Compravendita immobile: le spese condominiali chi le paga

In questa rapida guida andiamo ad occuparci di gestione condominiali e di acquisti immobiliari. Chi paga le spese di condominio dopo una compravendita di immobile? Lo scopriamo nei prossimi paragrafi.

Spese di condominio e compravendita immobile

Per rispondere alla domanda che apre la guida, possiamo fare riferimento all’articolo 63 delle Disposizione per l’attuazione del Codice Civile, il quale recita:

“Chi subentra nei diritti di un condomino, è obbligato solidalmente con questo al pagamento dei contributi relativi all’anno in corso e a quello precedente. Chi cede diritti su unità immobiliari resta obbligato solidalmente con l’avente causa per i contributi maturati fino al momento in cui è trasmessa all’amministratore (di condominio) copia autentica del titolo che determina il trasferimento del diritto”.

Dunque, stando a quanto determina la legge, nel caso di compravendita di un appartamento ubicato in uno stabile condominiale, l’acquirente ha l’ obbligo, in solido con il venditore, al pagamento delle quote condominiali relative all’anno in corso ma anche a quello precedente la vendita.

Compravendita e subentro: tipologia di spese

Andando a vedere la tipologia delle spese condominiali in subentro, che ricadono sul subentrate proprietario, la giurisprudenza fa una distinzione tra le spese correnti o di manutenzione ordinaria e le quote imputate ai condomini per lavori di manutenzione straordinaria.

In questo ultimo caso, il pagamento compete a chi è (o era) proprietario alla data di adozione della delibera dell’assemblea che ha disposto tali interventi (e, quindi, non alla successiva data di esecuzione delle opere deliberate).

Come conoscere le spese pregresse

A norma di legge, l’amministratore del condominio dovrà fornire al condomino che ne faccia richiesta attestazione relativa allo stato dei pagamenti degli oneri condominiali e delle eventuali liti in corso.

In buona sostanza, quindi, è normale prassi che l’acquirente di un appartamento in condominio provveda quanto prima a richiedere all’amministratore questa attestazione delle spese pregresse, onde evitare spiacevoli sorprese.

Nelle migliori ipotesi, durante la compravendita, è il venditore stesso che si premura di ottenere dall’amministratore una certificazione liberatoria, attraverso la quale l’amministratore attesta che tutte le quote dovute sono state saldate, per esibirla all’acquirente.

Come restituire le spese al compratore

In ultimo, ma non ultimo, per completezza della questione, andiamo a vedere come avviene la restituzione delle spese condominiali pagate dal compratore.

Occorre sapere che l’obbligo di pagamento delle spese condominiali pregresse riguarda i rapporti tra il nuovo proprietario ed il condominio, tuttavia l’acquirente dell’appartamento può rivalersi nei confronti del venditore per ottenere il rimborso della parte di sua competenza, cioè quella relativa al periodo in cui egli era ancora proprietario dell’immobile.

Di fatti, l’acquirente ha la possibilità di esercitare l’azione di regresso contro il venditore in merito alle quote che quest’ultimo avrebbe dovuto versare al condominio; in caso in cui sia stato il nuovo proprietario a saldare il debito, egli vanta verso il precedente il diritto alla restituzione di quanto pagato.

In tal senso, la Corte di Cassazione, con una attuale ordinanza, ha confermato che il venditore deve restituire gli oneri pagati dall’acquirente dell’appartamento, pur quando essi si riferiscono al biennio antecedente alla compravendita immobiliare.

Questo, quindi è quanto vi sia di più utile e necessario da sapere in merito alla questione del pagamento delle spese condominiali dopo la compravendita di un immobile.

Limiti di velocità in autostrada: ecco quali sono

Nel nostro paese i limiti di velocità sono regolati dall’articolo 142 e variano in base alla tipologia di strada percorsa. In questa rapida guida, vedremo quali sono i limiti di velocità in autostrada per in incorrere in infrazioni e multe.

Limiti di velocità in autostrada: cosa sapere

Dunque, in autostrada, il limite di velocità generale per le autovetture, è di 130km/h, a differenza delle strade provinciali, dove il limite è di 90 Km orari. Ad ogni modo, il limite varia in base a determinate condizioni, previste dalla legge.
Ad esempio, nel caso di precipitazioni atmosferiche la velocità su autostrada viene ridotta ad un limite di 110 km/h. Mentre, ai cittadini che hanno conseguito la patente B da meno di tre anni, considerati come neopatentati, non è permesso di superare il limite di 100 km/h.

Tuttavia, va sottolineato che in specifici casi è possibile elevare il limite di velocità a 150 km/h, ma solo tramite apposito segnale e solamente nelle tratte autostradali con tre corsie più quella di emergenza.
Tramite appositi segnali, infatti, si può ridurre la velocità e imporre limiti di velocità minimi, in base alle condizioni del percorso stradale.

