Bonus fiere: pubblicato il decreto MISE operativo. Domande dal 9 settembre

Il bonus fiere, o buono fiere, è stato introdotto dall’articolo 25 bis del decreto legge 50 del 2022 (decreto Aiuti), prevede agevolazioni in favore delle aziende che partecipano ad eventi fieristici. Con il decreto 4 agosto 2022 del MISE, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 19 agosto 2022, sono state rese note le modalità operative attraverso le quali è possibile usufruire del rimborso spese previsto.

A chi spetta il bonus fiere?

La prima cosa da sottolineare è che il Bonus Fiere rientra nel regime degli aiuti de minimis e di conseguenza deve rispettare i limiti previsti.

Per saperne di più leggi: Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Il Bonus Fiere può essere richiesto dalle imprese aventi sede in Italia e regolarmente iscritte al Registro delle Imprese della Camera di Commercio. Per poter ottenere l’agevolazione è necessario che l’impresa abbia ottenuto l’autorizzazione a partecipare a un evento fieristico a carattere internazionale in Italia e avere quindi sostenuto, oppure dover sostenere, spese per la partecipazione all’evento, ad esempio per l’allestimento degli stand.

Non possono presentare istanza per il buono fiere le imprese che sono destinatarie di sanzioni interdittive o si trovano comunque in condizioni che escludono la possibilità di poter beneficiare di agevolazioni, ad esempio nel caso in cui siano in corso procedure concorsuali, l’impresa sia in liquidazione. Infine non possono partecipare coloro che hanno già ricevuto contributi pubblici per le stesse finalità, ad esempio da una Regione.

L’agevolazione è pari a un importo massimo di 10.000 euro a fronte del rimborso fino al 50% delle spese.

Le spese da portare in detrazione sono:

  • spese per le pulizie degli spazi assegnati;
  • allestimento degli spazi espositivi;
  • spese di trasporto di campionari e attrezzature;
  • affitto degli spazi espositivi;
  • servizio di stoccaggio dei materiali;
  • spese per hostess, steward e interpreti;
  • noleggio impianti audio-visivi;
  • servizi di catering;
  • pubblicità, attività di marketing e promozione.

Come presentare la domanda per ottenere il bonus fiere?

Si è già anticipato che la piattaforma per presentare istanza per ricevere il Bonus Fiere sarà attiva dal giorno 9 settembre 2022 dalle ore 10 alle ore 17, tutti i giorni dal lunedì al venerdì. La piattaforma è disponibile all’indirizzo https://www.mise.gov.it/index.php/it/

Per l’accesso alla piattaforma è necessario utilizzare la Carta Nazionale Servizi (CNS). Le domande saranno analizzate in ordine di arrivo e fino a esaurimento dei fondi, proprio per questo si è parlato di una sorta di click day. La domanda dovrà essere sottoscritta digitalmente e dovrà essere presentata dal rappresentante legale dell’impresa che chiede di accedere al beneficio. Nel presentare l’istanza è necessario inserire anche un indirizzo di posta elettronica certificata e codice Iban.

Per ottenere il rimborso delle spese per un ammontare massimo di 10.000 euro e a copertura del 50% dei costi sostenuti, è necessario allegare alla domanda le fatture attestanti spese e investimenti sostenuti. Inoltre è necessario allegare la dichiarazione sostitutiva di notorietà con cui si dichiara di aver effettivamente preso parte all’evento fieristico.

Per conoscere i dettagli, scarica seguendo i link, il decreto attuativo e il fac simile del modulo per la domanda

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Novità per le imprese: è online il sito incentivi.gov.it

E’ online dal giorno 2 giugno 2022 il sito www.incentivi.gov.it dedicato alle imprese. Qui è possibile trovare il catalogo di tutti gli incentivi governativi disponibili per le imprese.

Tutti gli incentivi per le imprese in un clic

Fare impresa è bello, questa è una delle scritte che gli utenti del sito www.incentivi.gov.it si ritrovano davanti, ma vediamo le caratteristiche del sito annunciato nei giorni passati e online dal 2 giugno 2022.

Negli ultimi anni il modo di lavorare è molto cambiato, le persone sono sempre meno attratte dal lavoro dipendente al punto che durante la pandemia sono numerosi gli italiani, soprattutto al Nord, ad aver lasciato il lavoro per iniziare nuove esperienze professionali che lasciano maggiore libertà rispetto al canonico lavoro dipendente con orari impostati e poca libertà.

Un segno di questo cambiamento è anche dato dal fatto che gli ultimi concorsi pubblici sono stati disertati e vi è difficoltà a trovare candidati idonei alla copertura dei posti disponibili. D’altronde l’impresa è il cuore del Paese, senza persone in grado di creare lavoro difficilmente il Pil potrà tornare a livelli positivi. Al fine di aiutare le aziende esistenti e che vogliono nascere sono stati introdotti molti incentivi governativi. Allo stesso tempo si è notato che famiglie e imprese fanno fatica a stare dietro a tutti i bandi, questo nonostante il fatto che quelli relativi alle imprese siano spesso gestiti da Invitalia e di conseguenza diventa più semplice reperire informazioni. Nasce così l’idea di creare un sito che raccolga tutti gli incentivi rivolti alle imprese.

Ecco il sito incentivi.gov.it

Scopriamo insieme come funziona il sito. Nel sito cliccando alla voce “Chi Siamo” si scopre che trattasi di uno strumento messo a disposizione dal Ministero dello Sviluppo economico che ha l’obiettivo di facilitare la ricerca di incentivi da parte delle imprese e dei professionisti.

La parte essenziale del sito è il catalogo, qui sono disponibili le schede degli incentivi in arrivo segnalati con il colore giallo ocra e di quelli attivi, segnalati dal colore verde, ci sono quindi i bandi chiusi caratterizzati dal colore rosso. Ogni scheda è caratterizzata dal nome dell’incentivo, ad esempio: Contratti di sviluppo filiere, contratti di sviluppo “Rinnovabili e Batterie”… Il lettore potrà quindi cliccare su quelli di suo interesse, oppure potrà visionarli tutti.

