Fare causa contro Agenzia delle Entrate, la guida alle liti fiscali

Fare causa al Fisco e quindi ad Agenzia delle Entrate è una possibilità che la legge consente. Cittadini privati e imprese, possono intentare causa contro gli atti che le Entrate, anche tramite la sua branca interna delle riscossione, attivano contro i contribuenti.

Il rapporto tra contribuente e Fisco in materia di liti fiscali (questo il termine extra giuridico che si utilizza per definire le cause tra cittadini e Fisco) è sbilanciato. Infatti in genere in una lite tra due soggetti paritari di fronte ad un giudice, c’è chi denuncia e chi si deve difendere, e questo può essere reciproco da entrambi i soggetti in causa.

Con le Entrate in genere è sempre il contribuente a denunciare, cioè a chiedere l’intervento di un soggetto terzo quale è un giudice. In materia possiamo dire che il contribuente, sia esso una persona fisica piuttosto che un soggetto giuridico, è l’attaccante, mentre le Entrate o il concessionario alla riscossione, sono i difendenti.

Ma come funzionano le liti fiscali? Ecco una dettagliata guida per capire il meccanismo e cosa la legge consente al contribuente.

L’Agenzia delle Entrate non ha bisogno di promuovere azioni legali, il contribuente si

La disparità di rapporto tra contribuente e Agenzia delle Entrate è a favore di quest’ultima. Per far valere le proprie ragioni un contribuente deve presentare ricorso, chiedendo ad un giudice o ad altro organismo deputato, di stabilire se le sue ragioni sono quelle valide.

Le Entrate non hanno questo bisogno, perché basta una cartella di pagamento, una ingiunzione di pagamento, un avviso di accertamento, per avere in mano un titolo che di fatto obbliga il contribuente a pagare. Nessuna sentenza di un giudice serve alle Entrate per mettere all’angolo il contribuente, cioè per costringerlo ad adempiere al pagamento.

In linea di massima quindi, possiamo definire lite fiscale come quell’azione di contestazione che un contribuente promuove verso il Fisco. Una lite fiscale è promossa da un contribuente contro le richieste di pagamento di un Ente pubblico (non necessariamente le Entrate, anche se nella maggior parte dei casi è contro di loro che il cittadino ricorre). Il Tribunale competente in materia è il CTR, acronimo di Commissione Tributaria Regionale. In alternativa ci si può rivolgere alle Commissioni Tributarie Provinciali (CTP). La Suprema Corte di Cassazione invece è l’ultimo anello della catena. Alla Cassazione si arriva dopo i passaggi precedenti alle Commissioni, quando si fa appello contro la sentenza di queste ultime.

Il propedeutico passaggio della mediazione

Se la richiesta di pagamento dell’Agenzia delle Entrate è di basso importo (e per il Fisco questo significa sotto i 20.000 euro), si parte sempre da un tentativo di conciliazione. In pratica si cerca di risolvere la situazione prima di giungere dinnanzi le Commissioni, cioè davanti al giudice. Lo strumento è la mediazione tributaria. La mediazione non è facoltativa ma deve essere lo strumento propedeutico alle altre successive azioni. In pratica si cerca un accordo con l’Ente impositore, portando le motivazioni del ricorso a conoscenza di quest’ultimo nella speranza che sia già lo stesso Ente ad accogliere il ricorso come buono e annullare la richiesta di pagamento.

Si tratta di una specie di anticipazione che il contribuente da alle Entrate. Un anticipo che fa riferimento  ai contenuti del suo ricorso.Ben consci del fatto che decorsi i termini di risposta delle Entrate, o al rigetto dell’istanza, passerà alla CTR o alla CTP. L’istanza di mediazione deve pervenire all’Ente impositore entro 60 giorni dalla relata di notifica. Due mesi di tempo da quando l’atto è stato recapitato al contribuente. A mediazione fallita, entro 90 giorni dalla presentazione dell’istanza si passa al deposito del ricorso presso il giudice competente in materia.

Cartelle, ecco entro quando va pagata la rata della rottamazione ter di febbraio 2022

Si potrà pagare entro il 7 marzo 2022 la rata della rottamazione ter in scadenza al 28 febbraio prossimo. La scadenza è valida per i soggetti che abbiano rispettato la maxi scadenza dello scorso 14 dicembre. A fare chiarezza sulla scadenza ultima del pagamento della rata è la sezione Riscossione dell’Agenzia delle entrate (Ader). Il pagamento della prossima scadenza è importante per poter continuare a mantenere il piano di rateizzazione del debito residuo.

Quando scade la prossima rata della rottamazione ter per le cartelle esattoriali?

La scadenza del 28 febbraio 2022, con termine ultimo di pagamento al 7 marzo prossimo, è valido per i soggetti che abbiano rispettato il termine di pagamento del 14 dicembre 2021. Tale scadenza si riferiva alle rate di rottamazione che, in origine, erano in scadenza negli anni 2020 e 2021. La scadenza ultima del 7 marzo deriva dal periodo di tolleranza dei 5 giorni. Il 7 marzo è il primo giorno lavorativo susseguente al 5 marzo.

Cosa succede se non si paga in tempo la rata della cartella della rottamazione ter?

