Imprese, in caso di indagini sul conto corrente il contribuente deve fornire prova contraria

La Corte di cassazione con ordinanza n. 27301 del 25 settembre 2023 ha espresso un importante principio di diritto: in caso di indagini sul conto corrente è il contribuente a dover dimostrare che i fondi presenti non arrivano da evasione fiscale. Ecco la vicenda.

Impresa con redditi dichiarati di 1 euro, indagini sul conto corrente

Un’impresa agricola impegnata nella coltivazione di uve per la produzione di vino per diversi anni presenta una dichiarazione dei redditi dalla quale emergeva un reddito d’impresa di 1 euro per ciascun anno d’imposta. A questo punto l’Agenzia delle Entrate inizia le verifiche e chiede all’impresa di esibire le scritture contabili e, in particolare, i registri Iva e la documentazione dei componenti positivi e negativi del reddito inerente l’attività da lei esercitata.

Contemporaneamente avvia le indagini sui conti corrente richiedendo agli istituti di credito, con i quali la contribuente operava, di comunicare notizie in merito ai rapporti intrattenuti dalla contribuente. Da tale indagine emergono numerose movimentazioni nei conti corrente. Di conseguenza il Fisco ha chiesto delucidazioni al contribuente notificando tre avvisi di accertamento relativi a ciascun anno di imposta per il quale aveva dichiarato un euro di reddito. Con gli avvisi di accertamento sono stati rettificati i redditi di impresa dichiarati e sono stati recuperati a tassazione alcuni componenti positivi che non erano stati contabilizzati.

Il contribuente naturalmente ha impugnato gli avvisi di accertamento. Le commissioni tributarie, primo e secondo grado, accolgono i rilievi del contribuente accogliendo la tesi della ricorrente secondo la quale l’impresa non era titolare di terreni sui quali avrebbe potuto svolgere l’attività economica finalizzata alla produzione di uva secondo le dimensioni presunte dall’ufficio. Inoltre hanno evidenziato che l’ufficio non aveva fornito prova della titolarità, in capo alla contribuente, di terreni idonei a produrre il reddito accertato.

Ricorso in Cassazione, sui movimenti bancari vige la presunzione legale in favore del Fisco

L’Amministrazione finanziaria ha quindi proposto ricorso in Cassazione sottolineando che non toccava ad essa provare esistenza del presupposto per la produzione del reddito, considerato che, nel caso specifico, la rettifica era stata basata su indagini finanziarie e, in particolare, sul riscontro tra i versamenti ed i prelievi che non erano stati giustificati dalla contribuente.

L’Amministrazione ha inoltre sottolineato che non fosse necessaria la titolarità di terreni sui quali svolgere la propria attività da parte dell’imprenditore infatti è plausibile che l’attività agricola possa essere esercitata su terreni detenuti a vario titolo dalla contribuente, pur spettando la proprietà a altri soggetti.

La Corte di cassazione ha accolto il ricorso sottolineando per quanto riguarda gli accertamenti bancari opera un presunzione legale a favore dell’erario e di conseguenza è il contribuente che deve fornire prova contraria attraverso “una prova analitica, con specifica indicazione della riferibilità di ogni versamento bancario, idonea a dimostrare che gli elementi desumibili dalle movimentazioni bancarie non attengono ad operazioni imponibili”.

Leggi anche: Torna il prelievo forzoso in conto corrente? Ecco perché se ne parla

Accertamenti fiscali: i movimenti in conto corrente sono ricavi occulti

5 consigli per risparmiare sul conto corrente nel 2023

I costi che dobbiamo sostenere sono già parecchi, tra bollette, carburante, spesa alimentare e via dicendo. Nell’ultimo anno purtroppo i prezzi sono aumentati in modo significativo e l’obiettivo di molti italiani, attualmente, è quello di risparmiare il più possibile. Partiamo dunque da qualcosa di irrinunciabile, che tutti noi abbiamo, ma che prevede spesso dei costi piuttosto elevati: il conto corrente. Scegliere quello giusto può far risparmiare moltissimo e oggi vedremo insieme alcuni consigli utili per riuscirci. 

#1 Scegliere un conto corrente online

Innanzitutto, al giorno d’oggi aprire un conto online piuttosto che quello tradizionale è la prima cosa da fare per risparmiare e abbattere il più possibile i costi. Le banche che operano esclusivamente in rete come Banca Widiba sono infatti decisamente più convenienti e offrono vantaggi  da non sottovalutare. Naturalmente, non basta aprire un conto corrente online per avere la certezza di risparmiare: bisogna valutare le condizioni e le varie commissioni applicate dalla banca. In generale però optando per questa alternativa si può risparmiare in modo significativo. 

#2 Approfittare dei conti correnti azzerabili

Al giorno d’oggi vale sicuramente la pena approfittare dei conti correnti con canone azzerabile, come quello che viene offerto da Banca Widiba. Di cosa si tratta? Semplice: parliamo di conti che prevedono un canone mensile, ma che possono diventare estremamente più convenienti ad alcune condizioni specifiche. Nel caso di Banca Widiba, ad esempio, è possibile ridurre o azzerare completamente  il canone del conto aprendolo  prima del compimento dei 30 anni , scegliendo di accreditarvi lo stipendio, mantenendo  una determinata soglia di patrimonio o investendo in  risparmio gestito e amministrato. 