Limiti di velocità in base ai veicoli

Un’ altra accortenza da considerare, in merito ai limiti di velocità in autostrada spetta ai veicoli.

Ovvero, occorre sapere che i limiti di velocità in autostrada cambiano per alcune categorie di veicoli, diversi dalle autovetture:

– Gli autoveicoli trasportanti materiale esplosivo la velocità massima da non superare è di 50km/h.
– I quadricicli, autotreni, autoarticolati, autosnodati e autoveicoli con massa complessiva superiore alle 12 tonnellate la velocità massima è di 80km/h.
–  I mezzi d’opera a pieno carico hanno la velocità massima ridotta a 60km/h.

Sanzioni e rischi per violazioni limiti di velocità

Andiamo a vedere, quindi, cosa si rischia e quali sanzioni sono previste per chi viola i limiti di velocità in autostrada.

Le sanzioni variano in base all’ eccesso rilevato nel superamento dei limiti di velocità:

– Per meno di 10 km/h, la sanzione amministrativa prevede il pagamento di una somma variabile tra i 39 euro e i 159 euro, senza perdere i punti dalla patente.
– Quando l’ eccesso di velocità va dai 10 km/h ai 40 km/h, il prezzo della multa sale dai 159 euro ai 639 euro e si aggiunge la perdita di 3 punti dalla patente.
– Con velocità superiore al limite di 40km/h-60 km/h la multa si eleva prepotentemente tra i 500 euro e i 2000 euro ed è prevista anche la sospensione della patente, in un periodo che va da uno a tre mesi.
– Oltre i 60 km/h dal limite si verrà multati con una cifra tra i 779 euro e i 3119 euro, con sospensione della patente da sei a dodici mesi.

Nell’ultimo caso, si corre il rischio di revoca della patente, se si commette una seconda volta – entro i due anni – la stessa infrazione.

Limiti di velocità su autostrada: conclusioni

Per concludere questa nostra rapida guida sui limiti di velocità in autostrada, ricordiamo che le suddette sanzioni aumentano per i neopatentati e per coloro che coprono il ruolo di conducenti professionali, come ad esempio autisti di autobus.

E’ inoltre bene ricordare anche come su strade e autostrade viene tenuta in considerazione, nella rilevazione della velocità da parte delle Forze dell’Ordine o dei Velox, una tolleranza del 5%.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito ai limiti di velocità previsti in autostrada, con relativi rischi di sanzione.

Bonus condizionatori 2022: cosa c’è da sapere

Si avvicina il tempo della calura ed in tal senso è bene essere aggiornati sulla possibilità di acquisto di un condizionatore. Andiamo, quindi a vedere tutto quel che c’è da sapere sul bonus condizionatori 2022, in questa nostra rapida guida.

Bonus condizionatori 2022, di cosa si tratta

Il bonus condizionatori è stato prorogato con la nuova legge di bilancio 2022, andiamo a vedere nello specifico di cosa si tratta.

Il bonus condizionatori 2022 appartiene al pacchetto dei cosiddetti Bonus Casa, e consente di recuperare dal 50 al 65% della spesa.

Il suddetto bonus può essere fruito come detrazione fiscale, cessione del credito o sconto in fattura.

Nei paragrafi di seguito, andiamo a scoprire tutto il possibile in merito alla questione del bonus.

Bonus condizionatori 2022: a chi spetta

Ma chi sono, quindi i potenziali beneficiari del bonus condizionatori? Vediamolo molto rapidamente.

Questo particolare bonus è rivolto a coloro che intendono installare un nuovo condizionatore o sostituirne uno usurato (in misura diversa in base al caso) con un modello più performante dal punto di vista energetico.

L’acquisto di un sistema di climatizzazione concede accesso a due differenti modalità di bonus: il bonus mobili ed elettrodomestici (detrazione al 50%) oppure l’Ecobonus per l’efficienza energetica (detrazione al 65%).

Inoltre, va detto che possono usufruire del bonus condizionatori tutti i proprietari di un immobile, che siano essi privati cittadini, condomini, imprese o associazioni.

Come fare richiesta per il bonus condizionatori 2022

E’ possibile fare richiesta anche non essendo proprietari, ma semplicemente titolari di diritti reali o personali, come nei casi di nude proprietà, locatari o comodatari.

Inoltre, si ha possibilità di accedere all’incentivo, solo nel caso intenda sostenere interamente le spese, anche:

  • se si è familiare convivente del proprietario dell’immobile.
  • se si è coniuge separato assegnatario dell’immobile intestato all’altro coniuge.
  • se si è componente dell’unione civile.
  • se si è convivente more uxorio.

Ma, quindi cosa fare per attuare richiesta all’ottenimento del bonus? Vediamo i termini e requisiti necessari.

Termini e requisiti necessari

Iniziamo col dire che il suddetto bonus ha valenza fino al prossimo 31 dicembre 2022, per l’acquisto di:

  • Climatizzatore a basso consumo energetico.
  • Deumidificatore.
  • Pompa di calore.

