Assegno affitto per l’ex coniuge si può scalare dalle tasse?

In caso di separazione o divorzio può essere stabilito un assegno periodico in favore del coniuge economicamente più debole. L’assegno può comprendere o prevedere esclusivamente anche il versamento dell’affitto per l’abitazione in cui vive l’ex coniuge, molti si chiedono qual è il trattamento fiscale riservato a tali importi? Si può ottenere una deduzione o una detrazione, insomma l’assegno affitto per l’ex coniuge si può scalare dalle tasse?

Trattamento fiscale di assegni di mantenimento e assegno affitto per l’ex coniuge

In sede di separazione e divorzio può essere disposto un assegno di mantenimento in favore dei figli e dell’ex coniuge. Generalmente sono indicati nel provvedimento gli importi riferibili all’ex coniuge e quelli di spettanza dei figli. In caso contrario si ritiene che le spettanze siano al 50% tra l’ex coniuge e i figli.

Questa precisazione è doverosa perché l’assegno corrisposto in favore del coniuge deve essere dedotto dal reddito del soggetto che lo versa, lo stesso importo di conseguenza deve essere dichiarato dal soggetto che percepisce il mantenimento e va quindi ad aumentarne la base imponibile. Naturalmente cambiando la base imponibile può anche cambiare lo scaglio Irpef.

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Per i figli questa regola non vige, cioè l’assegno corrisposto ai figli non può essere portato in deduzione. Ricordiamo che il valore della deduzione deve essere scalato dalla base imponibile e di conseguenza la riduce.

Cosa succede però se il giudice dispone che debba essere versato l’affitto all’ex coniuge? Dubbi nei contribuenti insorgono perché generalmente si dispone tale misura quando presso l’ex coniuge sono collocati i figli e abbiamo già visto che per gli assegni versati in favore dei figli non si applicano deduzioni e detrazioni.

Si può fin da ora chiarire che l’assegno per l’affitto versato all’ex coniuge o per conto dell’ex coniuge può essere portato in deduzione, quindi va a ridurre la base imponibile. Deve quindi essere dichiarato nel modello 730/2023 al rigo E22. Come per l’assegno mensile di mantenimento, anche questo deve però essere dichiarato tra le entrate da chi lo riceve, quindi potrà essere tassato a costui. Lo stesso trattamento viene riservato anche alle eventuali spese condominiali pagate per l’abitazione del coniuge che riceve gli importi.

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La spesa per la gita scolastica è detraibile? Istruzioni

Con il modello 730/2023 è possibile portare in detrazione numerose spese, tra queste vi sono le spese di istruzione per i figli a carico. Molti contribuenti si chiedono: le spese per la gita scolastica sono detraibili? Vediamo come trattare questa particolare spesa.

La gita scolastica rientra nelle spese di istruzione e relative detrazioni

La classica gita scolastica è un momento di crescita importante per tutti i ragazzi, rappresenta però anche un costo e siccome trattasi di viaggi di istruzione, è ricompresa tra le spese di istruzione da portare in detrazione, ma quali sono i limiti?

Il costo della gita rientra tra le spese scolastiche e di conseguenza “subisce” i limiti per queste previste, per ogni figlio è possibile avere una detrazione per le spese di istruzione di 800 euro e la spesa per il viaggio di istruzione rientra nel calcolo di tale limite. Su tale importo si riceve il 19% che da sottrarre alle imposte da versare. In caso di imposte già versate, ad esempio dal sostituto di imposta, si ottiene un rimborso.

Come ottenere le detrazioni per la gita scolastica: istruzioni operative

Le spese per le gite scolastiche devono essere indicate nel Quadro E del modello 730/2023, righi E8-E10 con il codice 12 denominato “Spese per istruzione diverse da quelle universitarie” .

Per ottenere la detrazione è necessario seguire regole particolari per quanto riguarda la documentazione, infatti non un qualunque viaggio può essere portato in detrazione, ma solo quello organizzato dall’istituto scolastico frequentato. Di conseguenza se i pagamenti sono effettuati direttamente nei confronti della scuola, la stessa rilascia la ricevuta e di conseguenza sarà possibile inserire la detrazione nel modello 730/2023.

Se il pagamento è stato effettuato in favore di terzi, ad esempio l’agenzia viaggi a cui la scuola si è rivolta, è necessario richiedere una copia della delibera scolastica con la quale sono stati disposti i versamenti.

Se alla gita scolastica hanno partecipato più figli, è necessario che per ognuno sia disponibile la documentazione separatamente.

