Prove di rinascita per le imprese del Sud

Qualche piccolo segnale di ripresa sembra intravedersi anche per le imprese del Sud. Secondo il rapporto “Pmi Mezzogiorno 2015” curato da Confindustria e Cerved, le piccole e medie imprese del Sud dovrebbero crescere nel 2015 sia in fatturato (+1,2%) sia in valore aggiunto (+2,1%).

Una crescita che, per le imprese del Sud, caratterizzerà anche la redditività del capitale investito (+5% in Roe) e il margine operativo lordo (+4,3% in Mol). Un andamento positivo che, secondo il rapporto, dovrebbe continuare per le imprese del Sud anche il prossimo anno.

Il rapporto di Confindustria e Cerved è stato elaborato sulle 27mila imprese del Sud (società di capitale), con un fatturato compreso tra 2 e 50 milioni di euro e un numero di dipendenti tra 10 e 250 addetti. Pur sottolineando i dati positivi, il rapporto non può tacere il fatto che più del 25% delle 29mila imprese del Sud attive nel 2007, prima della crisi, è sparito dal mercato; delle 20mila imprese sopravvissute, circa il 25% ha ridotto le proprie dimensioni, diventando una micro-impresa.

E se la crisi ha ammazzato tante imprese del Sud, ha anche impedito che molte ne nascessero. Confindustria e Cerved rilevano fino al 2012 è calato drasticamente il numero di nuove imprese e solo il 45% delle imprese del Sud di nuova costituzione è sul mercato a tre anni dalla nascita. Insomma, ben vengano i segni più, ma prima che riescano a compensare i segni meno passerà molto, molto tempo.

Fate largo alle imprese giovanili

Il bello dell’Italia è che non finisce mai di stupire, anche e soprattutto quando si parla d’imprese e di imprese giovanili. Stando a quanto ha rilevato Unioncamere, infatti, le imprese giovanili nel nostro Paese stanno dando importanti segnali di risveglio in questo 2015, alla faccia dell’andamento generale dell’economia.

Secondo Unioncamere, che ha elaborato le proprie stime sulla base di Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta da InfoCamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio, nel primo trimestre 2015, delle oltre 115mila imprese avviate, oltre 35mila (il 31%) sono imprese giovanili guidate da uno o più giovani al di sotto dei 35 anni.

Il Sud Italia è il terreno più fertile per la nascita delle imprese giovanili, che lì sono state il 36% di quelle sorte tra gennaio e marzo, pari a circa 13mila imprese giovanili.

Secondo Unioncamere, quasi 2 imprese giovanili su 3 avviate hanno puntato su internet e quasi la metà di loro (il 45%) è già pronto ad avviare il proprio e-commerce. Tra i settori più gettonati per le nuove imprese giovanili, vince il commercio (20% delle imprese “under 35”), seguito a distanza da quello delle costruzioni (9,5%) e della ristorazione (5,1%).

Per quanto riguarda la forma d’impresa, il 76% delle nuove imprese giovanili è formato da imprese individuali, mentre il 17% è formato da società di capitali. Tutto dati che hanno spinto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, a commentare: “I giovani italiani si stanno rimboccando le maniche per cogliere le opportunità di questo momento e molti di loro scelgono di farlo attraverso l’impresa“.

Spesso sono giovani – ha proseguito Dardanelloche hanno deciso di puntare su un’idea innovativa e sulle proprie competenze per realizzarla, anche sfruttando le nuove tecnologie della rete. Per sostenere questi neo-imprenditori dobbiamo dare loro un Paese più moderno e quindi più digitalizzato, anche per attrarre intelligenze e investimenti dall’estero, più meritocratico e capace di valorizzare i talenti delle persone. Il vero successo delle riforme che si stanno disegnando si misurerà su quanto riusciremo a fare su questi fronti, a partire da quello della pubblica amministrazione che deve diventare realmente ‘amica’ delle imprese“.

Attività commerciali: la ripresa dov’è?

Provate a parlare di ripresa a chi ha un’attività commerciale. Nella migliore delle ipotesi, vi risponderà con una sonora risata, nella peggiore vi tirerà addosso il mazzo di chiavi con il quale ha dovuto chiudere il proprio negozio.