#3 Fare attenzione ai prelievi dagli sportelli ATM

Per risparmiare il più possibile sul conto corrente è importante anche prestare attenzione quando si preleva da uno sportello ATM del territorio. Quasi tutte le banche infatti prevedono delle commissioni, che però in alcuni casi si azzerano. Banca Widiba, per fare un esempio, offre la possibilità ai propri correntisti di prelevare da qualsiasi sportello ATM presente sul territorio italiano senza commissioni, a patto che l’importo sia superiore ai 100 euro. Questo è un dettaglio importante, che vale la pena conoscere per evitare spese extra inutili. 

#4 Controllare periodicamente l’estratto conto

È buona norma controllare periodicamente il proprio estratto conto, per essere sicuri che sia tutto regolare e che non siano stati effettuati pagamenti o prelievi dei quali si ignora la natura. È vero che se si apre un conto corrente presso una banca seria e affidabile è difficile rimanere coinvolti in truffe o in altre brutte situazioni, ma le precauzioni non sono mai troppe. Coloro che hanno scelto di affidarsi a una banca online, tra l’altro, hanno la possibilità di controllare il proprio conto corrente in qualsiasi momento e in modo estremamente semplice. Basta aprire l’apposita applicazione sullo smartphone e dare un’occhiata ai movimenti, senza la necessità di recarsi presso uno sportello fisico. 

#5 Mantenersi sempre aggiornati

Infine, per evitare brutte sorprese, conviene mantenersi sempre aggiornati. Le eventuali modifiche unilaterali del contratto effettuate dalla banca vanno lette, perché potrebbero essere svantaggiose per i clienti.

Aumenti a due cifre per il conto corrente. Quanto pagano gli italiani?

Gli italiani in questo periodo stanno facendo i conti con diversi aumenti e molti non si sono accorti che nel frattempo sono aumentati i costi di gestione del conto corrente, ma a quanto ammontano i rincari?

Indicatore dei costi complessivi del conto corrente segnala aumenti vistosi

Gli italiani sono ormai abituati all’uso del conto corrente, infatti si tratta del principale strumento attraverso il quale si riceve lo stipendio e che di conseguenza viene utilizzato per spese anche frequenti, per eseguire bonifici o piccoli trasferimenti. Nel tempo però le spese sono aumentate e si “nascondono” sotto diverse voci.

Secondo le stime fatte da facile.it, avendo come punto di riferimento l’ICC, Indicatore dei Costi Complessivi, gli aumenti oscillano tra l’8% e il 34%, insomma in alcuni casi possono essere davvero elevati. Questo vuol dire che i costi di gestione media di un conto corrente oscillano tra 27 euro e 152 euro l’anno. Ad esempio Poste Italiane per il suo conto corrente ha portato il costo del canone mensile da 4 euro a 6 euro, per questa sola voce ogni italiano che ha un conto presso Poste Italiane spenderà 24 euro in più e il costo annuale del solo canone raggiunge così 72 euro.

A questa voce devono essere aggiunte quelle relative a eventuali carte di debito e credito, ad esempio Poste italiane concede gratuitamente la prima carta bancomat, ma la seconda prevede un canone annuo. Devono quindi aggiungersi i costi delle varie operazioni.

Aumenti conto corrente: quanto incidono nelle tasche degli italiani?

Dai calcoli di Facile.it emerge che una famiglia con bassa operatività (64 operazioni l’anno) spende per le operazioni allo sportello 87,91 euro con un aumento rispetto al 2021 del 34%. Sono contenuti gli aumenti per le operazioni online (8%) ma comunque si spendono in media 39,10 euro. Salgono i costi per le famiglie con media operatività che spendono 152,32 euro allo sportello con rincari rispetto a un anno fa del 14%. Anche in questo caso con il conto online il costo è più contenuto, ma comunque in media 67,31 euro. Sono simili i costi per coloro che hanno una operatività elevata.

I conti corrente che appaiono più economici continuano a essere quelli online che però nelle persone più anziane generano sempre qualche apprensione in più.

Pignoramento: come evitarlo senza commettere reati

Il pignoramento è un atto che piace a davvero poche persone, o forse a nessuno, ma può essere evitato senza cadere nell’illecito? Ecco qualche possibile soluzione da attuare prima della notifica dell’atto.

Tipologie di esecuzione forzata sui beni del debitore

Il pignoramento è una procedura messa in atto quando vi sono debiti insoluti e di conseguenza il creditore che possa dimostrare di vantare un credito, chiede all’autorità giudiziaria di emettere un atto di esecuzione sui beni del debitore. Si ha quindi il pignoramento, che può avvenire su diverse tipologie di beni (ad esempio su beni immobili quali abitazioni o terreni, oppure su beni mobili come l’auto, infine è possibile il pignoramento presso terzi, cioè avente ad oggetto i crediti che il debitore a sua volta vanta da terzi). Il creditore solitamente cerca vie brevi, ecco perché spesso si richiede il pignoramento del conto corrente oppure il pignoramento dello stipendio/pensione. Il pignoramento del conto corrente rappresenta il caso classico di pignoramento presso terzi. Vi sono però dei metodi per evitare in modo del tutto legale questa procedura.