Anche per questa spesa, come per tutte quelle detraibili è necessario assicurare la tracciabilità del pagamento che deve quindi essere effettuato con mezzi elettronici, carta o bancomat, oppure con bonifico. Non sono ammesse detrazioni per le spese affrontate in contanti.

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Cos’è la deduzione fiscale, come e chi la applica per risparmiare sulle tasse

Al pari delle detrazioni fiscali, in Italia pure le deduzioni permettono, anche se in maniera differente, di risparmiare sulle tasse. Se con la detrazione, infatti, si ottiene un risparmio secco di imposta sulle tasse da pagare, con le deduzioni fiscali, invece, l’applicazione dello sconto avviene sull’ammontare su cui andare poi a calcolare le imposte, ovverosia sul reddito imponibile lordo. Questa è, nella pratica, la risposta a cos’è la deduzione, ma vediamo al riguardo di approfondire tutti gli aspetti fiscali correlati.

Perché la deduzione fiscale si applica sempre prima della detrazione

Per quanto detto, quindi, la deduzione fiscale abbassa il reddito imponibile su cui calcolare le tasse. Dopodiché, dall’imposta lorda, se maturate, si possono poi sottrarre e quindi scaricare, in sede di dichiarazione dei redditi, le detrazioni fiscali. Il che significa che l’applicazione delle deduzioni precede sempre la fruizione delle detrazioni fiscali.

Oneri deducibili, quando lo sconto sulle imposte è parziale e quando invece è totale

Le spese che si possono detrarre fiscalmente rientrano tra i cosiddetti oneri deducibili, e si possono scaricare dal reddito imponibile lordo in maniera totale o parziale in base a quella che è la tipologia di costo sostenuto.

Per esempio, per un’attività imprenditoriale, sono totalmente deducibili dal reddito aziendale i costi sostenuti per l’acquisto dei cosiddetti beni strumentali. Che possono spaziare dai macchinari ai computer, passando per il software.

Alcuni costi, invece, sono sempre deducibili ma solo parzialmente. Per esempio, i costi legati all’acquisto di un veicolo, le spese per i contratti di leasing sui beni immobili, ed i costi sostenuti per la partecipazione a fiere e congressi.

La deduzione fiscale, chi la applica con i conseguenti benefici per risparmiare sulle tasse da versare

La deduzione fiscale è fruibile non solo dalle imprese, ed in generale da parte dei titolari di partita IVA, ma anche dalle persone fisiche quando previsto in base alla normativa fiscale vigente. Ed il tutto chiaramente a patto di essere in possesso di fattura o di ricevuta di pagamento per la spesa sostenuta.

Inoltre, l’applicazione e la fruizione della deduzione fiscale spetta sempre, con i conseguenti benefici, a chi sostiene la spesa. Includendo pure quel soggetto che ha sostenuto la spesa per conto ed a favore di un familiare che è fiscalmente a carico.

Tutte le detrazioni utilizzabili nel modello 730 ma poco conosciute

Argomento delicato quello delle detrazioni. Presentare la dichiarazione dei redditi è un adempimento obbligatorio per gli italiani. Infatti bisogna pagare le tasse sui redditi che si producono. La tassa da pagare, o meglio, l’imposta da pagare è l’Irpef. Parliamo dell’Imposta sui redditi delle persone fisiche. Ogni reddito prodotto è assoggettato a questa tassazione in base agli scaglioni previsti e con applicazione della relativa aliquota. Dal 23 maggio via al 730 precompilato. Poi sarà la volta del modello Redditi Persone Fisiche, cioè l’ex modello 740 o Unico PF.

Anno di imposta, detrazioni e anno di dichiarazione dei redditi

Non cambia la sostanza tra i due modelli, con l’obbligo di andare a dichiarare i redditi prodotti nel 2021 su cui andrà versata sia l’Irpef che le due addizionali comunali e regionali. Tasse da pagare quindi, al netto delle detrazioni. Che determinano a volte anche i rimborsi fiscali per chi ha provveduto a pagare l’Irpef e le due addizionali già durante l’anno lavorativo 2021. Le detrazioni sono fondamentali per abbattere le imposte dovute. Molte volte però, non tutti conoscono ciò che possono usare per risparmiare sulle tasse. Ci sono detrazioni che pochi conoscono davvero.

