Fattura elettronica allargata a tutti, in arrivo la riforma nella legge delega fiscale

La fattura elettronica allargata a tutti, anche ai contribuenti e alle partite Iva a regime forfettario che finora ne erano esenti. È quanto ci si aspetta dalla legge delega fiscale che ha già l’ok del governo. L’emendamento che prevede l’allargamento della fattura elettronica rientra in un pacchetto di provvedimenti che hanno come obiettivo quello di combattere l’evasione fiscale. Infatti, oltre all’obbligo di fattura elettronica per tutti, vi rientrano altre misure come:

  • l’obbligo di memorizzazione elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri;
  • l’utilizzo pieno dei dati dell’anagrafe tributaria;
  • lo scambio dei dati e il pieno utilizzo da parte delle banche delle informazioni fiscali, economiche e patrimoniali in collaborazione con la Pubblica amministrazione.

Obbligo di fatturazione elettronica esteso a tutti, anche alle partite Iva forfettarie: ecco le novità di oggi

Sono questi alcuni dei provvedimenti contenuti negli emendamenti sui quali il governo ha dato già l’ok nella legge fiscale. L’allargamento della fattura elettronica anche alle partite Iva a regime forfettario e a tutti i soggetti che attualmente ne sono esentati è atteso al voto di approvazione che potrebbe arrivare alla Camera il 28 marzo prossimo. Nello specifico emendamento che riguarda l’obbligo di fattura elettronica a tutti si fa riferimento agli obiettivi di riduzione dell’evasione e dell’elusione fiscale.

Quali altri provvedimenti sono attesi oltre all’obbligo di fattura elettronica per tutti?

Nella stessa direzione di contrasto all’evasione fiscale vanno gli altri provvedimenti della legge fiscale relativi alla trasmissione giornaliera dei corrispettivi; all’obbligo di memorizzare elettronicamente i corrispettivi stessi ; al pieno utilizzo dei dati dei contribuenti da parte delle banche in collaborazione con la Pubblica amministrazione. Il relativo emendamento ammette dunque lo scambio dei dati tra le banche e la Pa. I dati sono quelli economici, finanziari e patrimoniali che convergono nei sistemi informativi dell’anagrafe tributaria. Inoltre, il provvedimento prevede misure che comportino la prevenzione della reiterazione nel tempo dei comportamenti evasivi.

Fattura elettronica estesa a tutti, Bitonci: ‘È necessario affrontare tempi importanti come la riduzione delle tasse’

Sugli emendamenti alla legge fiscale che allargherebbero il perimetro di applicazione della fattura elettronica, si sono espressi Massimo Bitonci e Alberto Gusmeroli. “Risulta necessario prendersi tutto il tempo che serve per esaminare gli emendamenti – hanno affermato i due responsabili fiscali della Lega – Ma occorre affrontare temi importanti come il ridurre le tasse e le semplificazioni fiscali”. Accanto al pacchetto che prevede l’allargamento della fattura elettronica a tutti, infatti, è in arrivo venerdì prossimo anche un altro pacchetto di misure dove si affronteranno le aperture sulla flat tax e sul cashback fiscale. Ma anche la revisione del sistema delle deduzioni e delle detrazione, nonché dei regimi speciali dei prelievi.

Flat tax, la Lega insiste sullo scivolo a 100 mila euro e sull’abolizione dell’Irap per gli studi associati

Proprio le partite Iva a regime forfettario e la flat tax sono oggetto di richieste di Massimo Bitonci per le misure di riforma fiscale del decreto in arrivo. Bitonci ha sottolineato infatti come sia necessario mantenere il limite di flat tax per le partite Iva a 65 mila euro ma inserire uno scivolo di 2 anni con aliquota del 20% per i contribuenti che superino la soglia massima di flat tax. Il meccanismo, in altre parole, permetterebbe alle partite Iva a regime forfettario che superano il limite dei ricavi e dei corrispettivi annui dei 65 mila euro, di non dover cambiare il regime di partita Iva come avviene oggi. Le nuove regole andrebbero a vantaggio di chi aderisce regime fiscalmente più conveniente della partita Iva forfettaria.

Flat tax, la Lega chiede la no tax area fino a 10 mila euro e l’allargamento dell’esenzione Irap

L’ampiezza della platea delle partite Iva forfettarie porta l’esponente della Lega a ribadire che la flat tax deve rimanere e deve essere rivista per lo scivolo fino ai 100 mila euro. I forfettari sono in numero di due milioni sulle 5 milioni di attività economiche. Quasi una nuova partita Iva su due (il 46%) viene aperta in regime di flat tax. “È un sistema semplice, a bassa tassazione e concorrenziale al sommerso. Abbiamo chiesto una no tax area fino a 10 mila euro e l’abolizione dell’Irap anche agli studi associati e alle società di persone”, ha concluso Massimo Bitonci.

 

Bonus Chef: proroga al 31 dicembre 2022 per il credito di imposta

Il Bonus Chef era previsto dalla legge di bilancio per il 2021 ma di fatto non ha mai trovato attuazione. Molto probabilmente proprio al fine di superare la fase di stallo di una misura caduta nel dimenticatoio, nella legge di conversione del decreto Milleproroghe è stato prorogato il termine per maturare il credito di imposta a cui dovrebbe dare diritto il Bonus Chef. Vediamo di cosa si tratta.

