Cartelle esattoriali, come sapere se ne sta arrivando una

Le cartelle esattoriali sono delle vere e proprie preoccupazioni per i contribuenti, ecco spiegato come sapere quando sta per arrivarne una.

Cartelle esattoriali, ecco come tenere la situazione sotto controllo

E’ possibile conoscere il proprio stato debitorio direttamente da casa. Per conoscere la propria situazione basta collegarsi al sito dell’Agenzia delle entrate Riscossione. Attraverso questo sito è possibile verificare la situazione debitoria in merito a Irpef, Iva, Ires o canone Rai. Mentre per tasse comunali come l’Imu o la tari occorre rivolgersi al proprio ufficio comunale di competenza. Del resto è a loro che arrivano i proventi da questo tipo di tasse e imposte.

Dopo essersi collegati al sito, è possibile accedere attraverso lo Spid, Cei, identità elettronica o account di Inps ed Agenzia delle entrate. A questo punto è possibile chiedere e verificare la propria posizione, anche se ci sono delle rateizzazione in corso e lo stato dei pagamenti. Basta accedere all’area situazione debitoria- consulta e paga per conoscere i debiti e pagarli.

Cartelle esattoriali, l’estratto di ruolo

Cos’è l’estratto di ruolo? È il documento recante il dettaglio delle cartelle esattoriali emesse e notificate al contribuente. L’estratto di ruolo è il documento informatico contenente gli elementi del ruolo reso esecutivo dall’ente creditore, trasfusi nella cartella di pagamento. Ma come sapere se ci sono alcune in arrivo?

Per sapere se ci sono delle cartelle esattoriali in arrivo, occorre fare un’apposita richiesta all’ente riscossione. La richiesta si può fare di solito online, ma anche in modo cartaceo. Recandosi proprio presso gli uffici dell’ente riscossione, sempre dopo aver prenotato il proprio appuntamento. Infatti a seguito dell’emergenza Covid-19 spesso questi uffici ricevono solo previo appuntamento.

Cosa si può conoscere dall’estratto di ruolo?

Come detto nel caso dell’Agenzia delle entrate occorre richiedere l’estratto di ruolo. Al suo interno ci sono tutte le informazioni in merito ai singoli debiti. In particolare sono riportati i seguenti dati: il numero della cartella esattoriale, gli importi, il tipo di tassa da pagare e le notifiche.

E’ meglio precisare che però online ci sono solo le cartelle esattoriali a partire dall’anno 2000. Quindi per tutte quelle antecedenti occorre rivolgersi solo all’ufficio competente. Tuttavia è anche possibile procedere con i pagamenti. Basta cliccare sulla parola “procedi” e capire se procedere al pagamento oppure procedere alla rateizzazione del debito. Ad oggi, si ricorda, che per le richieste di rateizzazione presentate a partire dal 16 luglio 2022viene elevato da 60 mila a 120 mila la soglia per ottenere la dilazione.

 

Cartelle esattoriali: gli eredi non pagano le sanzioni, a dirlo è la Cassazione

Si sa, quando arriva la cartella esattoriale la strada per addivenire a una soluzione è spesso lunga, può quindi capitare che, tra il momento dell’emissione della stessa e la soluzione della controversia per vie giudiziarie,  intercorra molto tempo e possano esservi degli eventi imprevisti, tra cui la morte del “debitore”. In questi casi è noto che gli eredi pagano anche i debiti, ma cosa succede alle sanzioni tributarie delle cartelle esattoriali? A mettere il punto è la Corte di Cassazione con la sentenza 25315 del 2022.

Il caso

Nel caso in oggetto la signora X riceve una cartella di pagamento, la stessa viene impugnata davanti alla commissione tributaria provinciale in quanto la signora ritiene di aver assolto il suo debito con il fisco. La commissione tributaria provinciale accoglie il ricorso. Nel frattempo, prima del deposito della sentenza, la signora viene a mancare. L’Agenzia delle Entrate propone ricorso avverso la decisione del giudice di prime cure e in giudizio al posto della madre ci sono i figli eredi. In questa sede la Commissione Tributaria Regionale accoglie parzialmente il ricorso riducendo di 1/3 le violazioni accertate, comprese le sanzioni applicate alla cartella esattoriale.

