Bonus colonnine di ricarica, dal 15 marzo 2024 al via le domande

Dalle ore 12:00 del 15 marzo 2024 professionisti e imprese possono richiedere il bonus colonnine di ricarica. La piattaforma sarà aperta fino al 20 giugno 2024. Ecco cosa sapere.

Cos’è il bonus colonnine di ricarica 2024

Il bonus colonnine di ricarica 2024 è rivolto a professionisti e imprese, è gestito da Invitalia e promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Il fondo disponibile è di 87,5 milioni di euro. Il bonus può essere richiesto per l’installazione di colonnine di ricarica per auto elettriche avvenute successivamente al 4 novembre 2021. Non vi sono limiti rispetto alla dimensione dell’impresa e l’ammontare del bonus può ricoprire fino al 40% del costo sostenuto per l’installazione. Devono però essere rispettati i limiti previsti per gli aiuti de minimis.

Chi può ottenere il bonus colonnine di ricarica?

Affinché si possa accedere agli incentivi è necessario che l’impresa sia in regola con tutti gli adempimenti contributivi, previdenziali, in particolare è necessario avere il Durc (documento unico di regolarità contributiva). Inoltre possono accedere solo le imprese in regola con gli adempimenti fiscali.

Non possono accedere le imprese sottoposte a procedura concorsuale e non si trovano in stato di fallimento, di liquidazione anche volontaria, di amministrazione controllata, di concordato preventivo o in qualsiasi altra situazione equivalente ai sensi della normativa vigente.

Per ottenere il Bonus è necessario che le spese sostenute siano state oggetto di fatturazione elettronica.

Per i professionisti ci sono anche requisiti specifici, in particolare possono accedere solo coloro che hanno un volume d’affari superiore al valore delle infrastrutture per l’installazione delle colonnine di ricarica. Si deve fare riferimento ai dati contenuti nell’ultima dichiarazione IVA trasmessa all’Agenzia delle Entrate.

Per i professionisti che applicano il regime forfettario, il valore dell’infrastruttura di ricarica non può essere superiore a 20.000 euro.

A quanto ammontano gli incentivi per l’installazione di colonnine di ricarica?

Le spese possono riguardare l’acquisto e messa in opera di infrastrutture di ricarica, comprese le spese di installazione delle colonnine, gli impianti elettrici, le opere edili strettamente necessarie, gli impianti e i dispositivi per il monitoraggio. Infine, nel caso in cui ci siano stati provvedimenti precedenti di revoca di aiuti, gli stessi devono essere stati già restituiti.

Trattandosi di un contributo gestito da Invitalia, la domanda deve essere presentata attraverso il sito ufficiale.

Gli importi riconoscibili sono fino al 40% della spesa sostenuta e dimostrabile, sono però previsti dei limiti di spesa massima:

infrastrutture di ricarica in corrente alternata di potenza da 7,4 kW a 22kW inclusi:

  • wallbox con un solo punto di ricarica: 2.500 € per singolo dispositivo;
  • colonnine con due punti di ricarica: 8.000 € per singola colonnina.

infrastrutture di ricarica in corrente continua:

  • fino a 50 kW: 1000 €/kW;
  • oltre 50 kW: 50.000 € per singola colonnina;
  • oltre 100 kW: 75.000 € per singola colonnina.

Per ulteriori informazioni di dettaglio invitiamo a consultare la scheda dell’agevolazione sul sito Invitalia. Dallo stesso sito è possibile inoltrare la domanda.

Leggi anche: Workers buyout, le imprese rigenerate dai propri lavoratori

Contratto di sviluppo filiere Invitalia, come le imprese possono accedere ai fondi

Contratto di sviluppo filiere Invitalia è un progetto destinato a finanziare investimenti di grande dimensione nel settore industriale, agro-industriale, turistico e di tutela ambientale. L’obiettivo è sostenere lo sviluppo e la trasformazione dei settori strategici per l’economia italiana che negli anni dell’epidemia, a cui è succeduta un’importante crisi economica hanno purtroppo avuto pesanti colpi. Sostenere tali filiere vuol dire sostenere occupazione e Pil. Ecco le caratteristiche del Contratto di sviluppo filiere gestito da Invitalia.

