo metodo è da utilizzare in situazioni dove si possono effettuare previsioni sui flussi futuri, in quelle dove gli elementi patrimoniale non sono rilevanti, in situazioni di conferimenti e cessioni di rami d’azienda con oggetto principale la cessione di elementi immateriali, come i contratti, la forza lavoro e l’insieme delle conoscenze e competenze, ma anche in caso di acquisizioni e joint – venture (contratto di collaborazione temporanea tra imprese).

Il metodo reddituale con cui si svolge una valutazione d’azienda è molto realistico, in quanto tiene conto sia di dati storici che previsionali, tuttavia è di applicazione più complessa.

Metodo misto

Mette insieme i metodi di valutazione patrimoniale e reddituale con tutti i vantaggi e svantaggi che esso comporta.

Metodo finanziario

Esso si divide in due categorie:

  • unlevered, si basa sui flussi cassa attuali e disponibili tutti coloro che apportano risorse finanziarie in azienda.
  • leverede, basati sull’attualizzazione dei flussi di cassa disponibili per gli azionisti, scontati ad un tasso che ne riflette il grado di rischio.

Metodi empirici

Essi vengono utilizzati soprattutto ai fini del controllo della valutazione compiuta con i metodi sopra indicati, ma sono anche indicati per le stime delle PMI. Gli approcci sono due:

  • l’approccio delle transazioni comparabili stima il prezzo ragionevolmente ottenibile per una società non quotata prendendo come riferimento acquisizioni effettivamente avvenute aventi per oggetto società simili;
  • l’approccio delle società comparabili si distingue da quello delle transazioni comparabili esclusivamente per il fatto che assume come benchmark società quotate.

Lo svantaggio di applicazione del metodo empirico è la difficile interpretazione dei dati. Il vantaggio è di usare metodi relativamente semplici che si possono utilizzare spesso, anche nel breve periodo.

Concorso all’Ispettorato del Lavoro: nuovo bando in uscita per 2.300 posti

Siamo in attesa dell’uscita del bando di concorso che dovrebbe essere pubblicato a breve in Gazzetta Ufficiale – 4a Serie Speciale – Concorsi ed esami, volto all’assunzione di ispettori, tecnici e ingegneri presso l’Ispettorato Nazionale del Lavoro. L’obiettivo del Governo è di aumentare la sicurezza sul lavoro, visto, purtroppo, che continuano a verificarsi incidenti e infortuni nei luoghi dove si svolge la propria attività lavorativa.

Il prossimo concorso per nuove assunzioni all’INL si rende necessario soprattutto dopo il confronto che il Premier Mario Draghi e i segretari generali delle principali sigle sindacali hanno avuto. L’intento è di ridurre le vittime che risultano essere quasi 800 nei primi otto mesi del 2020 a fronte di circa 350.000 denunce di infortunio con un incremento dell’8,5% rispetto all’anno precedente (pari periodo). Incremento anche per le patologie denunciate che fanno segnare un allarmante +31,5%.

Il prossimo bando in arrivo non è da confondere con il concorso indetto per l’assunzione di 1.541 unità di personale nei diversi profili del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dell’INAIL e dell’INL, le cui prove si svolgeranno già il 25 ottobre 2021 presso sedi decentrate, nel rispetto delle nuove procedure concorsuali stabilite per contrastare la diffusione del coronavirus.

Il nuovo bando di concorso in arrivo che si svolgerà anch’esso secondo le procedure concorsuali stabilite in emergenza Covid-19, dovrebbe portare all’assunzione presso l’Ispettorato Nazionale del Lavoro di circa 2.100 ispettori a cui si aggiungerebbero altre 200 circa unità di personale tra tecnici e ingegneri, nessuno dei predetti posti sarà frutto di un concorso interno.

