Bolletta della luce in discesa nel secondo trimestre, a confermarlo Arera

A dare la notizia di un ulteriore calo del prezzo della luce è Arera ( Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente), le stime parlano di una riduzione considerevole nel secondo trimestre 2023. La riduzione della bolletta della luce potrebbe portare verso una discesa dell’inflazione.

Arera: nel secondo trimestre del 2023 la bolletta della luce scende

Il prezzo dell’energia elettrica ha creato non pochi problemi agli italiani negli ultimi mesi, infatti i costi del settore energia non solo hanno portato la bolletta della luce a livelli preoccupanti e difficili da sostenere, ma hanno indotto un aumento generalizzato dei beni di largo consumo, a partire dagli alimentari. Molti sono stati i dubbi sulla sostenibilità di tali prezzi, ma ora sembra vedersi la luce fuori dal tunnel. Nel primo trimestre del 2023 si è già registrato un calo dei prezzi del 19,4% che si riverserà sulla bolletta. Per il secondo trimestre, quindi aprile, maggio e giugno, l’Arera ha annunciato un ulteriore taglio del 20% del prezzo della luce. Questo consentirà di arrivare a livelli pre-crisi e quindi di avere una maggiore facilità nella gestione delle spese quotidiane.

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Scende la bolletta della luce, quali conseguenze per gli italiani?

Il calo dei prezzi dell’energia elettrica dovrebbe ora iniziare a riversarsi anche sui beni di largo consumo, infatti non scende solo la bolletta della luce dei privati, cioè delle famiglie, ma anche delle aziende. Questo implica che le stesse nei prossimi mesi vedranno una costante riduzione della bolletta e di conseguenza potranno abbassare i prezzi dei prodotti. Molti temono che le aziende preferiscano lasciare i prezzi invariati e che di conseguenza l’inflazione non diminuisca, ma sarebbe controproducente perché tale politica potrebbe indurre bassi consumi. Questa politica dovrebbe essere attuata in quanto vantaggiosa visto che può stimolare la libera concorrenza e far aumentare le vendite che sono attualmente represse a causa proprio degli elevati prezzi.

Data scadenza alimenti, l’Unione Europea cambia l’etichetta

Gli sprechi alimentari sono uno dei problemi più sentiti nel mondo occidentale, gli stessi sono determinati sopratutto da cattive abitudini di acquisto che portano a buttare ogni anno tonnellate di cibo, uno spreco alimentare che genera disuguaglianze e che contribuisce all’inquinamento ambientale. Per ridurre questi effetti l’Unione Europea sta rivedendo le diciture inerenti le date di scadenza dei prodotti alimentari, infatti molti di questi sono buttati quando in realtà sono ancora commestibili.

Sprechi alimentari: L’Unione Europea approva la bozza con le nuove etichette per la scadenza

Si calcola che nel mondo ogni anno si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, secondo la FAO 1/3 del cibo prodotto in tutto il mondo. In Italia lo spreco alimentare è stimato in 67 kg l’anno per ogni italiano, ad di sotto della media globale che è di 74 kg e della media degli altri Paesi europei.

I prodotti alimentari riportano sempre la data di scadenza, in alcuni casi essa è solo indicativa, cioè indica un termine entro il quale è preferibile consumare un determinato cibo. Trascorso tale termine non è detto che il prodotto sia andato a male e non sia quindi commestibile, semplicemente è preferibile osservarlo per determinare se vi sono variazioni di colore, sapore, odore che possono far pensare che il prodotto sia andato a male. Purtroppo però le persone hanno paura e tendono a buttare alimenti che potrebbero essere ancora sani.

Nella bozza anti-spreco della Commissione Europea si prevedono nuove diciture che dovrebbero indurre i consumatori ad una maggiore oculatezza. Ad esempio, si prevede di affiancare alla dicitura “ da consumarsi preferibilmente entro” la dicitura “spesso buono anche oltre”. In questo modo si chiarisce in modo esplicito che il prodotto nella maggior parte dei casi è ancora buono e può essere consumato.