Il recente meeting di Confesercenti che si è tenuto in Umbria ha infatti messo bene in chiaro una cosa: la crisi non allenta la presa sul commercio. Nonostante segnali di miglioramento rispetto al 2012, l’estate 2013 ha segnato un altro momento nero del settore. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Confesercenti, tra luglio e agosto hanno aperto 2.656 nuove imprese commerciali in sede fissa e hanno cessato l’attività 5.574, per un saldo negativo di 2.918 unità.

Il risultato del IV bimestre 2013 è lievemente migliore (+332 imprese) di quello registrato lo scorso anno nello stesso periodo (-3.250 esercizi), ma si è annullata la “ripresina” messa a segno nel bimestre maggio-giugno 2013 quando hanno aperto 7.546 nuove imprese, 3.532 in più rispetto a marzo-aprile.

Complessivamente, nei primi otto mesi dell’anno si registra un saldo negativo di 14.246 imprese nel commercio al dettaglio (18.208 nuove aperture e 32.454 chiusure). Si tratta comunque di un miglioramento, anche se debole, rispetto al saldo dei primi otto mesi del 2012, negativo per 15.772 esercizi. Il risultato è dovuto principalmente all’aumento delle nuove iscrizioni (+2.015), dato che compensa il più lieve incremento delle chiusure (+489).

Il rapporto di Confesercenti sottolinea che la percentuale di imprenditori stranieri nel settore è arrivata al 67%: “un fenomeno socio-economico che meriterebbe un approfondimento”. Molto importante anche il ruolo delle imprese giovanili, il 38,2% delle nuove iscritte, e significativo il peso delle imprese femminili (30%) e di quelle straniere (22,1%). In termini di peso sul totale delle cessazioni, appare critica la situazione delle imprese femminili, che compongono la percentuale maggiore (35%). Male anche quelle giovanili, che rappresentano il 20% delle chiusure. Resistono meglio gli imprenditori stranieri (11,9%).

La recessione, tecnicamente, sta per finire. Purtroppo non si può dire altrettanto della crisi del commercio e di quella del turismo”, dice il segretario generale di Confesercenti, Mauro Bussoni. “Ormai è chiaro a tutti che le liberalizzazioni delle aperture non servono ad agganciare la ripresa: il miglioramento dei dati 2013 sul 2012 è così lieve da sembrare più che altro un rimbalzo”.

Secondo Bussoni è “particolarmente preoccupante” la situazione di donne e giovani: “Intraprendono l’avventura imprenditoriale per crearsi un lavoro, ma la domanda interna è ancora bassissima, e il mercato asfittico”.

Senza puntare sulla formazione dei nuovi imprenditori e sull’informatizzazione delle nuove imprese – dice ancora Bussoni – non si può più sperare che il commercio continui a rivestire il ruolo di shock absorber della disoccupazione. Non è tenendo aperto sempre che si aiuta il settore: c’è bisogno di un cambiamento di mentalità e di passo. Non ci si può più improvvisare imprenditori. Ora il governo dia risposte nuove e convincenti”.

Già, sempre il governo…

Lombardia, Ricupati alla guida dei giovani di Confcommercio

Maurizio Ricupati nuovo presidente del Gruppo Giovani Imprenditori lombardi di Confcommercio. Già presidente del Gruppo Giovani milanese dal 2008 e consigliere dell’Associazione milanese arredamento, Ricupati è anche vicepresidente di Federmobili.

Maurizio Ricupati ha iniziato presto a occuparsi di arredamento. Neodiplomato in ragioneria, ha collaborato alla gestione del negozio di famiglia Mav Arreda di Milano, di cui oggi è titolare e amministratore unico. L’interesse verso il settore dell’arredamento lo ha portato a specializzarsi in economia aziendale e a frequentare alcuni corsi specifici di formazione, dedicandosi allo studio e all’analisi dei rapporti esistenti tra azienda e mercato, cercando così di ampliare e completare le proprie conoscenze sotto il profilo economico, giuridico, organizzativo e contabile. Un iter formativo lo ha spinto a frequentare corsi specifici presso la Sda Bocconi e il Politecnico di Milano.

Ricupati ha le idee chiare su giovani e impresa: “La voce dei giovani imprenditori lombardi del terziario dev’essere una sola con la comune condivisione delle difficoltà, ma anche dei progetti, che le imprese devono affrontare”.