In caso di mancato pagamento, anche parziale, oppure di ritardo superiore alla data ultima di scadenza del 7 marzo della rottamazione ter, il debitore incorre in varie situazioni penalizzanti. In primo luogo, si ricompone il debito originario con l’aggravio degli interessi di mora e delle sanzioni. Al debito va, naturalmente, sottratto l’importo già versato. In secondo luogo, si perde il piano di rateazione dell’importo residuo da pagare. E, inoltre, l’agente della riscossione può legittimamente esercitare le azioni esecutive nei confronti del soggetto debitore.

Si può procedere con una nuova rateazione delle rate da pagare nella rottamazione ter?

Diversamente da quanto disponeva il comma 3 bis dell’articolo 68 del decreto legge numero 18 del 2020, non è ammessa alcuna possibilità di stabilire un nuovo piano di rateazione delle rate della rottamazione ter nel caso in cui si salti una sola delle scadenze previste. L’articolo 68, invece, prevedeva la possibilità di poter stabilire un nuovo piano di rateazione dell’importo residuo ma limitatamente alle decadenze verificatesi entro il 31 dicembre del 2019.

Mancato pagamento delle rate della rottamazione ter, i casi di pignoramento, fermo veicoli e preavvisi

Nel caso di mancato pagamento delle rate della rottamazione ter, oltre alla caduta del piano di rateazione, l’agente della riscossione può procedere con il pignoramento. In tal caso, il soggetto riceve una intimazione a pagare le somme dovute entro i cinque giorni successivi. Non vi è alcun atto di intimazione e preavviso per quanto riguarda il fermo dei veicoli o l’ipoteca.

Cartelle esattoriali, quali sono le prossime rate della rottamazione ter?

Superata la scadenza del 28 febbraio (con termine ultimo al 7 marzo 2022), i prossimi termini per il pagamento delle rate della rottamazione ter sono fissati al:

  • 31 maggio 2022;
  • 31 luglio 2022;
  • 30 novembre 2022.

 

Cartelle esattoriali, slittano i termini di pagamento

Cartelle esattoriali un emendamento del Decreto Mille proroghe prevede una dilazione di pagamento, ecco di cosa si tratta.

Cartelle esattoriali, per quali debiti si sta parlando?

Le cartelle esattoriali sono un incubo per molti italiani. Tuttavia sono somme che devono essere pagate prima o poi. Grazie alla rateizzazione c’è possibilità di mettersi in regola pagando i debiti poco alla volta. Ma grazie al Decreto Mille proroghe sono previste delle dilazioni di pagamento, oltre a quelle già previste. Dunque la proroga dovrebbe riguardare i pianti di dilazione che hanno beneficiato della decadenza del beneficio anteriore al periodo della sospensione.

Anche le richieste di rateizzazione presentate dal 1 gennaio e il 30 aprile 2022. Richiesta di rateizzazione che prevede al massimo settantadue rate mensili. Secondo quanto previsto dal Decreto Mille proroghe la richiesta di rateizzazione potrebbe essere spostata fino al 30 aprile 2022, allungando così il termine del 31 dicembre 2021, che ovviamente ormai è scaduto.

Cosa prevede il piano di rateizzazione delle cartelle esattoriali

Secondo quanto stabilito dal Governo, le modalità di rateizzazione sono due:

  • per le cartelle con importo inferiore a 5 mila euro è possibile rateizzare i pagamenti in un massimo di 8 rate trimestrali di pari importo;
  • per i debiti di importi superiori a 5 mila euro, è possibile rateizzare i pagamenti in un massimo di 20 rate trimestrali di pari importo. 

Inoltre la prima rata si deve pagare entro 30 giorni dalla ricezione della comunicazione da parte dell’Agenzia delle entrate. Le altre a seguire hanno una valenza trimestrale, anche nel caso di rottamazione. Inoltre si ricorda che il mancato pagamento di una rata comporta la perdita del beneficio della rateizzazione.

Le multe in caso di inadempimento

L’articolo 3 del decreto legislativo n.159/2015 ha previsto alcune ipotesi di inadempimento che però non comporta la decadenza della rateizzazione.

Dunque se la rata viene versata per una frazione non superiore al 3% e comunque non superiore a 10 mila euro, si procede all’iscrizione al ruolo della frazione non pagata, dei relativi interessi e della sanzione commisurata all’importo non versato. Ma cosa fondamentale, non si perde il beneficio della stessa rateizzazione. Tuttavia ci sono altri casi che evitano l’iscrizione al ruolo, se il pagamento avviene entro 90 giorni e se:

  • la frazione non pagata, gli interessi legali e la sanzione in misura ridotta, nei casi di insufficiente versamento della rata, per una frazione non superiore al 3% e, in ogni caso, a 10.000 euro
  • gli interessi legali e la sanzione in misura ridotta, nei casi di tardivo versamento, non superiore a 7 giorni.

Le stesse disposizioni si applicano anche alle somme da versare a seguito del ricevimento delle comunicazioni riguardanti l’esito dell’attività di liquidazione effettuata sui redditi soggetti a tassazione separata, nonché delle comunicazioni relative alle liquidazioni periodiche Iva.

