Bollette di luce e gas, non scendono nonostante il mercato libero

Bollette di luce e gas si parte con il mercato libero, ma continuano a non scendere, anzi in alcuni casi raddoppiano o triplicano, ma perché?

Bollette di luce e gas, cosa sta succedendo?

Scegliere secondo le proprie esigenze: è questa la chiave del mercato libero nella fornitura di luce e gas. A segnare una tappa fondamentale verso il suo passaggio, con la fine del mercato tutelato, saranno due date: il 10 gennaio 2024 per il gas e il primo luglio per l’elettricità. Ma attenzione le bollette sembrano non voler scendere, anche se le previsioni erano davvero differenti, e gli italiani sono delusi. Ma addirittura in alcuni casi sembrano ci siano bollette raddoppiate o triplicate, ma cosa sta succedendo?

Arera già nel mese di dicembre 2023 aveva comunicato le tariffe che dovevano avere le bollette della luce nel primo trimestre del 2024 per le famiglie che ancora sono nel mercato tutelato. Ciò che si prevedeva era un calo del costo dell’energia elettrica e del gas. Ebbene le cause principali del rincaro delle bollette di luce e gas sono determinate da un aumento dei costi per: l’approvvigionamento delle materie prime energetiche, la produzione ed emissione di CO2 (anidride carbonica) e la richiesta di gas naturale.

Bollette di luce e gas, oneri di sistema ed iva ordinaria

Secondo le stime, infatti, a causa del ritorno di oneri di sistema e Iva ordinaria, sulle bollette del gas del 2024 la spesa totale per l’energia potrebbe arrivare addirittura a 2.600 euro, con incrementi tra il 20% e il 38% per ogni famiglia. Gli oneri di sistema sono una voce presente nelle bollette energetiche che rappresenta un costo aggiuntivo per i consumatori e rappresentano circa il 22% del costo totale della fattura elettrica e il 4% della fattura gas. Questi valori sono dei costi fissi, quindi si applica sempre, anche a consumi bassi da parte del consumatore.

A causa della crisi energetica del 2022 questi valori erano stati annullati e l’iva scesa al 5% dal Governo. Purtroppo però da gennaio 2024, invece, gli oneri di sistema sono stati reintrodotti anche nelle bollette gas. Oltre ad essere annullata la riduzione dell’IVA, che (a seconda del volume di gas consumato) torna così alla regolare aliquota del 10-22%. Ecco quindi perché qualcuno si è ritrovato con costi alle stelle da pagare.

Come tutelarsi e a cosa stare attenti

Per ridurre i costi in bolletta è possibile mettere in atto piccole azioni per contenere i consumi. Ad esempio scegliere un fornitore di luce e gas con promozioni e tariffe convenienti, in linea con le abitudini di consumo, sfruttando le opportunità offerte dal mercato libero per risparmiare. Attenzione però a controllare bene, quando inizia e terminano eventuali agevolazioni previste nel contratto. In particolare il fornitore ha l’obbligo di avvisare il cliente, almeno 3 mesi prima, la data prevista per la scadenza delle eventuali agevolazioni.

Altro consiglio è sempre quello di controllare con attenzione il contratto proposto. Rimane sempre la possibilità di rateizzare le bollette, con piani di rientro concordati con il consumatore. Inoltre si ricorda che i consumatori vulnerabili possono restare con il regime di tutela. Infine rientrano in questa categoria i consumatori che hanno un’età superiore a 75 anni, si trovano in condizioni economicamente svantaggiate (ad esempio, percettori di bonus). Oppure sono soggetti con disabilità ai sensi dell’articolo 3 della legge 104/92, l’utenza serve una abitazione di emergenza a seguito di eventi calamitosi.

Farmacie, dai vaccini a tutte le novità del decreto semplificazioni

Le farmacie potranno aumentare i servizi offerti alla clientela, come previsto dal decreto semplificazioni in discussione.