L’idea di business si fa in… Com-Unity

Ne avevamo parlato qualche mese fa, anticipandone la nascita, all’interno dello speciale che Infoiva ha dedicato al fenomeno del crowdfunding. Ora, il portale Com-Unity (www.com-unity.it) è una realtà. La piattaforma di crowdfunding voluta da Banca Interprovinciale di Modena e da Studio SCOA di Bologna, ha infatti esordito sulla rete con la sua prima campagna, destinata al finanziamento di un progetto di ricerca dell’Istituto Tethys onlus, associazione che si occupa di studiare i cetacei che vivono nei nostri mari.

La presentazione di Com-Unity è avvenuta giovedì 21 marzo al museo Casa Enzo Ferrari di Modena davanti a oltre 150 persone tra giornalisti, istituzioni e operatori. Al termine dell’incontro il sito è stato messo online e nel giro di poche ore ha superato i 600 contatti e sono già sono stati già inviati diversi progetti all’attenzione del Comitato Etico, una delle novità di questa piattaforma assieme al business coach.

Con quest’operazione Banca Interprovinciale ha voluto dare una scossa a un mercato che risulta fermo, ponendo al centro di tutto l’idea e la capacità d’inventare di un territorio, quello emiliano, ma non solo, che in quanto a creatività non è secondo a nessuno. Banca Interprovinciale vuole aprirsi alle altre realtà presenti nella rete, collaborando con esse per creare un ecosistema in grado di dare una opportunità in più al Sistema Italia.

Il primo progetto presente sul portale, proposto dall’Istituto Tethys, vuole scoprire le abitudini alimentari delle balene presenti nel mediterraneo, in particolare nel Santuario Pelagos, un’area protetta tra l’Italia e la Francia. I dati raccolti serviranno a creare una solida base scientifica, in modo da dare a chi è preposto alla tutela e salvaguardia di questi animali informazioni accurate per poter agire nei migliore dei modi. Per sostenere questa campagna o le altre che saranno online, è sufficiente registrarsi sul sito di Com-Unity e avviare la procedura di donazione. Le somme donate, tramite carta di credito, saranno restituite ai donatori qualora la campagna da loro prescelta non dovesse raggiungere l’obiettivo preposto.

A Siena e Bari, bandi per le imprese giovanili e femminili

Startup giovanili e imprenditoria femminile sono al centro di una serie di iniziative promosse in tutta Italia, da nord a sud.

Un esempio è il bando riaperto dalla Finanziaria Senese di Sviluppo SpA (Fi.Se.S.) che riguarda la concessione di contributi in conto interessi a favore di imprese femminili e/o giovanili, su prestiti partecipativi relativi a piani di capitalizzazione aziendale e su finanziamenti finalizzati al sostegno di programmi di investimento e per esigenze di liquidità.

Beneficiarie del finanziamento sono le pmi di Siena e provincia che operano in tutti i settori economici, ma appartenenti alla classe delle imprese giovanili e/o a prevalente partecipazione femminile, purché abbiano i seguenti requisiti:

  • costituite da non oltre 36 mesi dalla data di presentazione della domanda;
  • iscritte al Registro delle Imprese attive ed avere sede legale ed operativa in Provincia di Siena.

I contributi vengono concessi per supportare le pmi nelle seguenti finalità:

  • Capitalizzazione aziendale;
  • Programmi di investimenti;
  • Liquidità legata all’avvio dell’attività.

Le spese finanziabili sono le seguenti:

  • costi per la ristrutturazione degli immobili oggetto dell’esercizio dell’attività, per l’adeguamento delle strutture e degli impianti alle normative del settore, per l’acquisto di macchinari, di attrezzature e di arredi, comprensive delle spese di progettazione (queste ultime fino alla concorrenza massima del 10%);
  • acquisto delle scorte iniziali di magazzino fino alla concorrenza massima di 30.000 euro.

Il finanziamento prevede importi compresi tra 20.000 e 80.000 euro, e su una durata massima di 9 anni, escluso l’eventuale periodo di preammortamento che comunque non potrà superare i 12 mesi.

