Concordato preventivo biennale non si applica alle casse private

Negli ultimi mesi si parla molto del concordato preventivo biennale, si tratta di un accordo tra Fisco e contribuente sulla tassazione da applicare nel biennio. Sono nati dubbi però sulla onni-comprensività della tassazione e in particolare se i contributi previdenziali sono calcolati sull’imponibile oggetto di accordo sul reddito effettivamente prodotto. In merito a ciò le casse previdenziali private hanno già fatto precisazioni importanti che potrebbero portare molti professionisti a desistere dal concordato preventivo biennale.

Concordato preventivo e casse private, limiti

Sappiamo che la previdenza è obbligatoria, molti lavoratori, dipendenti e autonomi, rientrano nelle casse Inps, ma molti professionisti versano in contributi nelle casse gestite da enti previdenziali privati, ad esempio la cassa forense. Non vi sono dubbi sul fatto che i contributi previdenziali da versare all’Inps siano calcolati sul reddito imponibile concordato. La prospettiva però è molto diversa nel caso in cui si pensa alle casse private.

Proprio in merito a ciò i Presidenti delle casse di previdenza private aderenti ad AdEPP (associazione degli enti previdenziali privati) hanno precisato che “ritengono non applicabile alle casse la disposizione contenuta nell’articolo 30 del Decreto 13/2024, fermo restando la possibilità per ogni singolo ente di assumere una propria e autonoma decisione in merito”. La preoccupazione delle casse private è in merito alle entrate che potrebbero essere ridotte nel caso in cui il calcolo sia effettuato sul reddito imponibile concordato e non su quello reale.

Casse previdenziali private, chi già si è tirato indietro dal concordato preventivo biennale

Per ora a precisare l’esclusione dell’adesione al concordato preventivo sono le casse previdenziali di commercialisti, dei notai e degli avvocati le quali hanno evidenziato che il concordato preventivo biennale non sarà esteso automaticamente alle casse previdenziali private. Gli iscritti dovranno quindi continuare a versare i contributi previsti nella misura ordinaria. Il calcolo dei contributi continuerà ad essere effettuato sui redditi prodotti e non su quelli accordati con il Fisco con il concordato preventivo.

Leggi anche: Concordato preventivo biennale, reddito alto per chi ha un Isa basso

Contributi badanti, ecco quando non si pagano

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro con la nota 521 del 13 marzo 2024 ha ricordato gli sgravi contributivi per l’assunzione di badanti per over 80 titolari di assegno di accompagnamento. Ecco le precisazioni.

Bonus badanti: a chi spetta?

Il decreto legge 19 del 2024, pubblicato in Gazzetta il 2 marzo, prevede all’articolo 29 comma 15-18 l’esonero contributivo per l’assunzione con contratto di lavoro domestico con mansioni di assistente a favore di soggetti anziani, d’età non inferiore a 80 anni già titolari d’indennità di accompagnamento.

Lo sgravio è riconosciuto anche nel caso in cui si trasformi un contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato. L’obiettivo è migliorare la qualità della vita delle persone anziane con assistenza personale a casa, quindi non in strutture socio sanitarie e allo stesso tempo favorire l’emersione del lavoro in nero che in questo settore rappresenta un’elevata percentuale.

A quanto ammonta lo sgravio contributivo?

L’esonero dal versamento dei contributi ha un limite massimo di 3.000 euro l’anno per un massimo di 24 mesi. Ci sono però dei requisiti da rispettare, infatti questo sgravio viene riconosciuto hanno un Isee per le prestazioni agevolate di natura sociosanitaria non superiore a 6.000 euro.

Oltre questo requisito oggettivo, ve ne sono ulteriori soggettivi, l’assunzione non può riguardare:

  • parenti o affini;
  • tra lavoratore da assumere e datore di lavoro o persona del suo nucleo familiare sia cessato un rapporto domestico con mansioni di assistente a soggetti anziani da meno di sei mesi.

Deve però essere ricordato che la misura ancora non è attiva, la decorrenza deve essere fissata dall’Inps a conclusione delle procedure per l’ammissione al finanziamento sul Programma Nazionale Giovani, Donne e Lavoro 2021-2027.

Leggi anche: Contributi Colf e badanti, a chi spetta la deduzione?

Pensione di reversibilità, chi deve ricevere il rimborso?