Nel caso rientri nel bonus ristrutturazioni i requisiti sono:

  • Immobile a norma di legge.
  • Pagamento con sistemi tracciabili.

Per ottenere la detrazione del 50% il tetto massimo può essere di 16.000 euro, detraibile in dieci anni. L’importo può essere ceduto o fruito sotto forma di sconto in fattura.

Nel caso invece della detrazione del 65%, questa essere richiesta solo nel caso dell’Ecobonus, senza interventi edilizi. Pure in questo caso sono possibili le modalità della cessione del credito o dello sconto in fattura.

Nello specifico contesto, l’incentivo va riservato alla sostituzione di un vecchio impianto di climatizzazione con uno di classe energetica superiore, il quale consenta la climatizzazione sia estiva che invernale, ovvero una pompa di calore.

Il tetto massimo di detrazione è di 46.154 euro, e sarà necessaria la presentazione di un APE (Attestato di Prestazione Energetica) che sia stato rilasciato da un tecnico abilitato.

Cosa altro c’è da sapere sul bonus condizionatori 2022

Va, in ultimo specificato che chi vuole usufruire del bonus condizionatori 2022 dal 50 al 65% dovrà mandare la comunicazione all’ENEA (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie energia sviluppo economico sostenibile), in cui vengono specificati i lavori effettuati, dimostrando un risparmio energetico.

Andando a riepilogare, il bonus 2022 spetta ai proprietari di un immobile in cui sarà installato l’impianto, quindi:

  • persone fisiche;
  • esercenti arti e professioni;
  • società di persone;
  • società di capitali;
  • associazioni professionisti;
  • enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale;
  • condomini;
  • Istituti autonomi per le case popolari;
  • cooperative di abitazione a proprietà indivisa.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito al bonus condizionatori 2022.

Rincari spiagge 2022: quanto costa andare al mare

Sarà un’estate salata, non soltanto per la salsedine balneare, ma per il rincaro dei prezzi previsto per questo 2022. Ma quanto costerà, quindi andare al mare nei mesi estivi che si apprestano ad arrivare? Vediamo cosa ci attende.

Rincari 2022: che estate ci aspetta

Ci aspetta un mare più salato, in questa estate 2022, ma non per un amento di salsedine, bensì perché cambieranno un po’ di cose sui prezzi per il ripristino della normalità post Covid.

Non bastava, quindi la spada di Damocle a pendere, minacciosa, sulle teste degli italiani sulla questione dei condizionatori, per l’incremento del gas e quindi del caro bollette. In questa prossima estate il rischio non sarà solo quello di morire dal caldo, ma anche quello di prosciugare il portafogli per una giornata di mare. Scopriamo perchè.

Il rincaro partirà dai servizi offerti dagli stabilimenti balneari, che in occasione dell’apertura della stagione estiva hanno apportato modifiche significative ai propri listini. Secondo l’associazione dei consumatori, i prezzi già esosi subiranno ulteriori aumenti verso il periodo di agosto.

Dunque, servizi come lettini e ombrelloni rischiano di trasformarsi in una vera e propria stangata secondo gli esperti del settore. Nello specifico, le associazioni dei consumatori hanno segnalato un rincaro per le tariffe giornaliere di ombrelloni, lettini e sdraio fino al 10% con una media del 5% rispetto allo scorso anno.

Ovviamente, incluso nel rincaro non mancheranno i costi della ristorazione, compreso probabilmente prendere un semplice gelato in spiaggia.

Quanto verrà a costare una giornata o un weekend in spiaggia?

Secondo i calcoli del Codacons, per poter affittare un ombrellone e due lettini durante il fine settimana, in uno stabilimento medio, si dovranno spendere tra i 25 e i 30 euro al giorno.

Un prezzo che può lievitare a 100 euro nelle strutture di livello superiore. Per l’abbonamento mensile, invece, le tariffe variano tra i 500 e i 700 euro, mentre per quello stagionale il prezzo oscilla tra i 1.500 e i 2.200 euro, in base alle zone e agli stabilimenti.

A tutto ciò, bisognerà aggiungere anche il rincaro dei costi del carburante, indispensabile per potersi spostare dalla città al mare.

Con un incremento, tra gasolio e benzina notevole, rispetto alla passata stagione.

Sostanzialmente, quindi se andiamo a prendere in esame il costo di una singola giornata di mare, vediamo quanto potrebbe essere l’esborso.

Mettendo in conto tutte le voci citate, dai trasporti ai servizi in spiaggia e alle consumazioni, e aggiungendo le spese di parcheggio ed eventualmente biglietti di aerei e treni (anch’essi saliti di molto), una famiglia si troverà a spendere mediamente 97 euro.

Si tratta di un incremento medio del +12% rispetto al 2021.

