Comunicazione ISA 2022: cos’è, come funziona e vantaggi

La collaborazione tra fisco e cittadini e alla base della lotta all’evasione fiscale e gli ISA (Indici Sintetici di Affidabilità) costituiscono uno dei mezzi attraverso il quale l’Agenzia delle Entrate intende perseguire questo obiettivo, insieme alla fatturazione elettronica e all’incentivazione dei pagamenti con strumenti elettronici. Vediamo quali sono, come funzionano gli ISA e quali sono le novità previste per il 2022.

ISA: cosa sono gli Indici Sintetici di Affidabilità

L’Agenzia delle Entrate attraverso gli ISA, Indici Sintetici di Affidabilità, introdotti con il decreto legge 50/2017 per il periodo di imposta a partire dal 2018, riconosce al contribuente, lavoratore autonomo, professionista o qualunque altra tipologia di contribuente che non risulti escluso dall’applicazione di tale normativa, un punteggio, o meglio un voto, indicante la sua affidabilità fiscale. L’obiettivo di questa disciplina è superare studi di settore e parametri attraverso un meccanismo che sia il più possibile rispondente alla realtà economica del singolo contribuente.

Per i contribuenti che hanno un punteggio ISA elevato vi sono dei meccanismi premiali.

Come sono divisi gli indici ISA 2022

Gli indicatori ISA 2022 sono presi come punto di riferimento per diversi periodi di imposta (8) e ogni anno l’Agenzia delle Entrate provvede entro il 31 dicembre a dare informazioni circa gli indicatori che sono presi in considerazione per la comunicazione ISA successiva.

Gli indicatori utilizzati dall’Agenzia delle Entrate possono essere ricondotti in due macro-categorie:

  • indicatori elementari di affidabilità: nella maggior parte dei casi si tratta di corrispondenza tra i dati indicati nella dichiarazione dei redditi e quelli presenti nella comunicazione ISA e corrispondenza tra quanto dichiarato e il CU;
  • indicatori elementari di anomalie: rientrano in questa categoria le incoerenze nella gestione del magazzino, l’aver indicato per gli anni precedenti “Periodo di non normale svolgimento dell’attività”, incongruenze tra ISA e dati contabili indicati, avere dichiarato di aver esercitato l’attività in forma di cooperativa a mutualità prevalente e non risultare iscritti nell’albo e altre anomalie simili.

Nel solo 2022 sono stati introdotti 88 nuovi indici sintetici di affidabilità (proprio per questo è difficile sintetizzarli in questa sede o almeno sintetizzarli), questo anche perché in base al settore in cui opera il contribuente possono essere utilizzati indici parzialmente diversi. Per individuare i propri indici è necessario avere come riferimento il proprio codice Ateco.

Come compilare i moduli di comunicazione ISA 2022

A ciascun contribuente viene riconosciuto un punteggio di affidabilità con range 1-10 e lo stesso è il risultato della media del punteggio dei vari indicatori. Al fine di facilitare le operazioni da parte del contribuente, l’Agenzia delle Entrate lo scorso 3 maggio 2022 ha reso disponibile il software “Il tuo ISA 2022” che consente il calcolo dell’indice sintetico di affidabilità fiscale per tutti i 175 Isa attualmente vigenti. Nel caso in cui emergano delle anomalie, l’Agenzia invia una comunicazione al contribuente che potrà rispondere a tale comunicazione attraverso il software di compilazione anomalie.

Il nuovo punteggio ISA tiene in considerazione anche, come sottolineato dall’Agenzia, “interventi straordinari per cogliere gli effetti economici dell’emergenza COVID19” .

Il meccanismo premiale degli ISA 2022

Con un punteggio ISA superiore a 8 il contribuente può ottenere una serie di benefici, tra cui:

  • con punteggio pari a 8 vi è esonero dall’obbligo di visto di conformità per crediti di imposta fino a 50.000 euro l’anno;
  • Sempre con un punteggio di almeno 8, il contribuente può beneficiare di una riduzione di un anno dei termini di accertamento sui redditi dichiarati;
  • con un punteggio di 8,5 su un’annualità e 9 su due annualità, il meccanismo premiale prevede che ci sia l’esclusione dagli accertamenti analitico presuntivi;
  • con un punteggio almeno pari a 9 vi è l’aumento delle soglie per l’accertamento sintetico del reddito;
  • i contribuenti che ottengono un punteggio almeno pari a 9 ottengono l’esclusione dell’applicazione della disciplina delle società non operative di cui all’articolo 30 della legge 23 dicembre 1994, n. 724.

Abbiamo indicato i punteggi che consentono di avere premialità, ma è bene anche sottolineare che con un punteggio inferiore o pari a 6 sono molto probabili controlli fiscali. Ecco perché gli ISA dovrebbero avere un effetto stimolante verso una certa rettitudine fiscale.

Esonero ISA 2022

Gli indici sintetici di affidabilità non possono essere applicati:

  • nel caso in cui si tratti di contribuenti che hanno avuto una diminuzione del fatturato nell’anno 2021 di almeno il 33% rispetto all’anno fiscale 2019;
  • in caso di avvio di attività ( in questo caso non si può valutare affidabilità maturata negli anni);
  • chiusura attività;
  • imprese in liquidazione, in questo caso per le società di capitali, considerando che la liquidazione non avviene in un unico momento, è necessario individuare con precisione le date di cessazione di attività escludendo i periodi di pre-liquidazione;
  • Sono esonerate dalla compilazione del moduli anche tutti i soggetti che si trovano in una situazione di attività definita “non normale”, come nel caso di sospensione dell’attività attraverso una comunicazione in CCIIAA
  • attività modificata nel corso dell’anno se alla nuova non si applicano gli stessi ISA;
  • eventi sismici che hanno compromesso l’attività;
  • in caso di multiattività si viene sospesi dalla comunicazione ISA nel caso in cui le attività non rientrano tutte nello stesso ISA e i ricavi che non vi rientrano superano il 30% del totale del fatturato.

Infine, sono esonerati dal modello ISA i contribuenti che per l’anno 2021 ( comunicazione ISA 2022) hanno superato la soglia 5.164.569 euro di ricavi.

Naturalmente sono esonerati i soggetti che applicano il regime forfettario.