Detrazioni dichiarazioni dei redditi

Per detrazione si intende una cifra che viene scontata direttamente dall’imposta da versare o già versata. In questo le detrazioni si distinguono da un altro strumento simile che sono le deduzioni. Le prime infatti vengono scorporate direttamente dall’imposta. Le seconde invece si scorporano dal reddito su cui andrà poi calcolata l’imposta. Un esempio chiarirà meglio il tutto. Gli scaglioni oggi vigenti dopo la riforma dell’Irpef sono:

  • Fino a 15.000 euro di reddito 23%;
  • Sopra 15.000 euro e fino a 28.000 euro   25%;
  • Oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro 35%;
  • Oltre 50.000 euro 43%.

Detto ciò, un soggetto con 14.000 euro di reddito annuo verserà 3.220 euro di Irpef. Se è un lavoratore dipendente probabilmente i 3.220 euro sono stati già trattenuti dal suo datore di lavoro nel 2021. Ma se ci sono delle detrazioni, ciò che è stato trattenuto, verrà restituito. In primo luogo incidono le detrazioni fisse, come quelle per lavoro dipendente per esempio, o quelle per i carichi di famiglia. E poi la parte delle detrazioni per gli oneri sostenuti per le spese che vengono dette appunto, detraibili. Le detrazioni per spese sanitarie, mutui o ristrutturazioni, vengono scontate direttamente dai 3.220 euro pagati di Irpef. Per le deduzioni invece si interviene sui 14.000 euro di reddito, cioè sulla base imponibile.

Le detrazioni poco note per i contribuenti

Quando si parla di detrazioni, ce ne sono tante che sono note a tutti e ormai senza segreti. Questo perché si tratta di quelle detrazioni che vengono utilizzate a cadenza annuale e sempre. Le spese sanitarie per esempio, a partire da quelle per l’acquisto di farmaci. Si tratta delle uniche detrazioni che non prevedono l’obbligo di pagamento in moneta elettronica per godere dello sconto fiscale. Il dentista, l’oculista, le analisi di laboratorio, le visite da uno specialista. Sono le spese mediche che tutti sanno perfettamente di poter scaricare dal reddito. Così come gli interessi sul mutuo, le ristrutturazioni edilizie. Ma ci sono anche quelle poco conosciute che statisticamente molti tralasciano e perdono per sempre.

Le erogazioni liberali,quando una donazione può essere detratta dal reddito

Per esempio, le erogazioni liberali a determinate strutture sanitarie o anche ad associazioni culturali e sportive. Sostenere la squadra di pallavolo dilettantistica della figlia con donazioni volontarie, da diritto alla detrazione. È solo un tipico esempio che si può estendere alle donazioni per una associazione di ricerca su malattie genetiche tanto per fare un altro esempio. In uno studio condotto dal CAF Acli per esempio, viene fuori che su oltre 80 oneri detraibili utilizzabili e previsti dal Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir), 60 vengono usati poco e male.

Detrazioni importanti altrimenti si perdono soldi

Sembrerà strano ma statisticamente sono gli interessi del mutuo ad essere tra le voci meno utilizzate dagli italiani. E le statistiche riguardano la percentuale sui mutui aperti. Il numero scarno di detrazioni riferite al mutuo quindi non parte dal fatto che sono sempre meno i mutui concessi dalle banche ai richiedenti. Nel novero delle prime 20 detrazioni carenti statisticamente proprio gli interessi sul mutuo.

Anche i canoni di affitto per uno studente universitario, o frequentante conservatori di musica, fuori sede, può dare diritto alla detrazione. E come sempre per la stragrande maggioranza delle detrazioni, è il 19% di quanto speso per il pagamento dell’affitto del proprio figlio ad essere recuperato. Il tetto massimo di spesa detraibile è pari a 2.633 euro.

Altre spese detraibili che pochi usano

Detrazione fruibile anche per le spese sostenute per l’intermediazione immobiliare, cioè per il pagamento dell’agente immobiliare. Naturalmente si tratta di intermediazione per la casa di abitazione e non necessariamente per l’acquisto della casa di abitazione. Se la casa in affitto è presa da giovani di età compresa tra i 20 ed i 30 anni, anche se solo uno di essi rientra in questa fascia di età (e deve essere l’intestatario del contratto), ecco che è possibile detrarre anche queste spese che molti lasciano inutilizzate.

Anche le spese per i disabili vanno in detrazione, non necessariamente mischiate con quelle sanitarie

Nel grande calderone delle spese sanitarie, quelle per gli invalidi viaggiano su un binario a parte. E limitazioni e franchigie possono essere superate se si inseriscono le spese ai posti giusti nelle dichiarazioni dei redditi. Analisi, prestazioni chirurgiche, prestazioni specialistiche, acquisti di dispositivi. Sono queste le spese comuni ai disabili e perfettamente detraibili. Come lo sono quelle sostenute per il trasporto in ambulanza di un invalido per esempio. Per non parlare delle spese per adeguare la casa o gli ambienti dove vive l’invalido, al superamento delle cosiddette barriere architettoniche.