Dunque, ci si attende un’ estate decisamente all’insegna di un possibile collasso economico per gli esercenti, nel tentativo di riabilitare quelle categorie – come la ristorazione balneare e il settore turistico – flagellato dalla pandemia. Rischiano l’effetto del cane che si morde la coda, ristabilendo l’economia da una parte, piegandola dall’altra.

Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile e necessario, da sapere in merito ai rischi legati al rincaro dei prezzi per l’estate che si appresta a venire in questo 2022.

 

 

Gomme auto estive: quali sanzioni si rischiano

Dal mese di aprile 2022 è prevista una svolta nel cambio gomme auto, evitandosi sanzioni per chi avesse le ruote invernali, inadatte alla bella stagione in arrivo. Vediamo cosa c’è da sapere in merito al cambio gomme estive, tra rischi sanzioni e bonus.

Cambio gomme auto: cosa c’è da sapere

Dunque, occorre sapere che la legge impone, su determinate strade, di viaggiare con dotazioni invernali (gomme montate o catene a bordo) nel periodo che va dal 15 novembre al 15 aprile, ogni anno. Mentre, negli altri giorni si può circolare tranquillamente con quelle che sono definite gomme estive.

Tuttavia, esistono però alcune eccezioni al cambio pneumatici ed è importante conoscerle prima di agire al cambio gomme. Come ad esempio, sapere che dovrebbe partire il bonus cambio gomme 2022 varato dal Governo, un contributo valido per incentivare l’acquisto di coperture più efficaci.

Andiamo a vedere, nei prossimi paragrafi qualcosa in più sulla questione.

Quali sanzioni si rischiano

Innanzitutto, veniamo al nocciolo della questione, ovvero quello che tocca il portafoglio.

Quanto si può rischiare in sanzioni per il non avvenuto cambio gomme e quanto costa fare il cambio gomme?

In sostanza, qualora si venisse sorpresi a circolare con il proprio veicolo con pneumatici non regolari si rischia una multa dell’ importo variabile da 422 a 1.695 euro. In contemporanea, viene ritirato il libretto e il veicolo viene sottoposto all’obbligo di revisione.

Quanto costa cambiare le gomme estive?

Veniamo all’altro lato pratico che coinvolge il portafogli, ovvero il costo del cambio gomme alla nostra auto.

Sostanzialmente, in media un gommista chiede tra i 30 i 70 euro per mettere all’ opera un cambio di gomme. Di norma, la tariffa più bassa si paga nei casi in cui il gommista dovrà soltanto sostituire il treno di gomme invernale con quello estivo già munito di cerchi propri. Qualora, invece, i tecnici debbano smontare e rimontare i cerchi, si andrà incontro a tempistiche e costi un po’ più elevati.

In taluni casi, comunque, la tariffa include anche lo stoccaggio del treno di gomme estive/invernali in magazzino.

Cambia qualcosa di regione in regione, per il cambio gomme?

Altra questione non di minor importanza da sbrigare è legata alle ipotetiche differenze tra le regioni più a sud e più calde e tra quelle notoriamente più montuose e fredde.

Per rispondere al quesito possiamo dire che in linea di massima la data del cambio da gomme da invernali ad estive è fissata nazionalmente al 15 aprile. Tuttavia, in località montuose ci sono province dove l’obbligo di pneumatici invernali o catene a bordo valevole per tutto l’anno.

Bonus cambio gomme, di cosa si tratta

In ultimo, ma non ultimo, vediamo di cosa si tratta con il bonus cambio gomme 2022.

Attualmente, il bonus cambio gomme non è stato ancora reso operativo. Trattasi, infatti, di una proposta arrivata da tre emendamenti sottoscritti da Lega, Movimento 5 Stelle e Forza Italia, inseriti nel DL Energia. Di base, l’intento sarebbe quello di incentivare le persone all’acquisto di pneumatici con etichettatura di classe A o B più sicuri e praticamente più efficienti sul versante di consumi ed emissioni.

Stando ad alcune indiscrezioni, il Governo metterebbe a disposizione del bonus un budget di 20 milioni di euro fino al prossimo 31 dicembre 2022. Il fondo sarebbe ad esaurimento ed accessibile a tutti, con la formula di chi fa prima a richiederlo. Il gommista dovrebbe effettuare direttamente lo sconto al cliente e poi inviare la richiesta di contributo all’ente preposto.

Questo, dunque, è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito al cambio gomme estive nel 2022, tra rischi di multe salate e possibili bonus ed agevolazioni.

 

Come guadagnare nel Metaverso

Ultimamente si sente sempre più parlare di Metaverso, una realtà che prende piede a poco a poco e che non ha ancora investito le vite di tutti, ma potrebbe farlo nel giro di poco. Vediamo, dunque di cosa stiamo parlando e come guadagnare nel Metaverso.

Metaverso: che cosa è il nuovo mondo virtuale?

Innanzitutto, il Metaverso, considerato dagli esperti il futuro prossimo di Internet, è un insieme di spazi virtuali attraversati da Avatar. Ed è uno spazio descrivibile come una realtà virtuale condivisa tramite il mondo di Internet.

