Pensioni 2024, tutte le novità a breve introdotte

Il nodo pensioni resta sempre di primaria importanza, si sta cercando la quadra dei conti per poter confermare gli scivoli pensionistici, tra cui in primo luogo Quota 103 che consente di andare in pensione con il raggiungimento di almeno 62 anni di età e 41 di contributi. Ecco quali sono le anticipazioni del Governo sulle pensioni 2024.

Pensioni 2024, misure confermate e innovazioni

Non sono disponibili fondi per una riforma strutturale delle pensioni 2024 che consenta il superamento della legge Fornero, ad annunciarlo è il ministro Giorgetti che ha sottolineato che il deficit 2024 sarà tutto utilizzato per il taglio del cuneo fiscale, la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3 e per gli adeguamenti all’inflazione.

Nonostante questo si sta cercando di non eliminare del tutto gli scivoli pensionistici.

Sembrano certe queste misure:

  • proroga Ape sociale;
  • proroga Quota 103;
  • proroga Opzione Donna;
  • silenzio assenso per il TFR versato nei fondi pensione;
  • leggeri aumenti per le pensioni minime  agli over 75.

Come cambiano le pensioni 2024

Per gli scivoli pensionistici tramonta l’ipotesi di una quota 41 disgiunta dall’età anagrafica.

Opzione donna dovrebbe essere confermata per le  lavoratrici “svantaggiate” sia del settore pubblico che privato con uscita a 58-59 anni e 35 di contributi e calcolo interamente contributivo dell’assegno. Proprio il calcolo contributivo rappresenta un ostacolo in quanto porta alla perdita di buona parte dell’assegno pensionistico e quindi è poco attraente.

Si conferma l’Ape Sociale con la possibilità di un ulteriore allargamento dei potenziali beneficiari.

Le pensioni minime dovrebbero essere ulteriormente aumentate, l’entità dipende dai fondi disponibili, ma solo per gli over 75, per gli altri scatta l’adeguamento normale previsto in caso di inflazione. Dovrebbe essere del 6%.

Leggi anche: Riforma pensioni, al via estensione di Opzione Donna e Ape Sociale

Misure per le pensioni dei più giovani

Particolare apprensione viene invece mostrata per i più giovani, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 e che rischiano in futuro di avere una pensione non utile ad una vita dignitosa, sia a causa del calcolo con il criterio contributivo, sua a causa della discontinuità nei rapporti di lavoro. L’obiettivo in questo caso è facilitare l’accesso alla previdenza integrativa. L’idea è quella di aumentare la soglia delle deduzioni per i versamenti nei fondi pensione, a ciò si aggiunge la possibilità di ulteriori agevolazioni commisurate ai carichi familiari.

Saranno inoltre implementate e campagne pubblicitarie volte a far conoscere tutti i vantaggi del terzo pilastro del welfare, cioè la previdenza integrativa.

Riforma pensioni, al via estensione di Opzione Donna e Ape Sociale

Il nodo pensioni è uno dei più importanti da sciogliere, tra chi chiede l’aumento degli importi delle minime e chi invece una riforma strutturale che consenta il superamento della legge Fornero, sembrano non esservi punti di contatto. L’unica cosa che sembra per ora certa è l’estensione di Opzione Donna. Le ultime indiscrezioni trapelate.

Riforma pensioni, si va verso la conferma Quota 103

Le notizie sull’andamento dei lavori inerenti la riforma delle pensioni arrivano da Claudio Durigon, sottosegretario leghista al Lavoro e alle Politiche sociali . I punti fermi sembrano essere pochi, si va verso la conferma di Quota 103, cioè lo scivolo pensionistico che consente di andare in pensione in anticipo rispetto ai requisiti richiesti dalla legge Fornero. Quota 103 permette di andare in pensione con 61 anni di età e 42 anni di contributi.

Questa resterà anche per il 2024 la norma “ordinaria” per andare in pensione. Non è ancora arrivato il momento del superamento, e forse mai arriverà, l’ostacolo vero è infatti rappresentato dai fondi disponibili che sono sempre troppo pochi.

Opzione donna, coma cambia nel 2024?