Il contributo consiste in un abbattimento del tasso di interesse nella misura di 1 punto percentuale rispetto al tasso di interesse applicato da Fi.Se.S. sul finanziamento dalla stessa concesso.
Qualora il tasso d’interesse applicato da Fi.Se.S. sia uguale o inferiore a 1 punto percentuale l’abbattimento interverrà fino alla determinazione del tasso 0.

Le domande di ammissione possono essere presentate a mano o spedite, a mezzo raccomandata A/R al seguente indirizzo:

Società Finanziaria Senese di Sviluppo SpA
Piazza Matteotti n.30
Cap. 53100 – Siena

Quello toscano non è, come abbiamo precedentemente ricordato, l’unico progetto rivolto all’imprenditoria giovanile, poiché il Comune di Bari ha deciso, attraverso il bando Soft Economy, di finanziare a fondo perduto progetti di imprenditoria giovanile nei seguenti settori:

  • Valorizzazione territoriale e ambientale
  • Produzione culturale e iniziativa sociale
  • Innovazione Tecnologica

Possono presentare progetti tutti i giovani cittadini (italiani e stranieri), residenti in uno dei 31 Comuni dell’Area Metropolitana Terra di Bari, organizzati in gruppi informali composti da un minimo di 2 persone. I candidati dovranno essere maggiorenni e non aver compiuto i trentacinque anni.

Data la finalità dell’iniziativa, non possono presentare domanda di candidatura società, enti e organizzazioni comunque denominate, già formalmente costituite.

I gruppi giovanili informali, i cui progetti saranno ammessi a contributo, dovranno costituirsi in un soggetto giuridico entro i due mesi successivi alla pubblicazione della graduatoria, scegliendo la forma che riterranno più idonea per la realizzazione e gestione dell’idea progettuale.
Il soggetto giuridico costituito dovrà avere sede legale in uno dei 31 Comuni dell’Area Metropolitana ‘Terra di Bari’ e la fase di start-up dovrà ritenersi conclusa entro e non oltre l’arco temporale dei sei mesi dalla data di costituzione del soggetto giuridico.

Per essere ammissibili, e quindi finanziabili, i costi dovranno necessariamente essere riconducibili alle attività del progetto, e in particolare:

  • i costi devono corrispondere a spese i cui pagamenti siano stati effettivamente sostenuti;
  • i costi devono essere sostenuti nell’arco temporale di validità dell’intervento progettuale ed essere connessi alla progettualità ammessa a contributo;
  • i pagamenti effettuati dovranno essere comprovati da fatture debitamente quietanzate o da documenti contabili aventi forza probatoria equivalente, prodotti in copia conforme all’originale, ed intestati al soggetto giuridico beneficiario del finanziamento, con la specifica annotazione del titolo del progetto.

La richiesta di ammissione al concorso dovrà pervenire a mezzo raccomandata A/R, o essere consegnata a mano, entro e non oltre il termine perentorio delle ore 12,00 del 25 febbraio 2013 al seguente indirizzo:

Comune di Bari
Ripartizione Politiche Educative Giovanili
Via Venezia n° 41
70122 -Bari

Vera MORETTI

Crowdfunding, perché regolarlo

Abbiamo iniziato la settimana parlando del questionario sul crowdfunding, che Consob ha pubblicato sul proprio sito. Ora vediamo perché l’authority che vigila sui mercati finanziari ha necessità di disciplinare questo tipo di raccolta.

Il Decreto Crescita ha apportato alcune modifiche al TUF che consentono alle start-up innovative la raccolta di capitali attraverso portali online, secondo il principio del cosiddetto “equity crowdfunding”. In virtù delle deleghe contenute nel decreto, la Consob, dovrà quindi dettare con regolamento, entro il 19 marzo 2013, il principio e i criteri relativi alla registrazione e alla gestione di portali per la raccolta di capitali per le start-up innovative, oltre alla disciplina applicabile alle offerte attraverso portali per la raccolta di capitali.

Le finalità generali delle misure introdotte dal decreto a favore delle start-up innovative sono indicate dalla relazione al medesimo: crescita sostenibile, sviluppo tecnologico, occupazione – in particolare quella giovanile.