A questo punto sono gli eredi a proporre appello davanti alla Corte di Cassazione. Propongono diversi motivi di impugnazione, tutti giudicati infondati, tranne uno. Gli eredi infatti lamentano il fatto che nella sentenza impugnata non vi sia alcun riferimento alla doglianza circa l’intrasmissibilità delle sanzioni relative alle cartelle esattoriali.

Corte di Cassazione: le sanzioni applicate alle cartelle esattoriali non si trasmettono agli eredi

Ricorda il Supremo Giudice che l’art. 8 del d.lgs. n. 472 del 1997 prevede espressamente che «L’obbligazione al pagamento della sanzione non si trasmette agli eredi»

La Corte di Cassazione sottolinea come le sanzioni di tipo civile ed amministrativo abbiano un carattere diverso. Le prime vogliono essere un deterrente ad un comportamento inadempiente da parte di uno o più contraenti. Le sanzioni amministrative invece hanno un carattere sanzionatorio e afflittivo. Proprio in forza di tale differenza le sanzioni civili possono essere trasmesse agli eredi, mentre le sanzioni amministrative, al pari di quelle penali, sono intrasmissibili.

Deriva da questa pronuncia in caso di debiti fiscali/tributaria gli eredi sono tenuti solo al pagamento delle somme contestate nelle cartelle esattoriali e non anche delle sanzioni che hanno carattere personale.

Leggi anche: Avvisi bonari Agenzia delle Entrate: si accorciano i termini di pagamento

 

 

Pellet | Cartelle esattoriali | Pensioni: tutte le novità della settimana

La preoccupazione degli italiani, ormai si focalizza sull’arrivo del prossimo freddo e sull’impatto che gli aumenti delle materie prime avranno sull’economia domestica con l’accensione dei riscaldamenti. A questo si aggiunge anche la ripresa dell’invio delle lettere di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate dopo la pausa estiva.

Senza contare che l’argomento caldo fino a fine anno sarà sicuramente quello legato alle pensioni. Il cambio di governo con le elezioni del 25 settembre, infatti, preoccupa non poco visto che non è possibile prevedere cosa accadrà senza sapere chi governerà il Paese. E ovviamente la riforma pensioni e rimandata all’anno prossimo mentre per quest’anno l’unica cosa che ci possiamo aspettare è un intervento “tappabuchi” nella Legga di Bilancio.

Pellet, metano o gasolio, con cosa ci scalderemo quest’inverno?

Fino allo scorso anno il modo più economico per riscaldare la casa era senza dubbio con il pellet: con 5 euro si comprava un sacchetto da 15 kg che permetteva di riscaldarsi per diversi giorni. Ma l’aumento delle materie prima ha portato il prezzo di questo combustibile a salire in modo vertiginoso e a raddoppiare addirittura.  In questo articolo Pellet, metano e gasolio: quanto ci costerà in più il riscaldamento quest’anno? abbiamo esaminato proprio l’aumento dei prezzi per le diverse tipologie di alimentazione del riscaldamento.

Per approfondire, in ogni caso, consigliamo la lettura dei seguenti articoli che trattano a fondo il problema riscaldamenti:

Pellet: perché il prezzo è così alto? Speculazione o aumento dei costi?

Pellet: quanto costa? Conviene o è preferibile il metano?

Stufe a pellet a rischio: mancano componenti per la produzione

Cartelle esattoriali, quando non si pagano?

Da settembre l’Agenzia delle Entrate riprenderà l’invio degli avvisi bonari e delle lettere di accertamento. Gli italiani, quindi, in attesa di una eventuale Rottamazione quarter , devono fare i conti anche con il pagamento delle cartelle esattoriali.

In questo articolo Cartelle esattoriali: quali non si pagano più? abbiamo spiegato quando è possibile non pagarle più esaminando a fondo la normativa. Inoltre abbiamo approfondito anche il tema degli obblighi degli eredi per le cartelle esattoriali del defunto nell’articolo: Cartelle esattoriali non pagate dal defunto: ricadono su vedova ed eredi?

Pensioni 2023 ed anticipo

Il tema che suscita, però, maggior preoccupazione per i lavoratori è quello legato alla previdenza. La riforma delle pensioni è ferma al palo e ormai sono diversi anni che si rimanda una decisione strutturale che possa modificare e attenuare le rigidità della riforma Monti Fornero. Si procede, anno dopo anno, con proroghe e misure sperimentali destinate a scadere dopo poco tempo. Quello che occorre, invece, è una misura strutturale che permetta ai lavoratori di accedere alla pensione e di programmare l’uscita dal lavoro con un certo anticipo.