A questo punto si apre una scheda con la sintesi del bando, con indicazione della data di apertura e della data di chiusura dell’incentivo. Se leggendo questa scheda ci si accorge che lo stesso è fruibile, o comunque se si è interessati al bando, si può selezionate il tasto “scopri i dettagli” e quindi leggere l’intero bando.

Sul sito è anche disponibile la sezione Glossario, questa mira ad aiutare cittadini che vogliono fare impresa e imprese già esistenti a capire i termini tecnici presenti all’interno dei vari bandi.

La ricerca dei bandi con incentivi per le imprese

La ricerca dei bandi può essere fatta anche in base alle proprie caratteristiche, infatti nella homepage, si può selezionare tra diverse voci:

  • sono un aspirante imprenditore;
  • sono un’impresa o un professionista;
  • sono un ente, un’istituzione;
  • sono un cittadino.

Cliccando su una delle voci si può compilare una piccola scheda che aiuta a trovare l’incentivo adatto alla propria situazione, ad esempio chi clicca su “sono un aspirante imprenditore” potrà trovare una scheda in cui viene chiesto sesso ed età. In base alla risposta, sono selezionati i bandi disponibili per l’imprenditoria femminile oppure per i giovani imprenditori. L’obiettivo è facilitare la ricerca degli incentivi disponibili.

Scorrendo invece la homepage è possibile selezionare i bandi per categorie. Si può scegliere tra:

  • Start up/ sviluppo d’impresa;
  • imprenditoria femminile;
  • digitalizzazione;
  • innovazione e ricerca;
  • sostegno liquidità;
  • sostegno investimenti;
  • crisi di impresa;
  • transizione ecologica;
  • inclusione sociale;
  • internazionalizzazione.

Il sito è semplice e di facile navigazione, questo implica che anche le persone meno avvezze all’uso delle nuove tecnologie possono trovare informazioni e bandi in modo molto semplice.

Blocco dell’export: allo studio il blocco di esportazioni di ghisa, ferro e rame

Il ministro per lo Sviluppo Economico Giorgetti nell’ultimo Consiglio dei Ministri ha proposto importanti misure volte a fronteggiare le emergenze che in questi giorni si stanno palesando. Tra le ipotesi allo studio c’è il blocco dell’export in molti settori.

Perché c’è allo studio l’ipotesi del blocco dell’export?

La crisi determinata dall’attacco della Russia all’Ucraina sta mettendo in serie difficoltà le imprese italiane alle quali di fatto stanno mancando le materie prime per poter operare, questa mancanza si somma alla carenza di microchip che ha tenuto molte imprese ferme per lunghi periodi.  Dopo i segnali positivi sul PIL, al punto da avere previsioni al rialzo in seguito al superamento dell’emergenza Covid e ai fondi del PNRR, sono state nuovamente riviste le stime. Anche per il 2022 si prevede un anno difficile con riduzione del PIL. L’inflazione sta correndo oltre ogni aspettativa con la bolletta energetica e i carburanti alle stelle. Pesano sui prezzi anche le carenze, come quella di grano, che in realtà ha caratterizzato già il 2021, ma ora sono anche gli altri cereali a mancare, mancano i mangimi per gli animali e si prevede presto il termine delle scorte di olio di semi di girasole.

Per contrastare la crisi energetica determinata da un possibile blocco del gas proveniente dalla Russia il governo ha anche varato il piano di emergenza. I dettagli nell’articolo Emergenza gas: arriva il piano del governo. Sacrifici per tutti

Blocco dell’export: come evitare la chiusura delle imprese?

Sono ore frenetiche in cui gli incontri diventano fitti e tengono in considerazione anche le varie parti sociali. Il 7 marzo 2022 il ministro Giorgetti ha incontrato i rappresentanti di Confindustria, per loro la vera emergenza è contrastare il caro energia attraverso l’introduzione del prezzo controllato. Hanno inoltre chiesto la riduzione dell’IVA su alcuni prodotti alimentari e sulla logistica in modo da contenere i costi. In alcuni settori si lamenta anche la carenza di personale.

Per evitare il peggio Giorgetti ha proposto di bloccare l’export di molti prodotti in modo da mantenere in Italia un livello di produzione minimo. Tra i prodotti per i quali si propone il blocco dell’export ci sono molti metalli, come ferro, ghisa, rame. L’obiettivo è proteggere le filiere nazionali evitando che abbiano blocchi della produzione o che debbano pagare le materie prime e i semilavorati a prezzi eccessivi. Tra le ipotesi allo studio c’è anche un aumento della tassazione delle esportazioni. Si tratta quindi di provvedimenti protezionistici volti a garantire produttività alle aziende.

Questi costi andrebbero a sommarsi a quelli per gli aumenti dell’energia e rischiano di mandare in crisi le aziende al punto da indurle alla cessazione della produzione con ricaduta anche sull’occupazione. Un lusso che l’Italia non può permettersi dopo gli ultimi due anni.

Fondo PMI Creative: cosa prevede e codici Ateco beneficiari

E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 2 febbraio 2022 il decreto interministeriale che disciplina le modalità di attuazione del Fondo PMI Creative (Piccole e Medie Imprese Creative). A breve saranno comunicati i termini per la presentazione delle domande, ma vediamo fin da ora cosa prevede.

Il Fondo PMI Creative

Con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 18 novembre 2021 è stato creato il Fondo per le Piccole e Medie Imprese Creative, questo ha una dotazione di 40 milioni di euro per il 2021 e il 2022. L’obiettivo è aiutare le imprese che lavorano in questo settore ad affrontare le conseguenze della crisi pandemica. Gli aiuti vanno in due direzioni. In primo luogo sono attive agevolazioni per programmi di investimento che possono arrivare a copertura dell’80% delle spese sostenute, però in forma diversa:

  • 40% come contributo a fondo perduto;
  • un’ulteriore 40% come finanziamento agevolato con tasso allo 0% per un periodo di ammortamento massimo di 10 anni.

Gli investimenti finanziabili sono di diversa natura, ad esempio l’acquisto di nuovi macchinari. Vedremo tra poco che le attività che possono essere finanziate sono molteplici e quindi in base alle esigenze delle stesse possono essere riconosciute agevolazioni per investimenti di varia natura.

