Bonus chef, al via le domande fino al 3 aprile 2023

Con la legge 178 del 2020, legge di bilancio 2021, è stato previsto il Bonus Chef, un aiuto per i cuochi che durante i periodi più difficili della pandemia avevano dovuto rinunciare alla loro attività con conseguente perdita economica. Sebbene con molto ritardo, si è provveduto ad aprire la piattaforma per poter inoltrare le domande del Bonus Chef. Ecco una breve sintesi del beneficio e i dettagli per poter presentare l’istanza. C’è tempo fino al 3 aprile 2023.

Bonus chef: cos’è e chi può richiederlo fino al 3 aprile 2023?

Il bonus chef può contare su una dotazione di 3 milioni di euro, le linee per la domanda sono contenute nel decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 1° luglio 2022. Il bonus consente di ottenere un credito di imposta pari al 40% delle spese sostenute per l’acquisto di attrezzature, materiali e formazione nel periodo intercorrente tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022.

Ricordiamo che le spese devono rispettare determinati requisiti, in particolare:

  • i macchinari devono essere inclusi in una classe energetica elevata e deve trattarsi di macchine per la conservazione, la lavorazione, la trasformazione e la cottura di prodotti alimentari;
  • strumenti e attrezzature professionali devono avere natura tale da essere utilizzati generalmente nel settore ristorazione;
  • i corsi di formazione devono essere inerenti l’attività di chef.

Possono richiedere il contributo cuochi professionisti presso alberghi e ristoranti sia che abbiano un contratto di lavoro dipendente, sia titolari di partita Iva.

Come inoltrare la domanda per il bonus chef

La domanda per ottenere il bonus chef può essere inoltrata dal 27 febbraio 2023, ore 12:00, fino al termine del giorno 3 aprile 2023. Deve essere inoltrata esclusivamente per via telematica seguendo il link

Per potersi identificare occorre inserire il codice di identità digitale ( Spid, Cie o Cns).

L’aiuto richiesto rientra tra quelli in regime de minimis.

Potrebbe interessarti la lettura dell’articolo: Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

A seguito della scadenza del termine per la presentazione delle istanze per accedere al bonus chef, si procederà alla valutazione delle domande e quindi al riconoscimento dell’ammontare del credito di imposta effettivamente riconosciuto (considerando i limiti di spesa). Sarà quindi adottato un provvedimento cumulativo per tutti gli aventi diritto, questo vuol dire che non ci sarà la comunicazione del provvedimento adottato ai singoli richiedenti. Ognuno dovrà avere sotto controllo il sito del Ministero dello Sviluppo Economico. Ottenuto il credito di imposta lo stesso potrà essere utilizzato in compensazione per i pagamenti previsti con il modello F24. Il bonus chef inoltre non dovrà essere considerato al fine di determinare il reddito imponibile Irap e Irpef.

Deposito marchi: le imprese potranno ottenere fino a 25.000 euro

Dal 25 ottobre 2022 le imprese potranno richiedere l’accesso agli incentivi Marchi+ diretti alle imprese che registrano marchi e brevetti. Ecco come procedere per ottenere le agevolazioni per il deposito marchi.

Come chiedere gli incentivi per il deposito marchi

La registrazione dei marchi è un passo importante per le imprese perché consente di avere tutela delle proprie idee e dei propri segni distintivi. proprio per questo ormai ogni anno sono messi a disposizione incentivi che aiutano a sostenere economicamente le spese necessarie.

Al fine di favorire l’acquisto di servizi specialistici per la registrazione del marchi dell’Unione Europea ( Misura A) e in ambito internazionale (Misura B), il Mise, Ministero dello Sviluppo Economico, con il supporto di Unioncamere mette a disposizione una dotazione di due milioni di euro. Ogni impresa potrà ottenere agevolazioni di importo massimo di 25.000 euro.

L’agevolazione potrà essere richiesta registrandosi alla piattaforma https://marchipiu2022.it/home/, per poter operare è necessario avere a disposizione un codice di identità digitale (Spid, Cie, CNS), una firma digitale e un indirizzo di posta elettronica certificata.

