Denatalità: quali sono gli incentivi per fare figli in Italia e in Europa?

L’Italia ha un problema di bassa natalità e mentre il Governo cerca di arginarlo in vari modi, in Europa c’è chi ha già affrontato la denatalità con aiuti alle famiglie, ma quali sono le tipologie di intervento messe in atto?

Denatalità, l’Italia deve raggiungere quota 2

La media dell’Italia è di 1,24 figli a coppia, l’obiettivo dichiarato dal Governo è arrivare a 2 figli a coppia, sembra facile ma non lo è. Difficoltà nella conciliazione dei tempi di lavoro con i carichi familiari, problemi economici esasperati dall’inflazione, difficoltà a trovare un lavoro stabile in età giovane, portano molte coppie a rinunciare ai figli, spesso anche a causa di una diminuzione della fertilità legata all’età. Raggiungere quota 2 permetterebbe all’Italia di mantenere inalterata la situazione e nel tempo anche una facilità di gestione del sistema pensionistico e del welfare in generale, infatti la popolazione sta invecchiando.

Tra le proposte volte a raggiungere quota 2 c’è quella del ministro Giorgetti che propone di azzerare le tasse alle donne con figli, ma come si comportano gli altri Paesi dell’Unione Europea?

Il Welfare in Europa per contrastare la denatalità

Svezia, Francia e Germania hanno adottato un modello di welfare che mira ad agevolare le famiglie nella conciliazione di lavoro e famiglia, in particolare hanno realizzato un sistema di nidi sufficienti ad accogliere i bambini. La Germania dedica al welfare familiare circa il 3% del Pil e attualmente ha una media di figli per coppia di 1,6. Tra i vantaggi vi sono i nidi gratuiti, ma anche una questione di mentalità, infatti in Germania si è generalmente portati a ritenere che presso i nidi i bambini crescano meglio.

Sempre in Germania sono in vigore due assegni, il primo viene riconosciuto indipendentemente dal reddito a tutti i figli fino al compimento del 18° anno di età, si tratta del Kindergeld che ammonta a contributo di 219 euro per il primo figlio, 225 per il secondo e 250 dal terzo in su ogni mese.

Il secondo sussidio è invece legato al reddito, viene riconosciuto fino al compimento del 14° mese del bambino ed è pari al 65% della perdita economica legata alla rinuncia al lavoro. L’importo massimo di questo assegno, denominato Elterngeld è di 1.800 euro.

Bonus nido e assegno unico e universale

L’Italia in realtà pur non avendo sufficienti posti in nidi pubblici ha adottano il bonus nido che permette alle famiglie di avere il rimborso delle spese per il nido. Proprio questa misura ha portato alla nascita di numerose strutture private. L’introduzione dell’Assegno Unico e Universale dovrebbe essere simile al Kindergeld, anche se gli importi in Italia sono legati al reddito.

Una strategia simile è quella della Danimarca, dove le famiglie possono ricevere un rimborso della retta dell’asilo nido che copre tra il 70% e il 100% della spesa sostenuta. La differenza tra Italia e Danimarca è data dai livelli occupazionali che in Danimarca sono altissimi, mentre in Italia c’è ancora molta disoccupazione, ma soprattutto discontinuità nei contratti.

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Aumenti Assegno unico e universale, ecco a chi spettano

Aliquote Irpef 2023 e detrazioni lavoro dipendente: le novità per i contribuenti

Come anticipato in precedenza, l’Agenzia delle Entrate il 28 febbraio 2023 ha approvato definitivamente i nuovi modelli per gli adempimenti dichiarativi relativi ai redditi prodotti nel 2022. Uno degli ambiti in cui vi sono maggiori novità è quello relativo alla Dichiarazione Redditi Persone Fisiche e la più importante riguarda i nuovi scaglioni Irpef. Ecco una sintesi delle importanti novità che dovrebbero portare a una riduzione della pressione fiscale grazie alle aliquote Irpef 2023 e all’aumento dele detrazioni lavoro dipendente.

Aliquote Irpef 2023: cala la pressione fiscale

La prima cosa da sottolineare è che non sono cambiati i termini per la presentazione della dichiarazione dei redditi Persone fisiche, quindi restano fermi al 30 novembre 2023. Cambiano invece le aliquote così come previsto nella legge di bilancio per il 2022:

  • 23% redditi da zero a 15.000 euro;
  • 25% redditi da 15.000,01 euro a 28.000 euro;
  • 35% redditi da 28.000,01 a 50.000 euro;
  • 43% redditi superiori a 50.000,01 euro.

Ricordiamo che sul tavolo del Governo c’è un nuovo progetto di riforma fiscale che dovrebbe portare a un’ulteriore riduzione delle aliquote Irpef che dovrebbero ridursi a 3, ma ne parleremo a tempo debito.