Condizioni per accedere alle agevolazioni

Come per ogni fondo rivolto alle imprese, anche in questo caso ci sono delle caratteristiche da rispettare. Naturalmente devono essere presentati dei progetti, gli stessi devono avere un ammontare massimo di 500 milioni di euro e devono essere realizzati entro 24 mesi dal momento della concessione. I progetti devono essere finalizzati:

  • all’avvio e allo sviluppo di un’impresa creativa (lo sviluppo riguarda imprese costituite da non più di 5 anni);
  • all’ampliamento e alla diversificazione dell’offerta, all’introduzione di innovazioni nel processo produttivo o di efficientamento dello stesso. Questa misura è rivolta a imprese costituite da più di 5 anni.

Le start up e le imprese innovative che operano in questi settori possono ottenere agevolazioni più elevate. In questo caso si può ottenere fino al 50% delle somme apportate da investitori terzi che hanno investito in equity. Vi sono però delle condizioni, cioè l’apporto degli investitori terzi deve essere in denaro. L’investimento deve inoltre essere effettuato entro 5 anni dal riconoscimento della concessione e di importo non inferiore a 20.000 euro. I terzi investitori in start up innovative non devono inoltre avere un capitale di maggioranza.

Contributi indiretti alle PMI Creative

I contributi previsti nel Fondo per le Piccole e Medie Imprese Creative non sono previsti solo in forma di contributo a fondo perduto e finanziamento agevolato, ma anche in forma di Voucher per l’acquisto di determinati servizi. I voucher sono diretti a imprese di altri settori che però beneficino delle prestazioni delle imprese che hanno i codici Ateco che vedremo a breve. Tali aziende devono richiedere servizi:

  • servizi di marketing e sviluppo del brand;
  • servizi di design e design industriale;
  • innovazioni tecnologiche di particolare valore artigianale, culturale e creativo;
  • incremento del valore identitario dell’azienda (ad esempio attraverso campagne pubblicitarie).

Il Fondo per le Piccole e Medie Imprese Creative sarà gestito da Invitalia. Attualmente non è ancora possibile presentare istanza per accedere, si attendono gli ultimi chiarimenti. Nel frattempo sono indicati i codici Ateco dei potenziali beneficiari.

I Codici Ateco

Codice Ateco Descrizione attività
13.10.00 Preparazione e filatura fibre tessili
13.20.00 Tessitura
13.91.00 Fabbricazione tessuti a maglia
13.92.10 Confezionamento biancheria casa
13.92.20 Fabbricazione articoli in materia tessile
13.93.00 Fabbricazione tappeti e moquette
13.94.00 Fabbricazione spago, funi, reti
13.95.00 Fabbricazione tessuto non tessuto
13.96.10 Nastri, fibre tessili, passamaneria, etichette
13.99.10 ricami
13.99.20 Tulle, pizzi e merletti
14.11.00 Confezione abbigliamento pelle e similpelle
14.13.20 Sartoria, abbigliamento su misura
14.19.10 Accessori per abbigliamento
15.12.09 Borse, pelletteria, selleria
16.10.00 Taglio e piallatura del legno
16.2 Fabbricazione prodotti in legno, paglia, sughero, materiali da intreccio
16.29.19 Fabbricazione altri prodotti in legno (esclusi mobili)
16.29.20 Lavorazione sughero
16.29.30 Articoli in paglia e materiali da intreccio
16.29.40 cornici
17.29 Articoli in carta e cartone
18.1 Stampa e servizi connessi
18.13 Lavorazioni preliminari alla stampa
18.14 legatoria
18.14 Stampa e riproduzione stampa e registrazione su supporti registrati
23.19.20 Lavorazione vetro a mano e soffio artistico
23.41.00 Prodotti in ceramica per uso domestico e ornamentale
23.49.00 Altri prodotti in ceramica
23.70.20 Lavorazione artistica marmo e pietra
25.99.30 Produzione oggetto in ferro e altri metalli
26.52 Fabbricazione orologi
31.09.05 Finitura mobili
32.1 Produzione gioielli, bigiotteria, lavorazione pietre preziose e attività connesse
32.2 Produzione strumenti musicali
32.4 Produzione giochi e giocattoli
58.11 Edizione di libri
58.14 Edizione riviste e periodici
58.19.00 Altre attività editoriali
58.21 Edizione giochi per computer
59 Produzione cinematografica, televisiva, sonora
60.10.00 Trasmissioni radiofoniche
60.20.0 Trasmissioni televisive
62.01 Produzione software
63.12 Portali web
70.21 Pubbliche relazioni e comunicazioni
71.1 Studi di architettura/ingegneria
73.11 Agenzie pubblicitarie
74.1 Attività di design specializzate
74.20.1 Riprese fotografiche
74.20.2 Laboratori fotografici per sviluppo e stampa
90 Attività creative, artistiche, intrattenimento (escluso codice 90.03.01)
91.0 Biblioteche, archivi e musei
95.24 Riparazione mobili, tappezzeria
95.25 Riparazione orologi

 

 

Fondo Impresa Femminile: contributi a fondo perduto per imprese rosa

Importanti novità per le donne che vogliono fare impresa: è possibile presentare la domanda per accedere al Fondo Impresa Femminile con contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso agevolato.

Cos’è il Fondo Impresa Femminile

Il Fondo Impresa Femminile è stato istituito con il decreto interministeriale del 30 settembre 2021, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 dicembre 2021. Come sottolineato nell’avviso presente sul sito del MISE, l’obiettivo di “promuovere e sostenere l’avvio e il rafforzamento dell’imprenditoria femminile, la diffusione dei valori dell’imprenditorialità e del lavoro tra la popolazione femminile e di massimizzare il contributo quantitativo e qualitativo delle donne allo sviluppo economico e sociale del Paese”. Il Fondo ha una dotazione di 40 milioni di euro ed è istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), ma è gestito attraverso Invitalia. Si rivolge alle imprese a prevalente partecipazione femminile e lavoratrici autonome.

A chi sono rivolti i fondi?

Si può accedere al Fondo Impresa femminile sia per la nascita di nuove imprese, sia per lo sviluppo e il consolidamento di quelle già esistenti.

La domanda può essere presentata da:

  • lavoratrici autonome in possesso di una partita IVA da meno di 12 mesi;
  • imprese femminili costituite da meno di 12 mesi:
  • persone fisiche che abbiano intenzione di aprire una partita IVA.