Le novità

Le domande potranno essere presentate come anticipato dal giorno 25 ottobre 2022 alle ore 9:30 e le domande saranno vagliate in ordine cronologico fino a esaurimento dei fondi. Proprio per questo è bene affrettarsi. Rispetto ai bandi degli anni precedenti ci sono delle novità. Ecco i tratti salienti:

  • si può ottenere l’agevolazione per i marchi depositati dal 1° giugno 2019;
  • aumento all’80% dell’agevolazione per le tasse di deposito per la Misura A;
  • aumento al 90% dell’agevolazione per le tasse di registrazione per la Misura B;
  • nel caso di servizi specialistici per la Misura B l’aumento dei massimali può arrivare al 90%;
  • per la misura B l’importo massimo è 9.000 euro;
  • per la Misura A l’importo massimo concedibile è 6.000 euro;
  • in favore di ciascuna impresa l’importo massimo è 25.000 euro;
  • Alla domanda da presentare in via telematica deve essere apposta la firma digitale dal legale rappresentante dell’impresa, oppure dal procuratore speciale delegato sulla base di apposita procura speciale.
  • Con un’unica domanda è possibile richiedere le agevolazioni della Misura A e della Misura B.

Importi previsti per le singole attività necessarie al deposito marchi

Gli importi massimi previsti sono:

per la Misura A:

  • 1.500 euro per la progettazione;
  • 300 euro per l’assistenza per il deposito;
  • 550 euro per la ricerca dell’anteriorità tra i marchi italiani, dell’Unione europea e internazionali estesi all’Italia ;
  • 1.500 euro per la ricerca dell’anteriorità tra i marchi italiani, dell’Unione Europea e internazionali estesi all’Unione Europea;
  • 1.500 euro per assistenza legale;
  • tasse di deposito.

Per la misura B gli importi massimi ottenibili sono:

  • 1.650 euro per la progettazione;
  • 350 euro assistenza per il deposito;
  • 630 euro ricerche di anteriorità tra i marchi italiani, dell’Unione europea e internazionali estesi all’Italia;
  • 1.800 euro ricerche di anteriorità tra i marchi italiani, dell’Unione europea e internazionali estesi all’Unione Europea;
  • 700 euro ricerca di anteriorità per ciascun Paese non appartenente all’Unione Europea;
  • 1.800 euro per assistenza legale;
  • tasse di registrazione.

Incentivi mobilità sostenibile e diffusione autobus elettrici

Il Mise mette a disposizione il fondo per la mobilità sostenibile finalizzato alla filiera di autobus elettrici. Le domande potranno essere presentate dal 25 luglio 2022 . Ecco i dettagli.

Chi può ottenere gli incentivi per la mobilità sostenibile e la diffusione di autobus elettrici?

L’incentivo è rivolto a imprese dei settori Metallurgia, Elettronica, Meccanica, Autoveicoli e altri mezzi di trasporto con codici Ateco:

  • 24.25;
  • 26.27;
  • 28.33;
  •  29.30.

È rivolto a piccole, medie e grandi imprese che effettuano investimenti al fine di promuovere la mobilità sostenibile attraverso la produzione di veicoli elettrici e connessi. Sono esclusi dall’agevolazione i veicoli ibridi.

Questo particolare incentivo prevede la possibilità di ottenere contributi a fondo perduto, agevolazioni nell’accesso al credito e una combinazione tra queste due tipologie di aiuto. Si è detto che la piattaforma per poter accedere agli incentivi per la mobilità sostenibile e per la diffusione di autobus elettrici sarà aperta dal 25 luglio, la stessa prevede la chiusura a esaurimento dei fondi, proprio per questo motivo è importante presentare l’istanza il prima possibile.

Quali opere possono godere degli incentivi?

Il fondo è diretto a finanziare attraverso contributi a fondo perduto :

  • ottimizzazione produzione di sistemi di trazione elettrica;
  • produzione di nuove architetture di autobus finalizzate al passaggio verso sistemi di alimentazione elettrici, alleggerimento dei veicoli, digitalizzazione dei veicoli e dei loro componenti;
  • produzione di componentistica per autoveicoli per il trasporto pubblico e nuove tecnologie IoT;
  • standardizzazione e industrializzazione di sistemi di ricarica e di rifornimento, sviluppo di tecnologie finalizzate alla produzione di sistemi di smart charging per autobus elettrici;
  • produzione di sensori e sistemi digitali per la guida assistita, per la gestione delle flotte, per la sicurezza, monitoraggio continuo e manutenzione predittiva.