Secondo le dichiarazioni di Durigon si va verso l’estensione per Opzione Donna. La legge di bilancio 2023 ha riformato Opzione Donna introducendo requisiti più stringenti, il requisito anagrafico è stato portato a 60 anni che diventano 59/58 se la lavoratrice ha uno/due o più figli.

Ai requisiti anagrafici e contributivi (35 anni) si aggiunge una “condizione soggettiva” che la lavoratrice deve possedere al momento della domanda:

  • svolgere assistenza da almeno sei mesi al coniuge o a un parente di primo grado o affine convivente con handicap in situazione di gravità;
  • avere un’invalidità civile di almeno il 74%;
  • risultare licenziata o dipendente da imprese in crisi.

I requisiti visti sono disgiunti, cioè non occorre possederli tutti, ne basta uno.

Aver reso così rigide le condizioni per accedere a Opzione Donna, insieme all’importo dell’assegno ridotto del 30% hanno procurato un forte calo dei pensionamenti, le domande presentate nel 2023 sono sono 7.536 contro le 24.559 dell’intero 2022. Proprio per questo si sta pensando di eliminare lo scaglione di età legato al numero di figli.

Un ulteriore alleggerimento dei requisiti potrebbe riguardare anche l’Ape Sociale, in questo caso non vi sono però ancora indicazioni sulla strada che il Governo vorrebbe prendere per allargare la platea dei possibili beneficiari.

Ricordiamo che l’eventuale estensione di Opzione Donna e dell’Ape Sociale saranno inserite in un dossier all’interno della legge di bilancio 2024. Una legge di riforma delle pensioni strutturale dovrà ancora attendere.

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Pensioni, all’Ape sociale possono accedere gli agricoltori

Pensioni, Quota 96 al vaglio del Governo. È una strada percorribile?

Tra i temi caldi del prossimo autunno c’è sicuramente la riforma delle pensioni, sono già molte le idee che circolano, più meno fondate e tra queste spunta Quota 96, ma di cosa si tratta e come dovrebbe funzionare?

Sarà introdotta Quota 96?

La legge Fornero non è mai piaciuta agli italiani, proprio per questo di anno in anno sono state adottate diverse misure volte a riconoscere degli scivoli pensionistici, ci sono stati Quota 100, Quota 101, Opzione donna, Ape sociale. Gli scivoli pensionistici rappresentano un’eccezione rispetto alla norma generale rappresentata proprio dalla legge Fornero.

Tra le intenzioni dichiarate dal Governo vi è invece il superamento della legge Fornero con una riforma delle pensioni strutturale. In realtà questa ipotesi è avversata anche dall’Unione Europea che chiede all’Italia di adottare una legge in linea con gli altri Paesi dell’Unione Europea visto che in genere gli italiani vanno in pensione prima.

Fatta questa premessa, vediamo la situazione. Tra le ipotesi che circolano insistentemente in queste ore vi è Quota 96 che permetterebbe di andare in pensione a 61 anni con 35 anni di contributi versati.

Come dovrebbe funzionare Quota 96?

La possibilità di introdurre Quota 96 dipende dalla manovra economica da varare in autunno, infatti il problema reale è di tipo economico, consentire alle persone di andare in pensione a 61 anni rispetto alle attuali condizioni vuol dire anticipare molto l’accesso al pensionamento. Deve però essere ricordato che per il biennio 2023-2024 si prevede un aumento della spesa pensionistica che raggiungerà la percentuale del 16,2% del Pil, nel 2022 era il 15,6%. Questo vuol dire che lo spazio di movimento non è molto.

Per forza di cose dovranno essere inseriti dei correttivi che consentano in un certo senso di restringere il campo o meglio i potenziali beneficiari.

In base a quanto emerge fino ad ora, Quota 96 dovrebbe essere riservata a coloro che fanno lavori gravosi/usuranti, sarebbe quindi una norma volta a sostituire l’Ape Sociale.

Rispetto però all’attuale Ape Sociale non sarebbero richiesti ulteriori requisiti a parte lo svolgere un lavoro gravoso e aver raggiunto la fatidica Quota 96.