Alla mente, ad esempio viene l’esempio di Ready Player One di Steven Spielberg, una sorta di vita parallela, vissuta con visori multimediali, in cui fare acquisti e attività vere e proprie.

Quindi, parliamo di un vero e proprio insieme di mondi, dove muoversi virtualmente, lasciando segni inalterabili (es. se taglio un albero, non sarà possibile ricrearlo) e interagendo con altri fruitori. Questa visione ha ovviamente dei limiti: costruire un’infrastruttura del genere richiede uno sforzo enorme in termini di investimenti e di lavoro di aziende specializzate.

Ma, come è possibile, quindi investire ed accedere a questa nuova forma di interazione sociale?

Per approfondire leggi anche: Comprare casa nel metaverso, la nuova frontiera del business

Guadagnare nel Metaverso: è possibile, come?

Possiamo ben dire che le possibilità d’investimento sono molteplici: sia per la quantità di progetti presenti, sia per le opzioni di compravendita all’interno di ciascuno di essi. Perché, sì, sul Metaverso si possono acquistare terreni, case, imprese e abbigliamento, proprio come nella vita reale. Gli acquisti andranno eseguiti in criptovalute, anche se si comprano cose meno impegnative come i biglietti di un concerto o l’accesso a mostre e conferenze.

Inoltre, sarà ad esempio possibile prendere anche quadri o abbigliamento e la maggior parte dei pezzi sono sotto forma di NFT, in modo da avere una certificazione di proprietà dell’oggetto e il tracciamento dello storico degli scambi di quel bene.

Al momento, si può dire che sarà possibile guadagnare in diverse modalità.

Sarà possibile guadagnare sia giocando, che investendo in diversi strumenti finanziari.

Guadagnare giocando e investendo in azioni

Dunque, investire in azioni è tra le possibilità di guadagno nel Metaverso.

Azioni che fanno riferimento ad aziende che hanno puntato nell’evoluzione della realtà virtuale. Tra di esse spiccano alcune tra le aziende più in vista del momento.

• Facebook: negli ultimi mesi, il colloso dei social network ha annunciato un profondo cambiamento che lo porterà a diventare una realtà in cui il Metaverso sarà sempre più integrato. Non a caso il suo nome è virato in Meta, per richiamare proprio questo principio, ma inoltre si potenzieranno una serie di tecnologie connesse alla piattaforma al fine di implementare i legami tra la realtà virtuale, estesa, aumentata e quella reale.

• Microsoft: tra le aziende sempre al passo con i cambiamenti, i programmi di Microsoft sono perfettamente integrati con l’idea del Metaverso. Ad esempio i nuovi strumenti di cloud computing come il sistema Azure e di software Windows 11 sono già al passo della situazione.

Tra le opzioni per guadagnare con il Metaverso sarà possibile puntare anche sugli ETF. Infatti, dal mercato degli Usa è stato lanciato il primo Exchange Traded Fund, che si compone solo da azioni e obbligazioni di aziende che hanno puntato nello sviluppo del mondo del metaverso: il Ball Metaverse Index.

Guadagnare giocando

Come detto, sarà possibile guadagnare con il Metaverso su piattaforme sviluppate sul principio di cercare di interconnettere il mondo virtuale con quello reale.

Come nel caso dell’universo di Roblox. Una piattaforma nata per permettere a tutti i suoi utenti di condividere la propria fantasia, creare nuovi giochi attraverso cui poter ottenere anche un token virtuale.

Un mondo virtuale che conta circa 200 milioni di utenti e con una capitalizzazione sul mercato che superar i 43 miliardi i dollari. Ma questo è solo un esempio dei tanti giochi legati al Metaverso, che andrà ad implementarsi sempre di più.

Si è parlato anche di comprare veri e propri spazi virtuali, ma vivibili, come case, appartamenti, negozi, per implementare sempre più il proprio mondo di realtà aumentata.

Questo, al momento è quanto di più utile e necessario vi sia da sapere sul Metaverso e i possibili mondi di guadagni e investimenti.

Bonus matrimonio: come funziona e a chi spetta

In questa annata di ripresa dalla crisi pandemica e dalle difficoltà lanciate dalla guerra in Ucraina, impazzano i bonus emessi dal governo. Andiamo a vedere il bonus matrimonio come funziona e a chi spetta, nella nostra rapida guida.

Bonus matrimonio: di cosa si tratta

Da questo mese di giugno 2022 è aperta la caccia al bonus matrimoni 2022. Per chi vuole sposarsi o per coloro che operano nel settore matrimoniale si aprono le porte di vantaggi. Ma vediamo quali sono e di cosa si tratta nello specifico.

Sostanzialmente, il bonus matrimonio non è altro che un contributo a fondo perduto rivolto alle imprese del settore wedding, dell’intrattenimento, dell’organizzazione di feste e cerimonie e Horeca (ovvero Hotellerie, Restaurant e Catering). A goderne di tale bonus sono le aziende che nel 2020 hanno subito una riduzione di fatturato del 30% rispetto al 2019 a causa delle restrizioni dovute alla pandemia.