Inoltre, possono presentare la domanda per accedere al Fondo Imprese Femminili, imprese e lavoratrici autonome che al momento della domanda hanno iniziato l’attività da più di 12 mesi.

Cosa Finanzia il Fondo Impresa Femminile?

I fondi sono concessi a fronte di investimenti per l’avvio o il consolidamento di imprese femminili impegnate in:

  • produzione di beni nei settori dell’industria, dell’artigianato e della trasformazione dei prodotti agricoli;
  • fornitura di servizi, in qualsiasi settore;
  • commercio e turismo.

Deve inoltre essere ricordato che le spese ammissibili non possono essere superiori a 250 mila euro al netto d’IVA per i programmi di investimento in nuove imprese e 400 mila euro al netto d’IVA per i programmi di investimento per lo sviluppo e il consolidamento di imprese femminili. Le iniziative devono essere realizzate entro 24 mesi dal provvedimento di concessione dell’aiuto.

A quanto ammontano i finanziamenti?

Si è già detto in apertura che si tratta di un aiuto a fondo perduto, questo vuol dire che le somme concesse non devono essere restituite. Il finanziamento ha una durata massima di 8 anni. Le percentuali sono:

per le imprese di nuova costituzione

1) 80% delle spese ammissibili se gli investimenti sono inferiori a 100.000 euro;

2) 50% delle spese ammissibili per investimenti compresi tra 100.000 euro e 250.000 euro.

Per lo sviluppo e il consolidamento di imprese già esistenti

1) se sono state costituite da non più di 36 mesi al momento della data di presentazione della domanda, si può ottenere l’80% delle spese ammissibili. Una quota pari alla metà come contributo a fondo perduto e l’altra metà in forma di finanziamento agevolato;

2) per le imprese costituite da più di 36 mesi per le spese di investimento di applica il criterio dell’80%, diviso in parte in forma di contributo a fondo perduto e in parte come finanziamento agevolato, mentre per le esigenze di denaro circolante, le spese ammissibili sono agevolate nella forma del contributo a fondo perduto.

La domanda per accedere ai fondi visti deve essere presentata telematicamente attraverso la piattaforma Invitalia. Occorre prestare molta attenzione, infatti i contributi non sono concessi in base all’ordine di arrivo delle istanze, ma in base a una procedura valutativa delle domande. Questo implica che quanto più è dettagliato e convincente il progetto di investimento presentato, tanto più sono elevate le possibilità di riuscire ad accedere ai fondi.

Cosa valuta Invitalia?

Nella valutazione dei vari progetti presentati, Invitalia considera diversi aspetti, tra questi vi sono la validità del progetto da esaminare tenendo in considerazione la potenzialità del mercato di riferimento e il vantaggio competitivo, tiene inoltre in considerazione le strategie di marketing. Tra i fattori valutabili vi sono anche l’impatto sociale, occupazionale e ambientale che può avere l’attività imprenditoriale da avviare o avviata e da consolidare. Infine, si valuta la sostenibilità tecnica ambientale del progetto, la pertinenza del programma e la sua coerenza. Particolare attenzione viene inoltre data ai progetti ad alto valore tecnologico.

La possibilità di inoltrare le istanze sarà attiva a breve.

L’attenzione verso il lavoro femminile non è rivolta solo all’imprenditoria, infatti sono previste agevolazioni anche per coloro che assumo donne. Per saperne di più è possibile leggere l’articolo: Assunzione donne, under 36 e Sud: proroga delle agevolazioni contributive

Contributo a fondo perduto in arrivo per attività di ristorazione collettiva, mense e catering

Si potrà presentare a partire dal 20 gennaio 2022 la domanda per il contributo a fondo perduto per le attività di ristorazione collettiva e di catering, e le mense. Il contributo è previsto dal decreto legge numero 73 del 2021 (decreto “Sostegni bis”) per il quale il governo ha stanziato 100 milioni di euro. Ciascuna impresa richiedente potrà ottenere un contributo a fondo perduto fino a 10 mila euro. Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha firmato il relativo decreto di attuazione del provvedimento.

Ristorazione collettiva: in arrivo i contributi a fondo perduto per le chiusure dovute all’emergenza Covid

Il contributo a fondo perduto andrà a favore delle attività di ristorazione collettiva che hanno subito le maggiori perdite dalle chiusure dovute all’emergenza sanitaria ed economica. In particolare, la ristorazione collettiva copre attività del più ampio perimetro, rivolta a milioni di studenti e di lavoratori che, ogni giorno, ne fruiscono. Differentemente da quanto avviene per la ristorazione commerciale, i servizi della ristorazione collettiva sono rivolti a una clientela abituale, con utilizzo del servizio in maniera continuativa. Il contributo versato dal cliente solo in parte ed eccezionalmente copre i costi del servizio. Normalmente è la struttura aziendale a occuparsi del costo del servizio.

Servizi di ristorazione collettiva, mense e catering: dal Mise i contributi a fondo perduto per la ripresa

Mense, servizi di ristorazione collettiva e catering risultano essere dunque servizi offerti ad ampio raggio a studenti, lavoratori, militari e degenti ospedalieri. Il contributo a fondo perduto che viene stanziato dal governo va incontro, dunque, anche alle finalità di un servizio collettivo e sociale che dovrà essere aiutato nella fase di ripresa economica dell’Italia. Il ministero per lo Sviluppo Economico ha individuato nelle categorie dei servizi di ristorazione la realtà imprenditoriale da sostenere con i contributi a fondo perduto. Le modalità di fruizione dei contributi sono contenuti nell’articolo 68 quater del decreto “Sostegni bis” nel quale vengono menzionati anche gli aiuti ai birrifici artigianali.

Requisiti per richiedere il contributo a fondo perduto per i servizi di ristorazione collettiva e di catering e le mense

I servizi di ristorazione collettiva e di catering e le mense potranno ottenere un contributo a fondo perduto di massimo 10 mila euro. Il requisito essenziale per l’accesso all’aiuto di Stato è relativo alla riduzione del fatturato del 2020 di almeno il 15% rispetto a quello del 2019. Ulteriore requisito per la richiesta del fondo perduto è inerente al contratto con un committente, indifferentemente che sia pubblico o privato. Il servizio di ristorazione deve essere svolto in maniera non occasionale a favore del committente e a beneficio di determinate comunità. Vi rientrano le scuole e le università, gli uffici e le caserme, le strutture socio-sanitarie, ospedaliere, assistenziali e detentive. Per le modalità specifiche della domanda è necessario attendere un nuovo provvedimento dell’Agenzia delle entrate di breve emanazione.