Detrazione mascherine: le modalità operative indicate dal MEF

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, in risposta a un interrogazione parlamentare, spiega i dettagli per la detrazione dei costi sostenuti per l’acquisto di mascherine FFP2 e FFP3. Ecco come fare.

Detrazione mascherine: i modelli FFP2 ed FFP3 sono dispositivi medici

Siamo vicini al periodo in cui deve essere presentata la dichiarazione dei redditi e le famiglie sono già alla ricerca di scontrini e fatture di beni che possono essere portati in detrazione e quindi che concorrono a determinare un risparmio di imposta. Dubbi però vi sono sui prodotti acquistati per far fronte all’emergenza Covid, come mascherine, disinfettanti, tamponi che hanno costituito per gli italiani importanti esborsi. Vedremo ora come portare in detrazione le spese sostenute per le mascherine FFP2 ed FFP3.

Il MEF rende noto che le mascherine che presentano determinati requisiti tecnici sono da considerare dispositivi medici e di conseguenza gli oneri sostenuti per il loro acquisto possono essere portati in detrazione con il modello 730/2022. Affinché si possa ottenere lo sgravio fiscale è necessario che le mascherine siano conformi alla normativa europea, inoltre lo scontrino fiscale deve riportare il codice AD. Si tratta del codice che identifica le “spese relative all’acquisto o affitto di dispositivi medici con marcatura CE” .

Nel caso in cui lo scontrino o la fattura non riportino tale codice, sarà comunque possibile ottenere la detrazione solo se il contribuente ha conservato i documenti dai quali risulti la marchiatura CE delle mascherine, la quale deve attestare che si tratta di un prodotto compreso nella banca dati del Ministero della Salute. Nel caso in cui il prodotto non sia indicato in tale banca dati, la prova si fa ancora più difficile in quanto è necessario che rechi la marchiatura CE con indicazione della conformità alla normativa europea.

Ciò implica che la conformità per i prodotti non fatturati con il codice AD, deve essere verificata per ogni singola mascherina il cui costo si vuole portare in detrazione.

Detrazione mascherine FFP2 ed FFP3: a quanto ammonta?

Tale meccanismo può forse essere considerato eccessivamente pesante, ma purtroppo la pandemia ha generato un volume tale di domanda e speculazioni che spesso in Italia hanno portato alla distribuzione di prodotti non conformi, cioè con caratteristiche tali da non impedire o ridurre il rischio di contagio.

Dai calcoli fatti emerge che gli italiani hanno speso 327 milioni di euro per l’acquisto di mascherine FFP2 ed FFP3 quindi gli importi che dovrebbero essere portati in detrazione sono abbastanza alti. É anche vero che molto probabilmente numerosi scontrini, fatture e marchi relativi agli acquisti sono andati perduti e di conseguenza anche le relative detrazioni. Occorre anche sottolineare che la detrazione non viene applicata alle mascherine chirurgiche che per molto tempo hanno rappresentato l’acquisto prevalente.

La normativa per i dispositivi medici prevede una detrazione con aliquota al 19% delle spese sostenute, per le famiglie che hanno fatto largo uso delle mascherine potrebbe essere un risparmio di imposte piuttosto notevole.

Detrazione mascherine e tamponi in dichiarazione dei redditi: le novità

Quanto abbiamo speso nell’ultimo anno per l’acquisto di mascherine, per sottoporci a tamponi e fare test? Sicuramente una somma non irrisoria, ma c’è la possibilità di recuperare almeno in parte i costi sostenuti, questo attraverso la detrazione mascherine e tamponi in dichirazione dei redditi. Ecco come fare e in quale voce devono essere dichiarati tali costi.

Le spese degli italiani in mascherine, tamponi e test rapidi

Dalle statistiche emerge che nel solo 2020 gli italiani hanno speso 164 milioni di euro in mascherine. Sicuramente nel 2021 le spese sono state un po’ inferiori per le mascherine visto che per molti mesi non abbiamo avuto l’obbligo di indossarle anche all’aperto. L’inizio del 2022 invece non è stato propizio perché siamo passati alle mascherine FFP2 che hanno un costo leggermente superiore, 0,75 euro ciascuna, ma soprattutto perché è aumentato il ricorso a tamponi rapidi e molecolari i cui costi oscillano tra pochi euro fino a 60 euro.