La storia del Bonus Chef

Il comma 117 dell’articolo 1 della legge di bilancio 2021 prevedeva che in favore dei soggetti esercenti la professione di cuochi professionisti presso alberghi e ristoranti, sia come lavoratori dipendenti che autonomi (partita IVA con codice A.TE.CO 5.2.2.1.0) si riconosce un credito di imposta fino al 40% del costo sostenuto per l’acquisto di beni strumentali durevoli e per la partecipazione a corsi di aggiornamento professionale sostenuti tra il primo gennaio 2021 e il 30 giugno 2021.

Il decreto attuativo di tale provvedimento del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro del Lavoro, avrebbe dovuto vedere la luce entro il 2 marzo 2021, ma di fatto non hanno mai provveduto, deludendo questa categoria di lavoratori particolarmente provata dalle conseguenze della crisi pandemica.

Al fine di non far cadere il Bonus chef,  l’articolo 18 quater della legge di conversione del DL 228 del 2021 (decreto Milleproroghe) ha sostituito la precedente data del 30 giugno 2021 con la data del 31 dicembre 2022. Questo implica che coloro che esercitano la professione di cuoco possono ancora oggi maturare il credito di imposta per l’acquisto di beni strumentali durevoli e dei costi per i corsi di aggiornamento professionale.

Caratteristiche del credito d’imposta del Bonus Chef

Le spese che danno diritto a maturare il credito di imposta del Bonus Chef sono quelle inerenti l’acquisto di beni strumentali durevoli in classe energetica elevata per la conservazione, lavorazione, trasformazione e cottura dei prodotti alimentari, inoltre si possono acquistare strumenti professionali per il settore ristorazione. I corsi di aggiornamento devono naturalmente riguardare la professione.

Il Bonus Chef spetta per un limite di spesa massimo di 6.000 euro. Gli importi maturati potranno essere utilizzati in compensazione per il pagamento delle imposte mediante modello F24, è però escluso l’utilizzo per IRPEF e IRAP. Il credito di imposta può inoltre essere ceduto a banche, istituti di credito e altri intermediari finanziari.

Naturalmente siamo in attesa del decreto attuativo che ora dovrebbe essere una priorità dei ministeri coinvolti vista la proroga dei termini e quindi la volontà di confermare il Bonus Chef. Solo in seguito sarà possibile utilizzare i crediti maturati in compensazione delle imposte.

Irap, la devono pagare anche le imprese familiari e coniugali?

Con la riforma fiscale e l’abolizione dell’Irap per le persone fisiche, l’Imposta regionale sulle attività produttive deve essere pagata dalle imprese familiari? Al quesito ha risposto l’Agenzia delle entrate fornendo indicazioni relative all’esenzione dell’imposta anche per le imprese familiari. Nel chiarimento, infatti, l’Agenzia delle entrate ha tenuto maggiormente conto della natura individuale e non associativa delle imprese familiari.

Versamento Irap 2022, chi non deve versare l’imposta?

Nella risposta fornita dall’Agenzia delle entrate si parte al presupposto dell’esenzione dal pagamento dell’Imposta regionale sulle attività produttive (Irap) prevista dalla legge di Bilancio 2022. Al comma 8 dell’articolo 1, della legge numero 234 del 2021, il governo ha infatti previsto che, a partire dal 2022, l’Irap non debba essere pagata più dalle persone fisiche che esercitino le attività commerciali oppure le arti e le professioni. Le attività esentate dal pagamento dell’Irap sono quelle elencate dalle lettere b) e c) del comma 1 dell’articolo 3 del decreto legislativo numero 446 del 1997.

Irap 2022, i chiarimenti su chi risulta esentato dal pagamento dell’imposta

In altre parole, sono esentati dal pagamento dell’Irap tutte le persone fisiche che siano titolari di partita Iva individuale. Nell’esercizio della professione, le partite Iva devono svolgere un’attività individuale, qualunque essa sia, anche in forma di impresa, purché individuata tra i commercianti, gli artigiani, i prestatori di servizi. Sono inclusi dunque i lavoratori autonomi.

Pagamento Irap 2022, quali imprese non devono versarla?

Nel quesito, l’Agenzia delle entrate ha risposto che l’Irap non deve essere pagato dalle imprese individuali a partire dall’anno di imposta 2022. L’esenzione vale anche se le imprese individuali abbiano dei dipendenti o rientrino tra le imprese familiari. Conseguentemente, anche le imprese individuali che abbiano collaboratori e dipendenti e a prescindere dal capitale investito, proprio perché individuali, sono esentate dal pagamento dell’Irap. L’esenzione vale anche per i professionisti che si avvalgano di prestazioni di servizi offerti da società esterne.

Irap, qual è l’impresa familiare?

Anche le imprese familiari sono riconducibili a quelle individuali. Secondo quanto disciplina l’articolo 230 bis del Codice civile, “salvo che sia configurabile un diverso rapporto, il familiare che presta in modo continuativo la sua attività di lavoro nella famiglia o nell’impresa familiare ha diritto al mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia e partecipa agli utili dell’impresa familiare e ai beni acquistati con essi, nonché agli incrementi dell’azienda, anche in ordine all’avviamento, in proporzione alla quantità e qualità del lavoro prestato. Le decisioni concernenti l’impiego degli utili e degli incrementi nonché quelle inerenti alla gestione straordinaria, agli indirizzi produttivi e alla cessazione dell’impresa sono adottate, a maggioranza, dai familiari che partecipano all’impresa stessa. I familiari partecipanti all’impresa che non hanno la piena capacità di agire sono rappresentati nel voto da chi esercita la potestà su di essi”.