Quando si possono presentare le domande per i contributi a fondo perduto nella ristorazione collettiva?

Per la presentazione delle domande dei contributi a fondo perduto dei servizi di ristorazione sarà, in ogni modo, necessario far riferimento al portale del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise). L’istanza potrà essere presentata dalle ore 12 del 20 gennaio prossimo fino alle 12 del 18 febbraio 2022. Le risorse stanziate dal governo sono pari a 100 milioni di euro per un importo massimo di contributo a singola impresa corrispondente a 10 mila euro.

Contributi a fondo perduto anche ai birrifici artigianali

I contributi a fondo perduto andranno anche a favore dei birrifici artigianali. Il contributo che può essere richiesto è pari a 0,23 euro per ogni litro di birra della quantità presa in carico. Tale quantità deve risultare dal registro della birra condizionata oppure da quello annuale del magazzino. Il periodo in cui deve essersi verificata la perdita di fatturato e l’accumulo di rimanenze è relativo all’anno 2020.

Perché alle aziende conviene fare formazione continua?

In questi mesi si sta disegnando l’azienda del futuro e sarà a elevato valore tecnologico, indice di questa nuova prospettiva sono i vari fondi per le imprese che fanno innovazione, ad esempio il piano di transizione, il programma strategico sull’intelligenza artificiale. Proprio per questo motivo le imprese che vogliono restare sul mercato devono investire sull’innovazione, ma soprattutto devono investire sulla formazione continua del personale che sarà la chiave di svolta per poter utilizzare le nuove tecnologie e per ottenere fondi e agevolazioni. Al termine di questa analisi ci saranno i riferimenti per i vari piani.

Perché conviene investire nella formazione continua dei dipendenti?

E’ questo il momento di parlare dell’importanza della formazione del personale. Questa purtroppo per le aziende rappresenta un costo che non tutte possono permettersi, ma ad oggi è bene pensare a uno sforzo in più per fare tale investimento, anche utilizzando le risorse pubbliche, come quelle del Piano Strategico per l’intelligenza artificiale che prevede anche la formazione.

Aspetto psicologico della formazione

Il primo punto che in questo caso analizziamo è l’aspetto psicologico della formazione. Investire sulle competenze di un lavoratore vuol dire avere fiducia nelle sue capacità, investire sul capitale umano che per le aziende è sempre fondamentale, vuol dire anche garantire al lavoratore maggiori soddisfazioni perché un lavoratore spronato a migliorare se stesso, che ogni giorno può mettere in opera nuove competenze, che possiede maggiori skills, di fatto è un dipendente più felice e quando un dipendente arriva sul luogo di lavoro felice di esserci, produce di più, produce meglio, è più attento e si riducono anche gli infortuni, oltre ai permessi per malattia. Questo è sicuramente un aspetto da considerare.

Chi investe in formazione continua guadagna di più

Non solo questo, è stato dimostrato da vari sondaggi che le imprese che decidono di investire nella formazione registrano introiti più elevati. Ad esempio, una ricerca condotta nel 2011 su 2500 aziende che avevano fatto formazione ha fatto emergere che le stesse hanno avuto un incremento degli introiti del 24%. Da una ricerca condotta dall’Università La Sapienza di Roma è emerso che le aziende che investono in formazione riescono ad avere un aumento di fatturato 2-3 volte maggiore rispetto all’investimento in formazione. C’è quindi un rientro economico importante del capitale investito.

Dati importanti emergono anche dal XIX rapporto sulla formazione continua di ANPAL, si tratta dell’ultimo rapporto reso noto. Qui si sottolinea che le aziende che decidono di fare formazione in Italia sono ancora poche, nonostante le raccomandazioni dell’Unione Europea. A ciò si aggiunge una certa concentrazione della formazione nell’ambito delle lingue e questo in vista di una potenziale internazionalizzazione delle aziende. I lavoratori italiani che partecipano ad attività di formazione continua sono circa il 20% del totale e nel caso di lavoratori con competenze basse la percentuale scende addirittura al 9,5 %. I dati sono preoccupanti anche perché emerge che nei prossimi anni il 15,2% delle mansioni potrebbe essere completamente automatizzata, mentre il 35,5% subirà profonde trasformazioni dovute all’innovazione digitale.

Un dato preoccupante mette invece in correlazione la formazione e l’occupazione, infatti, emerge che nei prossimi anni in Italia serviranno 2,5 milioni di lavoratori, o meglio ci saranno 2,5 milioni di posti disponibili, ma di questi 800 mila potrebbero rimanere vacanti a causa della difficoltà per le aziende a trovare lavoratori con determinate competenze specifiche. Si calcola che serviranno soprattutto 280 mila super tecnici specializzati soprattutto nel settore dell’ingegneria.

Produttività e possibilità di carriera

Investire nelle capacità dei dipendenti e in nuove skills conviene a tutti, alle imprese consente di ampliare il know how interno e di avere personale specializzato senza dover procedere a nuove assunzioni e quindi con una riduzione dei costi. Dalle ricerche ANPAL e ISTAT emerge anche che avere dipendenti formati corrisponde anche a una maggiore produttività.

Allo stesso tempo la formazione continua dei dipendenti conviene anche a costoro che possono in questo modo restare nel mondo del lavoro e raggiungere anche posizioni apicali. Si è visto che il mondo del lavoro sorre veloce verso una elevata specializzazione di tutte le figure coinvolte e che proprio questa necessità riporterà in Italia molte aziende che avevano spostato la produzione all’estero per risparmiare su costi dei lavoratori. Avere un’adeguata formazione consentirà di evitare di perdere il lavoro, ma anche di avere stipendi più elevati, inoltre c’è una maggiore soddisfazione personale.

Investire in formazione è considerato talmente importante che vi sono finanziamenti specifici ad esempio c’è il piano Formazione 4.0 che rientra nel Piano Transizione 4.0. Inoltre si può accedere ai fondi interprofessionali.