Una delle misure che certamente non verrà mutata dall’intervento di fine anno è sicuramente la RITA di cui abbiamo parlato nell’articolo: Pensione a 57 e 62 anni anche nel 2023, la misura non è a rischio.

 

 

Invalidità notifica cartella esattoriale via pec dell’Agenzia delle Entrate: in quali casi?

Maxi annullamento di un debito fiscale del valore di 1 milione e 400 mila euro in favore di un contribuente, imprenditore, il motivo dell’annullamento è l’invio delle cartelle esattoriali da un indirizzo di posta elettronica certificata (pec) non pubblico. Come è potuto succedere?

Il caso: cartella esattoriale notificata dall’Agenzia delle Entrate da un indirizzo pec non valido

Per capire il caso è necessario fare due premesse. In Italia la notifica tramite PEC, Posta Elettronica Certificata, ha lo stesso valore legale della notifica tramite raccomandata con ricevuta di ritorno. Questo perché il sistema di interscambio è “monitorato”.

Per conoscere come funziona la cartella esattoriale digitale, leggi l’articolo: Cartella esattoriale digitale: novità per la notifica con pec.

La seconda premessa è che gli imprenditori devono avere una casella PEC e al momento dell’attivazione della stessa, questa si inserisce all’interno di un pubblico registro.

A questo proposito l’articolo 3 bis della legge 53 del 1994 stabilisce che la notifica telematica può essere eseguita esclusivamente utilizzando un indirizzo pec, posta elettronica certificata, del notificante che appare in elenchi pubblici.

Il caso nasce dal fatto che l’Agenzia delle Entrate ha utilizzato una casella di posta elettronica certificata non registrata per la notifica della cartella esattoriale. Nella difesa l’Agenzia delle Entrate ha sottolineato che in base all’articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 602/1973 è l’indirizzo pec del destinatario a dover essere inserito nei pubblici registri e non del notificante. La Commissione tributaria è però stata di contrario avviso e di conseguenza ha annullato l’intero debito del contribuente nei confronti dell’erario.

Il precedente: ecco in quali casi la notifica via pec della cartella esattoriale è valida

Non è questo il primo caso, infatti, una sentenza simile è stata pronunciata dalla Commissione Tributaria Provinciale di Reggio Calabria: con la sentenza 3369 del 6 agosto 2021 ha precisato che si considera valida la notifica se:

  • la PEC del mittente (come ad esempio quella del Riscossore) è estratta dagli indici specificatamente previsti dal Ministero;

  • la PEC del destinatario (come ad esempio una società contribuente) è estratta dagli indici specifici indicati e previsti dal Ministero.

Queste due condizioni devono coesistere.

Indirizzo irrituale e ignoto

Nel caso in oggetto il contribuente ha sottolineato che la notifica della cartella esattoriale era viziata in quanto proveniente da un indirizzo pec non contenuto nell’elenco ufficiale IPA (Indice delle Pubbliche Amministrazioni), bensì un “irrituale e ignoto indirizzo”.

Tale decisione si basa sul fatto che la Corte di Cassazione a Sezioni Unite nella pronuncia 19704 del 2015 ha sottolineato che “ il contribuente può impugnare la cartella di pagamento della quale a causa dell’invalidità della relativa notifica sia avvenuto a conoscenza solo attraverso un estratto di ruolo rilasciato su sua richiesta dal concessionario della riscossione”.

La pronuncia in oggetto precisa che, affinché sia valida la notifica è necessario, che l’indirizzo pec del notificante sia contenuto in uno di questi registri:

www.indicepa.gov.it;

Reginde;

Inipec;

Pertanto l’unico indirizzo registrato e valido utilizzabile dall’Agenzia delle Entrate è protocollo@pec.agenziariscossione.gov.it. Nel caso in esame era invece stato utilizzato l’indirizzo notifica.acc.calabria@pec.agenziariscossione.gov.it.

Anche in questo caso la sentenza ha declarato la nullità della notifica.

Puoi scaricare la sentenza seguendo il link CTP-Reggio-Calabria-n.-3369-2021-2

Cartelle esattoriali: quali non si pagano più?

In questa rapida guida andiamo a vedere come comportarsi davanti all’arrivo delle cartelle esattoriali, per il calcolo finale da versare al Fisco.