Quali interventi possono ottenere le agevolazioni per mobilità sostenibili e autobus elettrici?

Il finanziamento può riguardare:

  • la creazione di una nuova unità produttiva;
  • ampliamento della capacità di un’unità produttiva precedentemente esistente;
  • riconversione di un’unità produttiva al fine di ottenere prodotti precedentemente non fabbricati;
  • la ristrutturazione di un’unità produttiva intesa come cambiamento fondamentale del processo produttivo esistente.

Limiti agli incentivi

L’investimento ammissibile ha un ammontare massimo di 20 milioni di euro e minimo di un milione di euro e prevede l’agevolazione per:

  • acquisto suolo e sue sistemazioni nel limite del 10% del totale della spesa;
  • opere murarie e assimilate nel limite del 50% della spesa;
  • infrastrutture specifiche aziendali;
  • acquisto macchinari, impianti, attrezzature nuovi di fabbrica;
  • programmi informatici, brevetti, licenze, Know how. In questo caso per le imprese di grandi dimensioni l’investimento in questa categoria non può superare il 50% delle spese ammissibili.

I piani di investimento devono essere realizzati successivamente alla presentazione della domanda per ottenere le agevolazioni previste per la mobilità sostenibile e la filiera autobus elettrici e devono essere conclusi entro 36 mesi dalla data del provvedimento di concessione dell’aiuto e comunque entro i termini previsti dal PNRR e con tempistiche tali da garantire l’attivazione della produzione di autobus entro il 30 giugno 2026.

L’articolo 5 del decreto ministeriale sottolinea anche che le imprese beneficiarie nel caso in cui la realizzazione del piano di investimento comporti un incremento occupazionale, si impegnino all’assunzione di percettori di interventi di sostegno al reddito o che comunque risultino disoccupati, naturalmente avendo come riferimento sempre la tipologia di fabbisogno dell’impresa.

Se sei un’impresa interessata agli incentivi per la mobilità sostenibile e la diffusione di autobus elettrici, puoi scaricare il decreto completo, seguendo il link: Decreto ministeriale incentivi mobilità sostenibile e diffusione autobus elettrici

Leggi anche: Reddito di cittadinanza: gli sgravi contributivi per le assunzioni: novità

Per una scheda sintetica vai al sito incentivi.gov

 

Bonus Moda Tessile e Accessori: fruibile al 100%. Codice tributo

Buone notizie per gli imprenditori che entro il 10 giugno 2022 hanno richiesto il Bonus Moda, Tessile e Accessori: sarà pagato al 100%.

Bonus Moda, Tessile e accessori fruibile al 100%

Il Bonus Moda, Tessile Accessori è stato introdotto con il decreto 34 del 2022 ( decreto Rilancio) ed è gestito dal Ministero per lo Sviluppo Economico. Prevede l’erogazione in forma di credito di imposta del 30% del valore delle rimanenze finali in magazzino. Spetta alle imprese che lavorano nel settore moda e tessile, industria calzaturiera e pelletteria.

Vi è però un limite, perché tale valore deve essere commisurata alla differenza tra le rimanenze medie registrate nei tre anni precedenti e quelle dell’anno di spettanza, cioè in questo caso 2022. Naturalmente tale misura poteva essere erogata in pieno solo nel caso in cui il valore delle domande presentate entro il 10 giugno 2022 rientrasse nel fondo stanziato. Lo stesso era di 95 milioni di euro per il 2021 e 150 milioni di euro per il 2022. Chi ha presentato la domanda per la precedente tranche di aiuti purtroppo ha avuto una delusione, infatti in quel caso i fondi non bastarono a coprire le domande e quindi vi fu una riduzione proporzionale del beneficio.

Bonus Moda 2021: ridotti gli importi. Quanto ricevono le imprese?

Con provvedimento del 23 giugno 2022 l’Agenzia delle Entrate ha reso noto che i fondi stanziati per il 2022 sono sufficienti alla copertura del 100% delle domande e di conseguenza ogni soggetto ammesso potrà fruire in misura piena del credito di imposta.

Come avvalersi del credito di imposta e codice tributo

I beneficiari potranno visionare l’importo da far valere come credito di imposta all’interno del proprio Cassetto fiscale, accessibile nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate.