In quali settori si svolge più formazione?

Il piano formazione mira a fornire soprattutto competenze digitali da applicare al settore del marketing, ma anche si settori produttivi, ad esempio catene di montaggio evolute con software di ultima generazione e naturalmente la formazione continua è necessaria nel settore dell’informatica.

Novità per le imprese: c’è il rifinanziamento del Fondo Nuove Competenze. I lavoratori vengono supportati nella formazione soprattutto per un maggiore uso della robotica, software per la gestione di big data, cyber security, sistemi di visualizzazione, realtà virtuale e realtà aumentata, internet of things, simulazione, interfaccia uomo-macchina.

Novità per le imprese: c’è il rifinanziamento Fondo Nuove Competenze

Dal MISE in arrivo 45 milioni di euro per innovazione tecnologica

Programma strategico sull’intelligenza artificiale: linee guida

Piano di Transizione 4.0 per ricerca e sviluppo: come accedere ai fondi

Come saranno le aziende del futuro? Analisi e aiuti sull’Industria 4.0 

Costituire online SRL: ora si può. Ecco come farlo dal 14 dicembre 2021

E’ entrato in vigore il 14 dicembre 2021 il decreto legislativo 183 dell’8 novembre 2021 che completa il recepimento della direttiva europea 2019/1151 che modifica la direttiva UE 2017/1132 . Il decreto prevede la possibilità di costituire online SRL e SRLS. Ecco le varie procedure da seguire per farlo.

Costituire online SRL e SRLS: principi fondamentali

L’obiettivo della normativa è semplificare le procedure per la costituzione di queste due tipologie di società di capitali, ciò attraverso la digitalizzazione. La disciplina prevede il superamento dell’articolo 47 della legge 16 febbraio 1913 n. 89 che prevedeva la presenza davanti al notaio per la stipula dell’atto costitutivo.

La direttiva europea 2019/1151 fissa dei principi a cui gli Stati Membri devono adeguarsi, in particolare stabilisce che la costituzione della Società debba avvenire nell’arco di 5 giorni nel caso in cui siano utilizzati dei moduli standard, mentre in caso contrario il termine massimo per concludere la procedura è di 10 giorni. Non impone l’atto pubblico per la redazione dell’atto costitutivo, ma di fatto lascia gli Stati Membri liberi di utilizzare la tipologia di atto utilizzata nel diritto societario interno, nel caso dell’Italia quindi atto pubblico. I documenti devono però essere in formato aperto e strutturato e devono essere inviati in forma digitale al Registro delle Imprese.

Il recepimento della direttiva

Trattandosi di un decreto legislativo è naturalmente presente una legge di delega del Parlamento che indica i criteri generali a cui deve attenersi il Governo nella redazione della disciplina di dettaglio, contenuta poi nel decreto legislativo. La legge di delega all’articolo 29 prevede che possano accedere alla costituzione online SRL e SRLS che abbiano:

  • sede in Italia;
  • il capitale deve essere versato con conferimenti in denaro attraverso un bonifico su un conto corrente intestato al notaio rogante. Sono quindi esclusi i conferimenti in natura o in opere. La direttiva prevede la possibilità di versare i conferimenti su un conto bancario di una banca che opera nell’Unione Europea e che consenta di identificare l’ordinante, ma l’Italia ha preferito non recepire questa parte;
  • inoltre l’atto deve essere stipulato con atto pubblico, attraverso una videoconferenza effettuata con l’uso di una piattaforma internet e con sottoscrizione dello stesso mediante firma elettronica riconosciuta (firma digitale o altro tipo di firma elettronica avanzata);

La piattaforma deve assicurare:

  • un collegamento continuo;
  • visualizzazione dell’atto da sottoscrivere;
  • tracciamento di ogni attività;
  • conservazione degli atti.

Deve essere, infine, sottolineato che nel caso in cui una delle parti sia sprovvista di forma elettronica qualificata o firma digitale, il notaio attraverso la piattaforma telematica deve essere in grado di fornire immediatamente una firma digitale. In realtà il servizio è già fornito da Notartel.

Costituire online SRL e SRLS: obblighi del notaio

Si deve rammendare che le procedure devono essere seguite in modo molto rigoroso, infatti è previsto che qualora il notaio dubiti dell’identità di uno o più partecipanti alla videoconferenza, debba immediatamente interromperla e richiedere la presenza fisica delle stesse. Tale procedura trova applicazione anche nel caso in cui il notaio abbia dubbi sulla capacità di agire di uno dei soggetti presenti in videoconferenza. Siccome la disciplina prevede che l’attuazione della normativa sulla costituzione online della SRL e della SRLS non debba prevedere maggiori oneri per le finanze pubbliche, è previsto che la piattaforma sia predisposta e amministrata dal Consiglio Nazionale del Notariato.

La piattaforma naturalmente deve avere caratteristiche ben specifiche, cioè deve consentire al notaio di identificare in modo univoco i partecipanti, deve consentire la verifica della firma digitale apposta e la validità dei certificati di firma e infine deve consentire di percepire ciò che accade intorno ai partecipanti. Queste norme molto precise hanno l’obiettivo di evitare che attraverso questa procedura ci possano essere degli illeciti.

Al fine di evitare errori per la costituzione online di SRL e SRLS è possibile utilizzare i modelli di statuto e atto costitutivo standard, messi a disposizione dal Ministero per lo Sviluppo Economico e disponibili sui siti della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura . Nel caso in cui la società venga costituita con l’uso di moduli standard degli atti il compenso del notaio deve essere ridotto del 50%.

Deve infine essere sottolineato che alla SRL costituita online si applicano le stesse clausole di ineleggibilità e decadenza prevista per gli amministratori di una Società Per Azioni (articolo 2382 del codice civile, cioè interdizione, inabilitazione, fallimento, condanna, incapacità ad esercitare uffici direttivi) ed è responsabilità degli stessi autodichiarare la presenza di cause di ineleggibilità o decadenza.

Come viene individuato il notaio a cui rivolgersi?