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Aumentano le detrazioni da lavoro dipendente e pensione

Tra le importanti novità che porteranno a una possibile riduzione dell’imposta da versare vi è anche la riforma delle detrazioni da lavoro dipendente. In primo luogo il limite per poter fruire per intero della detrazione da lavoro dipendente è stata aumentata a 15.000 euro, la stessa inoltre è stata aumentata fino a 1.880 euro. In ogni caso non può essere inferiore a 690 euro o 1.380 euro per contratti di lavoro a tempo determinato, l’importo esatto della detrazione dipende dai giorni effettivamente lavorati.

Per i redditi superiori, le detrazioni diminuiscono proporzionalmente di importo, ma vi è comunque un’ulteriore detrazione di 65 euro spettante a coloro che dichiarano un reddito compreso tra 25.000 euro e 35.000 euro.

Le detrazioni spettanti ai pensionati invece sono in misura piena per redditi fino a 8.500 euro e in questo caso la detrazione massima è pari a 1.955 euro, mentre per i redditi compresi tra 25.000 euro e 29.000 euro vi è un aumento di 50 euro del valore della detrazione.

Tra le importanti novità che hanno caratterizzato il 2022 vi è l’introduzione dell’Assegno Unico e Universale che va ad incidere sulle detrazioni per figli a carico. Le stesse possono essere fruite per i mesi di gennaio e febbraio 2022 per tutti i figli, mentre per i figli di età pari o superiore a 21 anni possono essere fruite per tutto il 2022 (infatti questa categoria non percepisce l’Assegno Unico e Universale).

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Chi dovrà restituire l’Assegno Unico nei prossimi mesi?

Molte famiglie nei prossimi mesi potranno essere chiamate a restituire le somme percepite a titolo di Assegno Unico e Universale. Il motivo è in un errore interpretativo che ha coinvolto molte famiglie e favorito dai moduli predisposti dall’Inps per la richiesta dell’AUU. Ecco chi dovrà restituire l’Assegno Unico e perché.

Quali importi dell’Assegno Unico devono essere restituiti?

Molte famiglie sono in allarme perché si sta diffondendo la notizia che è necessario restituire l’Assegno Unico, questa novità in realtà riguarda solo una parte dei percettori. L’articolo 4, comma 8 del decreto legislativo n. 230/2021 istitutivo dell’Assegno Unico e Universale prevedeva una maggiorazione di 30 euro per ciascun figlio per le famiglie in cui erano presenti due genitori entrambi lavoratori e con un reddito Isee non superiore a 15.000 euro. L’importo subisce una decurtazione all’aumentare del reddito Isee fino ad azzerarsi con un reddito di 40.000 euro.

Nel modulo per la richiesta dell’Assegno Unico e Universale nel campo dedicato a questa maggiorazione non era però correttamente specificato che questa non spettasse alle famiglie monogenitoriali, in cui era quindi presente un solo genitore. Di conseguenza molti genitori lavoratori non sapendo che questa maggiorazione era prevista solo per le famiglie in cui entrambi i genitori lavoravano, hanno richiesto questa erogazione.

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L’Inps ha inizialmente versato gli importi in base a quanto indicato nella domanda, tranne nel caso in cui vi fossero errori di una certa importanza rilevati anche dal sistema automatico di controllo delle istanze presentate. Nei successivi controlli è però emerso che c’era stato tale errore e di conseguenza l’Inps sta procedendo alla decurtazione delle somme erogate e non dovute.

Ecco chi dovrà restituire l’Assegno Unico

La restituzione riguarda quindi le famiglie monogenitoriali che hanno percepito al maggiorazione di 30 euro massimo per ciascun figlio nei mesi intercorrenti da marzo 2022 ( prima erogazione dell’Assegno Unico e Universale) e il mese di settembre. Emerge dai semplici calcoli che ogni famiglia potrebbe dover restituire un importo massimo di 210 euro per ogni figlio per il quale ha percepito al maggiorazione.

Dal mese di ottobre l’errore è stato sanato e le famiglie monogenitoriali hanno già avuto il taglio degli importi.

Molti giustamente si chiedono perché vengono riconosciute maggiori somme a famiglie in cui lavorano entrambi i genitori e che quindi hanno anche maggiori possibilità economiche, la ratio non è così lineare da capire, ma di fatto la norma mira ad agevolare e sostenere il lavoro femminile nell’ottica del raggiungimento della parità di genere.

Le famiglie chiamate alla restituzione avranno delle trattenute sugli assegni mensili, naturalmente la trattenuta sarà in più rate.

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Certificazione Unica 2023: pronto il modello con le novità

Il giorno 17 gennaio 2023 l’Agenzia delle Entrate con provvedimento 14392 ha approvato il modello per la Certificazione Unica 2023 relativa ai redditi 2022, naturalmente a tale modello si applicano le nuove regole in particolare riferibili alla nuova disciplina dei fringe benefit e all’introduzione dell’Assegno Unico e Universale.