Come evitare il pignoramento del conto corrente

I pignoramento del conto corrente e dello stipendio hanno comunque dei limiti, infatti possono essere pignorate le somme eccedenti 3 volte la misura prevista per l’assegno sociale, mentre per lo stipendio il tetto massimo è 1/5.  Per quanto riguarda la pensione, il tetto è stato portato a 1.000 euro.

Un conto corrente in rosso non può essere pignorato. Proprio per questo il primo consiglio è quello di spostare i fondi su un conto corrente intestato a un’altra persona, ad esempio un genitore o un amico fidato. Naturalmente è bene prestare attenzione perché la movimentazione di somme importanti potrebbe destare sospetti. In questi casi è importante, affiancare il trasferimento delle somme a una scrittura privata in cui le parti si accordano sulla titolarità delle somme. Lo spostamento deve avvenire prima che il provvedimento sia notificato.

Leggi anche: Pignoramento: cosa succede se prelevo dal conto corrente pignorato?

Un’altra soluzione sarebbe quella di chiedere alla banca di aprire una linea di credito che preveda la detenzione di una determinata somma di denaro, in questo modo l’ammontare della linea di credito non può essere aggredita dai creditori. Si tratta di una soluzione dispendiosa, consigliata soprattutto alle imprese che hanno l’esigenza primaria di avere liquidità.

Infine, è possibile chiedere alla banca di emettere in favore della persona soggetta a pignoramento assegni circolari. In questo caso le somme del conto sono disponibili su assegni, il conto risulta in rosso e gli assegni possono essere utilizzati per avere liquidità.

Naturalmente il consiglio migliore è cercare di avere un buon rapporto con i creditori e stabilire un piano di ammortamento del debito dilazionato nel tempo, oppure se si ritiene che il pignoramento non sia giustificato, si può contestare l’atto.

Conto corrente bloccato dall’Agenzia delle Entrate: quando può accadere?

Semmai dovesse capitarvi quella sensazione spiacevole di trovarvi col conto corrente bloccato è bene sapere alcune cose sulla questione. In questa rapida guida scopriremo quando può accadere e cosa fare eventualmente per risolvere la situazione del vostro conto corrente bloccato.

Conto corrente bloccato, cosa accade

In un periodo ancora in crisi economica e pandemica, l’Agenzia delle Entrate ha nel suo pieno diritto il potere di mettere mano sul conto corrente e bloccarlo, nei casi di indebitamenti. Cosa c’è da sapere in merito a questa incresciosa situazione, lo scopriamo nei prossimi paragrafi.

Dunque, quando si parla di pignoramento del conto corrente ci si riferisce a tutti quei soldi presenti in giacenza, sia accreditati come pensioni, sia come stipendi o semplicemente come risparmi. La fonte di provenienza non è quindi oggetto di eccezione, sarà sufficiente per l’Agenzia delle Entrate per mettervi mano e bloccare il conto corrente. Ogni somma è confiscabile, in caso di debiti insoluti.

Infatti, dal 2 novembre del 2021 e per tutti i mesi a seguire, l’incubo del “pignoramento” torna a bussare alla porta di milioni di italiani a seguito del via libera dato dal Governo Draghi all’Agenzia delle Entrate a riprendere in mano le procedure di notifica e riscossione.

Pignoramento e blocco del conto corrente: come funziona

Cosa accade, dunque, all’atto pratico a chi è in debito e si vede pignorare il conto corrente? La risposta è nel paragrafo che segue.

Qualora il debitore moroso non paga il debito entro 60 giorni dalla ricevuta notifica della cartella esattoriale, l’Agenzia delle Entrate ordinerà alla banca del debitore il blocco del conto corrente, per una somma che equivale all’ammontare del debito che non è stato riparato.

L’intestatario del conto riceverà un avviso, sempre dallo stesso Ente, mediante apposita comunicazione.

Quindi, ricapitolando la questione, è necessario non perdere tempo nel pagamento delle cartelle esattoriali.

Una volta superati i 60 giorni dalla notifica, se il debitore non provvede a regolarizzare la propria posizione debitoria l’Agenzia delle Entrate può disporre il blocco del conto corrente, con annessi risparmi, stipendi e pensioni.

Il conto corrente bloccato: cos’altro da sapere

Molti si chiedono, giustamente, se col conto corrente bloccato ci si vede perdere tutti i soldi su di esso.

La risposta è no. Fortunatamente, vi è una restrizione al prelievo forzoso sui soldi depositati presso la banca.

Se è vero che non è possibile sottrarsi dal potere del Fisco, lavoratori dipendenti, titolari di Partita IVA, pensionati e via dicendo, la legge pone un vincolo al potere assoluto dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Infatti, nel caso specifico, la normativa italiana stabilisce che in caso di pignoramento del conto corrente non tutti i soldi depositati possono essere trattenuti coattivamente.Una porzione delle disponibilità liquide deve essere lasciata ai debitori per poter tranquillamente far fronte alle necessità quotidiane.