Cartelle esattoriali: quali pagare e quali no

Spesso ci si ritrova davanti ad una combinazione di cartelle esattoriali differenti, alcune inerenti ad anni passati. E a tal proposito viene da chiedersi quali sono ancora attive a pagarsi e quali no.

Anche perché molto spesso viene inviata al debitore un’unica cartella di pagamento, senza il calcolo finale da sborsare. Vediamo quindi come comportarsi.

Può capitare, dunque, che molti italiani si trovino di fronte debiti riferiti a molti anni fa e che nessun ufficio si è mai preso la briga di cancellare senza un ordine di un tribunale. Talvolta, capita anche che qualcuno, per incompetenza o distrazione, paghi ciò che non è dovuto pagare. Ecco perché andremo a vedere dunque come fare questa semplice verifica.

Cartelle condonate, come funzionano

Innanzitutto, prima di andare ad indicare l’elenco delle cartelle che, a causa del decorso di tempo, non vanno più pagate, va ricordato che il Governo Conte ha condonato tutti i debiti iscritti a ruolo nel periodo che va dal 2000 al 2010 di importo fino a mille euro. Questi non vanno, quindi, pagati. La cancellazione dagli elenchi dell’Esattore è qualcosa che avviene automaticamente, senza richiesta del contribuente. Nella stessa cartella potremmo trovare riportati anche più ruoli, per cui il totale della cartella può superare mille euro: l’importante è controllare che il singolo tributo non sia superiore di mille euro.

Tutti i contribuenti possono usufruire e beneficiare del condono. Il condono ovviamente riguarda sia le cartelle prescritte che quelle non prescritte.

Estratto della cartella, come verificare

Ciascuna cartella di pagamento deve essere “motivata”, ovvero contenere un dettaglio nel quale sono indicati gli estremi delle imposte non versate. Vediamo i dati utili ai fini della questione di seguito:

  • il tipo di tassa (Imu, Irpef, Iva, bollo, ecc.) e il relativo codice;,
  • l’anno a cui il tributo non versato si riferisce ed in cui andava pagato;
  • gli oneri di riscossione e gli interessi
  • il numero di ruolo e la data in cui il ruolo è stato reso esecutivo;
  • l’importo del tributo iscritto a ruolo;
  • il nome dell’ente impositore (Agenzia Entrate, Comune, Regione, Inps, ecc.);
  • il responsabile del procedimento di iscrizione a ruolo a cui rivolgerti.

In caso, il contribuente avesse ricevuto un’ intimazione di pagamento (ovvero con cui è sollecitato un pagamento che si sarebbe dovuto già fare entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale e che non è stato eseguito) si vedrà anche:

  • il numero della o delle cartella/e di pagamento non versate;
  • la sua data di notifica.

Qualora non riusciate a trovare tali dati o si fosse smarrita la cartella si potrà chiedere un estratto di ruolo online o allo sportello in cui troverai tutti i dettagli che ti servono.

Alla fine della fiera, ciò che più è importante per stabilire quali cartelle non si pagano più è la data di riferimento dell’imposta o la data di notifica dell’ultima cartella, in caso di intimidazione.

Se la data supera i termini specifici, vuol dire che si è formata la prescrizione e che quindi non sarà dovuto pagare nulla. Il tutto però a condizione che nel frattempo non abbiate mai ricevuto una raccomandata con un sollecito, la quale avrebbe l’effetto di interrompere i termini e farli decorrere da capo.

Alcuni esempi di termine in scadenza

Per quanto riguarda la data Irpef, ad esempio, se la cartella di pagamento indica che non è stato pagato l’Irpef, non sono da pagare le somme che si riferiscono a più di 10 anni da quando è stata ricevuta la cartella stessa. Se invece si tratta di una intimazione di pagamento, devono essere decorsi 10 anni dalla notifica della cartella.

Per quanto riguarda, invece Imu, Tasi e Tari, sono di competenza comunale e come tutte le imposte locali cadono in prescrizione dopo un tempo di cinque anni.

Questo, dunque, è quanto di più utile e necessario da sapere in merito alla questione delle cartelle esattoriali.

Cartelle esattoriali: cosa sono, cosa si rischia e come pagarle a rate

Per i contribuenti, le cartelle esattoriali sono sempre un brutto carico pendente per le proprie economie. Cosa si rischia se non si pagano, quando e come si possono pagare a rate, ma soprattutto cosa sono realmente le cartelle esattoriali. Lo scopriamo nella nostra guida.