Di seguito tutti i codici di esonero da indicare:

Codice Esonero Tipologia di attività

6

Contribuenti con categoria reddituale diversa da quelle previste dal modello ISA

8

Enti del terzo settore non commerciali con determinazione forfettaria del reddito di impresa

9

Organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale con regime forfettario

10

Imprese sociali

11

Cooperative e consorzi che operano solo verso i soci

12

Cooperative che svolgono il lavoro di trasporto taxi e noleggio con conducente

13

Corporazioni di piloti di porto

14

Contribuenti che partecipano a un gruppo Iva

15

Diminuzione dei ricavi di almeno il 33% rispetto al 2019

16

Soggetti che hanno aperto la partita Iva dal 1° gennaio 2019

17

Soggetti che esercitano in maniera prevalente le attività economiche a cui non sono applicati gli indici ISA

Negli ultimi 3 casi di esclusione l’Agenzia sottolinea che gli Indici non si applicano, ma il modello Isa deve comunque essere compilato.

Il modello ISA 2022 deve essere compilato al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi

 

Il codice ATECO cos’è, a cosa serve e com’è fatto

Quando si apre una partita IVA il professionista o il lavoratore autonomo è obbligato, tra l’altro, pure a indicare ed a specificare all’Agenzia delle Entrate la tipologia di attività che intende svolgere. E questo avviene sempre attraverso la classificazione che è basata sui cosiddetti codici ATECO. Vediamo allora, per chi non lo sapesse in quanto magari sta valutando l’apertura di una partita IVA, cos’è il codice ATECO ed a cosa serve, ma anche com’è fatto.

Cos’è e a cosa serve il codice ATECO quando si apre una partita IVA

Nel dettaglio, agli occhi del Fisco, con il codice ATECO viene univocamente identificata e classificata l’attività svolta non solo ai fini fiscali, ma anche contributivi. Così come sempre tramite la classificazione ATECO possono essere effettuate sulle partite IVA delle analisi di tipo statistico. In più, chi apre la partita IVA deve comunicare il codice ATECO pure al momento della denuncia di inizio dell’attività nel registro delle imprese.

Aperta la partita IVA con il relativo e corrispondente codice ATECO, inoltre, il professionista, il piccolo imprenditore o il lavoratore autonomo è tenuto in via obbligatoria pure a comunicare tempestivamente ogni eventuale variazione dell’attività economica associata ad un nuovo codice ATECO.

Com’è fatto il codice ATECO, dalle sezioni alle sottocategorie

Riguardo a com’è fatto il codice ATECO, questo risulta essere composto da una combinazione alfanumerica, quindi da numeri ed anche da lettere. In particolare, l’ATECO si compone di 6 parti. Nella fattispecie, le sezioni, le divisioni, i gruppi, le classi, le categorie e le sottocategorie. Nel dettaglio, le sezioni del codice ATECO sono rappresentate da una lettera, 2 cifre per le divisioni, 3 cifre per i gruppi, 4 cifre per le classi, 5 cifre per le categorie e 6 cifre per le sottocategorie.

Per la standardizzazione a livello europeo, il codice ATECO risulta essere classificato in maniera univoca fino alla quarta cifra. Mentre per i livelli 5 e 6, ovverosia per le categorie e per le sottocategorie, possono esserci delle differenze tra un Paese e l’altro. E questo, al fine di meglio cogliere le specificità nazionali così come riporta il sito Internet di Unioncamere.

Come trovare il giusto codice ATECO per l’avvio di un’attività a partita IVA

Ai fini dell’avvio di un’attività a partita IVA, quindi, come trovare il codice ATECO giusto da associare? Al riguardo è possibile chiedere supporto, assistenza e consulenza, per esempio, al proprio commercialista di fiducia. Oppure si può fare tutto in proprio dal portale ateco.infocamere.it. Che è proprio il sito Internet dedicato per l’inizio dell’attività d’impresa.

Coefficienti di redditività nel regime forfetario: quali sono?

Molte persone si chiedono se effettivamente è conveniente aderire al regime forfetario, infatti questo ha un metodo particolare per la deduzione delle spese dal reddito imponibile. Le spese sono calcolate attraverso i coefficienti di redditività per il regime forfetario. Ecco come funziona.

Il regime forfetario

Il regime forfetario è caratterizzato da una flat tax al 15% o al 5%, quindi una tassazione agevolata rispetto alle aliquote ordinarie. Non solo le tariffe sono agevolate, ma sono ridotti anche gli adempimenti, infatti nella flat tax sono riunite le imposte sul reddito, non si applica l’IRAP, inoltre non è necessario il registro IVA e il pagamento dell’imposta. Allo stesso tempo però non prevede la possibilità di dedurre i costi sostenuti con il metodo analitico, ma solo con quello forfetario. Essenziale per determinare le spese è il coefficiente di redditività che cambia in base alla tipologia di attività condotta. Ecco i vari coefficienti di redditività applicati al regime forfetario.

Quali sono i coefficienti di redditività nel regime forfetario?

Il coefficiente di redditività per il regime forfetario varia da una percentuale del 40% a una percentuale dell’80% e viene determinato tenendo in considerazione gli investimenti mediamente necessari nelle varie tipologie di attività.

  • Industrie alimentari e bevande : 40%;
  • commercio all’ingrosso e al dettaglio con codici Ateco da 46.2 a 46.9 e da 47.1 a 47.7 e codice Ateco 47.9: 40%;
  • ristorazione e servizi di alloggio: 40%;
  • commercio al dettaglio di prodotti alimentari e bevande codice Ateco 47.81: 40%;
  • commercio ambulante di altri prodotti con codici Ateco 47.2 e 47.89: 54%;
  • costruzioni e attività immobiliari: 86%;
  • intermediari del commercio 46.1: 62%;
  • Attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari e assicurativi con codici Ateco 64, 65, 66, da 69 a 75 e da 85 a 88: 78% ( questa aliquota si applica anche a molte professioni ancora non regolamentate come social media manager, copywriter, web designer, sviluppatore);
  • per tutte le altre attività non elencate in questa sede il coefficiente di redditività per il regime forfetario è del 67%. Si tratta dell’aliquota applicata nella maggior parte dei casi, tra cui parrucchieri, tatuatori, estetiste, make up artist e tutto ciò che è afferente ai servizi alla persona.

Come si applica il coefficiente di redditività?

Chi è in regime forfetario come detto non può sottrarre dal totale dei compensi e dei ricavi le spese sostenute. Questo però non vuol dire che questi non sono considerati, ma che lo sono in modo forfetario. Ad esempio se Tizio in regime forfetario ha un’attività per la quale è previsto un coefficiente di redditività al 67%, la maggior parte dei codici Ateco, vuol dire che potrà determinare il reddito imponibile al 67%, quindi su ricavi di 1.000 euro pagherà imposte su una base imponibile del 67%, cioè 670 euro. Le spese saranno il 33%.