Farmacie, quali altri servizi potrebbe offrire

E’ in discussione il testo del nuovo Decreto semplificazioni che prevede importanti novità. Anche per quanto riguarda i nuovi servizi che le farmacie potranno offrire ai propri clienti. Infatti le farmacie potranno fare tutte le vaccinazioni (quelle contenute nel piano nazionale vaccinale) per gli over 12 oltre a quelle già possibili come Covid e influenza. Inoltre si potrà scegliere il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta tra quelli convenzionati con il Servizio sanitario nazionale.

Cresce anche il numero di esami che si potranno fare all’interno della struttura come alcuni esami di tipo diagnostico in telemedicina e la possibilità di fare prelievi del sangue. Si potranno coì controllare i valore di colesterolo, glicemia e tanti altri. Le farmacie dovranno abilitarsi per le funzioni aggiuntive. Ma potranno anche avere un “bollino” che attesti che quella farmacia ha aderito alle nuove funzioni per la comunità.

Immobili vincolati e morte presunta si dimezzano i tempi

Si dimezzano i tempi necessari per dichiarare la morte presunta da parte degli eredi. Ad oggi, quando sono trascorsi dieci anni dal giorno cui risale l’ultima notizia dell’assente, il Tribunale dell’ultimo domicilio o dell’ultima residenza, su domanda degli interessati, può dichiarare presunta la morte dell’assente nel giorno a cui risale l’ultima sua notizia. Sulla base del decreto semplificazioni i termini possono dimezzarsi fino a raggiungere solo 5 anni.

Donazioni tra genitori e figli, si possono fare senza pagare le tasse

Donazioni tra genitori e figli arrivano delle novità attraverso una sentenza della Cassazione in merito al pagamento delle tasse.

Donazioni tra genitori e figli, cosa dice la legge?

L’articolo 769 del Codice Civile disciplina la donazione come il contratto con il quale, per spirito di liberalità, una parte arricchisce l’altra. Tale negozio è regolato in maniera molto formale, dato che per esso è richiesto l’atto pubblico davanti al notaio e alla presenza di due testimoni. La più classica tra le donazioni è quella tra genitori e figli e si fa tra vivi. Diversa è invece la successione per causa di morte, quando un genitore perde la vita e gli eredi esercitano il diritto a succedergli.

Dopo aver fatto questa precisazione, ritorniamo al concetto di donazione tra genitori e figli e alla volontà dei primi di dare qualcosa ai figli. Una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che non si devono pagare le tasse su questo trasferimento, qualora ci siano delle precise condizioni.

Le imposte sulle donazioni sono variabili a seconda di chi ne beneficia. Il coniuge e i figli sono tenuti a pagare il 4% del valore oltre la franchigia di un milione di euro. I fratelli devono pagare il 6% sul valore dei beni eccedenti i 100 mila euro. Stessa cifra, ma senza franchigia, per i parenti oltre il terzo grado. Per le altre persone la percentuale ammonta all’8%.

Donazioni tra genitori e figli, quando non si pagano le tasse

La recente pronuncia della Corte di Cassazione specifica che la tassazione scatta solo se le donazioni risultano da atti sottoposti a registrazione oppure se sono registrazioni volontarie. Tuttavia la tassazione si applica anche se le operazioni hanno valore superiore a un milione di euro. Come specificato non si devono pagare le tasse nel caso di donazione indiretta. Si tratta di è un atto che produce gli stessi effetti della donazione (vantaggio patrimoniale per il soggetto ricevente ed impoverimento del donante) pur non avendo la forma giuridica richiesta: atto pubblico e presenza di due testimoni.

Così come le donazioni informali non devono essere sottoposte a tassazione. E’ il caso del bonifico al figlio che prevede la volontà del genitore di regalare una somma di denaro al proprio figlio. Queste non prevedendo la trascrizione dell’atto pubblico, come ad esempio nell’ipotesi del trasferimento di un immobile, non sono sottoposte a tassazione.

Ma chi paga le imposte?

Secondo quanto stabilito dall’Agenzia delle entrate il beneficiario di una donazione è tenuto al pagamento di un’imposta. A seconda del rapporto esistente tra i soggetti coinvolti nel contratto di donazione, sono previste aliquote diverse ed eventuali franchigie, che rendono tassabili le donazioni per la parte eccedente il loro valore. L’atto di donazione deve essere redatto da un notaio, che provvede anche alla registrazione e al versamento delle relative imposte.