Nuovo condono cartelle esattoriali? Le ultime novità

Verrebbe sicuramente accettata di buon grado da tutti una nuova sanatoria delle cartelle esattoriali, una nuova rottamazione delle cartelle magari.
Siamo ancora alla rottamazione ter e al saldo e stralcio. Provvedimenti che sono stati interessati da alcune novità importanti. Ma era altro che i contribuenti italiani indebitati con il Concessionario alla Riscossione si aspettavano dalla legge di Bilancio.
Il decreto fiscale classico collegato alla legge di Bilancio non ha prodotto nulla di nuovo. Soprattutto in riferimento ad una possibile nuova Pace Fiscale nulla è stato fatto. Eppure durante i lavori di stesura della nuova manovra finanziaria, se ne era discusso molto di un nuovo condono delle cartelle.

I provvedimenti di oggi, condono, sanatorie e rottamazione cartelle esattoriali

Anche se la legge di Bilancio col suo decreto Fiscale sono già passate, non sono tramontate le ipotesi di una nuova sanatoria dei debiti.
Sono già stati introdotti in questi mesi, provvedimenti riguardanti il prolungamento dei termini di pagamento delle rate già scadute di rottamazione ter e di saldo e stralcio.
Parliamo di quei provvedimenti che consentivano ai contribuenti di fare pace col fisco pagando meno interessi e meno sanzioni.
Ciò che molti contribuenti vorrebbero vista la grave crisi economica di oggi è un’altra estensione di queste scadenze. Probabilmente però, servirebbero anche altre cose. Un esempio sarebbe un nuovo condono. Forse ciò che servirebbe ancora di più, è un nuovo condono delle cartelle esattoriali con annessa la rottamazione quater.

Gli emendamenti alla legge di Bilancio, segno che ci hanno provato a mettere mano alle cartelle esattoriali

Il fatto che sia argomento caldo lo dimostrano gli emendamenti alla legge di Bilancio.
Come già detto, durante la stesura della legge di Bilancio, nei vari passaggi parlamentari, alcuni indizi sulla volontà di mettere mano alla materia ci sono stati.
Diversi gli emendamenti presentati, anche se tutti respinti. Proposte correttive alla legge di Bilancio che hanno avuto come oggetto la nuova sanatoria, o condono che dir si voglia. Anche in seno alla maggioranza del governo qualcuno avrebbe voluto provvedimenti di questo tipo. Infatti la maggior parte delle proposte pervenute nei passaggi parlamentari della legge di Bilancio riguardavano proprio i partiti di maggiornaza.

La nuova Pace Fiscale possibile ancora?

La Pace Fiscale 2022 rientra tra i temi più dibattuti dalla maggioranza politica. Non sono pochi gli emendamenti collegati alla Legge di Bilancio aventi ad oggetto una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali.
Respinte tutte le proposte però.  Con il governo che ha deciso di riaprire i termini per molti contribuenti decaduti da saldo e stralcio e rottamazione cartelle, perché in ritardo coi pagamenti di alcune rate.
Infatti l’esecutivo ha introdotto lo slittamento dei termini di pagamento delle cartelle. Si è passati così da 60 giorni a 180 giorni.
Ma sono davvero molti i contribuenti italiani a cui servirebbero nuovi slittamenti, nuove rate e nuove sanatorie.

Cosa servirebbe secondo molti contribuenti alle prese con ruoli e debiti

Certo, niente è facile come sembra.  Ed una nuova Pace Fiscale, da predisporre con un intervento singolo in corso di anno tutto è tranne che semplice. Le lungaggini burocratiche italiane non aiutano certo. Ma qualcosa andrà pure fatto visto che viviamo in un periodo che tra emergenza sanitaria ed economica non ha eguali nella memoria più recente.
Occorrono novità ulteriori oltre a quanto è stato fatto col decreto Sostegni lo scorso anno. Infatti nel 2021, di fatto, furono portati a condono alcuni ruoli affidati al Concessionario alla riscossione. Parliamo dei carichi affidati all’Agenzia delle Entrate Riscossione tra primo gennaio 2000 e 31 dicembre 2010.
Si tratta di quei debiti fino a 5.000 euro a carico di persone fisiche e soggetti diversi, con sanatoria concessa ma limitata. Infatti fu appannaggio di chi ha percepito, nell’anno d’imposta 2019, un reddito imponibile fino a 30.000 euro.

Cartelle esattoriali, nuove proroghe e tutte le novità

Lo stato di emergenza continua ancora oggi e sarà così fino al 31 marzo prossimo, sempre che non venga ulteriormente prolungato. E se questo perdura, inevitabilmente alcune misure emergenziali devono essere protratte. Una di queste è la scadenza delle cartelle esattoriali, che il governo (anche i precedenti rispetto a quest’ultimo di Mario Draghi), da inizio pandemia ha ritoccato.

Impensabile non intervenire in questo ambito dal momento che oltre all’emergenza sanitaria c’è quella economica. E quest’ultima forse è più grave o almeno uguale alla prima. I governi hanno pensato di addolcire il momento negativo dei cittadini, rendendo meno rigido il meccanismo della riscossione.