Ne deriva che la scelta del regime forfetario sicuramente è conveniente per chi ha delle spese inferiori rispetto a quanto è possibile far valere attraverso il coefficiente di redditività. Ad esempio se lo stesso Tizio sui 1.000 euro di ricavi ha sostenuto spese per 200 euro, troverà sicuramente conveniente avere il regime forfetario. Calcoli più elaborati devono invece essere effettuati nel caso in cui le spese siano invece superiori a 330 euro. In questo caso per una differenza lieve, la flat tax al 15% potrebbe continuare ad essere vantaggiosa, ma se i costi superano di molto tale soglia, potrebbe essere maggiormente conveniente un regime ordinario.

Ricordiamo che ci sono attività escluse dalla flat tax, per conoscerle leggi l’articolo: Regime forfetario: quali sono le attività escluse? Ecco l’elenco

Bonus cultura 18app: come registrare la propria azienda?

18App è il programma, non una App, che riserva ai diciottenni la possibilità di ricevere il bonus cultura del valore di 500 euro da utilizzare negli esercizi, fisici e online, convenzionati. Se sei un’azienda e vuoi offrire i tuoi servizi attraverso 18App, ecco come fare.

Chi può aderire al bonus cultura?

La prima cosa da sottolineare è che le aziende possono aderire al programma 18App per il bonus cultura ai maggiorenni se possono offrire prodotti culturali che rientrano in quelli ammissibili. Di conseguenza possono aderire le attività che si occupano di vendita di prodotti culturali tra cui:

  •  libri, audiolibri
  • biglietti per rappresentazioni teatrali, cinematografiche, spettacoli musicali e altri spettacoli dal vivo;
  • biglietti per musei, parchi archeologici, parchi naturali, mostre, eventi culturali, gallerie,
  • corsi di musica, lingue, teatro;
  • musica registrata;
  • prodotti di editoria;
  • abbonamenti a quotidiani, periodici, riviste in formato cartaceo o digitale.

Le attività vengono comunque identificate attraverso un codice ATECO, questo implica che se il codice ATECO non è tra quelli previsti per poter aderire, comunque la proposta viene rifiutata. É possibile registrarsi anche nel caso in cui il codice primario non sia corrispondente alle attività viste, ma si ha un codice ATECO secondario ricompreso tra quelli che possono offrire servizi con il Bonus Cultura 18app.

Aziende: come registrarsi al servizio 18app e mettere a disposizione i propri prodotti

Per poter aderire all’iniziativa è necessario avere presso il proprio negozio una cassa connessa a internet e un dispositivo digitale come smartphone, PC o tablet. Questi sono necessari per poter validare i buoni utilizzati dai beneficiari del bonus cultura.

Gli esercenti possono registrarsi al sito https://www.18app.italia.it/#!/ le registrazioni sono aperte dal 17 marzo al 31 agosto 2022. Per registrarsi è necessario avere un codice di identificazione digitale, cioè SPID o CIE. Oltre ai dati anagrafici è necessario registrare:

  • l’indirizzo di posta elettronica;
  • l’eventuale sito web;
  • il recapito telefonico ( si tratta di un dato non obbligatorio);
  • la tipologia di esercizio presso il quale è possibile accedere ai servizi, cioè fisico, online o entrambi;
  • gli ambiti dei beni che vengono messi a disposizioni;
  • tutti gli esercizi della propria rete.

Questi dati sono utili anche per la geo-localizzazione degli esercizi commerciali che rende più semplice per i 18enni individuare gli esercizi presso i quali usufruire dei beni.

Come utilizzare il bonus cultura

In fase di registrazione viene fornito un codice esercente che sarà necessario per validare gli acquisti fatti con il bonus cultura. Il buono deve essere convalidato contemporaneamente all’acquisto, non è possibile compiere l’operazione in un secondo momento, quindi nel caso in cui per qualche motivo il servizio è bloccato, è necessario attendere.

L’esercente deve prestare attenzione ai soggetti a cui riconosce il bonus cultura, infatti è autorizzato a chiedere un documento di riconoscimento per verificare che sia l’effettivo titolare del buono generato, questo è infatti personale. Essendo un servizio ad uso personale, l’esercente deve verificare anche che gli acquisti siano solo a uso personale, ad esempio se il titolare vuole acquistare due biglietti per lo stesso spettacolo, non può farlo.

Nel caso in cui si palesino problemi tecnici è possibile chiamare il numero verde 800.991.199 o il numero 06.6723.2177 i numeri sono attivi dal lunedì al venerdì, dalle ore 9:15 alle ore 16:30. In alternativa è possibile scrivere all’indirizzo di posta elettronica numeroverde@beniculturali.it

Ricordiamo che la fatturazione deve avvenire con fatturazione elettronica e sistema di interscambio. Questo implica che se sei in regime forfetario e non utilizzi la fatturazione elettronica, per offrire servizi con il bonus cultura devi comunque utilizzare un sistema per la fatturazione elettronica che è sempre obbligatoria nei rapporti con la Pubblica Amministrazione.

Se temi i costi del servizio di fatturazione elettronica, scopri come risparmiare con: Fattura elettronica forfetari gratis: come avere il servizio

Per maggiori informazioni su oneri che ricadono sugli esercenti e modalità operative, leggi la Guida del Ministero

Imprese: accedono al Fondo Integrazione Salariale senza addizionale

Il decreto Sostegni Ter entrato in vigore il 27 gennaio 2022 prevede la possibilità per le imprese che subiscono un fermo delle attività lavorative di accedere al FIS, Fondo Integrazione Salariale, senza dover versare il contributo addizionale.

Agevolazioni per le imprese: possono accedere al FIS senza versare il contributo addizionale

L’INPS con la circolare 18 del 2022 ha fornito ulteriori chiarimenti sull’applicabilità del decreto e in particolare per proporre le domande di accesso al FIS senza dover provvedere al versamento del contributo addizionale. Questo ammonterebbe al 4% della retribuzione persa dai lavoratori dipendenti. Tale agevolazione può essere fruita per il primo trimestre dell’anno 2022 e la domanda deve essere proposta all’INPS dall’azienda che abbia almeno un dipendente entro 15 giorni dall’inizio della sospensione o riduzione dell’attività. Per le aziende che hanno avuto la sospensione o riduzione nel mese di gennaio 2022 i termini decorrono dal primo febbraio.