Il credito potrà essere fatto valere in compensazione per le imposte da pagare con l’uso del modello F24. Per potersene avvalere è necessario indicare nella sezione Erario il codice tributo “6953” da indicare nella colonna “importi a credito compensati”.

Nel caso in cui il credito di imposta sia superiore a 150.000 euro è necessario procedere alla verifica antimafia. Infine, occorre ricordare che il credito di imposta potrà essere fruito per periodi di imposta successivi rispetto al riconoscimento del credito e potrà essere spalmato anche su più periodi di imposta.

Leggi anche: Bonus Tessile e Moda, da oggi al via alla presentazione delle domande

 

 

Caro carburanti: i risultati dei controlli della Guardia di Finanza

Mentre il costo dei carburanti continua a salire, sebbene sia in pieno vigore la proroga del taglio delle accise fino al giorno 8 luglio e molto probabilmente già nei prossimi giorni ci sarà una nuova proroga, cominciano ad emergere i primi dati sui controlli della Guardia di Finanza  annunciati nei mesi scorsi. Ecco i risultati.

Controlli della Guardia di Finanza sul corsto dei carburanti: sono giustificati?

Negli ultimi giorni il costo della benzina alla pompa in modalità self, la più economica, ha superato nuovamente quota 2 euro, gli italiani sono in difficoltà, da più parti si invoca un tetto al costo dei carburanti, per ora però sembra certa solo una nuova proroga del taglio delle accise. Già però nei mesi scorsi il Ministro Giorgetti aveva sottolineato che gli aumenti così elevati sono ingiustificati e che molto probabilmente ci sono manovre speculative in atto che portano il prezzo a salire in modo costante.

L’annuncio di nuovi controlli aveva colto tutti un po’ di sorpresa perché il caro carburanti era stato presentato come correlato alla Guerra in Ucraina e alla crisi energetica. Molti di noi hanno pensato che si trattasse solo di un annuncio, in realtà sembra che le cose non stiano così perché dai risultati delle indagini condotte appare evidente che ci siano numerosi comportamenti poco corretti. Naturalmente sono in tanti ad aspettarsi che, rilevate le criticità, ci sia una riduzione importante del costo del carburante, per ora però non appaiono all’orizzonte buone notizie.

Controlli alle stazioni di servizio: oltre la metà risultano irregolari

Nei primi 5 mesi dell’anno la Guardia di Finanza ha condotto circa 1.300 controlli, di questi la metà ha dato esito negativo. Le scorrettezze più frequenti riguardano la mancata comunicazione dei prezzi al Ministero dello Sviluppo Economico, inoltre sono frequenti i casi in cui emerge un mancato adeguamento dei cartelli con i prezzi esposti a quelli realmente praticati alla pompa, inducendo così in errore i consumatori.

Diciamo che queste possono essere considerate le violazioni più comuni e meno gravi, sebbene vadano ad alterare il mercato. Queste  violazioni non consentono al Ministero di vigilare correttamente sui prezzi e non permettono al consumatore di effettuare acquisti consapevoli basandosi sui prezzi esposti spesso non coincidenti con quelli realmente praticati.

Non mancano però anche violazioni più gravi, infatti la Guardia di Finanza durante i controlli ha rilevato frodi, manovre anticoncorrenziali e pratiche commerciali scorrette.

Dai controlli effettuati sono emerse anche frodi fiscali con imposte evase per un valore di 230 milioni di euro, durante le attività di controllo la GdF ha proceduto al sequestro  di 630 tonnellate di carburanti.

 

Credito di imposta Società Benefit: c’è tempo fino al 15 giugno per la domanda

Con il decreto legge 34 del 2020 è stato previsto un importante incentivo in favore delle società benefit, si tratta di un credito di imposta fino al 50% delle spese sostenute, ecco chi può riceverlo, come proporre la domanda, le spese agevolabili e i termini per la presentazione delle domande.

Cosa sono le società benefit?

Le società benefit sono una particolare forma societaria che affianca allo scopo principale ( fine di lucro) un ulteriore scopo che può essere definito altruistico o solidale.

Per saperne di più su tale tipologia di società è possibile leggere l’approfondimento: Società benefit: cosa sono, come funzionano e quali benefici portano.