In tal proposito i pensionati e i lavoratori e le lavoratrici dipendenti sono quelle categorie ad essere maggiormente tutelati dalla legge, a condizione che il debito da questi contratto non ecceda oltre misura.

Atto nullo nel blocco del conto corrente

Ma quando, invece ci si può tutelare e far diventare nullo l’atto a procedere del pignoramento e quindi del blocco del conto corrente?

Può capitare che l’Agenzia delle Entrate non svolga rigorosamente il suo lavoro, come segnalato da tanti contribuenti.

Le informazioni che sono contenute nell’atto di pignoramento potrebbero essere imprecise, carenti di dati ed informazioni sulla cartella esattoriale da pagare. Non sono rari i casi di notifiche di cartelle esattoriali in cui risulta solo l’ammontare del debito da pagare, senza i dati completi.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito al rischio e alle modalità di blocco del conto corrente, previa intervento dell’ Agenzia delle Entrate. Molto meglio non incappare in situazioni del genere e sdebitarsi per tempo.

Conto corrente che fa risparmiare di più: confrontiamo le offerte

Andiamo, in una rapida carrellata, nella nostra guida a confrontare alcune offerte tra le più vantaggiose proposte per aprire un nuovo conto corrente. Quali sono le opzioni più convenienti proposte, al momento dal mercato bancario? Vediamo in rapida successione quali offerte di conto corrente possono farvi risparmiare di più.

Conto corrente, di cosa si tratta

Innanzitutto, per chi non avesse ancora un conto corrente attivo e stesse pensando di aprirne uno, per porre al sicuro il proprio danaro, riassumiamo di cosa si tratta.

In maniera molto rapida ed esaustiva, possiamo dire che il conto corrente bancario altro non è che un mezzo di semplificazione per la gestione del denaro.

Nel conto corrente, il cliente deposita in banca il denaro, questa lo custodisce ed offre una serie di servizi, quali accredito dello stipendio o della pensione, pagamenti, incassi, bonifici, domiciliazione delle bollette, carta di debito, carta di credito, assegni.

Cosa sapere sui vantaggi del conto corrente

Innanzitutto, nella vasta gamma di opzioni di conto corrente che si possono trovare bisogna sapere come valutare i vantaggi.

Per poter ben scegliere un conto corrente occorre considerare diversi fattori, come i seguenti:

  • tipologia di accesso al conto (digitale o fisico);
  • canoni e costi di gestione e costi di commissioni (ma anche la possibilità di azzerarli, tipo accreditando lo stipendio o sottoscrivendo servizi aggiuntivi);
  • caratteristiche e funzionalità base ed extra;
  • costi eventuali per chiudere il conto.

Ovviamente, a queste valutazioni basiche, vanno a sommarsi altre considerazioni sui servizi da porre in valutazione per la scelta del conto corrente, come i seguenti:

  • costi di prelievi e versamenti ed eventuali commissioni per prelievi da sportello ATM di altre banche;
  • emissione e ricezione bonifici;
  • domiciliazione utenze;
  • possibilità di accredito stipendio o pensioni;
  • estratto conto;
  • comunicazioni banca;
  • carta debito base;
  • online banking;
  • possibilità di emissione e incasso assegni;
  • possibilità di aggiungere carte credito/debito;

Confrontiamo le offerte

Andiamo, dunque nello specifico a confrontare alcune delle offerte vantaggiose che le banche propongono per aprire un conto corrente.

CONTO ARANCIO ING

Il conto corrente Arancio ING è una opzione al 100% digitale con canone zero per il primo anno, vediamo in elenco le sue versatilità:

  • Apertura online e gratuita;
  • Canone zero per il periodo del primo anno, qualora si attivi il Modulo Zero Vincoli; alla scadenza del primo, anno il canone resta gratuito solo se vi si accredita lo stipendio (o la pensione) o avendo entrate di almeno 1.000 euro al mese, in caso contrario scatta un costo di 2 euro al mese;
  • Il costo di 34,20 euro annui di imposta di bollo per giacenze superiori a cifre di 5.000 euro;
  • Non vi è fruibilità al di fuori dell’online;
  • Prelievi a titolo gratuito con modulo Zero Vincoli, in caso contrario il costo è di 75 centesimi;
  • Bonifici SEPA gratuiti online o dal telefono, mentre il costo varia a 2,50 euro euro da telefono senza l’opzione Zero Vincoli;
  • Estratto conto gratuito online, 5,00 euro nella versione cartacea;
  • Carta Prepagata Mastercard virtuale;
  • Canone zero per carte di debito, 2,00 euro al mese, invece per carte di credito;
  • Modulo gratuito all’anno per gli assegni, con Zero Vincoli, 7,50 euro l’uno in caso contrario.