Contratti sviluppo filiere, settori interessati

Vediamo ora i settori coinvolti e le tipologie di investimento che possono beneficiarne.

I Contratti di Sviluppo Invitalia sono rivolti a imprese delle filiere:

  • a) aerospazio e aeronautica;
  • b) design, moda e arredo;
  • c) metallo ed elettromeccanica;
  • d) chimico e farmaceutico;
  • e) gomma e plastica;
  • f) alimentare, con riferimento alle sole attività non rientranti nell’ambito della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli.

Il fondo è destinato a finanziare progetti di valore minimo di 20 milioni di euro, ridotti a 7,5 milioni nel caso in cui trattasi di aziende impegnate nella trasformazione di prodotti agricoli.

I progetti possono essere presentati/realizzati anche da più imprese appartenenti alla stessa filiera. In questo caso è necessario che i singoli progetti d’investimento risultino strettamente connessi e funzionali alla nascita, allo sviluppo o al rafforzamento della filiera medesima.

Naturalmente le proposte possono essere presentate anche da una sola azienda, ma a condizione che il programma di sviluppo presenti forti elementi d’integrazione con la filiera di appartenenza. In poche parole il progetto, pur presentato da una sola azienda, una volta realizzato deve essere in grado di avere effetti positivi su tutta la filiera.

Cosa si finanzia con il Contratto sviluppo filiere Invitalia?

I contratti di sviluppo Invitalia prevedono la possibilità di accedere a:

  • contributi a fondo perduto in conto impianti;
  • contributo a fondo perduto alla spesa;
  • finanziamento agevolato;
  • contributo in conto interessi.

I Contratti di Sviluppo Invitalia prevedono anche, vista l’importanza strategica per l’intera filiera produttiva, degli accordi volti a semplificare le procedure e quindi velocizzare la realizzazione dei progetti.

Al fine di agevolare ancora di più i progetti presentati con il Contratto di Sviluppo Invitalia, il Ministero delle imprese e del Made in Italy ha recentemente disposto anche l’istituzione dello Sportello Filiere Produttive. Questo diventa quindi un punto di riferimento per le imprese che vogliono realizzare grandi investimenti strategici per l’intera filiera interessata.

Leggi anche: Smart & Start per imprese, rifinanziato il fondo per le imprese innovative

Contributi a fondo perduto per imprese, la lista

Per chi vuole fare impresa ci sono diversi bandi che consentono di avere contributi a fondo perduto, si tratta di opportunità da sfruttare al meglio per dare il giusto input alla propria attività di impresa. Vediamo ora quali sono i bandi principali per ottenere contributi a fondo perduto.

Contributi a fondo perduto, arriva On Oltre Nuove Imprese

I contributi a fondo perduto sono particolarmente apprezzati in quanto consentono di ricevere a fronte di investimenti del denaro senza che ci sia l’obbligo di restituirlo. Non sono l’unica forma di incentivo previsto, infatti vi possono essere anche finanziamenti a tasso agevolato o garantiti dallo Stato, ma di fatto i contributi a fondo perduto sono i più interessanti per i beneficiari.

Il primo contributo a fondo perduto di cui parlare è On- Oltre nuove imprese a tasso zero, si tratta di una misura mista, infatti prevede la possibilità di accesso a contributi a fondo perduto, nel complesso l’aiuto può comprendere agevolazioni a copertura fino al 90% delle spese fino a un massimo di 3 milioni di euro. La procedura è gestita tramite Invitalia.

Un altro contributo riconosciuto a livello nazionale è il Fondo Impresa Donna, si tratta di un contributo rivolto alle imprese femminili, anche in questo caso la procedura è gestita da Invitalia.