Certificazione unica 2023 e fringe benefit

Nel modello Certificazione Unica 2023 trovano spazio le nuove regole sui fringe benefit introdotte dall’articolo 12 del decreto legge 115 del 2022 che prevede il limite della tassazione fino a 3.000 euro per i fringe benefit e l’articolo 2 del decreto legge 21 del 2022 che prevede l’esenzione dalla tassazione per bonus benzina fino a 2000 euro. Ricordiamo che qualora tali importi siano superati, la tassazione ordinaria su tali importi saranno applicate sull’intero ammontare e non solo sulla quota eccedente.

Certificazione Unica 2023 e prospetto familiari a carico

In questa sezione vi sono importanti novità, infatti dal mese di marzo 2022 le famiglie beneficiano delll’Assegno Unico e Universale che va a modificare la disciplina dell’assegno familiari a carico. Cambia, di conseguenza, il regime delle detrazioni per familiari a carico di età inferiore a 21 anni, sono eliminati i benefici previsti per le famiglie numerose, per le famiglie con tre figli o con disabili, vengono meno le maggiorazioni previste per le famiglie con minori di 3 anni. Occorre però sottolineare che restano vigenti fino al 28 febbraio 2022 le precedenti norme e di conseguenza all’interno del modello Certificazione Unica 2023 è stato necessario comprendere la doppia disciplina e sono quindi presenti due nuove colonne.

Le due nuove colonne richiedono l’indicazione del numero dei mesi ricompresi tra gennaio e febbraio 2022 per i quali spettano le detrazioni nella formula previgente e il numero dei mesi a partire da marzo 2022 per i quali spettano le detrazioni per i figli di età maggiore a 21 anni.

Leggi anche: Assegno Unico: i chiarimenti dell’Inps per continuare a fruirne

Altre novità nel modello certificazione Unica 2023

Nel nuovo modello per la Certificazione Unica 2023 è compreso lo spazio riservato a docenti e ricercatori che hanno esercitato l’opzione del regime di tassazione agevolato per il rientro in Italia.

Nel nuovo modello l’8 per mille potrà essere destinato all’Associazione “Chiesa d’Inghilterra”.

Nella sezione “previdenza complementare” è possibile inserire i contributi versati ai sotto conti italiani di prodotti pensionistici individuali paneuropei (Pepp) come previsto da regolamento Ue 2019/1238.

Nei redditi esenti potranno essere inseriti le somme percepite dai lavoratori con disturbi dello spettro autistico assunti in start up a vocazione sociale.

Infine, è stato aggiornato il prospetto detrazione spettante per canoni di locazione per un importo pari al 20% dell’ammontare del canone di locazione entro il limite dei 2000 euro come previsto dalla legge di bilancio per il 2022 comma 155 dell’articolo 1.

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Dichiarazione Iva 2023: disponibili i modelli ufficiali

Bozze modelli dichiarazioni redditi 2023, le novità dell’Agenzia delle Entrate

 

 

Assegno Unico: i chiarimenti dell’Inps per continuare a fruirne

L’Inps nel giorno 15 dicembre ha provveduto a comunicare chiarimenti in merito all’Assegno Unico e Universale con la circolare 132. Ecco cosa devono fare i percettori per continuare a fruirne.

Assegno Unico e Universale: chiarimenti dell’Inps per il 2023

Sappiamo che l’Assegno Unico e Universale è un importo versato dall’INPS in beneficio dei ragazzi da 1 a 18 anni e in seguito al raggiungimento della maggiore età viene erogato fino a 21 anni se il ragazzo frequenta un corso di studi. Non vi sono invece limiti di età per i disabili. L’importo dell’Assegno Unico Universale (AUU) varia in base ad età, reddito Isee del nucleo familiare e condizione di disabilità. Per le famiglie che hanno un Isee superiore a 40.000 euro gli importi previsti sono minimi, stessi importi sono riconosciuti a coloro che non presentano una dichiarazione Isee. Queste sono le informazioni base inerenti l’Assegno Unico e Universale. Ora con la circolare 132 del 15 dicembre 2022 l’Inps ha provveduto a dare indirizzi su cosa fare per il rinnovo.

Dal 1° marzo 2023 coloro che nel corso del periodo gennaio 2022 – febbraio 2023 abbiano presentato una domanda di Assegno Unico e Universale per i figli a carico accolta e in corso di validità, potranno godere dell’erogazione d’ufficio della prestazione da parte dell’INPS, senza dover presentare una nuova domanda.