 

CONTO BANCA WIDIBA

Widiba è una banca digitale appartenente al Gruppo Monte Paschi di Siena. Il suo conto corrente Start è completamente digitale e va a presentare costi ridotti e canone azzerabile, vediamo nel dettaglio i servizi di seguito:

  • Apertura online e totalmente gratuita;
  • Canone zero per il primo anno, poi il costo passa a 3,00 euro al trimestre che potranno essere ridotti o azzerati ad alcune ulteriori condizioni;
  • Imposta bollo al costo di 34,20 euro annui per giacenze superiori a 5.000 euro
  • Presenza di filiale, oltre all’accesso online
  • Prelievi gratuiti se superano i 100,00 euro;
  • Bonifici gratuiti online, con costo invece di 3,00 euro da sportello MPS o altri sportelli italiani ed UE;
  • Estratto conto gratuito online, 1,60 euro per quello cartaceo;
  • Nessun canone per carte di debito, mentre il costo è 1,60 euro al mese per quelle di credito;
  • Possibilità di trading online;
  • PEC e firma digitale sono incluse.

CONTO CREDIT AGRICOLE

Il conto corrente Credit Agricole offre un conto adatto soprattutto a giovani e alle famiglie, ma anche PMI e professionisti, essendo completamente digitale, a canone azzerato e altamente personalizzabile, vediamo di seguito i servizi proposti:

  • Apertura: online, gratuita;
  • Canone zero;
  • Imposta bollo: 34,20 euro/anno per giacenze superiori a 5.000 euro;
  • Prelievi gratuiti presso sportelli Credit Agricole, 2,10 euro presso altri sportelli italiani;
  • Bonifici: gratuiti online, 2,00 euro da sportello Credit Agricole, 2,10 euro presso altri sportelli italiani e area Euro;
  • Estratto conto gratuito online, 0,85 euro cartaceo;
  • Utilizzabile online e previa filiale;
  • Pagamento c/c allo sportello;
  • Nessun canone per carte di debito, mentre il costo è 2,60 euro al mese per carte di credito con modulo Full;
  • POS incluso per categorie di professionisti e artigiani;
  • Cashback fino a 100 euro in buoni Amazon per aperture del conto effettuate entro il prossimo 18/04/2022

Conto corrente WEBANK

Andiamo, in ultimo, ma non per questo ultimo in graduatoria, a vedere l’offerta proposta da WeBank.

WeBank appartiene al gruppo di Banco BPM, ed è gestibile sia online che in filiale e fa maturare interessi sulle giacenze come un conto deposito, approfondiamo di seguito:

  • Apertura effettuabile online, totalmente gratuita;
  • Canone fisso di 2 euro al mese;
  • Prelievi a titolo gratuito in Italia e UE;
  • Bonifici gratuiti online, mentre 3,00 euro di costo previa sportello;
  • Estratto conto gratuito online, con costo invece di 1,25 euro per quello cartaceo;
  • Nessun canone per carte di debito, credito ed anche prepagata, ma costo di 12,00 euro all’anno per carte credito aggiuntive
  • Interessi annuali 0,10% lordo a deposito libero per cifre oltre 2.000 euro.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito ad alcune delle più vantaggiose offerte per aprire un conto corrente in questo 2022.

Apertura partita Iva, serve il conto corrente dedicato?

Serve il conto corrente dedicato all’apertura della partita Iva? Oppure i lavoratori autonomi, i piccoli imprenditori e i professionisti possono lavorare senza avere un conto corrente da utilizzare esclusivamente per la propria attività? È questa una delle questioni di maggiore interesse nel momento in cui si voglia avviare una attività in proprio, professionale, autonoma o imprenditoriale. Oppure se tale obbligo si generi in un qualsiasi altro momento di svolgimento della propria attività. Oltre a tutti gli adempimenti da ottemperare all’Agenzia delle entrate, all’Inps, alla Camera di commercio, si deve avere anche un conto corrente dedicato? Oppure, almeno nella fase iniziale si può utilizzare il proprio conto corrente?

Conto corrente dedicato: è obbligatorio in caso di apertura di partita Iva?

In realtà, per rispondere alla domanda se sia obbligatorio o meno avere un conto corrente dedicato all’apertura della partita Iva, non esiste alcun vincolo per le partite Iva e per i lavoratori autonomi. Si tratta di una facoltà che, peraltro, potrebbe avere anche dei vantaggi. Così non avveniva in passato. Infatti, nel 2006 il decreto Bersani stabiliva l’obbligatorietà, in capo a tutte le partite Iva, di possedere un unico conto corrente, in banca o alle poste, da dove far passare tutte le somme relative all’attività autonoma. Il decreto Bersani è stato superato nel 2008 e il conto corrente dedicato è rimasto una facoltà per professionisti e partite Iva. Anche se, come avviene in tutti gli ambiti, il conto corrente esclusivo per l’attività economica rappresenta un deterrente a commettere illeciti ed evasioni fiscali.

Partite Iva, quando è obbligatorio avere uno o più conti correnti dedicati?