L’esonero del versamento dei contributo addizionale non è una novità, infatti era già stato previsto per gli anni 2020 e 2021, ma nel biennio precedente le misure erano sempre connesse all’emergenza Covid, in questo caso invece il decreto Sostegni Ter non fa alcun riferimento all’emergenza epidemiologica. Questo vuol dire che il fermo o la riduzione dell’attività lavorativa può essere dovuta a qualunque causa anche non connessa a chiusure determinate dall’emergenza epidemiologica.

Il Nuovo FIS trova applicazione per le imprese che abbiano almeno un dipendente e non rientrano nel Fondo di Integrazione ordinario o che aderiscono ai fondi di solidarietà bilaterale o a quelli bilaterali alternativi.

Codici Ateco che possono accedere al Fondo Integrazione Salariale senza contributo addizionale

Codici Ateco Tipologia di attività
55.10 e 55.20 Turismo/alloggi
79.10,79.20, 79.90 Tour operator
56.10.5 Ristorazione su treni e navi
56.21.0 Catering, banqueting
56.29 Mense e catering continuativo su base contrattuale
56.30 Bar ed esercizi simili senza cucina
56.10.1 Ristorazione senza somministrazione
93.21 Parchi tematici
96.04.20 Stabilimenti termali
93.29.1 Discoteche, sale da ballo, night-club e simili
93.29.3 Sale giochi
93.29.9 Intrattenimento e divertimento
49.31 e 49.39.09 Trasporto terrestre
52.21.30 Gestione stazioni per autobus
49.39.01 Gestione funicolari, ski-lift e seggiovie
52.21.90 Servizi radio per radio taxi
91.02 e 91.03 Musei
52.22.09 Servizi connessi al trasporto marino o via acqua
52.23.00 Servizi connessi al trasporto aereo
59.13.00 Distribuzione cinematografica, di video e programmi televisivi
59.14.00 Proiezione cinematografica
96.09.05 Organizzazione feste e cerimonie

Ulteriori informazioni per le aziende e i lavoratori

Possono beneficiare dell’accesso al Fondo Integrativo Salariale tutti i lavoratori subordinati delle aziende viste, tra cui lavoratori apprendisti e lavoratori a domicilio. Inoltre dal 1° gennaio 2022 è cambiato il termine di anzianità di servizio, in passato era richiesta un’anzianità di 90 giorni, ora bastano 30 giorni per poter accedere.

Le settimane di integrazione salariale devono essere conteggiate al fine di determinare le 13 (per aziende fino a 5 dipendenti) o 26 (per aziende con più di 5 dipendenti) settimane del biennio mobile. Devono essere conteggiate nei 24 mesi totali da conteggiare nel quinquennio fisso.

Prima di procedere alla sospensione del lavoro è necessario comunque che l’azienda rispetti la procedura di informazione e di consultazione sindacale.

In presenza di comprovate difficoltà finanziarie, l’azienda potrà richiedere all’INPS il pagamento diretto dell’Integrazione Salariale.

L’Integrazione Salariale rientra negli ammortizzatori sociali, tra cui il più importante è la CIG. Scopri cosa cambia nel 2022 leggendo: Nuova CIG 2022: assegno fino a 1199 euro, per chi?

Fondo PMI Creative: cosa prevede e codici Ateco beneficiari

E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 2 febbraio 2022 il decreto interministeriale che disciplina le modalità di attuazione del Fondo PMI Creative (Piccole e Medie Imprese Creative). A breve saranno comunicati i termini per la presentazione delle domande, ma vediamo fin da ora cosa prevede.

Il Fondo PMI Creative

Con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 18 novembre 2021 è stato creato il Fondo per le Piccole e Medie Imprese Creative, questo ha una dotazione di 40 milioni di euro per il 2021 e il 2022. L’obiettivo è aiutare le imprese che lavorano in questo settore ad affrontare le conseguenze della crisi pandemica. Gli aiuti vanno in due direzioni. In primo luogo sono attive agevolazioni per programmi di investimento che possono arrivare a copertura dell’80% delle spese sostenute, però in forma diversa:

  • 40% come contributo a fondo perduto;
  • un’ulteriore 40% come finanziamento agevolato con tasso allo 0% per un periodo di ammortamento massimo di 10 anni.

Gli investimenti finanziabili sono di diversa natura, ad esempio l’acquisto di nuovi macchinari. Vedremo tra poco che le attività che possono essere finanziate sono molteplici e quindi in base alle esigenze delle stesse possono essere riconosciute agevolazioni per investimenti di varia natura.

Condizioni per accedere alle agevolazioni

Come per ogni fondo rivolto alle imprese, anche in questo caso ci sono delle caratteristiche da rispettare. Naturalmente devono essere presentati dei progetti, gli stessi devono avere un ammontare massimo di 500 milioni di euro e devono essere realizzati entro 24 mesi dal momento della concessione. I progetti devono essere finalizzati:

  • all’avvio e allo sviluppo di un’impresa creativa (lo sviluppo riguarda imprese costituite da non più di 5 anni);
  • all’ampliamento e alla diversificazione dell’offerta, all’introduzione di innovazioni nel processo produttivo o di efficientamento dello stesso. Questa misura è rivolta a imprese costituite da più di 5 anni.

Le start up e le imprese innovative che operano in questi settori possono ottenere agevolazioni più elevate. In questo caso si può ottenere fino al 50% delle somme apportate da investitori terzi che hanno investito in equity. Vi sono però delle condizioni, cioè l’apporto degli investitori terzi deve essere in denaro. L’investimento deve inoltre essere effettuato entro 5 anni dal riconoscimento della concessione e di importo non inferiore a 20.000 euro. I terzi investitori in start up innovative non devono inoltre avere un capitale di maggioranza.

Contributi indiretti alle PMI Creative

I contributi previsti nel Fondo per le Piccole e Medie Imprese Creative non sono previsti solo in forma di contributo a fondo perduto e finanziamento agevolato, ma anche in forma di Voucher per l’acquisto di determinati servizi. I voucher sono diretti a imprese di altri settori che però beneficino delle prestazioni delle imprese che hanno i codici Ateco che vedremo a breve. Tali aziende devono richiedere servizi:

  • servizi di marketing e sviluppo del brand;
  • servizi di design e design industriale;
  • innovazioni tecnologiche di particolare valore artigianale, culturale e creativo;
  • incremento del valore identitario dell’azienda (ad esempio attraverso campagne pubblicitarie).