In realtà sembra che ad oggi l’ipotesi più probabile sia un posticipo dell’uscita dalla legge Fornero e una conferma per Quota 103. Anche una stabilizzazione di Quota 103 sembra improbabile perché nel report della Ragioneria si evince che l’introduzione in via permanente di Quota 103 produrrebbe una maggior incidenza della spesa in rapporto al Pil valutabile in 8,4 punti percentuali rispetto ai risultati della legislazione vigente.

Che fine ha fatto Quota 41?

Strada stretta anche per Quota 41 voluta dalla Lega, cioè la possibilità per tutti, indipendentemente dall’età, di andare in pensione con 41 anni di contributi, infatti secondo i calcoli della Ragioneria ci vorrebbero tra i 5 miliardi di euro e i 9 miliardi di euro, somme che potrebbero mandare il tilt il sistema. In questo caso si parla però di introdurre la riforma con un sistema completamente contributivo, cioè con una riduzione degli importi pensionistici.

Si proverà forse ad agire con la pensione per i lavori usuranti/gravosi, ma non è dato sapere per ora se con qualche penalizzazione sull’assegno pensionistico.

In poche parole la strada è molto in salita.

Leggi anche: Assegno di garanzia, la nuova proposta dei sindacati per la pensione

Ape sociale 2023: requisiti e termini per la richiesta

Ape Sociale, domanda entro il 15 luglio per accedervi

Chi matura entro il 31 dicembre 2023 i requisiti per accedere all’Ape Sociale, ha tempo fino al 15 luglio 2023 per presentare la domanda di riconoscimento dei requisiti. Ecco cosa fare.

Ape Sociale scade il 15 luglio il termine per l’istanza

L’Ape Sociale, o meglio pensione anticipata, è stata introdotta nel 2017, si tratta di un’indennità a carico dell’Inps che viene riconosciuta ai lavoratori che si trovano in una particolare situazione di difficoltà in quanto difficili da collocare nel mondo del lavoro. Non si tratta dell’assegno pensionistico vero e proprio ma di una misura di accompagnamento alla pensione.

La domanda di riconoscimento dell’Ape sociale può essere presentata solo in determinate finestre temporali e la prossima è in scadenza il 15 luglio. La prossima finestra sarà in scadenza al 30 novembre.

Come presentare istanza per il riconosciumeto dei requisiti per accedere all’Ape Sociale

Per poter effettuare l’istanza di riconoscimento dei requisiti per accedere all’Ape Sociale è necessario collegarsi al sito Inps e accedere alla pagina personale attraverso i codici di identità digitale, cioè Cie, Spid o Cns.

A questo punto deve essere selezionata la voce “Pensioni e Previdenza”, segue “APE Sociale, Anticipo pensionistico, Verifica requisiti

Coloro che sono sicuri di avere maturato tutti i requisiti per accedere alla prestazione, contemporaneamente alla presentazione di tale istanza possono inoltre domanda per accedere all’anticipo pensionistico. In questo caso il percorso è Pensione e Previdenza APE Sociale, Anticipo pensionistico, Domanda.

Chi può accedere all’Ape Sociale?

Ricordiamo che possono accedere all’Ape sociale coloro che hanno compiuto 63 anni di età, hanno perso il lavoro e non ricevono altra prestazione pensionistica diretta.

Inoltre si può ottenere l’anticipo pensionistico nel caso in cui sia maturata un’anzianità contributiva di almeno 30 anni, decurtati di 12 mesi per ogni figlio in caso di donne.

Il lavoro deve essere stato perso per cause non imputabili al lavoratore, quindi licenziamento collettivo o individuale, dimissioni per giusta causa, risoluzione consensuale del rapporto di lavoro in sede protetta, infine in caso di scadenza di contratto di lavoro a tempo determinato a condizione che, nei 36 mesi precedenti la cessazione del rapporto, abbiano avuto periodi di lavoro dipendente per almeno 18 mesi.

Si può accedere anche nel caso in cui raggiunti i limiti anagrafici visti quindi 63 anni e 30 anni di contributi, sia terminato il periodo di fruizione della NASpI o in caso di invalidità civile con percentuale almeno del 74%. Possono accedervi i care giver e coloro che svolgono lavori gravosi.

Si ricorda che l’assegno non può superare i 1.500 euro, non è soggetto a rivalutazione e ad integrazione al minimo.