Secondo la disciplina attuale, l’obbligo del conto corrente dedicato per le partite Iva sussiste solo in specifiche situazioni. Ovvero, per i soggetti che hanno la partita Iva in contabilità ordinaria. E dunque, anche tutte le società di capitali, a prescindere dal volume annuale dei ricavi e da quanto tempo siano attive, devono possedere uno o più conti correnti dedicati per avere un quadro comprensibile e univoco dei flussi finanziari in uscita e in entrata della propria attività.

Professionisti, società di persone e partite Iva individuali: è obbligatorio avere il conto corrente dedicato?

Per le partite Iva individuali, per le società di persone e le società di professionisti, tutti in regime di contabilità ordinaria, l’obbligo del conto corrente dedicato sussiste solo nel momento in cui si superino specifici limiti di fatturato all’anno. Tali limiti sono nell’ordine di 400 mila euro o di 700 mila euro a seconda del codice Ateco.

Quali vantaggi hanno le partite Iva con un conto corrente dedicato?

Avere un conto corrente dedicato comporta per i lavoratori autonomi e per le partite Iva anche dei vantaggi. In primo luogo, la possibilità di avere una separazione netta tra i movimenti in entrata e in uscita relativi alla propria sfera personale e quelli relativi alla propria attività o professione. Con un conto corrente dedicato la gestione dei movimenti, inoltre, risulta più fluida e ordinata. E soprattutto si hanno sotto controllo i costi sostenuti per portare avanti la propria attività.

Conto corrente dedicato delle partite Iva e controlli dell’Agenzia delle entrate

Inoltre, il conto corrente dedicato dei lavoratori autonomi e delle partite Iva permette all’Agenzia delle entrate di effettuare in maniera più agevole i controlli fiscali relativi all’attività. Risultano, peraltro, più agevoli i pagamenti dei modelli F24 relativi alle tasse e alle imposte rientranti nell’attività. E le somme non passano da quello che rappresenta il conto corrente personale.

Prelievo in banca: guida ai limiti e restrizioni

Ormai la confusione è tanta in materia contanti e soldi. Le limitazioni, i tanti vincoli, le restrizioni. L’uso del contante viene pesantemente limitato dalle normative vigenti. Ma le limitazioni valgono anche per le operazioni bancarie come un prelievo piuttosto che un deposito? La materia non è certo facile da comprendere appieno. Per questo occorre una guida sintetica ma esaustiva.

Prelievo in banca, quando può essere un rischio

Parlavamo di confusione in premessa e confusione è per davvero. Si parla di segnalazione al Fisco in caso di prelievo troppo elevato. Una teoria errata questa. In primo luogo perché si parla di segnalazione ma non è assolutamente vero che qualcuno può fare il nome di un contribuente. Nemmeno la banca può segnalare in cliente per un prelievo di importo rilevante. Si parte dal presupposto che o soldi prelevati, siano sul conto di un contribuente perché di sua proprietà. E poi, una banca dati importante è l’anagrafe dei rapporti finanziari, a cui il Fisco ha libero accesso sempre. Inutile che qualcuno segnali, perché tutto può essere controllato autonomamente. Inoltre, il prelievo è l’operazione che dal punto di vista del fisco, da meno noie. Le Entrate mettono sotto la loro lente di ingrandimento versamenti e bonifico in ingresso piuttosto che i prelievi. La segnalazione non riguarda questioni fiscali. Infatti una operazione sospetta può essere segnalata alla all’UIF o alla Guardia di Finanza, questo si.

I poteri del Fisco

Si parte dal fatto che più che le persone fisiche o i lavoratori dipendenti, chi rischia di più o è assoggettato a rigide regole è l’impresa, la partita Iva o la società. Per loro vige un particolare obbligo anche sui prelievi. Massimo 1.000 euro al giorno e massimo per 5.000 euro. Non che non sia possibile prelevare di più dal proprio conto. Ma sopra 5.000 euro occorre indicare nei registri dell’attività, la destinazione dei soldi. Bisogna che nei registri contabili ci sia la giustificazione del prelievo. L’Agenzia delle Entrate non può avviare accertamenti sui prelievi. Semmai, questi accertamenti, come scrivono sul sito “la legge per tutti.It”, scattano sui soldi in ingresso piuttosto che su quelli in uscita

Perché l’incasso dei soldi va giustificato

È il principio cardine di tutto questo è che bisogna giustificare da dove arrivano i soldi più che dove andranno a finire. Versamenti di contanti o bonifici ricevuti in prima fila. I rischi che si corrono a finire sotto osservazione da parte del Fisco sono sempre i soliti. Non potendo giustificare la provenienza di un determinato bonifico, questo viene individuato come possibile reddito non dichiarato e quindi assoggettato a tassazione.

La correlazione tra bonifici ricevuti e dichiarazioni dei redditi è probabilmente la prima cosa che il Fisco italiano guarda. Per questo si dice che chi versa dei contanti sul proprio conto corrente, così come chi  riceve un bonifico, ma non può dimostrare da provengono i soldi, rischia grosso.

La via per giustificare il tutto è sempre la stessa e cioè indicare una provenienza da strumenti non assoggettati a tassazione.  Per esempio, vendita di qualche bene, donazioni, eredità. Oppure si possono dichiarare somme già soggette a ritenute alla fonte.