Contributi per il Sud Italia

I contributi mirati ad aiutare il Sud sono numerosi. Particolarmente importante è Resto al Sud che mira a sostenere la nascita e lo sviluppo di imprese nel Sud Italia e nel cratere sismico del Centro Italia. In questo caso i contributi sono in forma mista con copertura al 50% come contributo a fondo perduto e al 50% sotto forma di tasso agevolato. La misura è destinata a imprenditori di età compresa tra 18 e 55 anni di età.

Sempre per le regioni del Sud e per il cratere sismico del centro Italia è disponibile anche il bando Smart & Start Italia che finanzia progetti con contributi a fondo perduto progetti di valore compreso tra 100.000 euro e 1,5 milioni di euro.

Cultura Crea 2.0 è invece un aiuto mirato alle attività imprenditoriali concentrate su industria culturale, creativa e turistica, che puntano a valorizzare le risorse culturali nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Anche in questo caso la struttura dell’aiuto è mista, cioè in parte contributo a fondo perduto e in parte investimenti a tasso agevolato.

Infine il fondo PMI Mezzogiorno è rivolto a investimenti imprenditoriali innovativi realizzati da imprese del Centro Sud Italia con copertura con contributi a fondo perduto a copertura fino al 75% delle spese.

Altri contributi a fondo perduto

Particolare attenzione viene posta anche alla internazionalizzazione delle imprese italiane e considerando che le imprese di piccole dimensioni possono andare incontro a maggiori difficoltà, nasce il contributo Bonus extra digitale. Si tratta di un progetto del Ministero degli Esteri e dell’Agenzia ICE che prevede un contributo a fondo perduto per le microimprese manifatturiere nelle attività di internazionalizzazione, attraverso soluzioni digitali. Anche in questo caso il contributo è gestito tramite Invitalia.

Per sostenere lo sviluppo di nuove tecnologie con batterie al litio vi sono i fondi Ipcei mirati a attività di ricerca, sviluppo e innovazione introducono tecnologie altamente innovative e sostenibili lungo l’intera catena del valore delle batterie agli ioni di litio con lo scopo di migliorarne la resa, la durata, la sicurezza e ridurne i tempi di caricamento.

Per alberghi e ristoranti sono invece previsti contributi per l’acquisto di strumenti e accessori green.

Occorre sottolineare che i bandi visti non sono tutti aperti attualmente, ma è bene prestare attenzione le varie finestre cercando la soluzione migliore.

Fondi Pmi Cultura: dal giorno 11 maggio aperte le istanze

Dal giorno 11 maggio 2023 le PMI ( piccole medie imprese) che operano nel settore cultura possono proporre domanda per accedere al Fondo di 20 milioni di euro stanziato in loro favore. Ecco chi può accedere e quali progetti sono finanziabili con i Fondi Pmi Cultura.

A chi sono rivolti i fondi PMI Cultura?

L’obiettivo dei Fondi PMI per le imprese del settore cultura sono volti a “Promuovere l’innovazione e l’eco-design inclusivo, anche in termini di economia circolare e orientare il pubblico verso comportamenti più responsabili nei confronti dell’ambiente e del clima”

Sono rivolti a :

  • piccole e medie imprese;
  • enti del terzo settore;
  • organizzazioni ed enti no profit.

Tali soggetti devono essere impeganti nel settore cultura e devono in particolare occuparsi di:

  • musica;
  • settore audio visivo e audio (cinema, televisione, video-giochi, software e multimedia);
  • moda;
  • architettura e design;
  • arti visive ( tra cui fotografia, spettacoli dal vivo e festival);
  • patrimonio culturale materiale e immateriale (tra cui archivi, musei e biblioteche);
  • artigianato artistico; editoria, libri e letteratura;
  • Area interdisciplinare.

Quali progetti sono finanziabili con il Fondo PMI cultura?