Leggi anche: Ape sociale 2023: requisiti e termini per la richiesta

Pensioni, all’Ape sociale possono accedere gli agricoltori

Pensioni, all’Ape sociale possono accedere gli agricoltori

L’ape sociale è l’anticipo pensionistico a cui possono accedere lavoratori che si trovano in situazione di difficoltà, ad esempio disoccupati, ma anche coloro che svolgono lavori gravosi. Sui beneficiari di tale opzione vi sono numerosi dubbi, molti si chiedono: ma gli agricoltori possono accedere aquesta misura? Ecco come funziona l’anticipo pensionistico per gli agricoltori.

Ape sociale per gli agricoltori, chi può accedere all’anticipo pensionistico?

L’anticipo pensionistico consente a coloro che svolgono lavori gravosi di andare in pensione a 63 anni di età, quindi in anticipo rispetto a quelli che sono i requisiti richiesti dalla legge Fornero. Precisano Inps e Inail che tale opportunità si riconosce sia ai lavoratori agricoli dipendenti, sia ai lavoratori autonomi.

I lavoratori del settore agricolo per poter accedere all’anticipo pensionistico Ape Sociale, oltre ad aver compiuto 63 anni di età, devono anche avere maturato un’anzianità contributiva di almeno 36 anni. Questo requisito può essere ridotto fino a due anni per le donne con figli.

Per poter accedere all’Ape Sociale il lavoratore non deve aver maturato tutta l’anzianità contributiva nel settore agricolo, infatti basta che il lavoratore abbia svolto il lavoro gravoso per 6 anni negli ultimi 7 o per 7 anni negli ultimi 10 al momento della presentazione della richiesta di Ape Sociale.

Quanto ricevono gli agricoltori con l’anticipo pensionistico?

Una volta inoltrata la domanda per accedere all’anticipo pensionistico, l’Inps verifica che il lavoratore abbia tutti i requisiti per potervi accedere.

Chi accede riceve una rata mensile pari all’ammontare della pensione maturata, comunque l’importo non può essere maggiore rispetto a 1.500 euro. Non si tratta di una vera pensione, infatti l’importo negli anni non si rivaluta. Al maturare dei requisiti per il vero e proprio pensionamento, vengono effettuati nuovamente i calcoli degli importi e si ottiene l’assegno pensionistico definitivo che può subire di anno in anno rivalutazione in base all’inflazione.

Leggi anche: Ape Sociale: entro il 31 marzo 2023 deve essere chiesto il certificato Inps

Ape sociale 2023: requisiti e termini per la richiesta

Ape Sociale: entro il 31 marzo 2023 deve essere chiesto il certificato Inps

La disciplina in materia di pensioni prevede la possibilità di sfruttare tre scivoli pensionistici: opzione donna, Quota 103 e Ape Sociale. Chi vuole andare in pensione con l’Ape Sociale, entro il 31 marzo 2023 deve necessariamente richiedere il certificato Inps attestante che il lavoratore ha maturato i requisiti per andare in pensione.

Cos’è l’Ape Sociale e come funziona?

L’Ape Sociale è uno degli scivoli pensionistici maggiormente apprezzati, per poter però andare in pensione anticipatamente è necessario avere maturato determinati requisiti, cioè:

  • Disoccupati con almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi, deve trattarsi di persone in stato di disoccupazione in seguito a cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di conciliazione obbligatoria e che abbiano già esaurito la percezione della Naspi.
  • Caregivers con almeno 63 anni di età e 30 di contributi e che al momento della presentazione della domanda prestino assistenza a coniuge, alla persona in unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità (legge 104). Dal 2018 è possibile usufruirne anche nel caso in cui l’assistenza sia in favore di un parente di secondo grado, ma solo nel caso in cui i parenti di 1° grado siano impossibilitati.
  • Invalidi civili con percentuale di invalidità almeno del 74% e sempre con 63 anni di età e 30 di contributi.
  • Chi svolge lavori gravosi, anche in questo caso deve essere rispettato il requisito anagrafico dei 63 anni di età, sono invece richiesti 36 anni di anzianità contributiva di cui almeno sei anni negli ultimi sette oppure per almeno sette anni negli ultimi dieci con lavori gravosi. Per gli operai edili il requisito contributivo è di 32 anni.