Si ricorda infine che i trasferimenti in favore di alcuni soggetti (articolo 3, comma 1 del TUS) sono esclusi dall’applicazione dell’imposta, come, per esempio, quelli destinati a:

  • Stato, Regioni, Province e Comuni
  • Enti pubblici, fondazioni o associazioni legalmente riconosciute che abbiano come scopo esclusivo assistenza, studio, ricerca scientifica, altre finalità di pubblica utilità
  • Onlus e fondazioni bancarie.

Smart working 2024, cambiano le regole dal primo aprile

Smart working 2024 a partire dal primo aprile cambiano le regole per questa tipologia di lavoro, non rinnovato dal Milleproroghe.

Smart working 2024, addio a partire dal primo aprile

Dal primo aprile dovrebbero cambiare le regole per lo smart working. E’ la forma di telelavoro definito dall’ordinamento italiano come: «una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa

A partire dall’emergenza Covid il lavoro di questo tipo ha trovato moltissimo utilizzo. E a fine emergenza molti lavoratori sono tornati nei propri posti di lavoro. Anche se qualche azienda ha mantenuto questo tipo di lavoro in quanto economicamente più conveniente. Ma a partire dal prossimo mese le cose potrebbero essere diverse.

Smart working 2024, quali sono le modifiche?

Con l’arrivo del primo del mese successivo scadono le procedure semplificate per il lavoro agile, indirizzate ai lavoratori fragili e a coloro che hanno figli sotto i 14 anni. Pertanto si torna agli accordi individuali. Secondo quanto previsto dalla legge 81/2017 e dal Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile sarà regolato secondo gli accordi individuali nel rispetto delle norme. Ad esempio come recita la legge: “ Il lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile ha diritto ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato“.

E se non vengono applicati i contratti individuali sullo smart working che tutelino lavoratori e datori, questi ultimi rischiano di essere multati. Infatti  le sanzioni possono andare dai 100 ai 500 euro. Gli accordi valgono sia per i contratti a tempo indeterminato che per quelli a tempo determinato.

Alcuni consigli per l’accordo individuale

All’interno dell’accordo individuale deve essere indicato il luogo in cui il lavoratore deve prestare la sua opera. Ma anche la mansione che deve svolgere. Nonché tutti gli strumenti da utilizzare in smart working, con le relative modalità di controllo. Tuttavia rimane il diritto alla disconnessione, pertanto deve essere ben definito anche l’orario di lavoro, come in un qualsiasi contratto di lavoro. Anche perché il lavoratore ha una vita che va al di fuori del proprio lavoro.

Infine, nell’accordo che definisce il rapporto di smart working devono essere specificati anche i termini di recesso. Per quanto riguarda i lavori a tempo indeterminato, in ogni caso, il preavviso non può essere inferiore ai 30 giorni, con la sola eccezione del recesso con giustificato motivo.

 

Scaldabagno fotovoltaico, un’idea per risparmiare in bolletta

Lo scaldabagno fotovoltaico è un nuovo sistema per riscaldare l’acqua e risparmiare sui costi della bolletta, come funziona.

Scaldabagno fotovoltaico, come funziona

Aumentano sempre più le novità che permettono di risparmiare sulle bollette dell’energia sfruttando le energie rinnovabili. Il suo funzionamento si basa su dei pannelli solari termici (o collettori solari) che assorbono il calore del Sole e lo convertono in energia termica attraverso un fluido termoconvettore che, a sua volta, trasferisce il calore verso un serbatoio contenente acqua per uso sanitario o per il riscaldamento.

Il solare termico funziona in linea di principio come un tubo nero da giardino steso al sole. La superficie del tubo assorbe la luce solare ed in particolare le radiazioni di calore così che l’acqua all’interno si riscaldi. Poi quindi funziona come un qualsiasi scaldabagno e quindi poter fare la doccia con l’acqua calda, senza subire i costi eccessivi della bolletta energetica.

Scaldabagno fotovoltaico, quanto si risparmia?