Proprio in virtù di tale fine altruistico e solidaristico e allo scopo di incentivare ulteriormente la costituzione di tale tipo di società, sono previste delle agevolazioni per le imprese che operano utilizzando tale schema. Tra questi vi è anche il credito di imposta per le società benefit. Lo stesso viene riconosciuto alle PMI a fronte dei costi sostenuti per la costituzione della SB o per la trasformazione di una preesistente società in Società Benefit. Sono comprese nell’agevolazione le spese sostenute a decorrere dal 19 luglio 2020 fino al 31 dicembre 2021.

Chi può richiedere il credito di imposta per società benefit?

Affinché si possa accedere al beneficio è necessario svolgere attività economica in Italia avvalendosi sul territorio di una sede principale o secondaria. Inoltre è necessario essere nel libero e pieno esercizio dei propri diritti quindi non essere sottoposti a procedure concorsuali o in liquidazione volontaria.

La disciplina per l’ottenimento del credito di imposta per le società benefit è contenuta nel decreto interministeriale 12 novembre 2021. Prevede che il credito di imposta possa essere ottenuto per un ammontare massimo di 10.000 euro. Il fondo stanziato è di 7 milioni di euro.

Quali spese possono essere dichiarate per ottenere il credito di imposta?

Non tutte le spese sostenute possono essere dichiarate al fine di ottenere il credito di i mposta per le società benefit, le spese ammissibili sono:

spese per la costituzione e trasformazione della SB. Rientrano tra queste le spese notarili, le spese di iscrizione nel Registro delle Imprese, spese di consulenza e assistenza professionale. Non sono ammesse all’agevolazione le spese relative a tasse, con l’eccezione dell’Iva, che può essere agevolata nel caso in cui non sia recuperabile dal beneficiario.

Il credito di imposta per le Società Benefit rientra tra gli aiuti de minimis, di conseguenza è necessario che sia rispettato il limite previsto per tale tipologia di aiuto.

Per conoscere i limiti, c’è la guida: Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Come presentare la domanda per ottenere il credito di imposta società benefit?

La domanda per accedere al credito di imposta per le società benefit può essere presentata a decorrere dal 19 maggio 2022 ore 12:00 al giorno 15 giugno 2022 ore 12:00 attraverso la procedura telematica. La piattaforma per la richiesta è gestita da Invitalia https://agevolazionidgiai.invitalia.it/

La domanda può essere presentata dal legale rappresentante risultante dal certificato camerale della società benefit. Naturalmente al momento della presentazione della domanda devono essere indicate le spese sostenute.

Terminata la fase della presentazione delle domande, inizia la fase del controllo delle stesse. Le domande che presentano i requisiti sono ammesse al beneficio fiscale, nel caso in cui i fondi dovessero essere insufficienti, gli stessi saranno ripartiti proporzionalmente tra gli aventi diritto.

Trattandosi di un credito di imposta, il richiedente non otterrà il versamento delle somme riconosciute, ma di un credito di imposta utilizzabile in compensazione attraverso il modello F24. Tra i vantaggi del credito di imposta per le società benefit vi è il riconoscimento in favore di tutti gli operatori economici, indipendentemente dal settore in cui operano, inoltre viene riconosciuto su tutto il territorio italiano.

Contributi imprenditoria femminile: piattaforma Invitalia chiusa. Perché?

Dalle ore 10:00 del giorno 19 maggio 2022 era possibile inoltrare attraverso la piattaforma Invitalia la propria domanda per accedere ai contributi per l’imprenditoria femminile, ma dopo 6 ore, c’è stata la chiusura, non un malfunzionamento, ma semplicemente sono già terminati i fondi.

Contributi imprenditoria femminile: perché la piattaforma Invitalia è chiusa?

Le donne vogliono fare impresa e proprio per questo sono sempre molto attente a tutte gli aiuti possibili, tra questi vi erano i contributi per l’imprenditoria femminile previsti nel progetto “Fondo Impresa Donna”. Lo stesso prevedeva 200 milioni di euro, di cui 160.000 provenienti direttamente dal PNRR e 40 milioni stanziati con la legge di bilancio 2021. Di questi 47 milioni erano destinati a nuove imprese e a imprese costituite da meno di un anno, la restante parte al consolidamento delle imprese già esistenti da più di 12 mesi.

Il supporto all’imprenditoria femminile del Fondo Impresa Donna prevede un contributo a fondo perduto, quindi una vera e propria erogazione di denaro che non deve essere restituito e proprio per questo fa gola a tante persone.