Cartelle esattoriali: di cosa si tratta

Le cartelle esattoriali non sono altro che un atto con cui l’Agenzia delle Entrate-Riscossione chiede il pagamento delle somme che risultano a debito del contribuente dopo un controllo effettuato dall’ente creditore.

Sostanzialmente, il contribuente quando si vede recapitare una cartella esattoriale ha due opzioni:

la prima è quella di saldare l’importo richiesto, magari facendo domanda di pagamento a rate. La seconda opzione è quella di fare ricorso al giudice di pace entro 30 giorni dalla notifica.

Per ottenere la pace fiscale, tutte le informazioni su come pagare le cifre dovute per la rottamazione ter e il saldo e stralcio si trovano sul sito dell’Agenzia delle entrate-Riscossione, e sul bollettino allegato alla “Comunicazione delle somme dovute”.

Come pagare a rate le cartelle esattoriali

Dal 2022, ovvero da quest’anno, è attuabile il pagamento a rate con il decreto Milleproroghe.

In sostanza, con tale decreto si è concessa la possibilità ai contribuenti decaduti dalla pace fiscale di chiedere una nuova rateizzazione degli importi da pagare. Questa possibilità è dedicata ai decaduti prima del periodo di sospensione del decreto Cura Italia, ovvero quel primo provvedimento emergenziale che ha bloccato i versamenti che erano dovuti dall’8 marzo 2020 fino al 31 agosto 2021.

Dunque, la nuova rateizzazione va a prevedersi per tutte le domande presentate dal 1° gennaio al 30 aprile 2022.

Come pagare le cartelle esattoriali

Il raggiungimento della pace fiscale va ottenuto con una serie di procedure che permettono al contribuente indebitato, con contenzioni pregressi di chiudere le cartelle in modo agevole, senza dover pagare sanzioni e interessi.

Le modalità per pagare sono diverse. In primo luogo, l’importo da pagare è quello riportato nei bollettini contenuti nella “Comunicazione delle somme dovute”.

bollettini di pagamento si possono scaricare semplicemente dal sito dell’Agenzia delle entrate-Riscossione, accedendo alla propria area riservata. Ulteriore opzione di pagamento, che non prevede l’uso di pin e password è quella di richiedere una copia della “Comunicazione delle somme dovute”.

Per poter effettuare il pagamento del bollettino allegato alla “Comunicazione delle somme dovute” del saldo e stralcio o della rottamazione-ter si possono scegliere le opzioni di seguito:

  • il servizio “Paga on-line”, disponibile sia sul sito dell’AdeR che sull’app EquiClick permette di usare i canali telematici delle banche, di Poste Italiane e di tutti gli altri Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP) aderenti al nodo pagoPA;
  • pagare presso uno sportello fisico.

Cosa si rischia se non si pagano le cartelle esattoriali

Moltissimi contribuenti – anche quelli ancora senza alcun debito – si chiedono cosa succede se non si paga la cartella esattoriale di Equitalia?

In sostanza, il debitore ha 60 giorni di tempo, dalla ricevuta notifica dell’atto, per pagare la cartella. Scaduti questi termini, il rischio è di incorrere nell’intimazione di pagamento fino al pignoramento.

Bisogna ricordare che in Italia non è previsto il carcere per chi non paga i debiti, neanche se il creditore è la stessa Agenzia delle Entrate. Nel nostro ordinamento, diversamente da altri, chi non paga i creditori commette un inadempimento contrattuale e non un reato, e per questo non ci sono conseguenze penali.

Nei casi in cui si fosse nullatenenti il rischio è ancora più lieve, datosi che un soggetto non può essere obbligato ad adempiere ad una prestazione per lui impossibile. Quindi, nessuna sanzione amministrativa, nessuna sanzione penale, ne tanto meno segnalazioni alla Centrale Rischi.

Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito alle cartelle esattoriali.

Quali sono tutte le misure di pace fiscale con accesso alla definizione agevolata

In Italia i contribuenti che hanno i debiti fiscali pregressi con il Fisco possono saldare il dovuto, sotto certe condizioni, senza l’applicazione degli interessi dovuti ai sensi di legge. E nemmeno senza l’applicazione di sanzioni amministrative.

Tutto ciò è possibile, in particolare, grazie alle misure di definizione agevolata che rientrano nella cosiddetta pace fiscale. E che, nello specifico, sono state introdotte con il decreto legge numero 119 del 2018.