Nell’ambito domestico, il 21% dell’energia è destinata al consumo di acqua calda. Tale spesa diventa rilevante se si considera che una coppia media investe all’incirca 1.800 euro l’anno in questo settore, traducendosi in 378 euro dedicati esclusivamente all’uso dell’acqua calda. Quindi un buon risparmio sulle tasche del contribuente che cresce all’aumentare del numero dei componenti del nucleo familiare.

Esistono scaldabagni di diversa natura e prezzo, come un pò in tutti gli elettrodomestici. Non solo gli incentivi arrivano fino al 65% di detrazione delle spese sostenute per l’installazione dell’impianto e l’IVA è agevolata al 10%. Inoltre c’è un grande vantaggio ambientale. Infatti l’impianto sfrutta l’energia solare e in questo modo si riduce l’utilizzo di combustibili fossili e si emette meno CO2 nell’ambiente. Infine questa scelta può portare ad un aumento del valore dell’immobile dal punto di vista energetico e promuovendo l’indipendenza energetica dell’utente.

Diversi tipi di prodotti in commercio

Nel mercato ci sono diversi prodotti in commercio e che possono essere acquistati con diversi importi. L’alimentazione allo scaldabagno dal modulo fotovoltaico è gestita tramite il controller che in modo intelligente trasmette all’acqua tutta l’energia del sole prodotta dal modulo fotovoltaico. Basta digitare scaldabagno elettrico su un qualsiasi motore di ricerca ed in pochi minuti si potrà accedere ad un mondo di offerte, risparmiando in bolletta.

Bonus verde 2024, l’ultimo anno per usufruire della detrazione

Bonus verde 2024 ancora richiedibile per quest’anno, tutti i dettagli relativi all’agevolazione che abbellisce balconi e terrazzi.

Bonus verde 2024, come rendere belli terrazzi e balconi

Marzo è il mese della primavera e con esso porta con se la voglia di far splendere balconi e terrazzi. Le piante riprendono i loro colori più splendenti e così si impazzisce con il giardinaggio per rendere perfetti balconi e e terrazzi. Ma anche in questo caso occorrono delle spese da dover affrontare. Tuttavia in bonus verde permette di avere un ritorno sulle spese sostenute. In particolare, il bonus verde consiste  in una detrazione Irpef del 36% sulle spese sostenute per i seguenti interventi:

  • sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione pozzi;
  • realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili.

Danno diritto all’agevolazione anche le spese di progettazione e manutenzione se connesse all’esecuzione di questi interventi.

Bonus verde 2024, come funziona la detrazione

La detrazione va ripartita in dieci quote annuali di pari importo e va calcolata su un importo massimo di 5.000 euro per unità immobiliare a uso abitativo. Pertanto,  la detrazione massima è di 1.800 euro (36% di 5.000) per immobile. Come per tutti i bonus richiedibili, il pagamento delle spese deve avvenire attraverso strumenti che ne consentano la tracciabilità (per esempio, bonifico bancario o postale).

Hanno diritto all’agevolazione i contribuenti che possiedono o detengono, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile sul quale sono effettuati gli interventi e che hanno sostenuto le relative spese. Anche i familiari conviventi di chi possiede o detiene l’immobile possono accedere al bonus verde, se ne sostengono le spese e le fatture e i bonifici sono intestati a questi soggetti.

Sono agevolabili anche le spese sostenute per interventi eseguiti sulle parti comuni esterne degli edifici condominiali, fino a un importo massimo complessivo di 5.000 euro per unità immobiliare a uso abitativo. In questo caso, ha diritto alla detrazione il singolo condomino nel limite della quota a lui imputabile a condizione che la stessa sia stata effettivamente versata al condominio entro i termini di presentazione della dichiarazione dei redditi.

Quando non spetta la detrazione?

La detrazione non spetta, invece, per le spese sostenute per:

  • la manutenzione ordinaria periodica dei giardini preesistenti non connessa ad un intervento innovativo o modificativo nei termini sopra indicati;
  • i lavori in economia.