Dal giorno 19 maggio 2022, cioè ieri, era possibile presentare la domanda per le nuove imprese e quindi la disponibilità era di 47 milioni di euro, le istanze per il consolidamento delle imprese già esistenti potranno invece essere presentate dal giorno 7 giugno 2022.

Boom di domande per i contributi destinati a imprese femminili: Invitalia costretta a chiudere la piattaforma

La sorpresa è stato però il boom di domande presentate appena aperta la piattaforma per inviare la domanda di accesso ai fondi per l’imprenditoria femminile. Il contatore si è fermato a 4.985 domande a copertura dei fondi disponibili.

Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti nel frattempo ha reso noto che nelle prossime giornate saranno vagliate tutte le domande presentate. Nella maggior parte dei casi, non tutte superano il vaglio e di conseguenza i relativi fondi tornano disponibili. Ha inoltre aggiunto che molto probabilmente, visto il successo dell’iniziativa, si cercheranno nuovi finanziamenti al fine di consentire la presentazione di nuove domande.

Ricordiamo che il finanziamento per le imprese da costituire o costituite da meno di 12 mesi prevede un tetto massimo di spesa finanziabile di 100.000 euro e la copertura fino all’80% dei costi. Per le spese comprese tra 100.000 euro e 250.000 euro invece il finanziamento massimo è del 50%.

Gli interventi dovranno essere realizzati entro 24 mesi dall’ammissione della domanda.

A questo punto ricordiamo che le imprese esistenti da più di 12 mesi che vogliono accedere ai contributi per l’imprenditoria femminile a fondo perduto potranno inoltrare la domanda dal giorno 7 giugno 2022, ma la domanda potrà essere compilata già dal 24 maggio. Consigliamo quindi di procedere in tal modo, così sarà più facile inoltrare per primi e accedere ai fondi.

Hai mai sentito parlare dei workers buyout? Scopriamo insieme chi sono

I workers buyout sono una figura sempre più spesso incontrata anche se non ancora sufficientemente conosciuta nel panorama economico italiano. Si tratta di lavoratori acquirenti che decidono di investire nell’azienda in cui lavorano al fine di mantenere il posto di lavoro.

Azienda in crisi? I Workers Buyout possono essere la soluzione

Negli ultimi anni i tavoli di crisi aziendale sono stati davvero numerosi. Perdere un’impresa per l’Italia vuol dire perdere posti di lavoro, con tutto ciò che ne consegue in termini di PIL, occupazione, sussidi  e tutto ciò che ruota intorno al welfare. Proprio per questo si tende a favorire soluzioni alternative rispetto alla chiusura. Tra le soluzioni possibili vi è l’investimento effettuato dagli stessi lavoratori che si trasformano in questo modo in proprietari. Nella maggior parte dei casi le aziende che nascono dagli investimenti effettuati dai lavoratori si trasformano in cooperative di lavoro che offrono lavoro prevalentemente agli stessi soci lavoratori.

La disciplina degli aiuti alle cooperative Workers Buyout

Questa tipologia di intervento è resa possibile dalla Legge Marcora, cioè la legge 49 del 1985. La normativa ora citata si inserisce nell’ambito delle politiche attive per il lavoro. Nasce con l’obiettivo di rigenerare un’impresa in crisi economica, ma non solo. Le misure previste dalla stessa consentono l’accesso agli aiuti anche ai lavoratori che intendano dare continuità ad un’azienda che deve affrontare il passaggio generazionale, ciò nel caso in cui pur essendo un’azienda solida non c’è interesse da parte degli eredi alla continuità aziendale, oppure non vi sono eredi.

I lavoratori possono accedere ai fondi previsti e alle agevolazioni investendo la NASPI maturata e trasferendo nella nuova società/azienda il TFR.

La Legge Marcora ha istituito il CFI Cooperazione Finanza Impresa che a sua volta gestisce il Fondo destinato alla salvaguardia dell’occupazione. In questo fondo confluiscono le risorse rese disponibili dal Ministero dello Sviluppo Economico, inoltre dal 2019, in seguito alla firma di un accordo con il FEI (il Fondo Europeo degli Investimenti), nel fondo del CFI confluiscono anche le risorse Fondo EaSI, il Programma dell’Unione Europea per l’Occupazione e l’Innovazione Sociale. L’obiettivo di questi fondi è aiutare i Workers Buyout a rendere possibile il salvataggio delle imprese attraverso l’acquisizione della stessa azienda e quindi divenendone proprietari.