Vediamo allora, nel dettaglio, quali sono tutte le misure di pace fiscale proprio con l’accesso alla definizione agevolata. E con la possibilità di sanare la propria posizione fiscale in maniera agevolata non solo per i debiti fiscali pregressi, ma anche per gli atti, per le irregolarità formali e per altri adempimenti.

Quali sono tutte le misure con accesso alla definizione agevolata, dagli atti alle cartelle esattoriali

In particolare, grazie al decreto sulla pace fiscale sopra citato, i contribuenti hanno la possibilità di accedere alla definizione agevolata degli atti del procedimento di accertamento, alla definizione agevolata dei processi verbali di constatazione, ed anche alla definizione agevolata degli atti del procedimento di accertamento per le società e associazioni sportive dilettantistiche.

Inoltre, c’è pure la definizione agevolata delle controversie tributarie, la definizione delle irregolarità formali e la definizione agevolata delle cartelle di pagamento in accordo con quanto si legge sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

La definizione agevolata che, numericamente, coinvolge più contribuenti, è quella relativa alle cartelle di pagamento. Vediamo allora di approfondire proprio questa importante misura di pace fiscale.

Come funziona la definizione agevolata delle cartelle di pagamento

Nel dettaglio, la misura di pace fiscale relativa alla definizione agevolata delle cartelle di pagamento è attualmente attiva con la terza finestra di rottamazione delle cartelle esattoriali. Ovverosia, con la rottamazione-ter e saldo e stralcio per la quale, il 9 maggio del 2022, sono scaduti i termini per il versamento delle rate che sono scadute nel 2020. Ovverosia, quelle con la scadenza originaria nel pieno della pandemia di Covid-19.

Come si pagano le cartelle esattoriali della rottamazione ter e saldo e stralcio anche con il lieve inadempimento

Nel rispetto del cosiddetto inadempimento lieve, inoltre, per tutte le scadenze fissate e legate alla rottamazione ter e saldo e stralcio ci sono, rispetto alla scadenza fissata, cinque giorni di tolleranza. Così come è stato disposto dal Decreto legge numero 119 del 2018 in corrispondenza dell’Articolo 3, comma 14-bis.

Rottamazione ter e Saldo e stralcio, pagamento delle rate entro domani

Si dovranno pagare entro domani, lunedì 9 maggio, le rate della Rottamazione ter e del Saldo e stralcio. I contribuenti potranno regolarizzare la propria posizione verso il Fisco con i versamenti che andavano fatti entro dicembre dello scorso anno. Si tratta delle rate che, in origine, erano in scadenza nel 2020. Il pagamento del 9 maggio arriva dopo i cinque giorni di tolleranza concessi dalla scadenza del 30 aprile 2022. Considerando i giorni festivi del 1° maggio e il sabato e domenica rispettivamente 7 e 8 maggio, entro domani andranno effettuati i versamenti alla data stabilita dalla conversione del decreto legge numero 25 del 2022 (cosiddetto “Sostegni ter“).

Chi deve pagare entro il 9 maggio la rottamazione ter e il saldo e stralcio?

Chiamati al pagamento delle rate entro domani 9 maggio 2022 sono i contribuenti che non sono riusciti a mettersi in regola entro il 9 dicembre 2021. Le rate si riferiscono ai pagamenti delle rate che dovevano essere saldate entro l’anno 2020. Si può effettuare il versamento usando i bollettini che sono stati inviati dall’Agenzia delle entrate – Riscossione e con date di scadenza delle rate nel 2020. In particolare, i periodi di scadenza erano:

Come effettuare i pagamenti delle rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio?

Nel caso in cui non sia possibile recuperare i bollettini per il pagamento della Rottamazione ter e per il Saldo e stralcio si può procedere con la richiesta sul sito dell’Agenzia delle entrate, nella sezione “Riscossione”. Il pagamento può essere effettuato presso la propria banca ma anche agli sportelli Atm bancomat. Si può utilizzare anche il servizio “Cbill” dalla propria homebanking. Inoltre ci si può rivolgere agli uffici postali, alle tabaccherie che offrono il servizio “Banca 5” e attraverso i circuiti “Lottomatica” e “Sisal”. Infine, si può utilizzare l’applicazione “Equiclick” attraverso la piattaforma internet “PagoPa”.