Leggi anche: Pensione gravosi: si allarga la platea dei beneficiari per lavori usuranti

Entro quando deve essere richiesto il certificato Inps per l’Ape Sociale?

Per poter andare in pensione con l’Ape Sociale è necessario richiedere all’Inps il certificato che attesta che sono rispettati i requisiti, la normativa prevede però dei termini o meglio delle finestre temporali per poter richiedere tale certificato.

Le finestre sono:

  • 31 marzo 2023
  • la successiva finestra si apre il primo aprile e si chiude il 15 luglio 2023;
  • la terza finestra si apre il 16 luglio e si chiude il 30 novembre 2023.

Alla scadenza di ciascuna finestra l’Inps provvede a comunicare l’esito dell’istruttoria, anche qui i tempi sono contingentati:

  • per la prima finestra il termine è 30 giugno 2023;
  • seconda finestra 15 ottobre 2023;
  • terza finestra non oltre il 31 dicembre 2023.

Deve essere sottolineato che contestualmente alla richiesta del certificato Inps per l’Ape Social, si può presentare anche la domanda di pensione, naturalmente solo dopo aver certificato la presenza dei requisiti, l’Inps provvederà ad accettare anche la domanda di pensione, ma in questo modo è possibile accorciare i termini. Questo vuol dire che chi lascia scadere la finestra del 31 marzo 2023 pur avendo maturato i requisiti, dovrà poi attendere molti mesi per poter accedere.

Allarme pensioni: brutte notizie per chi aspetta la riforma

Come promesso il Governo è al lavoro per una riforma strutturale del sistema pensionistico che consenta di superare la Legge Fornero che prevede il pensionamento a 67 anni di età. La strada sembra però in salita perché Pasquale Tridico, presidente Inps, lancia l’allarme sulla sostenibilità del sistema pensionistico. Si ha quindi un vero allarme pensioni perché gli italiani rischiano di veder applicata dal 2024 la legge Fornero senza alcuno scivolo.

Perché è allarme pensioni?

Attualmente ci sono tre scivoli pensionistici prorogati di anno in anno, si tratta di Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna, questi consentono di andare in pensione prima di aver maturato i requisiti anagrafici previsti dalla Legge Fornero. Si lavora a Quota 41 cioè una riforma strutturale che consenta di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, ma su questa possibilità vi sono molti dubbi. Infatti consentirebbe a molte persone di andare in pensione in netto anticipo rispetto al requisito anagrafico dei 67 anni di età e quindi per le casse dello Stato potrebbero esservi uscite elevate.

Ad oggi rispetto a un anno fa i conti sono peggiorati e questo perché entro il 2029 si passerà da un rapporto tra lavoratori e pensionati di 1,4 a un rapporto 1,3 e nel 2050 è previsto un pareggio, cioè per ogni lavoratore attivo ci sarà un pensionato. La soglia minima del rapporto per una stabilità a medio e lungo termine per i conti dell’Inps sarebbe 1,5. Il sistema diventa quindi insostenibile e pensare di allargare le maglie è davvero improbabile.

Pasquale Tridico ha sottolineato nella riunione di Governo a cui hanno partecipato anche i rappresentanti sindacali, che nei conti dell’Inps c’è una criticità generata anche dall’inflazione. Viene sottolineata la necessità di lavorare a una pensione per i giovani in quanto la precarietà che sta caratterizzando questi anni, sta portando i giovani ad accumulare pochi contributi e a rischiare in futuro di avere una pensione non utile a una vita dignitosa in vecchiaia.

Allarme pensioni: i sindacati delusi dal Governo

L’incontro sembra quindi essere stato poco proficuo e a sottolinearlo sono anche i sindacati e in particolare Maurizio Landini, CGIL, che ha sottolineato come non siano emerse reali proposte, termini temporali per la riforma che secondo Landini dovrebbe concludersi entro il mese di aprile. Infine, secondo Landini non vi sarebbero risposte neanche sulle risorse disponibili.