Calcolando che nelle famiglie spesso si eseguono molteplici test, il Covid 19 sta costando molto agli italiani. Ciò che però molti non sanno è che è possibile recuperare parte delle spese sostenute attraverso le detrazioni da richiedere con la dichiarazione dei redditi. Cerchiamo di fare delle precisazioni, in primo luogo nella prossima dichiarazione, cioè quella del 2022, sui redditi del 2021, potranno essere portati in detrazione i costi esclusivamente nel 2021, mentre le spese che stiamo affrontando oggi, dovranno essere dichiarate nel 2023 cioè nel momento in cui sarà fatta la dichiarazione relativa al 2022, è bene quindi conservare gli scontrini.

Come portare in detrazione mascherine, tamponi e test rapidi

Fatta questa prima premessa cerchiamo di capire quali regole devono essere seguite per poter recuperare i soldi spesi in mascherine, tamponi e test. Questi costi rientrano tra le spese sanitarie e quindi seguono le stesse regole di queste. Infatti, la detrazione per le spese sanitarie dall’irpef ammonta al 19%, ma spetta solo per importi superiori a 129,11 euro, naturalmente questi costi non devono essere affrontati solo per le mascherine, infatti si possono portare in detrazione altre spese mediche, come le visite, ma anche molti farmaci da banco e prodotti vari solitamente acquistare in farmacia o para-farmacia.

Ciò vuol dire che raggiungere tale importo nell’arco di un anno non è difficile. Non è previsto solo un importo minimo per godere delle detrazioni per le spese sanitarie, ma anche un importo massimo e lo stesso è di 1.000 euro, su somme ulteriori rispetto a 1.000 euro non si applica la detrazione del 19%. Per calcolare quindi gli importi è necessario sommare le spese sanitarie, sottrarre la franchigia di 129,11 euro e applicare sulle rimanenti somme il 19%. L’ammontare massimo della detrazione che si può ottenere, visto il limite dei 1.000 euro è di 165,47 euro.

Detrazioni costi mascherine: ulteriori regole

Dobbiamo precisare che per poter far rientrare le mascherine, i tamponi e i test rapidi nelle detrazioni previste per le spese sanitarie, è necessario in primo luogo avere gli scontrini, ricevute, fatture o comunque aver effettuato pagamenti elettronici, come richiesto per le spese sanitarie, e in secondo luogo è essenziale che questi prodotti siano conformi alle normative dettate in materia.

Per le detrazioni su test rapidi, molecolari, antigenici o sierologici eseguiti in farmacia o presso strutture convenzionale con il Sistema Sanitario Nazionale il costo può essere sempre portato in detrazione anche se il pagamento avviene in contanti. Nel caso in cui tali esami siano stati effettuati presso strutture non convenzionate, invece è necessario eseguire i pagamenti tracciabili elettronicamente, insomma si deve pagare con carta.

Per le mascherine invece è necessario che siano a norma e quindi:

  • quelle chirurgiche devono rispettare le norme UNI EN 14683:2019;
  • le mascherine ffp2 ed ffp3 invece devono rispettare la normativa UNI EN 149:2009.

Ogni altra diversa tipologia di mascherina non è dispositivo medico e di conseguenza non è possibile portare in detrazione i costi.

Per le spese sostenute all’estero è necessario che il pagamento sia avvenuto con metodo tracciabile.

Nuova Irpef 2022: novità per aliquote, detrazioni e bonus

La riforma fiscale, con le nuove aliquote Irpef in vigore dal 2022 e le novità sulle detrazioni e sui bonus, comporta una rivoluzione nelle buste paghe dei lavoratori dipendenti, autonomi e per i pensionati. È ciò che si prospetta con i provvedimenti del governo di fine anno scorso destinati a cambiare la tassazione sui redditi. In linea generale, i maggiori vantaggi li avranno i redditi medi e alti. Ma anche per gli altri la busta paga cambierà in maniera significativa.

Nuova Irpef 2022, cosa cambia nella busta paga di lavoratori e pensionati?

Già a partire da gennaio 2022 entreranno in vigore le nuove disposizione della riforma del Fisco con la modifica degli scaglioni, delle aliquote Irpef ai fini della tassazione. Le novità sull’Irpef comporteranno, in ogni modo, anche una nuova modalità di calcolo delle detrazioni fiscali a favore dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, ma anche dei redditi assimilati a quelli dei lavoratori. E, infine, anche nel modo di calcolare l’ex bonus Renzi di 80 euro in vigore dal 2014, poi salito di importo a 100 euro.