Per quali prodotti ci sarà l’indicazione “spesso buono anche oltre“?

Le etichette attualmente indicano:

da consumarsi entro: utilizzata per i prodotti freschi, latticini, prodotti da banco e indica la data entro la quale il cibo è considerato ancora sano. Si tratta di alimenti che generalmente hanno tempi brevi di conservazione e ai quali è bene stare attenti, ad esempio yogurt e latte fresco.

Da consumarsi preferibilmente entro: viene applicata a prodotti a lunga conservazione e sono proprio questi i prodotti in cui dovrebbe essere affiancata la dicitura “spesso buono anche oltre”. In questo caso il consumatore è invitato a controllare il cibo, verificando la corretta conservazione, ad esempio assenza di fori sulla confezione, il colore che deve risultare inalterato, l’odore deve risultare gradevole, non devono essere presenti macchie, muffe o piccoli insetti. Naturalmente la nuova etichetta, se definitivamente approvata, sarà accompagnata da un’adeguata campagna informativa.

Carburanti: nuovi rialzi dei prezzi per benzina e diesel

La diminuzione dei costi dell’energia e in particolare del gas e dell’elettricità hanno portato un po’ tutti a non guardare il prezzo dei carburanti. Un’ondata di ottimismo che però sembra non essere giustificata, infatti i prezzi di benzina e diesel sono di nuovo in rialzo.

Aumenti dei prezzi dei carburanti nel mese di marzo 2023

Per gli automobilisti sembra non esservi pace, infatti dopo che è stata rimandata la decisione sul divieto di vendita di auto con motore endotermico a partire dal 2035 a causa delle perplessità espresse da Italia, Germania, Polonia e Bulgaria, sono di nuovo in rialzo i prezzi dei carburanti.

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A rilevare l’aumento dei prezzi è Staffetta Quotidiana che ha registrato un aumento del prezzo della benzina al litro di un centesimo per Eni e Q8, aumenti di due centesimi invece per IP. Tamoil ha aumentato il prezzo di benzina e diesel entrambi di un centesimo.

Quanto costa fare il pieno di benzina e diesel?

La media dei prezzi al self service in Italia è di 1,858 euro/litro per la benzina, mentre per il diesel costa 1,817 euro/litro. Questo vuol dire che sembra essersi ristabilito il rapporto di prezzo tra gasolio e benzina visto che negli ultimi mesi vi era stato uno storico sorpasso e il diesel costava più della benzina. Per il servito naturalmente i prezzi sono più elevati e la benzina in media costa 1,998 euro/litro, mentre il diesel 1,959 euro/litro. Alcune compagnie hanno però prezzi al servito che superano i due euro, quindi prima di fare rifornimento è bene anche cercare di capire presso quali pompe è possibile ottenere un risparmio.

In autostrada è necessario registrare prezzi più elevati e per il verde la media è di 1,937 euro/litro, mentre per il diesel 1,898 euro/litro, anche in questo caso si tratta dei prezzi al self mentre per il servito sono più alti. Ricordiamo che attualmente non sono in vigore sconti sulle accise dei carburanti. Gli stessi erano stati applicati dai precedenti governi al fine di aiutare gli italiani a far fronte ai rincari dei prezzi dei carburanti ed erano alimentati dall’aumento delle entrate Iva determinate proprio dall’aumento dei prezzi.

Aiuti quater, arriva il contributo per l’adeguamento dei registratori di cassa

La lotteria degli scontrini cambia, per il 2023 è prevista l’applicazione della lotteria degli scontrini istantanea, ma per far in modo che questa sia operativa, i commercianti devono adeguare i registratori di cassa e proprio per questo è stato previsto il contributo per l’adeguamento dei registratori di cassa, o più semplicemente bonus registratori di cassa.

Contributo per l’adeguamento dei registratori di cassa: a quanto ammonta?