Il Fondo per le Piccole e Medie Imprese Creative sarà gestito da Invitalia. Attualmente non è ancora possibile presentare istanza per accedere, si attendono gli ultimi chiarimenti. Nel frattempo sono indicati i codici Ateco dei potenziali beneficiari.

I Codici Ateco

Codice Ateco Descrizione attività
13.10.00 Preparazione e filatura fibre tessili
13.20.00 Tessitura
13.91.00 Fabbricazione tessuti a maglia
13.92.10 Confezionamento biancheria casa
13.92.20 Fabbricazione articoli in materia tessile
13.93.00 Fabbricazione tappeti e moquette
13.94.00 Fabbricazione spago, funi, reti
13.95.00 Fabbricazione tessuto non tessuto
13.96.10 Nastri, fibre tessili, passamaneria, etichette
13.99.10 ricami
13.99.20 Tulle, pizzi e merletti
14.11.00 Confezione abbigliamento pelle e similpelle
14.13.20 Sartoria, abbigliamento su misura
14.19.10 Accessori per abbigliamento
15.12.09 Borse, pelletteria, selleria
16.10.00 Taglio e piallatura del legno
16.2 Fabbricazione prodotti in legno, paglia, sughero, materiali da intreccio
16.29.19 Fabbricazione altri prodotti in legno (esclusi mobili)
16.29.20 Lavorazione sughero
16.29.30 Articoli in paglia e materiali da intreccio
16.29.40 cornici
17.29 Articoli in carta e cartone
18.1 Stampa e servizi connessi
18.13 Lavorazioni preliminari alla stampa
18.14 legatoria
18.14 Stampa e riproduzione stampa e registrazione su supporti registrati
23.19.20 Lavorazione vetro a mano e soffio artistico
23.41.00 Prodotti in ceramica per uso domestico e ornamentale
23.49.00 Altri prodotti in ceramica
23.70.20 Lavorazione artistica marmo e pietra
25.99.30 Produzione oggetto in ferro e altri metalli
26.52 Fabbricazione orologi
31.09.05 Finitura mobili
32.1 Produzione gioielli, bigiotteria, lavorazione pietre preziose e attività connesse
32.2 Produzione strumenti musicali
32.4 Produzione giochi e giocattoli
58.11 Edizione di libri
58.14 Edizione riviste e periodici
58.19.00 Altre attività editoriali
58.21 Edizione giochi per computer
59 Produzione cinematografica, televisiva, sonora
60.10.00 Trasmissioni radiofoniche
60.20.0 Trasmissioni televisive
62.01 Produzione software
63.12 Portali web
70.21 Pubbliche relazioni e comunicazioni
71.1 Studi di architettura/ingegneria
73.11 Agenzie pubblicitarie
74.1 Attività di design specializzate
74.20.1 Riprese fotografiche
74.20.2 Laboratori fotografici per sviluppo e stampa
90 Attività creative, artistiche, intrattenimento (escluso codice 90.03.01)
91.0 Biblioteche, archivi e musei
95.24 Riparazione mobili, tappezzeria
95.25 Riparazione orologi

 

 

Partite Iva, atteso in GU il nuovo contributo a fondo perduto: ecco le attività e i codici Ateco interessati

È atteso in Gazzetta Ufficiale il nuovo contributo a fondo perduto per le partite Iva e le attività rimaste chiuse per l’emergenza Covid. Il provvedimento decreterà le modalità di accesso al contributo: il presupposto è la chiusura per almeno 100 giorni nel periodo dal 1° gennaio al 25 luglio 2021.

Presentazione domanda contributi a fondo perduto partite Iva: in attesa indicazione Agenzia entrate

Il decreto, adottato di concerto dal ministero dello Sviluppo economico e quello dell’Economia, individua le partite Iva beneficiarie del fondo perduto disponendo aiuti per 140 milioni di euro. L’aiuto verrà erogato direttamente dall’Agenzia delle entrate sul conto corrente bancario o postale da indicare nella domanda. Le indicazioni per la domanda del contributo a fondo perduto saranno contenute in un provvedimento che verrà adottato dall’Agenzia delle entrate entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale.

Requisiti per presentare domanda contributi a fondo perduto

Oltre alla chiusura per 100 giorni della propria attività, tra i requisiti per presentare domanda del nuovo contributo a fondo perduto figura l’appartenenza della propria attività a uno dei codici Ateco beneficiari della misura. La correlazione della propria attività a uno dei 27 codici Ateco destinatari degli aiuti deve essere in corso di validità alla data del 26 maggio 2021.

Nuovi contributi a fondo perduto, quali sono gli importi degli aiuti?

Differenti sono gli aiuti alle discoteche, sale da ballo, night club e simili. Identificati con il codice Ateco 93.29.10, le attività avranno come requisito della chiusura un lasso di tempo più lungo. Infatti, i 100 giorni di chiusura dovranno essere compresi tra il 1° gennaio e il 23 luglio 2021. Inoltre, l’importo erogato ai soggetti autonomi rientranti in questo codice Ateco può arrivare a 25 mila euro per una dotazione complessiva prevista di 20 milioni di euro.

Importi contributi a fondo perduto: importi da 3 mila a 12 mila euro

Le altre risorse per i contributi a fondo perduto sono ripartite tra gli altri codici Ateco in base agli importi seguenti:

  • aiuti per 3 mila euro per gli autonomi con ricavi e compensi fino a 400 mila euro. Il periodo di riferimento è il periodo d’imposta del 2019;
  • contributi per 7.500 euro per ricavi e compensi da 400 mila a un milione di euro;
  • aiuti di 12 mila euro per lo scaglione successivo, ovvero per ricavi nel 2019 superiori a 1 milione di euro.

Il contributo minimo è di 3 mila euro nel caso in cui le domande siano in eccesso rispetto alle risorse messe a disposizione. In questa situazione, si procedere con una rimodulazione degli aiuti.

I codici Ateco e le attività che possono richiedere il nuovo contributo a fondo perduto

Ecco dunque, a eccezione delle discoteche e simili di cui abbiamo indicato già il codice Ateco, le altre attività destinatarie dei contributi a fondo perduto. Nel dettaglio:

  • 47.78.31 relativo al commercio al dettaglio di oggetti d’arte (incluse le gallerie d’arte);
  • 49.39.01 sulle gestioni di funicolari, ski-lift e seggiovie se non parte dei sistemi di transito urbano o suburbano;
  • 56.21.00 per catering per eventi e banqueting;
  • 59.14.00 per attività di proiezione cinematografica.