Allargamento dell’esenzione Irap alle imprese familiari

Nella risposta fornita dall’Agenzia delle entrate in merito all’esenzione dell’Irap, si evidenzia che le imprese familiari “hanno natura individuale e non collettiva e associativa”. Pertanto, risulta imprenditore solo “il titolare dell’impresa, il quale la esercita assumendo in proprio diritti ed obbligazioni, oltre la piena responsabilità verso i terzi”. Con queste spiegazioni, l’Agenzia delle entrate ha confermato, dunque, che anche le imprese familiari rientrano tra i soggetti ai quali va l’esonero dell’Irap con decorrenza dal 1° gennaio 2022.

Imprese familiari esenti dall’Irap, e le imprese coniugali?

Non vi sono, ad oggi, chiarimenti relativi alle imprese coniugali di cui all’articolo 177 del Codice civile. In base alla Giurisprudenza, infatti, le imprese familiari sono costituite dopo il matrimonio e gestite da entrambi i coniugi. Dal punto di vista fiscale, le imprese familiari sono equiparabili alle società di persone (o società di fatto), a maggior ragione che i redditi devono essere dichiarati nel modello Sp. Nella dichiarazione, inoltre, i redditi vanno attribuiti pro quota ai due coniugi nel quadro Rh del modello Pf. Si ritiene, pertanto, che le imprese coniugali debbano continuare a versare l’Irap alla pari di tutte le imprese commerciali. 

Irap, con l’abolizione cosa bisogna versare nel 2022?

Il taglio dell’Imposta regionale sulle attività produttive (Irap) non elimina il saldo di giugno prossimo e la dichiarazione dei redditi del 2022. Delle nuove regole della riforma fiscale, inoltre, non ne beneficeranno le società di capitali e quelle di persone. L’abolizione dell’Irap, infatti, riguarda le persone fisiche che svolgono le attività commerciali, le arti e le professioni. La legge di Bilancio 2022 (la numero 234 del 2021) taglia l’imposta per determinati contribuenti, lasciando inalterate dunque le società collettive.

Irap, chi sono i soggetti passivi di imposta e a vantaggio di chi andrà il taglio

L’effetto che si ha con l’abolizione dell’Irap va a vantaggio dei lavoratori autonomi che svolgano la propria attività singolarmente. Se invece il lavoratore autonomo si unisce ad altri lavoratori (come, ad esempio, nelle società e negli studi associati), rimane soggetto passivo di imposta. In ogni caso, la legge di Bilancio 2022 rappresenta una parziale revisione della disciplina fiscale in materia. Si prevedono ulteriori provvedimenti che segneranno il graduale superamento dell’imposta regionale sulle attività produttive con l’introduzione di un’unica addizionale applicata al reddito di impresa.

Irap, quali sono i soggetti obbligati al pagamento?

L’Imposta regionale sulle attività produttive trova disciplina nel decreto legislativo numero 446 del 1997. L’introduzione dell’imposta risale al 1° gennaio 1998 in sostituzione di altri tributi come l’Ilor, la tassa sulle partite Iva e l’Iciap. L’Irap è dovuta per l’esercizio in forma abituale delle attività autonome organizzate, dirette a produrre o a scambiare beni o a prestare servizi. Chi esercita, pertanto, attività di lavoro autonomo e di impresa, sia nella modalità individuale che in forma associata, rientra tra i soggetti passivi dell’imposta. Sono soggetti anche le amministrazioni e gli enti pubblici, nonché gli enti non commerciali.

Deducibilità Irap e modifiche introdotte nel corso degli anni

Nel corso degli anni l’Irap è stata soggetta a varie modifiche. Una, in particolare, ha interessato l’ambito di applicazione della deducibilità dell’imposta sulle componenti di costo relative al lavoro. Tali costi sono divenuti totalmente deducibili se sostenuti per il lavoro dipendente a tempo indeterminato. Inoltre l’Irap, dal 2016, non deve essere più versata dai lavoratori autonomi delle attività agricole che rientrino nel reddito agrario.

Riforma Irap ed esenzione di soggetti passivi ai sensi della legge di Bilancio 2022

La riforma dell’Imposta regionale sulle attività produttive operata dalla legge di Bilancio 2022 permette alle persone fisiche che svolgano un’attività commerciale o l’esercizio di arte e professioni di non versare più l’Irap. Le attività esenti sono quelle riportate dalle lettere b) e c) del comma 1, dell’articolo 3, del decreto legislativo numero 446 del 1997. Il decreto, dunque, riporta tutti i soggetti passivi dell’imposta, includendo anche le società in nome collettivo (snc), quelle in accomandita semplice (sas) e le società a esse equiparate. L’equiparazione è riportata dal comma 3, dell’articolo 5, del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir). Il comma c) del decreto leggislativo 446, invece, aggiunte ai soggetti passivi delle imposta le persone fisiche, le società semplice e le società equiparate, oltre alle persone fisiche che svolgano attività di arti e di professioni.

Riforma Irap, chi non deve pagarla nel 2022 e chi deve versarla?