Riforma fiscale e Irpef, le novità per i redditi medi e alti

Una ulteriore novità nella risistemazione delle aliquote Irpef è rappresentata dall’eliminazione della detrazione fiscale per i redditi da lavoro dipendenti a partire dai 28 mila euro e fino a 40 mila euro. Contrariamente, la riforma fiscale riconosce l’esonero parziale ai lavoratori dipendenti con reddito fino a 34.996 euro. Tutte le novità fiscali avranno un impatto diverso sulle buste paga e determineranno un differente impatto per bonus e ritenute fiscali.

Riforma fiscale, come cambiano gli scaglioni e le aliquote Irpef?

Con la riforma fiscale cambiano le aliquote Irpef e gli scaglioni. Infatti:

  • la prima aliquota del 23% (rimasta invariata) viene applicata allo scaglione di redditi fino a 15 mila euro;
  • la seconda aliquota invece subisce delle modifiche. La percentuale scende dal 27% al 25% per i redditi da 15.001 a 25 mila euro e dal 38% al 35% per i redditi da 28.001 euro a 50 mila euro;
  • il quarto e il quinto scaglione vengono unificati con l’applicazione di un’unica aliquota del 43% per i redditi di oltre 50 mila euro.

Bonus e detrazioni nella riforma fiscale dell’Irpef, quali sono le novità del 2022?

La riforma fiscale del 2022 conferma anche i bonus per chi percepisce i redditi da lavoro dipendente fino a 15 mila euro. Nei casi di incapienza, quando la somma delle detrazioni risulta più elevata dell’imposta netta, la soglia può essere aumentata fino ai redditi di 28 mila euro. Tuttavia, il maggiore incremento delle detrazioni spetta ai lavoratori dipendenti con redditi a partire dai 15 mila euro. Infine, viene riconosciuta una detrazione aggiuntiva di 65 euro per i lavoratori dipendenti con redditi tra 25 mila euro e 35 mila euro. Tale detrazione è necessaria per non penalizzare chi percepisce redditi compresi in questi due estremi rispetto alle misure previste per i redditi meno elevati.

Riforma delle aliquote Irpef, detrazioni e bonus: chi si avvantaggia maggiormente nel 2022?

Il nuovo sistema delle aliquote Irpef, delle detrazioni e dei bonus permette ad alcuni di avere maggiori vantaggi fiscali in busta paga rispetto al 2021. Per chi ha redditi fiscali di 10 mila euro, il beneficio può essere quantificato in 158 euro all’anno; per i redditi di 15 mila euro annui, il vantaggio fiscale sarà di 422 euro rispetto all’anno scorso. La classe che maggiormente si avvantaggerà della riforma del Fisco sarà quella dei redditi da lavoro dipendenti per 40 mila euro l’anno. Il vantaggio sarà di 1.143 euro, mentre a 50 mila euro il vantaggio è quantificabile in 990 euro. Per i lavoratori autonomi il maggiore vantaggio fiscale risulta in corrispondenza di redditi annui pari a 50 mila euro. Il taglio dell’Irpef è pari a 810 euro all’anno (inclusa la mancata applicazione dell’Irap per le persone fisiche).

Riforma fiscale Irpef, detrazioni e assegni familiari: da quando si avranno gli effetti?

I primi effetti della riforma fiscale, delle detrazioni per i figli a carico e degli assegni familiari si avranno a partire dal mese di marzo 2022. Nelle simulazioni relative alla tassazione dei redditi non è da escludere il vantaggio che avranno i lavoratori con l’introduzione dell’Assegno unico per i figli a carico. L’assegno andrà a stravolgere anche l’insieme delle regole relative agli assegni familiari versati nelle buste paga dai datori di lavoro. Con un’ulteriore novità: l’Assegno unico universale non transiterà nelle buste paga dei lavoratori ma verrà pagato direttamente dall’Inps.

 

Bonus vacanze, il contributo può essere utilizzato fino al 31 dicembre 2021

Ancora poco più di due mesi per utilizzare il bonus vacanze, il contributo introdotto per il rilancio del settore del turismo. Il bonus può essere utilizzato dalle famiglie per il pagamento dei servizi turistici con un beneficio che può arrivare a 500 euro per le famiglie più numerose. Le strutture turistiche hanno la possibilità di accettare il bonus come forma di pagamento.