Le previsioni in materia di crowdfunding sono dettate con gli obiettivi di facilitare l’accesso al capitale per tutte le start-up innovative (anche in deroga al divieto per le Srl di ricorrere al pubblico risparmio) e agevolare o incentivare l’investimento nel capitale di start-up innovative anche da parte di investitori non professionali: cosa che richiede l’individuazione di misure in grado di fornire una dotazione di strumenti di valutazione del profilo rischio/rendimento dei progetti e, dunque, la loro selezione.

Le start-up innovative sono definite dal Decreto Crescita con riferimento al possesso di requisiti che riguardano: la forma societaria, il soggetto che detiene la maggioranza del capitale, il tempo trascorso dalla costituzione, il valore della produzione, la ragione per cui è nata e il legame con l’innovazione ad alto contenuto tecnologico, l’alta qualificazione del personale, oltre che la gestione degli utili. Il decreto contempla anche le start-up innovative a vocazione sociale.

La relazione illustrativa del decreto individua anche gli obiettivi che sottostanno alla delega regolamentare e al potere di vigilanza attribuiti alla Consob, che sono sostanzialmente due:

Creazione di un “ambiente” affidabile
Con riferimento ai “gestori dei portali online” (diversi dalle banche e dalle SIM che possono svolgere tale attività senza necessità di autorizzazione ad hoc) l’obiettivo della Consob è quello definire le regole in grado di “salvaguardare l’affidabilità” di tali soggetti ai quali il decreto riserva una particolare disciplina di favore. Sono destinatari di “oneri autorizzativi e regolamentari semplificati rispetto a quelli generalmente applicabili ai soggetti che svolgono servizi di investimento” e godono di “un regime derogatorio degli obblighi di comportamento e della disciplina della promozione e collocamento a distanza di servizi e strumenti finanziari”.

Dotazione di strumenti di valutazione dei progetti imprenditoriali da parte degli investitori (profili rischio/rendimento)
In materia di offerte al pubblico di prodotti finanziari condotte tramite portali on-line, il decreto delega alla Consob l’emanazione della disciplina relativa a tali offerte “al fine di tutelare gli investitori diversi dai clienti professionali”, mettendoli nelle condizioni di operare scelte consapevoli. Nel circuito di “finanziamento diretto” è l’investitore che finanzia i progetti imprenditoriali e, pertanto, il raggiungimento delle finalità generali del decreto dipende dalle sue capacità di selezione.

Se il crowdfunding “fiorisce” in banca…

di Davide PASSONI

Il crowdfunding è sinonimo di rete, liberalità, innovazione, finanza creativa. Non certo di banca. Eppure in Italia, dove il fenomeno sta muovendo i primi passi, un istituto bancario ne ha intuito le potenzialità e ha deciso di scommetterci forte. Parliamo di Banca Interprovinciale, istituto di credito modenese che, insieme a Studio Scoa di Bologna lancerà, il prossimo mese, Com-Unity, portale di crowdfunding creato e gestito dalla banca stessa. Noi di Infoiva, ficcanaso che non siamo altro, abbiamo voluto capirne di più e abbiamo intervistato il direttore generale di Banca Interprovinciale, il dott. Alessandro Gennari.

Che cosa vi ha spinti a entrare in questo mercato?
Ci siamo entrati perché pensiamo che nei prossimi anni non potrà che ampliarsi. L’attenzione al crowfunding che da noi in Italia è agli albori, ma all’estero funziona da tempo, potrebbe servire a stimolare la creatività e l’intraprendenza di persone che oggi fanno fatica anche solo a proporsi sul mercato del lavoro. La nostra iniziativa serve per creare uno stimolo, anche se amo dire che in questo modo, in fondo, la banca torna alla sua missione originaria nei confronti degli imprenditori: quella di selezionare idee, progetti e, appunto, imprenditori di domani.

Quanto seguite i dettami del Decreto Crescita con il vostro progetto?
La nostra attività di crowdfunding è una cosa abbastanza diversa da ciò che è scritto nel Decreto Crescita, ossia la sottoscrizione di equity. Noi abbiamo scelto di non fare questo perché si tratta di un aspetto ancora non normato; di fatto, ci fermiamo un passo prima, alle donazioni.