Rottamazione ter e saldo e stralcio, cosa succede nel caso in cui non si paga entro domani o il pagamento è parziale?

Se il pagamento delle rate della Rottamazione ter e del Saldo e stralcio non avvengono entro domani o il pagamento risulti solo parziale, vengono meno i benefici della agevolazioni per i versamenti. Infatti, il decreto “Sostegni ter” ha riprogrammato le scadenze del pagamento delle rate in scadenza originariamente nel 2021 e quelle del 2022, agevolandone (purché si risulti regola con i pagamenti) i versamenti:

  • al 31 luglio 2022 per i versamenti che andavano fatti entro il 2021;
  • entro il 30 novembre 2022 per i pagamenti in scadenza nel 2022.

I pagamenti effettuati solo in parte sono da considerare degli acconti sul totale delle rate dovute.

Cartelle esattoriali rottamazione e saldo e stralcio, alla cassa entro il 9 maggio

Tutte le rate non pagate nel 2020 da parte dei contribuenti che hanno aderito alla rottamazione delle cartelle o al saldo e stralcio, possono essere ancora estinte. Ma occorre prestare attenzione alle scadenze. Infatti sta per arrivare la data ultima per non decadere dai benefici delle due sanatorie.

La scadenza delle rate del 2020 per le sanatorie delle cartelle esattoriali

Entro il 30 aprile prossimo vanno pagate le rate scadute della rottamazione delle cartelle e del saldo e stralcio. È quello che si legge sul quotidiano Italia Oggi ed è quello che specifica il concessionario alla riscossione, cioè l’Agenzia delle Entrate Riscossione. A dire il vero la scadenza del 30 aprile è quella ufficiale, ma ci sarà tempo per onorare il dovuto fino al 9 maggio 2022. Infatti come previsto dalla normativa vigente, il termine di scadenza ha un periodo di 5 giorni di tolleranza che sono giorni lavorativi. Pertanto la scadenza ultima è quella di lunedì 9 maggio 2022.

Cosa devono sapere i contribuenti alle prese con le cartelle di rottamazione ter e saldo e stralcio

Arriva quindi la scadenze della Pace fiscale che aveva promosso dilazioni dal pagamento in misura agevolata con i due famosi provvedimenti del saldo e stralcio e della rottamazione delle cartelle. la scadenza è quella utile a mettersi a posto per quanto riguarda le rate che scadevano nel 2020 e non ancora pagate dai contribuenti indebitati. In pratica si avvicina la scadenza dei termini per i contribuenti i cui piani dilazionati nel 2020 erano stati lasciati in sospeso con tanto di decadenza dal beneficio della rateizzazione. SI tratta di contribuenti che erano decaduti da questi piani agevolati prima che il governo imponesse lo stop alla riscossione a causa dei noti problemi relativi alla pandemia da Coronavirus. Si rammenda che lo stop alla riscossione dovuto alla crisi economica successiva alla pandemia è datata 8 marzo 2020.

Una specie di ripescaggio che adesso va ottemperato

Come è noto, lo stop alla riscossione produsse anche, quello che il quotidiano prima citato chiama ripescaggio. In altri termini, venne offerta ai contribuenti, per evidenti ragioni di sostegno in una fase di grave crisi ed emergenza, la possibilità di poter ripresentare una  richiesta di dilazione, sempre in modalità agevolata, a prescindere dal saldo delle rate scadute. In pratica, ancora agevolazioni nonostante  il precedente piano di pagamento non era stato completato. Infatti, in questa situazione, stando ai dati presenti, sono circa 500.000 contribuenti.

Chi non ha adempiuto alle precedenti scadenze adesso non può sbagliare

Tutti questi indebitati sono quelli che non riuscirono a far fronte alla scadenza del 14 dicembre 2021. Era la scadenza del pagamento delle rate di rottamazione ter e saldo e stralcio per gli anni 2020 e 2021. La decadenza dal beneficio di chi non ha adempiuto alle precedenti scadenze, è venuta meno. Questo grazie ad un intervento del governo che in pratica ha rielaborato il calendario dei pagamenti della Pace fiscale donandogli validità retroattiva.

Le nuove scadenze del calendario

Tutte le rate del 2020, 2021 e 2022 possono ancora essere sanate. E quelle dell’anno 2020 andrebbero in scadenza come già detto entro il 9 maggio prossimo. Sia per la rottamazione ter che per il saldo e stralcio è considerato tempestivo il pagamento a condizione che entro il 30 aprile (9 maggio con la tolleranza di 5 giorni lavorativi),  le rate 2020 vengano saldate.