Bisogna evitare che le Entrate  automaticamente presumano  che si tratti di ricavi in nero e che le vada a tassare. Ciò che non va trascurato è che la prova deve essere a firma certa. È una donazione? Non basta una semplice dichiarazione del soggetto che ha donato.

I prelievi sono al sicuro da accertamenti e controlli?

Tornando ai prelievi, se un addetto allo sportello bancario chiede spiegazioni o avvisa che oltre una determinata soglia occorre spiegare il motivo del prelievo stesso, dipende dal’UIF. Si chiama Unità di Informazione Finanziaria, ed è l’Ente a cui le banche sono tenute a segnalare prelievi ingenti.

Si parla di segnalazione di origine sospetta che riguarda operazioni che i correntisti possono effettuare (o almeno si può sospettare), per riciclaggio di danaro, traffici illeciti e così via. In linea di massima la cifra a partire dalla quale si può incorrere nella segnalazione è pari a 10.000 euro.  E parliamo di 10.000 in un mese e non necessariamente in unica soluzione. Anche se la soglia si raggiunge con diverse operazioni, il risultato non cambia.

E tra le altre cose, dal momento che sono cifre che vanno al di la dell’uso del contante o delle transazioni con obbligo di tracciabilità, non si possono nemmeno addurre giustificazioni come per esempio il dentista, il notaio o altro professionista.

Una volta che scatta la segnalazione, due sono le cose che possono accadere al segnalato.  O tutto viene archiviato, nel senso che l’allarme rientra perché si trovano le pezze giustificative valide, oppure l’Unità di Informazione Finanziaria passa la pratica alla Procura della Repubblica.

 

 

Controllo del fisco su giacenza media e movimenti contro l’evasione fiscale

Caccia ai redditi nascosti da parte dell’Agenzia delle Entrate, ad essere tenuti d’occhio sono i movimenti del conto corrente, ma anche libretti di risparmio e investimenti. Si potenzia così la lotta all’evasione fiscale.

Evasione fiscale

L’evasione fiscale è uno dei problemi che l’Italia proprio non riesce a risolvere e, sebbene la pandemia abbia fatto capire a tanti che occultare dei redditi può creare difficoltà nel momento del bisogno (molti aiuti elargiti in questi due anni hanno in considerazione come punto di riferimento i redditi prodotti nel 2019 e le perdite maturate nei mesi successivi, ma se nel 2019 c’erano redditi occultati risulta difficile dimostrare la perdita o la riduzione di reddito disponibile), le cose comunque non sono cambiate. L’Agenzia delle Entrate quindi ci riprova con controlli pesanti sui conti degli italiani e, vista l’invasività dei controlli, ha prima chiesto, e ottenuto, l’autorizzazione del Garante della Privacy.

Controlli attraverso incrocio di banche dati

L’Agenzia nella circolare ha sottolineato che i controlli saranno effettuati incrociando i dati delle diverse banche dati e con l’uso di algoritmi con elevata capacità di incrociare numerosi dati. Saranno creati due database, il primo conterrà l’elenco delle persone da tenere sotto controllo, questo database avrà il nome di “analisi”. Il secondo database è frutto di un’ulteriore scrematura dei dati del primo database, sarà chiamato “controlli” e coloro che entreranno in esso saranno molto probabilmente sottoposti ad accertamenti e dovranno quindi giustificare entrate ed uscite.

I parametri che saranno tenuti in considerazione per attenzionare i contribuenti saranno diversi:

  • in primo luogo sarà tenuta in considerazione la giacenza media di conti corrente e libretti di risparmio;
  • saranno attenzionate entrate ed uscite, ad esempio se un contribuente preleva poco, non preleva e non usa il denaro su conti e carte prepagate, molto probabilmente ha entrate in nero con cui sostiene le spese quotidiane;
  • naturalmente si avrà riguardo anche per la fonte da cui arrivano i soldi, cioè chi effettua il bonifico in favore del contribuente sottoposto ad attenzione.

Altri strumenti di lotta all’evasione fiscale

Ricordiamo che il limite ai pagamenti in contante è stato portato a 2.000 euro con il decreto Milleproroghe per il 2022 ciò solo per il 2022, dovrebbe ritornare a 1.000 euro nel 2023. Infine, le banche possono consentire prelievi in contanti anche di somme maggiori rispetto al limite all’uso del contante, ma per prelievi da 5.000 euro dovrà chiedere l’uso che deve essere fatto del denaro, naturalmente per iscritto.

Nella lotta all’evasione fiscale assume particolare rilevanza l’uso di strumenti elettronici di pagamento e la fatturazione elettronica che molto probabilmente nel 2022 sarà estesa anche a soggetti che in passato erano esclusi da tale obbligo. Si tratta dei soggetti in regime forfettario che possono ancora utilizzare la fatturazione cartacea tradizionale, ciò in attesa dei provvedimenti successivi.

Per conoscere l’iter che sta portando all’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica, leggi l’articolo: Fatturazione elettronica: novità in arrivo dal 2022 per i forfettari?