Aiuti Covid ad attività di eventi,  corsi e artistiche

Tra le attività autonome che svolgono corsi ed eventi, destinatarie dei nuovi aiuti a fondo perduto, troviamo:

  • 79.90.11 per i servizi di biglietteria per eventi;
  • 82.30.00 relativo all’organizzazione di convegni e fiere;
  • 85.51.00 per i corsi sportivi e ricreativi;
  • 85.52.01 per i corsi di danza;
  • 90.01.01 per le attività nel campo della recitazione;
  • 90.01.09 per altre rappresentazioni artistiche;
  • 90.02.09 per le altre attività di supporto alle rappresentazioni artistiche.

Contributi a fondo perduto ad attività dello spettacolo, palestre e discoteche

Tra le attività destinatarie di aiuti Covid si ritrovano quelle addette alla gestione di teatri, settori dello spettacolo e di impianti sportivi. Nel dettaglio:

  • 90.04.00 per la gestione di teatri, sale da concerto e altre strutture artistiche;
  • 91.02.00 relativo alle attività di musei;
  • 91.03.00 sulla gestione di luoghi e monumenti storici e attrazioni simili;
  • 92.00.02 per la gestione di apparecchi che consentono vincite in denaro;
  • 92.00.09 per le altre attività connesse con le lotterie e le scommesse;
  • 93.11.10 sulla gestione di stadi;
  • 93.11.20 per la gestione di piscine;
  • 93.11.30 per la gestione di impianti sportivi polivalenti;
  • 93.11.90 per la gestione di altri impianti sportivi non altrimenti classificati;
  • 93.13 relativo alla gestione di palestre;
  • 93.21 inerente i parchi di divertimento e parchi tematici;
  • 93.29.10 le discoteche, sale da ballo night-club e simili;
  • 93.29.30 per le sale giochi e biliardi;
  • 93.29.90 per le altre attività di intrattenimento e di divertimento non altrimenti classificati;
  • 96.04 sui servizi dei centri per il benessere fisico;
  • 96.09.05 per le organizzazione di feste e cerimonie.

Associazione culturale: quale codice Ateco senza scopo di lucro?

Quale codice Ateco deve essere attribuito a una partita Iva richiesta da un’associazione culturale senza scopo di lucro? La scelta del codice Ateco inerente l’attività dell’associazione è un passaggio determinante all’atto dell’apertura della partita Iva. Per la registrazione all’Agenzia delle entrate le associazione, dopo la registrazione dell’atto costitutivo e dello statuto, devono utilizzare il modello AA7/10.

Il modello AA7/10 per l’apertura della partita Iva delle associazioni culturali

L’apertura della partita Iva necessita della compilazione del modello AA7/10 che può essere anche scaricato e compilato online, collegandosi direttamente al portale dell’Agenzia delle entrate. Tra le informazioni fondamentali del modello da presentare per aprire la partita Iva, la scelta del giusto codice Ateco rappresenta un passaggio fondamentale. Vediamo quali sono i codici da poter utilizzare per un’associazione culturale senza scopi di lucro.

Scelta del codice Ateco per la partita Iva dell’associazione culturale

I codici Ateco riguardanti le associazioni culturali rientrano nella sezione S (altre attività di servizi) del codice stesso. Nel dettaglio della sezione, le prime due cifre sono quelle corrispondenti al numero 94, dove sono classificate le attività di servizi e, in particolare, le “Attività di organizzazioni economiche, di datori di lavoro e professionali”. Dopo il codice 94, la successiva cifra da considerare è il 9, corrispondente alle “Attività di altre organizzazioni associative”. Il codice Ateco fin qui ottenuto è, pertanto, 94.9.

Associazioni culturali: codici Ateco corrispondenti alle attività di altre organizzazioni associative non classificate

L’ulteriore classificazione del codice Ateco per l’apertura della partita Iva delle associazioni culturali porta a considerare il gruppo con il codice 94.99, corrispondente alle attività di altre organizzazioni associative non classificate. Si tratta di una classificazione che, al suo interno, apre un ventaglio di possibilità tra le quali scegliere l’attività che maggiormente si avvicina a quella dell’associazione culturale.

Codici Ateco per associazioni culturali: quali sono?

Questa possibilità è data dalle successive due cifre del codice Ateco:

  • 94.99.10, corrispondente alle “Attività di organizzazioni per la tutela degli interessi e dei diritti dei cittadini”;
  • 94.99.20 delle “Attività di organizzazioni che perseguono fini culturali, ricreativi e la coltivazione di hobby”;
  • 94.99.30 comprendente le “Attività di organizzazioni patriottiche e associazioni combattentistiche”.

Altri codici Ateco per le associazioni culturali

Altri codici Ateco relativi alle organizzazioni culturali sono:

  • 94.99.40 “Attività di organizzazioni per la cooperazione e la solidarietà internazionale”;
  • 94.99.50 “Attività di organizzazioni per la filantropia”;
  • 94.99.60 “Attività di organizzazioni per la promozione e la difesa degli animali e dell’ambiente”;
  • 94.99.90 “Attività di altre organizzazioni associative non classificate”.

Associazioni per la tutela degli interessi e dei diritti dei cittadini

Con il codice 94.99.10, relativo alle attività di organizzazioni per la tutela degli interessi e dei diritti dei cittadini, si fa riferimento a:

  • organizzazioni che non sono affiliate a un partito politico;
  • gruppi che portano avanti una questione di interesse generale sensibilizzando l’opinione pubblica ed esercitando una pressione politica.

Rientrano tra queste associazioni quelle dei consumatori o delle consulenze ai cittadini per la difesa dei diritti.

Le associazioni che perseguono fini culturali, ricreativi e la coltivazione di hobby

Il codice 94.99.20 è riservato alle associazioni che perseguono fini culturali, ricreativi e la coltivazione di hobby. Sono da escludere, tra gli h0bby, le attività sportive o ludiche. Rientrano tra le attività culturali e ricreative i circoli di lettura e letterari, quelli di storia, di cinema, di giardinaggio, di musica, di arte, di collezionisti e le associazioni automobilistiche.