Abbiamo detto che per potersi avvalere delle novità introdotte con il decreto legislativo e inerenti la costituzione online della SRL è necessario che la società abbia sede in Italia, questo però non vuol dire che i soci debbano essere residenti in Italia. Fatta questa premessa, se i “fondatori” hanno residenza all’estero e vogliono una SRL con sede in Italia, per la costituzione possono rivolgersi a qualunque notaio con sede in Italia. In caso contrario e quindi se i soci fondatori abbiano la residenza in Italia occorre scegliere un notaio con sede nella regione in cui ha la residenza almeno uno dei soci o nella regione dove si fissa la sede legale della SRL.Viene quindi mantenuto il principio della territorialità.

Non è prevista per ora la possibilità di utilizzare la procedura online per la costituzione di altre tipologie di società, infatti l’Italia ha deciso di recepire la direttiva nei suoi contenuti minimi.

E’ prevista la possibilità per il notaio di procedere a una rettifica unilaterale dell’atto solo per l’eliminazione di meri errori materiali. In questo caso è tenuto a certificare l’operato attraverso un atto pubblico da lui redatto e deve trattarsi comunque di una mera attività ricognitiva della volontà delle parti che sia possibile comunque ricostruire attraverso atti propedeutici.

Per maggiori informazioni su SRL e SRLS, leggi gli articoli:

SRL Semplificata: i costi, gli adempimenti e come funziona

Aprire una SRL: le caratteristiche, gli adempimenti e costi 

Fondo Impresa Donna: cos’è, come funziona e quando richiederlo

Il Fondo Impresa Donna mira ad agevolare l’imprenditoria femminile e prevede contributi a fondo perduto e misure agevolative per le donne che decidono di fare impresa in forma societaria o individuale.

Il gender gap in Italia

Il gender gap è purtroppo un problema rilevante per l’Italia e ad esso si è aggiunto il gender gap digitale, cioè la minore propensione delle donne ad innovare in azienda con l’uso di nuove tecnologie. L’ultimo dato è strettamente correlato al minore accesso delle donne alle facoltà scientifiche. I dati sono diventati ancora più allarmanti con la pandemia, infatti da una ricerca è emerso che la maggior parte delle persone che durante la pandemia ha perso il lavoro è donna. Si tratta di 312.000 donne nel solo 2020, a fronte di una perdita di lavoro da parte di 440.000 persone totali ( quindi poco più di 100 mila disoccupati del 2020 sono maschi). Le donne allo stesso tempo rappresentano il 51% della popolazione totale in Italia e hanno generalmente livelli di istruzione più elevati. Ecco perché il gender gap è ancora più grave di quanto ci si possa aspettare.

Per far fronte a queste difficoltà e cercare di colmare il divario che porta inevitabilmente a uno squilibrio economico, che a sua volta genera squilibri anche in ambito familiare, sono state pensate misure volte ad agevolare l’imprenditoria femminile.

Il Fondo Impresa Donna: di cosa si tratta?

Il Fondo Impresa Donna, istituito in seno al MISE (Ministero per lo Sviluppo Economico), è una delle misure previste per ridurre il divario di genere in Italia, lo stesso comprende un finanziamento di 40 milioni di euro a cui si aggiungono 400 milioni di euro previsti nel PNRR che saranno resi disponibili tra il 2021 e il 2026.

Le risorse saranno distribuite in questo modo:

  • 32,5 milioni di euro saranno destinati a nascita e consolidamento delle imprese;
  • 6,2 milioni di euro saranno destinati a Cultura Imprenditoriale e Formazione;
  • 1.3 milioni di euro saranno gestiti da Invitalia.

Non ci sono ancora informazioni sull’uso dei 400 milioni di euro previsti nel PNRR per l’imprenditoria femminile.

Per saperne di più sulle risorse del PNRR per l’occupazione femminile, leggi la guida: Il PNRR per l’occupazione femminile: misure indirette e dirette

Quali imprese possono beneficiare del Fondo Impresa donna?

Le tipologie di attività imprenditoriali che possono accedere al Fondo Impresa Donne sono diverse, si tratta di:

  1. cooperative e società che abbiano una compagine sociale formata almeno al 60% da donne;
  2. società di capitali in cui almeno 2/3 degli stessi siano rappresentati da donne e Consiglio di Amministrazione (CdA) formato almeno da 2/3 da donne;
  3. imprese individuali a guida femminile;
  4. lavoratrici autonome.

Quali agevolazioni si possono ottenere?

Per la creazione di nuove imprese è previsto un contributo a fondo perduto di 100 mila euro di spese con una copertura fino all’80% dei costi sostenuti. La copertura può arrivare al 90% nel caso in cui l’investimento sia fatto da disoccupate.

Se la spesa è superiore a 100.000 euro si può ottenere il 50% fino a un ammontare totale delle spese di 250.000 euro.

In caso di imprese già attive è possibile accedere a fondi per il consolidamento dell’attività. In questo caso il tetto di spese ammissibili è fissato a 400.000 euro e si può ottenere fino al 50% di quanto effettivamente speso se l’attività è stata costituita da minimo un anno e massimo 3 anni.

Per le imprese attive da oltre 3 anni è invece previsto un contributo a fondo perduto per le spese di capitale circolante in misura dell’80% della media del circolante degli ultimi 3 esercizi. Inoltre si può accedere a un finanziamento agevolato per eventuali investimenti e voucher fino a 5.000 euro per le spese sostenute in assistenza tecnica e gestione delle imprese.

Quali spese sono coperte dal Fondo Impresa Donna?

I contributi e finanziamenti agevolati si possono richiedere per acquisto e noleggio di:

  • macchinari, impianti e attrezzature;
  • affitto o acquisto di immobili;
  • assunzione di personale;
  • servizio cloud per la gestione dell’azienda.

Le spese devono essere sostenute dopo aver inoltrato la domanda per l’accesso al Fondo Impresa Donna, quindi il consiglio è di attendere fino a quando il Ministero non provvederà a dare tutte le informazioni necessarie per rendere effettivamente operativo il Fondo.