E così anche nell’ultima legge di Bilancio, per il tramite del suo classico collegato, il decreto Fiscale, escono nuove proroghe e nuove scadenze. E per i cosiddetti balzelli con cui milioni di cittadini, contribuenti e famiglie hanno a che fare, si alleggeriscono i carichi.

Decreto Fiscale: nuove scadenze per le cartelle esattoriali

“Misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili”, questo è il decreto Fiscale che come sempre accompagna (ma sarebbe meglio dire, anticipa), la manovra finanziaria.

E nell’atto ecco che sono state introdotte le proroghe dei termini di pagamento delle cartelle e degli avvisi di accertamento inviati dall’Agenzia delle Entrate in questi mesi di emergenza sanitaria.

Slittato quindi al 9 dicembre 2021, il termine di scadenza delle rate di rottamazione-ter e  saldo e stralcio. Parliamo di quelle rate relative agli anni 2020 e 2021.E scadenza che arriva al 14 dicembre per via dell’ormai noto periodo di salvaguardia o di tolleranza di 5 giorni.

Slittano le scadenze anche per le cartelle esattoriali che hanno la data di notifica compresa tra il primo settembre 2021 e il 31 dicembre 2021. Come è noto, le cartelle vanno pagate entro i canonici 60 giorni. In virtù di questa proroga però, si passa a 180 giorni. Proroga che naturalmente, essendo emergenziale, non prevede l’applicazione degli interessi di mora che in genere si applicano alle dilazioni o ai ritardati pagamenti.

Cambiano anche i piani di rateizzazione

Per i piani di dilazione che i contribuenti indebitati con il Fisco hanno  già ottenuto entro il giorno 8 del mese di marzo 2020, si estende una tutela.Parliamo del rischio di decadere da questo beneficio. Infatti passano da 10 a 18 le rate non pagate che portano il contribuente a perdere il beneficio della dilazione e rateizzazione del pagamento. Cambia anche la data del termine ultimo entro cui saldare le rate in scadenza nel periodo di sospensione della riscossione. Periodo che ricordiamo, è stato introdotto a partire dall’8 marzo 2020 e fino al 31 agosto 2021. Si passa dal 30 settembre 2021 al 31 ottobre 2021.

SI riduce il tetto massimo degli importi dei debiti che per essere considerati utili alla dilazione, prevedono una giustificazione di momentanea difficoltà economica del contribuente. Prima solo per importi superiori a 100.000 euro occorreva documentare la situazione di difficoltà, adesso si parte da 60.000 euro.

I nuovi piani di rateizzazione nel 2022 però perdono il beneficio delle 10 rate non pagate che fanno  decadere dal beneficio. Si torna infatti a 5 rate non pagate anche se discontinue.

Cartelle esattoriali, come devono essere e come contestarle

La cartella esattoriale è lo strumento che una volta Equitalia e adesso Agenzia delle Entrate Riscossione utilizza per un recupero di un credito che un contribuente ha con un Ente. Con le cartelle esattoriali hanno a che fare milioni di contribuenti. Proprio l’elevato numero di contribuenti che hanno a che fare con le cartelle, ha spinto i governi che si sono succeduti in questi ultimi anni alla guida del Paese, a produrre provvedimenti di sanatoria e condoni.

Per i contribuenti poi, c’è sempre la possibilità di chiedere una dilazione del pagamento. Ma in ogni caso si parla di cartelle relative a tasse, imposte o multe, effettivamente dovute. Non è raro imbattersi in cartelle derivanti da imposte o tributi, non dovuti o addirittura, già onorati. E molte altre volte, sono proprio le cartelle a presentare quei vizi che le rendono inesigibili da parte dello stesso Concessionario alla riscossione che ha provveduto a spedirle al contribuente.

Le cartelle esattoriali, cosa sono?

Ricapitolando, le cartelle esattoriali sono lo strumento con cui Ader va ad incassare, o almeno prova ad incassare, i crediti che un Ente ha nei confronti del contribuente. Crediti che evidentemente l’Ente ha provato ad incassare senza riuscirci. Si parla di ruolo nel momento in cui un debito di un contribuente passa dall’Ente a cui andrebbe pagato, al Concessionario alla riscossione.

E così, un bollo auto non pagato alla propria Regione, diventa cartella una volta che passa ad occuparsene l’Agenzia delle Entrate Riscossione. Allo stesso modo, una multa per divieto di sosta da pagare al Comune, se l’Ente non riesce ad incassarla, diventa ruolo passando nelle mani del Concessionario.

Le cartelle esattoriali vengono notificate ai contribuenti e rappresentano un invito a pagare entro sessanta giorni. Decorsi questi due mesi, si passa alle procedure di esecuzione forzata, ai fermi amministrativi dei veicoli ed eventualmente a pignoramenti e così via.

Cosa deve avere la cartella per essere lecita

Se non è lecito il tributo, la tassa o qualsiasi altro oggetto della cartella, evidente che si possa fare ricorso. In questo caso non è certo al Concessionario alla riscossione che bisogna appellarsi, bensì all’Ente a cui il balzello da cui nasce la cartella, era dovuto. Una cartella per una dichiarazione dei redditi errata per esempio, se c’è qualcosa che rende la richiesta del Fisco illecita, va contestata all’Agenzia delle Entrate e non all’Agenzia delle Entrate Riscossione che è solo “il braccio armato del Fisco”, essendo l’organo che deve solo incassare la pretesa.