Altre attività delle associazioni culturali

Altre attività delle associazioni classificabili come culturali si riscontrano nei codici Ateco delle attività classificabili come culturali rientrano successivamente:

  • le associazioni patriottiche, comprese quelle dei veterani di guerra (codice 94.99.30);
  • le organizzazioni che tutelano e migliorano le condizioni di vita di particolari gruppi etnici o di minoranze (codice 94.99.40);
  • le associazioni che svolgono sostegno umanitario ed economico all’estero (codice 94.99.40);
  • le organizzazioni che raccolgono fondi ed erogano contributi filantropici. Rientrano nel gruppo anche le associazioni che promuovono il volontariato e quelle che sostegno le strutture di comunità (codice 94.99.50);
  • le attività di ecologisti e ambientalisti, o per la protezione degli animali, o di lotta agli incendi e di protezione dell’ambiente (codice 94.99.40).

 

Regime forfettario con più attività, come si calcola il reddito imponibile con diversi codici Ateco?

Uno dei quesiti più ricorrenti per chi voglia aprire un nuovo business riguarda la possibilità di svolgere più attività con la stessa partita Iva. In altre parole, è possibile che nella stessa partita Iva siano iscritti due differenti codici Ateco. L’informazione è particolarmente importante per il  calcolo del reddito imponibile ai fini del limite di fatturato necessario per chi rientri nel regime forfettario. Ma anche per l’applicazione della tassazione unica del 15%.

Apertura di partita Iva con più attività

In generale, già all’atto dell’apertura della partita Iva, il titolare può scegliere, nella compilazione del modello AA9\12, più codici Ateco corrispondenti a diverse attività. Per ogni codice alfanumerico verrà identificata la relativa attività che il titolare della partita Iva svolgerà. Le attività possono essere classificate come principali e accessorie. Uno degli esempi più ricorrenti è quello di un professionista che lavori a più attività professionali.

Più codici Ateco con la stessa partita Iva: il caso del forfettario

Anche i titolari di partita Iva rientranti nel regime forfettario hanno la possibilità di svolgere più attività, con diversi codici Ateco, ma devono prestare attenzione alle regole connesse alla corretta applicazione del limite di fatturato e al calcolo della base imponibile sulla quale verrà applicata l’imposta fissa sostitutiva del 15% (o del 5% per le nuove attività per un limite massimo di cinque anni).

Limite di fatturato unico per le partite Iva del forfettario

Il limite del fatturato è una delle condizioni necessarie per mantenere il regime forfettario della partita Iva. Per la stessa partita Iva con più codici Ateco (e dunque per più attività), dal 1° gennaio 2019 è necessario che il limite di fatturato all’anno sia unico per tutte le attività della partita Iva, indipendentemente dai codici Ateco riportati. Pertanto, i compensi o i ricavi ottenuti dalle varie attività devono avere il limite complessivo di 65.000 euro all’anno, il tetto previsto per le partite Iva aderenti al regime forfettario.

Limite di 65.000 euro per la somma delle attività di una stessa partita Iva

Ciò significa che è necessario calcolare i due o più fatturati derivanti dalle fatture emesse corrispondenti alle diverse attività e moltiplicarne, per ciascuno, il totale per il coefficiente di redditività previsto per ogni codice Ateco. Nel quadro Lm del modello Unico, il contribuente dovrà iscrivere tutte le attività esercitate con i rispettivi codici Ateco e i fatturati conseguiti. La somma dei fatturati, che determina il guadagno totale, non dovrà essere superiore ai 65.000 euro.

Quadro LM modello Unico, quando le attività della partita Iva vanno inserite nello stesso rigo

Nel caso di più codici Ateco corrispondenti a un’unica partita Iva, si dovranno fare alcune distinzioni. In primis, per più attività dello stesso settore, è richiesta l’iscrizione di un unico rigo con il codice Ateco dell’attività stessa. Il totale dei compensi o guadagni conseguiti dovrà andare nello stesso rigo, in quanto anche se trattasi di differenti codici Ateco, le varie attività avranno lo stesso coefficiente di redditività e dunque non si creerebbe la possibilità di confusione. Ad esempio, il commerciante all’ingrosso che è anche commerciante ambulante di prodotti alimentari e di bevande ha, per le due attività, lo stesso coefficiente di redditività pari al 40%.

Stessa partita Iva con due o più attività rientranti in settori diversi: cosa fare

Diverso è il caso di una partita Iva nella quale siano iscritti più codici Ateco con attività appartenenti a diversi settori. È il caso, ad esempio, del commerciante che è anche professionista. Per queste situazioni, è necessario compilare un rigo per ogni gruppo di settore di attività. Pertanto, il commerciante che è anche professionista dovrà compilare due righe nel quadro LM del modello Unico, corrispondenti alle due attività rientranti nei diversi settori.

Calcolo reddito imponibile per più attività di diversi settori: un caso concreto

Il reddito imponibile da calcolare da diversi codici Ateco rientranti in diversi settori della stessa partita Iva, dovrà dunque essere quantificato in maniera esatta considerando i diversi coefficienti di redditività. Ad esempio, un contribuente con partita Iva aderente al regime forfettario con due codici Ateco corrispondenti a diverse attività, una del commercio e l’altra di consulenza, dovrà calcolare due basi imponibili sulle quali applicare un diverso coefficiente.

Imponibile partita Iva con più codici Ateco

Ammettiamo che dall’attività di commercio, il contribuente abbia ricavato 40.000 euro nell’anno di riferimento, e dall’attività di consulenza 20.000 euro. La somma di quanto guadagnato nell’anno (60.000 euro) permette al contribuente di mantenere la partita Iva con regime forfettario. Ciò avviene perché non è stato superato il limite del 65.000 euro previsto per tutte le attività. Tuttavia, il calcolo della base imponibile dovrà essere diversificato in quanto per le due attività sono previsti due coefficienti di redditività diversi. Per la prima attività è del 40% di coefficiente di redditività, mentre per quella di consulenza è del 78%. Pertanto la base imponibile dell’attività di commercio sarà 40.000 x 40% = 16.000, quella per l’attività di consulenza sarà di 20.000 x 78% = 15.600 euro.

Determinazione del reddito netto tra più attività

Al netto delle specifiche regole delle due diverse casse di previdenza, quella dei commercianti e quella dei professionisti, si dovrà procedere con la determinazione del reddito netto. Pertanto, dalla somma delle due basi imponibili andranno dedotti i contributi previdenziali obbligatori. Al reddito imponibile ottenuto, dovrà essere applicata la percentuale unica del 15% (o del 5% per le nuove attività) che costituisce l’ammontare di tasse da pagare per la partita Iva.

Come si aggiunge un codice Ateco a una Partita Iva?