Il crowdfunding si rivolge principalmente e start-up e neoimprenditori… che non necessariamente, però, sono giovani…
Non ho dubbi che possano esistere delle start-up innovative dietro alle quali non c’è per forza un giovane, ma mi aspetto che un crowdfunding basato su donazioni interroghi più i giovani: studenti, neolaureati, giovani ricercatori…

E quindi, voi, che cosa offrite?
Se io, imprenditore, ho un’idea e vado in banca chiedendo un finanziamento, le prime cose che mi vengono chieste sono le garanzie a copertura del rischio imprenditoriale. Noi tramite il portale Com-unity mettiamo a disposizione degli aspiranti imprenditori un’altra cosa: la possibilità di metterci concretamente la faccia. Caro aspirante imprenditore, se la rete condivide le tue idee e te le finanzia, bene, altrimenti c’è qualcosa da rivedere.

E chi consiglia gli aspiranti imprenditori su che cosa rivedere?
Nel nostro progetto di crowdfunding è presente un business coach che ha il compito di verificare il piano finanziario di chi presenta un progetto. Inoltre, c’è anche un comitato etico, composto da personalità di spicco del territorio ma distinte e separate della banca, che hanno il compito di valutare opportunità e liceità dei progetti presentati, soprattutto a tutela di chi farà le donazioni.

Quindi tutto ciò che va online viene preventivamente vagliato?
Sì, tutti i progetti che saranno proposti online sul portale Com-unity saranno “filtrati” preventivamente dal business coach e dal comitato etico.

Composto da?
I membri sono l’ex presidente del tribunale di Modena e attuale difensore civico dell’università cittadina, Mauro Lugli, il rettore dell’università di Bologna Ivano Dionigi e Massimo Giusti, vice presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e membro dell’agenzia nazionale del terzo settore.

Quindi il problema della stretta del credito diventa un… non problema?
Ribaltiamo il punto di vista; fino ad oggi si è data la colpa al sistema bancario di non sostenere né ascoltare chi ha idee e progetti: ora la banca mette a disposizione di queste persone una piazza virtuale, con il popolo della rete che giudica e che di solito, mi pare, ci prende. E la banca si fida di questo giudizio. Tanto è vero che se non si raggiunge l’importo stabilito come soglia minima per un progetto, l’istituto si impegna alla restituzione delle somme a chi ha fatto le donazioni.

Quando partirà il portale?
L’appuntamento per la presentazione sarà il 21 marzo al Museo Ferrari di Modena, quando mostreremo anche il funzionamento del portale, che dal giorno dopo sarà attivo.

Pensate che sul vostro territorio ci sia “fame” per questo tipo di iniziative?
Secondo noi sì. In questo senso riteniamo che il mondo universitario o quello a esso contiguo possano essere stimolati da questo tipo di iniziativa. Vogliamo un portale aperto ad altri gruppi di enti, associazioni, università per diventare una piazza ancora più vasta e creare i presupposti perché sempre un maggior numero di persone possa contribuire al finanziamento dei progetti, al di là della territorialità dell’Emilia Romagna.

Ritenete che le normative cui sta lavorando la Consob possano entrare in conflitto con il vostro progetto?
No, perché le nostre sono donazioni di modico valore, atti di liberalità, non sottoscrizioni di equity. Pur apprezzando l’attività di Consob, il campo che l’authority punta a normare è contiguo al nostro ma i punti di collegamento si fermano solo al nome.

Crowdfunding, il questionario Consob

Che il crowdfunding sia un fenomeno il cui interesse sta rapidamente montando, lo abbiamo scritto nella nostra introduzione al tema. Una testimonianza a supporto di questo interesse è data dall’iniziativa della Consob, che sul proprio sito ha pubblicato un questionario sulla raccolta di capitali di rischio via internet per le start-up. L’authority che vigila sui mercati finanziari ha tempo fino al 19 marzo per emanare il regolamento attuativo che permetterà a siti e portali di avviare la raccolta di capitali per le start-up innovative, secondo quanto prevede il Decreto Crescita convertito in legge il 17 dicembre 2012.

Il decreto del 18 ottobre 2012, n. 179, coordinato con la legge di conversione del 17 dicembre 2012, n. 221, ha apportato, tra l’altro, alcune modifiche al Tuf per consentire alle imprese start-up innovative la raccolta di capitali di rischio attraverso portali web, il cosiddetto “equity crowdfunding“. Ecco dunque che la Consob dovrà dovrà dettare disposizioni attuative concernenti due macroaree: la gestione di portali per la raccolta di capitali per le “start-up innovative” e le offerte attraverso portali per la raccolta di capitali.