Va ricordato che occorre verificare se anche l’Ente a cui il balzello andava pagato, ha seguito le regole, se il debito non è prescritto e così via.

Per questo la cartella deve essere prodotta in un certo modo. Infatti per essere a norma e non contestabile, la cartella deve riportare:

  • Il nome dell’Ufficio emittente;
  • La descrizione degli addebiti con le dovute motivazioni;
  • Le istruzioni sulle modalità di pagamento;
  • Tutte le indicazioni relative alle eventuali modalità di pagamento e di contestazione.

Cosa fare se la cartella è corretta

Se la cartella ha tutti i crismi della correttezza, il pagamento come già detto scatta obbligatorio e va onorato entro i canonici 60 giorni. In alternativa si può chiedere all’Agenzia delle Entrate Riscossione, di accedere al pagamento dilazionato con un numero di rate differente di volta in volta in base all’entità del debito e alla situazione specifica del contribuente.

Va ricordato che per cifre elevate, di norma superiori a 25.822 euro, la rateizzazione è ammessa solo dietro l’apertura da parte del contribuente indebitato, di una assicurazione o di una fideiussione bancaria.

Come anticipato, il mancato pagamento della cartella può portare a conseguenze ben più gravi. Infatti il Concessionario alla riscossione può:

  • Iscrivere ipoteca sui beni immobili del debitore e dei suoi coobbligati;
  • Attuare il fermo amministrativo dei beni mobili che il debitore possiede, come può essere una auto;
  • Avviare l’espropriazione forzata tanto dei beni mobili che immobili;
  • Pignorare anche presso tersi, stipendi, pensioni e conti correnti, con i limiti prestabiliti dalla legge.

Come  contestare  le cartelle esattoriali

Come dicevamo, è sempre l’oggetto della cartella la prima cosa da verificare se si vuole capire se si è tenuti a pagare o meno. Se è la tassa o la multa ad essere illecita, il ricorso va presentato all’Ente a cui il pagamento era dovuto. E se il ricorso va a buon fine, è proprio questo Ente che provvede a comunicare al Concessionario l’evento e quindi a chiedere allo stesso Concessionario di cancellare la cartella e la posizione debitoria del contribuente per lo specifico caso.

In una sola occasione può servire il ricorso contro la cartella vera e propria a prescindere dall’oggetto della stessa. Se la cartella è sbagliata, nel senso che la cartella stessa ha dei vizi. Magari se manca qualcosa tra quei dati obbligatori prima citati. Oppure se è stata inviata in maniera sbagliata come notifica. In questo caso il ricorso va fatto direttamente al Concessionario e non all’Ente che vanta il credito.

Rateizzazione cartelle esattoriali, conviene? la guida

Le cartelle esattoriali sono una esperienza con cui un contribuente su due ha avuto a che fare, almeno stando alle statistiche. Non bisogna essere evasori fiscali per trovarsi ad avere a che fare con una cartella di pagamento per un tributo, una tassa o una multa non pagate per tempo.

E sono davvero molteplici le cause che possono portare un contribuente ad impattare su una cartella esattoriale. Dimenticanza, difficoltà economiche anche momentanee, errate considerazioni. Da diversi anni a questa parte non passa manovra di Bilancio con il suo decreto Fiscale collegato, che non preveda sanatorie, rottamazioni cartelle e incentivi a regolarizzare la posizione.

Per esempio, i debiti fino a 5.000 euro che un contribuente si trova a carico fino a tutto il 2010, o meglio, i ruoli fino al 31 dicembre 2010, sono di fatto condonati. Ma per quelli successivi non ci sono sanatorie, nessuno sconto e nessuna scialuppa di salvataggio. Vanno onorati, cioè pagati. L’unica cosa che può offrire l’Agenzia delle Entrate Riscossione, nuovo Concessionario che ha sostituito Equitalia, è la rateizzazione.

Cartelle esattoriali e ruoli, cosa significa?

Il primo punto da tenere in considerazione per capire se si rientra o meno in un provvedimento di sanatoria è la data di iscrizione a ruolo. Quando si parla di debiti con il Concessionario della riscossione, entro una determinata data per poter rientrare in un provvedimento di sanatoria, si fa riferimento al cosiddetto ruolo.

Questo vale per il condono dei debiti fino a 5.000 euro di cui accennavamo prima, ma vale anche per i provvedimenti di sanatoria come la rottamazione o il saldo e stralcio. Si tratta di provvedimenti con cui il Agenzia delle Entrate Riscossione offriva al contribuente la possibilità di mettersi i regola in misura agevolata. In pratica, con sconti su sanzioni ed interessi e pure in diverse rate. Ma solo per i ruoli fino ad una determinata data, sia essa il 31 dicembre 2018 piuttosto che il 31 dicembre 2019.