La cancellazione dell’Irap a partire dal 2022 riguarda, in altre parole, essenzialmente le persone fisiche. Risultano escluse dalla cancellazione delle imposte le società e gli enti assimilati. In base a quanto dispone la legge di Bilancio 2022, dunque, il taglio dell’imposta riguarda solo le persone fisiche, mentre continueranno a versarla gli studi associati e le società di professionisti, oltre a tutte le società di capitali e di persone. Non dovranno pagare l’Irap, in attesa di ulteriori delucidazioni dall’Agenzia delle entrate, le imprese familiari che si avvalgano di collaboratori domestici. Si tratterebbe, in questo caso, pur sempre di imprese qualificabili come individuali.

Decorrenza taglio Irap, cosa bisogna fare nella prossima dichiarazione dei redditi e saldo 2021?

La cancellazione dell’Irap entra in vigore, con la legge di Bilancio 2022, a decorrere dal periodo di imposta coincidente con l’anno solare 2022. Ciò significa che l’esercizio coincide con l’anno di entrata in vigore delle novità della legge di Bilancio 2022. Di conseguenza, anche le persone fisiche che beneficiano della cancellazione dell’Irap, nel corso del 2022 dovranno prestare attenzione a due adempimenti:

  • entro il 30 giugno del 2022 dovranno procedere con il pagamento del saldo 2021;
  • presentare il modello Irap 2022 entro il 30 novembre 2022;
  • non si dovranno pagare, invece, gli acconti.

Agricoltori, come funziona l’esonero Irap 2022?

Anche gli agricoltori che svolgono l’attività come persone fisiche saranno esonerati dall’Imposta regionale sulle attività produttive (Irap). Lo prevede la legge di Bilancio 2022 che esonera tutte le persone fisiche che svolgono attività commerciali, di arti e di professioni. L’Irap dovrà essere pagata solo dai soggetti differenti le persone fisiche. Si tratta delle società di capitali, delle società di persone, degli studi associati, delle società tra i professionisti.

Irap in agricoltura, esonero 2022 per le persone fisiche che svolgano l’attività

Nell’esonero del versamento dell’Irap rientrano, in base alla riforma fiscale del 2022, anche gli agricoltori che operano da persone fisiche. L’esenzione fa riferimento all’attività svolta che ecceda i limiti del reddito agrario. Infatti, per le attività agricole rientranti nel reddito agrario, l’esonero risultava già operativo dal 2016. A differenza di quanto prevede la legge 234 del 2021 (legge di Bilancio 2022), l’esonero operante dal 2016 è a favore di tutti i contribuenti, anche per le non persone fisiche.

Irap in agricoltura, cosa cambia con la riforma fiscale del 2022 rispetto alla legge del 2016?

La riforma fiscale del 2022 con la conseguente cancellazione dell’Irap in agricoltura prevede l’esonero a iniziare dall’anno di imposta 2022. Nell’anno solare in corso rimane da pagare il saldo del 2021 e la presentazione della dichiarazione dell’Irap nel mese di novembre. L’esonero dell’imposta Irap arriva dopo la riforma del 2016. Infatti, a partire da quell’anno, l’applicazione dell’Irap era stata cancellata per le attività in agricoltura che rientrano nel reddito agrario.

Versamento Irap agricoltura, quali sono le novità?

Nel dettaglio, fino a tutto il 2015 l’applicazione dell’Irap in agricoltura era stata prevista dalla leggera d) del comma 1, dell’articolo 3 del decreto legislativo numero 446 del 1997. Il decreto allargava il versamento dell’Irap agli agricoltori esercenti l’attività rientranti nel reddito agrario. Per gli agricoltori rientranti nell’articolo 3, il successivo articolo 45, al comma 1, prevedeva l’imposta ridotta all’1,9%. La legge di Bilancio 2016 ha abrogato la lettera d) del comma 1. Inoltre, a partire da quell’anno, la Manovra ha previsto l’esonero dell’Irap per i coltivatori che esercitano l’attività agricola. Tale attività è disciplinata dall’articolo 32 del Testo unico sulle imposte dirette (Tuir).

Agricoltura, arriva la cancellazione Irap periodo imposta 2022 per le attività non esenti in precedenza

Tutti i soggetti operanti l’attività in agricoltura che rientrino nell’articolo 32 del Tuir, a prescindere dalla natura giuridica, risultano esenti dal versamento dell’Irap a partire dall’anno di imposta del 2022. Pertanto, da quest’anno anche le attività di allevamento eccedentari, di produzione di energia elettrica al di sopra della franchigia, di agriturismo, se svolte da persone fisiche, beneficeranno del taglio dell’Irap.

Riforma fiscale agricoltura, chi deve pagare l’Irap?

Complessivamente, sono tenuti al pagamento dell’Irap in agricoltura due categorie:

  • i soggetti diversi dalle persone fisiche;
  • le attività che non rientrano nel reddito agricolo.

Fisco, caro bollette, bonus edilizi, pensioni: ecco tutte le novità della legge di Bilancio 2022

L’ultimo giro di boa per la legge di Bilancio 2022 è arrivato nella giornata del 29 dicembre 2021 con il voto finale alla Camera. Con la maggioranza di voti di 414 sì rispetto ai 47 no, è arrivato il via libero definitivo alla Manovra di Draghi con una spesa complessiva di 36,5 miliardi di euro, coperture per 13,2 e indebitamento per 23,3 miliardi. Numerose le novità previste per il prossimo anno: Fisco, decontribuzione, bonus edilizi, pensioni, Pubblica amministrazione e tanto altro.