Non essendo stato ancora pubblicato il bando, possiamo supporre che i candidati dovranno essere in possesso di uno dei seguenti titoli di studio:

  • lauree Magistrali (LM) in Giurisprudenza – Scienze delle pubbliche amministrazioni;
  • lauree specialistiche (LS) in 22/S Giurisprudenza; 102/S Teoria e tecniche della normazione e dell’informazione giuridica;
  • diploma di laurea (DL) in Giurisprudenza;
  • laurea (L) in L-14 Scienze dei servizi giuridici, L-16 Scienze dell’Amministrazione e dell’organizzazione, L-36 Scienze politiche e delle relazioni internazionali.

I candidati dovranno aver compiuto la maggiore età, avere cittadinanza italiana o in uno Stato membro dell’Unione Europea, fare parte dell’elettorato attivo, essere idoneo fisicamente e psicologicamente, non essere mai stato destituito o comunque licenziato da un impiego statale, né aver riportato condanne penali. Si tratta dei consueti requisiti generali di ammissione richiesti per partecipare ai concorsi pubblici.

Al momento non abbiamo ancora indicazioni sulle materie da studiare che saranno oggetto d’esame del concorso per l’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Molto probabilmente, sarà necessario prepararsi a rispondere su quesiti di diritto costituzionale, diritto civile e amministrativo, diritto del lavoro e legislazione sociale, elementi di diritto dell’Unione europea, contabilità pubblica, elementi di diritto penale e di diritto processuale penale, elementi di diritto processuale civile, disciplina del lavoro pubblico e responsabilità dei pubblici dipendenti, nonché normativa vigente in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Per ricevere notizie aggiornate e più precise sarà necessario attendere la pubblicazione del bando nella Gazzetta Ufficiale alla sezione concorsi ed esami, da cui si evincerà la data di presentazione della domanda e quella di scadenza, nonché la procedura sulle prove di esame.

Concorso straordinario docenti 2021: chi può partecipare e quando si svolgerà

Previsto dal Decreto Sostegni Bis, si attende a breve la pubblicazione del bando di concorso straordinario per docenti, le cui prove dovrebbero svolgersi già a dicembre 2021.

Per presentare la domanda si dovrà aspettare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma diamo uno sguardo ai requisiti d’accesso richiesti.

Non possono partecipare i docenti compresi tra quelli che partecipano alle assunzioni da GPS per l’anno scolastico 2021/2022;

Possono partecipare i docenti che abbiano svolto entro il termine di presentazione delle domande di partecipazione, tre annualità di servizio nelle scuole statali negli ultimi cinque anni, di cui una specifica, ossia prestata nella classe di concorso per cui si partecipa. Le annualità previste per l’accesso valgono solo se svolte nella scuola statale, anche in scuole di gradi diversi o su posti di sostegno.

Le tre annualità negli ultimi cinque anni possono essere non consecutive. Inoltre, non valgono gli spezzoni, ossia qualche mese svolto all’interno di un’annualità.

Infatti, per annualità s’intende il servizio prestato per almeno 180 giorni all’interno dell’anno scolastico o un servizio prestato senza interruzione dal 1° febbraio fino al termine delle operazioni di scrutinio finale.

In linea di massima, dovrebbero essere circa 15.000 i posti da coprire.

La prova disciplinare sarà selettiva, tuttavia non è dato ancora sapere se si tratterà di un elaborato a risposta multipla. Si potrà partecipare solo per una classe di concorso e per una sola Regione.

Probabilmente non ci sarà la prova di sostegno, in quanto dovrebbe essere richiesto il conseguimento del titolo di specializzazione. Le date non sono state rese note, ma il concorso straordinario dovrebbe svolgersi entro la fine del mese di dicembre 2021.

Sarò possibile svolgere sia il concorso ordinario che il nuovo concorso straordinario. Potrebbe essere possibile partecipare anche alla procedura straordinaria per l’abilitazione con domanda presentata entro il 15 luglio 2020, ma il Ministero non si è ancora espresso nel merito.

Per partecipare alla prova disciplinare si paga il contributo di segreteria. Una volta superata tale prova sarà stilata una graduatoria di merito regionale sulla base dei titoli (tabella che manca ancora) e del punteggio conseguito nella prova.