Scadenza bonus vacanza, il contributo va utilizzato entro il 31 dicembre 2012

Introdotto con il decreto numero 34 del 2020 (decreto “Rilancio”), il bonus vacanze è stato utilizzato massicciamente durante l’estete dello scorso anno. Per il 2021 sono rimaste delle risorse non ancora utilizzate. La scadenza per poter utilizzare quanto spettante è al 31 dicembre 2021, dopodiché il contributo non verrà più riproposto.

Bonus vacanza, chi può utilizzarlo?

Il contributo vacanza è stato introdotto a favore delle famiglie con un Isee non eccedente i 40 mila euro. Il bonus può essere usato per pagare i servizi e i pacchetti turistici. I servizi devono essere offerti in Italia da agriturismi, da bed & breakfast, da imprese turistico ricettive, da agenzie di viaggio e da tour operator. La misura spetta, tuttavia, a chi aveva presentato domanda telematica del bonus entro il 31 dicembre 2020. Dunque il contributo si può ancora utilizzare ma non si può ottenere.

Quanto spetta di bonus vacanze?

Il bonus vacanze ha importi differenti a seconda dei componenti il nucleo familiare. Per i single il valore del bonus è di 150 euro, per le famiglie di 2 persone 300 euro, per i nuclei più numerosi spettano 500 euro (genitori con almeno un figlio a carico).

Come si può utilizzare il bonus vacanze

Il bonus vacanze può essere utilizzato da un solo componente della famiglia. Il componente può essere anche diverso da chi ha presentato richiesta del bonus. Il contributo deve essere speso in un’unica soluzione presso le strutture turistiche, l’agenzia di viaggi o il tour operator. Il contributo è fruibile per l’80% come sconto immediato al momento dell’acquisto e, per il restante 20%, sotto forma di detrazione di imposta in sede di dichiarazione dei redditi.

 

Detrazione ecobonus: quando è necessaria la pratica ENEA?

Per l’ecobonus, chi vuole accedere alle detrazioni fiscali ha l’obbligo di presentare apposita comunicazione all’Enea. Ma tale adempimento è dovuto solo quando gli interventi, di tipo edilizio e tecnologico, sono finalizzati sia all’accesso alle detrazioni fiscali del 50%, sia al risparmio energetico e/o all’utilizzo di fonti di energia rinnovabili.

Quindi, nell’ambito del bonus ristrutturazioni, in base al tipo di intervento realizzato non sempre è necessaria la pratica da presentare all’ENEA. Inoltre, con la risoluzione numero 46/E del 2019, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che, seppur sia obbligatoria, la comunicazione omessa o tardiva della pratica ENEA non comporta la perdita del diritto alle detrazioni fiscali.

Quando è necessaria la pratica ENEA per la detrazione ecobonus e quando invece no

Per quanto detto, quindi, è necessaria la pratica ENEA per la detrazione ecobonus quando le opere di ristrutturazione comportano un risparmio o un incremento dell’efficienza energetica. Dagli elettrodomestici ai cappotti termici, e passando per le caldaie, per gli impianti fotovoltaici, per i teleriscaldamento e per gli impianti a biomassa. Ma anche per serramenti e infissi, scaldacqua a pompa di calore, condizionatori, micro-cogeneratori, sistemi ibridi e, tra gli altri, pure i generatori di aria calda a condensazione.

Su quando invece la pratica ENEA non è richiesta, e quindi non è obbligatoria, possiamo semplificare dicendo che tale obbligo non è previsto quando i lavori effettuati rientrano tra le opere murarie. Per esempio, il rifacimento del bagno, la sostituzione delle porte interne, la tinteggiatura delle pareti e l’installazione di allarmi. Ma anche la demolizione di muri portanti, la realizzazione di tramezzi e di divisori e, tra l’altro, pure il rifacimento dell’impianto elettrico.

Pratica online ENEA, cosa c’è da sapere per una corretta compilazione

Per la presentazione della pratica ecobonus, il sito Internet di riferimento è proprio quello dell’ENEA dove è presente un’apposita piattaforma accessibile tramite registrazione. La compilazione, rispetto al passato, è decisamente più intuitiva, ma oltre ad avere un minimo di dimestichezza con il web è utile anche conoscere quelli che sono i termini tecnici legati all’energetica.

Dopo aver inserito i dati anagrafici e quelli dell’immobile, infatti, la piattaforma online ENEA chiede di selezionare il tipo di intervento associato all’ecobonus. Proprio in base al tipo di intervento sarà richiesto l’inserimento di alcuni parametri, ovverosia di valori che sono diversi tra loro. Per esempio, la trasmittanza per gli infissi ed il rendimento per le caldaie.