Buone notizie per i pensionati che ricevono l’assegno di reversibilità, o pensione superstiti, del coniuge deceduto. Arriva il ricalcolo delle somme dovute e non ancora versate dall’Inps. Dopo la storica sentenza del 2022 che sancisce l’incostituzionalità dei tagli, cambia tutto.

Reversibilità, ai pensionati spettano maggiori somme

La legge 335 del 1995, comma 41 dell’articolo 1, riforma Dini, prevede un limite alla cumulabilità tra i propri redditi e i redditi derivanti dalla pensione di reversibilità o pensione superstiti. Il taglio prevede:

  • chi percepisce una pensione o reddito da lavoro superiore a 3 volte l’assegno minimo riceve il 75% della pensione del coniuge deceduto;
  • percipienti il quadruplo dell’assegno minimo ottiene il 60%;
  • chi percepisce fino a 5 volte l’assegno minimo, ottiene il 50% della pensione di reversibilità.

L’erede non ha diritto a ottenere le ulteriori somme che sono quindi perse.

Questo meccanismo è stato però ritenuto illegittimo dalla Corte Costituzionale con la sentenza 162 del 2022 in quanto viola il principio di ragionevolezza previsto dall’articolo 3 comma 2 della Costituzione.

Il divieto di taglio delle pensioni non è però assoluto, la Corte ha dichiarato l’illegittimità della norma nella parte in cui, in caso di cumulo tra pensione ai superstiti e redditi, «non prevede che la decurtazione effettiva della pensione non possa essere di misura superiore alla concorrenza dei redditi stessi».

Come sarà calcolata la pensione e gli arretrati?

Con la circolare 108 del 2023 l’Inps si adegua a tali principi e sottolinea che “l’Istituto procederà al riesame d’ufficio dei trattamenti pensionistici interessati, laddove l’importo delle trattenute abbia superato l’ammontare dei redditi aggiuntivi annuali di riferimento, riconoscendo il trattamento derivante dal cumulo dei redditi di cui al citato articolo 1, comma 41, con la pensione ai superstiti nel limite della concorrenza dei relativi redditi.

Sottolinea che ai pensionati saranno corrisposte le maggiori somme comprensive di arretrati, interessi legali e/o rivalutazione monetaria nei limiti della prescrizione quinquennale, da calcolarsi a ritroso dalla data di riliquidazione del trattamento, fermi restando gli effetti di eventuali atti interruttivi della prescrizione. Naturalmente per ogni anno si deve fare riferimento all’importo previsto per l’assegno sociale per l’anno stesso.

Leggi anche: Assegno sociale 2024, importi, requisiti e limiti

Assegno di inclusione, cosa si può acquistare?

L’assegno di inclusione ha ormai preso il posto del reddito di cittadinanza. In questo passaggio epocale sono cambiati i requisiti per ottenerlo e sono stati ridotti gli importi. Restano però i limiti agli acquisti, infatti la carta che riceveranno percettori non potrà essere utilizzata per tutte le tipologie di spese.

Per cosa si può usare l’assegno di inclusione?

La carta a disposizione dei percettori di reddito di cittadinanza consentiva di effettuare prelievi in contanti per una porzione del reddito. La rimanente parte poteva essere utilizzata per l’acquisto di generi alimentari, prodotti farmaceutici, abbigliamento non di lusso, per il pagamento di tasse, bollette. Non poteva ad esempio essere utilizzata per giochi, per acquisti in gioielleria, armi, materiale pornografico o altri beni e servizi esclusivi per adulti.

Per l’assegno di inclusione non è stata stilata una lista, molti hanno ritenuto che valessero le stesse regole previste per il reddito di cittadinanza, ma in realtà questa lettura non è univoca e certa. Le norme infatti stabiliscono che con l’assegno di inclusione è possibile effettuare acquisti “per il soddisfacimento delle esigenze previste per la carta acquisti”.

Qui potrebbero quindi esservi delle differenze perché la Carta Acquisti, introdotta dal decreto legge n.112 del 2008, riconosciuta a nuclei con bassi redditi e caricata una tantum, non consente ad esempio acquisti indiscriminati in alimentari.

Limiti ai prelievi di contanti con l’assegno di inclusione

Anche per l’assegno di inclusione è invece possibile effettuare prelievi in contanti nel limite di 100 euro per il percettore, aumentato dei seguenti coefficienti:

  • 0,50 per ogni disabile
  • 0,40 per ogni persona over 60 presente nel nucleo;
  • 0,40 per un componente nel nucleo con carichi di cura;
  • 0,30 per ogni componente del nucleo con grave disagio bio-psicosociale;
  • 0,15 per minori presente nel nucleo (fino a 2);
  • 0,10 per minori ulteriori rispetto a 2.