Scegliere il codice Ateco giusto per la descrizione della propria attività è, senza dubbio, uno dei crucci da affrontare in particolare all’atto dell’apertura della partita Iva. Il codice Ateco rappresenta una tipologia di classificazione delle attività economiche basata su una combinazione alfanumerica.

Che cos’è il codice Ateco?

La classificazione dei codici Ateco (o anche codice attività) è utilizzata dall’Istat per le rilevazioni di carattere economiche. Per ogni attività economica classificata esiste un codice le cui lettere indicano il macro settore dell’attività economica, mentre i numeri descrivono, via via, le sottocategorie. Il codice attività è particolarmente importante all’apertura di una nuova partita Iva. È infatti indispensabile comunicare all’Agenzia delle Entrate il tipo di attività che si andrà a svolgere con la nuova posizione lavorativa. La scelta del codice giusto deriva, pertanto, da un’accurata ricerca per identificare il codice che maggiormente descrive la nuova attività.

A cosa serve il codice Ateco?

In prima battuta, il codice Ateco serve a identificare il tipo di attività della partita Iva in apertura. In particolare, l’attribuzione del codice giusto è importanti ai fini del controllo dell’Agenzia delle Entrate e della Camera di commercio per le imprese. Attraverso il codice alfanumerico si riesce a determinare la categoria statistica, contabile e fiscale della partita Iva. Inoltre, il codice è necessario anche in ambito di sicurezza del lavoro ai fini Inail: in questo caso, il codice attività identifica il rischio connesso al tipo di attività svolta.

Come scegliere il codice Ateco giusto?

La scelta del codice Ateco parte dalla descrizione dell’attività nella maniera più chiara possibile. Sul sito dell’Istat, nella sezione “Classificazione delle attività economiche Ateco 2007”, è possibile utilizzare gli strumenti per individuare il codice alfanumerico giusto. Nella pagina di ricerca del codice Ateco dell’Istat, è necessario inserire nel primo spazio disponibile la descrizione dell’attività (“Individua un codice attività”). La descrizione sintetica porterà a un risultato di ricerca che potrà essere confermato. Ad esempio, inserendo nel campo di ricerca “barista”, il risultato che il sito restituisce, da confermare, è il codice “56.30.00″, con la descrizione dell’attività corrispondente a “Bar e altri esercizi simili senza cucina”. 

Ricerca codice Ateco sul sito Istat

Tra le opzioni di ricerca del codice Ateco sul sito Istat è possibile procedere anche con la ricerca per codice di attività, ovvero avendo già il codice è possibile sapere a quale tipologia di attività corrisponda. Infine, le possibilità di ricerca permettono di poter procedere per aggregati andando, di volta in volta, a spacchettare il gruppo omogeneo per arrivare al codice preciso. Questa tipologia di ricerca è utile soprattutto quando non si ha una professione ben definita e si voglia arrivare al codice Ateco andando a identificare esattamente il tipo di attività da svolgere.

Come cercare il codice Ateco, un esempio pratico

Volendo cercare il proprio codice Ateco da una generica descrizione della propria attività, ad esempio allevatore di bovini da latte, è necessario procedere partendo dal gruppo più omogeneo, ovvero quello dell’Agricoltura, silvicoltura e pesca. All’interno del gruppo, che Ateco 2007 classifica con il primo codice “01”, è necessario andare a cliccare sul “+” per spacchettare il settore ed entrare più nello specifico. All’interno della classificazione, si va a selezionare la macroarea più corrispondente, ovvero quella dell'”allevamento di animali”, alla quale fa capo il codice 01.4.

Codici Ateco, come rendere la ricerca il più precisa possibile

Cliccando sul “+” di questa voce, la ricerca entra più nel dettaglio andando a individuare la voce più precisa, corrispondente all’attività “Allevamento di bovini da latte” con codice 01.41. Il passaggio successivo (cliccando nuovamente sul “+”) serve a individuare più capillarmente l’attività, corrispondente ad “Allevamento di bovini e bufale da latte, produzione di latte crudo”, alla quale corrisponderà il codice Ateco definitivo 01.41.00, che fornirà una descrizione completa di tutta l’attività con le varie ipotesi di esclusione (perché corrispondenti ad altre attività e ad altri codici Ateco). Nel nostro caso, sono escluse le attività svolte per conto terzo o le lavorazioni del latte all’esterno dell’azienda.

Perché il codice Ateco è importante per le partite Iva forfettarie?

Il codice Ateco è fondamentale soprattutto per il calcolo del reddito netto delle partite Iva ricadenti nel regime forfettario. Infatti, a ogni codice di attività è assegnato un coefficiente di redditività, variabile dal 40 all’86%. Fino al 2018 alle diverse attività era assegnato anche un diverso limite di fatturato. Ma dal 2019, con le modifiche fatte al regime forfettario delle partite Iva, il limite di fatturato per tutte le partite Iva è pari a 65.000 euro, con applicazione dell’imposta unica del 15% (del 5% per le nuove attività e per i primi cinque anni).

I codici Ateco per la partita Iva forfettaria

I codici Ateco attualmente in vigore e i coefficienti di redditività corrispondenti sono i seguenti:

  • Industrie alimentari e delle bevande, codici Ateco 10 e 11, coefficiente di redditività del 40%;
  • commercio all’ingrosso e al dettaglio, codici Ateco 45; da 46.2 a 46.9; da 47.1 a 47.7; 47.9; coefficiente del 40%;
  • commercio ambulante e di prodotti alimentari e bevande, codice Ateco 47.81, coefficiente di redditività 40%;
  • commercio ambulante di altri prodotti, 47.82-47.89, coefficiente del 54%;
  • costruzioni e attività immobiliari, 41; 42; 43; 68; coefficiente 86%;
  • intermediari del commercio, codice Ateco 46.1, coefficiente 62%;
  • attività dei servizi di alloggio e di ristorazione, codici 55 e 56, coefficiente 40%;
  • attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari ed assicurativi, codici 64; 65; 66; 69; 70; 71; 72; 73; 74; 75; 85; 86; 87; 88; coefficiente 78%;
  • altre attività economiche, codici Ateco 01; 02; 03; 05; 06; 07; 08; 09; 12; 13; 14; 15; 16; 17; 18; 19; 20; 21; 22; 23; 24; 25; 26; 27; 28; 29; 30; 31; 32; 33; 35; 36; 37; 38; 39; 49; 50; 51; 52; 53; 58; 59; 60; 61; 62; 63; 77; 78; 79; 80; 81; 82; 90; 91; 92; 93; 94; 95; 96; 97; 98; 99; coefficiente di redditività del 67%.