I candidati vincitori collocati in posizione utile in graduatoria partecipano, con oneri a proprio carico, a un percorso di formazione che dovrebbe essere pagato dai corsisti. Esso potrà essere svolto in collaborazione con l’Università e avrà come obiettivo quello di integrare le competenze professionali.

Si chiuderà con una prova finale. In caso di valutazione positiva e della prova conclusiva il candidato verrà assunto a tempo indeterminato dal 1° settembre 2022 sui posti vacanti e disponibili banditi. 

I posti autorizzati per le assunzioni in ruolo 2021/22 sono “congelati”, dovranno essere attribuiti esclusivamente ai docenti precari. I vincitori, ottenuti il ruolo, nell’anno successivo svolgeranno l’anno di formazione e prova. Le graduatorie dureranno sino ad esaurimento.

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Non esiste una spiegazione razionale sulla scelta delle tre annualità negli ultimi cinque anni di servizio. Tra l’altro, per quanto concerne il nuovo concorso ordinario, lo stesso Decreto Sostegni Bis prevede una riserva posti del 30% per docenti con tre annualità di servizio negli ultimi dieci anni scolastici. Quindi, ad ogni concorso può corrispondere un requisito diverso.

Concorso per 2.022 posti da funzionari: requisiti, domanda, suddivisione per ruolo e Regione

Il 15 novembre 2021 entro le ore 14, scade la domanda di presentazione al concorso pubblico indetto per 2.022 funzionari laureati da assumere a tempo determinato nelle Regioni del Sud Italia, di cui 1.270 dovranno ricoprire il ruolo di funzionario esperto tecnico. Il bando del nuovo concorso RIPAM è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, serie concorsi n.82 del 15 ottobre 2021.

Concorso 2.022 funzionari: requisiti di ammissione

Per partecipare al concorso che mette a disposizione 2.022 posti da funzionario, bisogna possedere la cittadinanza italiana o di quella di uno Stato membro UE, aver compiuto 18 anni, far parte dell’elettorato attivo, godere dei diritti civili e politici, non essere stato destituito dall’impiego statale per scarso rendimento o comunque non essere stato licenziato da un’occupazione presso una Pubblica Amministrazione, non aver riportato condanne penali che comporterebbero l’interdizione dai pubblici uffici.

Tutti i candidati devono aver conseguito una laurea triennale specifica in relazione al profilo professionale ricercato.

La figura professionale più richiesta è quella di funzionario esperto tecnico (1.270 posti) che saranno così collocati nelle varie Regioni:

  • 116 unità nella Regione Abruzzo;
  • 53 unità nella Regione Basilicata;
  • 168 unità nella Regione Calabria;
  • 287 unità nella Regione Campania;
  • 31 unità nella Regione Molise;
  • 197 unità nella Regione Puglia;
  • 164 unità nella Regione Sardegna;
  • 234 unità nella Regione Sicilia.

Il funzionario esperto tecnico deve essere competente in materia di supporto e progettazione tecnica, in esecuzione di opere e interventi pubblici e gestione delle procedure legate alla loro realizzazione. Nello specifico, ecco le lauree richieste per ricoprire questo ruolo. I seguenti titoli di studio devono essere in possesso dei candidati entro la data di scadenza della domanda:

  • laurea triennale in: Beni culturali; Tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali; Ingegneria civile e ambientale; Scienze dell’architettura; Scienze della pianificazione territoriale, urbanistica, paesaggistica e ambientale; Scienze e tecniche dell’edilizia; Scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura; Scienze geologiche.
  • laurea magistrale in: Conservazione dei beni architettonici e ambientali; Conservazione e restauro dei beni culturali; Ingegneria civile; Ingegneria dei sistemi edilizi; Ingegneria della sicurezza; Architettura del paesaggio; Architettura e ingegneria edile-architettura; Pianificazione territoriale urbanistica e ambientale; Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio; Scienze e tecnologie geologiche; Scienze geofisiche; Ingegneria per l’ambiente e il territorio; Ingegneria gestionale.