I soldi prelevati in contanti non sono tracciabili e di fatto possono essere utilizzati per qualunque tipologia di acquisto, ad esempio sigarette o alcool.

Ricordiamo che i primi accrediti dell’assegno di inclusione saranno effettuati il 26 gennaio 2024. L’Inps ha precisato che chi presenta la domanda a partire dall’8 gennaio e non oltre il 31 gennaio potrà vedersi accreditate le somme il 27 febbraio. In questo caso si avrà in un’unica data l’accredito di due mensilità (Messaggio INPS 25 del 3 gennaio 2024). Per ottenere l’accredito è però necessario che il Patto di attivazione digitale, deve essere sottoscritto entro il 31 gennaio.

Leggi anche: Nuovo assegno di inclusione, come funziona e chi può richiederlo

 

Pensione, invalidità civile, pensione sociale, i nuovi importi

Con il Messaggio 4050 del 15 novembre 2023 l’Inps ha confermato che nella rata della pensione del mese di dicembre oltre ad essere corrisposte le somme della tredicesima, sarà corrisposto anche il conguaglio, generalmente versato nel mese di gennaio e gli arretrati del conguaglio stesso, naturalmente per 13 mensilità.

Pensioni, anticipo a dicembre della perequazione

A gennaio 2023 è stato riconosciuto un aumento delle pensioni pari al 7,3%, relativo all’inflazione registrata nel 2022 a titolo provvisorio. A titolo definitivo l’inflazione si è invece attestata all’8,1%, questo implica che i pensionati hanno diritto a un ulteriore importo a conguaglio pari allo 0.8% per ogni mensilità. Generalmente tali somme dovrebbero essere corrisposte a gennaio 2024.

L’anticipo della perequazione è previsto dall’articolo 1 del decreto-legge n. 145/2023, tuttavia, ha previsto che: “Al fine di contrastare gli effetti negativi dell’inflazione per l’anno 2023 e sostenere il potere di acquisto delle prestazioni pensionistiche, in via eccezionale il conguaglio per il calcolo della perequazione delle pensioni, di cui all’articolo 24, comma 5, della legge 28 febbraio 1986, n. 41, per l’anno 2022 è anticipato al 1° dicembre 2023”.

Gli importi della pensione a dicembre 2023

L’Inps nel Messaggio 4050 ha indicato anche i nuovi importi per le pensioni minime fissato a 567,94 , quindi i pensionati dovranno percepire la differenza tra quanto gli è stato versato e quanto dovrebbe essere versato. La perequazione viene effettuata al 100% per gli importi fino a 2.101,52, cioè 4 volte la pensione minima.

Cambiano gli importi anche per l’assegno di invalidità civile che avrà un aumento di 2,34 euro al mese per 13 mensilità, l’importo passa da 313,91 a 316,25, si tratta di un aumento di circa 30 euronell’assegno di dicembre.

L’assegno sociale passa invece da 503,27 euro a 507,03 con un aumento di 3,76 euro per 13 mensilità

Ricordiamo che nel mese di gennaio 2024 sarà corrisposto l’aumento degli assegni pensionistici, invalidità civile, assegno sociale con aumenti determinati in base all’inflazione provvisoria registrata per il 2023. Si dovrebbe trattare di un ulteriore 5% circa.

Leggi anche: Black friday e cyber monday, attenti alle fregature. Guida

Iscro nella legge di bilancio 2024, aumentano i beneficiari

Cambiano i requisiti per accedere alla ISCRO, indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa. la legge di bilancio 2024 cambia i requisiti al fine di aumentare il numero dei beneficiari. Ecco le novità.

Da Iscro a Indennità di discontinuità reddituale

L’Iscro è rivolta ai titolari di partita Iva iscritti alla Gestione Separata INPS, si tratta di un aiuto volto a superare momenti di difficoltà nel lavoro. Con la legge di bilancio 2024 vengono però modificati i requisiti per accedere e diventa più semplice avere questo sussidio.

L’Iscro è stata introdotta in via straordinaria con l’emergenza Covid, di volta in volta è stato prorogato. Ora l’obiettivo è rendere questo sussidio strutturale e proprio per questo tra le ipotesi allo studio vi è anche il cambio del nome che dovrebbe essere “indennità di discontinuità reddituale”.