La Consob ha quindi dato avvio a una fase preliminare per raccogliere dati e informazioni necessari a uno studio approfondito del fenomeno, alla quale seguirà un’analisi dei costi e dei benefici delle diverse opzioni regolamentari, per individuare la meno onerosa per il sistema. Ecco la scelta del questionario pubblicato su Consob.it e rivolto a un’ampia platea di soggetti: dalle associazioni di categoria e di risparmiatori ai gestori dei portali, dagli esperti del settore agli accademici agli studi legali e ai consulenti. La compilazione del questionario è aperta a tutti coloro i quali hanno un interesse per la tematica del crowdfunding e le risposte dovranno pervenire alla Consob via internet entro l’8 febbraio.

Il questionario è articolato in più sezioni, ciascuna dedicata ai diversi destinatari delle domande: i gestori, anche potenziali, delle piattaforme di equity crowdfunding; i potenziali investitori; gli investitori professionali (venture capitalist, business angels, gestori di fondi); le imprese start-up innovative. Sulla base delle risposte al questionario, la Consob provvederà a definire una bozza di regolamento da sottoporre al mercato attraverso un documento di consultazione reso pubblico entro la fine di febbraio.

Il fatto che poi lo scorso venerdì 1 febbraio la Consob abbia organizzato un incontro con il mercato nell’Auditorium della propria sede di Roma per aprire un primo dibattito sul tema, dà l’idea di quanto l’authority di vigilanza abbia a cuore il tema e di quanto esso, al crescere della propria importanza e portata, abbia bisogno di un quadro normativo certo e funzionante. Per non diventare un altro caso di valido sostegno all’impresa messo nell’impossibilità di funzionare dalla burocrazia all’italiana.

Crowdfunding: io ci metto le idee, gli altri (tutti insieme) ci mettono i soldi

di Davide PASSONI

No, non prendeteci per snob o per quelli che vogliono fare i fighi a tutti i costi… Se due settimane fa vi abbiamo parlato di coworking e questa settimana vi parliamo di crowdfunding non è perché ci siamo improvvisamente messi a usare i termini di quelli che “parlano bene”, ma perché le nuove forme che stanno prendendo l’economia, il mercato del lavoro e il mondo delle piccole e medie imprese passano anche, volenti o nolenti, da parole ed espressioni come queste.

Come quando vi parlammo di coworking, partiamo da Wikipedia per spiegare che il crowdfunding è “un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone ed organizzazioni. È un processo di finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse“. In sostanza, si finanziano progetti, anche d’impresa, mettendo insieme i capitali di più persone che condividono le finalità dei progetti stessi, siano esse finalità etiche o di business.

Il crowdfunding è un fenomeno che, come tanti altri che nascono da internet, ha cominciato a prendere piede in Italia da poco ma merita di essere conosciuto, specialmente in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando. Può infatti essere un ottimo strumento per chi, giovane o meno giovane, ha una brillante idea di business in testa ma pochi capitali per poterla realizzare. L’importante è utilizzare i canali giusti per farla conoscere e, soprattutto, realizzare un business plan coerente e sostenibile. Grazie al crowdfunding, tra l’altro, è possibile dare forma e capitali alle proprie idee senza passare per le banche. E in un periodo di feroce stretta al credito come quello attuale, non è cosa da poco.

Come in tutte le avventure imprenditoriali, è necessario appoggiarsi ai professionisti giusti. Poche, ad oggi, sono le piattaforme di crowdfunding e scarsa è la conoscenza dei mezzi che mettono a disposizione di chi vuole raccogliere soldi e consensi intorno al proprio progetto. Forse anche per questo, alcuni istituti di credito hanno cominciato a capirne le potenzialità e si stanno attivando in iniziative di crowdfunding. Ecco, questa settimana cercheremo di raccontare alcuni aspetti, esperienze, casi di crowdfunding in Italia per dire che un’alternativa alla stretta del credito c’è: basta essere tosti, innovativi e avere le idee chiare. Mica così facile…