Pensioni: opzione donna 2023 potrebbe ritornare alla versione originale

Sul fronte pensioni è ancora calda la questione di opzione donna 2023, infatti sembra essere stata trovata la quadra su quota 103, Ape Sociale resta immutata, ma sulla nuova versione di opzione donna prevista nella legge di bilancio 2023 proprio non c’è accordo. Ecco le ultime ipotesi allo studio.

Opzione donna 2023: l’ultima versione non convince. Si ipotizza un ritorno alla versione originale

Opzione donna secondo la formulazione originale consentiva di andare in pensione a 58 anni se lavoratrici dipendenti e a 59 anni se lavoratrici autonome. Per accedere era necessario aver maturato almeno 35 anni di contributi e si scontava un taglio sostanzioso sull’assegno. Nonostante tale taglio, sono numerose le donne che ne hanno approfittato per uscire dal mondo del lavoro. L’ultima versione di Opzione Donna prevede invece requisiti molto stringenti e la possibilità di utilizzare questo scivolo pensionistico per andare in pensione solo a care giver, disoccupate e persone con invalidità.

Per tutti i dettagli sull’ultima versione leggi l’articolo: Opzione donna: cosa cambia per le donne che vogliono andare in pensione

Il motivo di questo drastico taglio sono purtroppo le coperture, ma naturalmente sono in molti a criticare questa scelta anche perché di fatto molto simile ad Ape Sociale sebbene con la possibilità di accedere alla pensione con qualche anno di anticipo.

Ritorno alla versione orgiginale, ma solo per qualche mese

Proprio in seguito a tali critiche, si sta cercando un accordo e nell’ultima ipotesi allo studio c’è la previsione di ritornare alla versione originaria del pensionamento con opzione donna, ma solo per pochi mesi. Uno dei delicati nodi da sciogliere è il sospetto di incostituzionalità della parte della norma su Opzione Donna che lega il requisito anagrafico al numero dei figli.

Il costo di Opzione donna per un intero anno sarebbe di 110 milioni di euro, mentre stringendo l’accesso a soli 6-8 mesi si potrebbe rientrare nei costi. Non resta che aspettare la versione definitiva. Ricordiamo che i partiti possono presentare emendamenti fino al giorno 7 dicembre 2022, si sarà quindi l’esame nelle commissioni e, infine, il testo dovrebbe arrivare in aula il 20 dicembre. Vista la mole di emendamenti, di cui molti della stessa maggioranza e di Fratelli d’Italia, non è escluso che molti siano cassati senza esame.

Leggi anche: Quota 103 è il nuovo scivolo pensionistico. Tutte le novità sulle pensioni

Come andare in pensione nel 2023? Ecco le opzioni

Sono molti i lavoratori in procinto di maturare i requisiti per la pensione che stanno cercando una via d’uscita dal mondo del lavoro il più possibile vicina, vediamo ora tutte le possibilità per andare in pensione nel 2023.

In pensione nel 2023 con la legge Fornero

Dal punto di vista economico la soluzione migliore è la Legge Fornero. Si tratta della legge base o ordinaria per andare in pensione. In questo caso l’uscita è prevista a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. In alternativa è possibile andare in pensione a qualsiasi età con 42 anni e 10 mesi di contributi (conta tutta la contribuzione) per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Il calcolo della pensione viene fatto applicando sia il sistema contributivo sia il sistema retributivo e dal punto di vista economico è la soluzione migliore.

Chi invece vuole uscire prima dal mondo del lavoro può approfittare degli scivoli pensionistici messi a disposizione.

Pensione anticipata flessibile

Il primo è generalmente denominato Quota 103, ma il disegno di legge di bilancio 2023 lo rubrica “pensione anticipata flessibile” prevede la possibilità di uscita dal mondo del lavoro con un’età anagrafica di almeno 62 anni e un requisito contributivo minimo di 41 anni. In questo caso l’importo lordo mensile massimo non può essere superiore a 5 volte il trattamento pensionistico minimo per tutto il periodo mancante alla maturazione dei requisiti per andare in pensione con la legge Fornero. Chi è iscritto a due o più gestioni previdenziali e non percepisce l’assegno pensionistico da nessuna di esse, ha la facoltà di cumulare i periodi assicurativi al fine di raggiungere il requisito contributivo.