Il decreto Aiuti Quater all’articolo 8 prevede un contributo sotto forma di credito di imposta per l’adeguamento degli strumenti utilizzati per la memorizzazione e la trasmissione telematica dei corrispettivi, in pratica si tratta dei registratori di cassa. Il contributo massimo è di 50 euro, infatti si tratta solo di un adeguamento, non sono previsti contributi per la sostituzione. Il contributo di 50 euro può essere anche a copertura totale dei costi sostenuti per l’adeguamento. Trattandosi di un credito di imposta può essere utilizzato in compensazione utilizzando il modulo F24.

Ricordiamo che l’adeguamento obbligatorio dei registratori di cassa richiesto dall’entrata in vigore della lotteria degli scontrini istantanea (articolo 18, comma 4-bis, Dl n. 36/2022) deve essere effettuato entro il mese di ottobre 2023.

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Il credito di imposta riconosciuto in favore di coloro che usano strumenti per la memorizzazione e la trasmissione telematica dei corrispettivi non è soggetto ad alcun limite, in particolare non rientra nel limite previsto per il quadro RU del modello Redditi, pari a 250mila euro (articolo 1, comma 53, legge n. 244/2007) e al limite di due milioni di euro previsto per le compensazioni con F24 previsto dall’articolo 34 della legge n. 388/2000.

Il contributo per l’adeguamento dei registratori di cassa può essere portato in compensazione a partire dalla prima liquidazione Iva posteriore alla fatturazione del costo sostenuto per l’adeguamento e al pagamento del corrispettivo, questo deve però essere versato con strumenti tracciabili.

 

Pensioni: parte la campagna di accertamento esistenza in vita. Cosa fare?

È partita a marzo la campagna dell’Inps per l’accertamento di esistenza in vita dei pensionati residenti all’estero. Ecco cosa fare.

Accertamento esistenza in vita pensionati: come funziona

L’Inps con il messaggio 794 del 2023 ha reso noto l’inizio della campagna di accertamento di esistenza in vita per i pensionati residenti all’estero che percepiscono la pensione dall’Italia. La campagna è gestita da Citybank, società che si occupa dell’erogazione delle pensioni all’estero. I controlli saranno gestiti in due fasi. La prima fase inizia a marzo 2023 e termina a luglio 2023 e interesserà i pensionati residenti i:

  • America;
  • Asia;
  • Estremo Oriente;
  • Paesi scandinavi;
  • Stati dell’Est Europa e Paesi limitrofi.

A partire dal 20 marzo Citybank invierà ai pensionati che si trovano in questi Paesi i moduli da compilare per l’accertamento dell’esistenza in vita. Il plico, oltre a contenere i moduli contiene anche le istruzioni, la richiesta di documentazione di supporto ( copie documento di riconoscimento) e le indicazioni per contattare Citybank per eventuali chiarimenti.

La documentazione è in doppia lingua: italiano e lingua del Paese di residenza. Il modulo dovrà essere compilato e sottoscritto, con controfirma di un “testimone accettabile” cioè rappresentante di un’Ambasciata o Consolato Italiano ovvero un’Autorità locale abilitata ad avallare la sottoscrizione dell’attestazione di esistenza in vita.

Il modello cartaceo deve essere inviato alla casella postale PO Box 4873, Worthing BN99 3BG, United Kingdom entro il 18 luglio 2023. Nel caso in cui non si adempia entro il termine visto, nel mese di agosto 2023 la pensione potrà essere erogata solo in contanti presso uno sportello Western Union, in questo modo sarà comunque possibile procedere all’accertamento dell’esistenza in vita. Nel caso in cui nel mese di agosto non si riscuota la pensione in contanti presso Western Union, nel mese si Agosto 2023 la pensione sarà sospesa.

Accertamento esistenza in vita: per quali pensionati i controlli partono a settembre?

La seconda fase dell’accertamento di esistenza in vita parte il 20 settembre 2023 e termina a gennaio 2024. I pensionati dovranno far pervenire l’attestazione a Citybank entro il 18 gennaio 2024. Riguarda pensionati italiani residenti in:

  • Europa;
  • Africa;
  • Oceania.