Tali soggetti possono accedere ai fondi previsti per la realizzazione di progetti:

  • di ecodesign e sensibilizzazione verso le tematiche ambientali;
  • ideazione di strumenti e soluzioni per la realizzazione di eventi, attività e servizi culturali a basso impatto ambientale;
  • redazione e attuazione di piani di sviluppo di governance e di misurazione degli impatti ambientali, ivi compresi programmi di efficienza energetica;
  • realizzazione di progetti culturali con una forte componente didattica ed educativa rivolta a tematiche ambientali;
  • sviluppo e prototipazione sperimentale, finalizzate all’ecodesign dei prodotti e al recupero, riuso, riciclo di prodotti.

Come presentare la domanda per accedere ai Fondi PMI Cultura?

Le domande per accedere al fondo devono essere presentate tramite la piattaforma Invitalia. Le domande possono essere presentate dalle ore 12 del giorno 11 maggio 2023 fino al giorno 12 luglio 2023 alle ore 18:00.

Saranno acquisite e analizzate, otterranno i fondi in base al merito del progetto presentato. Proprio per questo motivo è bene fare particolare attenzione alla presentazione del progetto in modo che possa risultare particolarmente accattivante, ben strutturato, realizzabile. Si ricorda che trattasi di fondi a titolo perduto e di conseguenza i soldi non devono essere restituiti.

Bando Cultura Crea Plus: domande dal 7 novembre. Le imprese che possono accedere

Novità per le imprese del settore culturale, ricreativo e turistico, dal 7 novembre 2022 è possibile presentare istanza per accedere alle risorse del bando Cultura Crea Plus con fondo di 10 milioni di euro. Ecco chi può partecipare.

Quali imprese possono accedere al bando Cultura Crea Plus?

Il bando Cultura Crea Plus è rivolto a piccole, micro e medie imprese, che operano nel settore turistico, creativo e culturale, si rivolge inoltre ai soggetti del Terzo Settore (onlus, imprese sociali, associazioni di promozione sociale ). Mira ad agevolare le imprese che hanno avuto perdite a causa della pandemia Covid, infatti questo settore è stato tra quelli più colpiti e che ha subito gli stop più lunghi. La misura utilizza i fondi del PON FESR “Cultura e Sviluppo” 2014-2020 (Asse Prioritario II).

Per poter accedere ai fondi è necessario che i destinatari alla data del 1° gennaio 2022 siano già costituiti e che abbiano esercitato almeno fino al 31 dicembre 2020.

Per conoscere i codici Ateco ammessi al beneficio è necessario prendere visione allegati 1, 2 e 3 alla Direttiva Operativa n. 238 del 29 marzo 2021 le attività ammissibili sono davvero numerose e comprendono anche le sale video-giochi, noleggio, bici, ristorazione, tessile e tante altre, quindi i concetti di turismo, cultura e creatività sono intesi in senso ampio. Tutti gli allegati possono essere scaricati seguendo il link del bando Cultura Crea Plus che si trova in fondo all’articolo.

Limiti geografici: ubicazioni delle imprese che possono accedere

Vi sono però dei limiti dal punto di vista geografico, infatti i soggetti rientranti nei settori visti, se costituiti da oltre 36 mesi per accedere ai fondi devono essere ubicate in uno dei Comuni ricadenti nelle “aree di attrazione”, così come identificate dall’ Allegato 4 alla Direttiva operativa n. 238 del 29 marzo 2021. I soggetti costituiti da meno di 36 mesi devono invece essere ubicati in una di queste regioni: Campania, Calabria, Sicilia, Puglia e Basilicata.

Come presentare la domanda per accedere ai fondi Cultura Crea Plus

La domanda per accedere ai contributi del Bando Cultura Crea Plus devono essere presentate esclusivamente online attraverso la piattaforma di Invitalia. Le domande potranno essere presentate dalle ore 10:00 del 7 novembre. Invitiamo però tutti gli interessati a collegarsi prima in modo da scaricare tutta la modulistica. Per poter presentare la domanda è necessario avere un codice di identità digitale (SPID, CIE o CNS), occorre inoltre indicare nella domanda un indirizzo PEC.

Le domande saranno vagliate in ordine cronologico entro 60 giorni.