Nonostante il periodo Covid di emergenza, in realtà la misura non ha avuto molto successo, infatti nel 2021 sono state presentate 8.400 domande e il 40% delle stesse è stata respinta per assenza dei requisiti. Nel 2022 vi è stato un drastico calo delle domande a 2.500. Molto probabilmente lo scarso successo è dovuto a requisiti troppo rigidi.

Proprio per questo nel rendere al misura strutturale stanno cambiando proprio i requisiti.

Come cambia l’Iscro con la legge di bilancio 2024

In passato era possibile richiedere la misura nel caso di calo del reddito inferiore al 70% della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei due anni precedenti all’anno di riferimento. Cambia anche la soglia di reddito che permette di richiedere il sussidio, in precedenza era 8.650 euro mentre ora è portato a 12.000 euro.

L’assegno Inps dovrebbe restare di importo compreso tra 250 euro e 800 euro mensili corrisposti per un periodo massimo di 6 mesi.

Per poter presentare la domanda, la partita Iva dovrà essere stata attivata da almeno tre anni.

Non può avere accesso all’Iscro il titolare di partita Iva che percepisce un assegno pensionistico o assegno di inclusione. Potranno accedere all’agevolazione solo coloro che sono in regola con il versamento dei contributi previdenziali. Se nel periodo di erogazione del contributo la partita Iva viene chiusa, viene sospesa immediatamente l’erogazione.

L’aumento della platea dei beneficiari sarà compensato con un aumento della contribuzione Inps a carico degli iscritti alla Gestione Separata Inps di 0,35%.

Leggi anche:

Indennità Iscro 2023 per lavoratori autonomi. Al via le domande

Servizi Inps online implementati, addio fila agli sportelli

L’Inps diventa sempre più digitalizzata, questo vuole dire che i cittadini potranno trovare online un sempre maggior numero di servizi, potranno inoltrare richieste, ottenere riscontri senza necessità di chiedere permessi al lavoro e di fare la fila. Con il comunicato del 13 ottobre 2023, l’Inps non solo ha fatto il punto della situazione relativa alla digitalizzazione dei servizi, ma ha anche reso noto che a breve vi saranno ulteriori implementazioni. Ecco quali saranno i servizi disponibili online dal 2024.

La digitalizzazione del Inps fa passi da gigante

Le novità che in questi mesi hanno preso il via e che saranno ulteriormente introdotte nelle prossime settimane sono il frutto del raggiungimento degli obiettivi previsti nel Pnrr (Piano Nazionale Resilienza e Resistenza) che prevede la digitalizzazione dei servizi e un’adeguata formazione del personale con l’obiettivo di offrire servizi sempre più efficienti.

Sottolinea l’Inps che il Pnrr prevedeva, a fronte del finanziamento attraverso 180 milioni di euro, l’introduzione di 70 nuovi servizi online, l’Inps sottolinea di averne già raggiunti 87, e la formazione di 8.500 dipendenti su competenze digitali. Anche su questo punto l’Inps è andata oltre gli obiettivi con la formazione di ben 11.000 dipendenti.

Servizi Inps online implementati, novità per il 2024

Già oggi i cittadini possono avvalersi di numerosi servizi digitali, possono inoltrare autonomamente istanze, controllare l’Isee, indicare variazioni inerenti il calcolo dell’Assegno Unico. Risultano implementati i servizi inerenti gli assegni di disoccupazione previsti per i lavoratori, in questo modo sarà più semplice per chi perde il lavoro selezionare la misura welfare più adatta alle proprie esigenze e prevista per il tipo di contratto di lavoro.

Ormai da anni è possibile consultare il fascicolo previdenziale del cittadino dove è disponibile anche l’elenco di tutte le prestazioni per le quali è stata presentata istanza, l’esito della stessa, l’iter e lo stato in cui la domanda si trova.

Tra le procedure disponibili online vi è anche la domanda per il servizio Supporto Formazione e Lavoro. Questo consente di partecipare a progetti di formazione al fine di implementare la possibilità di essere inseriti nel mondo del lavoro. Ricordiamo che la normativa prevede la corresponsione di un assegno per tutta la durata del percorso di formazione.

Leggi anche: Supporto Formazione e Lavoro, istruzioni per l’iscrizione in piattaforma

A breve ci saranno ulteriori novità con un sito sempre più facile da utilizzare grazie all’implementazione delle parole chiave e una maggiore intuitività del sito.