In questo caso il pagamento in contanti presso Western Union deve avvenire nel mese di febbraio e la sospensione dell’erogazione è a marzo. Le modalità sono le stesse che abbiamo visto in precedenza.

Infine, si ricorda che l’Inps ha comunicato che indipendentemente dalla residenza, al fine di evitare truffe si può procedere all’accertamento generalizzato dell’esistenza in vita.

Cause di esclusione dell’accertamento

L’Inps ha previsto dei casi in cui non è necessario procedere all’accertamento dell’esistenza in vita. Si tratta di:

  • pensionati che in prossimità dell’avvio della verifica hanno riscosso almeno una volta la pensione in contanti presso sportelli Western Union;
  • Pensionati che sono oggetto di scambi mensili di informazioni con lo Zaklad Ubezpieczen Spolecznych (ZUS) polacco;
  • pensionati a cui la prestazione pensionistica era stata già sospesa in precedenza per non aver ottemperato all’obbligo di accertamento.

Sono inoltre esclusi i pensionati:

  • per i quali sono in corso scambi mensili con le istituzioni previdenziali tedesche e svizzere e con la CNAV francese;
  • con residenza in Belgio e beneficiari di trattamenti pensionistici comuni con il Service Fédéral des Pensions (SFPD).

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Stralcio cartelle esattoriali contributi previdenziali: è allarme pensione per i lavoratori autonomi

A lanciare l’allarme è l’Inps con una nota inviata all’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili: lo stralcio delle cartelle esattoriali fino a 1000 euro mette a rischio i lavoratori autonomi, artigiani, commercianti e iscritti alla Gestione Separata Inps. Al mancato versamento corrisponde il non accredito dei contributi previdenziali, ecco perché si rischia la pensione.

Stralcio cartelle esattoriali: a rischio la pensione dei lavoratori autonomi

La legge di bilancio 2023 prevede diverse misure di pace fiscale, tra queste vi è lo stralcio delle cartelle esattoriali di importo fino a 1.000 euro affidate all’agente di riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015. La ratio della norma è nell’eccessiva onerosità della riscossione che potrebbe portare maggiori costi rispetto al reale rientro economico. Tra le cartelle esattoriali che sono oggetto di stralcio automatico vi sono anche quelle dell’Inps, gli altri enti previdenziali privati invece devono deliberare se aderire o meno.

In merito però a tale stralcio l’Inps ha preferito fornire delucidazioni ai professionisti che sono al fianco dei lavoratori autonomi nella gestione delle pratiche, cioè dottori commercialisti ed esperti contabili, sottolineando che il mancato versamento degli importi delle cartelle dell’Inps porta al non accredito dei contributi previdenziali e di conseguenza si allontana la pensione.

Stralcio dei contributi per i dipendenti, nessun rischio per loro

La prima cosa da sottolineare è che la cancellazione automatica dei debiti con l’istituto di previdenza per le singole cartelle esattoriali fino a 1000 euro riguarda non solo i contributi versati a proprio favore, ma anche quelli versati per i dipendenti, ma per questi non vi sono rischi, infatti il mancato pagamento delle cartelle esattoriali per i loro contributi non andranno a inficiare la maturazione del diritto alla pensione per i lavoratori dipendenti, questo perché si andrebbe ad intaccare un loro diritto anche se non hanno alcuna responsabilità inerente il mancato pagamento.

Si applica quindi in loro favore il principio di automaticità delle prestazioni previsto dall’articolo 2116 del codice civile. La stessa regola non vale però per i contributi che il lavoratore autonomo, commerciante, artigiano, iscritto alla Gestione Separata Inps versa per se stesso. In questo caso infatti al mancato pagamento dei contributi corrisponde il non accredito del relativo periodo a fini contributivi, quindi alla cancellazione del carico presso l’agente di riscossione fa da contraltare la cancellazione dall’estratto conto Inps.

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Come evitare il mancato accredito dei contributi previdenziali?