Il bando Cultura Crea Plus consente di ricevere fino a 25.000 euro con contributo a fondo perduto, quindi le somme non devono essere restituite, naturalmente i contributi vengono erogati a fronte di spese effettivamente sostenute.

Si possono trovare tutte le informazioni seguendo il link https://www.invitalia.it/cosa-facciamo/creiamo-nuove-aziende/cultura-crea-2-0/cultura-crea-plus

Bonus Ristoranti: è arrivato il decreto attuativo. Tutte le novità

È pronto al via il Bonus Ristoranti, con agevolazioni fino a 30.000 euro in favore delle aziende del settore, tra cui anche gelaterie e pasticcerie, per investimenti in beni strumentali. Ecco codici Ateco interessati e requisiti.

Cos’è il bonus ristoranti

Il bonus ristoranti è stato introdotto con la legge di bilancio 2022, mancava però fino ad ora il decreto attuativo del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF). Lo stesso è stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 agosto 2022. Il Bonus ristoranti prevede in favore delle imprese del settore (ristoranti, pasticcerie e gelaterie) un bonus a copertura fino al 70% delle spese sostenute per l’acquisto di beni strumentali durevoli, per un importo massimo di spese ammissibili di 30.000 euro. Il fondo stanziato è di 56 milioni di euro.

Chi può chiedere il bonus ristorazione?

Abbiamo anticipato che il Bonus Ristoranti è rivolto a ristoranti, pasticcerie e gelaterie, sono però previsti ulteriori requisiti specifici. Ecco di quali si tratta.

Le attività ammesse hanno codice Ateco 56.10.11 cioè ristoranti con somministrazione di cibo e bevande, 56.10.30 (pasticceria, gelateria), 10.71.20 (produzione di pasticceria fresca) e potranno accedere se regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle Imprese da almeno 10 anni.

In alternativa:

  • per i ristoranti è possibile godere dei contributi a fondo perduto nel caso in cui l’attività abbia provveduto all’acquisto prodotti certificati DOP, IGP, SQNPI, SQNZ e prodotti biologici per almeno il 25% degli acquisti totali degli ultimi 12 mesi;
  • Per pasticcerie e gelaterie nel caso in cui negli ultimi 12 mesi siano stati acquistati prodotti DOP, IGP, SQNPI e prodotti biologici per almeno il 5% del totale.

Inoltre per poterne fruire è necessario:

  • essere nel pieno esercizio dell’attività;
  • non essere sottoposti a procedure concorsuali o liquidazione volontaria;
  • essere in regola con il versamento dei contributi (Durc);
  • in regola con gli adempimenti fiscali;
  • che abbiano restituito somme dovute in caso di revoca delle agevolazioni;
  • non abbiano ricevuto aiuti poi valutati dalla Commissione Europea come illegali o incompatibili.

Si può già chiedere il Bonus Ristoranti?

Il Bonus Ristoranti attualmente non è richiedibile, infatti manca ancora un decreto che dovrà essere emanato nell’arco di 30 giorni. Già ora è però noto che la richiesta dovrà essere effettuata tramite la piattaforma Invitalia che sarà il soggetto gestore della misura.

Si tratta di un contributo a fondo perduto, quindi nessun credito di imposta da far valere con le detrazioni, ma un versamento in conto.

Il Bonus Ristoranti è sottoposto alla disciplina degli aiuti de minimis e quindi è necessario rispettare i limiti previsti per questa tipologia di aiuto.

Leggi anche: Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Tax credit Società Benefit: confermato il credito di imposta nel DL Aiuti convertito

Il decreto Aiuti convertito in legge prevede la conferma della tax credit o credito di imposta in favore delle società che optano per la trasformazione in Società Benefit e per la costituzione di nuove società che sfruttino tale schema sociale. Ecco i costi ammissibili e le modalità operative.