Supporto Formazione e Lavoro, istruzioni per l’iscrizione in piattaforma

L’Inps con la circolare 77 del 29 agosto ha reso noto che dal 1° settembre 2023 sarà attiva la piattaforma per l’iscrizione al sistema Supporto Formazione e Lavoro. Nella circolare indica anche i requisiti per potersi iscrivere e le modalità per farlo.

Chi può iscriversi al sistema Supporto Formazione e lavoro? Requisiti

Possono iscriversi alla piattaforma Supporto Formazione e lavoro i cittadini di età compresa tra 18 e 59 anni di età che abbiano un Isee inferiore a 6.000 euro e risultino occupabili al momento della presentazione della domanda.

Si tratta di persone che non possono percepire il reddito di inclusione, ricordiamo che questo è riservato ai nuclei familiari in cui siano presenti minori, persone con invalidità riconosciuta o con un sessantenne.

La domanda può essere presentata autonomamente utilizzando la piattaforma Inps oppure attraverso i patronati.

Coloro che si iscrivono devono essere indirizzati dall’Inps verso percorsi di formazione della durata massima di 12 mesi. Per la durata del corso ricevono un supporto economico di 350 euro mensili. Questa misura sostituisce il reddito di cittadinanza.

Cosa prevede il Supporto Formazione e Lavoro?

Il Supporto alla Formazione e Lavoro prevede la partecipazione ad attività di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale, orientamento e accompagnamento al lavoro, da svolgere tramite l’apposita piattaforma SIISL (Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa).

La circolare sottolinea che dopo aver presentato istanza per partecipare ai percorsi previsti dal sistema di Supporto Formazione e Lavoro, deve essere compilato il PAD ( Patto di Attivazione Digitale) nella compilazione devono essere fornite informazioni necessarie per la presa in carico e devono essere individuate 3 agenzie per il lavoro o altri enti autorizzati all’attività di intermediazione per l’attivazione al lavoro e per la sottoscrizione del patto di servizio personalizzato.

Chi chiede l’accesso al supporto Formazione e lavoro deve impegnarsi anche a sottoscrivere la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (DID) e recarsi presso il centro per l’impiego per la stipula del patto di servizio personalizzato. Nel caso in cui un patto di servizio sia stato già sottoscritto in passato, lo stesso viene semplicemente aggiornato o integrato.

Completata questa procedura il “lavoratore” può essere contattato per offerte di lavoro, servizi di accompagnamento al lavoro o essere inseriti in piani di formazione. Attraverso la piattaforma l’utente può anche selezionare autonomamente dei percorsi di formazione ai quali vuole partecipare.

A cosa prestare attenzione

Occorre prestare molta attenzione alle procedure previste, infatti l’Inps nella circolare 77 del 29 agosto 2023 sottolinea che l’adesione alle misure di formazione e di attivazione lavorativa indicate nel patto deve essere confermata ai servizi competenti, almeno ogni 90 giorni in caso di mancato adempimento vi è la sospensione del beneficio.

Chi riceve le prestazioni previste dal percorso di Supporto Formazione e lavoro è tenuto ad accettare la prima offerta di lavoro congrua.

Leggi anche: Contributi datori di lavoro per chi assume percettori assegno di inclusione

INPS, arriva il Supporto Formazione e Lavoro per 12 mesi

INPS, arriva il Supporto Formazione e Lavoro per 12 mesi

Venuto meno il reddito di cittadinanza per molti percettori, non viene meno il sostegno alle famiglie e l’Inps ha pubblicato il 7 agosto una guida per la richiesta del Supporto Formazione e Lavoro. Ecco cosa devono fare le persone che percepivano il reddito di cittadinanza o perdono il lavoro.

Supporto Formazione e Lavoro: cos’è?

Dal 1° settembre 2023 sarà attivo il servizio Supporto per la Formazione e il Lavoro che consente l’accesso a progetti di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale, orientamento e accompagnamento al lavoro per le persone tra i 18 e i 59 anni. Potranno beneficiare di questo strumento le persone che hanno un ISEE fino a 6.000 euro.

Il percorso è attivabile previo rilascio della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro. Per poter accedere al percorso di formazione è altresì necessario dimostrare di essersi rivolti ad almeno 3 agenzie per il lavoro  o enti autorizzati all’attività di intermediazione, quale misura di attivazione al lavoro.