Sottolinea l’istituto di previdenza che vi è un maggiore rischio per i lavoratori autonomi agricoli in quanto il mancato pagamento anche di una sola rata comporta il mancato accredito dell’intero anno.

Per evitare questo effetto, la soluzione è procedere al pagamento delle cartelle esattoriali inerenti i contributi previdenziali che rischierebbero di essere cancellate al 31 marzo 2023. Spetta naturalmente al lavoratore autonomo valutare quale soluzione è più conveniente in base alla situazione personale.

Non manca chi propone solo per questa tipologia di cartelle esattoriali l’introduzione dello stralcio volontario in modo da evitare effetti negativi di cui molti non sono a conoscenza. In alternativa molti propongono la possibilità di recuperare questi contributi in un secondo momento con pagamenti volontari.

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B-Corp o Benefit Corporation: cosa sono e quali sono i vantaggi della certificazione aziendale?

A seguito di alcune inchieste giornalistiche anche in Italia si è iniziato a parlare di Benefit Corporation o B-Corp, ma cosa sono e come ottenere la certificazione?

Cos’è la certificazione B-Corp o Benefit Corporation?

Il termine Benefit Corporation individua aziende che operano con scopo di lucro e che allo stesso tempo pongono come filosofia aziendale un impatto positivo su persone e ambiente. Hanno quindi l’obiettivo di generare profitto come una qualunque azienda, ma allo stesso tempo si prefiggono scopi sociali, come ridurre l’impatto ambientale delle produzioni, generare inclusione sociale, insomma un impatto positivo sulla società.

La certificazione B-Corp viene rilasciata da B-Lab un ente statunitense no profit e naturalmente prima del rilascio si provvede a un esame delle caratteristiche dell’azienda al fine di determinare se effettivamente l’azienda rispetta i canoni previsti per tale riconoscimento.

Chi può ottenere la certificazione B-Corp e quali sono i criteri per il riconoscimento?

Possono richiedere la certificazione B-Corp:

  • società di persone;
  • società di capitali;
  • imprese sociali;
  • consorzi;
  • cooperative.

Naturalmente deve trattarsi di soggetti che operano con scopo di lucro. La prima cosa da fare per ottenere la certificazione di Benefit Corporation è compilare un questionario (BIA – Business Impact Assessment), questo mira a capire da quale punto di vista l’impresa ha effettivamente un impatto sociale positivo.

Il questionario mira quindi a valutare:

  • qual è l’impatto ambientale dell’azienda quindi in che modo si provvede allo smaltimento i rifiuti, quali rifiuti sono recuperati, attenzione ai consumi energetici;
  • come si effettua il monitoraggio del rapporto con i clienti;
  • in che misura sono tutelate le categorie sotto-rappresentate, ad esempio donne, minoranze religiose, linguistiche, etniche…
  • in che modo sono valutate le prestazioni del management;
  • quale percentuale della società è posseduta da lavoratori a tempo pieno.

Per poter ottenere la certificazione è necessario raggiungere un punteggio minimo nel BIA di 80 su 200, inoltre l’azienda deve essere stata costituita da almeno 12 mesi.

Impegni delle aziende con certificazione Benefit Corporation

Per ottenere la certificazione B-Corp si deve assumere anche l’impegno a rendere conto del proprio operato non solo agli azionisti, ma anche agli stakeholder (portatori di interessi), inoltre si devono condividere le informazioni sulle proprie prestazioni, si deve quindi creare un’elevata trasparenza sugli obiettivi effettivamente raggiunti attraverso la propria azienda.

Ottenuta la certificazione le aziende sono sottoposte a “revisioni” e valutazioni periodiche. Ogni anno l’azienda deve rendicontare l’attività e pubblicare sul sito internet una relazione con gli obiettivi raggiungere e quelli prefissati, a cui si aggiunge un piano d’azione per il futuro.