Ruolo non significa debito con l’Ente a cui la multa o la tassa era dovuta. La data di iscrizione a ruolo è quella a partire dalla quale l’Ente a cui il balzello era dovuto, ha affidato ad Ader il compito di incassare. E così, tornando all’esempio dei debiti fino al 2010, può capitare che non vi rientri un bollo auto 2008 piuttosto che uno 2009, per il solo fatto che la data di iscrizione a ruolo era successiva al 31 dicembre 2010.

Le rate per le cartelle esattoriali, come funzionano?

Per debiti fiscali, tributari, per sanzioni e multe per violazioni del codice della strada e per qualsiasi altro debito che è a carico di un contribuente e sotto la gestione di Agenzia delle Entrate Riscossione, che non rientra in condoni, sanatorie e così via, non resta che la strada della rateizzazione.

Le cartelle esattoriali possono essere pagate a rate. La rata è mensile e fino ad un massimo di 72 rate, ovvero 6 anni. Per via della situazione emergenziale che da due anni stiamo vivendo con il Covid-19, in via eccezionale è stato predisposto un piano straordinario di rateizzazione che può arrivare a 120 rate, ovvero a 10 anni.

Ma questo solo in determinate circostanze, perché la soglia delle 72 anni è quella che possiamo benissimo definire canonica, o facente parte del piano ordinario di rateizzazione.

Quando le cartelle esattoriali rientrano nelle maxi rateizzazioni a 10 anni

La nuova rateazione decennale è possibile solo quando un contribuente si trova in una condizione di riduzione della propria capacità reddituale, piuttosto grave. In linea di massima ciò viene concesso a condizione che la rata fuoriuscita dal piano da 72 rate, sia superiore al 20% del reddito mensile del contribuente indebitato e del suo nucleo familiare.

La prova della situazione economica precaria di un nucleo familiare viene determinata in base all’Isee. Per questo il contribuente che vuole accedere al maxi piano rateale di 10 anni dovrà avere una Dsu (Dichiarazione Sostitutiva Unica) in corso di validità ed allegare l’Isee alla istanza di rateizzazione.

Domanda e interessi da applicare agli importi dovuti

Per poter ottenere la rateizzazione occorre presentare istanza all’Agenzia delle Entrate Riscossione. La domanda può essere prodotta in maniera cartacea recandosi agli uffici territoriali di Ader. In alternativa si può fare tutto con lo Spid, il Sistema Pubblico di Identità Digitale. Basta autenticarsi sul sito del Concessionario alla riscossione e presentare domanda in maniera telematica. Si può fare tutto anche per chi ha la Carta di Identità Elettronica che da lo stesso accesso ai servizi telematici della Riscossione.

Al termine dell’istanza, sarà Ader a confermare l’accettazione ed a rilasciare i bollettini per il pagamento rateale. Nelle istanze telematiche Ader rilascia i primi bollettini di pagamento,  in genere i primi 10 mesi, mentre i successivi arrivano a casa del contribuente o possono essere scaricati per la stampa, in una fase successiva.

Per un debito di importo inferiore ai 100mila euro, la rateizzazione è concessa automaticamente alla presentazione dell’istanza. Naturalmente l’operazione non è gratuita, ecco perché ogni contribuente deve verificare il parametro relativo al confronto costo beneficio. Infatti il piano di rateizzazione prevede l’applicazione degli interessi.

È il corrispettivo da versare per la dilazione del pagamento che fa lievitare il totale da versare in maniera proporzionale al numero di rate richiesto. E gli interessi applicati variano in base alla natura del debito, cioè dal balzello da cui scaturisce la cartella esattoriale. In questo viene in aiuto il sito istituzionale del Concessionario, cioè agenziaentrateriscossione.gov.it che recita testualmente che:

  • Il tasso di interesse per la rateizzazione del pagamento dei debiti di natura erariale è pari a al 4,5% annuo;
  • Il tasso di interesse per la rateizzazione del pagamento dei debiti di natura previdenziale e assistenziale è pari al 6% annuo;
  • Per tutti i debiti diversi da questi, si applica il tasso previsto dall’art. 21 del DPR n. 602/1973.

Cartelle esattoriali scadute, ecco la via d’uscita in assenza di rottamazione

Le cartelle esattoriali sono l’incubo di molti contribuenti. Per il 2022 sembra non esserci in vista nessuna rottamazione, ecco cosa fare.

Cartelle esattoriali, la scadenza del 31 marzo 2022

Durante lo scorso anno molte cartelle esattoriali sono state poste a saldo e stralcio e rottamazione. Una misura che sembra essere piaciuta e di cui hanno approfittato molte persone. Mentre per il 2022 sembra non esserci provvedimenti in tal senso. Anche se forse sono molte le forze di governo che spingono in questa direzione.

Infatti tutte le cartelle esattoriali che arriveranno dal primo gennaio al 31 marzo 2022, avranno a disposizione 180 giorni per essere pagate. E quindi non più i soliti 60 giorni, ma circa sei mesi per quelle di gennaio. In questi 180 giorni non sono previsti né interessi e né more di alcun tipo.

Cosa succede se non si pagano le rate?