Per chi opta per la pensione anticipata flessibile la decorrenza matura trascorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti. I dipendenti pubblici che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2022 potranno andare in pensione dal 1° agosto 2023, quelli che invece maturano i requisiti dal 1° gennaio 2023, a partire da sei mesi dalla maturazione e non prima del 1° agosto 2023.

Ape Sociale per andare in pensione nel 2023

L’ulteriore possibilità è l’Ape Sociale che non cambia requisiti rispetto al passato e spetta a:

  • disoccupati;
  • care givers;
  • soggetti che hanno svolto lavori gravosi;
  • disabili.

Le condizioni di accesso all’Ape Sociale per queste tipologie di lavoratori sono diverse e invitiamo alla lettura dell’articolo: APE Sociale 2022: tutte le novità introdotte con la legge di bilancio

Opzione donna

Opzione donna è lo scivolo pensionistico pensato per le donne lavoratrici. Dal 1° gennaio 2023 cambiano però i requisiti anagrafici per le donne. Potranno accedervi le donne a 60 anni se non hanno figli, 59 anni se hanno un figlio, 58 anni se hanno due o più figli. Per poter andare in pensione con Opzione donna servono 35 anni di contributi.

Per conoscere i dettagli, si invita alla lettura dell’articolo: Opzione donna: cosa cambia dal 2023 per chi vuole andare in pensione.

Per chi ha perso il lavoro c’è la possibilità di accedere all’anticipo pensionistico RITA. In questo caso è possibile leggere la guida: RITA: hai perso il lavoro? Scopri se puoi avere la pensione anticipata

 

Opzione donna: cosa cambia dal 2023 per chi vuole andare in pensione

Il Governo Meloni ha confermato Opzione donna anche per il 2023, ma con modifiche rispetto al passato.

Gli scivoli pensionistici per il 2023

Opzione donna è l’anticipo pensionistico specifico per le donne che vogliono uscire prima dal mondo del lavoro. Insieme ad Ape Sociale e a Quota 103 rappresenta gli scivoli pensionistici utilizzabili per uscire prima dal mondo del lavoro rispetto alla Legge Fornero. Si tratta però di misure che vengono prorogate di anno in anno e che in tali proroghe possono subire delle modifiche. Come le altre due opzioni prevede dei requisiti, ma anche degli svantaggi, o meglio prevede una perdita netta sull’assegno pensionistico.

Nuovi requisiti anagrafici per Opzione donna

Mentre Ape Sociale ha ottenuto la proroga senza sostanziali modifiche, quindi potrà essere usata anche dai care giver che assistono disabili, non è così per Opzione Donna. Vediamo cosa cambia per chi vuole andare in pensione nel 2023 utilizzando Opzione donna. Attualmente prevede per le donne la possibilità di uscita dal lavoro avendo maturato 35 anni di contributi e con il requisito anagrafico di 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le lavoratrici autonome. In base alle prime indiscrezioni trapelate su Opzione donna 2023 cambia invece il requisito anagrafico e viene correlato al numero di figli della donna. In particolare potranno andare in pensione le donne a:

  • 58 anni se hanno due o più figli;
  • 59 anni se hanno 1 solo figlio;
  • 60 anni se non hanno figli.

Opzione donna 2023 è discriminatoria?

Naturalmente non sono mancate critiche a questo ritocco, sono in molti infatti a pensare che il criterio sia discriminatorio nei confronti delle donne che non hanno figli o che comunque hanno un solo figlio. La ratio di tale scelta dovrebbe essere nel fatto che spesso, a causa di un welfare insufficiente, le donne che hanno dei figli devono lasciare il lavoro. In seguito, quando ormai i piccoli sono pronti per la scuola materna (spesso per il nido trovare un posto non è semplice), le donne fanno fatica a rientrare nel mondo del lavoro. Questo porta uno scompenso alle donne che decidono di mettere su famiglia rispetto a chi invece non ne ha o ne ha uno solo.

In realtà se la ratio della norma fosse questa, la differenza di trattamento più che essere fatta sull’età pensionabile dovrebbe essere fatta sul requisito contributivo, infatti la donna con più figli fa fatica ad accumulare i contributi necessari per andare in pensione con Opzione Donna e non certo a compiere gli anni necessari.