Nella conversione del decreto Aiuti confermato il credito di imposta per Società Benefit

Le società benefit sono una realtà abbastanza recente che però sta avendo un discreto successo in Italia a fronte di agevolazioni di tipo fiscale. Il tratto saliente di questa tipologia è il doppio scopo, da un lato quello di lucro, dall’altro uno scopo altruistico consistente nell’impatto positivo sull’ambiente e sulla società civile attraverso azioni volte a trasparenza e sostenibilità.

Per conoscere i dettagli della società benefit, leggi l’articolo: Società Benefit: cosa sono, come funzionano e quali vantaggi portano.

L’agevolazione fiscale in oggetto non era presente nella stesura iniziale del decreto Aiuti. Essa ha trovato inserimento con un emendamento del deputato e presidente di Assobenefit Mauro Del Barba approvato poi in Commissione e in sede di conversione all’articolo 52-bis. Il credito di imposta previsto nel decreto aiuti è in realtà una conferma di benefici fiscali che erano stati già riconosciuti in passato per le spese sostenute per la trasformazione in Società Benefit o per la costituzione di una nuova società con tale schema sociale dal 19 luglio 2020 al 31 dicembre 2021. Con il decreto Aiuti sono invece agevolate le operazioni compiute entro il 31 dicembre 2022. Il meccanismo è molto simile a quello già proposto in passato. Sono quindi ammissibili al credito di imposta:

  • le spese notarili e per l’iscrizione nel Registro delle Imprese;
  • le spese inerenti l’assistenza professionale e le consulenze sostenute e destinate alla costituzione e trasformazione delle Società Benefit.

Il credito di imposta viene riconosciuto nel 50% delle spese ammissibili e nei limiti dei fondi disponibili.

Modalità operative per ottenere tax credit

Si precisa che attualmente è necessario attendere il decreto con le indicazioni operative per richiedere il credito di imposta per le Società Benefit. È molto probabile che le modalità operative siano molto simili a quelle già messe a disposizione nel precedente “turno”. Sarà quindi necessario presentare la domanda attraverso la piattaforma messa a disposizione dal Mise, nel precedente turno la piattaforma era gestita da Invitalia.

Una volta inoltrata l’istanza, molto probabilmente sarà aperta una finestra della stessa durata della precedente ( 19 maggio 2022- 15 giugno 2022). Ottenuto il riconoscimento del credito di imposta lo stesso potrà essere utilizzato attraverso il modello F24.

Per avere dei riferimenti sulle modalità operative leggi l’articolo: Credito di imposta Società Benefit: c’è tempo fino al 15 giugno per la domanda

Bonus export digitale, richieste entro il 15 luglio. Guida

Le imprese che sostengono attività di internazionalizzazione possono ottenere un finanziamento a fondo perduto per sostenere spese digitali volte a rendere l’azienda sempre più globale. Si tratta del bonus export digitale la cui domanda può essere proposta entro il 15 luglio.

A chi è rivolto il bonus export digitale?

Il bonus export digitale è un contributo a fondo perduto di 4.000 euro in favore di imprese che sostengono spese per la internazionalizzazione delle imprese attraverso il digitale. I costi che possono godere di tale agevolazione sono:

  • spese sostenute per la realizzazione di siti internet e e-commerce/ app mobile;
  • realizzazione di una strategia di comunicazione attraverso il digital marketing, tra cui campagne di presenza sui social;
  • servizi di consulenza per lo sviluppo di processi organizzativi e di capitale umano;
  • iscrizione e/o abbonamento a piattaforme SaaS (Software as a Service) per la gestione della visibilità e spese di content marketing.

Possono accedere a questo contributo le microimprese fatturiere iscritte nel registro delle imprese sotto forma di società, ditte individuali, artigiani, reti e consorzi.

Come richiedere il bonus export digitale

Il bonus export digitale può essere richiesto attraverso la piattaforma Invitalia alla pagina https://www.invitalia.it/cosa-facciamo/rafforziamo-le-imprese/bonus-export-digitale

Per poter presentare la domanda è necessario avere uno spid. Una volta effettuato l’accesso prende il via una procedura informatica guidata. Durante la fase di compilazione della domanda è necessario inserire anche un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) e la firma digitale.