Bonus matrimonio: a chi spetta

Quindi, il bonus matrimoni nel 2022 può essere richiesto dalle imprese del wedding, dell’organizzazione di feste e cerimonie e Horeca che rispettano i seguenti requisiti:

  • coloro che hanno subito nell’anno 2020 una riduzione del fatturato non inferiore al 30% rispetto a quello del 2019. I soggetti costituiti nel 2019, invece, devono fare il confronto tra il periodo di operatività di tale anno e lo stesso periodo del 2020;
  • coloro che rientrano tra agli operatori che svolgono una delle attività prevalenti, stando a ciò che risulta comunicato all’Agenzia delle entrate con il modello AA7/AA9, individuate nell’allegato al Decreto 30 dicembre 2021. In particolare:

Ma chi è escluso dalla possibilità di bonus matrimoni 2022?

Al di fuori delle aziende che non rispettano i requisiti di cui sopra, tra le opzioni di esclusione, sono menzionate le imprese in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali con finalità liquidatorie o già in difficoltà al 31 dicembre 2019. Nel caso di questa limitazione ultima non viene applicata alle micro-piccole imprese, a meno che non siano già in liquidazione o abbiano ricevuto aiuti per il salvataggio o la ristrutturazione.

Bonus matrimoni: a quanto ammonta

Si può dire che non esiste un importo prestabilito che le imprese riceveranno a tiolo di bonus matrimonio. In base alle domande pervenute e ai risultati delle istruttorie le somme saranno ripartite secondo le seguenti percentuali applicate sulle risorse ripartite come di seguito:

  • il 70% tra tutte le imprese ammesse al beneficio;
  • il 20%, in via di aggiunta, rispetto all’assegnazione di cui sopra, tra le imprese ammesse che presentano un ammontare dei ricavi superiore a 100mila euro;
  • il restante 10%, sempre in via aggiuntiva rispetto alle assegnazioni precedenti, tra le imprese ammesse con ricavi superiori a 300mila euro.

Come richiederlo e fare domanda

I lavoratori occupati devono necessariamente presentare la domanda al datore di lavoro alla chiusura del congedo e non oltre 60 giorni dalla data del matrimonio/unione civile. I lavoratori disoccupati o richiamati alle armi devono presentare domanda all’Inps entro un anno dalla data del matrimonio/unione civile.

Inoltre, dovranno presentare la domanda al datore di lavoro allegando il certificato di matrimonio/unione civile o lo stato di famiglia con i dati dell’atto rilasciato dall’autorità comunale.

Per quanto riguarda invece i disoccupati, questi possono presentare domanda online all’Inps.  In alternativa si può chiamare il Contact center al numero 803 164 (rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile o rivolgersi a un patronato.

L’Inps effettua il pagamento tramite bonifico presso l’Ufficio postale o mediante accredito su conto corrente bancario o postale, sul codice Iban indicato nella domanda dal lavoratore.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario da sapere in merito al bonus matrimoni 2022 e alle modalità con cui richiederlo e beneficiarne.

 

Reversibilità 2022, sentenza per i nipoti: quali familiari hanno diritto?

In questa rapida guida andremo a vedere alcune novità inerenti alla pensione di reversibilità nel 2022. Quali sono i familiari ad averne diritto e cosa cambia per i nipoti del pensionato? Lo scopriamo nei paragrafi di seguito.

Pensione reversibilità 2022: novità in sentenza

Stando alla recente sentenza dell’aprile 2022 cambiano alcune cose inerenti alla pensione di reversibilità. La platea di beneficiari, di fatto, si allarga rispetto a prima, ed ora possono esserci più eredi possibili in caso di decesso del pensionato.

Quindi, stando alle ultime novità, non saranno più soltanto le mogli vedove a poter usufruire della pensione di reversibilità o indiretta, cioè la forma di sostegno pensionistico dedicata ai familiari superstiti di un pensionato deceduto. Infatti la Corte Costituzionale e alcune riforme hanno allargato il campo d’azione, inserendo una serie di persone precedentemente escluse dal diritto a ricevere la reversibilità. Nello specifico la sentenza n. 88/2022 della Corte Costituzionale estende il diritto alla pensione di reversibilità dei nonni anche ai nipoti maggiorenni, orfani dei genitori e inabili al lavoro.

Quindi, nel novero dei familiari aventi diritto si inseriscono pienamente anche quei nipoti inabili a lavorare o orfani di genitori, magari cresciuti proprio dagli stessi nonni.

Pensione di reversibilità: di cosa si tratta

Ma di cosa si tratta, quando si parla di pensione di reversibilità?