Obbligo fatturazione elettronica per i forfettari: ultime notizie

Ricordiamo che in caso di controlli, il contribuente può comunque dimostrare che non ci sono entrate in nero. Ad esempio un soggetto che preleva poco può dimostrare di vivere con un’altra persona, ad esempio convivente, coniuge o genitori che provvedono alle spese quotidiane.

Si sottolinea che nel momento in cui sono effettuati degli accertamenti, il contribuente può allegare documenti che dimostrano che non c’è evasione fiscale e nell’emettere il provvedimento finale l’amministrazione finanziaria deve utilizzare il metodo analitico per contestare la posizione del contribuente e le prove da questi fornite. Inoltre in una recente ordinanza della Corte di Cassazione è stato ribadito che tale onere spetta anche al giudice che non deve limitarsi a una motivazione sintetica che risulterebbe solo apparente.

Per maggiori informazioni sull’ordinanza della Corte di Cassazione, leggi l’articolo: Redditometro: il giudice non può limitarsi a una motivazione sintetica.

Controlli su conto corrente, superanagrafe e risparmiometro per l’evasione

Con un decreto del Ministero dell’Economia sono stati resi noti i criteri che potranno essere utilizzati per i controlli su conto corrente dei contribuenti al fine di evitare l’evasione fiscale.

Lotta all’evasione fiscale: tutti i controlli dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza

L’evasione fiscale è da sempre un cruccio dell’Italia e dopo aver introdotto limiti all’uso del contante, limiti alla possibilità di pagare i dipendenti con contanti, premi per l’uso di sistemi di pagamento elettronici e altri piccoli “diversivi”, introduce anche i controlli su conto corrente dei contribuenti.

Per conoscere in quali casi i dipendenti possono essere pagati in contanti, leggi l’articolo: Quando il datore di lavoro può pagare in contanti i lavoratori?

Controlli su conto corrente e dichiarazione ISEE

I nuovi controlli sui conti corrente saranno basati su algoritmi in grado di incrociare i dati delle varie banche dati. I primi controlli riguardano le dichiarazioni ISEE e in particolare i valori inerenti il saldo e la giacenza media di conti corrente, libretti di risparmio e conti deposito. L’Agenzia delle Entrate andrà a caccia di difformità tra quanto dichiarato e i dati reali.

Altri due importanti strumenti sono il Risparmiometro e la Superanagrafe.

Cos’è il Risparmiometro?

Il Risparmiometro è un algoritmo che confronta i risparmi depositati con i redditi dichiarati avendo però come riferimento non solo l’anno fiscale corrente, ma anche gli anni antecedenti. Nel caso in cui lo scostamento tra entrate e uscite risulti di oltre il 20% sarà avviata un’analisi. Il controllo scatta anche nel caso in cui ci siano scostamenti tra il reddito dichiarato e i risparmi in conto corrente, se questi sono superiori alle possibilità derivanti dal reddito dichiarato, vi sono evidentemente delle anomalie da controllare.

Questo sistema è utile anche a rilevare il lavoro in nero. I controlli sono effettuati anche in caso di acquisti non coerenti con le entrate dichiarate.

Viene, inoltre, tenuto sotto controllo il comportamento di persone che accumulano soldi in conto corrente, ma non effettuano prelievi (evidentemente possono contare su altre entrate per le spese correnti).

I controlli su conto corrente tengono particolarmente in considerazione i movimenti di denaro di valore superiore a 5.000 euro. In caso di prelievo in contanti di somme superiori a tale soglia è necessario che la banca richieda al cliente una dichiarazione scritta inerenti gli usi che devono essere fatti dalla somma prelevata.

Cos’è la Superanagrafe?

La Superanagrafe è invece un database in cui sono presenti i dati dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Nella stessa sono presenti i dati inerenti:

  • il saldo del conto corrente a inizio e fine anno;
  • la giacenza media;
  • i movimenti in entrata e in uscita.

In questo modo è possibile tenere sotto controllo gli scostamenti in entrata e in uscita sul conto corrente.

Controlli su conto corrente…ma non solo! Ecco a cosa prestare attenzione

Occorre sottolineare che i controlli sono svolti principalmente su conto corrente, ma non solo, infatti sono tenuti sotto osservazione anche altri strumenti di risparmio, come buoni fruttiferi postali, conti deposito, prodotti assicurativi, carte di credito, partecipazioni in società di gestione del risparmio.

L’Agenzia delle Entrate può effettuare controlli su qualunque persona fisica, ma ovviamente gli stessi saranno particolarmente concentrati su soggetti che più di altri possono evadere il fisco e quindi liberi professionisti, titolari di partita IVA e titolari di aziende in generale.

Nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate effettui dei controlli, il contribuente sarà tenuto a fornire spiegazioni su importi, giacenze, movimenti di denaro. Non basteranno però semplici giustificazioni a parole, sarà necessario fornire idonea documentazione che possa eliminare dubbi circa la provenienza e l’uso del denaro.

Ricordiamo che i limiti all’uso del contante sono comunque mobili, in particolare per il 2022 ritornano a 2.000 euro. Leggi l’articolo: Salta il limite all’uso del contante. Il Governo si spacca e torna a 2.000 euro