La Legge di Bilancio 2022 ha prorogato questa agevolazione fino al 2024. Per gli interventi di importo complessivo superiore a 70.000 euro, avviati dal 28 maggio 2022, per richiedere la detrazione è necessario che essi siano eseguiti da datori di lavoro che applicano i contratti collettivi del settore edile, nazionale e territoriali. Accordi stipulati dalle associazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.

Decreto flussi 2024,tutti i click day previsti dalla normativa

Il decreto flussi 2024 è sceso in campo con il primo giorno dedicato al click day, ma ce ne saranno altri due, per le diverse categorie.

Decreto flussi 2024, cos’è?

Quando le forze lavoro non bastano si può permettere ai lavorato di diversi Stati di svolgere la loro attività nel nostro territorio. Il decreto flussi è un documento di programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori non comunitari per lavoro stagionale nel territorio dello Stato. E’ l’atto amministrativo con il quale il Governo stabilisce ogni anno quanti cittadini stranieri non comunitari possono entrare in Italia per motivi di lavoro. Per il Ministero dell’interno, per il 2024 saranno complessivamente 151.000 le quote di ingresso in Italia per lavoratori non comunitari, in particolare: 61.250 per lavoro subordinato non stagionale, 700 per lavoro autonomo e 89.050 per lavoro subordinato stagionale.

A partire dal lunedì 18 marzo si è entrati nel vivo del click day per i lavoratori subordinati non stagionali in alcuni settori. Tra questi ci sono: autotrasporto conto terzi, edilizia, turistico-alberghiero, meccanica, telecomunicazioni, alimentare. Ed ancora rientrano: cantieristica navale, trasporto passeggeri con autobus, pesca, acconciatori, elettricisti, idraulici e lavoro autonomo, quando i lavoratori provengano dall’elenco dei Paesi che hanno accordi di cooperazione con l’Italia.

Decreto flussi 2024, gli altri click day previsti

Le istanze potranno essere trasmesse in via definitiva, esclusivamente in via telematica. Occorre accedere al portale Servizi sempre tramite Spid o Cie, a partire dalle date seguenti:

18 marzo, dalle ore 9, per le istanze di lavoro subordinato non stagionale;

21 marzo, dalle ore 9, per apolidi, rifugiati e per assistenza familiare in ambito sociosanitario;

25 marzo, dalle ore 9, per le istanze di lavoro subordinato stagionale. Infine sarà possibile presentare le istanze fino al 31 dicembre 2024.

Come presentare le istanze

È già possibile precompilare i moduli di domanda accedendo tramite Spid o Cie al portale Servizi Ali dedicato (https://portaleservizi.dlci.interno.it/AliSportello/ali/logoutAli.htm). Cliccare nella sezione “Compila Domande Decreto Flussi 2024/Click-day 2024”. E’ possibile farlo tutti i giorni della settimana, sabato e domenica compresi, fino al 24 marzo prossimo. Gli orari indicati sono dalle 8 alle 20. Fanno eccezione i giorni 17, 20 e 24 marzo, in cui il servizio sarà attivo fino alle ore 18.

Laddove l’istanza non rientrasse nella quota in base all’ordine cronologico di presentazione, il datore di lavoro visualizzerà sul portale Servizi l’avviso: “La pratica risulta al momento non in quota”. Si ricorda che le disposizione attuative sui flussi 2024 sono contenute nella nuova Circolare interministeriale n. 1695 del 29 febbraio 2024 del Ministero dell’interno, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e del Ministero del Turismo, sentito il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Bonus computer 2024, i requisiti e come richiederlo

Bonus computer 2024 per gli studenti italiani è richiedibili solo attraverso l’app Io, ma non si deve superare un limite di reddito.

Bonus computer 2024, cos’è e a quanto ammonta

In un’era fortemente orientata alla tecnologia come la nostra, l’utilizzo di pc, computer, tablet e cellulari è quotidiano. Anche la scuola si orienta sempre di più verso un utilizzo di maggiore tecnologia al posto della semplice penna e foglio su cui scrivere. Se negli anni il costo dei computer è sceso, rendendosi più accessibile alle famiglie, è sempre un’uscita che sostenere e non sempre tutti possono permetterselo.