Quindi, la decadenza dal beneficio corrisposto slitta, come il concessionario ha precisato rispondendo alle FAQ,  dal 31 dicembre 2021 al 30 aprile 2022. Un intervento del governo questo, con due obbiettivi. Infatti, oltre ad agevolare i contribuenti, si mira a rimettere in carreggiata lo Stato. Erario che per via della decadenza dei benefici prima previsti, rischiava un ammanco di introiti rispetto alle previsioni iniziali.

Le cartelle esattoriali sono sempre troppe, oltre 16 milioni nonostante i tanti provvedimenti del governo

Rottamazione uno, due e tre, saldo e stralcio, condono dei debiti obsoleti, cartelle esattoriali annullate. Il governo italiano, e non solo questo presieduto da Mario Draghi, ha adottato da tempo numerosi provvedimenti relativi ad alleggerire il peso delle cartelle esattoriali ai contribuenti italiani. Provvedimenti per fare cassa per lo Stato ma anche provvedimenti per alleggerire la mole di lavoro dell’erario. E come già detto, per dare una mano ai contribuenti indebitati. Ma non tutto sembra essere andato per il verso giusto. Sul sito “pmi.it” si parla di oltre 16 milioni di cartelle esattoriali ancora caricate ai contribuenti. Una mole impressionante. Un problema serio che come vedremo, rischia di peggiorare nei prossimi anni.

Le cartelle esattoriali riguardano una enorme popolazione

Con oltre 16 milioni di contribuenti alle prese con cartelle esattoriali e ruoli dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, sorge il dubbio che i provvedimenti di sanatoria fin quì varati non abbiano sortito l’effetto sperato. Tradotto in euro, i 16 milioni di contribuenti alle prese con debiti di varia natura, devono allo Stato qualcosa come 1.100 miliardi di euro. Questa è la stima del sito prima citato. Certo, ci sono tanti fattori che hanno determinato questo numero così elevato di ruoli ancora pendenti. Le sanatorie del governo miravano a ridurre questo autentico disastro, ma la crisi successiva al Covid, la perdita di occupazione, l’aumento dei prezzi e adesso la crisi Ucraina, hanno ingessato anche i piani di pagamento di molti contribuenti. Italiani che pensavano di pagare ma che alla fine sono decaduti dai provvedimenti. Nonostante le proroghe e le riaperture dei termini che sempre il governo ha deciso di applicare.

Oltre 130 milioni di cartelle in mano all’Agenzia delle Entrate Riscossione

Ricapitolando, sono oggi 16 i milioni di contribuenti che sono alle prese con le cartelle esattoriali. Sono 1.100 miliardi di euro i crediti vantati dalla riscossione nazionale. Un magazzino crediti enorme. Alla voce debiti fiscali oggi l’erario conta 130 milioni di cartelle esattoriali. Ma anche 240 milioni di crediti da riscuotere. Numeri peggiorati dopo la notizia del passaggio con annessione, di Riscossione Sicilia in Agenzia delle Entrate Riscossione. Oltre a questo, anche la sospensione delle attività di riscossione che è stata decisa dal governo per aiutare le famiglie nel grave periodo di pandemia, ha scatenato questo incremento sproporzionato del magazzino crediti del Fisco nostrano. E la soluzione stenta ad essere trovata visto che nonostante i tanti provvedimenti che sembravano ottimali, i risultati latitano.

Anche Ernesto Maria Ruffini ha presentato il problema con dati eloquenti

È anche vero che come ha confermato il numero uno dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini in audizione alla Camera dei Deputati, i crediti presenti sono a partire da ben 22 anni fa. Va considerato che nonostante le tante adesioni ai programmi di sanatoria, il numero dei ruoli cresce sempre più. In effetti, a conti fati, che sono quelli del Presidente Ruffini, ogni anno i crediti dell’erario salgono di 70 miliardi a fronte dei soli 10 miliardi che si riescono ad incassare. In altri termini, il trend rischia di peggiorare nei prossimi mesi visto il perdurare della crisi. Ipotizzare che a fine anno saranno molti di più i crediti vantati, i contribuenti indebitati e chi non riesce a completare i piani rateali di rottamazione e saldo e stralcio non è certo una cosa inimmaginabile.