Comunicazione di variazioni intervenute

Nel caso in cui si vogliano avere importi aumentati in relazione al reddito Isee, è necessario presentare il modello aggiornato o una nuova DSU ( Dichiarazione Sostitutiva Unica). Nella circolare 132 del 15 dicembre 2022 viene precisato che “in assenza di una nuova DSU presentata per il 2023 e correttamente attestata, l’importo dell’Assegno unico e universale sarà calcolato a partire dal mese di marzo 2023 con riferimento agli importi minimi previsti dalla normativa.” Ecco perché è essenziale presentare la comunicazione anche in assenza di variazioni reddituali. La dichiarazione presentata entro il 30 giugno 2023 consente di ottenere gli arretrati dei maggiori importi a decorrere da marzo 2023.

Circolare_numero_132_del_15-12-2022

In caso di variazioni rispetto alla domanda precedentemente presentata, sarà necessario effettuare la comunicazione, ad esempio in caso di nascita di figli ( ricordiamo anche che la legge di bilancio 2023 ha raddoppiato gli importi dell’Assegno Unico e Universale per i bambini da 0 a 1 anno), separazione, variazione dell’Iban, variazione della condizione di disabilità, inserimento di una disabilità acquisita, variazioni inerenti la frequenza scolastica, criteri di ripartizione dell’assegno tra i due genitori (i maggiorenni possono ricevere direttamente su un loro conto gli importi).

Precisa l’Inps che devono essere comunicate anche le dimissioni di uno dei genitori in modo che possa essere adeguato l’importo percepito nel caso in cui nell’anno precedente si sia fruito della maggiorazione prevista nel caso in cui entrambi i genitori siano lavoratori.

Leggi anche: Assegno Unico: tutte le maggiorazioni previste dal d.lgs 230 del 2021

Assegno Unico e Universale: controllo automatico sulle variazioni

Tali variazioni saranno oggetto di controllo automatico da parte dell’Inps attraverso l’incrocio con i dati contenuti nelle varie banche dati.

Naturalmente è possibile anche presentare nuove istanze, l’Inps nel comunicato rende noto che per le domande presentare entro il 30 giugno 2023 potranno beneficiare dell’assegno a decorrere dal mese di marzo 2023.

La domanda può essere presentata tramite patronato, contact center, i servizi online dell’Inps.

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Assegno Unico: a chi spettano maggiori importi e arretrati?

Il decreto Semplificazioni ha previsto aumenti dell’Assegno Unico e Universale (istituito con il decreto legislativo 230 del 2021), gli stessi sono in favore delle famiglie in cui siano presenti dei disabili. L’INPS con il Messaggio 3518 del 27 settembre 2022 ha dato seguito alle indicazioni del decreto citato e, di conseguenza, saranno erogati i nuovi importi, la novità importante è che gli stessi sono retroattivi e quindi la loro erogazione parte dal mese di marzo 2022. Ecco cosa cambia per i percettori dell’Assegno Unico e Universale disabili.

Quali sono gli importi previsti dalla normativa dell’Assegno Unico per i disabili?

La prima cosa da dire è che le maggiorazioni previste sono assegnate solo in caso di disabilità media, grave o gravissima. In secondo luogo il decreto semplificazioni riconosce il diritto alle maggiorazioni solo per un anno e questo vuol dire che le stesse saranno erogate con gli arretrati maturati dal 1° marzo 2022, ma fino al mese di febbraio 2023. In seguito a tale data decadranno in modo automatico.

Le regole originarie prevedevano:

  • Fino a 18 anni Assegno Unico e Universale di 175 euro con Isee inferiore a 15.000 euro (importi a scalare con Isee superiore) a cui si aggiunge una maggiorazione pari a 105 euro per figli disabili non autosufficienti; maggiorazione di 95 euro per figli con disabilità grave; maggiorazione di 85 euro per figli con disabilità media;
  • da 18 a 21 anni la maggiorazione ha una componente fissa di 80 euro e un’ulteriore componente legata all’ISEE che varia da 25 a 85 euro in più al mese.
  • disabili con età superiore a 21 anni percepiscono 85 euro mensili se l’ISEE ha valore inferiore a 15.000 euro, per importi superiori, l’assegno viene modulato in base al reddito.

Maggiori importi e arretrati: ecco a chi spettano e quanto devono ricevere

Con le nuove disposizioni invece:

  • Figli disabili minorenni: restano le regole invariate;
  • disabili tra 18 e 21 anni sono parificati ai figli minorenni e quindi percepiscono gli stessi importi che abbiamo visto sopra per i minorenni;
  • età superiore a 21 anni potranno percepire l’Assegno Unico Universale di 175 euro se l’ISEE è inferiore a 15.000 euro, altrimenti viene modulato.

Come ribadito dall’INPS, tali importi sono retroattivi al primo marzo 2022 e restano in vigore fino a febbraio 2023. Tornano di seguito in vigore gli importi iniziali previsti dal decreto legislativo 230 del 2021 istitutivo dell’Assegno Unico e Universale.

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