Fisco, riduzione delle aliquote Irpef a 4 e abolizione Irap

Arriva la riduzione delle aliquote Irpef che passeranno dalle attuali cinque a quattro. La legge di Bilancio 2022 prevede aliquote del 23%, 25%, 35% e 43%. Rimane il bonus di Renzi rivisto dall’allora ministro dell’Economia Gualtieri di 100 euro mensili per i redditi fino a 15 mila euro. Gli effetti del taglio dell’Irpef si vedranno già da marzo prossimo. Arriva anche l’abolizione dell’Irap per 853 mila lavoratori autonomi: a beneficiarne saranno soprattutto i liberi professionisti, le ditte individuali e le società semplici.

Decontribuzione per redditi fino a 35 mila euro all’anno

Per tutto il 2022 sui contributi vigerà lo sconto dello 0,8% purché la retribuzione imponibile non ecceda i 2.692 euro al mese (calcolata per tredici mensilità). La decontribuzione si applica dunque ai redditi fino a 35 mila euro al mese. Non rientrano nello sconto contributivo colf, badanti e lavoratori domestici.

Pensioni, nel 2022 nuove uscite con la quota 102

In tema di pensioni, debutterà nel 2022 la quota 102 che prenderà il posto di quota 100. Si potrà andare in pensione all’età di 64 anni e con almeno 38 anni di versamenti. I pensionamenti anticipati attesi per il prossimo anno con quota 102 sono 16.200. Prorogata anche l’opzione donna e previsto il rafforzamento dell’Ape sociale con 23 nuove categorie di lavoratori impiegati in mansioni gravose che potranno uscire a 63 anni. Per i lavoratori dell’edilizia e i ceramisti è previsto un corsia preferenziale per l’Ape sociale: gli anni di contributi dovranno essere almeno 32 e non 36 come per tutte le altre categorie di lavoratori gravosi.

Bonus edilizi, prorogati con novità superbonus 110% e facciate

Prorogati i bonus edilizi per il 2022, in particolare il superbonus 110% e il bonus facciate. Ma con delle novità dettate dalla possibilità di ricorrere alle misure ma anche ai controlli anti frode. Il superbonus 110% è stato confermato per tutto il 2022 per le villette, ma entro il 30 giugno 2022 è necessario raggiungere almeno il 30% di stato di avanzamento dei lavori (Sal). I condomini potranno avvantaggiarsi del superbonus 110% ma con una riduzione delle detrazioni fiscali che scenderà fino al 65% entro il 2025. Confermato anche il bonus facciate ma con la riduzione dell’agevolazione fiscale dal 90% al 60%. Tra le novità anche l’obbligo del visto di conformità delle spese agli interventi per importi entro i 10 mila euro.

Imprese, prorogato l’ex iperammortamento fino al 2025

Prorogato fino a tutto il 2025 anche l’ex iperammortamento dei beni tecnologici 4.0. Il credito di imposta corrispondente viene stabilito nelle misure:

  • del 20% (aliquota dimezzata dal 40%) per la quota fissa delle spese fino a 2,5 milioni di euro;
  • del 10% (aliquota dimezzata dal 20%) per spese tra i 2,5 e i 10 milioni di euro;
  • del 5% (aliquota dimezzata dal 10%) per spese oltre i 10 milioni di euro e fino a 20 milioni.

Vengono inoltre stanziati altri 900 milioni di euro per l’acquisto e il leasing di beni strumentali rientranti nella “Nuova Sabatini“. L’incentivo rimarrà in vigore fino a tutto il 2027.

Caro bollette, benefici sull’Iva e sugli oneri

La legge di Bilancio 2022 interviene anche sul caro bollette con più misure. In primis, l’azzeramento degli oneri generali di sistema relativi alle bollette dell’elettricità domestica e non domestica per le basse tensioni (fino a 16,5 kW). L’Iva sul gas naturale si riduce al 5% e l’azzeramento degli oneri di sistema del gas naturale per tutte le utenze, sia domestiche che non domestiche. In arrivo anche il potenziamento dei bonus per gli utenti svantaggiati.

Pubblica amministrazione, più premi e sale il tetto massimo dei compensi

Novità in arrivo anche per i lavoratori della Pubblica amministrazione. Il governo ha stanziato 200 milioni di euro per incrementare i fondi integrativi destinati ai premi dei dipendenti del pubblico impiego. Ne beneficeranno, in particolare, i lavoratori delle amministrazioni pubbliche centrali, con 110,6 euro per gli statali e 89,4 euro per gli insegnanti. Si tratta di componenti di aumento dello stipendio legati a premi per le performance dei lavoratori del pubblico impiego. Sale da 240 mila a 249 mila il tetto stipendiale riconosciuto come limite ai lavoratori della Pubblica amministrazione, ma solo a partire dal 2023.

 

Dal 2022 addio all’IRAP per 835.000 contribuenti. Chi sono?

Presentato in commissione Bilancio del Senato l’emendamento che esonera dal pagamento dell’IRAP persone fisiche esercenti attività commerciali ed esercenti arti e professioni. Ecco chi potrà dire addio all’IRAP.

Addio all’IRAP: chi potrà avvalersi del taglio?