Arriva così il bonus computer 2024 per le famiglie che  hanno qualche piccola difficoltà economica. Infatti il limite del valore ISEE del nucleo familiare non può deve superare 20 mila euro. Lo sconto vale 300 euro e può essere applicato sull’acquisto di qualsiasi tipo di computer. Un grande aiuto per acquistare un computer, visto che ormai tutto si fa sempre più online dalle richieste di contributi alla semplice prenotazione, magari per una visita medica.

Bonus computer 2024, chi può richiederlo

A richiederlo dovrebbero essere tutti gli studenti frequentano la scuola superiore o università, rispettando solo il limite di reddito già indicato. Il bonus computer 2024 potrebbe essere richiedibile solo attraverso l’App io. IO è un’applicazione mobile gratuita italiana, sviluppata e gestita dalla società pubblica PagoPA S.p.A., con l’obiettivo di integrare tutti i servizi pubblici in modo da rendere più semplice e veloce l’ “esperienza” dei cittadini italiani con l’amministrazione pubblica, ma soprattutto per mettere il cittadino al centro della rete dei servizi pubblici.

Ci si può comprare ogni tipologia di computer: un laptop, un ibrido, un fisso, nuovo così come usato (o meglio, ricondizionato). Nessun limite ovviamente alla scheda tecnica del pc così come alla marca o ad altri dettagli di questo tipo.

E se fosse tutta una bufala?

C’è però un grande problema: ancora il bonus non è richiedibile attraverso l’app Io. Tanto che sembra essere più una fake news che una realtà, anche perché ad oggi manca la fonte istituzionale di riferimento. Però sono tantissime le testate giornalistiche che riportano questa importante notizia, anche dal mondo della scuola. Che sia quindi a breve in arrivo? Non resta che attende e capire quando e se arriverà davvero.

 

Bonus ristoranti e gelaterie, c’è ancora tempo per richiederlo

Bonus ristoranti e gelaterie c’è tempo fino ad aprile per poterlo richiedere. Alcune indicazioni per sapere come e quando fare domanda.

Bonus ristoranti e gelaterie, ecco chi può richiederlo

Il settore legato alla ristorazione, gelaterie e pasticcerie è stato seriamente toccato dal periodo di chiusura imposto dal Covid-19. Ma non solo, anche gli aumenti sul costo delle materie prime hanno creato dei proprietari di questo tipo di attività. Tuttavia il bonus vuole aiutare questi esercizi commerciali con un contributo in conto capitale che sarà pari al 70% delle spese totali ammissibili. Spese che comunque non possono superare il limite di 30.000 euro per singola impresa.

Saranno ammesse le imprese in possesso dei seguenti requisiti:

  • se operanti nel settore identificato dal codice ATECO 56.10.11 (Ristorazione con somministrazione):
  • 1) essere regolarmente costituite ed iscritte come attive nel Registro delle imprese da almeno 10 anni oppure,
  • 2) aver acquistato nei 12 mesi precedenti prodotti certificati DOP, IGP, SQNPI, SQNZ e prodotti biologici per almeno il 25% degli acquisti totali del periodo;
  • se operanti nel settore identificato dal codice ATECO 56.10.30 (Gelaterie e pasticcerie)
  • se operanti con  codice ATECO 10.71.20 (Produzione di pasticceria fresca).
  • essere iscritte nel Registro delle imprese da almeno 10 anni o in alternativa aver acquistato prodotti DOP, IGP, SQNPI e prodotti biologici per almeno il 5% (per cento) del totale.

Quali sono le spese finanziabili?

Come già indicato si tratta di contributi a fondo perduto del 70% delle spese ammissibili, fino ad un massimo di 30.000 Euro. Il totale dei fondi a disposizione è pari a 56 milioni di euro.  Sono spese ammissibili quelle sostenute per macchinari professionali e beni strumentali all’attività d’impresa, nuovi di fabbrica, organici e funzionali e acquistati alle normali condizioni di mercato da terzi che non hanno relazioni con l’impresa. Tuttavia i beni acquistati dovranno essere mantenuti nello Stato patrimoniale dell’impresa per almeno 3 anni dalla data di concessione del contributo.