La legge Marcora dal 2014, con il Decreto Ministeriale n°4, è stata affiancata dalla C.D. Nuova Marcora. Infine, con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 4 gennaio 2021 fanno il loro ingresso nuove agevolazioni che si applicano alle società cooperative di produzione e lavoro e cooperative sociali che già beneficiano della legge Marcora.

I risultati delle operazioni di salvataggio di CFI

Per poter accedere è necessario proporre domanda al CFI che valuterà istanza e progetto e deciderà se intervenire sottoscrivendo una quota di partecipazione di minoranza. La durata massima dell’intervento in partecipazione è di 10 anni. Il CFI, all’interno dell’azienda salvata dai workers buyout, ha una partecipazione di minoranza e mette a disposizione diversi strumenti, come finanziamenti a tasso zero, finanziamenti a tasso agevolato, investimenti e una vera e propria azione di sostegno che ha l’obiettivo anche di aiutare i lavoratori a compiere la loro missione con l’assistenza burocratica e professionale di esperti del settore.

Deve essere sottolineato che, sebbene questo strumento sia poco pubblicizzato e di conseguenza poco conosciuto, si tratta di un mezzo che ha particolare successo. Questo vuol dire che le aziende salvate attraverso i Workers Buyout sopravvivono, riescono ad essere produttive e quindi a restare sul mercato. I dati ufficiali dicono che dal 2011 al 2019 sono stati effettuati 110 interventi su 79 progetti che a loro volta hanno portato a impiegare 1820 persone. Tra i partner del programma ci sono Invitalia, Ubi Banca, Banca Etica e numerosi investitori.

Occorre ricordare che dal 4 aprile le cooperative create da Workers Buyout possono proporre domande per partecipare al bando per i finanziamenti agevolati per piccole cooperative.

Taglio accise sui carburanti: arriva la proroga. Ecco la nuova scadenza

Il ministro dell’Economia Daniele Franco insieme al Ministro per lo Sviluppo Economico Cingolani hanno firmato il decreto che proroga di ulteriori 10 giorni il taglio sulle accise dei carburanti.

Il taglio delle accise sui carburanti

Lo scorso 22 marzo del 2022 è entrato in vigore il decreto contenente misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della guerra in Ucraina. Lo stesso prevedeva diverse misure e tra queste l’abbattimento delle accise sui carburanti, sfruttando il sovra-gettito derivante dall’aumento delle entrate IVA, dovuto a sua volta all’aumento del prezzo della materia prima.

Lo sconto applicato sulla benzina era pari a 25 centesimi, a ciò si aggiungeva un’ulteriore riduzione dei prezzi di 5,5 centesimi dovuta alla conseguente riduzione dell’IVA applicata. Il totale della riduzione del prezzo alla pompa è di 30,5 centesimi. Questo ha consentito di acquistare carburante sotto la soglia psicologica dei 2 euro a litro. In queste settimane il prezzo è oscillato intorno a 1,70-1,80 €. Per quanto invece riguarda il gasolio il taglio delle accise è stato di 25 centesimi. Anche in questo caso il prezzo è nuovamente sceso sotto i 2 euro al litro.

Il decreto entrato in vigore il 22 marzo aveva una validità di un mese, questo vuol dire che dal 22 aprile, quindi appena dopo le festività di Pasqua, il costo del carburante sarebbe dovuto ritornare intorno ai 2 euro, nel frattempo infatti c’è stata una leggera flessione verso il basso dei prezzi del carburanti.

Proroga del taglio delle accise sui carburanti

Grazie però al nuovo decreto gli italiani possono avere il vantaggio di una proroga di 10 giorni del taglio delle accise sui carburanti. Di conseguenza fino al 2 maggio gli italiani potranno viaggiare sereni approfittando anche delle festività legate al 25 aprile e al 1° maggio.