Il contributo rientra tra gli aiuti de minimis ed è di:

  • 4.000 euro per le microimprese a fronte di spese non inferiori a 5.000 euro al netto dell’Iva;
  • 22.500 euro per consorzi e reti di imprese a fronte di spese sostenute di importo non inferiore a 22.500 euro al netto dell’Iva.

Il contributo è erogato in un’unica soluzione.

Per avere le idee chiare prima di iniziare la compilazione della domanda per ottenere il bonus export digitale è possibile scaricare le istruzioni rilasciate da Invitalia che comprendono schede infografiche chiare e sintetiche

Istruzioni presentazione domanda per bonus export digitale

Ricordiamo che c’è tempo fino al 15 luglio 2022 per presentare la domanda.

Per avere le idee più chiare leggi anche:

Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Micro, piccola e media impresa: definizione e differenze

Credito di imposta Società Benefit: c’è tempo fino al 15 giugno per la domanda

Con il decreto legge 34 del 2020 è stato previsto un importante incentivo in favore delle società benefit, si tratta di un credito di imposta fino al 50% delle spese sostenute, ecco chi può riceverlo, come proporre la domanda, le spese agevolabili e i termini per la presentazione delle domande.

Cosa sono le società benefit?

Le società benefit sono una particolare forma societaria che affianca allo scopo principale ( fine di lucro) un ulteriore scopo che può essere definito altruistico o solidale.

Per saperne di più su tale tipologia di società è possibile leggere l’approfondimento: Società benefit: cosa sono, come funzionano e quali benefici portano.

Proprio in virtù di tale fine altruistico e solidaristico e allo scopo di incentivare ulteriormente la costituzione di tale tipo di società, sono previste delle agevolazioni per le imprese che operano utilizzando tale schema. Tra questi vi è anche il credito di imposta per le società benefit. Lo stesso viene riconosciuto alle PMI a fronte dei costi sostenuti per la costituzione della SB o per la trasformazione di una preesistente società in Società Benefit. Sono comprese nell’agevolazione le spese sostenute a decorrere dal 19 luglio 2020 fino al 31 dicembre 2021.

Chi può richiedere il credito di imposta per società benefit?

Affinché si possa accedere al beneficio è necessario svolgere attività economica in Italia avvalendosi sul territorio di una sede principale o secondaria. Inoltre è necessario essere nel libero e pieno esercizio dei propri diritti quindi non essere sottoposti a procedure concorsuali o in liquidazione volontaria.

La disciplina per l’ottenimento del credito di imposta per le società benefit è contenuta nel decreto interministeriale 12 novembre 2021. Prevede che il credito di imposta possa essere ottenuto per un ammontare massimo di 10.000 euro. Il fondo stanziato è di 7 milioni di euro.

Quali spese possono essere dichiarate per ottenere il credito di imposta?

Non tutte le spese sostenute possono essere dichiarate al fine di ottenere il credito di i mposta per le società benefit, le spese ammissibili sono:

spese per la costituzione e trasformazione della SB. Rientrano tra queste le spese notarili, le spese di iscrizione nel Registro delle Imprese, spese di consulenza e assistenza professionale. Non sono ammesse all’agevolazione le spese relative a tasse, con l’eccezione dell’Iva, che può essere agevolata nel caso in cui non sia recuperabile dal beneficiario.

Il credito di imposta per le Società Benefit rientra tra gli aiuti de minimis, di conseguenza è necessario che sia rispettato il limite previsto per tale tipologia di aiuto.

Per conoscere i limiti, c’è la guida: Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Come presentare la domanda per ottenere il credito di imposta società benefit?

La domanda per accedere al credito di imposta per le società benefit può essere presentata a decorrere dal 19 maggio 2022 ore 12:00 al giorno 15 giugno 2022 ore 12:00 attraverso la procedura telematica. La piattaforma per la richiesta è gestita da Invitalia https://agevolazionidgiai.invitalia.it/

La domanda può essere presentata dal legale rappresentante risultante dal certificato camerale della società benefit. Naturalmente al momento della presentazione della domanda devono essere indicate le spese sostenute.