La pandemia ha portato molti contribuenti ad una situazione di difficoltà economica. Pertanto lo stato ha disposto una dilazione nei pagamenti delle cartelle per permettere a chiunque di mettersi in pari. Una  manovra che è piaciuta a molti contribuenti. Anche se a dire il vero, e nonostante tutto, alcune rate potrebbero non essere state pagate. Cosa succede in questi casi?

Ecco se non si pagano le rate del piano di rateizzazione, decade l’intero piano. Infatti chi non paga perde i benefici previsti dalla definizione agevolata e riprendono a decorrere i termini di prescrizione e decadenza per il recupero dei carichi oggetto della dichiarazione di adesione. In tal caso i pagamenti effettuati diventano un acconto dell’importo dovuto. Tuttavia l’agente della riscossione prosegue l’attività di recupero, e il pagamento non può essere rateizzato (ai sensi dell’articolo 19 del dpr 602/1973).

Cosa succede se non si paga una sola rata?

Può succedere che non si paghi una sola rata. Ma c’è una via di evitare che il piano venga perso. Infatti entro un breve ritardo ci si può rimettere in carreggiata, attraverso un meccanismo della rateizzazione. Ma ovviamente più lungo è il ritardo più pesanti saranno le conseguenze.

Quindi anche se una rata non viene pagata, anche della rottamazione ter, conviene subito ricorrere a riparare i danni. Le conseguenze principali per il mancato pagamento delle rate sono:

  • uscita dalla sanatoria, se il tardo continua a prolungarsi;
  • il ritorno del carico debitorio pieno delle vecchie cartelle;
  • la decorrenza, quindi, dei termini di prescrizione e decadenza per il recupero dei carichi oggetto della rottamazione.

Infine se si hanno dubbi sulla propria posizione debitoria si può sempre accedere al servizio “Verifica lo stralcio dei debiti nella tua Definizione agevolata“, presso l’Agenzia delle entrate.

 

 

 

 

 

 

Cartelle esattoriali, come chiedere la rateizzazione nel 2022

Cartelle esattoriali sono scadute tutte le modalità di rateizzazione previste negli scorsi mesi scorsi. In attesa di nuovi provvedimenti, ecco cosa fare.

Cartelle esattoriali, non ci sono nuove regole

Non ci sono nuove regole per la rateizzazione delle cartelle esattoriali almeno fino ad oggi. Pertanto per il 2022 dovrebbero tornare i vecchi requisiti. Anche perché non vi è nessuna comunicazione e non si sa, per il momento, se il Governo predisporrà nuovi aiuti in tal senso.

Quindi per il 2022 dovrebbe tornare in vigore la soglia massima di 60.000 euro di debito. La rateizzazione viene concessa dall’Agenzia della riscossione ai senti dell’art. 19 del DPR 602/73, a tutti i soggetti che ne fanno richiesta. Tuttavia sono previste diverse tipologie di rateizzazione in relazione al totale dei debiti e alle condizioni economiche dichiarate e documentate.

Cartelle esattoriali, istanze per debiti fino a 60 mila euro

Per  le cartelle esattoriali di importi fino a 60 mila euro è possibile fare la rateizzazione attraverso due modi:

  • online tramite il servizio “Rateizza adesso” presente nell’area riservata;
  • compilando il modulo R1 da inviare tramite pec agli indirizzi indicati nel modulo.

Dunque sarà possibile pagare il debito fino a 72 rate (6 anni) con rate costanti o crescenti a seconda delle proprie disponibilità. L’ente potrebbe anche richiedere documentazione aggiuntiva a dimostrazione delle reali condizioni economiche.

Cartelle esattoriali, le istanze per debiti superiori a 60 mila euro

Anche per importi superiori a 60 mila euro si può richiedere la rateizzazione presentando domanda tramite gli indirizzi pec specificati nel modello R1. In questo caso è obbligatoria allegare copia dell’ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente) del nucleo familiare per attestare la temporanea difficoltà economica in cui versa la famiglia.

Se la richiesta sarà accolta, si potrà pagare fino ad un massimo di 72 rate come nel caso precedente, ma in questo caso c’è appunto bisogno di un piano di approvazione sui pagamenti. Mentre nel primo caso, con debiti inferiori a 60 mila euro, è un modo di pagare che possiamo definire automatico.

Per ottenere un piano straordinario di pagamento è necessario dimostrare perché non si riesce a utilizzare un piano ordinario. Con l’adozione del piano straordinario si ha la possibilità di pagare fino a 120 rate. Anche in questo caso va presentata richiesta all’Agenzia delle riscossioni. Se la domanda sarà accolta di pagare solo con rate costanti.

La decadenza del piano di rateizzazione

Ci sono casi in cui la rateizzazione decade, possiamo così riassumerli:

  • decesso del richiedente;
  • inadempienza per mancato pagamento di alcune rate;
  • assoggettazione del richiedente a procedura concorsuale;
  • società cancellate dal registro delle imprese

La “decadenza per inadempienza” si concretizza a fronte del mancato pagamento di un diverso numero di rate, anche non consecutive, in ragione della data di presentazione dell’istanza, indipendentemente dalla tipologia dell’istanza stessa (ordinaria o straordinaria). Più precisamente per le rateizzazioni:

  • in essere all’8 marzo 2020 (21 febbraio nel caso di soggetti residenti nella cosiddetta ex “zona rossa”), la decadenza si concretizza al mancato pagamento di 18 rate anche non consecutive (come previsto dal Decreto fiscale);
  • concesse dopo l’8 marzo 2020 e richieste fino al 31 dicembre 2021, la decadenza si concretizza al mancato pagamento di 10 rate anche non consecutive (come previsto dal decreto Ristori);
  • presentate e concesse successivamente al 1° gennaio 2022, la decadenza si concretizza al mancato pagamento di 5 rate anche non consecutive.