Mentre per quanto riguarda i pagamenti, il decreto attuativo prevede l’obbligo di utilizzo di conti correnti dedicati intestati all’impresa. Inoltre dovrà essere garantita la piena tracciabilità. Restano fuori dalle spese agevolabili quelle sostenute prima della presentazione della domanda di contributo, così come quelle relative a componenti o ad esempio pezzi di ricambio, terreni e fabbricati, beni usati e utenze, come quelle di luce e gas. Infine non concorreranno al calcolo delle spese ammesse al bonus anche quelle sostenute da ristoranti, pasticcerie e gelaterie per imposte, tasse, contributi, buoni pasto o ad esempio spese per consulenze di qualsiasi genere.

 

Workers buyout, le imprese rigenerate dai propri lavoratori

Workers buyout è il fenomeno sempre più crescente e che permette ai lavoratori di riprende in mano le redini dell’azienda.

Workers buyout, in che cosa consiste?

La crisi economica ha prese a dura prova diverse aziende che hanno dovuto chiudere battenti. Intere famiglie si sono trovare a terra, ma non hanno mollato. E così capita che i lavoratori si uniscano, mettano insieme le loro risorse finanziarie per riprendere la produzione. Ebbene i lavoratori passano a diventare imprenditori e spesso con risultati migliori dei precedenti.

Legalmente è possibile e prendere il nome di Workers buyout, cioè un’azione di salvataggio dell’azienda o di parte di essa, realizzata dai dipendenti che subentrano nella proprietà. Questi interventi sono resi possibili dal sostegno della Legge Marcora (L. 49/1985), efficacie strumento di politica attiva del lavoro, utilizzato per rigenerare un’impresa in crisi economica oppure nei casi in cui bisogna favorire un ricambio generazionale all’azienda senza eredi interessati a dare continuità all’attività imprenditoriale.

Workers buyout, un mercato in crescita

Il workers buyout nasce negli Stati Uniti all’inizio degli anni Ottanta. E’ stata la soluzione alla chiusura di numerose imprese americane chiuse a causa della recessione allora in atto. Ai lavoratori, ad esempio nel caso dell’acquisizione della Great Atlantic & Pacific Tea Company è stato chiesto, dal sindacato, di conferire un contributo iniziale pari a 5 mila dollari. Inoltre è anche chiesta una decurtazione in busta paga di 200 dollari per realizzare questo processo che li ha visti diventare anche imprenditori. Il WBO coinvolge sia grandi imprese che piccole realtà. Tra queste ci sono: la National Steel Mill in Virginia e i supermercati in Pennsylvania.  Il fenomeno sta crescendo anche in Argentina, Europa e nel nostro Paese.

Ma quali sono i passi per acquisire un’azienda in crisi?

Sono sette i passi da compiere per poter acquisire un’azienda in crisi secondo la metodologia del workers buyout:

1. un’impresa si trova in liquidazione o fallisce, oppure conosce un momento di difficoltà ad esempio per la mancanza di un successore naturale del titolare;

2. i dipendenti (tutti o soltanto alcuni) possono riunirsi in cooperativa e rilevare i beni aziendali per proseguire o riavviare la produzione;

3. il primo passo consiste nel prendere contatto con le strutture territoriali delle cooperative per valutare attentamente cosa è necessario fare per costituire una cooperativa;

4. devono poi essere valutate, insieme anche ai sindacati, le condizioni affinché l’operazione possa avere successo;

5. se l’esito di questa prima verifica è positivo, per mettere la cooperativa in condizione di avviare l’attività, i soci devono mettere a disposizione i propri risparmi personali e/o il TFR e/o l’anticipo dell’indennità di mobilità o della NASpI;

6. questo capitale può essere integrato dal sostegno degli appositi fondi mutualistici delle Associazioni di riferimento che possono intervenire concedendo un prestito o acquisendo pro tempore una partecipazione nella cooperativa;

7. i primi passi della nuova impresa possono essere inoltre integrati da finanziamenti agevolati erogati dalle finanziarie appositamente costituite dal Ministero dello sviluppo economico, sia mettendo a disposizione un sistema di relazioni con potenziali fornitori, partner e clienti e con il sistema creditizio.