La pensione ai superstiti è un trattamento pensionistico che viene riconosciuto in caso di decesso del pensionato (pensione di reversibilità) o dell’assicurato (pensione indiretta) in favore dei familiari superstiti. Trattasi di una pensione pari a una quota in percentuale alla pensione del defunto.

La pensione indiretta viene riconosciuta nei casi in cui l’assicurato abbia perfezionato 15 anni di anzianità assicurativa e contributiva, con 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva di cui almeno 3 nel quinquennio precedente la data del decesso.

A chi spetta la pensione di reversibilità?

Andiamo a vedere, in questo paragrafo, chi può avere diritto alla pensione di reversibilità, dopo che abbiamo visto di cosa si tratta.

Come detto, tale pensione è un trattamento riconosciuto dopo il decesso del pensionato in favore dei familiari superstiti. Di seguito, vediamo chi ne ha diritto:

  • il coniuge o chi è unito civilmente;
  • il coniuge divorziato a patto che sia titolare dell’assegno di divorzio, e che non debba essere passato a nuove nozze e che la data di inizio del rapporto assicurativo del defunto sia precedente alla data della sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio;
  • i figli minorenni del defunto;
  • i figli inabili al lavoro e a carico del genitore al momento del decesso, qualunque sia la loro età;
  • i figli maggiorenni studenti, a carico del genitore, che non prestino attività lavorativa, che frequentano scuole o corsi di formazione professionale equiparabili ai corsi scolastici, nei limiti del 21esimo anno di età;
  • i figli maggiorenni studenti, a carico del genitore, che non lavorano, che frequentano l’università, non oltre l’età di 26 anni;

In ultimo, ma non ultimo, la pensione di reversibilità spetta in assenza del coniuge e dei figli, ai superstiti, i genitori dell’assicurato o pensionato che al momento della morte di quest’ultimo abbiano compiuto il 65° anno di età, che non siano titolari di pensione e che, però risultino a carico del lavoratore deceduto.

Dunque, questo è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito alla questione di approfondimento e cambiamenti della pensione di reversibilità.

Trasferire soldi all’estero: fino a che somme è consentito?

Esiste un limite per trasferire somme di denaro all’estero? A questa domanda ed altre curiosità sulla questione daremo risposta nella rapida ed esaustiva guida di seguito.

Trasferimento denaro all’estero: c’è un limite?

La prima ed immediata risposta alla domanda posta in essere è quella del “sì, esiste un limite di trasferimento di denaro all’estero”. Ovviamente, si sta parlando di un invio di denaro in contanti.

Infatti, la somma massima che si può inviare, previa trasferimento, all’estero è di 9,999,99 euro. Superato tale limite, occorrerà poi dichiarare la somma alla dogana, o meglio all’Agenzia delle Dogane.

Stando, infatti, all’art. 3, comma 1 del D.lgs 195 del 2008, tutti i soggetti che trasportano al di fuori del territorio nazionale una somma pari o superiore a 10.000 euro sono tenuti a comunicarlo ai funzionari delle Dogane con un’ autodichiarazione.

A parte il denaro in banconote e monete vanno inclusi travellers’ cheques e assegni firmati ma privi del nome del beneficiario.

Sono invece esclusi, quindi trasferibili senza dover essere dichiarati:

  • i  vaglia postali o cambiari,
  • gli assegni postali, bancari o circolari che riportino il nome del beneficiario e la clausola di non trasferibilità.

Autodichiarazione per trasferimento denaro: cosa e come va dichiarato

Nella sopra citata autodichiarazione, cosa occorre sapere e cosa va dichiarato, dunque?

La comunicazione da presentare alla Agenzia delle Dogane dovrà riportare le seguenti indicazioni:

• le generalità del contribuente che effettua il trasferimento e di chi eventualmente lo riceve,
• la provenienza dei fondi trasferiti,
• il possibile utilizzo del denaro.

Questa comunicazione, ovvero autodichiarazione potrà essere consegnata in forma scritta, al momento del passaggio presso gli uffici doganali, oppure potrà essere trasmessa telematicamente all’Agenzia delle Dogane, prima di attraversare la frontiera. In tale caso si dovrà tenerne una copia con se con il numero di registrazione attribuito dal servizio telematico.

Nel caso di trasferimenti di contante effettuati a mezzo posta la succitata dichiarazione viene consegnata alle Poste (o ad altri fornitori del servizio) all’ atto della spedizione.

L’ufficio postale, o chi per esso, dovrà rilasciare una ricevuta e trasmettere la dichiarazione in via telematica alla già citata Agenzia delle Dogane entro un tempo limite di sette giorni.

Occorre fare attenzione anche agli obblighi dichiarativi delle somme detenute all’estero. Qualora la somma detenuta all’estero superasse i 15.000 euro occorrerà indicarli nel quadro RW della dichiarazione dei redditi ai fini del monitoraggio. Se la giacenza media all’estero è almeno pari a 5.000 euro è dovuta anche l’imposta patrimoniale IVAFE.