La domanda

La domanda di partecipazione al concorso deve avvenire esclusivamente per via telematica, accedendo tramite SPID e compilando il modulo elettronico sul sistema «Step-One 2019», raggiungibile in rete all’indirizzo «https://ripam.cloud» mediante registrazione sul sistema del candidato che deve essere in possesso di una PEC. La quota di partecipazione è di 10,00 euro.

Per la selezione è prevista una prova scritta per ogni tipologia di figura ricercata e sarà stilata una graduatoria a parte secondo il ruolo da ricoprire.

La prova scritta

Il concorso prevede una prova scritta che differisce per ciascuna delle figure ricercate. I candidati al ruolo di funzionario esperto tecnico dovranno rispondere a 40 quesiti a risposta multipla nel tempo massimo di 60 minuti. Il minimo punteggio per superare la prova è di 21/30: ad ogni risposta esatta verranno assegnati 0,75 punti; zero punti per la mancata risposta; penalità di 0,2 punti per ogni risposta errata.

Ai candidati è richiesta la conoscenza della lingua inglese basica e delle tecnologie informatiche più comuni, in scienza e tecnica delle costruzioni e la sezione di legislazione in materia edilizia e urbanistica.

La graduatoria finale sarà pubblicata sul sito del Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, sul sistema «Step-One 2019» che viene aperto a tutti i partecipanti dopo il pagamento della quota di partecipazione al concorso e sul sito http://riqualificazione.formez.it.

Gli altri profili professionali posti a concorso

733 posti da funzionario esperto in gestione, rendicontazione e controllo con con competenza in materia di supporto alla programmazione e pianificazione degli interventi, nonché alla gestione, al monitoraggio e al controllo degli stessi ivi compreso il supporto ai processi di rendicontazione richiesti dai diversi soggetti finanziatori, anche attraverso l’introduzione di sistemi gestionali più efficaci e flessibili tra le amministrazioni e i propri fornitori. La suddivisione dei posti per Regione:

  • 74 unità nella Regione Abruzzo;
  • 40 unità nella Regione Basilicata;
  • 94 unità nella Regione Calabria;
  • 189 unità nella Regione Campania;
  • 21 unità nella Regione Molise;
  • 149 unità nella Regione Puglia;
  • 88 unità nella Regione Sardegna;
  • 78 unità nella Regione Sicilia.

Inoltre, sempre attraverso il concorso Ripam per funzionari, è richiesto il profilo professionale di funzionario esperto analista informatico con competenza in materia di analisi dei sistemi esistenti e definizione di elementi di progettazione di dati logici per i sistemi richiesti dai fabbisogni di digitalizzazione delle amministrazioni. Identificazione e progettazione di chiavi per i dati e definizione di cataloghi di dati. Definizione e realizzazione delle condizioni di interoperabilità per l’acquisizione e scambio di dati utili alle amministrazioni. La suddivisione dei 19 posti per Regione: 

  • 7 unità nella Regione Abruzzo;
  • 1 unità nella Regione Basilicata;
  • 1 unità nella Regione Molise;
  • 2 unità nella Regione Puglia;
  • 4 unità nella Regione Sardegna;
  • 1 unità nella Regione Sicilia.

Aprire un negozio con poche migliaia di euro

Se ti sei stancato di vestire i panni del lavoratore subordinato o, in ogni caso, vuoi metterti in proprio con un investimento minimo, in questo articolo vediamo come aprire un’attività di vendita con circa 5.000 euro.

Aprire un negozio, spesso, vuol dire investire un certo capitale che non sempre ci si può permettere, ma le cose stanno anche diversamente da così, perché è possibile avviare un’attività commerciali in diverse modalità e settori con poche migliaia di euro.

Aprire un negozio con pochi soldi

Vuoi essere autonomo e gestire una tua attività con un investimento minimo? Diventare un piccolo imprenditore è già un notevole traguardo, o per qualcun altro è solo un primo step verso obiettivi più ambiziosi. Il mercato digitalizzato di oggi offre varie possibilità di mettersi in proprio senza bisogno di mettere a disposizione un capitale ingente. Ecco che tipo di negozio puoi pensare di aprire con circa 5.000 euro.