Naturalmente la certificazione B-Corp può aiutare ad avere maggiori entrate perché sempre più persone nella scelta di prodotti e servizi tengono in considerazione il profilo sociale dell’azienda. Proprio per questo motivo in Italia sono già numerose le aziende che hanno richiesto la certificazione B-Corp.

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Invalidità civile minori: l’Inps semplifica i servizi

L’invalidità civile minori è una prestazione economica riconosciuta ai minori di 18 anni che hanno minorazioni tali da rendere difficile lo svolgimento dei compiti generalmente svolti da persone della stessa età. Con il Messaggio 892 del 2 marzo 2023 l’Inps ha provveduto a rendere note le modalità semplificate attraverso le quali è ora possibile accedere alla prestazione. Ecco cosa cambia.

Inps semplifica la domanda per invalidità civile minori

Le novità riguardano i soggetti che decidono di presentare la domanda tramite patronati o associazioni di categorie. I patronati possono accedere alla domanda utilizzando l’area tematica “accesso ai servizi per i patronati” mentre le associazioni di categoria potranno effettuare l’accesso utilizzando l’identità digitale Cie, Spid o Cns.

Nella domanda, che deve essere presentata con il nome del minore, devono essere indicati:

  • i dati inerenti la richiesta di accertamento sanitario;
  • i dati amministrativi per la liquidazione in caso di riconoscimento del diritto alla prestazione;
  • dati per il pagamento;
  • dati inerenti la frequenza scolastica.

Dopo aver completato tutte le sezioni della domanda, è necessario procedere all’ “Invio domanda“.

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Invalidità civile minori: obbligo informativo per il genitore non dichiarante

Tranne nel caso in cui si sia in presenza di un unico genitore o tutore, la domanda sebbene presentata da un unico genitore deve essere notificata anche all’altro, la notifica avverrà tramite Pec oppure con raccomandata, naturalmente nella domanda devono essere inseriti i recapiti dell’altro genitore. Tutti gli atti dovranno quindi essere notificati anche al genitore che non ha presentato domanda, mentre il genitore che l’ha presentata potrà visionare lo stato della domanda accedendo all’area personale o tramite delega alle associazioni di categoria/patronato.

Nel caso in cui al momento della presentazione della domanda si opti per il pagamento della prestazione allo sportello, il genitore non dichiarante deve fornire consenso esplicito alla riscossione nei confronti del genitore dichiarante.

Il consenso può essere fornito tramite la funzionalità “Acquisizione consenso alla riscossione”. Nel caso in cui ci si rivolga al patronato il consenso dovrà essere fornito attraverso il modulo delega disponibile nella sezione “allegati” il modulo deve essere sottoscritto con firma autenticata da entrambi i genitori.

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Pagamento Pos, a breve modifiche alle commissioni

A breve potrebbero esservi novità positive per commercianti e professionisti,  è stato istituito il tavolo tecnico per la modifica alle commissioni per il pagamento Pos.

Bocciata la legge di bilancio 2023, si studiano nuove ipotesi per le commissioni su pagamento Pos

La bozza della legge di bilancio 2023 prevedeva inizialmente l’eliminazione dell’obbligo di accettare pagamenti con il bancomat per importi inferiori a 30 o 60 euro. La bozza fu inviata all’Unione Europea che criticò tali misure sostenendo che incoraggiavano l’evasione fiscale. Proprio per questo motivo le norme sparirono dalla legge di bilancio 2023. La ratio della scelta di eliminare l’obbligo di accettare il pagamento con Pos era nel fatto che i commercianti quando accettano tali pagamenti pagano una commissione bancaria che varia in base alla banca. Questo implica che, per piccoli importi, i guadagni effettivi possono essere erosi in maniera considerevole da tali commissioni. Saltata la norma che lasciava i commercianti liberi di non accettare i pagamenti elettronici, resta il problema delle commissioni.

Pagamento Pos: come è costituito il tavolo tecnico?