Terminata la fase della presentazione delle domande, inizia la fase del controllo delle stesse. Le domande che presentano i requisiti sono ammesse al beneficio fiscale, nel caso in cui i fondi dovessero essere insufficienti, gli stessi saranno ripartiti proporzionalmente tra gli aventi diritto.

Trattandosi di un credito di imposta, il richiedente non otterrà il versamento delle somme riconosciute, ma di un credito di imposta utilizzabile in compensazione attraverso il modello F24. Tra i vantaggi del credito di imposta per le società benefit vi è il riconoscimento in favore di tutti gli operatori economici, indipendentemente dal settore in cui operano, inoltre viene riconosciuto su tutto il territorio italiano.

Contributi imprenditoria femminile: piattaforma Invitalia chiusa. Perché?

Dalle ore 10:00 del giorno 19 maggio 2022 era possibile inoltrare attraverso la piattaforma Invitalia la propria domanda per accedere ai contributi per l’imprenditoria femminile, ma dopo 6 ore, c’è stata la chiusura, non un malfunzionamento, ma semplicemente sono già terminati i fondi.

Contributi imprenditoria femminile: perché la piattaforma Invitalia è chiusa?

Le donne vogliono fare impresa e proprio per questo sono sempre molto attente a tutte gli aiuti possibili, tra questi vi erano i contributi per l’imprenditoria femminile previsti nel progetto “Fondo Impresa Donna”. Lo stesso prevedeva 200 milioni di euro, di cui 160.000 provenienti direttamente dal PNRR e 40 milioni stanziati con la legge di bilancio 2021. Di questi 47 milioni erano destinati a nuove imprese e a imprese costituite da meno di un anno, la restante parte al consolidamento delle imprese già esistenti da più di 12 mesi.

Il supporto all’imprenditoria femminile del Fondo Impresa Donna prevede un contributo a fondo perduto, quindi una vera e propria erogazione di denaro che non deve essere restituito e proprio per questo fa gola a tante persone.

Dal giorno 19 maggio 2022, cioè ieri, era possibile presentare la domanda per le nuove imprese e quindi la disponibilità era di 47 milioni di euro, le istanze per il consolidamento delle imprese già esistenti potranno invece essere presentate dal giorno 7 giugno 2022.

Boom di domande per i contributi destinati a imprese femminili: Invitalia costretta a chiudere la piattaforma

La sorpresa è stato però il boom di domande presentate appena aperta la piattaforma per inviare la domanda di accesso ai fondi per l’imprenditoria femminile. Il contatore si è fermato a 4.985 domande a copertura dei fondi disponibili.

Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti nel frattempo ha reso noto che nelle prossime giornate saranno vagliate tutte le domande presentate. Nella maggior parte dei casi, non tutte superano il vaglio e di conseguenza i relativi fondi tornano disponibili. Ha inoltre aggiunto che molto probabilmente, visto il successo dell’iniziativa, si cercheranno nuovi finanziamenti al fine di consentire la presentazione di nuove domande.

Ricordiamo che il finanziamento per le imprese da costituire o costituite da meno di 12 mesi prevede un tetto massimo di spesa finanziabile di 100.000 euro e la copertura fino all’80% dei costi. Per le spese comprese tra 100.000 euro e 250.000 euro invece il finanziamento massimo è del 50%.

Gli interventi dovranno essere realizzati entro 24 mesi dall’ammissione della domanda.

A questo punto ricordiamo che le imprese esistenti da più di 12 mesi che vogliono accedere ai contributi per l’imprenditoria femminile a fondo perduto potranno inoltrare la domanda dal giorno 7 giugno 2022, ma la domanda potrà essere compilata già dal 24 maggio. Consigliamo quindi di procedere in tal modo, così sarà più facile inoltrare per primi e accedere ai fondi.