Il Supporto per la Formazione e il Lavoro è una misura di politica attiva per il lavoro che mira a facilitare l’inserimento lavorativo di persone in stato di disoccupazione.

Nel momento in cui viene effettivamente avviato il progetto di formazione, per tutta la durata dello stesso, ma per un periodo complessivo non superiore a 12 mesi, il beneficiario potrà usufruire anche di un supporto economico pari a 350 euro mensili. Il sussidio si perde nel caso in cui si abbandoni il corso di formazione, si salti un’attività proposta oppure si rifiuti una proposta di lavoro.

La Guida Inps per iscriversi al Supporto Formazione e Lavoro

Per essere inseriti in un percorso di Supporto Formazione e Lavoro deve essere presentata domanda all’Inps. Non possono aderire, oltre coloro che non rientrano nel range di età prevista, anche coloro che sono presi in carica dai servizi sociali. Ricordiamo che nuclei con minori, over 60 e presi in carico dai servizi sociali potranno ancora beneficiare dell’Assegno di Inclusione.

La domanda all’Inps può essere presentata a partire dal 1° settembre direttamente dal sito dell’Inps o tramite patronati. Sarà poi necessario registrarsi al Servizio Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa, SIISL. La piattaforma è messa a disposizione dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la piattaforma consente di accedere anche a offerte di lavoro e non solo a offerte formative e deve essere utilizzata per tutta la durata del percorso.

Effettuati questi primi passi si potrà essere convocati presso il Centro per l’Impiego territorialmente competente per firmare il Patto di Servizio Personalizzato. Nel patto di servizio devono essere indicate anche le tre agenzie per il lavoro contattate, di conseguenza è bene essere preparati. Una volta sottoscritto il patto, si potrà usufruire di servizi di orientamento, corsi di formazione specifica o aderire a progetti utili alla collettività. Di tutte le attività poste in essere e a cui il soggetto ha partecipato il Ministero del Lavoro terrà traccia attraverso la piattaforma SIISL.

Leggi anche: Contributi datori di lavoro per chi assume percettori assegno di inclusione

SMS truffa reddito di cittadinanza, come evitare di cascarci

Nei giorni scorsi molti cittadini, percettori di reddito di cittadinanza, hanno ricevuto un SMS attraverso il quale veniva comunicato lo stop all’erogazione dello stesso già a partire dal mese di agosto. Sono partite polemiche ed è stato necessario allertare le prefetture perché si temevano reazioni violente. Un altro fenomeno si è però ben presto palesato, cioè gli SMS truffa dell’INPS. Ecco come distinguerli da quelli veri.

SMS truffa reddito di cittadinanza, a cosa fare attenzione

L’Inps ha inviato il messaggio inerente la sospensione del reddito di cittadinanza a coloro che lo hanno percepito in modo ininterrotto dal mese di gennaio 2023 il reddito di cittadinanza e ritenuti occupabili. Nuclei con minori e invalidi potranno invece continuare a percepirlo, almeno per ora.

Nello stesso SMS i cittadini sono invitati a rivolgersi ai servizi sociali per la presa in carico. Sappiamo che nei prossimi mesi prenderanno il via corsi di formazione per la ricollocazione nel mondo del lavoro. Da molti questo sms è stato definito bullismo istituzionale. In realtà la norma che prevede le nuove regole è stata scritta mesi fa, trova applicazione nei termini previsti e di fatto anche senza sms vi erano tutte le carte in regola per sospendere il pagamento. Ciò che invece sta creando scompiglio è il falso sms che apparentemente arriva dall’INPS.

Leggi anche: Allarme Reddito di cittadinanza, lo stop genera proteste

SMS truffa reddito di cittadinanza, a cosa stare attenti

Le truffe tramite SMS e e-mail phishing sono ormai all’ordine del giorno. L’SMS truffa apparentemente arriva dall’INPS, in esso si comunica la revoca dei benefici e si invita l’utente a cliccare su un link per avere ulteriori informazioni.

Proprio questa è l’operazione da non compiere. Seguendo il link si viene invitati a inserire dei dati personali che arrivano quindi nelle mani di hacker che utilizzeranno tali dati per operazioni illecite.

Nel caso in cui si riceva tale sms è necessario non cliccare sul link, non fornire mai dati a nessuno, in particolare i dati bancari, ma anche password, infine è bene presentare denuncia alla polizia postale.

Leggi anche: L’Agenzia delle Entrate approda su Instagram “enonsiamosemprefiscali”