Proprio per questo motivo è stato istituito il tavolo tecnico presso il MEF ( Ministero dell’Economia e delle Finanze) in cui sono coinvolte anche le associazioni di categoria. In particolare partecipano al tavolo tecnico:

  • Banca d’Italia;
  • Agenzia delle Entrate;
  • Agenda per l’Italia Digitale;
  • Confartigianato, Confesercenti, Confcommercio;
  • Associazione italiana prestatori servizi di pagamento;
  • ABI;
  • Ministero delle imprese e del made in Italy.

In base al decreto del Mef del 3 marzo 2023, possono partecipare anche in qualità di uditori altri soggetti interessati.

L’obiettivo è individuare soluzioni che possano sollevare i commercianti dal pagamento delle commissioni per i piccoli importi.

Commissioni pagamento Pos: doppia soglia

In base ai primi lavori sembra che si opti per individuare una doppia soglia, dovrebbero quindi essere sollevati dall’onere di pagare le commissioni gli esercenti attività di impresa, arti e professioni con ricavi e compensi relativi all’anno antecedente inferiori a 400 mila euro e per pagamenti singoli di importo fino a 30 euro.

Il gruppo di lavoro ha 90 giorni di tempo per definire una bozza equa e trasparente inerente i costi delle commissioni. In caso contrario si procederà a chiedere il versamento di un contributo straordinario pari al 50% delle commissioni introitate per le transazioni inferiori a 30 euro. Questi andranno a costituire un fondo destinato al sostegno di commercianti e professionisti.

I Paesi più ricchi al mondo dove trasferirsi per vivere meglio

Una buona qualità della vita non può essere disconnessa dalla ricchezza e con l’indice World Richest Countries 2022 sono stati delineati i Paesi più ricchi al mondo tenendo in considerazione i dati provenienti dalla Banca Mondiale. Ecco quali sono.

Paesi più ricchi del mondo: parametri utilizzati

Deve essere premesso che questa particolare classifica tiene in considerazione diversi parametri e in particolare il Pil pro-capite, questo dovrebbe denotare la capacità economica dei soggetti, ma si tratta comunque di una media, non è escluso che negli stessi paesi che ora andremo a vedere ci siano ampie fasce di povertà anche assoluta a causa di possibili disparità di una certa entità.

La classifica dei Paesi più ricchi del mondo: prime 10 posizioni

La prima brutta notizia che è necessario dare è che l’Italia non figura nelle prime posizioni di questa classifica, purtroppo la pandemia ha inciso in maniera profonda sull’economia italiana, a questo si è aggiunta la crisi in Ucraina che ha determinato un vistoso aumento dei prezzi.

D’altronde il Pil pro-capite dell’Italia non è mai stato particolarmente brillante. La prima cosa da notare è che le prime posizioni sono occupate da Paesi che sono considerati anche paradisi fiscali:

  • Monaco con pil pro-capite di $190.512
  • Liechtenstein $180.366;
  • Lussemburgo $115.873 ;
  • Svizzera $87.097;

Seguono gli altri Paesi più ricchi del mondo come:

  • Macao (piccola regione della Cina continentale a 60 km da Hong Kong) vanta un pil pro-capite di $86.117;
  • Irlanda $85.267;
  • Norvegia $67.389;
  • Stati Uniti $63.543;
  • Danimarca $61.063;
  • Singapore $59.797.

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Come si può notare si tratta soprattutto di piccoli Stati, tranne qualche eccezione e questo perché è più facile fornire servizi di qualità in piccole realtà. I primi quattro Paesi della classifica sono anche quelli in cui vi sono maggiori investimenti da parte di società che operano a livello globale come Amazon, Google e Apple e questo deriva dal fatto che avendo una fiscalità agevolata sono più facilmente meta di colossi che operano a livello mondiale.

Un’altra cosa da sottolineare è che comunque in quest’anno il pil pro-capite è diminuito nella maggior parte del Parsi, ad esempio l’Irlanda nel 2021 aveva registrato $102.390, mentre la Svizzera $93.520, per Singapore si può dire che vi sia un vero e proprio crollo, infatti passa da $97.057 a 59.797 $.