Soldi e limiti con bonifici SEPA

Cambia, ovviamente il discorso per quanto riguarda il trasferimento di denaro con Bonifico SEPA – ovvero il sistema di bonifico Europeo – quindi da conto corrente.

Per i Bonifici SEPA non esiste, infatti, alcun limite previsto all’importo da inviare, mentre sono fissati i tempi di accredito massimi.

tempi e i costi per il trasferimento di denaro sono stabiliti in rapporto all’Istituto di Credito al quale ci si rivolge, in genere il tempo massimo di esecuzione del bonifico è di un giorno lavorativo e l’accredito viene eseguito sul conto corrente del beneficiario nel giro di due giorni.

Dunque, questo è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito alle possibilità e modalità, nei limiti imposti, per il trasferimento di denaro all’estero.

Petrolio russo, stop al carburante: cosa c’è da sapere

In tempo di guerra, tra sanzioni e trattative diplomatiche, il petrolio russo è sempre più al centro dell’attenzione. Sembrerebbe essere definitivo lo sto al carburante, da parte dell’ unione europea. Vediamo, in questa rapida guida cosa c’è da sapere e cosa ci attende nel futuro immediato.

Stop al carburante: l’Europa prende posizione

La decisione di Ursula von der Leyen sembra ormai effettiva, dire stop al petrolio russo.

Potrebbero servire sei mesi per dire addio al carburante russo e altrettanti mesi per mettere al bando anche tutti i prodotti petroliferi: la roadmap avrà così la durata totale di un anno. Ma quali saranno gli effetti sui carburanti e per gli automobilisti? Non è semplice dirlo per il periodo a medio e lungo termine, ma cerchiamo di capire intanto cosa sta succedendo nell’immediato.

Aumento del petrolio

Diversi e molteplici sono i fattori da mettere in conto, ma è possibile fare alcune considerazioni guardando l’andamento del mercato.

Pare evidente che il prezzo del petrolio sia salito nell’immediato di circa il 4% e oltre sui mercati internazionali, attestandosi sui 109 dollari/barile, per poi continuare a crescere superando i 111 $/b, mentre nelle ultime settimane aveva viaggiato su una media di 100-105.

Rispetto al periodo precedente vi è una notevole differenza. Nel novembre 2021, ad esempio, ben prima che la Russia cambiasse il mondo, le quotazioni del petrolio si muovevano tra gli 80 e gli 85 dollari al barile. Mentre,ù se pensiamo che un anno fa, a maggio 2021, il costo del greggio era di 67-69 $/b vediamo un cambio ancora più netto.

Una serie di aumenti che si sono riversati sulle quotazioni dei prodotti petroliferi e sui prezzi dei carburanti alla pompa. Sarà, dunque, necessario essere subito in grado di riallineare le dinamiche di domanda-offerta per scongiurare degli scompensi in grado di incidere sui prezzi.

Per fortuna, il petrolio non presenta tutte le criticità fisiologiche del gas legate al trasporto via tubo. L’offerta non manca, ma sarà necessario essere bravi a coordinare il tutto, evitando che possano alimentarsi speculazioni a livello internazionale.

Le accise e le scorte: cosa c’è da sapere

La possibilità di un altro rilascio straordinario delle scorte di petrolio da parte dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) potrebbe essere un barlume di speranza. Sarebbe il terzo intervento dal tempo della invasione russa di Putin.

Un altro scenario possibile è stato già ufficializzato dal Governo, che ha prorogato il taglio delle accise fino all’8 luglio.

Non va nemmeno escluso che, se la situazione non dovesse normalizzarsi in tempi brevi, l’Esecutivo possa confermare la misura anche dopo la data segnata in calendario. Pure a causa che i prezzi di benzina e diesel continuano a salire e il taglio delle accise è ancora necessario.

Sul versante dei carburanti italiani si registra, invece, un incremento di circa 1,5 centesimi, da sommare ovviamente a quelli dei giorni precedenti, che portano in media la verde e il gasolio in Italia oltre gli 1,8 euro per litro. In autostrada si arriva persino a 2,3 €/l, con il diesel premium che tocca i 2,5 €/l.

Conclusioni

Per concludere, possiamo dire che nel lungo periodo, se la situazione non dovesse normalizzarsi, potrebbe essere necessario estendere ancora la misura del taglio o renderla addirittura strutturale, magari con modifiche ai provvedimenti già attuati.

Ad ogni modo, molto dipenderà dall’evoluzione della guerra in Ucraina. Per gli automobilisti, tuttavia, resta il rischio di possibili ulteriori incrementi del costo dei carburanti nel corso dei prossimi mesi. Secondo l’UE, infatti, l’embargo del petrolio russo è necessario ma “non sarà facile”. In sostanza, il provvedimento potrebbe comportare notevoli conseguenze per quanto riguarda la spesa per il rifornimento di famiglie e imprese, in Italia ed in Europa.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario da sapere in merito alla questione petrolio russo e carburante nel futuro immediato.