L’IRAP è l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive e i suoi introiti sono utilizzati per la copertura delle spese sanitarie. Introdotta nel 1997, da sempre molto osteggiata e proprio per questo si è più volte pensato all’eliminazione o riduzione, ma di fatto è necessario prima trovare una fonte alternativa per sorreggere il Sistema Sanitario Nazionale. L’emendamento presentato in Commissione Bilancio rappresenta il primo passo verso l’eliminazione e per compensare la perdita, presso il MEF è stato stanziato un fondo di 192.52.000 euro.

L’emendamento è contenuto nell’articolo 2 ter che viene rubricato proprio “esclusione IRAP per le persone fisiche”.

E stato calcolato che questa misura beneficia 835.000 soggetti che dal periodo di imposta che parte dal 1° gennaio 2022 non dovranno più pagare l’IRAP. La platea totale di coloro che pagavano l’IRAP era 2.028.888, quindi la nuova esenzione favorisce il 41,2% del totale dei contribuenti IRAP. Il provvedimento non è retroattivo, quindi entro il mese di giugno 2022 dovranno essere saldati gli importi previsti per l’anno di imposta 2021.

Chi paga l’IRAP?

Ricordiamo che attualmente non sono assoggettati a tale imposta le imprese individuali e i lavoratori autonomi che hanno scelto il regime forfettario o comunque si sono avvalsi di un regime fiscale di vantaggi. Naturalmente per rientrare nel regime forfettario è necessario rientrare in determinati limiti che sono soprattutto economici.

Per saperne di più leggi la guida Regime forfettario 2022, tutte le novità introdotte per il prossimo anno.

Tra coloro che sono esentati dal pagamento dell’IRAP ricordiamo che ci sono anche le aziende agricole.

Questo emendamento va ad anticipare il contenuto della legge di delega fiscale, infatti l’articolo 5 del disegno di legge prevede un graduale superamento dell’IRAP.

Addio all’IRAP per dirimere le controversie su “autonoma organizzazione”

In realtà questo emendamento aiuta dirimere questioni controverse che finora aveva risolto il giudice. Le controversie girano intorno alla locuzione “autonoma organizzazione” infatti questa ha portato più volte a interpretazioni diverse su tale concetto. In base a numerose pronunce della Corte di Cassazione, non è tenuto al versamento dell’IRAP il professionista che esercita l’attività in maniera individuale non avvalendosi di collaboratori. Eliminare dai soggetti passivi del tributo le persone fisiche esercenti attività commerciali contribuisce a eliminare dubbi e controversie inoltre può essere considerato un primo passo verso una semplificazione del sistema delle imposte a carico delle partite IVA.

Per una disamina completa sul tributo e in particolare sulle controverse che sono sorte, è possibile leggere l’articolo: Chi è obbligato a presentare la dichiarazione IRAP? Scopriamolo insieme. 

Contributo a fondo perduto Resto al Sud, concorre all’imponibile Irpef e Irap?

Il contributo a fondo perduto Resto al Sud concorre a formare il reddito imponibile ai fini dell’Irpef e dell’Irap? Per fornire una risposta al quesito è necessario rifarsi a quanto prevede la regola generale, secondo la quale i contributi a fondo perduto ottenuti devono essere considerati redditi imponibili. A meno che la norma di legge non disponga esplicitamente la non imponibilità dei contributi ricevuti ai fini dell’Irap e dell’Irpef.

Imponibilità dei redditi Irpef e Irap per i contributi Resto al Sud nei periodi di Covid

Ai fini dell’imponibilità Irpef e Irap dei contributi ricevuti, deve essere preso in considerazione anche l’articolo 10 bis, della legge numero 137 del 2020. Si tratta della la conversione del decreto “Ristori”. E, da ultima, l’interpretazione dell’Agenzia delle entrate. Quest’ultima ha chiarito come deve essere trattata la detassazione dei contributi a fondo perduto ricevuti nel periodo di emergenza sanitaria ed economica.

Contributi a fondo perduto Resto al Sud: non concorrono alla formazione del reddito imponibile

A decidere se i contributi a fondo perduto Resto al Sud concorrano alla formazione del reddito è stata l’Agenzia delle entrate con la risposta all’interpello numero 815 del 2021. In particolare, i contributi percepiti non concorrono a formare il reddito e, dunque, l’imponibile ai fini dell’Irpef e dell’Irap.

Resto al Sud: i contributi a fondo perduti previsti dal decreto 34 del 2020

L’Agenzia delle entrate ha infatti chiarito che la società che fruisce dei contributi a fondo perduto, nello specifico di quelli previsti dall’articolo 54 del decreto legge numero 34 del 2020, ne beneficiano per il rilancio produttivo e per la capacità di far fronte agli effetti sociali ed economici dell’emergenza da Covid-19. Pertanto, in base a questi elementi, i contributi a fondo perduto non sono soggetti a tassazione.

Il quesito sull’imponibilità dei redditi per i contributi ricevuti a fondo perduto

L’Agenzia delle entrate, nel suo giudizio, si è espressa sul quesito presentato da una ditta che ha percepito un contributo a fondo perduto rientrante nella misura Resto al Sud. L’articolo 245 del decreto legge numero 34 del 2020, che ha previsto il contributo, non pone esplicitamente la non imponibilità ai fini dell’Irpef e dell’Irap dei fondi ricevuti.

Sono imponibili ai fini Irpef e Irap i contributi a fondo perduto ottenuti non per l’emergenza Covid?