Il meccanismo applicato viene definito di accise mobili. Permette di calibrare le tasse applicate sui carburanti facendo fronte al minore gettito derivante dalle accise ridotte con il sovra-gettito che deriva in modo naturale dall’aumento dei prezzi dei carburanti. Questo implica che nelle prossime settimane, se dovesse ancora generarsi un sovra-gettito IVA derivante dal prezzo della materia prima, non è escluso che il governo decida ulteriori proroghe.

E’ bene ricordare che nelle settimane appena trascorse c’è stata anche la riduzione delle accise sulla birra. per saperne di più leggi l’articolo: Taglio delle accise sulla birra e istruzioni per chiedere il rimborso 

Registro delle opposizioni: pubblicato il decreto, si va verso l’attuazione

Arriva la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, dopo tre mesi dall’approvazione, del decreto con il nuovo regolamento del Registro Pubblico delle Opposizioni . A breve sarà possibile avere sotto controllo le chiamate pubblicitarie anche verso i cellulari e inibirle in modo definitivo.

Nuovo Regolamento per il Registro delle Opposizioni: tutti i passi da compiere

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto contenente il Nuovo Regolamento per il Registro Pubblico delle Opposizioni cade uno dei vincoli che hanno portato al ritardo nell’attuazione del decreto stesso. La legge italiana prevede che gli atti entrino generalmente in vigore dopo 15 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta. Solo nei casi di decretazione d’urgenza è possibile far venir meno tale principio e c’è l’immediata efficacia del provvedimento. Questo vuol dire che dal 13 aprile 2022 in teoria il nuovo decreto sarà in vigore.

Le cose però non stanno esattamente così, infatti la normativa prevede che l’effettività del provvedimento sia ulteriormente rimandata al 31 luglio 2022. Giorno in cui è prevista la deadline per la cessazione della vigenza delle precedenti norme in vigore. Se ne ricava che non è detto che la data effettiva da cui gli italiani potranno inserire il proprio numero nel registro delle opposizioni, corrisponda al 1° agosto, potrebbe ancora essere rimandata.

La gestione del Registro delle Opposizioni sarà a cura del Ministero per lo Sviluppo Economico che potrà anche delegare a terzi soggetti tale attività. Tra i soggetti terzi non potrà però esserci la Fondazione Bordoni che attualmente gestisce il registro per le numerazioni fisse. Questo implica che sarà necessario mettere in moto la procedura per trovare tale soggetto terzo, nel pieno rispetto delle normative. Tra le questioni da affrontare ci sarà anche la redazione del regolamento tecnico, cosa non certo da poco.

Cosa cambia per gli italiani?

In base all’articolo 7 del nuovo Regolamento, con l’entrata in vigore dello stesso, i cittadini/consumatori potranno chiedere al gestore del Registro di inserire la propria numerazione telefonica, tra cui i numeri di cellulare, nell’elenco dei recapiti presso i quali non è possibile inviare materiale pubblicitario, oppure effettuare chiamate di vendita diretta, per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazioni commerciali. Verso i numeri inseriti nel registro non potranno essere effettuate chiamate da call center automatizzati o tramite operatore.

L’iscrizione sul Registro delle Opposizioni è gratuita. Le modalità operative dovranno però essere indicate attraverso il regolamento tecnico che potrà vedere la luce solo dopo aver individuato il gestore del servizio. Molto probabilmente sarà possibile effettuare la registrazione attraverso moduli telematici direttamente dal sito del gestore, oppure telefonicamente. Speriamo a breve di dare ulteriori indicazioni.

Nel frattempo è possibile trovare maggiori informazioni all’articolo Chiamate commerciali sui cellulari: evitarle con il Registro delle Opposizioni.

Il vero problema è dato dal fatto che in qualunque momento sarà possibile revocare il divieto di effettuare chiamate commerciali, attraverso l’autorizzazione fornita ai singoli soggetti. Cosa potrebbe capitare? Nel momento in cui si naviga sul sito si nota spesso la richiesta di un’autorizzazione all’invio di materiale pubblicitario o a fornire i dati raccolti anche a terzi soggetti. Basta dare questa autorizzazione, spesso in modo frettoloso, per consentire l’invio tramite posta elettronica attraverso chiamate al cellulare ( se viene contestualmente fornito il numero) a vanificare l’iscrizione delle Registro delle Opposizioni. Ecco perché chi non vuole essere disturbato dovrà prestare molta attrenzione ogni volta che naviga in rete e viene chiesta un’autorizzazione.