Informazioni finali

E’ prevista la possibilità per Regioni ed Enti Locali, associazioni di settore, Camere di Commercio di avviare collaborazioni con il Ministero al fine di attivare forme di cofinanziamento,

Deve essere sottolineato che sebbene il Ministero per lo Sviluppo Economico abbia provveduto a rendere note le linee operative nel mese di ottobre 2021, ad oggi ancora non è possibile inoltrare le richieste. Per un migliore funzionamento del sistema il Ministero si
avvarrà anche del Comitato impresa donna
istituito in Bilancio. Delle varie procedure si occuperà invece Invitalia e di conseguenza è attraverso la piattaforma dell’Agenzia che sarà possibile inoltrare la domanda. Attualmente sul sito Invitalia non è disponibile ancora la pagina dedicata al Fondo Impresa Donna.

Per un approfondimento sul gender gap digitale, leggi l’articolo: Imprenditoria femminile e gender gap digitale nell’industria 4.0

Piano Industria 4.0 e finanza agevolata. Benefici per le imprese

Il piano Industria 4.0 (ora denominato Piano Transizione 4.0) è gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico ed è pensato per accompagnare quella che viene definita la Quarta Rivoluzione Industriale. Il piano prevede una serie di agevolazioni, incentivi e misure per lo sviluppo digitale delle imprese.

Perché viene elaborato il Piano Industria 4.0 (Piano Transizione 4.0)

In Italia oltre l’80% delle aziende non applica le nuove tecnologie, inoltre ritiene che la rivoluzione digitale sia molto lontana, questo costa in termini di competetitività e produttività, sebbene in molti non se ne rendano conto. Deve però essere anche ricordato che il tessuto economico dell’Italia è formato soprattutto da piccole e medie imprese e proprio per queste innovare diventa più difficile perché richiede investimenti anche importanti che non tutti possono sostenere. Per far fronte a questa importante sfida che può aiutare a restare nel mercato globale senza perdere artigianalità e produzione di elevata qualità in settori strategici, come possono essere il tessile o l’agroalimentare, c’è appunto in Piano Industria 4.0 che, come anticipato, consta di diverse misure. Ora possiamo vedere le principali.

Piano industria 4.0 e credito di imposta per acquisti di beni funzionali alla trasformazione tecnologica

La prima misura di cui parlare è il credito di imposta sui beni strumentali. Come precisato sul sito del Ministero per lo Sviluppo Economico, questo incentivo supporta e sostiene le imprese che decidono di investire in beni strumentali nuovi e allo stesso tempo funzionali alla trasformazione tecnologica. Hanno diritto a tale agevolazione tutte le imprese che entro il 31 dicembre 2022 abbiano effettuato acquisti di beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati, beni strumentali immateriali tecnologicamente avanzati (ad esempio software) e altri beni strumentali. Il beneficio si estende fino al 30 giugno 2023, ma a patto che entro il 31 dicembre 2022 l’azienda abbia fatto l’ordine dei beni, lo stesso risulti accettato dal venditore e l’impresa abbia versato un acconto almeno del 20%.

Le percentuali per il credito di imposta variano in base all’anno in cui è stato effettuato l’acquisto e in base alla tipologia di bene acquistato. In particolare per i beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati (ad esempio un nuovo macchiario) è previsto per il 2021 il credito di imposta pari a:

  • 50% per investimenti di ammontare fino a 2,5 milioni di euro;
  • 30% per investimenti superiori a 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro;
  • 10% per investimenti con quote ammissibili da 10 milioni di euro e 20 milioni di euro.

Per il 2022 gli importi del credito di imposta diminuiscono e sono pari a:

  • 40% per la quota di investimenti ammissibili fino a 2,5 milioni di euro;
  • 20% per la quota di investimenti da 2,5 milioni di euro a 10 milioni di euro;
  • 10% per la quota di investimenti ammissibili da 10 milioni a 20 milioni di euro.

Per l’acquisto di beni strumentali immateriali tecnologicamente evoluti il credito di imposta è invece previsto al 20% indipendentemente dal valore dell’investimento effettuato e dall’anno.

Per gli altri beni strumentali, quindi non legati alle nuove tecnologie il credito di imposta riconosciuto è del 10% per l’anno 2021 e del 6% per il 2022.

La bozza della legge di bilancio 2022 prevede un’ulteriore proroga di 3 anni fino al 2025.

A chi è rivolto il credito di imposta per Piano Industria 4.0

Possono accedere al beneficio tutte le imprese localizzate sul territorio italiano. Sono escluse dal beneficio quelle che si trovano in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo o altra procedura concorsuale.

Deve, infine, essere sottolineato che per poter accedere al credito di imposta per l’acquisto di beni strumentali materiali e immateriali tecnologicamente evoluti è necessario produrre una perizia tecnica semplice rilasciata da un ingegnere o da un perito industriale iscritto al relativo albo professionale oppure un attestato di conformità rilasciato da un ente accreditato.

Credito di imposta formazione 4.0

Un’altra agevolazione a cui possono accedere le aziende che aderiscono al Piano Industria 4.0 è il credito di imposta generato dai costi sostenuti per la formazione aziendale (gestione big data, robotica e simili). Possono ottenere tale credito le imprese che investono in piani di formazione volti alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese necessari a realizzare il paradigma 4.0.

In questo caso l’ammontare del credito di imposta è così calcolato:

  • 50% per spese ammissibili e limite massimo fino a 300.000 euro l’anno per micro e piccole imprese;
  • 40% nel limite massimo di 250.000 euro annuali per medie imprese;
  • 30% delle spese ammissibili con limite massimo di 250.000 euro per le grandi imprese.

Tali limiti sono aumentati al 60% per tutte le aziende nel caso in cui la formazione sia destinata a lavoratori svantaggiati.

Le domande possono essere presentate fino a 31 dicembre 2023.

La Nuova Sabatini

Rientra tra le agevolazioni previste per il Piano Industria 4.0 anche la legge Nuova Sabatini che riconosce finanziamenti agevolati per piccole, medie e grandi imprese che decidono di acquistare, anche con contratto di leasing, macchinari e beni strumentali.

La legge Nuova Sabatini è stata già trattata autonomamente e di conseguenza rimandiamo all’articolo: Imprese: la legge “Nuova Sabatini” per finanziare l’acquisto di macchinari.

Inoltre si è visto più volte in questo articolo che finanziamenti, agevolazioni e credito di imposta possono essere distinti in base alle dimensioni delle attività, proprio per questo rimandiamo all’articolo: Micro, Piccola e Media Impresa: definizione e differenze.