In situazioni di questo tipo, l’Agenzia delle entrate si era espressa in passato disponendo che “i contributi a fondo perduto, per i quali la legge non riporta esplicitamente la non imponibilità ai fini Irpef e Irap devono essere considerati redditi imponibili”.

Aiuti di Stato alle imprese e ai professionisti in tempi di emergenza sanitaria: cosa prevede la conversione del decreto Ristori?

Tuttavia, nella conversione del decreto “Ristori” (numero 137 del 2020) è stata introdotta una importante variazione all’articolo 10 bis. La norma, infatti, specifica che “i contributi e le indennità di qualsiasi natura erogati in via eccezionale a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid 19 e diversi da quelli esistenti prima della medesima emergenza, da chiunque erogati e indipendentemente dalle modalità di fruizione e contabilizzazione, spettanti ai soggetti esercenti impresa, arte o professione, nonché ai lavoratori autonomi, non concorrono alla formazione del reddito imponibile ai fini delle imposte sui redditi e del valore della produzione ai fini dell’imposta regionale sulle attività produttive (Irap)”.

Resto al Sud, i contributi a fondo perduto alle imprese vanno per il rilancio dall’emergenza Covid

I contributi a fondo perduto di Resto al Sud vanno proprio nella direzione del rilancio delle imprese dopo l’emergenza da Covid. Infatti, il comma 1, dell’articolo 245, del decreto legge numero 34 del 2020 (cosiddetto “Rilancio”) sancisce che: “Al fine di salvaguardare la continuità aziendale e i livelli occupazionali delle attività finanziate dalla misura agevolativa ‘Resto al Sud’, nonché di sostenere il rilancio produttivo dei beneficiari della suddetta misura e la loro capacità di far fronte a crisi di liquidità correlate agli effetti socio-economici dell’emergenza Covid-19, i fruitori del suddetto incentivo possono accedere, nei limiti delle risorse disponibili, a un contributo a fondo perduto a copertura del loro fabbisogno di circolante, il cui ammontare è determinato, ai sensi del Regolamento (UE) n. 1407/2013 della Commissione, del 18 dicembre 2013”.

Contributi a fondo perduto Resto al Sud: devono essere considerati aiuti di Stato nell’emergenza da Covid

Nel fornire il chiarimento, dunque, l’Agenzia delle entrate ha considerato i contributi a fondo perduto della misura Resto al Sud rientranti tra quelli erogati in fase di emergenza. I contributi a fondo perduto vanno, pertanto, a integrarsi nel quadro temporaneo delle misure di aiuto di Stato per il sostegno dell’economia nella fase di emergenza da Covid 19.

Come considerare ai fini Irap e Irpef i contributi a fondo perduto della misura Resto al Sud?

In definitiva, le imprese che percepiscono contributi a fondo perduto della misura Resto al Sud, nel dubbio se detti aiuti concorrano alla formazione del reddito e dunque siano imponibili ai dell’Irap e dell’Irpef, devono considerare:

  • che la misura è finalizzata a rilanciare la produttività dei beneficiari e a far fronte alle crisi di liquidità emerse nella fase di emergenza sanitaria ed economica;
  • inoltre, che la misura si concretizza in un contributo a fondo perduto a copertura del fabbisogno di circolante dell’azienda beneficiaria. Pertanto, l’aiuto ottenuto è differente rispetto alla medesima misura Resto al Sud esistente anteriormente all’emergenza sanitaria.

 

Riforma fiscale: 1,3 milioni di partite Iva, professionisti e ditte individuali non pagheranno l’Irap dal 2022

Dal 2022 addio all’Irap per circa 1,3 milioni di partite Iva, lavoratori autonomi, professionisti e titolari di ditte individuali. L’intesa tra il ministero dell’Economia e delle Finanze e i partite ha individuato i soggetti esclusi per il pagamento dell’Irap. In totale più di un milione di soggetti che devono attendere solo l’ufficialità della legge di Bilancio 2022.

Eliminazione graduale dell’Irap per le partite Iva, i riferimenti normativi

La leggi di Bilancio 2022 anticipa dunque quella che sarà la riforma fiscale per un “graduale superamento” dell’imposta regionale sulle attività produttive. Per l’abolizione dell’Irap il governo metterà a disposizione circa uno degli otto miliardi di euro che stanzierà per la riforma del fisco. Il superamento dell’Irap è riportato nell’articolo 5 del disegno di legge sul Bilancio 2022. Le restanti risorse, invece, andranno ai tagli previsti per l’Irpef.

Irap, da quando le partite Iva beneficeranno dell’eliminazione?

L’eliminazione dell’imposta regionale sulle attività produttive sarà in vigore a partire dal 1° gennaio 2022. Gli effetti dal punto di vista fiscale saranno verificabili per l’anno di imposta 2022. Il che vuol dire che le partite Iva interessate all’abolizione dell’Irap saranno chiamate a pagare, in ogni modo, il saldo relativo all’annualità 2021 entro la fine di giugno dell’anno prossimo.

Chi beneficerà dell’abolizione dell’imposta regionale sulle attività produttive?