Se la pratica online ENEA da compilare e da trasmettere prevede per l’accesso alle detrazioni fiscali più beneficiari, allora occorrerà barrare dalla piattaforma la voce ‘Richiesta anche per conto di altri‘. Anche per questo, prima di procedere con la pratica, è fondamentale avere sempre tutti i documenti a portata di mano. Dai documenti di identità alle fatture di installazione e di fornitura, e passando per la dichiarazione asseverata del tecnico abilitato. Ma anche i dati dell’immobile, dalla visura alla planimetria catastale.

Infine, ricordiamo che la pratica online ENEA, quando questa è prevista come obbligatoria, deve essere compilata e trasmessa entro tre mesi. Ovverosia, entro e non oltre 90 giorni dalla chiusura dei lavori o, se previsto, dal collaudo delle opere realizzate.

Casa, una detrazione tira l’altra

Una delle voci più importanti da portare in detrazione nel modello 730 è quella relativa alle spese per la casa, dalle ristrutturazioni, ai mobili all’ecobonus. Tutte detrazioni che consentono di risparmiare fino al 65% e che nascondono, tra le pieghe della fiscalità, molte voci che pochi conoscono.

A spulciare tra queste voci ci ha pensato ProntoPro.it, sito che permette l’incontro tra domanda e offerta di lavoro artigianale e professionale, che ha realizzato un decalogo punti per scoprire alcune delle possibilità più interessanti e meno note di detrazione, offerte dai bonus legati alla casa:

Mezzi anti intrusione. Con il bonus ristrutturazioni è possibile usufruire di una detrazione del 50% per gli interventi relativi all’adozione di misure che prevengano il rischio del compimento di atti illeciti da parte di terzi: grate alle finestre, vetri antisfondamento, casseforti a muro e porte blindate o rinforzate.

Prestazioni professionali. Con il bonus ristrutturazioni si può ottenere il 50% del rimborso anche per le prestazioni professionali, l’acquisto dei materiali e le spese per perizie e sopralluoghi, tutte da portare in detrazione.

Mobili acquistati all’estero. Detrazione fino al 50% per l’acquisto di nuovi mobili all’estero, corredati di tutta la documentazione necessaria ai fini della detrazione, pagati con carta di credito o debito e con spesa documentata da fattura e ricevuta di avvenuta transazione.

Detrazione fino al 50% per le spese di costruzione di un garage, un’autorimessa o un posto auto di pertinenza nel cortile condominiale.

Detrazione fino al 50% delle spese fatte per dotare l’immobile delle tecnologie robotiche in grado di migliorare la comunicazione e la mobilità interna ed esterna alla casa in cui vivono persone con gravi disabilità fisiche e motorie.

Detrazione fino al 65% per le spese sostenute dal 4 agosto 2013 per realizzare interventi antisismici su prime case o edifici adibiti ad attività produttive in zone ad alta pericolosità.

Detrazione fino al 50% per le spese di adeguamento funzionale a uso contemporaneo di un immobile di valore storico o artistico.

Chi ha già effettuato dei lavori su un immobile beneficiando di un incentivo, e intraprende nuovi lavori di riqualificazione puoi usufruire di un’altra detrazione. Il limite complessivo di rimborso è pari a 96mila euro per unità immobiliare, quindi se si tratta della prosecuzione di una precedente ristrutturazione, si dovrà tenere conto delle somme già spese, se si tratta di un intervento completamente nuovo si potrà usufruire dell’intera detrazione, ma la diversità dovrà essere dimostrata attraverso la presentazione della denuncia di inizio attività (DIA), il collaudo dell’opera e la dichiarazione di fine lavori.

L’uso di una determinata tipologia di bonus non è esclusivo e si può usufruire di più incentivi. Attenzione ai tempi; per ottenere il bonus mobili oltre a quello per la ristrutturazione di casa, ad esempio, è necessario che la data di inizio dei lavori di ristrutturazione preceda quella in cui si acquistano i beni. Non è fondamentale, invece, che le spese di ristrutturazione siano sostenute prima di quelle necessarie per l’arredo.

Mobili. Ai fini fiscali, non tutti i mobili sono uguali. Si può ottenere la detrazione per i materassi, per lampade e lampadari, per mobili nuovi fatti su misura, per i letti, gli armadi, le cassettiere, le librerie, le scrivanie, i tavoli, le sedie, i comodini, i divani, le poltrone, le credenze, le cucine, i mobili per arredare il bagno e quelli per l’ esterno. Nessun rimborso per porte e tende, complementi di arredo o mobili usati e antichi.