Aprire un’attività di servizi vuol dire non dover acquistare prodotti e fare magazzino, basta un piccolo ufficio o una postazione comoda da casa, lavorando online.

A tal proposito, lanciarsi nell’apertura di un negozio online abbatte molti costi, soprattutto quelli inerenti la locazione di un locale commerciale e rappresenta una buona occasione.

Svolgere un’attività a domicilio del cliente è un’altra idea interessante per evitare di affittare un locale.

Anche aprire un negozio automatico richiede un investimento minimo, composto da una o più vending machines che operano 24 ore su 24 senza bisogno di assumere del personale.

Lanciati nel commercio elettronico, attraverso l’apertura di un negozio online con merce in dropshipping, un’attività per risparmiare molto sui costi.

Aprire un negozio in franchising con qualche migliaio di euro

Se sei a corto di idee e non vuoi partire da zero, il modo migliore per mettersi in proprio con un investimento minimo, è aprire un negozio in franchising. Ovviamente, non pensare ai grand brand e marchi noti che necessitano di una spesa iniziale decisamente più alta e di una royalty periodica abbastanza alta.

E’ possibile affiliarsi in franchising con qualche migliaio di euro e le proposte non mancano di certo. Alcuni settori sono gli stessi sopra indicati, con il vantaggio di avere una base e un metodo da cui partire. Ma il franchising apre le porte anche per i settori che altrimenti non sarebbero accessibili con esigui investimenti. Perché?

Aprire un negozio in franchising ti consente di fruire di agevolazioni di pagamento, all’accesso di convenzioni esclusive, ai finanziamenti concessi, alle economie di scala della rete, ad accordi molto vantaggiosi sugli acquisti, alla merce offerta in conto vendita, quindi, con la possibilità di restituire la merce invenduta. Puoi accedere ad arredi, macchinari e attrezzature varie, nonché a software rilasciati in comodato d’uso gratuito ed altre agevolazioni economiche che ti offre il marchio.

Idee concrete per aprire un negozio con poco denaro

Con circa 5.000 euro puoi aprire un’attività di street e fast food, un’attività di ristorazione rapida e informale in quanto è possibile entrarci anche con locali (fissi o ambulanti) di piccolissime dimensioni. Affiliandoti in franchising affronterai costi minori, grazie alle agevolazioni concesse su forniture, attrezzature e arredi.

Telefonia e informatica: per vendere accessori di dispositivi nuovi, ricondizionati e usati, oppure per aprire un’attività, sempre in franchising, volta a riparazioni veloci da effettuare in negozio o a domicilio.

Negozi alimentari specializzati: si possono aprire in franchising alcuni negozi di caffè in tutte le modalità (sfuso, cialde etc.), negozi di tisane e infusi, oppure negozi con prodotti tipici del territorio e via discorrendo con circa 5.000 euro.

Agenzie di viaggi: bastano 5.000 euro per lanciarti in questo settore avvalendoti del franchising, con la possibilità di avere la tua agenzia online da casa.

Attività immobiliare: stesso investimento del precedente se aperta in franchising, si parla di intermediazione immobiliare, vendita, aste e stralci.

Assistenza anziani: in questo periodo è molto in voga questo servizio, tramite il franchising gli investimenti sono minori. I format sono vari e i servizi offerti eterogeni per soddisfare tutte le esigenze del target.

Autolavaggio e sanificazione: è un’attività che sta prendendo piede anche in Italia, sempre in franchising, in cui la tua attività offre, oltre alla pulizia e al lavaggio, la sanificazione e il tutto a domicilio avvalendoti di tecnologie ecologiche e dispositivi mobili adeguati.

Delivery: nel periodo di emergenza Covid-19 si è assai diffuso il servizio di consegna che può fare riferimento ad attività di food delivery, home delivery, drink delivery o anche prodotti di drogheria. Il settore è accessibile tramite franchising con investimenti chiavi in mano di circa 5.000 euro.