La scelta dei soggetti che saranno beneficiari dell’abolizione dell’Irap avverrà in base alla forma giuridica. I soggetti ammessi al taglio dell’Irap sono le partite Iva, i professionisti, le ditte individuali e i lavoratori autonomi. Tra i beneficiari rientrano anche gli artisti, i cantanti e gli attori. Non rientreranno nel taglio dell’Irap, invece, gli studi professionali associati in quanto soggetti collettivi. Non conta la dimensione dell’impresa: una piccola società in nome collettivo continuerà a versare l’Irap anche se il volume di affari dovesse essere di molto inferiore a quello di una persona fisica.

 

 

Partite Iva, dalla riforma fiscale sconto medio di 202 euro e abolizione Irap

Per le partite Iva e i lavoratori autonomi gli sconti Irpef attesi dalla riforma fiscale per il 2022 si attesteranno mediamente in 202,40 euro all’anno. Lo sconto salirà per redditi che arrivano a 50 mila euro a circa 810 euro. E scompare l’Irap che, mediamente, comporta un esborso di 1360 euro all’anno.

Partite Iva e lavoratori autonomi, la riforma fiscale vale uno sconto medio di 202,40 euro

La revisione delle aliquote Irpef, che scenderanno da 5 a 4, porterà sconti fiscali anche alle partite Iva, oltre ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. La riforma fiscale, attesa nella giornata del 7 dicembre 2021 per il voto al Senato, segnerà uno sconto fiscale Irpef che varia da 62 euro a 810 euro all’anno, con una media di 202,40 euro. Per le partite Iva che non hanno potuto o voluto passare al regime forfettario, con flat tax al 15% (o al minimo del 5%), lo sconto sarà mediamente inferiore del 16,7% rispetto al vantaggio fiscale attestato ai lavoratori dipendenti. Questi ultimi avranno uno sconto medio di 243 euro.

Irpef, quali sono le nuove aliquote in arrivo con la riforma fiscale del 2022?

Le nuove aliquote della riforma fiscale, sia per i lavoratori dipendenti che per quelli autonomi e i pensionati, saranno quattro:

  • da 0 a 15.000 euro l’aliquota rimarrà del 23%;
  • da 15.001 a 28.000 euro l’aliquota si abbasserà dall’attuale 27% al 25%;
  • da 28.001 a 50.000 euro la riduzione sarà di tre punti, ovvero dal 38% di Irpef al 35%;
  • infine per redditi oltre i 50.000 euro si verserà il 43%;
  • scompare la precedente classe che andava dai 55.001 ai 75.000 euro del 41%, con applicazione del 43% per redditi superiori.

Quanto risparmieranno le partite Iva con  la riforma delle aliquote Irpef?

Dalle stime di calcolo del ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), i risparmi di imposta Irpef per le partite Iva varieranno da un minimo di 62 euro a un massimo di 810 euro. Il risparmio minimo di 62 euro riguarderà le partite Iva che abbiano un volume di ricavi a 15 mila euro. Il massimo del beneficio fiscale si ha in corrispondenza di redditi di 50 mila euro: il risparmio sarà di 810 euro.

Differenza di sconti fiscali tra partite Iva e lavoratori dipendenti con la riforma 2022

Il divario di sconto fiscale tra i lavoratori autonomi e i dipendenti è spiegato da varie ragioni. Innanzitutto, a pesare sono le detrazioni: per i lavoratori dipendenti sono più alte, andando a inglobare, per redditi fino a 40 mila euro, anche l’ex bonus di Renzi di 80 euro (poi passato a 100 euro). Varia anche il punto più alto di beneficio fiscale: se per i lavoratori autonomi il maggior vantaggio si ha in corrispondenza di redditi di 50 mila euro, per i lavoratori dipendenti il picco si ha a 40 mila euro.

Cambia la no tax area: per i lavoratori autonomi sale a 5.500 euro

Varia anche la no tax area dei lavoratori autonomi, che sale dai 4.800 euro attuali a 5.500 euro. Si allarga, dunque, la platea di lavoratori con redditi bassi che non è soggetta a imposizione. Per i lavoratori dipendenti la no tax area sale a 8.500 euro.

Riforma fiscale: quali partite Iva risparmiano di più?

La curva dei vantaggi fiscali delle partite Iva segna uno sconto progressivo all’aumentare dei redditi a partire dai 15.000 euro. Il vantaggio fiscale è massimo in corrispondenza dei redditi di 50.000 euro, scendendo poi progressivamente. L’ultima classe di risparmio, in termini fiscali, è quella dei redditi di almeno 75 mila euro: per tutti, autonomi e dipendenti, lo sconto vale 270 euro annui.

Quanto risparmiano le partite Iva di tasse e imposte con la riforma fiscale?

Le stime di risparmio, in termini fiscali, delle partite Iva con la revisione delle aliquote Irpef si attesta rispettivamente:

  • per i redditi fino a 15.000 euro all’anno, il risparmio è del 2,48%;
  • su redditi di 30.000 euro annui, lo sconto è del 3,24%;
  • per i redditi di 50.000 euro lo sconto è del 5,63%;
  • redditi di 75.000 euro hanno un beneficio dell’1,07%.

Partite Iva, in arrivo l’azzeramento dell’Irap

L’altra faccia della moneta per i lavoratori autonomi e le partite Iva è rappresentata dall’azzeramento dell’Irap. In questo caso, a beneficiare della mancata imposta sono circa un milione di microimprese, persone fisiche e ditte individuali che non dovranno più pagare l’imposta regionale. L’investimento per il governo dell’azzeramento dell’Irap ha un costo complessivo di oltre 1,3 miliardi di euro.