Pertanto fino a che non ci saranno nuove comunicazioni queste saranno le linee guida da applicare qualora si voglia chiedere la rateizzazione delle cartelle esattoriali.

 

 

 

Cartelle esattoriali 2022: proroga e decadenza dopo 5 rate, resta da pagare l’aggio

Si amplia l’arco temporale di pagamento delle cartelle esattoriali notificate fino al 31 marzo 2022. I contribuenti avranno più tempo per pagarle, fino a 180 giorni dalla data della notifica. La decadenza invece torna a scattare dopo cinque rate non pagate. A procedere con l’estensione dei termini di pagamento è stata la legge di Bilancio 2022 (legge numero 234 del 2021) che ha confermato e prolungato quanto già previsto dal decreto Fisco Lavoro all’articolo 2 del decreto legge numero 146 del 2021.

Cartelle esattoriali, entro quando bisogna pagarle?

L’estensione della scadenza di pagamento è prevista per le cartelle esattoriali che vengono notificate tra il 1° gennaio e il 31 marzo del 2022. I contribuenti avranno 180 giorni di tempo per procedere con il versamento a partire dalla data della notifica. Le ultime scadenze di pagamento saranno fissate a fine settembre prossimo. Già il decreto legge Fisco Lavoro aveva esteso i termini di pagamento delle cartelle esattoriali da 60 a 180 giorni. In particolare, il provvedimento si riferiva alle cartelle notificate tra il 1° settembre e il 31 dicembre 2021.

Cartelle esattoriali, termine di pagamento a 180 giorni: sono dovuti gli interessi o procedure cautelari o pignoramento?

La legge di Bilancio 2022 ha provveduto a prolungare i termini di pagamento delle cartelle relative al primo trimestre dell’anno. All’interno della scadenza dei sei mesi per il pagamento non sono dovuti gli interessi di mora. Analogamente, nello stesso periodo non si possono attuare procedure cautelari o avviato il pignoramento. Rimane invariato, invece, il termine per presentare il ricorso fissato in 60 giorni dalla data di notifica della cartella.

Cartelle esattoriali a 180 giorni, va pagato l’aggio? Ecco la risposta dell’Agenzia delle entrate

Sulle cartelle esattoriali che rientrano nel prolungamento della scadenza di pagamento a 180 giorni, deve essere pagato l’aggio? A questa domanda ha risposto l’Agenzia delle entrate riportando la regola consueta che vuole l’applicazione dell’aggio dal 3% al 6% quando il pagamento viene effettuato dopo i consueti 60 giorni. Con la maggiore concessione di tempo per il pagamento delle cartelle esattoriali ricevute fino a marzo prossimo, l’Agenzia delle entrate ha chiarito che non si può procedere con il raddoppio dell’aggio. Pertanto, per tutte le cartelle rientranti nei termini dei 180 giorni, l’aggio rimane invariato al 3%, senza raddoppiare.

Cartelle esattoriali, cosa cambia per gli accertamenti esecutivi o a seguito di sentenza della Cpt

Non risultano esserci novità dalla legge di Bilancio 2022 per quanto concerne i pagamenti derivanti dagli accertamenti esecutivi e quelli emessi in seguito alle sentenze dei Consulenti tecnici di Ctp. Nel primo caso, i pagamenti devono essere effettuati entro i termini ordinari. Se si tratta di un atto impoesattivo originario, la scadenza coincide con la data entro la quale sia possibile presentare ricorso. Se si tratta, invece, di atto impoesattivo secondario (dopo sentenza dei Ctp), la scadenza di pagamento è fissata in 60 giorni.

Cartelle esattoriali e domanda di rateazione di quanto dovuto: torna la decadenza con 5 rate non pagate

Per le cartelle notificate nel 2022, i contribuenti potranno chiedere la rateazione all’agente della riscossione. La rateazione torna a essere applicata con le misure consuete. Ciò vuol dire che non dovranno essere più applicate le agevolazioni vigenti durante il periodo di emergenza sanitaria ed economica. La causa di decadenza della rateazione, dal 1° gennaio 2022, è tornata a essere quella del mancato pagamento di cinque rate.

Cartelle esattoriali, quali notifiche non rientrano nel beneficio di pagamento di 180 giorni?

Infine, tra le cartelle che i contribuenti possono ricevere, non rientrano nel beneficio del prolungamento della scadenza a 180 giorni:

  • le ingiunzioni fiscali pervenute dai comuni;
  • quelle arrivate da concessionari privati che non si avvalgono dell’Agenzia delle entrate Riscossioni.

I termini di pagamento, in tutti questi casi, rimangono fissati a 60 giorni dalla data di notifica della cartella.